Genitori e Figli 2
Capitolo dodicesimo
La perdita dell’innocenza

 
23 Aprile 2009 Articolo di Stefano Grazia
Author mug

 Virtual Tour: inizia la sfida romana!

E’ quasi ora di cena, quando viene giù,
suo padre ormai non lo capisce più.
E con gli occhi dentro al piatto lui,
mangia molto ma non parla mai.
Ha una luce strana dentro agli occhi
e qualcuno l’ha chiamata cattiveria.
Ma poi, chissà la gente che ne sa,
chissà la gente che ne sa,
dei suoi pensieri sul cuscino che ne sa,
della sua luna in fondo al pozzo che ne sa,
dei suoi pensieri e del suo mondo.
(Francesco De Gregori)

 

Come ormai avrete capito non mi piace solo leggere o ascoltare musica ma passo anche molte ore della mia vita a vedere e rivedere film e spesso da libri, film e canzoni mi illudo di trarre massime e idee che fungano da ispirazione perchè se la vita è un film, allora io sono il mio attore preferito. L’altro giorno mi sono rivisto In the Valley of Elah, un film di Paul Haggis, già sceneggiatore del bellissimo Mystic River di Clint Eastwood (primo oscar per Sean Penn) e regista premiato un paio d’anni fa con l’Oscar per Crash, un film parabola sul razzismo.Il suo secondo film, In the Valley of Elah è un bellissimo quanto agghiacciante film sulla perdita dell’innocenza. Hank Deerfield,uno strepitoso Tommy Lee Jones,un investigatore militare ora in pensione, riceve una chiamata in cui lo si avverte che il proprio figlio , appena rientrato da un turno in Iraq, non e’ rientrato alla base. Hank si precipita alla base solo per scoprire che il proprio figlio e’ stato brutalmente ammazzato. Mentre s’intromette nelle indagini che sono rimpallate fra autorita’ locali e quelle militari s’imbatte nel Detective Emily Sanders (una poco appariscente e pertanto bellissima Charlize Theron)che sembra l’unica a volerlo aiutare nella ricerca della verita’. Verita’ che risultera’ appunto devastante per tutti. Il concetto finale e’ questo: chi parte per la guerra? Dei ragazzini…diciottenni, ventenni,ancora dei bambini in fondo…E quelli che tornano non sono piu’ gli stessi, non possono esserlo… Alla fine il film, terribile, e’ su come la guerra disumanizzi il singolo individuo fino al punto in cui togliere una vita non ha piu’ alcun significato…. Bene, direte voi, abbiamo capito quando ci hai piu’ volte citato Searching for Bobby Fischer, con la similitudine fra i tornei giovanili di tennis e il sottobosco culturale di quelli di scacchi. Riusciamo perfino a comprendere certe affinita’ emozionali con vari altri film sportivi, da Chariots of Fire a Personal Best , da One on One (Per vincere domani) a Love and Basketball, da Any Given Sunday a Remember The Titans, e potremmo continuare per ore. Ma mi spieghi ‘che ci azzecca’ il nostro forum di Genitori & Figli con un film sui reduci della guerra in Iraq? Ve lo spiego subito anche se forse i piu’ attenti fra coloro che hanno visto il film e hanno seguito la mia diatriba con Something Blue e Nicoxia, potrebbero aver gia’ colto quel che sto per dire.
A un certo punto Tommy Lee Jones si reca a cena a casa del Detective Sanders (no, non ci sara’ alcuna Love Story, non preoccupatevi: Charlize potrebbe essere sua figlia) e mentre lei, dopo cena, lava i piatti a lui viene richiesto di leggere qualcosa per il figlioletto di 8-10 anni prima che si addormenti. Tommy Lee Jones prende in mano il libro di fiabe, gli da un occhiata ma poi lo mette subito giu’ e comincia : Nella Valle di Elah si fronteggiano due eserciti: da un lato gli Israeliani, dall’altro i Filistei. Due volte al giorno per 40 giorni il gigante Goliath usci’ dalle linee dei Filistei e sfido’ l’esercito d’Israele affinche’ gli inviasse il loro miglior guerriero per decidere le sorti della guerra in un unico combattimento ma Saul e gli Israeliti avevano paura : nessuno voleva rispondere alla sfida…
Insomma, gli racconta della sfida fra David e Goliath. Il bambino e’ contento, si addormenta e il film prosegue. Piu’ avanti sentiamo Charlize Theron lamentarsi scherzosamente con il rude Tommmy Lee che il figlioletto ora ogni sera non si addormenta se prima non gli viene raccontata la storia di David e Goliath. Alla fine del film, mentre un Tommy Lee Jones disilluso e amareggiato intraprende il lungo ritorno a casa, vediamo Charlize raccontare con sue parole la stessa storia : E cosi’ David scese nella Valle di Elah per sfidare il Gigante Goliath…
E il figlioletto: Ma tu pensi che fosse spaventato, Mamma?
Si. Penso di si, penso che avesse paura
Ma perche’ mandano lui, Mamma? Era solo un ragazzo…

Lo so, e’ un’ardita comparazione, e si, lo so, con questa sembrerebbe che io dia ragione ai miei detrattori, ma non posso fare a meno di pensare che in effetti come possiamo non aspettarci dei mutamenti di personalita’ o di carattere se prendiamo i nostri bambini e all’eta’ di 8-10-12 anni li buttiamo nell’arena e gli diciamo, piu’ o meno metaforicamente: vai, e spaccagli il culo?

 

Da un altro bellissimo film, Gone Baby Gone:
You are sheeps among wolves,
be wise as serpents yet innocent as doves…

Collegamenti sponsorizzati


408 Commenti a “Genitori e Figli 2
Capitolo dodicesimo
La perdita dell’innocenza”

  1. madmax scrive:

    bogar…

    tu non è vero che non leggi sei solo in malafede che è diverso (chissà che tu non sia giorgionso) perciò d’ora in poi fatti le domande e risponditi pure da solo..

    detto questo continua a pensare al torneo di maglie ed ai campinati italiani e vedrai che andrai lontano, probabilmente come nella vita..

    per la cronaca cmq mia figlia ha una fortuna e cioè che quel testardo di suo padre pur essendo uno non in grado di valutare le sue capacità è però riuscito casualmente a garantirle il futuro sia per lei che
    per i suoi figli se ne avrà e perciò può tranquillamente non avere di questi timori…

    stefano…

    certamente il carattere dei nostri figli cambierà ed anzi anche se in buona parte questo cambiamento dipende dalla crescità una buona mano l’abbiamo data anche noi con il tennis.. l’importante però, credo sia cercare di indirizzare questro inasprimento del loro carattere verso una strada che possa essere utile loro..

    le situazioni della vita hanno portato giocatori come del piero e cassano a diventare più duri ma i due l’hanno esternato in modo diverso.. il primo è risorto tornando a giocare come ai tempi ei giorni migliori, il secondo è stato scartato da tutte le migliori squadre del mondo ed ha perso anche la nazionale..

  2. andrew scrive:

    …hai lasciato tutti senza parole…

    Io al momento non so cosa dire, se non che Alessandro, con soli 2 allenamenti di tennis settimanali (+ 3 di Hockey), sta già “flippando” e, sopratutto sta facendo flippare me.

    Sto riflettendo sul da farsi…sono in fase di standby…Forse non è ancora pronto per allenamenti di vaffantennis e vedrò se è il caso di ritornare indietro (to downgrade) al semplice tennis…

    Invece, StefanoGrazia…porta ’sto fiolo da Bollettieri una buona volta!!! La lingua la conosce, il posto lo conosce, i soldi ci sono, è quello che avete sempre pensato di fare….beh, insomma…è il momento giusto…Da quel poco che l’ho visto, non mi sembra tipo da perdersi…Al limite, Nick te lo rispedisce indietro…

    Dai, semina i figli nel mondo, che è del mondo che sono figli….iiiii figliiii

  3. Mauro scrive:

    Anch’io, Stefano ho pensato spesso a questa cosa, ma per fortuna lo sport non è la guerra e i nostri figli nella maggior parte dei casi sono contenti nel fare quello che stanno facendo e soprattutto di essere ben seguiti dai genitori. Tutti noi siamo stati bambini e forse (io di sicuro) ho sognato che mi seguissero ed incoraggiassero nello sport, ma non è stato così.
    Quando poi anche dopo una sconfitta, mia figlia, giocando bene mi si accascia sul sedile dell’auto e mi dice: ” E’ troppo bello l’agonismo, speravo che la partita non finisse mai”, allora tutti i dubbi si dissolvono.
    Immagginiamo che nostro figlio abbia predisposizione per la musica e studiasse tale arte 5-6 ore al giorno con fatica ma passione, durante un saggio o concerto, penseremo che lo abbiamo mandato allo sbaraglio?
    Nello sport, almeno io la penso così sta peggio chi sta fuori non chi sta dentro.

  4. federico di carlo scrive:

    X Stefano
    tutta la letteratura pedagogica è concorde nel sostenere che i bambini per natura sono egoisti, competitivi, approfittatori spudorati e senza remore. L’educazione del tennista procede secondo me in due modi paralleli 1) Mantenere questa loro naturale predisposizione “cannibale” incanalandola in ambito tennistico; 2) far capire, dall’altra parte, che l’essere umano è un animale sociale (Aristotele) e che se tutti ci comportassimo allo stesso modo come su un campo da tennis, non ci sarebbe pace per nessuno. Il problema di moltissimi ragazzini andati tennisticamente in fumo (come tu argomentavi qualche post fa citando i giovani all’accademia di Bollettieri) è che perdono il loro naturale killer instinct ed importano piano piano nel tennis quel buonismo sociale che apprendono nell’educazione familiare e scolastica mentre apprendono i cosidetti buoni e sani principi del convivere. Da quanto ho potuto leggere sul tuo Nicholas, la tua piccola canaglia (tue parole), rende benissimo nel tennis (come è normale che sia) ma fa fatica a capire che nel contesto sociale è un atteggiamento che non viene riconosciuto “normale” (ovvero nella norma) dalla società e perciò cercato di soffocare ed osteggiare. E lui ovviamente, andando contro corrente, si scontra sovente con gli altri ed a volte ci soffre.

  5. something blue scrive:

    Vivere in un film è romantico e, soprattutto, consolatorio: si trova sempre il film giusto per autoconvincersi che si sta facendo la cosa giusta…..un po’ come nelle biografie dei campioni si trova sempre l’episodio che ci suggestiona e che si attaglia, dimenticandoci che quella è la loro vita, non la nostra. Ma questo Stefano lo sa, lo ha anche detto. Mi trovo invece daccordo con Andrew, è ora di fare una scelta, perchè una cosa è chiare, l’Africa non è il posto giusto per allevare un campione, e forse nemmeno un professionista di medio livello, quindi…….

  6. heraimo scrive:

    Cerco di starvi dietro ma è davvero difficile!
    A Max dico di non abbattersi perchè una sconfitta vuol dire proprio niente, la strada è quella giusta: tornei, tornei e tornei, le risposte vengono tutte e solo da lì. Alla fine del tour dei 5 tornei TE italiani allora sarà possibile fare dei ragionamenti e dei programmi

  7. Atti scrive:

    Complimenti Sub & Doc.. colpiti e affondati…. Uno dei tuoi migliori articoli….
    Il film l’ho visto di recente anch’io e in effetti mi era piaciuto…nonostante il finale…
    A me aveva colpito come fosse partito pieno di speranza e con un idea di suo figlio “vittima” di qualcuno.. mentre alla fine la tristezza infinita era di un genitore che aveva perso suo figlio non una ma due volte… credo che per un genitore che lo aveva avviato ed era stato per il figlio un esempio, sia stato devastante scoprire che era rimasto vittima “involontaria” di suo padre e della filosofia che lo aveva accompagnato per tutta la vita…
    Molte le similitudini con le scelte tennistiche … ma direi che si puo’ tranquillamente allargarlo alla vita…. In economia si direbbe che la neutralità non esiste… qualunque nostra .azione o non-azione sortisce sempre e comunque un qualche effetto positivo o negativo (verso i ns. figli)… ed anzi, forse, piu’ sono intelligenti e sensibili e piu’ complicata è la gestione….
    C’est la vie… se fosse così semplice anche Nikolik potrebbe diventare genitore…. Invece fortunatamente per noi del BLOG non lascerà eredi….. Scherzo ovviamente Nikolik , volevo tirare su il morale a quei genitori che ora sono nella fase di non ritorno, in mezzo al guado e/o che stanno bussando disperati per entrare in una camera dove prima invece avevano libero accesso…. Chi ha orecchie per intendere intenda… chi non le ha ancora le prepari tese….non si sa mai… il risveglio è sempre brusco… e il terremoto parte senza scosse di avvertimento….

    Detto questo e dopo averne parlato per tanti mesi la sintesi è sempre la stessa :
    …..SE FOSSE FACILE CI ARRIVEBBERO TUTTI…
    ….SE NON FOSSE UNA SCOMESSA QUASI IMPOSSIBILE DA VINCERE TUTTI PUNTEREBBERO ….
    Insomma… TESTA o CUORE .. sogno o ragione …. Orgoglio o realtà… lungimiranza o cecita…
    Ma Vaffantennis a tutti…..

  8. nicoxia scrive:

    Stefano, come ti ho gia scritto non sono un tuo detrattore,mi spiace non poterti dire quello che penso non mi conosci abbastanza per poterlo apprezzare,e non voglio sentirmi dare del triste solo perchè apro il cuore in amicizia.Il tuo stato d’animo in questa introduzione è stato palpabile e mi ha emozionato ma non ti preoccupare non sei un triste.

  9. anto scrive:

    Mi Hai commosso Stefano Grazia…..molto belle queste metafore…..

  10. marcos scrive:

    tra i primi, in questo spazio, a nutrire qualche dubbio sull’equilibrata crescita di un bimbo nutrito solo a pane e tennis e lodando l’emozionante pezzo di stefano, ritengo che il problema non è l’overdose di tennis, bensì il trasferimento diretto delle adulte ambizioni di un padre alle più acerbe capacità di un figlio. il danno, che non sarà mai paragonabile ad un ritorno/non ritorno dalla guerra, si rischia solo nella misura in cui il figlio, ad un certo punto, non si senta in grado di assecondare le ambizioni e i desideri del padre (o dei famigliari).

    mi pare che qui dentro, molti genitori cercano di evitare tale rischio, insegnando al figlio che il tennis è primariamente un gioco di cui innamorarsi e, secondariamente, una possibile futura fonte di soddisfazione economica.

    tutto ancora passa, a mio parere, dal significato che diamo alle vittorie ed alle sconfitte: se insegneremo ai figli che vittorie e sconfitte sono due eventualità di pari nobiltà, questi intenderanno il tennis come un gioco e non come una guerra. giocando (e non guerreggiando), saranno meno appesantiti da responsabilità per loro soverchianti e daranno il meglio in ogni punto, centrando più vittorie che sconfitte, se ben guidati e ben dotati.

    se dentro di sè sentono l’obbligo di diventare campioni, si rischia un giorno d’aver a che fare con disadattati, pronti a rinfacciare una gioventù bruciata senza ragione sui campi da tennis. se dentro di sè imparano ad amare il tennis ed a prendere coscienza, che, comunque, imparando bene a giocare, ci può essere una carriera diversa da quella del campione, meno dorata, ma sempre assai dignitosa, allora avranno meno problemi e condurrano una vita simile a quella che avrebbero condotto senza passare ore e ore al tennis.

    ci sono, quindi, tre vie da prospettare ai ragazzi: o diventi campione (bene), o diventi un maestro (bene), o impari ad amare il tennis e lo giocherai tutta la vita (bene lo stesso), quando uscirai da studio, dalla banca, dall’ufficio o dal negozio.

  11. Mauro scrive:

    Federico, non sono affatto daccordo quando dici :
    “è che perdono il loro naturale killer instinct ed importano piano piano nel tennis quel buonismo sociale che apprendono nell’educazione familiare e scolastica mentre apprendono i cosidetti buoni e sani principi del convivere.”
    L’esempio più ecclatante è Nadal, esempio di educazione e disponibilità fuori dal campo ma una tigre affamata ed inferocita dentro il campo.
    Questo lo sottolineo, non per contradirti, ma perchè non salti in mente a qualcuno di non educare il figlio fuori dal campo per paura che perda il suo naturale killer instinct.

  12. something blue scrive:

    molto saggio marcos, ma che ne è di quella cattiveria, di quella fame, spesso non metaforica, che molti dicono deve essere alla base del divenire campione?

  13. Elettra scrive:

    Sarà che mia figlia è più grande, ma la mia maggiore preoccupazione è il suo essere adulta in una fase in cui le sue compagne hanno come unica preoccupazione l’ottenre un’uscita extra il sabato sera.
    Sia chiaro non mi preoccupo del fatto che si perde feste e divertimenti, mi angoscia il suo cercare un equilibrio affrontando demoni che spesso io ho evitato di afforntare anche da adulta.
    Da una parte ne sono orgogliosa, dall’altra ne sono sorpresa ed anche intimorita perchè la mia ribelle, testarda ed anticonformista ‘peste si è trasformata in una saggia signorina disposta per passione a mettersi a nudo e ammettere e rendere pubbliche le sue debolezze, ovvero l’ultima cosa che mi sarei aspettata da lei.
    Trovo che nessun altro sport sia così crudele dal punto di vista psicologico e richieda un così grande equilibrio in un età in cui è già un successo stare fuori dai guai.
    Mi consola il fatto che comunque vada a finire non avrà conti in sospeso ed ha dimostrato un coraggio che ben pochi hanno.
    Non ci sono sconti e non c’è la possibilità di mentire a sè stessi prima che agli altri è tutto spietatamente urgente e necessario, ogni cosa deve essere messa al posto giusto nel momento giusto, nulla è rinviabile.
    Il risultato è che la settimana scorsa ha affrontato e sconfitto un drago col quale io sto ancora combattendo.
    Attendiamo fiduciosi il prossimo.

  14. federico di carlo scrive:

    Mauro,
    forse non hai letto un mio post di qualche giorno fa in cui ho citato Nadal come esempio di giocatori cannibali dentro ad un campo da tennis e perfetto gentleman fuori dal campo da gioco. Lo spagnolo è certamente uno degli esempi più riusciti di come la sua famiglia sia riuscita da una parte a mantenere su un campo da tennis l’ inclinazione naturale del bambino all’egoismo, cattiveria agonistica, esuberanza psicologica e dall’altra a formare una persona sociale che al di fuori del campo da tennis è estremamente umile, disponibile con gli altri ed altruista. Le due cose ripeto, sono parallele. In questo caso si hanno tennisti eccellenti e persone eccellenti. A mio avviso i guai cominciano quando le due parallele si scambiano o si incrociano. Dalla combinazioni delle due si ottengono: tennisti molli e persone acide; tennisti eccellenti e persone acide; tennisti molli e persone eccellenti……………….

  15. Archipedro scrive:

    La storia siamo noi, siamo noi padri e figli…

  16. stefano grazia scrive:

    ATTI: Per la gioia di Something, altro film, altra richiamo:A Leaugue of their own, il film che rilancio’ la carriera di Tom Hanks, impareggiabile nella parte dell’ex campione riciclato come coach di una squadra di softball che ha fra le stars Geena Davis e anche Madonna.Geena davis e’ la grande campionessa, quasi controvoglia e deve giocare contro la sorella ex compagna di squadra che se ne e’ andata rabbiosa e ostile perche’ ha sempre vissuto nella sua ombra. Ha un momento di debolezza e Tom Hanks, che dapprima era solo scocciato di dover fare l’allenatore di un branco di donnicciuole e poi a poco a poco e’ conquistato dalla loro passione e dedizione e ammirato dal talento della sua star, Geena Davis, cerca di scuoterla, le dice di tener duro, che e’ questo il baseball
    Geena Davis, intendendo il gioco, il dover essere a tutti i costi la migliore …), con sguardo disperato: It’s tough!
    E Tom Hanks, quasi con rabbia: It’s supposed to be! (DEVE ESSERLO!), intendendo che se non lo fosse ci riuscirebbero tutti

  17. Enzo Lo Iacono scrive:

    @Marcos

    Grandi parole, Marcos, veramente grandi parole.
    Ritengo che il tuo ultimo post sia il più significativo e il più sensato nella storia di questo blog.
    In assoluto!
    Questa è educazione allo sport!
    Questa filosofia porta a crescere grandi persone ……… e anche grandi campioni.
    Dovrebbe essere applicata da maestri, giornalisti, federazioni e sopratutto….. dai genitori, che è quanto di meglio possano fare per aiutare i maestri.

  18. francesco sansone scrive:

    io credo che ai bambini all’INIZIO , sia fuori del campo che nel campo (come occorre pulirli da tutte le co-contrazioni osservando che ci sia una faccia rilassata ) occorre PULIRLI anche di ogni forma di cattiveria nei confronti dell’avversario poiche nel tennis è fondamentale L’EMPATIA cioè la capacità di mettersi nei panni degli altri e stimolare cosi la capacità di intuizione .Infatti i neuroni specchio (fondamentali per un tennista) sono la chiave dell’empatia.comunque mi riferisco solo all’inizio mentre dopo come sono necessarie determinate co-contrazioni e cioe nella fase di decellarazione (infatti mi sembra di percepire che ora da adulto la bocca di nadal si storce al momento della decellerazione ) cosi e necessaaria una dose di cannibalismo . almeno secondo la mia opinione ( non sono assolutamente competente in materia ma una opinione me la faccio)

  19. francesco sansone scrive:

    se non ricordo male in un soggetto con una buona empatia i neuroni specchio mandano messaggi al sistema limbico o emotivo del cervello aiutandolo a sintonizzarsi sui sentimenti della persona che sta guardando agevolando quindi l’intuizione

  20. francesco sansone scrive:

    per cui credo che un maestro di tennis che stimola alla cattiveria nel campo un bambino piccolo sia un incapace

  21. Gus scrive:

    Come ho già detto più volte tendiamo a drammatizzare troppo attività che una volta erano assolutamente normali.

    Oggi, alcuni, i “migliori” passano 4/5 ore al giorno allenandosi. Ai miei tempi si passavano in cortile. In termini di tempo non cambia nulla. Come dice Mauro, con cui concordo pienamente, giocare a tennis o fare qualsiasi altro sport con impegno è un gioco e un divertimento ed è abbastanza lontano dal concetto di battaglia, guerra. Alla fine una stretta di mano e ci rivediamo sul campo a farci un’altra bella sudata. Nulla di drammatico. Pensa se tu obbligassi tuo figlio a studiare 4/5 ore al giorno oltre la scuola!!

    @federico:
    non sono un esperto della materia, ma something ci risponderà su questo punto credo più professionalmente di quanto non possa fare io.
    La mia personale opinione è che una parte di noi è così com’è fin dalla nascita, anche se gli adulti nella maggior parte dei casi non sanno cogliere alcuni segnali che i bambini comunicano, perché non conoscono il loro linguaggio, lo hanno sostanzialmente dimenticato.
    Ho avuto per un certo periodo di tempo la possibilità di frequentare allevatori di cani(chiedo scusa per il paragone) e posso garantire che alcuni di questi erano in grado di capire i caratteri principali dei cuccioli dopo poche settimane di vita, solo studiandone i comportamenti sociali. Max magari potrà smentirmi, ma sono abbastanza sicuro che nella sua attività o ex attività avesse la stessa capacità di individuare il puledro con qualche speranza, ovviamente con i dovuti margini di errore.
    Ognuno ha il suo patrimonio genetico diverso da quello di tutti gli altri e quindi gli insegnamenti e le valutazioni di un bambino dovrebbero tener conto della sua unicità. A mio modo di vedere si cambiano gli atteggiamenti, non il carattere.
    Non credo quindi che i bambini siano per loro “natura” raggruppabili in stereotipi. I bambini sono individui geneticamente definiti che inseriti in un determinato contesto sociale ecc.ecc. si comporteranno in un determinato modo. Sicuramente non avendo ancora acquisito una completa consapevolezza del vivere sociale, assumono atteggiamenti più “naturali”, ma sostenere che sono tutti:
    egoisti/competitivi/approfittatori e senza remore non mi trova d’accordo.
    Anzi, forse uno dei problemi della società adulta è proprio quello di pensare che i bambini/ragazzi siano tutti uguali. Di solito, per gli adulti, sempre molto peggio delle generazioni precedenti.
    @something blue:
    Considerando che sei una pedagogista attendo con estremo interesse una tua considerazione su quanto scritto da Federico.
    @something blue:
    “molto saggio marcos, ma che ne è di quella cattiveria, di quella fame, spesso non metaforica, che molti dicono deve essere alla base del divenire campione?”
    Che la fame non metaforica non c’entra nulla.
    Io continuo a consigliare di leggersi qualche cosa di Velasco, lì è spiegato esattamente cosa distingue una persona che fa attività sportiva, da una persona che fa attività sportiva agonistica e badiamo bene, a qualsiasi livello. Un ragazzo 45 enne che fa ancora dei tornei di quarta categoria e va a giocarsela su un campetto sperduto di periferia ha la stessa voglia di mettersi in gioco (forse anche di più) di alcuni professionisti. Non c’è “cattiveria”, ci sono tutta una serie di fattori che contribuiscono, e molti anche difficilmente spiegabili.
    Facciamo un esempio tragico. Chi spingeva Michele Alboreto a correre ancora su circuiti minori e morire in una anonima corsa automobilistica nel 2001, dopo essere stato vice-campione del mondo in F1?
    La fame, ma figuriamoci. Il killer istinct, ma figuriamoci.

    @Elettra
    “Sarà che mia figlia è più grande, ma la mia maggiore preoccupazione è il suo essere adulta in una fase in cui le sue compagne hanno come unica preoccupazione l’ottenere un’uscita extra il sabato sera.”

    Un piccolo esempio personale che spero ti sia di consolazione. Io a 15 anni ero talmente “adulto” che leggevo “Stato e anarchia” di Michail Bakunin. In effetti forse qualcosa mi devo essere perso :-)

    Lei è come è. Se è serena va benissimo così.

    “…… disposta per passione a mettersi a nudo e ammettere e rendere pubbliche le sue debolezze, ovvero l’ultima cosa che mi sarei aspettata da lei.”

    Questa è una cosa che non potrà che portarle grandi benefici nella vita e puoi fidarti di quello che ti sto dicendo, perché io a questo livello ci sono arrivato molti ma molti anni dopo e con parecchie inutili cicatrici.

    “Il risultato è che la settimana scorsa ha affrontato e sconfitto un drago col quale io sto ancora combattendo. Attendiamo fiduciosi il prossimo.”

