Virtual Tour: final day!
“I migliori non hanno convinzioni,mentre
i peggiori difendono con ardore le proprie “
(W.Yeats)
“Nella tua scuola Federer e Nadal non ci sarebbero potuti stare,
uno dei due non era buono, nella mia sarebbero cresciuti tutti e due”
(Edipo in risposta a Diego1)
“Fra la vita e la morte, fra la vita e la morte avrei scelto l’america…”
(Francesco de Gregori)
In questi giorni cercavo disperatamente l’ispirazione per un nuovo articolo introduttivo non volendo, in nome di una sana alternanza, proseguire la litania personalistica che pure tanti spunti continuerebbe a darmi (e non temete, sara’ per la prossima volta …) e ovviamente non ho potuto fare a meno di cogliere l’invito di Edipo sul tema Accademie Private Riconosciute dalla FIT. In realta’ si tratta del classico Uovo di Colombo e a meno di non voler fare a tutti i costi i bastian contrari non possiamo non riconoscere che l’iniziattiva ha un senso o meglio una sua logica ed era anche stata caldeggiata da molti di noi agli albori di questo blog. Poi, certo, bisogna presupporre, come dice Enzo Lo Iacono, la buona fede e soprattutto, secondo me, bisognerebbe avere elasticita’. Di Pensiero, intendo. Ma faccio un passo indietro: lo scorso mese la mia attenzione era stata attratta piu’ che dal famigerato articolo di Piatti con il grip di Federer e Nadal, da quelli di Della Vida e Pistolesi. In questi articoli si sosteneva che alla fin fine inutile dare la colpa a questo o a quello ma di cominciare a rendersi conto che ognuno, e solo lui, e’ responsabile del proprio destino.Allora, un discorso e’ fare propaganda e fornire le strutture affinche’ venga create una base da cui attingere e selezionare, un’altra e’ creare le condizioni ideali per alcuni potenziali giocatori con qualche possibilita’ in proiezione professionistica visto che,lo ripetiamo sempre, non esiste un medodo di allenamento perfettp per tutti ma esiste un metodo di allenamento perfetto PER TE. Ma quello che dice Della Vida e’ in pratica: poche storie, se tu non ti diverti a giocare a tennis, la colpa e’ della Federazione ma se tu non diventi un campione la colpa e’ solo e principalmente tua. Chi vuole veramente ed ha i mezzi tecnici e fisici un modo lo trova, anche se non ha un soldo. Chi invece non ce la fa, per un motivo o per l’altro, o non era bravo abbastanza o non lo voleva abbastanza.
Certo, la Federazione avrebbe il dovere di facilitarti il cammino o perlomeno di non ostacolarti. Per questo ben venga secondo me l’iniziativa della famosa Guida Michelin (che dovrebbe essere ribattezzata Guida Mad Max) ma, e qui ritorno al principio della elasticita’, perche’ non fare un passo ulteriore e riconoscere invece all’allievo e al genitore il Diritto Dovere di scegliere come e dove allenarsi, a fronte del conseguimento di certi risultati e della disponibilita’ a periodici controlli e collaborazioni coi tecnici federali.
Mi spiego :dunque supponiamo che uno abbia un figlio che per un motivo o per l’altro-risultati in tornei o giudizio favorevole da piu’ coaches- a un certo punto considerato potenzialmente promettente e che fino ad oggi e’ stato allenato in un certo modo in una certa Academy. Perche’ invece di farlo entrare a Tirrenia o in un’altra Academy Targata FIT, non gli si riconosce che fino ad oggi ha lavorato bene e che se per lui quindi la soluzione migliore e’ continuare a lavorare in tal modo, magari sottoponendolo a periodici check up.E ovviamente a seconda del suo valore gli si paga la retta sottoforma di scholarship o almeno esattamente quanto gli verrebbe a costare allenarsi a Tirrenia o alla Vavassori se fosse boarding. Ogni 3-6 mesi, in occasione dei suoi rientri in Italia fara’ magari una settimana a Tirrenia o in un Academy di suo gradimento targata FIT dove I suoi progressi potranno essere controllati e monitorati e dove potrebbero essere accolti eventuali suggerimenti di programmazione, preparazione, tecnica.