    Non so quale sia il drago, ma se lo ha sconfitto definitivamente molto meglio di una partita di tennis. :-)

    Gus

  22. francesco scrive:

    x federico

    Un argomento che forse non interesserà a tutti ma io approfitto della disponibilità di Federico
    Diciamo che i miei due gemellini sono ” per natura sono egoisti, competitivi, approfittatori spudorati e senza remore ”
    All’asilo non riescono a capire come riusciamo a contenerli a casa
    Sono eterozicoti , e profonamente diversi , Matteo salta dappertutto , cammina in equlibrio sui braccioli delle poltrone , ha una muscolatura esposiva e una forza notevole per l sua età , interessato al tennis e giocare con racchtte di tutti i tipi , l’altro è più riflessivo ma molto aggressivo , fa botte con tutti all’asilo , portato per il calcio
    Tu pensi che io debba già domarli oppure limarne solo il carattere
    L’educazione è tutta sulle spalle mie e di mia moglie perchè i nonni abitano lontano
    Io sono insegnante di Ed fisica e diplomato alla FIT come preparatore atletico , il mio lavoro pricncipale è che sono un broker di una Società cinese che ho introdotto in Italia 15 anni fà e adesso è una delle più dinamiche in Europa
    PS La PNL prevede qualcosa per bimbi di 3 anni ?

  23. Agatone scrive:

    Molto bello questo articolo di S.Grazia. E giustamente pone delle domande che penso ogni genitore si pone, ma dichiararlo è ben più difficile. Quindi onore a lui. Bellissimi anche i versi della canzone di De Gregori. Ma da quale canzone sono estrapolati? Se dovessi parlare della mia adolescenza non potrei scrivere altro che quelle frasi

  24. marcos scrive:

    ringraziando enzo per le belle parole, intervengo sulla fame e sulla cattiveria.

    molti pensano che senza fame e senza cattiveria è più difficile diventare campioni. è un vecchio tema, che si applica spesso quando si commentano le gesta dei campioni del pugilato. pur riconoscendo la nobiltà della boxe, in effetti, è difficile considerare la cattiveria (agonistica) separata dal prendersi a pugni, seppur sportivamente: l’obiettivo del perfetto pugile, infatti, è centrare l’avversario per stordirlo e, nel migliore dei casi, per metterlo a tappeto. è fargli del male. il gesto stesso del pugile, tolta per un momento la tecnica, sgorga direttamente dalla cattiveria agonistica: è una conseguenza della cattiveria agonistica. senza questa, una persona non può scendere sul ring. i campioni del pugilato, spesso, provengono dagli strati economicamente più svantaggiati della società: hanno fame, tanta fame e provano a soddisfarla, sportivamente convogliando la rabbia causata dalla loro difficile condizione sociale nella cattiveria di cui sopra. ritengo nobile il pugilato solo per il fatto che è riuscito ad affrancare migliaia di giovani da condizioni estremamente difficili, dalle quali, spesso, si cerca di uscire seguendo strade meno nobili.

    quando si parla di tennis, invece, mi sembra che si debba ragionare in maniera diversa. storicamente, infatti, il tennis nasce e si sviluppa in ambienti diversi, assai più privilegiati. è la nobiltà a praticarlo, poi, la borghesia. solo negli ultimi decenni, famiglie meno abbienti si sono accostate al tennis. chi ha fame, tanta fame, ora, però, se non sceglie la boxe, sceglie il calcio, per far emergere il proprio figlio, oppure i varietà delle ballerine, per far emergere la propria figlia. naturalmente, ci sono famiglie meno abbienti che sperano che i figli migliorino la loro condizione attraverso lo studio: anche questa è una strada complicata, ma, qui, si parla di sport.

    la fame del tennista, comunque, è cosa diversa: essendo soddisfatto lo stomaco (i bimbi che frequentano sat ed agonistiche non hanno problemi di bistecca, di balocchi e di vacanze), il tennista prova a soddisfare la fame di vittoria, soprattutto, se intende il tennis una pratica agonistica. la fame di vittoria è insita nell’uomo: in principio, bisognava vincere contro la natura e le grandi fiere carnivore. poi, bisognava vincere contro le altre tribù. per millenni, l’uomo ha dovuto mettere alla prova il proprio fisico e la propria mente, prima per sopravvivere, poi per prevalere. l’istinto di sopravvivenza ed il desiderio di prevalere si è esercitato contro tuoni e fulmini, contro tigri e lupi, contro la tribù dei bianchi, dei gialli, dei rossi e dei neri. ora, assai imborghesito, risolto in parte (metà del mondo lotta ancora come millenni fa) il problema della sopravvivenza, all’uomo non rimane che il desiderio di prevalere. c’è chi litiga ai semafori, c’è chi se la prende coi clochard, c’è chi ce l’ha con gli juventini, c’è chi doma un violino e c’è chi se la gioca a scacchi o al tennis: io preferisco le tre ultime categorie.

    per prevalere, bisogna essere fisicamente e mentalmente più forti del rivale. nel corso dei millenni, alla fine del contendere, hanno sempre prevalso i più forti, quelli in grado di annientare gli altri, i più violenti o i più furbi: quelli dotati di maggior forza o di maggior scaltrezza. la nostra morale, che da un certo punto in poi (risolto in buona parte il problema della sopravvivenza contro la natura e le fiere) ha iniziato a prendere le parti dei più deboli (che sono sempre stati in larga maggioranza), ha anche iniziato ad indicare i più violenti ed i più scaltri (i più forti) come individui cattivi. i buoni sono gli altri, coloro che soccombono. per loro, la nostra morale ha persino inventato il paradiso, come ultimo e meraviglioso riscatto consolatorio per una vita terrena vissuta tra mille difficoltà.

    anche nello sport vince il più forte ed il più scaltro. il più potente e tecnicamente e/o mentalmente più dotato. per molti, essere più potenti fisicamente, tecnicamente e mentalmente, anche nello sport, significa ancora adesso essere più cattivi: di quella cattiveria giusta, come s’usa dire. l’uomo, però, ha già inventato un termine che esprime lo stesso concetto, liberandosi della categoria della cattiveria, che mi pare inappropriata, quando si discute di sport. più che cattivo, infatti, colui che esprime maggior baldanza e maggior scaltrezza nell’esercizio sportivo, puntando solo a vincere, è un agonista. è dotato di maggior agonismo. è un termine che trae ancora origine dalla battaglia (e, d’altronde, per millenni si son decisi i confini con le armi - poi, si è cercato di diminuire le perdite, inventando i giochi olimpici), ma che esclude definitivamente la cattiveria.

    si può essere più forti di tutti solo se si è dei grandi agonisti: se si è capaci di spendere ogni energia fisica, tecnica e mentale durante un incontro sportivo. senza esercizio, naturalmente, non c’è una lira da spendere: in questo senso, si nasce col desiderio atavico di prevalere, ma non lo si può soddisfare nello sport, se non se ne creano le premesse nel costante esercizio, nel costante allenamento.

    se si è dei grandi agonisti, anche ove non si riuscisse a primeggiare, si è in grado di essere soddisfatti con se stessi, se ci si accorge d’aver dato tutto quel che si ha, quel che si è.

    se, al contrario, ci hanno insegnato ad odiare la pallina o ad odiare l’avversario, ad essere di quella cattiveria lì, quella giusta, quella che alla fine comporta la stretta di mano o addirittura l’abbraccio, allora non sempre si è in grado di essere soddisfatti con se stessi: anche se si è dato tutto, magari non si è odiato abbastanza.

  25. something blue scrive:

    nel suo ultimo post Marcos ha chiarito il suo pensiero che mi aveva spinto a chiedere: e la fame, anche non metaforica, del tennista? La fame metaforica di vittorie è appunto l’agonismo, e concordo pienamente con lui nel voler porre l’accento su questo elemento che spesso è anche alla base della riuscita negli studi e, in generale, nella vita. Ma allora mi pongo un’altra domanda: dalla vostra osservazione di genitori, allenatori, tecnici, dirigenti d’azienda, o qualsiasi altra cosa, che cosa è l’agonismo, ed è connaturato o vi sono tecniche educative che possono eventualmente svilupparlo? Parlo di quel sano agonismo di cui trattava Marcos, naturalmente, nel quale il combattimento, se pur aspro, è sportivo e rispettoso delle regole e dell’avversario.
    Dal mio punto di vista, l’agonismo così inteso è frutto fondamentalmente dell’educazione e del contesto nel quale si cresce (campo di allenamento compreso), e di un grande lavoro che dall’adolescenza in poi i ragazzi fanno su se stessi (come accennava forse Elettra) per diventare adulti. Alla base c’è il raggiungimento di un certo grado di sicurezza personale, non solo quella dei propri mezzi tecnici, fisici o intellettuali, ma del proprio pieno diritto di stare al mondo. Una sicurezza che poi ci rende capaci di affrontare ogni sfida positivamente, o almeno di provarci.
    Ciò non contraddice la giusta osservazione di Gus sulla nostra assoluta unicità. E’ da lì che ogni bambino parte per la scoperta del mondo, ma, allo stesso modo sono importanti i contesti in cui cresce. Il problema degli adulti che incontra è che ne riconoscano l’individualità e che lavorino a partire da questa non contro di essa. Quindi, partire dal bambino, sempre, per sviluppare la sua autonomia e la sua socialità e, di conseguenza la sua sicurezza, attraverso una molteplicità di esperienze e di stimoli, e farlo fin dai primi fondamentali 3 anni di vita.
    Un bambino che fin da piccolo abbia sviluppato buone competenze in campo sociale, psicomotorio e intellettuale dovrebbe affrontare anche lo sport in modo costruttivo e sviluppare un agonismo privo di conflittualità esacerbata con se stesso, l’avversario, il mondo, perchè (qui mi avventuro) il suo io è sufficientemente forte da dare il massimo senza farsi sopraffare dalla doppia paura di vincere o di perdere. Quindi molta attenzione va posta al bambino fuori dal campo, alla sua sicurezza nell’affrontare le esperienze che gli si propongono (la scuola, gli amici…) alla sua capacità di relazionarsi in modo empatico, alla capacità di controllare con spirito di adattamento il contesto in cui vive del quale dimostri di avere compreso le regole di base, ecc….tutte caratteristiche di un bambino con un buon equilibrio.
    Io sono dell’idea che un certo tipo di educazione aiuti l’agonismo, ma è un campo applicativo assolutamente nuovo per me, il che rende così interessante questo forum.

  26. Archipedro-a-muro scrive:

    Marcos, cavoli, non ho capito se sono d’accordo con te o meno… :-)

    Io credo che un agonista debba entrare in campo senza neppure considerare gli avversari… ci mancherebbe solo di doverli odiare! Gli attrezzi poi… sono sacri! A dormire con la palla per orsacchiotto… E questo atteggiamento funziona sia nell’atletica quanto pure nel tennis… basta immaginare che ci sia un muro che ti rilancia la pallina… se lo freghi sei contento altrimenti… beh, ci hai provato…
    L’avversario, poveretto, ha i tuoi stessi problemi… trova il tuo muro… e che muro! :-)

  27. Edipo scrive:

    grinta, determinazione, senso della competizione, agonismo, e non killerismo, cattiveria e sopraffazione.
    Chi cerca di sopraffare a qualunque costo viene sempre sopraffatto a buon mercato.
    Questi tempi esaltano gli squali, ma dopo una battaglia il guerriero deve riposare e con la coscienza a posto.
    La questione non è filosofica ma di sostanza.
    Da quando la comunicazione del villaggio globale ha mostrato giovani prodigi tutto è andato nella frenetica ricerca di vittoria e meglio se precoce o anzitempo.
    Non è così che deve essere, non è così che sarà mai, nell’immaginario collettivo il male impera ma il buono deve vincere.
    Per me, anche solo come consiglio, la strada da seguire è questa.
    Ognuno dei nostri ragazzi spero abbia un luogo in cui vivere il più felicemente possibile, accollarsi mondi deviati è una scelta da non fare.

  28. marcos scrive:

    a proposito di muro. c’è un trucchetto che spesso funziona: si consideri il nastro come fosse la linea bianca del muro contro cui, talvolta, ci si allena, picchiando palle forsennate. difficile che la palla vada in rete…al limite, va lunga.

    come diceva l’altro giorno galimberti (a proposito di davydenko), inventando una splendida metafora, bisogna farsi muro, quando si gioca: bisogna che il rivale ti consideri un muro particolarmente vicino.

    non so se sei daccordo con me sulla questione della fame e della cattiveria, archipedro (io, spesso, son daccordo con te), ma gli avversari bisogna considerarli eccome! si gioca contro la loro tecnica, la loro concentrazione, la loro capacità fisica: scoprire i loro punti deboli e sorprenderli anche solo una volta può valere il match. se si entra in campo solo contando sul proprio gioco (senza scoprire i punti deboli del rivale), si rischia di far la fine del tennista dal grande dritto anomalo, che, dopo aver bastonato per due ore contro un mancino, torna a casa con la sconfitta.

  29. stefano grazia scrive:

    Secondo me cercate di convincere gli altri per convincere se stessi, secondo me voi parlate di quello che sarebbe giusto (di quello che e’ giusto) da un punto di vista morale, di quello che voi vorreste fosse e accadesse ma non di quello che e’ e che accade nella realta’ per diventare uno dei primi 100 al mondo, figuriamoci poi uno dei primi 20. Io che il Giuramento d’Ipocrita l’ho gia’ fatto almeno una volta credo che le cose ahime’ e purtroppo siano cosi’ (come dite voi che vorreste che fossero) solo per quelli che non ce l’hanno fatta e non ce la faranno e che appunto non si puo’ essere ipocriti: o si proibisce l’agonismo sotto i 14 anni e si mette in galera chi fa fare un certo tipo di sport competitivo a chi ha meno di 15 anni (solo ginnastica, nuoto, atletica leggera, arti marziali,tiro con l’arco, canottaggio…cose cosi’…) e non si mandano piu’ bambini nella Valle di Elah, oppure ci si deve rassegnare perche’ se vuoi riuscire ad entrare nei top 100, figuriamoci nei top 20, il prezzo da pagare e’ quello, inutile nascondere la testa nella sabbia: ci sono migliaia di ragazzini indemoniati o automizzati che vanno alla guerra a colpi di glaciali c’mon ed e’ e sara’ con loro che vi dovrete confrontare. Non significa che io sia d’accordo, ma le fette di prosciutto di fronte agli occhi o il buonismo edulcorato non aiutano: chi non sopporta la pressure, chi si lascia pervadere da scrupoli, chi ha remore o rimpianti e’ destinato al fallimento. O almeno il 90% di essi.

    Agatone: la canzone di de Gregori e’ Un ragazzo. Da uno dei primi album: senza controllare direi quello di Alice non lo sa ma potrei sbagliarmi…

  30. something blue scrive:

    agonismo, cattiveria “educata”, empatia…..tutte competenze utili nella vita di tutti i giorni oltre che sul campo da tennis….

  31. Mauro scrive:

    Marcos, concordo appieno con quanto affermi, anche se sino al secondo anno under 14 compreso farei solo accenni di tattica. C’è il rischio infatti che l’allievo anzichè concentrarsi sul portare colpi precisi e potenti per vincere la partita giochi a far sbagliare l’avversario e non ad impostare un proprio gioco.
    Ci sarà tempo perchè capisca di non picchare continuamente dritti anomali su un mancino con un buon dritto.
    Ma questo l’hai spesso rilevato anche tu quando dici di cambiare campo se in un incontri under si palleggia e non si cerca il vincente.

  32. stefano grazia scrive:

    PRECISAZIONE:”o si proibisce l’agonismo sotto i 14 anni e si mette in galera chi fa fare un certo tipo di sport competitivo a chi ha meno di 15 anni (solo ginnastica, nuoto, atletica leggera, arti marziali,tiro con l’arco, canottaggio…cose cosi’…)”…Volevo dire che in Utopia farebbero fare solo questi sports proibendo tutti gli altri fino ai 15 aa…aggiungeteci lo sci, il golf…sports meno competitivi o sports che puoi fare da solo (contro il cronometro)alla ricerca del personal best senza dover “odiare” qualcuno, o sports come lo sci o la bicicletta il nuoto o il jogging che puoi fare solo per ’spostarti’ da solo o in compagnia, ma …vietato gareggiare in competizioni ufficiali se non a cronometro! e come la mettiamo con gli sports di squadra, dove se da un lato ti insegnano a socializzare poi prevale la meccanica dell’affiliazione delle gang, dove si fa gruppo contro un altro gruppo, tipo agli albori della vita umana o tipo nel ghetto dove se non fai parte di una gang sei morto? Ecco, ad Utopia farebbero cosi’, chissa’…
    Ovviamente sto parlando per iperbolima il succo e’: se The Others per raggiungere un posto al sole fanno cosi’ e se i posti al sole sono solo 100, cosa faccio ? La Pace e’ una gran bella cosa ma se la Germania invade la Polonia, cosa faccio?
    Fortunatamente non sta scritto da nessuna parte che tuo figlio DEBBA diventare per forza un campione, ma non nascondiamoci dietro a un dito e soprattutto, se il dito indica la luna, non fermiamoci a guardarlo. Il dito e basta, intendo.

  33. francesco sansone scrive:

    ripeto quello che penso io occorre sviluppare empatia mentre l’EGOISMO mormalmente soffoca l’emptia e solo successivamente occorre utilizzare egoisticamente l’empatia. ricordo di aver letto tempo fa che i migliori torturatori (al fine di ottenere una confessione) sono coloro che hanno una maggiore empatia in quanto riescono a trovare i punti deboli del torturato . e questo è un esempio di utilizzo egoistico dell’empatia. considerare invece l’avversario come un muro mi sembra proprio un grosso errore nel tennis

  34. Archipedro scrive:

    Marcos, dici sempre cose di buon senso… è evidente che l’avversario c’é :-) .. ma io ti chiedo, prova ad andar oltre, per sintonizzarti sul pensiero “semplice” d’un giovanissimo… per vivere con lui il percorso agonistico come un’appassionante scoperta… bada bene, non cerco retorica… ma immaginati come chi “aiuta a cercare colui che cerca”… penso a Siddharta di Hesse, “Der Sucher… questi sono i nostri bambini, e noi ci occupiamo della loro felicità…
    Allora, che bisogno c’é d’infrangere un silenzio, una concentrazione, un fine complesso e nobile, con un pensiero volgare, per non dire ovvio, come quelle di “distruggere un avversario”… non credi che lo impareranno da soli, ad essere spietati in un mondo come il nostro? C’é bisogno d’insegnare ad odiare? Quell’approccio, sia anche quello “professionistico”, é da perdenti… Produce relitti umani.
    Lo sport è un’arte, è bellezza, armonia con il Creato, soddisfazione profonda. Sopratutto nella sconfitta ineluttabile: da cui si può e si deve ripartire… Sconfitta che anche il campione assoluto non può non aver conosciuto… è una questione statistica…

    Giocare sulle debolezze dell’avversario? Veramente c’é ancora qualche allenatore che viene pagato per insegnare questo?! :-)

  35. Edipo scrive:

    @stefano

    per combattere contro gli indemoniati credo sia meglio farlo da persone per bene che da demonii più indemoniati.
    Non è per fare retorica, ma ci sta anche che ad un determinato prezzo si possa smettere di fare una cosa e tutto sommato nei top ten di demonii non mi pare che ce ne siano molti.
    Purtroppo ci sono nelle categorie infime e ostacolano, ma la vittoria passa sempre per il superamento in capacità umane che non balistiche.
    Questo almeno mi è capitato di vedere finora.

  36. francesco sansone scrive:

    I successi nello sport?
    I campioni, che preveggenti.

    http://www.gazzetta.it/Speciali/Olimpiadi/Primo_Piano/2008/08/18/ricerca.shtml

  37. something blue scrive:

    veramente tra agonismo come lo intendiamo in diversi, che nasce dalla sicurezza in se stessi e dall’empatia con gli altri, e un agonismo di tipo egoistico, ben illustrato nei post precedenti da Marcos ed altri, non c’è una differenza quantitativa (anzi il primo direi che è potenzialmente più efficace) ma qualitativa. Che un bambino o una bambina crescano con queste competenze non è un’utopia è solo il frutto di un impegno educativo, prima di tutto dei genitori e come dicevo prima queste capacità torneranno utili nella vita sia che diventi un campione sia che intraprenda altre strade.

  38. giogas scrive:

    Sono rientrato da Antalya ieri sera ed ho avuto giusto il tempo per dare un’occhiata al blog (puntata precedente) prima di coricarmi trovando qualche spunto di riflessione in alcune considerazioni fatte da ClaudioTn a proposito del “pugnetto” e degli incitamenti di autostima durante il torneo europeo under 12 delle Azzorre … Ebbene ad Antalya, in un analogo torneo, non ho trovato solo questo ma ben altro: quasi tutti i giocatori (salvo gli olandesi) si sono distinti per il comportamento a dir poco censurabile, con urla, schiamazzi, pianti e lanci di racchetta sia per propri errori sia per quelli degli avversari sotto gli sguardi impassibili dei genitori, dei giudici e dei responsabili! I miei figli hanno partecipato a ben pochi tornei ma a quei pochi tornei in Italia si sono sempre fatte rispettare le regole; ricordo che al torneo Nike Rungg presso Bolzano dell’estate scorsa un giocatore venne richiamato per comportamento ed espressioni verbali scorrette e minacciato di squalifica. Mi hanno impressionato le madri di questi “tennisti in erba” aggressive ed invadenti; una madre ha preteso l’uscita di scena della figlia durante il match perché a suo avviso il punteggio non era adeguato per calcolo; meno male che la figlia è poi rientrata sul terreno di gioco non preoccupandosi del genitore; un’altra madre interveniva spesso contestando palle chiaramente in campo o nettamente fuori e faceva sospendere l’incontro pretendendo l’intervento dell’arbitro. Nella squalifica del giocatore Rublev, un favorito per la vittoria finale, ci sono state responsabilità dei genitori: il compagno di Rublev era indisponibile per la partita di doppio e ne hanno trovato un altro come sostituto non iscritto al torneo. Il team Israele ha fatto ricorso e i russi hanno perso a tavolino l’incontro già vinto sul campo; inoltre Rublev è stato squalificato e non ha potuto affrontare il suo avversario nella prova di singolo.
    Mi ha colpito l’estrema fragilità di questi ragazzi, costruiti solo per vincere: ho assistito alla gara del figlio di Victor (coach della Georgia): dopo aver vinto il primo set in modo netto e sul 4 a 2 in suo vantaggio nel secondo, su un proprio errore, ha iniziato a piagnucolare e a singhiozzare rivolgendo lo sguardo al padre che assisteva ai bordi del campo; a fine gara è stato ripreso pesantemente dal genitore. La partita successiva l’ha persa nettamente nonostante che per le caratteristiche tecniche dimostrate l’avessi giudicato tra i migliori del torneo. Il figlio di Victor non è un caso isolato. Un altro giocatore turco, su un proprio errore, ha cambiato di colore, è diventato paonazzo ed ha scaraventato più volte la racchetta nella rete di protezione del campo. Quel giocatore l’avevo notato perché era solito sorridere quando giocava e mi sembrava un “signore” tanto si comportava bene ma aveva il vizio di “sparire” per un lungo periodo di tempo tra un set e l’altro con l’indifferenza dei giudici (sospetto che andasse a consultarsi con il proprio allenatore piuttosto che andare in bagno). Molti alle prime difficoltà sono crollati di fronte ad avversari forse anche meno forti. Ho notato anche che sono state commesse scorrettezze che hanno favorito “i locali” a danno dei rappresentanti di altre nazioni. Di solito chi gioca “in casa” ha sempre un vantaggio psicologico sugli altri ma in questo caso di fatto venivano dati “gli aiuti”. Ho assistito ad un incontro tra una bimba del Kurdistan ed una turca e la prima è stata messa in condizione di perdere la partita che aveva saldamente in mano dopo aver vinto il primo set: poiché i malumori (anche di pubblico turco neutrale) crescevano con il passare del tempo, nel secondo set e nel terzo erano presenti persino due arbitri che hanno fatto allontanare gli spettatori e sono arrivati a “transennare” il campo disponendo un nastro laterale che evitasse a chiunque di essere troppo vicino al terreno di gioco. Precedentemente era stato piazzato un ombrellone che, non bene orientato, non creava l’ombra necessaria che consentisse alla rappresentante del Kurdistan di riprendersi dall’affaticamento e, poiché la bimba rimaneva stabilmente durante il breve intervallo tra un game e l’altro in una zona più fresca lontano dalla sua postazione, è stata ammonita. In un’altra occasione si è vista togliere il servizio per avere atteso troppo (?) nell’effettuarlo ed in un’altra ancora è stata chiamata “dentro” una palla che era uscita in modo evidente di molti cm.
    Non sono questi i motivi che hanno fatto uscire di scena prematuramente i gemelli ma senza dubbio un po’ possono aver contribuito perché, osservando cosa accadeva intorno a loro, possono esserne stati influenzati; in effetti mi sono sembrati intimoriti, impauriti e molto al disotto del loro potenziale. Uno ha trovato un turco che non sapeva giocare a tennis e che rilanciava la palla a campanile, non faceva altro ma in quello era specialista perché le palle ricadevano tutte precise sulla linea di fondo campo e sul rimbalzo era quasi impossibile recuperarle a causa della breve distanza tra la linea e la rete di recinzione. L’altro gemello ha perso anche lui la sua prima partita ma non mi è sembrato affatto che l’avversario fosse superiore. Non posso esprimermi sul livello del torneo perché non posso fare paragoni essendo il primo torneo europeo a cui i miei figli hanno partecipato.
    Tutto quanto sopra a parziale testimonianza della mia esperienza, avendo altre osservazioni che potrei fare, se dovessero interessare, sul soggiorno nei suoi vari aspetti.

  39. Agatone scrive:

    Grazie a S.G. della precisazione sulla canzone di F. De Gregori

  40. marcos scrive:

    se per diventare campione, un bimbo deve necessariamente passare dalla strada che stefano ritiene indispensabile, allora, stefano ha pienamente ragione: chi fa ragionamenti diversi, probabilmente, non riuscirà a vedere il proprio figlio trionfare ad alto livello. io non sono del tutto sicuro, però, che la strada indicata da stefano sia l’unica percorribile e non sono sicuro che quella stessa strada porti necessariamente al successo. la mia speranza, comunque, è che i genitori che si impegnano di più in questo blog ottengano i migliori risultati: soprattutto a questi, il mio più sincero in bocca al lupo!

    s’intenda, io non credo che il bimbo cresciuto anche con lo spirito della giusta cattiveria sia peggiore del bimbo cresciuto solo con lo spirito dell’agonismo, ma, essendo piccoli, temo che il primo, soprattutto, in adolescenza, faccia fatica a vestire dei panni in allenamento e partita (ore al giorno), per cambiarseli in altri momenti (altre ore al giorno). tra giusta cattiveria e buone relazioni con gli altri, a mio parere, si nasconde un rischioso conflitto: il bravo genitore, a mio parere, può cercare di smorzarlo. se dovesse sorgere tale conflitto (che potrebbe benissimo interessare anche i bimbi cresciuti solo con lo spirito dell’agonismo), tutti i genitori di questo blog se ne accorgeranno (grazie al continuo dibattito!) e cercheranno di intervenire.

    la delusione che toccherà a molti dei nostri figli (se giocano con l’obiettivo di diventare campioni), a mio parere, sarà maggiore per i bimbi cresciuti con la giusta cattiveria. è meglio, infatti, chiedersi se non si è stati abbastanza agonisti, piuttosto che chiedersi se non si è stati abbastanza cattivi: in entrambi i casi, non si è stati all’altezza, ma il bimbo cresciuto con la giusta cattiveria crede d’aver avuto a disposizione uno strumento in più, la giusta cattiveria, appunto.

    l’altro rischio del bimbo cresciuto con la giusta cattiveria (che, ad esempio, talvolta, prevede vamos e c’mon sugli errori facili degli avversari, persino sul doppiofallo) è che rimanga isolato: capita spesso che in un circolo (immagino, anche in accademia) il bimbo che si comporta così sia appena sopportato dagli altri bimbi. la sensazione d’isolamento può essere uno spunto per far meglio degli altri, ma, senzaltro, provoca sentimenti di tristezza e di inadeguatezza, che tutti noi vorremmo evitare per i nostri figli.

    secondo me, e son daccordo con archipedro, non c’è alcun bisogno di insegnare ad odiare e ad essere spietati: nè nel tennis, nè nelle altre attività umane. bisogna, però, insegnare a difendersi contro le prevaricazioni e l’arroganza che, ahimè, necessariamente, un giorno, dovranno subire. bisogna insegnare a saper reagire o con forza, o con destrezza, o sapendo incassare, in relazione alla prevaricazione subita: mica facile…mica facile. noi stessi, quando subiamo attacchi del genere, spesso, non siamo in grado di reagire.

    giocare sulle debolezze dell’avversario, a mio parere, può essere una strategia vincente, solo se si è consci che l’avversario possiede strumenti standard migliori dei tuoi per vincere. se il mio tennis, pur giocando al meglio, è perdente quando incontra il tuo, cercherò di disturbare il tuo gioco, se riconosco una qualche tua debolezza. sennò, attenderò una tua giornata nera, per provare a batterti!

  41. mah ! scrive:

    un pò di riformatorio potrebbe fare bene ?

  42. francesco sansone scrive:

    io credo che la cattaviria o EGOISMO se non educato da bambino, stimola l’INDIVUDUALISMO cioè vedere e percepire se stesso come il tutto, mancando di una visione globale della realtà (e quindi di sensibilità) è l’emisfero destro(sede dell’emaptia ) che vede lo stimolo in una visione globale cioè vede tutto ciò che la mente conscia non vede . pertanto credo che l’individualismo soffochi la percezione inconscia dell’ambiente .Nel tennis la mente conscia non puo vedere o vede solo una piccolisssima parte di quello che la mente inconscia vede

  43. federico di carlo scrive:

    X Francesco
    “Sono eterozicoti , e profonamente diversi , Matteo salta dappertutto , cammina in equlibrio sui braccioli delle poltrone , ha una muscolatura esposiva e una forza notevole per l sua età , interessato al tennis e giocare con racchtte di tutti i tipi , l’altro è più riflessivo ma molto aggressivo , fa botte con tutti all’asilo , portato per il calcio”

    Il fatto che siano eterozigoti vuol dire che li devi trattare esattamente come se fossero due fratelli diversi. Se all’asilo si lamentano per la troppa attività motoria dei gemelli, direi che è tutto nella norma. Mi preoccupo di solito del contrario. Direi dalla tua descrizione che dei due, Matteo sembra il più portato per l’attività sportiva. Avrei un occhio di riguardo per il secondo perchè la sua aggressività potrebbe nascondere dei problemi che derivano dall’inadeguatezza. Di solito le “attitudini naturali” tennistiche che si possono evincere in un’età molto tenera è quella di acchiappare oggetti al volo e di scagliarli da sopra la spalla.
    La PNL dice che è fondamentale che i genitori capiscano il prima possibile quale è il canale percettivo (visivo, uditivo o cenestesico)preferito dei tuoi gemelli. Una volta che lo avrai individuato potrai far passare tutto cio che vuoi fargli imparare attraverso quel canale privilegiato. E’ questo il motivo per cui nei miei post continuo a ripetere che per chi insegna il messaggio è sempre molto chiaro dal momento che viene enunciato attraverso il proprio canale preferito, sfortunatamente però il canale di chi apprende e diverso e così il messaggio non arriva.

  44. federico di carlo scrive:

    x Marcos
    “………s’intenda, io non credo che il bimbo cresciuto anche con lo spirito della giusta cattiveria sia peggiore del bimbo cresciuto solo con lo spirito dell’agonismo, ma, essendo piccoli, temo che il primo, soprattutto, in adolescenza, faccia fatica a vestire dei panni in allenamento e partita (ore al giorno), per cambiarseli in altri momenti (altre ore al giorno). tra giusta cattiveria e buone relazioni con gli altri, a mio parere, si nasconde un rischioso conflitto: il bravo genitore, a mio parere, può cercare di smorzarlo”.

    Vorrei chiarire che quando io dico che “la letteratura pedagogica è pressochè concorde nel ritenere che i bambini sono cattivi ed egoisti per natura” si intende i bimbi nell’età che va dalla nascita ai 5 anni. Stefano faceva in passato riferimento ad un fuoriclasse come Agassi che ha iniziato a tirar di racchetta addirittura a 4 anni e che in giovanissima età ha avuto il privilegio di palleggiare con Connors. Se si inizia precocemente si può lavorare su qualcosa che già c’è. Se si inizia più tardi bisogna riprendere qualcosa che si è disimparato o quanto meno messo in dubbio. Più tardi si inizia e più anche a livello caratteriale è difficile educare (da “educere”= tirar fuori) le caratteristiche naturali “agonistiche” insite nel bambino. La scuola tennistica italiana in particolare è contraria al precocismo nel tennis. Sfortunatamente la teoria evoluzionistica, le altre scuole tennistiche ed i risultati dicono esattamente il contrario.

  45. francesco sansone scrive:

    la categoria professionale dove si riscontra maggior sensibilità empatia credo sia quella dei tennisti infatti tutti i migliori tennisti hanno una fondazione http://www.swissinfo.ch/ita/speciali/roger_federer/Una_fondazione_al_servizio_dei_bambini.html?siteSect=22011&sid=7879297&cKey=1183196343000&ty=st

  46. stefano grazia scrive:

    “per chi insegna il messaggio è sempre molto chiaro dal momento che viene enunciato attraverso il proprio canale preferito, sfortunatamente però il canale di chi apprende e diverso e così il messaggio non arriva” scrive Federico e infatti la intelligenza di questo messaggio e’ cosi’ banale che noi stessi il piu’ delle volte rifiutiamo proprio di accorgercene … Al tempo stesso mi viene sempre in mente la vecchia battuta con cui si ricorda che mentre adesso i bambini vengono classificati con tutte le etichette (iperattivi, dislessici,sindrome da deficit della concentrazione, passive-aggressor e blahblahblah) una volta,quando tutto era molto piu’ semplice, erano solo dei somari … Meglio adesso, certo,purche’ non costituisca una scusa e una rincorsa impossibile a giustificare qualunque comportamento (Ditele che la perdono per averla tradita, cantava sempre De Gregori). In realta’,e anche per tranquillizzare Marcos di cui ben ricordo alcuni fondamentali post agli inizi di questo blog, io stesso temo di essere stato almeno in parte frainteso o meglio di non essermi riuscito a spiegare. Io,per esempio, non ho mai insegnato ad odiare l’avversario ne’ ho mai detto che lo si debba fare ma ho sempre invece puntato il dito sul fatto che l’avversario debba essere rispettato: a uno piu’ debole di me io cerco di dare 60 perche’ significa che col mio massimo impegno gli rendo onore…Se un avversario piu’ forte di me mi lasciasse vincere un game io mi sentirei umiliato e imbarazzato … Solo ieri ho cacciato un cazziatone a Nicholas perche’ lui indispettito da una chiamata fatta dall’avversario si rivolge a me dicendo: Allora adesso gliele chiamo fuori anch’io… E si e’ subito beccato una concione sul valore della lealta’ e dell’onesta’ in campo e blahnlahblah Detto questo, qui non si tratta di insegnare ad ODIARE l’avversario, come dice qualcuno chi ci arriva ci arriva da solo o e’ nella sua natura, quella dello scorpione che comunque poi annega nell’attraversare il fosso,qui si tratta di capire come fare ad insegnargli tutte quelle cose politically correct, moralistiche, educative,da libri e film a lieto fine, senza creargli confusione e soprattutto SENZA ammorbargli o spegnergli il Fire Inside, perche’ ripeto a fare bella figura e a dire le cose giuste e nobili qui siamo tutti capaci ma poi nella realta’ e in soldoni bisogna sapere che nei primi cento ci vanno gli Altri. Che non sono i Disonesti o gli Imbroglioni, sia ben chiaro, ma quelli piu’ ‘tough’, piu’ cattivi,piu’ egoisti (mi ricordo una scena infame e imbarazzante con Inzaghi ai tempi dell’atalanta che voleva a tutti i costi battere un rigore che si era procurato Morfeo-mi pare fosse lui- nonostante avesse gia’ segnato un goal ,non fosse lui il rigorista designato e fossero gia’ sul 2 o 3-1 e la partita fosse finita…E in diretta si litigavano il pallone, lui e Morfeo). Certo, ha ragione, perfettamente ragione, Edipo quando scrive che i disonesti e gli imbroglioni e le Cattive Persone si fermano prima e che semmai e’ un problema in piu’ quello di passare indenni attraverso l’inferno dei challengers e delle qualificazioni giocati nelle periferie e nei buchi di culo del mondo ma semmai questa e’ un’altra conferma che per imparare a nuotare in mezzo agli squali un po’ squalo lo devi essere anche tu … Ma mi premeva dire che qui non si tratta di insegnare AD ODIARE, ripeto, ma semmai di come insegnare a non odiare a quelli che gia’ lo fanno di suo (che i bambini di innocente hanno poco, alla fin fine: non avendo le inibizioni create da cultura o semplicemente da patria, famiglia e religione non hanno la maturita’ necessaria per selezionare una reazione adeguata) SENZA togliere la carica agonista. E soprattutto continuando ad essere esseri umani del pianeta terra e non Alieni di Xanadu o Monaci Buddisti. Che poi anche loro vorrei vederli … Mi sembra che con la Cina il comportamento esemplare non abbia pagato granche’. Magari fra mille anni i libri di storia li glorificheranno ma intanto nei primi 100 ATP non ci entra il Dalai Lama, c’e’ entrata la Cina … Quindi smettiamola di raccontarci favole e si accetti il fatto che per emergere nel mondo dello sport professionistico o sei un mezzo deficiente che non sente la pressione di fronte a 50.000 persone nello stadio perche’ come scrisse Wallace, ha la testa completamente vuota e non se ne rende nemmeno conto o perche’ ha una capacita’ fuori dal normale di concentrarsi, isolarsi dalle brutture e le angustie che lo circondano (il terremoto in abruzzo, la fidanzata in sala parto, il fratello con un cancro, il padre in galera, la madre tradita dal marito,una causa di paternita’ in corso, un’accusa di frode ed illecito, un amico morto in un incidente stradale, un manager imbroglione, un allenatore che fa lo sborone alle tue spalle, un arbitro che abusa del suo potere per farsi bello di fronte ai media etc etc etc) e che quindi l’empatia non sa nemmeno cosa sia perche’ in realta quel che conta,ai fini del suo obiettivo, e’ solo l’egocentrismo … Io son io e voi non siete un cazzo, come diceva il Marchese del Grillo.
    Se invece vogliamo continuare a credere che Nadal (quello stesso Nadal che duer anni fa non faceva palleggiare bene Tsonga in allenamento e se ne fregava delle sue esigenze)fa attraversare la strada alle vecchiette, mette in salvo le formichine calpestate sul campo da tennis e si addormenta alla sera recitando il rosario, va benissimo, c’e’ sempre il Disney Channel da vedere in TV alla sera…

  47. federico di carlo scrive:

    X Francesco Sansone
    “Nel tennis la mente conscia non puo vedere o vede solo una piccolisssima parte di quello che la mente inconscia vede”.

    La mente raggiunge il suo limite a prescindere. Non è cosa vede; ma come lo vede. Se porti un oggetto vicinissimo al tuo occhio in teoria dovresti vederlo benissimo. Al contrario, invece, l’estrema vicinanza te lo rende una massa puntiforme, indistinta e sfocata. Se scorgi un oggetto in lontananza, teoricamente lo dovresti vedere malissimo. Al contrario, lo vedi nella sua interezza e nel suo contesto spaziale.

  48. marcos scrive:

    secondo me, il fuoco dentro (il furore agonistico) ce l’hai, appunto, dentro. non c’è imbuto che riesca ad iniettarlo. a meno che non sia la condizione sociale ad accendere la scintilla od anche un trauma (e nessuno se lo augura).

    certo…si può esercitare un bimbo a dar tutto sul campo, ma non esiste scuola tennis che insegni a trasformare ogni sensazione in grinta positiva, come non esiste scuola che insegni ad accarezzare la palla come faceva mcenroe. io penso che si possa insegnare tutto, nel tennis: tranne grinta e talento (inteso come quel particolare stato perenne di grazia che pochissimi al mondo possono vantare).

  49. Kill Bill scrive:

    forse non ci crederai :

    ” ….perche’ ha una capacita’ fuori dal normale di concentrarsi, isolarsi dalle brutture e le angustie che lo circondano (il terremoto in abruzzo, la fidanzata in sala parto, il fratello con un cancro, il padre in galera, la madre tradita dal marito,una causa di paternita’ in corso, un’accusa di frode ed illecito, un amico morto in un incidente stradale, un manager imbroglione, un allenatore che fa lo sborone alle tue spalle, un arbitro che abusa del suo potere per farsi bello di fronte ai media etc etc etc) e che quindi l’empatia non sa nemmeno cosa sia perche’ in realta quel che conta,ai fini del suo obiettivo, e’ solo l’egocentrismo … Io son io e voi non siete un cazzo, come diceva il Marchese del Grillo. ”

    ma è proprio cosi.

    ” Se invece vogliamo continuare a credere che Nadal (quello stesso Nadal che duer anni fa non faceva palleggiare bene Tsonga in allenamento e se ne fregava delle sue esigenze)fa attraversare la strada alle vecchiette, mette in salvo le formichine calpestate sul campo da tennis e si addormenta alla sera recitando il rosario, va benissimo, c’e’ sempre il Disney Channel da vedere in TV alla sera… ”

    perchè tu pensi che se vede una vecchietta, non sul campo ma sulla strada, la piglia a calci in c… ?

  50. federico di carlo scrive:

    x Francesco Sansone
    “la categoria professionale dove si riscontra maggior sensibilità empatia credo sia quella dei tennisti infatti tutti i migliori tennisti hanno una fondazione”
    Scusa la cattiveria, ma non non ti è mai venuto il sospetto che molti giocatori hanno una loro fondazione perchè i soldi ivi versati sono detraibili dalle tasse?

  51. something blue scrive:

    L’agonismo è diventato furore agonistico, grinta, quindi già connotato e qualificato….ma dubito che sia innato, a trasformare la normale competitività che c’è in ogni essere umano in grinta e furore penso l’ambiente giochi la sua parte. Se così è, quali tecniche educative possono rinforzare la competitività senza trasformarla in cattiveria egoistica e in asocialità?

  52. Pinot scrive:

    Il servizio.
    A nove anni il servizio deve essere eseguito come quello dei bambini più grandi?
    Non è che insegnando il servizio piatto, slice, kick o alla “edberg”. il bambino va in confusione?
    Infatti fa, diversamente dai suoi coetanei, anche figli di maestri, che battono più semplice, molti doppi falli.

    Può essere utile il cd di Piatti?

  53. francesco sansone scrive:

    per fedrico solo per i tennisti è detraibile? Xper Sfefano Grazia: tu dici ” che quindi l’empatia non sa nemmeno cosa sia perche’ in realta quel che conta,ai fini del suo obiettivo, e’ solo l’egocentrismo ” io ritengo che empatia non significhi contagio emotivo ma la capacità di porsi in maniera immediata nello stato
    d’animo o nella situazione di un’altra persona, senza partecipazione emotiva poiché non c’è mai una totale fusione tra l’identità di una persona e l’altro, giacché, tramite i processi cognitivi, è possibile riconoscere la differenziazione tra il proprio sé e quello dell’altro

  54. stefano grazia scrive:

    KB, era una figura retorica! Comunque forse continuiamo a non capirci: io non dico che il campione deve essere per forza sttrrr… o che essere strrr… sia garanzia di successo. Dico solo che una certa dose di canagliaggine è stata presente nell’infanzia e nell’adolescenza dell’80% dei campioni e che probabilmente solo quelli che hanno saputo ad un certo punto fra l’adolescenza e i 20-22 anni incanalare questa canagliaggine in modo giusto trasformandola in energia positiva (senza lasciarsi attrarre dal Lato Oscuro della Forza ma dopo averci a lungo più o meno inconsapevolmente flirtato) riusciranno ad avere successo. Ora il punto sarebbe semmai: cosa possiamo fare,dal punto di vista educazionale, per aiutare a crescere i nostri figli senza distruggere la carica agonistica fuori dalla norma? Cosa possiamo fare per mantenere il Fire Inside senza trasformare l’atleta in un essere meschino,insulso e monocorde e monotematico come per esempio il Borg che ci viene raccontato da Peter Bodo nel suo bellissimo libro del 95 The Courts of Babylon?
    Poi continuo a pensare di essere drammaticamente frainteso dai vari Archipedro e ora anche Kill Bill…Il primo forse continua a pensare che io sia un radical chic che gira in Ferrari e il secondo che io coltivi e anzi capitalizzi la rabbia dentro, i pugni in tasca, la stronzaggine esistenziale di mio figlio nella vaga e vana speranza che queste siano il passaporto per la grandezza… Non è così,vi dico. Per esempio io ho un figlio che in questi ultimi mesi si è trasformato da Jungle Boy o Wild Child alla Mowgli con look casual alla Sunshine (il quarterback di Remember the Titans) e che era il look che piaceva a me in un fighetto col look alla Cristiano Ronaldo, colletto della polo alzato,rayban scuri, tipo modello che rimorchia in disco con la lamborghini (e Archie non ci crederà mai, ma io ho sempre avuto discussioni serrate in cui spiegavo che secondo me chi si compra una ferrari, una lamborghini, una porsche è solo un maraglio… ) A tutto questo si aggiunge l’ironia della sorte: se penso infatti che mio padre mi ha imposto un taglio corto in pratica fino quasi all’università pena la cacciata di casa la cosa non può farmi che sorridere: io almeno,al contrario di mio padre, gli dico,a Nicholas, cosa preferisco io (look casual,appunto)e poi gli lascio fare quello che vuole … Il problema semmai è che le vicissitudini scolastiche ne hanno fatto ‘among his peers’ un martire, una vittima, un ribelle o meglio una star e la sua popolarità è alle stelle con l’errata percezione di non poter deludere le aspettative del suo pubblico non capendo quindi che una popolarità raggiunta per i motivi sbagliati (ma per lui non sono sbagliati) è useless-inutile . E di questo quei barbagianni dei suoi professori e dei vari Principals non se ne sono accorti…Se la prima sospensione era sacrosanta, la serie di misure repressive attuate nei suoi confronti sono stati una inutile crociata contro il singolo che ha avuto come unico risultato di farne appunto all’interno della istituzione un Rebel Without A Cause..Comunque, diciamo che è una fase, ci sono passato anch’io ma essendo già al liceo avevo più chiari i limiti entro cui potermi muovere… Diciamo anche che potrei aver avuto le mie responsabilità non avendogli dato un’educazione cattolica per evitargli inutili inibizioni anche se ha volte penso che un po’ delle vecchie storie di paradiso e inferno avrebbero potuto giovargli(l’inferno esiste solo per chi ne ha paura, sempre De Andrè) … Soprattutto diciamo che il mio entusiasmo al momento sta raggiungendo di nuovo i minimi storici perchè in fin dei conti mi appresto a fare dei sacrifici per una persona completamente diversa da quella per cui avevo cominciato a farli e che non riconosco più e che non so onestamente se davvero ho voglia di farli questi sacrifici… Magari domani mi passa, ma ve lo voglio dire, a voi che non ci siete ancora passati, e che non mi sarei mai aspettato capitasse a noi, perchè ho sempre pensato che lui era diverso, che NOI eravamo diversi, e invece siamo tutti uguali, e mi crediate o no, in una forma o nell’altra, questa cosa qui è in agguato anche per voi, e sottoforma di sms e facebook, vi travolgerà come all’improvviso ha travolto noi, se non sarà a 12 anni capiterà a 13… E bisogna solo resistere, aspettare che passi, e poi fare il conto dei danni …E solo allora si potrà capire se si può riprendere la corsa o se il treno è già passato, se l’uragano ha distrutto tutto il raccolto, se lo tsunami ormonale ha spazzato via il vostro migliore amico o se qualcuno da un’astronave ha rapito vostro figlio sostituendolo con un alieno…

  55. Mauro scrive:

    Prima fase, papà ha sempre ragione, seconda fase papà non capisce un c…., terza fase me l’ho aveva detto papà.
    Ora si tratta di capire come fare ad affrontare la seconda fase, tenendo sempre conto che nella maggior parte dei casi chi ha un maschio ha qualche difficoltà in più, sia perchè il testosterone rende molto più aggressivi, sia perchè il maschio deve staccarsi dalla figura di riferimento iniziale, la madre, e identificarsi con quella paterna, superarla (si dice infatti uccidere metaforicamente il padre) e crearsi una propria identità. Non mi voglio addentrare su come affrontare il periodo adolescenziale, sicuramente non con un muro contro muro, però è un periodo che va affrontato quasiasi cosa faccia l’adolescente, ovvero se è un musicista, uno studente o un tennista, senza che questa crisi diventi un alibi per disimpegnarsi. La mia ricetta è sempre la stessa, fai quello che vuoi ma rispetta cose e persone.

  56. federico di carlo scrive:

    Caro Stefano,
    rileggendo le tue bellissime parole (”E bisogna solo resistere, aspettare che passi, e poi fare il conto dei danni …E solo allora si potrà capire se si può riprendere la corsa o se il treno è già passato, se l’uragano ha distrutto tutto il raccolto, se lo tsunami ormonale ha spazzato via il vostro migliore amico o se qualcuno da un’astronave ha rapito vostro figlio sostituendolo con un alieno…”) mi è venuta in mente la discussione che ho avuto qualche giorno fa con mia moglie (che è olandese) nella quale si lamentava dell’attitudine educativa che avevano avuto i suoi genitori nei suoi confronti e faceva il paragone di quello che faceva lei per i figli.
    Io ho ascoltato per un po senza dire niente poi ad un certo punto le ho chiesto: “in tutta onestà, puoi dire che i tuoi genitori non abbiano fatto il loro massimo e dato tutto quello avevano per darvi ciò che credevano la migliore educazione per te?” Ha passato tutta la serata a pensarci su e non si è più lamentata.

  57. Elettra scrive:

    Marta è in Belgio per i mondiali studenteschi, manifestazione in pompa magna con tanto di sfilate di nazioni ed atleti e spettacolo per la cerimonia di apertura.
    Ci sono squadre di tutto il mondo e le favorite sono Australia e Cina.
    Le nostre hanno vinto il loro girone battendo 5-1 francia e Belgio e sono nei quarti.
    E’ abissale la differenza tra l’importanza data all’estero all’evento e l’Italia, siamo competitivi solo perchè per puro caso si sono trovate nella stessa scuola tre agoniste forti (tutte e tre nelle prime 8 del piemonte) altrimenti non vedevamo una palla.
    A proposito di tennis e scuola.

  58. federico di carlo scrive:

    X Francesco Sansone,
    no Francesco, non è detraibile solo per i tennisti. Ma come giustifichi eticamente che statisticamente solo i tennisti che guadagnano di più hanno una loro fondazione? Sai per esempio che molti artisti e sportivi (che hanno comunque loro fondazioni) investono (su suggerimento di scaltri promotori commerciali e di immagine) molti soldi -che sono poi detraibili- in incontri con personalità del mondo politico, della ricerca, del sociale per avere una maggiore visibilità, notorietà ed appeal a livello mediatico?

  59. federico di carlo scrive:

    x Pinot
    “A nove anni il servizio deve essere eseguito come quello dei bambini più grandi? Non è che insegnando il servizio piatto, slice, kick o alla “edberg”. il bambino va in confusione?”
    Una domanda molto intelligente che richiederebbe una risposta estremamente articolata e tecnica; cosa non possibile in un post. Diciamo che ci sono diverse scuole di pensiero ed orientamenti. Alessia, per esempio, figlia di Madmax, sta imparando ed esegue un servizio ad 11 anni a cui le ragazze arrivano nella loro completa maturità fisica e tennistica a 15 anni.
    Alla vavassori hanno fatto questa scelta insieme a Madmax con orientamento al futuro.
    Se hai letto i post precedenti avrai già capito che è un orientamento che a me non piace. Seconda la scuola australiana, la cui filosofia è che i tennisti fino a dodici anni devono essere messi in grado di competere al meglio con i migliori propri pari età, l’apprendimento del movimento del servizio è graduale (si aggiunge un elemento alla volta e solo dopo che il precedente è stato completamente assimilato) ed in continua evoluzione in pari con la crescita dell’apparato scheletrico, muscolare e percettivo del corpo (che richiede un lavoro tecnico assiduo e continuo). Alessia per esempio, ad 11 anni, non può aver sviluppato la massa muscolare negli arti inferiori necessaria per balzare esplosivamente verso la palla lanciata dentro al campo, come avviene per il servizio moderno. Ovviamente, anche se eseguito in modo biomeccanicamente corretto per una undicenne, a livello di risultati immediati il colpo risulta monco e meno incisivo perchè privato di una sua parte essenziale. Il servizio è il colpo che in assoluto risente di più del fenomeno della crescita ed è per questo, come ho gia avuto modo di scrivere, che in tutte le scuole tennistiche si lavora instancabilmente ogni giorno.