L’Autorevole Commentucci mi dice che in realtà questo è proprio quello che sta facendo la FIT e mi cita l’esempio di Miccini: “Se un atleta è ritenuto meritevole di essere convocato a Tirrenia, e invece preferisce andare da un’altra parte (tipo da Bolletta, come Miccini) la FIT gli da in denaro l’equivalente di quel che spende per tenere un ragazzo di pari età a Tirrenia” e quindi purtroppo perchè questo avvenga a più largo spettro e’ solo tutta una questione di soldi (nel senso che non ce ne sono e si ritorna al Bambole non c’e’ una lira di un mio articolo precedente). Semmai se le cose stanno cosi’ bisognerebbe allora definire chiaramente i termini di valutazione e cioè stabilire quando un giocatore diventa meritevole di una convocazione a Tirrenia. Valgono solo i risultati o conta anche la potenzialità? Per esempio Miccini a 12 anni numero tre, credo, Under 12, sceglie di andare in Florida … ma mi risulta (potrei sbagliare…) che i primi due anni almeno siano stati tutti a carico della famiglia. Chi decide a livello Federale se sei degno di attenzione e soprattutto chi decide se, rifiutando gentilmente di farti allenare a Tirrenia, rimani tuttora meritevole di contributo? Esiste un Comitato di Grandi Saggi da contattare? Cioe’, io potrei prendere un appuntamento a Tirrenia,magari a pagamento come fanno da Mouratoglou a Parigi, portare la’ mio figlio, farglielo vedere, toccare, annusare e poi sentirmi dire le famigerate parole:” mi dispiace, tuo figlio e’ bravo ma non abbastanza” oppure “OK, il prezzo e’ giusto”. Nel primo caso posso sempre decidere di insistere e ritornare dopo un anno, nel secondo caso inizio una collaborazione del tipo suggerito sopra. Tra l’altro questo discorso implica anche un’altra riflessione e cioè la Teoria dello Spendere di più prima per poter spendere meno dopo. Teoria rischiosa su cui sia io che Mad Max abbiamo investito e che si basa sul fatto che a un certo punto, se vuoi andare davvero avanti, la cifra da spendere è insostenibile per un privato e se solo i migliori, come è giusto, ottengono l’aiuto economico, allora a 12 -14 anni tu devi essere già il migliore o uno dei migliori e quindi devi aver già speso tempo e denaro per diventarlo. Se non lo sei abbastanza, è probabilmente meglio che ti fermi qui e il denaro invece di spenderlo, risparmiarlo per il college o l’università.
Concludo citando dalla intervista di Enzo Chierici a Raffaella Reggi:
Flavia Pennetta, in una recente intervista, ha dichiarato: “In Spagna ho trovato un metodo, un sistema, voglia di fare. Da noi nei centri s’inventano le cose, in Spagna si va avanti seguendo un programma”. Ha ragione lei? Risponde la Reggi:Guarda, se tu mi chiedessi ora: “Raffaella, siamo nel 2009, hai 12 anni, cosa vorresti fare?”, io ti risponderei che me ne tornerei negli Stati Uniti come ho fatto 20 e passa anni fa. Perché qui da noi purtroppo manca una certa mentalità. Gli uomini ci sarebbero anche, ma spesso chi è bravo e magari merita non viene aiutato come si dovrebbe. Qui da noi a livello di mentalità siamo rimasti molto, molto indietro. Ti faccio un esempio. Qui in Italia m’hanno sempre insegnato di odiare l’avversario. Negli Stati Uniti di odiare la pallina. Chiara la differenza? Ha quindi fatto benissimo la Pennetta, perché alla fine il salto di qualità l’ha fatto all’estero.”