  60. marcos scrive:

    credo che peter bodo abbia sottovalutato l’essere monocorde. anzi…mi sa che potremmo prendere esempio da borg, invece che da connors (che adoravo): ha vinto di più. davydenko potrebbe essere il novello borg, senza avere fino in fondo la capacità di concentrarsi dello svedese. tra un monocorde senza apparenti reazioni in campo, che vince tutto quel che le sue possibilità concedono ed un furente agonista come fu connors, chi dobbiamo scegliere come esempio? in questo blog, si sta discutendo su come trasformare la canagliaggine (se c’è) in energia positiva, in grinta, in agonismo spinto. forse, dovremmo anche ad iniziare a discutere su come crescere un monocorde insulso e monotematico, se l’obiettivo è quello di diventare un campione. oppure, potremmo discutere su come crescere una vera e propria canaglia (sempre dal punto di vista sportivo, s’intenda!). oppure, dovremmo discutere su come crescere un vero gentleman, che, ogni tanto, perde le staffe. abbiamo, infatti, a disposizione numerosi esempi di carattere:

    agonista spinto: nadal, becker e courier, per esempio.
    “vera canaglia”: connors, hewitt giovane, stepanek (con tutto il rispetto!).
    il monocorde: borg, davydenko, lendl, per esempio.
    gentleman: kuerten, federer, sampras, edberg, l’agassi maturo.

    resta, poi, uno che non può essere da modello perchè unico e irripetibile: mcenroe.

    ciascuno di noi può dare un giudizio diverso sul carattere di questi campioni. qualcuno di questi ha cambiato carattere col passare del tempo. qualcuno di questi era monocorde e gentleman, qualcuno canaglia e monocorde…ma tutti questi, a prescindere dal loro comportamento in campo, erano e sono esempi di straordinario agonismo.

    perchè, dunque, mirare solo ad una tipologia…quella dell’agonismo spinto o furore agonistico (se siamo daccordo sul termine)? forse, perchè pare la più semplice da insegnare. forse, perchè, al momento, nadal, grande interprete di questa tipologia caratteriale, è il numero uno.

    tra i bimbi che vedo giocare, mi pare di individuare tutte queste categorie: i monocorde sono in maggioranza (li chiamo robotini). seguono gli agonisti spinti (quelli che non mollano mai); poi, le canaglie (esultano sul doppiofallo avversario e rubacchiano appena possono, anche sulla terra, rischiando continue figuracce). poi, i gentlemen (sorridono ed esultano solo al loro bel punto e, quando capita, si complimentano con gli avversari durante il match e non solo alla stretta di mano). di mcenroe non ne ho ancora visti…ma mi sa che è difficile individuarli da piccoli.

    per cercare di crescere un campione, dunque, possiamo seguire diverse strade. non dovrebbe essere complicatissimo trasformare una canaglia in furente agonista. impossibile trasformare un gentleman in canaglia: se ci prova, diventa insopportabile. i monocorde, per natura, possono facilmente essere anche grandi agonisti e gentleman. secondo me, poi, è possibile trasformare una canaglia in gentleman…il problema è un altro: se si comporta in campo da canaglia, a mio parere, qualcuno gliel’ha suggerito (oppure, ha malinteso i suggerimenti, che volevano spingerlo ad essere massimamente agonista). quindi, o cambia coach o genitore, oppure, difficilmente, di sua sponte, diventerà un gentleman.

    quanto all’educazione religiosa, condivido la scelta di stefano. mi pare che i tempi siano maturi perchè l’uomo prenda coscienza che il suo comportamento sociale non debba dipendere dalla promessa di un paradiso o dalla minaccia di un inferno: è bene saperlo fin da piccoli. è l’uomo che deve autonomamente imparare a vivere, comportandosi in maniera tale da stare bene insieme agli altri. se questa è la nostra umana missione, possiamo dimenticare il paradiso e l’inferno, troppo spesso male interpretati.

  61. federico di carlo scrive:

    x Elettra,
    leggendo queste parole di Stefano “Soprattutto diciamo che il mio entusiasmo al momento sta raggiungendo di nuovo i minimi storici perchè in fin dei conti mi appresto a fare dei sacrifici per una persona completamente diversa da quella per cui avevo cominciato a farli e che non riconosco più e che non so onestamente se davvero ho voglia di farli questi sacrifici… Magari domani mi passa, ma ve lo voglio dire, a voi che non ci siete ancora passati, e che non mi sarei mai aspettato capitasse a noi, perchè ho sempre pensato che lui era diverso, che NOI eravamo diversi, e invece siamo tutti uguali, e mi crediate o no, in una forma o nell’altra, questa cosa qui è in agguato anche per voi, e sottoforma di sms e facebook, vi travolgerà come all’improvviso ha travolto noi, se non sarà a 12 anni capiterà a 13…..” cosa ti è venuto da pensare, ora che Marta a 15 anni?

  62. stefano grazia scrive:

    d’accordo marcos, ma Borg PRIMA di trasformarsi in monocorde era una canaglia (sbatteva racchette e rubava punti, lo dice lui proprio in una intervista a Peter Bodo che poi lo descrive come uno che non si lavava, che passava le ore in camera d’albergo a fare nulla, senza pensieri, senza voglie, senza cuoriosita’, un ‘immagine cosi’ sciapa e squallida da colpire l’immaginazione del giornalista…il seguito dimostro’ che poiu non aveva torto (anche le interviste a Borg della Gazzetta nel DVD su Panatta per esempio … sembra uno che voglia essere spiritoso e non ci riesce) … Lo stesso Federer, persona apparentemente squisita quando vinceva, era culturalmente vacuo al punto da ignorare chi era Althea Gibson nell’anno della sua celebrazione all’USOPEN (il che sta a significare che ne’ lui ne’ i suoi compari leggono mai un giornale) ma soprattutto che e’ piu’ facile fare i signori quando si domina che non quando si perde…E lo dico convinto che sia un’ottima persona.
    Comunque, sono solo pensieri in liberta’: dissento invece quando scrivi “se si comporta in campo da canaglia, a mio parere, qualcuno gliel’ha suggerito (oppure, ha malinteso i suggerimenti, che volevano spingerlo ad essere massimamente agonista)”…
    intanto, bisognerebbe capire cosa si intende per canaglia…io lo intendevo cosi’, come un aspetto caratteriale di fondo, ma non ancora un criminale vero e proprio…E secondo me canaglia si nasce, non te lo insegna nessuno…
    Federico: hai perfettamente ragione: la domanda e’ proprio quella “in tutta onestà, puoi dire che i tuoi genitori non abbiano fatto il loro massimo e dato tutto quello avevano per darvi ciò che credevano la migliore educazione per te?” Ma pur facendomela e rispondendo che si, i miei hanno fatto tutto quello che credevano necessario e hanno dato il loro massimo, la cosa non mi ha dato affatto sollievo, anzi: mi ha precipitato nel baratro…

  63. stefano grazia scrive:

    mi ha precipitato nel baratro… Ovviamente, si fa per dire,eh!

  64. nicoxia scrive:

    Federico,i genitori migliori sono quelli che si mettono in discussione,che davanti a un problema del figlio non se la cavano dicendo “ho fatto il mio massimo”,ma vanno alla ricerca di un nuovo canale di comunicazione.Fermo restando la buona fede di tutti i genitori,si tende a fatalizzare il risultato negativo e se qualcuno lo fa notare si va sulla difensiva senza cercare di elaborarlo partendo da un proprio errore.Qundo osservo i figli dei miei amici,rispecchiano all’ottanta per cento i propri genitori ora se va tutto bene il merito è loro se va male qualcosa è colpa del loro carattere.Sii sincero con te stesso e ne seguirà come la notte al giorno che non potrai essere falso verso nessuno.Io con questo verso sono cresciuto molto.

  65. Elettra scrive:

    federico
    Marta ha passato le tre fasi descritte da Mauro, ora forse siamo al papà aveva ragione dopo essersi rotta testa e colonna vertebrale (il famoso drago), il tutto vissuto da noi con i dubbi e gli smarrimenti di Stefano.
    E’ difficile non omologarsi, ora è in trasferta con il gruppo vacanze ed è emarginata da tutti ed il bello è che possono godersi la vacanza grazie a lei che si è conquistata la qualificazione vincendo due partite contro pronostico, ma si sa è meglio perdere ed essere molto fighi e stupidi.
    Certo aver trovato persone come lei in accademia ha aiutato, ora non è più sola ed ha capito che non è sbagliata, ma se l’avessimo tenuta in un ambiente normale ne sarebbe uscita distrutta.
    Purtroppo le sirene sono difficili da superare ed è la difficoltà più grande per un adolescente, bisogna trovare persone simili che diano un messaggio positivo se no seguono il gruppo o diventano disadattati.
    Poi potremmo scrivere un poema su quanto è difficile per noi seguire loro e l’altalena di speranze, delusioni, conflitti, cadute di motivazione, smarrimenti, difficoltà di comunicazione etc etc.
    Il tutto non per diventare il numero uno ma uno sportivo, poi il resto si vedrà.

  66. Edipo scrive:

    @stefano e compagnia

    l’altalena cui faceva riferimento Elettra è la sofferenza dei nostri ragazzi che trasponendosi diventa la nostra.
    Quando dico che non bisogna allevare baby-killer lo dico proprio in questo senso.
    Se hai un figlio demonio potresti e forse dovresti assecondarlo perchè quelle sono le sue qualità, ma se tuo figlio non ha quelle caratteristiche devi, e sottolineo devi, dargli altre chances.
    Il ragazzo ha bisogno di sentirsi forte nel suo non ricercare la forza in una omologazione che non gli torna.
    Piuttosto, se non ha nessuna forza va dissuaso, ma quando si arrabbia perchè ha a che fare con degli stronzi vuol dire che la forza ce l’ha ed a questo punto va rassicurato, stimolato e protetto da quelle situazioni.
    Spero che non sia confuso con buonismo il mio intervento, perchè non si tratta di questo, anzi, sono incazzatissimo, ma dalle parte del bene perchè è l’unica arma di cui dispongo.
    Difficilmente i nostri ragazzi diventeranno quello che non sono ed un buon tennista non è necessariamente un demonio.
    Anche noi, sempre per trasposizione, viviamo il dramma e vorremmo entrare in campo a dare due sberle al demonio di turno e qualcuno spesso lo fa ma che cosa ne trae?
    Il figlio o diventerà una bestia o crollerà difronte al mondo.
    Secondo me ogni volta che i nostri figli non ci stanno dentro non hanno bisogno di sprone a combattere, ma di armi migliori, e bisogna insegnargli, con grande pazienza e applicazione, ad usarle.

  67. Edipo scrive:

    non ci sono scorciatoie, purtroppo, tranne che per gli stronzi…. :-)

  68. stefano grazia scrive:

    ah, come invidio Archipedro che ancora nemmeno immagina cosa l’aspetta …

    Mi rendo conto di aver indirizzato il Blog in una vena molto o forse troppo intimista che magari ha fatto fuggire chi certe cose rifiuta che possano accadere anche a lui o che semplicemente (e giustamente) non crede nell’effetto catartico delle Confessioni (da La Coscienza di Zeno a La Versione di Barney passando per il Lamento di Portnoy) e ritiene di non dover esporsi personalmente o comunque di salvaguardare la privacy sua e dei suoi figli.Qualcuno infatti mi ha scritto via email raccontandomi che anche lui ha passato questo e quello o che anche lui ha preso la decisione di fermare il proprio figlio per un mese e stare a vedere quel che succede. Io continuo a credere che sapere che quello che ti succede non sta succedendo solo a te sia comunque un aiuto ma vorrei anche puntualizzare che non mi sto affatto piangendo addosso e continuo a guardare al futuro con speranza e al passato senza eccessivi rimpianti (in base alla vecchia convinzione che comunque fai, tanto sbagli…). Si vive sempre alla giornata e la vita appunto e’ cio’ che ti succede mentre fai progetti. Siamo tutti un Work in Progress.
    Per cambiare discorso, ho letto con interesse il post di Giogas che sembrerebbe confermare che ogni mondo e’ paese ma anche che noi tendiamo sempre a vedere la pagliuzza negli occhi altrui piuttosto che la trave nei nostri. alla fine quello che rimane e’ che i tuoi figli sono usciti al primo turno e basta. Tutto il resto, il circo che sta dietro ai tornei junior, non conta. Cosa significa questo? Che i tuoi figli sono scarsi? Non lo so, non credo perche’ anche se non ci hai detto quasi nulla della loro prestazione, mi sembrava di ricordare che in Italia l’anno prima si erano comportati bene, ma sicuramente potrei dirti che anche i tuoi figli hanno lo stesso problema di mio figlio e che cioe’ non stanno facendo abbastanza tornei e che hanno bisogno di giocarne perche’ nulla puo’ sostituire la tensione e la motivazione che circondano la competizione in un torneo… Una sola cosa ti consiglio: non lamentarti mai se l’avversario di tuo figlio alza delle pallette a campanile…la colpa non e’ sua ma di tuo figlio che non sa approffittarne. Non ancora. Fallo allenare piuttosto negli smashes al rimbalzo, nelle swing volley, nel gioco al volo in generale. Fagli prendere l’iniziativa prima che quell’altro inizi la melina …Non so se hai letto, anche Quinzi Jr si e’ trovato in difficolta’ con un avversario simile e se ne e’ lamentato addirittura durante l’intervista nel servizio sul Circuito Nike 08, quindi se non si e’ trovato a suo agio era in buona compagnia. L’importante e’ pero’ che per vincere non pensi di prendere la scorciatoia e adotti un gioco simile … Per vincere oggi si precluderebbe la possibilita’ di vincere domani.

  69. something blue scrive:

    l’80% dei campioni è stato un po’ canaglia da ragazzo….dice Stefano, poi ha incanalato questa canagliaggine in un di più di agonismo…
    Ma se questo è il punto di partenza c’è proprio qualcosa che non funziona, intendo a livello logico…
    Il ragionamento partirebbe non dai principi educativi che si ritengono necessari per crescere una persona che sappia stare al mondo e con gli altri, ma dal dato di fatto di avere un figlio relativamente canaglia che gioca anche a tennis e quindi ci si chiede come meglio incanalare verso una competitività da campione questa che sembrerebbe quasi una caratteristica naturale. In realtà, un ragionamento serio dovrebbe fare i conti con quanto sia stata involontariamente alimentata questa canagliaggine, alimentata proprio dai miri di ribelli di successo che nel tennis o in altri sport gli vengono come immagino costantemente proposti….dico involontariamente perchè so che abbiamo spesso bisogno di rassicurare i nostri figli facendo loro intendere che sono speciali, che siamo speciali. Il rischio è che non essendo intervenuti quando era piccolo, ci si ritrovi davanti un adolescente sconosciuto che ormai non fa solo tutto quello che fa papà, ma, giustamente ha una propria vita e se la vuole vivere come crede meglio. Purtroppo, veramente, la vita non è un libro, ne un film. E’ capitato anche a noi con Ale, quando abbiamo sofferto le pene dell’inferno per avere compiacentemente alimentato la sua idea di essere un genio (sua, in realtà trasmessa più o meno consciamente da noi) e si è ritrovato al liceo che non era in grado di sostenere il minimo conflitto con un compagno o un professore senza che venisse vissuto come una profonda disconferma e i rari brutti voti lo facevano chiudere in casa per settimane. E’ stato complicato e faticoso lavorare con lui sulla sua immagine di sè e lavorare anche noi sul ruolo genitoriale, accettando di riconoscere di essere stati più che genitori dei complici, anche felici, di nostro figlio per almeno 13 anni. Ovviamente ci siamo fatti aiutare e oggi ne siamo, direi, davvero fuori.

  70. Archipedro scrive:

    Stefano, m’invidi o non m’invidi (perché non so cosa m’aspetta)?
    Fare il massimo, oppure fare il giusto, o ancora fare il possibile… sono questi sono i dilemmi dei genitori? Forse.
    Non mi suona nuova la frase… “Vedrai… un giorno non ti risparmierà nulla…”. Soprattutto se il monito m’è rivolto da chi s’è realmente occupato dei figli… Come ci prepariamo a quei momenti bui, in cui avremo il timore di non essere affatto “i migliori”? Vivendo al presente le nostre azioni ed emozioni, evitando di procrastinare la felicità…

    <>

  71. Atti scrive:

    Se entriamo nel campo dell’educazione dei figli potremmo stare dentro questo capitolo del BLOG per mesi, anni, senza riuscire a venirne a capo….
    Come si diceva tempo fa… OGNUNO CONOSCE ( E/O CREDE DI CONOSCERE) IL SUO “POLLO”… quindi interessante sentire i vari punti di vista. ben vengano le paternali, i pulpiti, le citazioni, le teorie della mente, l’educazione cattolica e chi piu’ ne ha piu’ ne metta… LA REALTA NON CAMBIA… chi ci è passato sa di cosa stiamo parlando… chi non ci è ancora passato pensa ovviamente di essere piu’ bravo e che a lui non succederà… ma è solo questione di tempo e di modi…. se non dovesse succedere forse potrebbe essere plagio o giu’ di lì (per esempio la Sharapova ha male alla spalla o è anche nauseata e vogliosa di divertirsi un po’visti i ritmi adolescenziali sostenuti per arrivare)… succede anche nel mondo animale che il cucciolo si stacchi dai genitori e cominci ad arrangiarsi da solo…. nel nostro contesto tennistico il punto è vedere se effettivamente la voglia e la passione di giocare gli sono rimaste ed anzi proporzionalmente dovrebbero aumentare come il ritmo degli allenamenti e delle partite… guardando le statistiche la percentuale purtroppo invece scende di molto…qualche sconfitta e/o delusione e PUFF smettono… altre sono le cose che ad un certo punto attraggono e distraggono (molti gli esempi di agonisti nostrani U14-U16-U18 anche di buon livello che lasciano)….. da qual momento in poi per il genitore insistere è quasi sempre solo tempo perso…. e fiato e denari sprecati…
    Resta da dire che comunque il tempo rende la visione piu’ chiara ed obbiettiva, spesso da queste macerie nascono poi ottimi rapporti genitore/figlio….quindi prima di tirare conclusioni affrettate, bisognerebbe avere un po’ di pazienza…. e soprattutto trovare il modo per … ascoltare… ascoltare….. ascoltare… e….parlare… parlare… parlare con loro…… FACILE NO !

  72. Archipedro scrive:

    Nel convincimento che esista, basta avere i soldi per comperarlo, un metodo infallibile per creare dei campioni dello sport (affidando i neonati-eletti alle certificate mani delle multinazionali dell’allenamento), rilevo una miopia pericolosa; che nasce, a mio parere, da un’evidente desiderio di ridurre la vita al tennis (attuale)… e di far finta che tale sport non sia profondamente influenzato dal (fragile) mondo che lo circonda, più che mai in via di “liquefazione”… sempre meno garante delle prospettive dei giovani, totalmente in balia dei macrosistemi politici ed economici che lo governano…
    I ragionamenti sul futuro del pianeta me li faccio da solo, e non ho bisogno di lanciare ulteriori allarmi. Però credo che dal gioco di Pietrangeli, passando per lo spettacolo di John Mc Enroe, fino all’attuale “sport chimico”, la società in cui siamo chiamati a vivere sia cambiata. Allo stesso modo proporre ai nostri figli gli stereotipi della nostra vita quali ispirazioni monolitiche parrebbe antistorico. Si tratta di cultura, certo, ma non di consona progettazione del futuro. Per quest’ultima è necessario battere sentieri inesplorati, e sperimentare sistemi operativi calibrati su una labile quanto necessaria suggestione del domani … visto che di esso “non v’è certezza”…
    Conseguentemente è sul concetto d’instabilità, sulla continua evoluzione delle ragioni sociali e delle cooperazioni umane, che dovremmo tarare le prospettive dei figli: incanalare le loro qualità in una prematura specializzazione, registrare talenti sulla base di schemi preconfezionati, é illogico, é privo di lungimiranza.

    Pensiamo allora allo sport con gli strumenti dell’ecologia: strategie esistenziali… istinti e comportamenti sociali… velocità e reattività in luogo della forza… versatilità bio-meccanica ed attenta gestione dei flussi energetici… adattabilità ai mutamenti climatici… conoscenza dei linguaggi… capacità di raccogliere ed elaborare informazione eterogenee… rispetto delle diversità…

    Possiamo usare il tempo dei nostri ragazzi mostrando loro i filmati del tennis di Nadal (“ecco, fate tutto come lui…”), come se la ricetta per raggiungere tali livelli iperbolici non fosse il risultato d’una congiuntura astrale con cadenza trentennale… oppure possiamo iniziare con la costruzione d’atleti veloci, elastici, coordinati, equilibrati, concentrati, metodici, motivati, ovviamente usando tutta la scienza necessaria… in attesa che il loro bagaglio agonistico sia pronto per essere speso al momento giusto e nel modo migliore…

  73. federico di carlo scrive:

    X Nicoxia
    i genitori migliori a prescindere non esistono. Gli stessi figli criticano gli atteggiamenti dei genitori in alcuni momenti e li benedicono in altri momenti. Alla fine è il giudizio finale quello che conta. Avrai capito dalle mie parole che non è la nostra autostima in quanto bravi genitori ad importare quanto il giudizio dato dai figli nel terzo stadio del buon Mauro.

    Elettra,
    purtroppo spesso è necessario andare a sbattere contro il muro per capire di aver sbagliato strada. Se non fai la prova diretta non credi alle parole. I contrasti generazionali purtroppo esistono da che mondo è mondo e purtroppo si è poco inclini a ravvedersi dagli errori degli altri; si impara dagli errori propri. Per dirla con Ligabue “ho messo via un po di consigli, dicono che è più facile, li ho messi via perchè a sbagliare sono bravissimo da me”

    X Edipo
    “Difficilmente i nostri ragazzi diventeranno quello che non sono ed un buon tennista non è necessariamente un demonio.”

    Se i tennisti non hanno qualità caratteriali agonistiche e motivazionali, intese come grinta, volitività, combattività, a livello agonistico non vanno da nessuna parte. Ciò non vuol dire essere dei demoni. Sono tratti caratteriali, comunque sfaccettature della persona che sono insite in ciascuno di noi e che in ambito iper-specialistico fanno la differenza. Bisogna tirarle fuori dentro un campo da tennis.
    C’è gente addirittura che paga per frequentare corsi basati sulle tecniche di assertività (che non vuol dire “prevaricare” come molti credono ma deriva dal termine latino “asserere” che vuol dire “affermare” o “ergersi per se stesso”) in cui cercano di recuperare questi tratti della personalità perduta.

  74. stefano grazia scrive:

    Spero quest’estate di incontrarvi, Elettra Edipo e Clitennestra, visto che la Canaglia passera’ un po’ di tempo fra un torneo e l’altro alla Vavassori … Intravedo molte affinita’ elettive… In realta’ in un mio intervento precedente mi ero trattenuto dal scrivere che avrei voluto alla fine avere un figlio/a che ragionasse e pensasse come Elettra: scopro che anche lei ha combattuto i suoi draghi e che quindi lei stessa e’ il frutto delle sue battaglie vinte, del suo cammino attraverso il fuoco, del suo andare per il mondo (perche’ e’ del mondo che sono figli, ovviamente De Gregori). Spero d’incontrarvi e di avere la possibilita’ di conoscerci meglio, magari a cena sul lago. Offre Mad Max! (Scherzo!A meno che Mad Max dopo aver letto tutto questo non abbia proibito ad Alessia di frequentare la Canaglia …)
    Noi dovremmo essere la’ a partire dal 24-25 giugno …
    In questo momento comunque sono solo con Nicholas (gabri’ e’ in Italia, a maggio fara’ un salto anche a Palazzolo) e quello che a gennaio e poi a marzo era stata colta come una grande occasione per fraternizzare, adesso dopo le burrasche delle settimane scorse e’ vissuta con grande freddezza … Il brutto e’ che non credo nemmeno sia dovuto alle tensioni e litigate ma semplicemente che questa disposizione d’animo abbia a che fare col fatto che io al momento io (e forse anche il tennis)rientro nelle sue priorita’ allo stesso modo di come il giocare con gli esseri umani lo rientri per i delfini (come ci spiegavano gli istruttori di un parco acquatico nei pressi di Perth, il giocare con gli esseri umani e’ molto in basso nella scala delle priorita’ dei pur simpatici mammiferi ed e’ per questo che molto spesso ti passano accanto e bellamente se ne infischiano)

  75. federico di carlo scrive:

    x Edipo
    “Se hai un figlio demonio potresti e forse dovresti assecondarlo perchè quelle sono le sue qualità, ma se tuo figlio non ha quelle caratteristiche devi, e sottolineo devi, dargli altre chances.”

    Penso che uno dei doveri nostri, in quanto genitori sia quello di tirar fuori il meglio dai nostri figli. Socrate sosteneva che “i figli non sono un vaso da riempire ma un fuoco da far esplodere”. Io posso dare ad un giocatore le armi tecniche e tattiche per affrontare un match, posso ricreare anche alcune situazioni delicate ma in una partita si vengono a creare mille altre situazioni di contesto impreviste per cui per vincere la partita dovra essere lui/lei a venirne fuori con il prorio carattere. E’ per questo motivo che avevo riproposto quel detto dell’allenatore spagnolo secondo cui “la tecnica se empara, i cojones se tiengono”. Io posso indirizzare un atleta ma alla fine non sono io ad andare in campo o per dirla con un detto australiano “you can bring a horse to water but you can not make him drink”.

  76. federico di carlo scrive:

    Se trasformassimo “l’80% dei campioni è stato un po’ canaglia da ragazzo….dice Stefano, poi ha incanalato questa canagliaggine in un di più di agonismo…” in
    “l’80% dei campioni è stato un po’ esuberante da ragazzo….dice Stefano, poi ha incanalato questa esuberanza in un di più di competitività” come suonerebbe alle vostre orecchie?

  77. stefano grazia scrive:

    O anche, Federico, quel che scrivevo io due anni fa agli Albori del Blog: se vuoi vincere un Gran Premio prima devi essere sicuro di aver comprato un cavallo e non un somaro. (Poi la mia simpatia puo’ andare al somaro che si allena e si allena, e’ bravo, fa di tutto ed ha entusiasmo…ma alla fine uno stronzo di cavallo gli passera’ sempre davanti). Per tutto il resto dobbiamo sempre ricordare che stiamo parlando contemporaneamente di due cose: rapporti Genitori e Figli e Costruzione del Campione. Tranne Mad Max nessuno qui ha osato dichiarare che ha fra le mani un futuro Top Ten ma e’ anche vero che uno da piccolo non si deve porre limiti, the sky is the limit!, e quindi noi facciamo finta di averci creduto, almeno per un po’, e abbiamo sempre detto che poi comunque saremmo stati contenti di aver percorso insieme almeno un tratto del sentiero. (Tutte palle: quel che conta e’ il presente e l’illusione di un futuro felice). Dicevo che solo se combiniamo le due cose, la discussione riveste un interesse (figlio + tennis)perche’ altrimenti vi sono sicuramente altri siti, altri blog, altri luminari, i libri di Crepet, e chi piu’ ne ha piu’ ne metta… L’interesse e l’utilita’ di questo blog secondo me (e insisto!) deriva dalla condivisione catartica. Senza dimenticare comunque l’antico adagio: Perche’ un sogno si realizzi la condizione essenziale e’ la capacita’ di sognare. E la perseveranza nel sogno.
    E quindi se questi dubbi, questi contrattempi, questi problemi non si verificassero di continuo ci riuscirebbero tutti ad arrivare in cima alla montagna incantata. Chissa’ che in fondo lassu’ in cima non ci arrivi il piu’ meritevole o il piu’ dotato, ma solo quello con los cojones, non solo intesi come canagliaggine ma anche come perseveranza (Sai che palle per percorrere una strada cosi’ lunga e tortuosa … Vince chi si stanca per ultimo)

  78. stefano grazia scrive:

    FERMI TUTTI: Ma io ho usato la parola Canaglia un po’ perche’ suonava bene e un po’ perche’ mio figlio e’ stato da tempo soprannominato proprio da Kill Bill e credo con affetto La Canaglia di Lagos (e questo sara’ il titolo del mio prossimo libro…), un po’ perche’ credo che renda bene l’idea in letteratura del ribelle, dell’avventuriero, dello strafottente, l’antieroe che alla fine si porta via la protagonista e strappa le simpatie degli spettatori NONOSTANTE TUTTO (il mio uomo e’ una canaglia…ho sposato una canaglia…giorgio canaglia…chi e’ canaglia non sbaglia…)…In effetti mi rendo conto solo ora che forse alcuni di voi per Canaglia hanno inteso un criminale fatto e compiuto, chi cosparge di benzina i barboni e gli da fuoco, chi butta i sassi dal cavalcavia,chi si macchia di comportamenti devianti … No, al termine Canaglia ho dato sempre all’inizio un significato quasi affettuoso, alla Gentiluomo di Fortuna tipo Corto Maltese piuttosto che alla Alex De Large di Arancia Meccanica…. Se dico Canaglia ho negli occhi, per colpa di Kill Bill, mio figlio…un po’ di simpatia inconscia la devo pur provare! Ragazzini esuberanti, vivaci, un po’ canaglia …

  79. Edipo scrive:

    @federico

    è esattamente quello che dico, trovandomi a far la parte del buonista.
    Ognuno è come è e le sue caratteristiche vanno assecondate, valorizzate e rese vincenti, essere alla mercè di demonietti per i nostri ragazzi, se capaci, deve essere un’esperienza che fortifica non che omologa.
    Ed il mio discorso va al di là del fatto tennistico in sè, io uso lo sport come educazione per i miei figli e non dico loro come devono essere, perchè non esiste un devi essere, dico loro come tirare fuori il meglio di ciò che sono, perchè se faccio il contrario i piccoli, senza dirmi niente, tacendo anche solo per orgoglio una loro debolezza, perchè così la interpretano, si frustrano e si annientano un giorno dopo l’altro.
    Come posso pensare di fargli tentare la strada della gloria sportiva senza “lavorare” sulle loro verità?
    Che cosa ne farei?
    A tutti piacerebbe vincere, ma il prezzo da pagare dobbiamo poterlo sostenere senza fare debiti.

    @stefano
    sarò felice di incontrarti.

  80. stefano grazia scrive:

    Che ridere, torno a casa e mi ritrovo sotto gli occhi un libro di Crepet (I figli non crescono più) che non ricordavo nemmeno di avere, figuriamoci di aver letto e che recita in retro di copertina: Molti adolescenti di oggi non si sentono spinti a camminare da soli. a rischiare.Provare emozioni,ribellioni,responsabilità. E poi, più avanti: “Fa crescere dentro di te la rabbia e sete per l’inquietudine. Non buttarti via,impara a dannarti senza perderti”
    E’ proprio vero: comunque si fa si sbaglia…Come dice, questa volta, Guccini: Ci sarà sempre un fallito, un pio, un teorete, un bertoncelli, un prete a sparar cazzate

  81. stefano grazia scrive:

    Ovviamente, intendevo dire,questa volta chissà!, Crepet avrebbe potuto trovare nel nostro comportamento quella condotta giusta che invece altri avrebbero o hanno criticato… Ma per cambiare discorso: nessuna notizia dall’Est? Di Mad Max si son perse le traccie? Non ditemi che in Croazia non funziona Internet…

  82. Nikolik scrive:

    Ho visto un fantasma!

    Il fantasma era un commento di Giogas, che parlava di quel che aveva visto, personalmente, in un torneo, raccontando delle miserie, vere miserie di genitori miserabili, a cui egli aveva assistito.
    Stavo per fare i complimenti a Giogas, stavo per dirgli: grazie Giogas per il tuo racconto, grazie per averci mostrato uno squarcio di verità, ma, poi, vedendo che nessuno raccoglieva e che nessuno aveva letto quel commento di Giogas, ero giunto alla conclusione di averlo letto solo io, di essermelo inventato.
    Un commento-fantasma o, meglio, un fantasma di commento.
    E avevo deciso di non scrivere nulla, perchè non si può scrivere di ciò che leggi solo tu, di ciò che vedi solo tu, di un fantasma.

    Poi, però, ho letto un intervento di Stefano: anche lui diceva di avere visto, e letto, lo stesso fantasma.

    Genitori, rileggetevi quel commento-fantasma o, meglio, quel fantasma di commento, vi prego: guardate a cosa porta l’orribile Cultura della Vittoria.

    Ma sono Vittorie del Diavolo, vittorie che non portano felicità, vittorie che portano solo disperazione, la stessa disperazione che ho letto nel racconto di Giogas, laddove ha scritto: “dopo aver vinto il primo set in modo netto e sul 4 a 2 in suo vantaggio nel secondo, su un proprio errore, ha iniziato a piagnucolare e a singhiozzare rivolgendo lo sguardo al padre che assisteva ai bordi del campo; a fine gara è stato ripreso pesantemente dal genitore”.

    Se queste sono le vittorie che invidiate, Genitori, prego, accomodatevi voi, io voglio perdere, voglio arrivare ultimo in classifica, vincete pure voi.
    Ma, almeno, non fate finta di non vedere (in questo caso, leggere) i fantasmi.

  83. something blue scrive:

    bellissimo post Nikolik, anche a me era parso strano che nessuno riprendesse quel commento, almeno per contraddirlo, perchè mi sembra descriva una realtà da incubo che spero sia circoscritta….

  84. Pinot scrive:

    x federico

    quindi consigli di far eseguire un paio di varianti, tipo servizio piatto e slice ed insistere su quelli, tenendo fermi il movimento dei piedi ed il lancio di palla.
    (A proposito, noto che con il lancio di palla sopra la testa il margine d’errore è minore rispetto al lancio in avanti…)

  85. nicoxia scrive:

    Nikolik,non sono tutti così,tra quelli che scrivono nel blog non ne intravvedo uno,speriamo di essere tra i genitori che mancano per avere un campione.

  86. stefano grazia scrive:

    Nikolic, buon vecchio DemosteNikolic, Avvocato delle Cause Perse, BastianContrario Nikolic, che vede sempre il Lato Negativo del Rapporto Genitore-Figlio-Tennis e che inneggia (giustamente) alla Felicita’ del Mediocre Aureo e poi magari a chi si chiede come mai non ci sono italiani nei Top 30, lui propone di ABBASSARE il livello di tutti gli altri (proibendo le Academies all’Estero perche’ gli Italiani non ci vanno, impedendo i Tornei Junior perche’ gli Italiani maturano dopo, etc etc)… In effetti anch’io mi sarei aspettato qualche commento al buon Giogas dalla Turchia ma io, che son meschino e anche nu pocu strunzo, non vorrei che poi si finisse per scivolare nell’altro tipo di genitore, quello della volpe e l’uva: il figlio ha perso al primo turno e allora meglio perdere piuttosto che diventare dei genitori brutti sporchi e cattivi come gli altri … Non me ne voglia Giogas, ma le critiche agli Altri Genitori si fanno da vincitori: se si perde, ci si limita a criticare se stessi … Certo, una descrizione dell’atmosfera da torneo ci sta tutta ma non col tono che ‘gli altri sono cosi’ e vincono e io se per vincere devo diventare cosi’ allora preferisco perdere…’ perche’ e’ poco elegante… io ho descritto l’anno scorso il padre di un ragazzino messicano che dopo il match perso da suo figlio col mio, lo ha fatto correre per 45′ insultandolo perche’ l’aveva data su, secondo lui…Eppure alla fine ho avuto un moto di commozione ed empatia, perche’ ritornando all’auto ho visto che i due stavano ancora correndo, ma stavolta insieme, fianco a fianco, e parlavano calmi fra loro…Non lo sto a giustificare ma mi chiedevo se io ero davvero migliore di lui e no, se davvero io volevo piu’ bene a mio figlio di quanto ne volesse lui, un coach messicano che viaggiava con moglie e tre figlioletti ancora piccoli, di torneo in torneo per la Florida assolata, e no,non credo…

    SEMPRE SU CANAGLIAGGINE E PERSONALITA’: copio,cosi’ per curiosita’, e incollo da Ubaldo su
    Simone Bolelli e Philippe Kohlschreiber : “(…)sono due tipi di…ribelli proprio diversi. Se Bolelli è simpatico ed è buono come il pane, ergo non ha forse grandissima personalità, il tedesco non è simpatico per nulla, è cattivello, ma la personalità non gli manca”
    Rileggendo i miei posts precedenti, voglio ri-precisare: forse sono stato frainteso sul termine Canaglia ma non vorrei nemmeno addolcirlo troppo… Quando intendo Canaglia non intendo solo il bambino esuberante e vivace ma buono, simpatico, affettuoso…Intendo la piccola canaglia che in campo e fuori mantiene un’alta competitivita’, e’ spesso sfrontato, insolente, e’ un leader-magari anche per le ragioni sbagliate, passive-aggressor nel senso che tira la corda per vedere quando si spezza, tutte queste cose cosi’, e qualche volta commette uno sbaglio … A un quadro cosi’ si e’ aggiunto in queste settimane/mesi il Muro dell’Incomunicabilita’ eretto dalla puberta’, dall’affiliazione nella Gang/Gruppo,dai primi Amori Platonici e Disperati, l’incomunicabilita’ generazionale che ti fa preferire il Rap di Eminem (che pure mi piace) o 50 Cents rispetto a Eric Clapton, Pink Floyd o perfino Ben Harper e Coldplay, l’incomunicabilita’ da SMS e Facebook … Ma non una canaglia-criminale incallito da riformatorio come suggeriva non mi ricordo chi: niente risse col coltello, niente violenze a minori o vecchiette… Volete sapere come e’ stato sospeso una seconda volta? In classe durante una lezione ha fatto il ‘Wacca’ ad un amico,per farlo ridere…Cos’e’ il Wacca?E’ il segno delle cinque dita che in Nigeriano corrisponde al Dito Medio degli americani… Ma, notate, se lo stavano facendo come fanno due amici, come a volte due adulti si mandano a vaffa in senso affettuoso…L’insegnante supplente ha visto, lo ha portato dal Preside Counsellor (quello che adesso dopo aver passato due settimane con lui ne e’ entusiasta) che non sapendo che fare ha chiamato il Principal che d’impeto,forse per esaspewrazione, gli ha comminato due giorni di sospensione senza nemmeno sapere di cosa si trattava e immediatamente rimpiangendo d’averlo fatto ma non potendo rimangiarsi la parola… La cosa e’ stata grave perche’ ha fatto di Nicholas una Star, una vittima, un marire ma soprattutto una Star che opra ha una popolarita’ da difendere, un pubblico da soddisfasre che si aspetta da lui sempre un piccolo atto diu ribellione, un joke, un motto di spirito che possa mettere in imbarazzo i professori,etc etc… Invero queste cose le ho fatte anche io, ma al liceo quando avevamo la maturita’ per muoverci entro determinati paletti … I nostri sforzi di genitori di metterlo in guardia hanno in realta’ eretto un muro: e’ tutto successo molto in fretta,qualche errore e’ stato fatto, sia da parte nostra che dagli Insegnanti, ma credo si sia fatto Much Adoo for nothing, tanto rumore per nulla… La combinazione fra puberta’-scuola-tennis training e Carattere comunque competitivo o Canagliaggine di Nicholas ha creato un cocktail esplosivo…Confesso che a me quel che disturba di piu’ e’ semplicemente vedere mio figlio che da un mese a questa parte vive per scambiarsi messaggi col cellulare, una sorta di cifrario segreto di cose segrete, da gang, da affiliati… Mi sento escluso. So che e’ normale. Aspetto con fiducia e tento di contenere i danni.

  87. federico di carlo scrive:

    X Edipo,
    trasponendo le tue parole a livello sportivo il problema è proprio questo. Nelle accademie e nelle scuole tennis a causa di mille cose (tempo, interessi, mancanza di strutture e via discorrendo) purtroppo i ragazzi/e non hanno la possibilità di essere seguiti INDIVIDUALMENTE. Si tratta di un aiuto che come sostiene giustamente Stefano non è soltanto sociale e culturale ma deve essere soprattutto tennistico. Tu ed Elettra avete dato a Marta dei solidissimi principi ed anche se lei (dalle parole di Elettra) ha avuto qualche difficoltà recentemente (difficoltà che si incontrano in qualsiasi cammino - “il sole splendendo tutto il giorno per lungo tempo ha creato il deserto” -proverbio arabo- ) è ritornata velocemente sulla retta via, anche perchè tu che hai un passato tennistico l’hai potuta aiutare anche dal punto di vista tecnico. E’ ciò che le ha permesso di sovvertire il pronostico battendo avversari sulla carta più forti di lei. Questo è quello che io intendo per “cojones”, il carattere, la caparbietà, la volitività. E’ questo che fa la differenza su un campo da tennis (e spesso anche fuori), non la cattiveria, l’aggressività, la prevaricazione. Quando io sostengo queste cose non lo dico da un punto di vista sociale ma lo dico da un punto di vista tennistico. Cattiveria, aggressività e prevaricazione portano la mente umana in uno stato di iper attivazione nel presente, o come dico io di associazione. I sopra citati stati emotivi alterano i normali stati fisiologici del corpo (adrenalina per esempio, contrazione dei muscoli) determinando altalenanza di rendimento (detrminati da stati di iper controbilanciati da stati di ipo). Carattere, caparbietà e volitività sono invece caratteristiche leggermente associative che se vissute a livello riflessivo (non esterioriate attraverso verbalizzazioni) non determinano alterazioni fisiologiche e conducono a delle performance non solo di qualità superiori ma soprattutto di continuità di rendimento. I giocatori top arrivano gradatamente a questo livello. Lo stesso Nadal che fino a qualche hanno fa era abbastanza esuberante nell’esultare per alcuni punti particolari ha lavorato moltissimo anche su questo aspetto, mantenendo adesso un comportamento più sobrio. Ha capito che l’esaltazione ha come contraltare un calo fisiologico che comunque dovrà pagare prima o dopo nel corso del match.

  88. federico di carlo scrive:

    x Nikolik
    il mio messaggio per Edipo risponde a quanto hai riportato tu nel messaggio fantasma di Giogas. I ragazzi che su un campo da tennis continuano ad esternare e verbalizzare i propri istinti, le proprie paure, ed in generale le emozioni non riusciranno ad andare granchè lontano nel tennis come in molti altri sport. E purtroppo i genitori di questi bambini non ci hanno ancora capito niente con il tennis perchè non fanno che peggiorare la situazione. A tutti i genitori che si infiammano nel vedere le partite dei loro figli consiglio di seguire l’esempio di Mecir quando segue i suoi giocatori o la sua nazionale. Non traspare assolutamente nessuna emozione ne partecipazione. Una delle differenze, tra le altre cose spesso snobbata, tra il tennis maschile e quello femminile è proprio questa: il mental nel femminile conta molto di più che a livello maschile. Ed è questo uno dei motivi per cui non c’è in campo femminile una costanza a livello di top ten come avviene in campo maschile. faccio veramente fatica a citare in campo femminile una giocatrice che non abbia subito delle sconfitte, dei recuperi eclatanti nella carriera a causa dell’aspetto mental in qualche partita importante…… forse Chris Evert.

  89. federico di carlo scrive:

    X Pinot,
    ti consiglio prima di insistere su equilibrio e coordinazione del movimento semplice (slice) con lancio laterale (8-10 anni); lavora poi sulla velocità della testa della racchetta e tempo di impatto del piatto corde con la palla (slice, kick americano, kick, piatto) con lancio sopra la testa e forbice (11-13 anni), lavora in ultimo su caricamento e l’estensione delle gambe con lancio della palla dentro al campo, affiancamento del piede destro e salto(14 anni……)

  90. andrew scrive:

    StefanoGrazia…

    dopo i tuoi ultimi “outing intimisti” (ossimoro?), mi rimangio prontamente la mia opinione su “nicholas alla Bollettieri, adesso”.

    Esclusivamente a livello di opinione personale, penso che, visto il suo prematuro o maturo ingresso in un’età difficile, io sarei più propenso a stare vicino alla “bestia”. Quindi, il trasferimento alla Bollettieri lo vedrei più se accompagnato da entrambi i genitori, specie dal padre. Altrimenti, continuerei con la routine di controlli periodici, se ancora pensi che possa funzionare.

    Ripeto, è solo quello che farei io.

    Anche io, attualmente, ho i miei piccoli problemini (piccoli?, problemini?) con Alessandro, che a giugno fa 11 anni. Come già scrissi, il soggetto (mio figlio) non è dei più semplici. Misto di introversione, timidezza, egocentrismo con lampi di brillantezza, estroversione, altruismo. Bravo ragazzino affamato di luce e oscurità.
    Da quasi un anno si è andato chiudendo il canale comunicativo delle semplici istruzioni, dei consigli e dei suggerimenti amichevoli. Non dico che pendesse dalle mie labbra, ma comunque ascoltava e mostrava di voler imparare da me.

    Ora il canale è, spero temporaneamente, interrotto e lo vedo sempre più distratto da altro e pronto allo scontro.

    Mi resta il canale comunicativo “dell’esempio”, del fare le cose che faccio e dire le cose che dico con convinzione e maggiore serietà. Ma per tenere aperto questo canale, appunto, bisogna esserci.

    ps. Per vedere se mi dispiaceva, ha detto che riprenderà a giocare a Giugno…fai un po’ come ti pare, nanetto!!

  91. Anakyn scrive:

    Stafano, infatto di tennis non posso giudicarti in quanto mi ritengo incompetente, ma cinematograficamente parlando dimostri una sensibilità rara: ho visto 2 volte il film da te citato (entrambe al cinema, giusto per far capire quanto mi è piaciuto), e condivido completamente sia il tuo apprezzamento generico al lungometraggio e ad attori/regista, sia lo “zoom” su quella particolare, splendida e toccante scena in cui il protagonista, nel leggere al piccolino quel metaforico passo della Bibbia, esprime il senso del film con raffinata profondità.
    Complimenti, e scusate per l’Off Topic.

  92. stefano grazia scrive:

    Anakyn: ti ringrazio dell’apprezzamento e colgo l’occasione per consigliare anche a te Searching for Bobby Fischer (In cerca di Bobby Fischer),con Joe Mantegna, che pur parlando di tornei junior di scacchi credo si presti a molte similitudini col mondo junior del tennis. E certo,sicuramente ogni tanto mi chiedo se invece di perder tempo a scrivere di tennis non mi divertirei di piu’ e sarei piu’ apprezzato a scrivere di cinema,libri, fumetti e canzoni … Ma cosi’ come non so cantare, dirigere, imitare gli accenti eppur credo di capirne qualcosa, chissa’ che anche pur giocando come un volgare nc, qualcosa di tennis dopo tanti anni e/o per osmosi non mi sia entrata dentro … Grazie comunque dell’Off Topic, mi fa sempre piacere condividere momenti culturali…per esempio dal tuo nickname, che conosco dalle frequentazioni in altre aree del Blog, e’ facile intuire anche chi non ti avesse letto a suo tempo che sei stato un appassionato di Star wars …Un genere di film completamente diverso da quello citato in precedenza: no, non preoccuparti, a me piace tutto il cinema, quello bello, anche quello di genere, (confesso pero’ di rifiutarmi di vedere i cinepanettoni e molto cinema europeo pseudointellettuale …), e quindi nessuna intenzione di salire in cattedra: lo tiro in ballo solo perche’ io piu’ volte riferendomi a mio figlio, cito il Lato Oscuro della Forza, l’Abisso sul cui orlo tutti gli adolescenti danzano pericolosamente attratti dal buco nero, The Dark Side of the Force … Something Blue mi critica molto perche’ teme che io vada alla ricerca delle prove nella letteratura e nel cinema per giustificare le mie azioni ma in realta’ e’ solo un gioco di citazioni per intenderci al volo fra chi, avendo lo stesso background culturale, ha anche le stesse affinita’ elettive … E le citazioni non debbono per forza essere tutte da Goethe o da Aristotele ma possono venire anche da Springstern e De Andre’, da Corto Maltese a Ken Parker,da Chariots of Fire a…Hellboy!

  93. stefano grazia scrive:

    Andrew…non so, ma riconosco i segnali e tuo figlio ha pure un anno in meno!
    Comunque sembriamo ormai una succursale di Anonimi Genitori Tennisti(Alcolisti o meno): colpa mia che ho dato il via e a Something e Federico che sono i Pedagoghi e ci hanno steso…sul lettino!
    Ma e’ tutta da ridere. E da piangere.
    Ho appena ricevuto una chiamata or ora dall’Autista (non e’ cosa da ricchi, Archie:in Africa e’ una necessita’ ed e’ pagato dalla compagnia,lo useresti anche tu, fa parte delle policy di sicurezza…anzi, io sono uno dei pochi che guida , la sera e nel week end!) che confusamente mi spiegava che Nicholas doveva tornare a scuola perche’ si era dimenticato di far firmare un documento al Preside… Nulla di strano se stamattina non avessi ricevuto da scuola un’accorata email da Nicholas che in un incerto italiano mi comunicava che era stato trattenuto nell’ufficio del Principaol Counsellor (quello che in questi giorni si era detto entusiasta) perche’ ieri si era dimenticato di far firmare il Foglio del Comportamento agli altri Insegnanti e quindi oggi non poteva fare Educazione Fisica alla prima ora, proprio oggi che correvano il Miglio…
    Be’, IL FOGLIO DI IERI CAUSA DEL PROBLEMA E’ LO STESSO CHE HA DIMENTICATO OGGI: MA SI PUO’?

    Capita anche ai vostri?
    Adesso che mi ricordo, ricordo di essermi dimenticato a 12-13 anni per tre giorni la bicicletta sotto casa, di fianco alla chiesa.(Sacra Famiglia, a Padova…io abitavo in Via Cremona 5, a 50 metri…)Quando me ne sono ricordato non c’era piu’…

    Certo, un gran focus non mi sembra ci sia…Scala delle priorita’: stesso posto del giocare con gli umani per I Delfini? E’ da ridere? E’ da piangere? E’ da portare da Bolletta? Il problema, Andrew, e’ che se io fossi in Italia mi trasferirei a Palazzolo o da Sartori o coinvolgerei nel Team Grazia Buzzelli & Albertini, e quindi potrei ancora rimanere in stallo, ma abitando ai Confini dell’Impero, non ho questo lusso e temo che lasciandolo ancora qui, mi continua la Discesa agli Inferi, tennistica ma non solo…Confesso che vedo la Bollettieri quasi come una soluzione piu’ per i suoi problemi extratennistici…Della serie A egregie cose l’animo accendon l’urne dei forti.

  94. giogas scrive:

    Il mio post “fantasma” era teso a sottolineare la grande carica agonistica dei partecipanti accompagnata da un’estrema fragilità psicologica: atleti costruiti per vincere a tutti i costi con la complicità dei genitori. Ho volutamente tralasciato i dettagli degli incontri dei miei figli perché non li ritenevo significativi come pure le loro gare vinte nel torneo di consolazione. La sconfitta nel “main draw”non è stata vissuta in modo traumatico in quanto preparati alle difficoltà che avrebbero incontrato e l’esperienza Antalya è stata nel complesso una vacanza di famiglia e ha permesso di apprezzare anche altri aspetti. Le perplessità di Stefano posso accettarle ma non ne condivido la sostanza: la mia analisi è quella distaccata di un semplice cronista non influenzato dagli eventi. L’esperienza è stata utile per rendermi conto che raramente vinceva la gara l’atleta migliore (più tecnico o più atletico) ma quello che aveva dentro di sé più adrenalina, forse anche più cattiveria (per riprendere il dibattito in corso), vinceva chi era capace di spaventare l’avversario con “pugni” rivolti al cielo e urla. Un ragazzino turco è riuscito ad avere la meglio sul suo avversario olandese molto più dotato, facendo valere grinta e malizia. Lo ha volutamente innervosito costringendolo ad errori sistematici. “E’ solo questa la strada che porta al successo?” mi chiedo. Forse in questi tornei è una componente importante. Coloro che vi partecipano svolgono un monte ore consistente spesso allenati da maestri privati che pretendono ottimi risultati. Ho visto giocare il kazakistano Adil, un ragazzino di 12 anni non ancora compiuti che vive da sei anni a Barcellona. Ha imparato alla Sanchez ma poi la madre, negli ultimi anni, lo fa seguire da un coach privato: si tratta di circa 20 ore la settimana e anche più comprensive di preparazione atletica (tre volte la settimana). Ho chiesto le motivazioni dell’ abbandono della Sanchez e la madre mi ha risposto con le testuali parole :“Ultimamente è soltanto un business”. Ai miei figli non impongo il tennis ma lo sostengo invitandoli all’allenamento giornaliero. L’impegno scolastico è rilevante e faccio fatica ad arrivare a superare le 7-8 ore di tennis nell’arco della settimana ( raramente 10 ore). Con questi ritmi di allenamento non possiamo pensare di partecipare a questi tornei con ambizioni di vittoria e l’obbiettivo è quello di riuscire a superare uno o due turni, dando comunque il massimo in ogni incontro. Forse si appassioneranno sempre di più, forse molleranno, forse giocheranno per il piacere di farlo nel tempo libero, ma non importa, più di così non possiamo fare. Lo stare all’estero non ci avvantaggia perché i tornei sono rari e sarebbe importante invece poterne fare tanti. Mi conforta il fatto che il tecnico del team di Israele, che ho avuto modo di conoscere durante il soggiorno ad Antalya, ha avuto espressioni di apprezzamento riguardo alla preparazione atletica e nell’insieme al gioco dei gemelli, accogliendoli nella propria squadra per svolgere gli allenamenti giornalieri. Questa è stata la grande sorpresa che Antalya ci ha regalato: tessere una rete di relazioni con allenatori, vincitori e sconfitti, scambi altamente formativi con coetanei provenienti da mezzo mondo, dai russi ai bielorussi, dai georgiani ai kazakistani passando per i kurdistani senza tralasciare i turchi. Da quando siamo rientrati ogni giorno i miei figli sono impegnati con e-mail ricevute e da inviare in un rapporto interpersonale che sembra possa consolidarsi nel tempo con inviti concreti nei rispettivi paesi come ospiti dei nuovi amici. Mi sarebbe piaciuto poter partecipare a qualche torneo analogo in Italia ma non ne avrò la possibilità anche se, dando un’occhiata ai tabelloni del torneo di Maglie, mi è sembrato che questi tornei assomiglino più a campionati italiani che a tornei europei, senza voler nulla togliere alla bravura dei partecipanti.

  95. andrew scrive:

    Ken Parker…veramente un grande fumetto (almeno se comparato alla media dei fumetti italiani)…Conservo gelosamente i 59 albi originali usciti, anche se non nel cellophane, non arrivando a queste punte di entusiasmo collezionistico…

    StefanoGrazia: torna in Italia!! Abbiamo bisogno di validi tecnici nel tennis e tu lo sei sicuramente! Apri un agriturismo con allegata accademia di vaffantennis…Sarai anche stufo della vita da espatriato…

    Intanto ieri il Roller Bassano ha perso l’andata dei play-off scudetto contro il Viareggio. Alessandro si diverte moltissimo a fare l’ultras della curva. I nostri ultras sono un po’ particolari, tuttavia. Il capo è un ragazzo un po’ ritardato che comanda uno stormo di ragazzini di 10-12 anni che sventolano bandiere e battono su tamburelli. è una gioia vederli.

  96. Archipedro scrive:

    Stefano, quando leggo i post di blog come questo, cerco di tenere in mente che ad ogni genitore, più o meno mediocre mi possa apparire, corrispondono dei figli. Considero i bambini, come gli animali, privi di malizia, e conseguentemente mi ritrovo sempre dalla loro parte… Pertanto è praticamente impossibile che mi possa compiacere della “crisi” d’un padre, o dei suoi legittimi dubbi, nonostante abbia scelto un percorso che non condivido del tutto… Tra l’altro anche Andrew, che non mi sembra il tuo alter ego, si dichiara in simili ambasce… a dimostrazione che la paternità non è una scienza esatta…
    Non ricordo d’aver mai espresso opinioni sui tuoi resoconti personali, limitandomi a commenti di carattere generale… nel caso dovessi (indirettamente) provarci, a darti un feedback rispetto ai tuoi diari, che sono poi l’essenza questo blog, ti direi che ultimamente non riesco ad essere nulla tranne che padre (al limite fidanzato…). Perché m’interessa unicamente la verità vera… e solo con mio figlio ho la concentrazione, il tempo e lo spirito di non barare mai… credo totalmente in ciò che gli propongo, scommetto tutto su di noi, e non ammetto alcuna titubanza… mai diventare prede delle nostre paure…
    Quando i figli cominciano a distrarsi, alla ricerca d’altre leadership, significa che non sono del tutto convinti… magari è solo un problema di linearità nella comunicazione… :-)

  97. something blue scrive:

    Stefano, immagino sia impossibile progettare un rientro in Italia, tutto sommato sei medico con anni di esperienza, potresti avere delle chances magari nella sanità privata, ma certamente ci hai già pensato….Oppure direttamente negli Stati Uniti, dove la mobilità sociale è molto maggiore che da noi….

  98. stefano grazia scrive:

    Ho già raccontato altre volte di sentirmi come Dick Diver, il protagonista di Tenera è la notte di Francis Scott Fitzgerald (quello del Grande Gatsby …il che non significa che non ho anch’io tutti i numeri di Ken Parker più le edizioni speciali negli Albi a colori…Alla fine era diventato un po’ troppo politicizzato, una specie di Archipedro del west, ma certamente Berardi e Milazzo sono nel mio gruppo di fumettari preferito (piuttosto variegato, a dire il vero: dal Bourgeon de I Naufraghi del Vento a ultimi capolavori misconosciuti come Strangers in Paradise, Love & Rocketts,Y: Last Man on Earth… dal primo Corto (fino a Corte Sconta e il migliore rimane quello dei racconti) a Watchmen di Alan Miller e a Death di Neil Gaiman o al Queen and Country di Steve Rutka senza scordare Calvin & Hobbes e Zit (ho già ricordato che Nicholas è passato direttamente dal Calvin al Jeremy dei due fumetti citati)…Ritornando a Francis Scott: il protagonista di Tender is the night si lascia corrompere dalla bella vita e psichiatra dal brillante avvenire rinuncia alla carriera per diventare il marito e lo psichiatra personale di una bella ereditiera che vive nel Sud della Francia… Il brillante avvenire io probabilmente non l’ho mai avuto anche se ho rinunciato per due anni di seguito alla Specializzazione in Chirurgia offertami su un piatto d’argento per meriti…rugbystici (ero interno presso il reparto del Prof Possati che fu anche lui un buon giocatore di rugby e che quindi mi aveva in simpatia)e andato all’avventura come un Gentiluomo di Fortuna non ho in pratica mai lavorato in Italia se non per un periodo di sostituzioni nell’estate dell’86, di ritorno dalla Jamaica e alle prese con la riabilitazione di un primo intervento al legamento crociato anteriore (un secondo intervento risolutivo fu fatto poi da Marcacci, lo stesso di Baggio e Safin,12 anni dopo: prima giocavo a tennis col tutore in titanio come Prpic, chi se lo ricorda?) … Nel 94 per scherzo e non contento di un contratto 21/21 (che ora mi farebbe comodo…)su una piattaforma feci un paio di concorsi per una condotta in zona carente e vinsi sia a Cattolica che a s.arcangelo di Romagna… Ma la voglia di tornare in Africa mi convinse a resistere ancora un paio d’anni sull’OffShore al largo delle coste libiche … Come il Dick Diver di Fitzgerald anch’io mi sono lasciato corrmpere da un tipo di vita irreale che non potrei mai permettermi in Italia…certo, ha i suoi inconvenienti e in tanti prendono i soldi e scappano dopo 2′3 anni… Io sono all’Estero in pratica dall’83…Purtroppo e/o per fortuna mi trattano troppo bene, finchè non mi caccerannoa calci nel culo difficile che io possa andarmene…dovrebbe, Nicholas, vincere a Wimbledon e, cosa ben più difficile, richiedere esplicitamente la mia presenza al suo fianco… Non sono tanto i soldi quanto i benefits…casa,luce,benzina, steward,nannies, autista,iscrizione al club, colpo di stato fuori in giardino, rapimento con presa in ostaggio, checkpoint con militari armati e in caccia di soldi, malaria,amebiasi,febbri tifoidee…e continue incazzature coi dirigenti di tennis locali. Insomma, che si vuole di più? Scherzi a parte, non si trattasse di Nichola anche se avessi vinto al totocalcio non mi sarei mai mosso…e se Nicky non giocasse a tennis, avrebbe ancora 4′5 anni sicuri di Africa…e un futuro in un college inglese o americano e poi magari via, a fare il veterinario in Namibia…Anzi, se non ci fosse sta storia del tennis, probabilmente avremmo comprato casa a Swakopmund, in Namibia e vi passeremmo tutti gli Inverni … Costa sicuramente meno che comprare a Bologna e risparmi poi sul riscaldamento… Anche Perth in Australia mi attirerebbe, o Port douglas su nel queensland… Invece, per via del tennis, pensate un po’, mi viene voglia di tornare in Italia, soprattutto per avere qualcuno con cui chiaccherare e condividere, qualcuno da andare a trovare: Mad Max ed oraElettra ed Edipo sul Lago d’Iseo,Anto a Brescia, Mauro in Sardegna ed Enzo Lo Iacono e Francesco in Sicilia che non ci crederete non ho mai visitato, Gus a Torino, Andrew e Atti a Bassano, ClaudioTn a Trento, Federico a Porto S.Giorgio, il mio collega Pinot in Puglia,Roberto e Nikolic a Roma,ADCordage ovunque tanto è ubiquitario,andrei a stanare perfino Archipedro in Friuli e Nicoxia e Something Blue, ovunque si trovino, e sicuramente qualcuno me lo sono dimenticato:… kill bill, appunto, o marcos, mirmidone magari è anche lui da Vavassori… Magari dopo una sola estate mi sarei già rotto scoprendo che non ne è valsa lapena, ma in questo momento qui nel lontano West(…Africa), quello che ci manca di più è il poter fare gruppo con persone con i nostri stessi entusiasmi e problemi… ah, oggi comunque Nicholas ha giocato da dio…. E non ho nessuno a cui poterlo dire!

  99. stefano grazia scrive:

    Dim ban so’ fantesma Giogas:’Un ragazzino turco è riuscito ad avere la meglio sul suo avversario olandese molto più dotato, facendo valere grinta e malizia. Lo ha volutamente innervosito costringendolo ad errori sistematici. “E’ solo questa la strada che porta al successo?” mi chiedo. Forse in questi tornei è una componente importante’
    La cosa mi ha fatto venire in mente diverse partite vinte così daNicholas (ma alcune anche perse), quella più famosa descritta l’anno scorso su questo blog contro un ottimo coetaneo fra i migliori d’emilia, Gigi Neri…Eppure direi che fra i due il più talentuoso e atletico è Nicholas mentre l’altro è più solido, sia mentalmente che fisicamente…Voglio dire che Nicholas è riuscito spesso a far girare le palle all’avversario in virtù di una taraghigna esasperata: famoso anche un episodio alla Bollettieri quando lo misero contro una bambina considerata un mostro di concentrazione e di mental e dopo rimasero tutti sconcertati perchè il robot aveva per la prima volta sbattuto la racchetta per terra, si era messa a piangere, aveva abbandonato la partita… Insomma, alla fine Nicky veniva usato come Tester per vedere chi era davvero solido mentalmente…
    A parte gli scherzi, c’è da vantarsene? Ovviamente no, nessuno glielo insegna (au contraire!) ma anche lui staimparando che non può permettersi questo stato di esaltazione ed erezione agonistica perenne, è troppo sfiancante…Sta imparando a sue spese: a parte che comincia a far fatica a trovare chi vuole giocare con lui, si è accorto anche che la cosa spesso gli si può ritorcere contro e a volte se non riesce a far schizzare l’altro è lui che va fuori di testa… Insomma, credo davvero che sia un normale percorso di maturazione … Oggi per esempio con Tamina, il 14enne nigeriano con cui si allena il mercoledì e il sabato sotto le mie direttive, ha giocato alla pari e a tutto braccio alcuni tiebreak, vincendo e perdendo, ma davvero giocando da torneo ETA… E poi mi ha detto strizzandomi l’occhio: oh, se stasera passava il talent scout della nike che cosa faceva, mi prendeva? (questo perchè gli ripeto sempre che deve comportarsi bene, dare sempre il suo personal best, perchè non sai mai chi può passare per caso a vederti…e se ti vede uno sponsor in uno dei tuoi ‘momenti safin’, hai già bell’e finito…)
    Comunque Giogas,che tral’altro vive una esperienza simile alla mia, da espatriato, no, no, hai ragione e scusami se posso essere sembrato asprigno nel mio commento: il tuo resoconto è stato perfettamente completato dal tuo secondo post ma in effetti noi abbiamo sempre detto che vincere a questi livelli conta relativamente poco ed è più importante dimostrare di avere un certo potenziale… Palletta e Grinta a questi livelli contano di più di un gran dritto o di un promettente gioco al volo, ma mentre scarterei a priori la palletta, non sottovaluterei la grinta, il mental, la solidità, il cuore o comunque la capacità di vincere comunque la partita … Se uno perde perchè l’altro è un pallettaro micidiale e il mio eroe fa 53 vincenti e 64 UE (ma magari al 5-6 scambio) non mi preoccuperei e potrei essere perfino contento…Ma Cuore (o Cojones) sono comunque un valore aggiunto e non lo vedrei come un lato negativo se uno vince ’solo’ perchè ha avutopiù cuore di quell’altro che tecnicamente era più forte… Poi, ovvio, conta il livello di gioco espresso, il potenziale, il margine di miglioramento…Intesa, AHIME’!, anche come disponibilità finanziaria dei genitori. Altrimenti ci sarebbero diversi ragazzini africani che potrebbero avere delle chances…

  100. federico di carlo scrive:

    x Stefano
    visto che hai in programma di portare Nicholas al torneo di Porto S.Giorgio farei lo strappo di venirti a trovare la. In verità io sono abruzzese, della provincia di Teramo ed in qualsiasi momento vorrai passare da queste parti sei il benvenuto

  101. marcos scrive:

    …Altrimenti ci sarebbero diversi ragazzini africani che potrebbero avere delle chances…

    ecco. la chiosa di stefano, letta di prima mattina, mi ricorda che è sempre il caso di ringraziare mamma, che m’ha cresciuto nella parte privilegiata del mondo. mi ricorda pure che non dobbiamo mai smettere di chiedere al potere un mondo più equilibrato. e pure di ringraziare tutti quelli che, al contrario del me medesimo, si danno da fare in prima persona per aiutare i meno fortunati. stefano compreso, malgrado l’autista!

  102. Archipedro scrive:

    Pillola rossa per diventare uguali a Nadal, e pillola blu per salire sulla tavola da surf dei post-sessantottini intellettualoidi, e cavalcare la lunga onda del riflusso… che comunque andrà sarà un successo… L’importante, oggi, è non essere daltonici :-)
    Ci rimane, forse m’é rimasta, la pillola verde, non politica ma ideologica… l’unico effetto sensibile che provoca è una sorta d’istinto monastico… gran desiderio di sobrietà e di “ritorno alla terra”…

  103. stefano grazia scrive:

    Tirando in ballo Federico, c’e’ anche da dire,o almeno mi pare, che spesso l’attaccabrighe/lo scorretto/il rompipalle/Colui che tenta di vincere coi mind games/La Canaglia,insomma, e’ anche, contrariamente a quanto osservato in turchia da Giogas, dei due il piu’ talentuoso …Il giocatore solido, concentrato, tutto business, il robotino di marcos, e’ di solito giocatore molto corretto…Ma con meno colpi, meno estetica…Probabilmente c’e’ una lezione da apprendere qui (sto ovviamente parlando di bambini U12, forse nemmeno U14, cioe’ ancora in una fase di formazione…)

  104. federico di carlo scrive:

    X Stefano,
    io mi sono fatto l’idea che in un po in tutti i contesti chi ha più esperienza ha un vantaggio competitivo a tutti i livelli. E’ per questo motivo che non mi stancherò mai di ripetere che una tara del settore giovanile italiano è la mancanza di abitudine alla partita, ai tornei ed alla competizione in generale. Il tuo Nicholas ha avuto ed ha la fortuna di essersi fatto esperienza a livello internazionale. E’ ovvio e giusto che faccia pesare la sua esperienza ricorrendo al bagaglio di trucchi del mestiere che si porta dietro con se.

  105. stefano grazia scrive:

    ARCHI: ‘Tra l’altro anche Andrew, che non mi sembra il tuo alter ego, si dichiara in simili ambasce… a dimostrazione che la paternità non è una scienza esatta…’ e infatti fra 4-5 anni (non ricordo mai di che anno sia Mati: 2002?) ti ritroverai ne’ piu’ ne’ meno nelle nostre condizioni, ‘a costruire su macerie e a mantenerti vivo’ … Sto infatti facendo un giro d’ispezione e sto anche rielaborando ricordi della mia infanzia ormai rimossi: adesso L’ATTRAVERSAMENTO DELLA LINEA D’OMBRA e’ anticipato di 3-4 anni cosi’ come il rifiuto dell’autorita’ paterna e materna e l’aggregamento per clan ha assunto i riti dell’affiliazione delle gang del bronx, ma quello che ha veramente sconvolto i tempi e i modi e’ la ‘addiction’, la dipendenza da droghe ben peggiori del fumo e dell’alcol, e mi riferisco al cellulare e a Facebook … Fino a un mese fa il telefonino giaceva dimenticato nella sacca di scuola e serviva solo per comunicare un’emergenza…Ora sta consumando tutta la sua paghetta in credito (lato positivo: vuoi piu’ credito? gioca di piu’ e vinci…E comportati bene visto che ad ogni misbehaviour corrispondono 100Naira (1$ circa) di multa …) Mi scrive mia moglie da Bologna: ” ieri sono stata da XY e c’era la Chantal (nome fittizio, loro figlia,di 15 aa) e ho ancora i brividi a pensare che Nicholas possa essere cosi’…ho ancora l’amaro in bocca e non avevo nenache voglia di alzarmi. Secondo loro ieri e’ anche stata molto carina rispetto al solito. Abbiamo solo scambiato due chiacchiere delicatamente anche perche’ lei scatta di stizza e sfida con dei non so, non mi interessa, no io quello non lo faccio non mi puoi obbligare e via dicendo…insomma la sensazione di perdita totale .La sostanza e’ che secondo lei e secondo tutti i suoi amici i genitori rompono e basta a volte vorresti ammazzarli. Le ho chiesto che cosa le piaceva fare e lei ha detto solo uscire con i suoi amici, si ma quello non e’ fare qualcosa:cosa fate ?, niente sto con loro in giro a chiacchierare a vedere negozi!!! E poi era chiaramente dalla parte di Nicholas (senza nenache sapere di cosa si parlava) perche’ comunque devi essere contro i genitori e dalla parte dei tuoi amici. Ho insistito un po’ a chiederle se non c’era niente che le piacesse fare in senso di migliorarsi a farlo una cosa che proprio la appassionasse tipo chesso’ disegnare, leggere, suonare o un sogno o se ci fossero persone che lei ammirasse e che la ispirassero a diventare come loro e lei no, non le viene in mente niente forse parlare inglese bene, ma sport assolutamente no e MrXy(il padre, ottima persona,un grandissimo) friggeva sulla sedia e lei lo accusava di avere quello sguardo, che sguardo?, ma si quello sguardo ce l’hai anche con lo zio (il fratello del padre, che ha avuto problemi), mi guardi come dire che sono scema, deficente, guarda che capisco benissimo…
    Ecco qui il quadretto.”
    Poi di errori noi ne abbiamo fatti tanti che sicuramente Archipedro non sta facendo ma non mi risulta che i nostri stessi errori li abbiano fatti i miei amici ai cui due figli, per esempio,non hanno mai imposto alcuno sport. E mi risulta che nel silenzio delle loro case siano in tanti ad affrontare coi figli U12-U14 tutta una serie di problemi che si pensa esistano solo nei films (Che, lo dico a something, sono in fondo poi lo specchio, certo caricaturato e accentuato, di cio’ che spesso succede poi da qualche parte nella realta’) e che invece esistono, acadono,succedono : solo che alcuni genitori se ne accorgono, altri no, alcuni si preoccupano, altri magari piu’ saggiamente si siedono sul bordo del fiume. e altri, molto meno saggiamente, ne scrivono su un Blog. E nemmeno su un Blog di pedagogia,che ancora lo potrei capire, bensi’ su un volgarissimo blog di tennis!
    E infattio ora basta, ora si ritorna a parlar di tennis.

  106. something blue scrive:

    Tirando in ballo Federico, c’e’ anche da dire,o almeno mi pare, che spesso l’attaccabrighe/lo scorretto/il rompipalle/Colui che tenta di vincere coi mind games/La Canaglia,insomma, e’ anche, contrariamente a quanto osservato in turchia da Giogas, dei due il piu’ talentuoso …Il giocatore solido, concentrato, tutto business, il robotino di marcos, e’ di solito giocatore molto corretto…Ma con meno colpi, meno estetica…Probabilmente c’e’ una lezione da apprendere qui (sto ovviamente parlando di bambini U12, forse nemmeno U14, cioe’ ancora in una fase di formazione…)

    non è qui la base del mito? ma quello che ci raccontano altri del blog mi sembra leggermente più articolato. Ragazzi sportivissimi di talento, ragazzi con poco talento ma che usano trucchetti per vincere….forse, come cerco da tempo di far comprendere, non è andando appresso ai miti romantici che ci hanno impressionato e facendoci guidare da essi che riusciamo a mantenere una visione lucida della realtà e a fare 2+2, una volta tanto, ovverosia a valutare se il talento dei nostri figli è davvero della qualità necessaria e se “oggi”, non in una incertissima prospettiva, la qualità caratteriale dei nostri figli è all’altezza dei risultati attesi.
    Federer è stato più volte punito, ma i suoi campionati giovanili se li è fatti e spesso vinti tutti…vuol dire che talento e testa comunque quando contava c’erano. Per questo dico che solo la prova del campo, la partecipazione ai tornei con continuità, insomma una preparazione al professionismo come la fanno migliaia di ragazzi in tutto il mondo potrà togliere a Stefano le sue incertezze. Se non può tornare in Italia allora consenta al ragazzo di sperimentarsi in un altro Paese (america?) alle prese con quelli al suo livello e anche migliori e se ha la stoffa si vedrà certamente, altrimenti…..certo è dura e ha tutta la mia comprensione, ma almeno fa una scelta ragionevole e non perde un altro anno tormentandosi su che fare.

  107. federico di carlo scrive:

    x Stefano,
    di solito i giocatori più canaglia sono quelli che a livello personale sono più estroversi ed esuberanti. Sono quelli che non si lasciano scappare le occasioni di sconfiggere i più deboli. I più deboli sono i robottini remissivi che spesso sono anche più talentuosi ma a cui manca il cuore, la volitività, il carattere e così si lasciano sopraffare. Quando invece le canaglie si incontrano con i robotini volitivi e non riescono a spuntarla allora diventano spesso vittima della propria esuberanza e sbiellano. Se qualcuno volesse fare una prova di come funziona il mental nel tennis gli consiglierei di rivedersi i comportamenti di Safin nella famosa finale degli AO vinta contro Federer ed una partita qualsiasi persa dell’ultimo Safin.

  108. Mauro scrive:

    Stefano, saresti il benvenuto, qui poi ci sono 2 maschietti 97 davvero niente male, uno è convocato costantemente in nazionale, finalista dell’ultimo lemon bowl.

  109. nicoxia scrive:

    Giogas,i miei figli stanno lavorando molto sul controllo dei propri istinti in campo,per non sprecare energie,(SECONDO ME è IL PROBLEMA DEGLI ITALIANI)e rimanere concentrati,anche in allenamento.Loro giocano tutte le palle dubbie,con rammarico del loro allenatore che è più aggressivo,alle palle rubate chiedono solo “com’era?”poi continuano a giocare senza contestare mai.Lo so voi penserete che saranno solo prede da sbranare,ma io ho la convizione che basandosi solo sulla propria forza mentale si possano raggiungere certi risultati,e questa forza non si apprende rubando palle o intimorendo l’avversario,ma sapendolo gestire.Stefano,io sono a Milano.

  110. andrew scrive:

    To Whom It May Concern:

    Questo giugno il Vaffantennis torna nell’Isola di Lussino, all’Hotel Ristorante Capri, per uno stage-svaccamento aperto a ogni genere di pillola-dipendente.

    Il 19 giugno, se accettano Alessandro nelle qualifiche dell’under12 a Padova, saremo appunto a Padova. Quindi, partenza per Velj Losinj, con allegato cane.

    Dal 21 giugno al 30 circa, saremo quindi disponibili presso questo complesso turistico di una bellezza-semplicità particolare, dotato di due campi da tennis in cemento sempre liberi, piscina con rondini affamate plananti a pelo d’acqua, nessun turista, cucina napoletana, prezzi modici. 13 o 14 campi in terra rossa a 5 minuti.

    Programma della giornata:

    Mattino: Corsa in salita nella macchia fino alla cima della collinetta soprastante. Suono della campana della chiesetta, sguardo sul panorama (dalla costa italiana alla costa croata). Corsa in discesa verso la baia sottostante. Bagno.

    Pranzo presso l’agriturismo raggiungibile solo a piedi con animali in libertà. Birra da mezzo.

    Grosse nuotate nelle acque deserte ed eventuali esercizi ginnici nelle aree deserte circostanti

    Ritorno alla base (1h circa). Vaffantennis a volontà presso i campi in cemento deserti e gratuiti, tra fiori e rondini (ullallà).

    Cena presso il ristorante. Caccia alla lucciole notturna (ivi ancora presenti).

    Nota: il vaffantennis è assolutamente gratuito.

    Ritorno con tappa a Trieste per il successivo torneo u12 (solo per scouting).

    Io ve l’ho detto, accada quello che può.

  111. Mauro scrive:

    Federico, ho una domanda per te e naturalmente per chi vuol rispondere.
    Gli appoggi nel dritto vengono ritenuti ortodossi in posizione chiusa aperta e semi aperta, ma mai (per un destro) con il piede sinistro che incrocia e sta per intenderci più a destra del piede destro. Ora, ne rovescio questo invece è invece dai maestri tollerato, come mai?

  112. Nikolik scrive:

    Stefano, ma veramente non comprendo di che cosa ti preoccupi.
    Non è forse tutto previsto e tutto normale?
    Dai, è psicologia spicciola, che tutti sappiamo.

    Chiaramente, i bambini vivono per i genitori, in funzione dei genitori, finchè sono bambini, la vita di un bambino è tutta nei genitori.
    Le passioni dei genitori sono passioni sue, è felice se sono felici i genitori, è triste se sono tristi i genitori, tutta la sua vita è in funzione dei genitori.

    Poi, chiaramente, crescendo, tende ad avere una sua personalità, che sente l’esigenza di imporre agli altri, in primisi ai genitori: vuole affermare la sua personalità, i suoi gusti, le sue passioni, non ciò che piace ai suoi genitori, ciò che piace a lui.
    Se incontra resistenze, ha un metodo: boicottare gli interessi dei genitori. Loro vogliono che giochi a tennis, per loro è importante: bene, io smetto, anzi, meglio, perdo; anzi, meglio, faccio scappare il coach che mi hanno assunto; anzi, meglio, mi faccio squalificare per cattivo comportamento, mi faccio cacciare dal campo. Così capiscono. così capiscono chi sono io, che esisto anche io, che ora sono una persona, distinta da loro, con miei gusti, interessi, hobby.

    E’ il sistema tipico di ogni figlio per far capire ai genitori che sta crescendo come persona: dai, stefano, anche noi lo abbiamo fatto; non con il cellulare, perché non lo avevamo, con i nostri mezzi.

    Di che ti preoccupi? Il tuo ragazzo mostra una sua personalità.
    Si vedrà, quindi, da adesso in poi, se il tennis è una passione anche sua, o solo tua e di tua moglie; se è un suo interesse o no; se è una sua priorità o no. Si vedrà.

    Sai quando accadono disastri? Quando i figli hanno poca personalità e non riescono a ribellarsi ai genitori, a mostrare la loro individualità; da forzati, continuano con il tennis, nonostante sia una passione solo dei genitori e non loro.
    Accade soprattutto alle ragazze, alle donne, che non sempre, per debolezza, riescono a far capire ai genitori che del tennis non gliene frega nulla e che, anzi, lo detestano.
    Accadono, così, i tristissimi casi della Capriati, molto frequenti, in realtà.

    Tutto ok, quindi, Stefano.
    Non ti porre sotto esame come Genitore; non avere dubbi sulla tua qualità di padre; mostra pure sicurezza, che non c’è proprio nulla che non va.
    Nihil novi sub sole.

  113. federico di carlo scrive:

    X Mauro,
    nel diritto moderno, parliamo sempre di un destrimane, per esegire un corretto accompagnamento (follow through) la racchetta deve attraversare l’ostacolo naturale costituito dal busto. Il piede sx dalla parte dx del corpo accentua questo ostacolo nel movimento della racchetta da dx verso sx. Nel rovescio invece, sulla parte sx di un destrimane, il braccio si muove senza l’ostacolo del corpo e quindi l’eventuale incrocio delle gambe in una postazione chiusa è biomeccanicamente tollerata. Spero di essere stato chiaro e di aver risposto esaurientemente al tuo quesito.

  114. andrew scrive:

    Dal sito Federtennis:

    In occasione della presentazione dei mondiali di Beach Tennis spazio anche per l’anteprima del “Max Giusti Team”. ”Questo progetto” - ha spiegato l’attore romano - ”nasce come idea per aiutare due giocatori come Gianluca Naso e Corinna Dentoni i quali saranno investiti di una duplice responsabilità: giocare bene in giro per il mondo ed aprire la strada ad altri ragazzi”. Ci saranno tre centri: a Catania, affidato a Fabio Rizzo, a Milano (Laura Golarsa) e aRoma (Vincenzo Santopadre). ”L’obiettivo è quello di dare ad Under 14 e 16 l’opportunità di diventare campioni offrendo appoggio logistici ed anche, in piccola parte, economico. Non vogliamo sostituire nessuno” - precisa Max Giusti - ”ma voglio usare la mia faccia per dare visibilità. Il tennis è sveglio e bisogna farlo vedere”.

    Si apre la corsa a far parte del Max Giusti Tennis Team. La persona giusta e azzeccata come testimonial del tennis italiano che guarda il futuro.

  115. stefano grazia scrive:

    Oggi la bestia doveva uscire di corsa alle 14.50 per cercare di arrivare in tempo e giocare un torneo che si giocava al Lagos Lawn: organizzo tutto a puntino: l’autista di mia moglie che deposita la Nanny a scuola a Victoria Island alle 13 per poi dirigersi da solo ad Ikoyi che e’ separata da VI solo da un braccio del creek e da 40′ di auto…Il mio Autista invece si piazzera’ alle 15 fuori dal Compound dove e’ sita la Scuola Americana per evitare il traffico. La Nanny deve accompagnare a piedi Nicholas fino all’auto del mio autista (altrimenti la scuola NON lo fa uscire,se non e’ accompagnato da genitori o Nannies autorizzate con tanto di ID Card Magnetica…e comunque ci sono stati recenti kidnapping). Il mio Autista lo portera’ quindi al Ferry dove prendera’ una barca che lo porta di la’ dal creek dove lo attende Chinedu, l’autista di mia moglie (che e’ in Italia: il doppio autista me l’han concesso non perche’ sono chissa’ chi ma in quanto medico). A questo punto passando per Ikoyi dovrebbero arrivare piu’ in fretta, 20′ anziche’ da 40 a 1 h30, dipende dai giorni…
    Bene: alle 15 mi telefona la Nanny che Nicky non e’ ancora uscito, riesco a parlargli, lui dice che sta facendo in fretta, poi mi telefona l’autista al Ferry, infine quello fuori dalla scuola: ma com’e’ che non arrivano? Poi alle 1535 mi telefona la mamma di tamina: ma sta arrivando Nicholas? qui lo stanno aspettando? Richiamo la Nanny e scopro che sono ancora a scuola: Nurlo selvaggiamente.i fronte a un paziente che malato di cuore mi muore fra le braccia (scherzo ma le mie urla si son sentite nella clinica e tutti forse pensavano che mi fosse arrivata la conferma di un caso di Febbre suina…),riesco a parlare con Nicholas che mi dice che e’ stato trattenuto da Mr Phipps che viene subito mandato a fare delle pippe: ma non potevi dirgli che hai un torneo? Ma no, non posso, mi manda a cagare…Ma digli (eccop il genitore modello!) che avevi un appuntamento col dentista!
    Insomma, l’ulcera … Appena messo giu’ il telefono una calma olimpica mi pervade: ottima lezione di vita…Se non arriva in tempo e non gioca, magari constata de facto che se invece di perdere tempo si organizza e scatta fuori per primo invece che per ultimo… Come diceva lo Zio Toni all’agent di Nadal preoccupato perche’ rafa si era mangiato quattro dolci schifezze poco prima di giocare un match (ed era gia’ pro): ma speriamo che gli si blocchi la digestione e vomiti, cosi’ la prossima volta impara… Secondo me anche Zio Toni con Rafa le ha provate tutte e poi gliel’ha data su, tanto quello era comunque un Mostro e vinceva lo stesso…
    Per Something:Mito o Verita’, come ho sempre detto, io non ho certezze: che sia talentuoso (e atletico) me l’hanno detto sempre tutti (the talented italian…lo chiamano da Bollettieri,nessuno mette in dubbio che sia ‘gifted’…) non me lo sono inventato io, e io nemmeno mai mi sono fidato e ho sempre messo din considerazione che me lo potrebbero dire per farmi continuare a sborsare…Ma premesso che il talento conta solo il 10%, se tutti ma proprio tutti, da Zavoli a Bob Brett a Bertino ad Albertini, da Bollettieri a Chip Brooks a Jose’ Lambert, da Margie a Lance a Slump a Nikolas della Vavassori, a vari genitori disinteressati, tutti per indicare che stanno parlando di Nicholas me lo bollano come Talentuoso, allora un po’ ho cominciato a crederci anch’io…Non roccioso, non solido, non mostro di concentrazione, nonrobottino…ma Canaglia e Talentuoso. Ognuno ha le sue croci …
    Massi’, l’ho gia’ detto: quest’estate si parra’ la sua (e la nostra) nobilitade e si decidera’ se ci convenga anticipare d’un anno…Io qui, loro due in Florida. Stiamo preparando tutte le carte e si vedra’. Potrebbe anche perdere tutti i matches al primo turno, onestamente non e’ importante: vogliamo vedere se finalmente gli si accende la passione.
    Una cosa pero’ voglio dire:fino ad ora di perdere per farci rabbia non gli e’ ancora passato per la testa, anzi, il suo problema e’ che vuole talvolta vincere per diritto divino (della serie: come osi tu, miserabile pezzente, solo osare rispondere ai miei magnifici colpi, io che sono il Predestinato, io che son io e tu non sei un c… Cosa che poi contrasta molto col suo essere fondamentalmente Un ragazzo di strada, idolo delle Guardie al Cancello, degli Umili e degli straccioni, unico fra gli expat che scambia frasi in slang yoruba o igbo con autisti, guardie, stewards (Quando passiamo ai Club o anche in Ufficio tutti ci conoscono come i Genitori di Nicholas e ci domandano come staA mia moglie che era venuta in Ufficio a ritirare dei documenti le han chiesto: Lo sai vero che tuo figlio sposera’ un’Africana?). Quindi davvero temo ogni tanto di averlo dipinto troppo negativamente anche se e’ indubitabile che da passive aggressor come fa girare le palle lui, e non solo quelle da tennis, non c’e’ nessuno …
    E’ che questa Fase, passaggio obbligato, ci ha preso in contropiede per tutta una concomitanza di fattori e per il fatto che davvero abbiamo temuto fosse stata esasperata dall’estrema competitivita’ del tennis…Adesso ho capito, mi son convinto, che non e’ cosi’, il tennis non c’entra, e’ solo un fatto di stronzisia tipica del 90%degli adolescenti…. Ci troviamo di fronte a quella fase in cui tuo figlio reagisce come se tu fossi l’ innamorato non corrisposto… Non e’ piacevole, talvolta e’ imbarazzante, e’ successo cosi’ repentinamente e Something voleva mandarmi dallo psichiatra … Credo semplicemente che abbiamo un tipico caso di Reluctant Champion: ce ne sono stati tanti, la maggior parte ha smesso, non ha avuto il coraggio di continuare il cammino attraverso il tunnel di fiamme e sacrifici… Chi continua (Capacita’ di sognare si ma anche Perseveranza nel Sogno) non ha nessuna garanzia ma qualche possibilita’ in piu’ di chi smette si (eheh) … Ma deve decidere lui. A un certo punto a 12-14 anni deve essere lui a decidere. Prima no, l’abbiamo sempre detto: se non li spingi a questi livelli non puoi arrivarci…Ma adesso tocca a lui.
    Che poi potesse smettere noi l’abbiamo sempre messo in conto: e’ una questione di selezione naturale … L’importante e’ poi non voltarsi indietro, qualunque sia la scelta, e continuare a volersi bene.

  116. Mauro scrive:

    Federico ok, tutto chiaro, grazie.

  117. something blue scrive:

    Andrew, dici sul serio?

  118. andrew scrive:

    Mai stato più serio in vita mia…A cosa ti riferisci, Something Blue?

  119. something blue scrive:

    Si apre la corsa a far parte del Max Giusti Tennis Team. La persona giusta e azzeccata come testimonial del tennis italiano che guarda il futuro.

    …. a questo apprezzamento Andrew…

  120. giogas scrive:

    E’ stato un primo maggio strano con gran sole di mattina e tanta pioggia la sera. L’Ambasciata italiana ci aveva consigliato di non uscire di casa per rischio tafferugli, lacrimogeni e idranti ma abbiamo sfidato la sorte trascorrendo una bella giornata di sport tra basket, calcio e tennis . In Turchia il 1° maggio non è un giorno qualunque ma è il giorno della contestazione e…. della repressione. Le forze dell’ordine sono ben organizzate, utilizzano mezzi blindati e perfino gli elicotteri che volteggiano nel cielo per controllare i più facinorosi . Gli “infiltrati” sono i guastatori della festa e ne approfittano per scardinare le saracinesche dei negozi o scagliare sassi contro i distributori automatici delle banche con l’intenzione di demolirli e nella speranza di racimolare qualche lira; la polizia risponde con veemenza. Non mi dilungo oltre nel riferire la squallida cronaca … meglio parlare di tennis e di tornei. Dando uno sguardo al calendario degli under 12 ho scoperto che ben tre tornei europei (di cui uno già giocato) si svolgono ad Antalya, una cittadina balneare nel sud della Turchia. A fine mese ne verrà giocato uno su terra rossa . Ripeteremo l’esperienza già fatta: i miei figli ci saranno, io no. Purtroppo non potrò assistere alla competizione e mi perderò senz’altro qualcosa. I gemelli saranno accompagnati oltre che dalla madre, da un giovane coach turco di mia fiducia. Ho riflettuto a lungo sul da farsi e mi è sembrato che la presenza di un coach locale, oltre che ad essere un riferimento tecnico preciso, potesse aiutare ad affrontare situazioni ambientali sfavorevoli. Il torneo inizierà il 24 maggio. Mia moglie mi terrà informato e potrò scrivere qualcosa sullo svolgersi degli avvenimenti, ma in questo caso non sarò un testimone oculare.

  121. stefano grazia scrive:

    Mmmm…giornate di stanca, sarà che sono tutti a Roma a vedere il tennis giocato e non parlato e che Mad Max è in Croazia…Epperò anche Scanzi che faceva 200 posts in tre minuti è da due gg che non se lo fila nessuno (NESSUNO!!!!) e la penultima volta aveva fatto solo 7 posts…Possibile? Ci siam stufati? Il giocattolo si è rotto? Siamo migrati anche noi tutti su Facebook (come tral’altro mi aveva suggerito mesi fa Nikolic)?Mah, fatemi sapere…Tra l’altro sull’articolo di Scanzi copio e incollo alcune righe che ci riguardano da vicino sia perchè coinvolgono l’autorevole Commentucci e il Figlio di Colui che è l’Unico a Poter Parlare Perchè è l’Unico di Noi ad Esserci Riuscito (a portare il Figlio nei Top 100), sia perchè ci offre l’opinione di Scanzi sullo sbattimento di racchette (opinione tra l’altro da me condivisa e su cui ho spesso scritto perfino pamphlet: ovviamente mi riferisco allo sbattimento di racchette da parte di un pro, cioè di uno che se le compra, non di un ragazzino ).Scrive dunque Scanzi (e chissà che qua, su G&F, non abbia più fortuna in quanto a posts:
    “Fognini, nervoso e deluso, ha reagito male a una (civilissima) domanda di Roberto Commentucci, il D’Annunzio dell’Italtennis. Già questo fa sorridere: un tennista italiano che se la prende con Commentucci, è come Massimo Moratti che reputa insopportabilmente critici gli articoli di Beppe Severgnini. Fognini ha quindi rincarato la dose (anche con chi scrive), sostenendo di aver perso solo per stanchezza e accusando i giornalisti di 1) remare contro, 2) non avere fiducia nei tennisti italiani, 3) avergli cucito addosso l’etichetta di arrogante, 4) fare sempre le stesse domande e 5) bla bla bla.Qualche collega si è risentito, ma non c’è motivo: le conferenze stampa divertenti sono proprio queste. Se non altro Fognini ha carattere, molto più stimolante lui della messa cantata ipocrita - ora noiosa e ora confusa - inscenata dai suoi connazionali. Vincenzo Martucci della Gazzetta dello sport gli ha chiesto di promettere di non spaccare più racchette, ma è un falso problema: se serve per vincere, che male c’è? E’ un reato? Lo faceva anche Ivanisevic, lo fa ancora Safin (che perde, ma è un altro discorso). E’ tennis, non un convento.Il problema vero è un altro: ammesso e certo concesso che un giornalista è spesso banale di default, le domande sono sempre uguali perché è la realtà a essere sempre uguale. Da trent’anni. Se uno perde, cosa gli devi chiedere? Se in tutto il 2009 è capitato solo una volta (a Montecarlo) che gli italiani abbiano superato due turni di fila, è colpa della stampa? Se da Barazzutti in poi non si è più visto un top 17, è un complotto dei pennivendoli? Se Fognini alterna belle giocate a improperi e svaccate plateali, va per questo definito “oxfordiano”? Oltretutto non si capisce cosa ci sia di urticante nel chiedere, gentilmente, cose tipo: “Perché gli italiani vanno sempre fuori nei primi turni?” o “Cosa vi manca mentalmente?”. Non è lesa maestà: è certificazione dello sfacelo.Fognini vorrebbe domande diverse, ma quando qualcuno - Federico Ferrero - ha provato a fargliele (musica, cinema, libri, tivù, politica, mondo), la sua risposta sistematica è stata: “”Mme ne frega gniente”. Scriviamolo una volta per tutte: spesso le interviste ai tennisti italiani sono stitiche perché probabilmente c’è più vita su Marte. A Fognini ho augurato buona fortuna, perché è un buon tennista e un bravo ragazzo. I litigi con la stampa fanno bene a tutti, inutile essere permalosi. Interrompono lo sbadiglio. Gli auguro di togliersi presto soddisfazioni e sassolini dalle scarpe, ma per ora il coltello non lo impugna certo dalla parte del manico. E i suoi j’accuse non somigliano a quelli di Zola - inteso come scrittore, Fabio, non come calciatore. Ultimo appunto di questo ciclopico post.”
    Su, Roberto, raccontaci cosa è successo …

  122. stefano grazia scrive:

    Per il resto Nicky è in finale in un torneo nazionale nigeriano U12 giocando ieri 3 matches (formula 1 set) e dovrebbe vedersela contro un dubbioso sospetto U12 (si faceva passare per U10 e pare ne abbia 13 o 14) ma comunque è il numero uno in Nigeria e ha già battuto Nicky 9/7 (formula Long Set) in un torneo precedente. In Practice da allora si rifiuta di giocargli contro e concedergli la rivincita per paura di perdere lo Status di Numero Uno al Club (prima avevano giocato solo 2-3 sets, match vicini…Se ricordo bene Nicholas gioca meglio e controlla il gioco ma l’altro,più alto e più pesante, rimanda tutto e non perde mai la calma). A parte questo ieri si è comportato molto bene giocando alla pari anche nell’U16 dove ha perso si 61 ma andando sempre ai Deuce e icredibile, controllando lo scambio, mandando l’avversario di qua e di là, costringendolo in difesa, facendo i punti migliori, giocando i migliori scambi e magari sbagliando si ma dopo uno scambio prolungato…Soprattutto non perdendo mai la calma. In semifinale U12 ha poi giocato un match molto interessante e molto diverso contro un bambino di stazza simile alla sua da lui sconfitto 60 in un match amichevole al National stadium (che io non avevo visto) ma che stavolta gli hadato molto filo da torcere: il problema era che siccome costui era una palletta incredibile che rimandava tutto sia di dritto che di rovescio, spesso tagliati ma profondi, Nicky pur continuando a controllare lo scambio infarcendolo di Bradenton-Las Vegas (cioè in pratica facendogli fare il tergicristallo) non si fidava ad entrare dentro il campo ed accorciare e così assistevamo a scambi anche belli di 10-15 colpi e alla fine l’errore era inevitabile… Dopo essere andato 2/0 ed qualche errore di troppo e si insinuava un po’ di nervosismo e frustrazione: ancora in vantaggio 3/2 perdeva i due games successivi e sotto 3/4 faceva il Djokovic e chiedeva di andare in bagno: tornava caricato dopo essersi messo la testa sotto l’acqua (mi ha raccontato poi) e vinceva i due games successivi,l’ultimo al termine di scambi estenuanti uno dei quali credo superiore ai 30 scambi (ma non solo pallette, eh1 diagonali a tutto braccio,recuperi, destra-sinistra…). In mezzo anche un siparietto con l’arbitro (col quale aveva litigato PRIMA di cominciare perchè obbligato ad usare la maglietta dello sponsor che per lui era troppo grande e gli dava fastidio…Poi aveva chiesto scusa ma prima era stato a un passo dal default): nel siparietto e in un momento di grande tensione l’hovisto però sorridere e scherzare (anche l’arbitro) il che è stato davvero un buon segno…5/4 e al cambio l’avversario singhiozza, è prossimo al pianto: l’arbitro gli parla, il bambino si porta al suo posto…ma non c’è più. Non è più in partita. Incredibile: prima non sbagliava mai, adesso non la mette di là…The Great MeltDown Match, come l’ho chiamato poi in salastampa (scherzo: nelle chiacchere da bar a fine match)… Addirittura poi fa 3 doppi falli…Poi continua a sparacchiare o a non correre…Un vero e proprio Tanking da esaurimento nervoso… L’arbitro ha pietà (o ne è disgustato) e lo squalifica sull’8/4… Sul 3/4 credevo la partita fosse finita per crollo nervoso di Nicholas e cecità strategica…invece ha avuto ragione lui, è rimasto lì a remare, l’ha mandato in tilt… Non l’avrei mai creduto possibile…
    Vabbè, poi ne abbiamo parlato,di strategia e altre cose, vediamo cosa succede oggi… Ho altre cose da raccontarvi ma più tardi, ora tocca a voi.

  123. Elettra scrive:

    L’armata Brancaleone è tornata dai campionati mondiali studenteschi in Belgio e le ragazze hanno ottenuto un eccezionale 7° posto su 15 nazioni.
    Il livello del torneo era molto alto, under 16 livello medio tra la II e la III categoria, con punte impressionanti Germania e Cina, Marta mi diceva che la numero 6 valeva almeno un 2.5..
    Le altre nazioni portavano le squadre dei centri di specializzazione sportiva che hanno anche la High School, da noi non esistono e quindi avevamo la 1 la 2 e la 3 competitive, mentre la 4 era una 4.4 distratta da altro e la 5 e la 6 erano degli N.C.. e pure scarsi.
    Abbiamo perso nei quarti contro l’Inghilterra la cui numero 6 valeva un 4.1. ed in questo caso i doppi non sono riusciti nel miracolo.
    L’evento era organizzato benissimo, i ragazzi alloggiati in un centro sportivo sul lago, spettacolare, sfilata delle nazioni, spettacoli, insomma le olimpiadi dei piccoli, nulla a che vedere con i nostri campionati studenteschi.
    La federazione ha trattato molto bene i nostri atleti, pagando la trasferta e fornendo l’accompagnatore, il medico e le divise della nazionale, nulla da dire.
    Il problema è il sistema scolastico in questo caso, non certo la federazione, varrebbe la pena di giocarseli al meglio con una squadra omogenea per livello e motivazioni come nelle altre nazioni, anche perchè per le agoniste era un torneo importante per le altre una bella gita scolastica in cui andare a dormire tardi e sfoggiare il vestito della festa piuttosto che la tuta della nazionale.

    Ha vinto la Germania sulla Cina.

  124. Stefano Grazia scrive:

    Bravi Giogas ed Elettra: le vostre pennellate secondo me danno un-idea (a chi come me non ce l’ha) di quel che succede…io ovviamente vi posso raccontare delLM ERICSSON NATIONAL JUNIOR TENNIS CHAMPIONSHIP che si sta tenendo qui di fronte a me sul Centrale del Lagos lawn e la cui organizzazione farebbe raccapricciare il Parroco dell’Oratorio di un paesino di campagna, ma in fondo non puoi assolutamente arrabbiarti o fare lo schizzinoso perche’ in fondo se non si dessero da fare qusti 4 scocomerati (e comunque un paio di scolaresche a riempire gli spalti ci sono), non ci sarebbe che il Grande Nulla …Ho perso mio figlio che mi sembrava piu’ interessato a fare il figo con l’ipod che a riscaldarsi e sono venuto qui su una tribunetta a vedere se c’e’ qualcuno on line: stamattina nonostante tutti i buoni proponimenti abbiamo toccato per l’ennesima volta il fondo ma sembra dunque che questo su e giu’ per la val camonica sia destinato ad essere il leit motiv di una lunga lunghissima estate… ora come ora non ho voglia nemmeno di essere qui e non ho nemmeno voglia di andare con Nicholas da Bollettieri (biglietti gia’ acquistati…E’ questo il problema: che devi sempre comprare e prenotare uno o due mesi prima …e in quei due mesi succede di tutto!) Fra i miei appunti c’erano alcune cose interessanti su cosa sia allenarsi,giocare,spostarsi, competere in un paese africano (volgarissima ma gustosa aneddotica) e magari stasera saro’ del mood giusto…Per il momento sono qui e mi sto domandando chi sono, da dove vengo e soprattutto dov’e’ che sto andando …

  125. stefano grazia scrive:

    Vedo che in questo long week end son rimasto ormai da solo,nemmeno quattro gatti, e me le canto e me le leggo, ed è un peccato perchè molte delle cose che volevo scrivere hanno ormai perso d’attualità ma sento il bisogno dopo averne dette di cotte e di crude sul parto dei miei lombi, di invertire almeno oggi la rotta e spendere qualche lode per quello che ha combinato oggi perchè oggi per un momento ha ‘corso a vedere il colore del vento’…No, non ha vinto, ma vi fosse stato uno Scout dell’Img o della Nike non vi sarebbero stati dubbi su chi dei due avrebbe attratto il loro interesse…Da una parte un presunto 12enne, reo confesso (l’anno scorso ha detto di avere 13 anni…), pallettaro quasi schifoso, svirgolatore di palle, molto solido mentalmente, gran consistenza e bravo in un paio d’occasioni a cambiare tattica scendendo a rete al seguito di moonball esasperati, dall’altra invece un bulletto arrogante ahimè alla Djokovic nella postura e nella personalità (mischiata a Murray e Hewitt), con l’intenzione di fare il gioco e comandare lo scambio. Ha perso 64 46 46 con possibilità di vincere il secondo e gran rimonta da 14 a 4/4 e diverse palle per il break in un game durato parecchi minuti e rimontato da 40-0 per l’avversario… Il gioco e i migliori punti (winners immediati o grandi colpi al termine di scambi prolungati) li ha fatti lui…Perchè non ha vinto? Perchè non è entrato sufficientemente dentro il campo o perlomeno non lo ha fatto sempre e costantemente: a questi livelli e con 35 kili di peso per quanto tu sia aggressivo la velocità della palla non ti permette di fare sempre il punto da fondo:l’avversario se corre riesce spesso a rimandare di riffa e di raffa la pallina Nicky non sbagliava molto e tirava forte ma se non faceva il punto entrava nella trappola moonballistica dell’altro che comunque tristo non era: il problema è di potenziale e di margini di miglioramento…Nicky ha già il gioco che gli permetterà forse di vincere domani, l’altro ha solo il gioco che gli permette di vincere oggi (e infatti è il numero 1 U12 in Nigeria (ma come abbiamo visto non ha nemmeno 12 anni, ma sicuramente uno o forse anche due di più) ma molto difficilmente potrà vincere fra gli U14 dove la palla comincia a viaggiare un po’ più forte…tra l’altro curiosamente se la palla viaggia più forte Nicholas può appoggiarsi e generare più potenza ed anche più vincenti… Ma nessuna scusa: oggi ha vinto il più forte, ma alla fine del match (giocato tra l’altro di fronte a 2-300 persone, spesso schiamazzanti, al club dove si allena l’altro ragazzino, quindi con tifo avverso almeno da parte di scolaresche educate a fare il tifo per l’homeboy)alla fine del match i reporters erano tutti coi microregistratori sguainati sotto il muso di nicky (che dopo avermi fatto segno disperati di scendere se la cavava benissimo,come potete sicuramente immaginare…)mentre il vincitore, dopo aver incassato l’abbraccio dei ballboys (che fanno parte del suo team) non se lo filava proprio nessuno … Ma vittoria o sconfitta, a parte la strategia sbagliata, quello che è stato importante è stato aver giocato tre ore sotto il sole africano e in una bolgia, aver rivissuto le emozioni e le sensazioni da grande torneo, aver giocato bene e con cuore…Notate che era partito a palla: 4/0 seppelendolo di vincenti tanto da indurmi a pensare: se vince 60 61 non posso far altro che andare da lui e dirgli: guarda, hai ragione tu, inutile che io ti dica di far questo o quello, d’ora innanzi comandi tu…E ho sperato di poterlo dire. Ma ripeto, la cosa più bella è stato vedere che tutto sommato pur avendo bisticciato diverse volte con l’arbitro (un paio di volte aveva ragione:una chiamata dubbia e un errore nel punteggio, fortunatamente poi corretto: aveva vinto il game e l’arbitro si era sbagliato e l’avversario faceva lo gnorri…fino a che il pubblico non lo ha costretto a correggersi) e col pubblico reo di disturbare durante i punti (aveva visto Djokovic arrabbiarsi e chiedere l’allontanamento di quello che gli aveva fatto fare doppio fallo nel primo set e ha chiesto anche lui l’allontanamento di un paio di ‘facinorosi’), pur spaccando i maroni all’avversario andando sempre ad asciugarsi con l’asciugamano ad ogni punto, alzando il braccio per chiedere tempo ad ogni servizio (epperò ad un doppio fallo dell’avversario su un punto cruciale gliel’ha fatto ripetere perchè aveva alzato il braccio…quindi onesto) e pur balzando con dei c’mon -allez! ad ogni grande punto o punto importante (compresi i doppi falli dell’avversario) e quindi pur con una deprecabile spudorata volontà di vincere anche con i mind games e non solo in virtù del proprio tennis (immancabile la Djokviciana sosta in bagno nel mezzo di un set), oggi Nicholas si è comportato molto bene sia in campo (mi pare non abbia mai sbattuto la racchetta,per esempio)che dopo la sconfitta. Si, dopo mi ha detto che era incazzato per la sconfitta, ma non l’ha fatto vedere…Neanche con l’avversario: gli ha fatto un pat pat sulla spalla e poi si è subito rasserenato vedendo che i giornalisti facevano capannello intorno a lui…(Una è venuta anche da me…Ho detto che ero molto orgoglioso di mio figlio, che sicuramente in Africa ci sono tanti ragazzini talentuosi ma ahimè gli insegnano un cheap tennis buono solo per vincere oggi, e che purtroppo essendo il tennis sport troppo costoso questo va ad inficiare le loro possibilità perchè per esempio anche oggi l’occasionale sponsor che si fosse trovato a passare per caso non avrebbe avuto dubbi su chi investire per il futuro…lo so, poco elegante, ma quando ce vo’, ce vo’…No excuse, ho ribadito (mi chiedevano se giocare in casa dell’avversario avesse influito): chi ha vinto oggi, oggi è il più forte ma il gioco di chi ha vinto oggi, non gli permetterà di esserlo domani… Nicholas è andato avanti a parlare ai microfoni per quasi mezzora: a un certo punto l’ho perfino sentito dire che il suo sogno, anzi il suo obiettivo, è vincere i 4 slams nello stesso anno per poter così essere considerato the Goat…(e finire oggetto di discussione su questo Blog, presumo…)
    MA-ASCOLTATEMI BENE, SIGNORI DEL BLOG-QUESTA FINALE MI HA PERMESSO STASERA PRIMA DI ANDARE A LETTO,col sottofondo di una pioggia scrosciante DI FARE UN’IMPORTANTE SCAMBIO DI BATTUTE…Nicky stava già per infilarsi a letto (ci eravamo rivisti The Matrix e si era ovviamente addormentato…) e preso da improvvisa illuminazione sono tornato in camera sua per chiedergli se quelle sensazioni, quella scarica di adrenalina, quel complesso di situazioni, emozioni, farfalle nello stomaco…che cosa aveva provato? era una cosabella? La gente, i giornalisti, ma soprattutto…the fight…Com’era? e lui: bello, anche se a un certo punto può prendere due direzioni, fai un bel colpo e poi ne fai 2-3 altri bene…poi sbagli, e tutto diventa così ‘tense’…
    SI, MA, insistevo io, com’era nel suo insieme? Lascia stare se hai vinto, se hai perso… son cose che vorresti ripetere?
    Si, vorrei rigiocare subito, ma non così ,domani…IN UN TORNEO.
    Ecco, dicevo io: e dei tuoi amici, di quelli alla scuola, di quelli col cellulare e facebook, c’è qualcuno che può capire, c’è qualcuno che può provare le stesse cose, c’è qualcosa che può equipararsia tutto questo’
    No, non c’è……solo Alex (il suo amico dello Strategy Program)da Bollettieri…
    Certo, solo un altro sportivo può capire cosa provavi, può immaginare il miscuglio di sensazioni, il piacere esaltante che può dare solo la competizione ad alto livello…Per intenderci: in torneo…non deve essere necessariamente tennista,chiaro, anche se lo sport individuale è sicuramente diverso dagli sport di squadra…Ma vedi, di amici fuori dal tennis o dallo sport ne puoi, ne devi avere…Ma non lasciarti fuorviare, tradire… non potranno mai capire, non potrai mai condividere con loro… E comunque… Tutto sta in te, devi capire se quello che hai provato oggi è valso la pena, se quello che hai provato oggi lo vuoi riprovare ancora, se merita il sacrificio di ore d’allenamento, di drills pesanti e monotoni, di noiose e demotivanti partite con me e tua madre,il tutto per poter essere sempre più pronti, per poter migliorare, per poter provare le stesse cose anche da vincitore …Se tuutte queste cose che hai provato oggi sono più esaltanti, importanti, piacevoli di passare delle ore a ciondolare al muretto, al mall, allo shopping center…”Cosa fate? Usciamo con gli amici a vedere le vetrine, a chiaccherare, a sognare di fare il grande Fratello, la Fattoria, L’isola dei famosi (ma famosi dove?) …” Ricordandomi di uno dei pochi brutti film di Ridley Scott, 1492, quando Depardieu-Colombo dice a Armando assante-Sanchez: alla fine fra me e te c’è una differenza e nessuno potrà mai cambiarla: I DID IT … YOU DIDN’T, gli ho detto abbracciandolo e baciandolo sulla testa la stessa cosa: Nicky, tu oggi eri lì, c’eravate solo voi due, nessun altro di tutti gli U12 del paese: YOU DID IT, nessuno dei tuoi amici l’ha fatto,era lì, tu si…
    Le altre cose (l’allenamento mattutino andato in vacca, il fatto che non si sia alimentato bene, il fatto che alla fin fine siamo sempre lì a dire le stesse cose…e anche il fatto che deve fare in partita quello che in allenamento gli riesce benissimo…Per esempio io, che mi becco 61 61 da Nicky, probabilmente oggi avrei vinto) tutto questo lo lasciamo a domani…oggi andiamo a letto felici e tranquilli: abbiamo ritrovato La Canaglia, il Jungle Boy, il ragazzino che vuole più di ogni altra cosa diventare un campione … Che lo diventi o meno non è dato di sapere ora ma francamente..me ne infischio, disse Rhett Butler e oggi lo dico anch’io:frankly dear, I don’t give a damn!

  126. giogas scrive:

    Le previsioni meteo in Italia erano abbastanza favorevoli per il lungo week end all’aria aperta e molti frequentatori del blog sono probabilmente in giro per tornei, logico che siamo in quattro gatti. Ricordo che qualcuno scrisse… è ora il momento di far parlare le racchette…Ho letto con attenzione il tuo ultimo post, congratulazioni a Nicholas che non solo ha giocato bene ma si è comportato in modo esemplare. Il rapporto padre-figlio nel dopo gara, il fraseggio durante la notte prima di andare a letto, le domande, le risposte …mi è piaciuto tutto. Comunque vada è un rapporto solido che non potrà essere messo in crisi dalle fasi dell’inevitabile difficile adolescenza. Il ruolo dei genitori è quello di trasmettere dei valori, basi educative che consentono ai nostri figli di “volare” da soli . Certo, forse un giorno potremo recriminare sul passato, ma di non d’aver dato tutto ai nostri figli, attimo per attimo, giorno dopo giorno, ed è bellissimo esserne ripagati nell’affetto e nelle gioie. Ci saranno anche le delusioni, gli attimi di rabbia, i momenti di difficoltà, ma niente potrà cancellare dalla mente dei nostri figli “l’imprinting” che abbiamo contribuito a consolidare.
    Passando alla cronaca sportiva, mi confermi di quanto sia difficile per chi ha buona tecnica giocare contro il meno talentuoso o il “pallettaro” di turno; questo mi conforta e conferma la frase ricorrente che ..non importa vincere oggi …mi è piaciuto anche quella “pacca” sulle spalle dell’avversario che sembra voglia dire “Ok hai vinto tu, ma io sono il più forte..” la consapevolezza dei propri mezzi io credo che in Nicholas ci sia tutta, ti auguro nella prossima estate che qualche piccolo sogno possa concretizzarsi con esiti favorevoli nei tornei programmati. In Austria ci saremo anche noi. Io sono sempre alle prese con le “fatiche di Ercole” ovvero riuscire a trovare il tempo e le condizioni per far allenare i gemelli; ieri ho dovuto spostarmi per decine di km a causa della pioggia, per trovare un campo coperto in cui far allenare i miei figli con il maestro francese. E’ stata comunque un’ora proficua ed intensa dopo due settimane di interruzione. A conclusione il maestro mi ha manifestato la sua soddisfazione: tecnicamente sono già ad un buon livello. Concordo, ma permangono comunque dei problemi. I gemelli sono fisicamente differenti: uno è più alto e robusto e l’altro più minuto ed apparentemente più gracile; quest’ultimo utilizza una presa western che lo penalizza enormemente a causa degli sforzi per inviare la palla con potenza al di là della rete: l’effetto di movimento che dà alla palla in verticale attenua la velocità di spinta in orizzontale ed anche il movimento rotatorio del corpo è a volte un po’ troppo anticipato rispetto a quello delle spalle, insomma la spinta sulla palla non risulta abbastanza efficiente . Essendo più piccolo compensa in velocità ma questo non basta. Ho chiesto se era il caso cambiare il tipo di impugnatura ma il maestro mi ha risposto di no perché ci vorrebbe troppo tempo e non ne garantirebbe il successo. Egli ritiene che quando il suo fisico migliorerà irrobustendosi adeguatamente (e questo potrà avvenire nei prossimi 2-3 anni) la situazione cambierà. L’altro gemello sta migliorando di giorno in giorno, sbaglia pochissimo, e ed ha una presa tale da consentirgli di spostare in avanti e sulla palla la spinta del corpo, con il risultato che la palla viaggia veloce e potente; deve appena perfezionare il movimento del polso per evitare qualche palla lunga e modificare leggermente l’apertura per colpire in modo efficace palle alte. Ha anche una variante di colpi ampia e gioca in modo elegante. Purtroppo fin’ora ha dimostrato, nelle poche partite giocate (al contrario del fratello), poca concentrazione e grinta. Oggi il sole brilla e nel pomeriggio è programmato un allenamento con “adulti di passaggio” nel campo da tennis dell’hotel .. speriamo di trovarci Djocovic (ma che dico!! E’ a Roma a giocarsi la finale)

  127. daniela scrive:

    Anch’io, come Stefano Grazia, ho amato molto il film “Sotto scacco” (in lingua originale “Searching for Bobby Fisher”), mentre invece non sono poi rimasta così impressionata dalla Valle di Elah, e men che meno avrei pensato di applicare al tennis quella scena finale, o, se non in casi eccezionali, evocare la vicenda di Davide e Golia per una partita di tennis di un bambino. Dall’altra parte, infatti, ci sarà non un gigante, ma un altro bambino, per una gara agonistica, lottata fin che volete, ma non per una guerra. C’ un film di Patrice Leconte, neanche tanto bello, ma che ha ad un certo punto una sequenza di tennis, e una frase rassicurante, almeno per me. Il protagonista dice alla sua compagna:- Quando vedo due ragazzi in calzoncini corti correre dietro per ore ad una pallina, non so bene perchè, ma mi sembra che niente di male debba succedere al mondo-. Non la guerra, quindi, ma la serenità, la salvezza.
    Torniamo a “Sotto scacco”, e a quella frase bellissima che il protagonista dice all’avversario sulla carta favorito, ad un certo punto della partita:- Hai perso, ma non lo sai ancora- Mi è sembrata, questa sì, emblematica per il tennis, per quella partita che uno ha nella testa, che deve avere nella testa: non il distruggere l’avversario, irridere l’arbitro, ma visualizzare il campo, sapere sempre dove sia il campo, dove andrà a finire la palla.
    La frase del bambino mi ha ricordato la lettura che Gianni Clerici ne ” I gesti bianchi” fa di una partita di tennis, nel senso di quel match invisibile che uno spettatore non vede, ma che sente solo chi è in campo, se sa cogliere il momento in cui avverte che il colpo dell’altro si fa più debole, e che ha instaurato qualche dubbio nella sua testa. E’ il momento in cui sente di poter capovolgere il corso dell’incontro, ancora prima di quello che i commentatori possono esprimere con ” La partita è girata”.
    Vedere il campo…lo diceva ieri sempre Gianni Clerici su Nadal, che sa sempre dov’è il campo. Come non ricordare allora ” La leggenda di Bugger Vance” , il film sul torneo di golf con Mark Damon: anche lì l’angelo-Will Smith consiglia, prima di lasciare il suo assistito, di avere sempre nella testa il suo campo, e naturalmente ci sarà il colpo vincente.
    Proprio invece su genitori-cinema e tennis, invece, provocatoriamente, consiglio la visione de ” La stanza del figlio” di Nanni Moretti, in quelle scene dove è il padre sugli spalti, più che il figlio in campo, a volere di più, più aggressività, più voglia di vincere, più guerra ecc., ed il figlio che ha perso a rincuorarlo…Non mi sembra proprio il caso di Nicholas, che di aggressività, da quel che ho capito ne ha da vendere, però, può servire: chissà, mi sono sempre chiesta, a volte esternare molto in campo, protestare, rompere racchette ecc.può essere segno di una debolezza, non di una forza di carattere, di una tempra da campione.
    E’ una mia idea, e sarà qualcosa di strampalato, ma l’ho spesso collegato alla paura di stare soli, di affrontare da soli la partita, e che si abbia bisogno di coinvolgere gli altri: arbitro, spettatori, avversari. Il dialogare con se stessi, in silenzio, e con il campo, credo sia la cosa più difficile.

  128. francesco sansone scrive:

    Per Federico di carlo .Ti sbagli Personal Full name is Carlos Moya Llompart… Began playing tennis at age six… Writes left-handed… Parents, Andres and Pilar… Enjoys video games and travels with his Play Station and Minidisc and also enjoys music of U2, Bon Jovi and Queen… Involved in local charity efforts in his hometown of Mallorca… Has a 20-7 career Davis Cup singles record in 15 ties… Donated his first prize earnings of $52,000 after winning Chennai title on Jan. 9, 2005 to tsunami relief efforts… Coached by countrymen Jofre Porta and Joan Bosch http://www.tennis-warehouse.com/player.html?ccode=CMOYA

  129. francesco scrive:

    x federico di Carlo

    Ti ringrazio per la tua risposta , riguardo la PNL , io riesco a dialogare bene con Marco se rapporto tutti i discorsi a un certo trenino Thomas , che Marco adora .
    Forse questo vulo dire trovare un canale di comunicazione ?
    Invece per Matteo ancora non sono riuscito a trovare il canale adatto

  130. francesco scrive:

    Dai vostri commenti sulle partite inizio a pensare che il nostro modo di affrontare il problema di creare un campione forse è sbagliato.
    Io penso che se da piccoli si faccia assimilare l’idea che il fine della partita di tennis è quello di VINCERE NON QUELLO DI GIOCARE BENE , poi il modo in cui l’allievo riuscirà in questo compito sarà la sua sfida.
    Di giocatori che giocano in modo perfetto ma che non hanno vinto niente , il mondo è pieno , io inizio a preferire giocati tipo SANTORO ,
    Chiaramente la tecnica è importante ma una mentalità vincente può portare a risultati migliori , la frase hai vinto tu ma il mio gioco mi permetterà di raggiugere risultati migliori mi sembra più giustificazione per una sconfitta

  131. federico di carlo scrive:

    x Stefano,
    si racconterebbero molte partite in meno sul tennis se da una parte del campo non ci fosse un pusher e dall’altra parte un rocker. Battere un pusher non è cosa semplice e molte volte, anche ad alti livelli nel femminile non ci si riesce. Direi che il fenomeno avviene per due motivi, uno tecnico ed uno mentale. Il problema tecnico è che la lentezza della palla del pusher ti obbliga per essere aggressivo a colpire la palla in anticipo (dunque giocando dentro al campo come dicevi giustamente) ma ad avere una velocità di gambe maggiore. In un altro post avevo già scritto che la velocità di gambe è inversamente proporzionale alla velocità della palla. La lentezza della palla obbliga poi ad eseguire un gesto tennistico perfetto dal momento che non è possibile “appoggiarsi” sul colpo dell’avversario. E’ per questo motivo che spesso i rocker vincono il primo set e conducono il match fino a quando hanno energie e freschezza psico fisica. Nel momento però in cui questa freschezza cala e la mente del rocker invece di mantenere la sua velocità si adatta a quella del pusher, credendo di poter vincere anche così, comincia un graduale declino. Nel momento in cui il ritmo dei colpi e della partita si adegua a quello del pusher, il pusher, ovviamente, ha il sopravvento. Qualsiasi sia il risultato dopo una partita con un pusher, se si è scesi al suo livello, è fondamentale un allenamento post partita per ritrovare il ritmo e la mentalità normali per non inficiare la propria sicurezza nei colpi e nel proprio tennis

  132. federico di carlo scrive:

    x Francesco,
    “Donated his first prize earnings of $52,000 after winning Chennai title on Jan. 9, 2005 to tsunami relief efforts”
    Temo che i 52,000 euro vinti da Moya fossero i primi soldi vinti nella stagione 2005 e non quelli vinti in assoluto all’inizio della sua carriera tennistica. Non ho modo di verificare statisticamente ma a memoria stiamo parlando di un giocatore di vertice che di soldi in carriera ne ha vinti tanti.

  133. federico di carlo scrive:

    X Daniela
    “chissà, mi sono sempre chiesta, a volte esternare molto in campo, protestare, rompere racchette ecc.può essere segno di una debolezza, non di una forza di carattere, di una tempra da campione.
    E’ una mia idea, e sarà qualcosa di strampalato, ma l’ho spesso collegato alla paura di stare soli, di affrontare da soli la partita, e che si abbia bisogno di coinvolgere gli altri: arbitro, spettatori, avversari. Il dialogare con se stessi, in silenzio, e con il campo, credo sia la cosa più difficile”.

    Tutte le esternazioni verbali e non verbali di insicurezza su un campo da tennis (e sicuramente quello del rompere una racchetta in campo è sicuramente il più eclatante) sono da considerarsi senza se e senza ma un segnale di DEBOLEZZA caratteriale. Sicuramente, come ho avuto modo già di scrivere in un mio post indirizzato a Stefano, determinano delle alterazioni fisiologiche (e Stefano che è dottore potrà essere ancora più specifico) nel corpo che il giocatore va a pagare in termini di risultati nel campo prima o dopo.
    Nella partita di tennis si è uno contro uno, carattere contro carattere; colui che è in grado di tirar fuori il meglio da se stesso un po piu dell’altro vince. E per concentrarti su te stesso non puoi far attenzione all’arbitro, agli spettatori e a quanto succede fuori. Sei solo tu ed il tuo avversario.

  134. federico di carlo scrive:

    X Francesco,
    il trenino Thomas è un racconto, un trenino che lui può maneggiare o un’immagine su di un libro? In altre parole, tuo figlio è attratto dalle tue parole, dalle sue emozioni maneggiando il treno o dalle immagini che vede del treno?
    Questo è cio che intendo per canale comunicativo.
    Devi cercare di capire come funziona anche per il suo gemello. Se è gia in grado di interagire con delle domande che gli poni, fai attenzione al movimento oculare durante la risposta. Facendo riferimento ad un buon testo di PNL potrai capire se il suo canale comunicativo preferito è visivo, uditivo o cenestesico.

  135. stefano grazia scrive:

    Credevo, Daniela, fosse chiaro il riferimento a The Valley of Elah (che confermo: secondo me e’ un bellissimo struggente disperato film). Nel fim il riferimento non e’ al fatto che Davide combatte il Gigante (quello potrebbe essere un riferimento valido per Justine Henin contro la Big Babe Brigade), ma al fatto che nella Valle di Elash viene mandato a combattere un soldato che e’ anbcora un ragazzino…Cosi’ come in Vietnam e in Iraq e in tutte le guerre sono spesso partiti a fare la guerra ragazzini ((per un ideale, per un amore finito male…De Andre’)non ancora maturi per sopportare i traumi della guerra…Questo e’ il tema di sottofondo del film ed e’ per questo che si chiude (prima che Tommy Lee Jones innalzi la bandiera col segno del pericolo)con la mamma che racconta al bimbo la storia della Valle di Elah e col bambino che le chiede perche’…
    Allo stesso modo io mi domandavo: se noi mandiamo dei bambini a fare sport agonistico in eta’ precoce e se e’ vero che lo sport agonistico e’ la metafora della guerra, se noi siamo ‘costretti’ (per modo di dire) ad anticipare i tempi dell’agonismo per far fronte a The Others (gli Altri sono sempre i Cattivi, noi siamo i Buoni, siamo costretti a fare cio’ che facciamo altrimenti Hitler invade la Polonia o Saddam lancia i gas sui Curdi, ed e’ vero che entrambi l’hanno comunque fatto), non sara’ che certi equilibri psichici nei bambini vengano alterari? Come facciamo a dirgli Rispetta l’Avversario, non sbattere la racchetta, divertiti (cose che comunque noi gli diciamo) e poi Combatti, Occhi di Tigre, Tira fuori i cojones, kill the bitch!(l’in-famous urlo del padre della Pierce), etc etc etc… senza che poi qualcosa nel carattere ne venga in un modo o nell’altro influenzato?
    Ma la mia non era un j’accuse, semmai una semplice considerazione-constatazione…
    Come diceva Jack Nicholson in quell’altro grande film A Few Good Men:
    D’you wanna know the truth? YOU CANNOT HANDLE the truth…Nel Grande Waltzer dell’Ipocrisia che circonda il Junior Tennis Circus ‘per quanto voi vi crediate assolti, siete lo stesso coinvolti …’

  136. something blue scrive:

    Pietà….

  137. stefano grazia scrive:

    francesco, il fine ultimo in una partita di tennis e’ ovviamente sempre cercare di vincere e io l’ho sempre scritto denunciando l’antica menzogna dello sport: l’importante e’ partecipare..No, l’importante e’ partecipare cercando di vincere. Cercare di vincere e’ sempre importante ma non e’ la cosa piu’ importante a livello U10-12-14, per una semplice ragione di peso della palla, di diverse stazze, di diversa maturita’…Vincere giocando da pallettari e’ molto piu’ facile fra gli Junior e fra i Tristonazzi nc…In quest’ultima categoria, avendo tutti un glorioso futuro DIETRO le spalle, direi che quel che conta e’ il risultato e basta. O meglio: divertirsi e poi il risultato. Fra gli Under, oltre a divertirsi, conta molto come giochi perche’ di pallettari che vincevano giocando da pallettari incapaci poi di passare ad un altro gioco son piene le fosse. Quanto al famoso Magician, Santoro, siamo tutti d’accordo, ma non credo sia mai entrato nei Top 20 e se da un lato e’ un idolo e un’icona e Safin dopo averci perso 5 volte di seguito alla preima vittoria ha stappato lo champagne, faccio fatica a credere che un bambino di 12 anni cresca nel suo mito, avendo santoro come idolo (ieri tra l’altro mentre ci rilassavamo giocando a golf mio figlio diceva: se io devo giuocare a tennis per diventare come Volandri, smetto…
    E’ un bambino di 12 anni, ma nel suo piccolo ha ragione (poi magari se raggiungesse gli obiettivi di Volandri o Starace, ma a 12 anni gli obiettivi non possono essere quelli. O di diventare Santoro. Lui vuole vincere 4 slams in un anno solo. )

  138. stefano grazia scrive:

    Dimenticavo: No, l’importante e’ partecipare cercando di vincere. E POI RIUSCIRE A FARSENE UNA RAGIONE SE SI PERDE (cioe’ trattare vittoria e sconfitta, those impostors, come fossero la stessa cosa). Ed ecco quindi che l’importante e’ in fondo ottenere il proprio Personal Best (altro bel film sull’atletica, per la gioia di something, con Mariel Hemingway e regia di Robert Towne, premio oscar come sceneggiatore per Chinatown e per L’ultima Corve’, e anche regista di uno dei due film su Steve Prefontaine, il corridoredi 5 e 10000 metri, quarto alle olimpiadi di Monaco che perse il bronzo o chissa’ l’argento perche’ corse per vincere l’oro. E poi mori’ in un incidente stradale prima di una possibile seconda occasione ai giochi olimpici di Montreal.

  139. federico di carlo scrive:

    x Giogas
    “l’effetto di movimento che dà alla palla in verticale attenua la velocità di spinta in orizzontale ed anche il movimento rotatorio del corpo è a volte un po’ troppo anticipato rispetto a quello delle spalle, insomma la spinta sulla palla non risulta abbastanza efficiente . Essendo più piccolo compensa in velocità ma questo non basta. Ho chiesto se era il caso cambiare il tipo di impugnatura ma il maestro mi ha risposto di no perché ci vorrebbe troppo tempo e non ne garantirebbe il successo.”

    Il piccolo potrebbe colpire la palla con la stessa impugnatura ma facendolo con un tipo di colpo a ventaglio (che è poi la tecnica che usano un po tutti i top players) così che la palla invece di essere colpita alle ore 6, sia colpita al cuore delle lancette. In questo modo riuscirebbe a spingere di più “orizzontalmente” senza cambiare l’impugnatura. Sono d’accordo con il maestro; le impugnature non vanno cambiate ma adattate agli atleti ed ai colpi da eseguire.

  140. stefano grazia scrive:

    L’importante insomma e’ capire non conta se vinci, non conta se perdi. Conta solo COME hai combattuto (how you fight). Oggi e’ n bel giorno per morire. Il mio cuore vola alto come un falco (Piccolo Grande Uomo). (Something! posso continuare ad libitum…No mercy (Richard Gere,Kim Basinger …E’ finita! Cosa? La vita, mon ami’…)
    Quindi l’importante e’ come hai combattuto. Ovviamente questo a livello personale. Nessun dubbio che se vuoi arrivare a giocartela fra i pro, a un certo punto -e abbiamo sempre detto, papa’ Fognini in testa- che a 13-14-15 fra i migliori devi esserci…Poi dipende cosa giochi e contro chi giochi…se a 12 anni giochi fra gli U14 e fai 2-3 turni magari conta di piu’ che vincere o fare tutte finali fra gli U12… Gente che stravinceva tutto a 10-12 anni e’ scomparsa poi, e per motivi fisici e per motivi mentali… Del doman non v’e’ certezza. Ma secondo me la nozione del ‘costruire un gioco per vincere domani’ non e’ di base un concetto sbagliato. Come anche il fatto che ognuno gioca come puo’ e se unop perde da un pallettaro la colpa non e’ del pallettaro ma semplicemente sua perche’ non ha le chiavi per batterlo. ma questo vale appunto fra gli Adulti, fra gli NC, fra i Veterani, fra quelli senza futuro …
    Poi, francesco,se il post vuol essere maliziosamente critico accusandomi di essere anch’io della serie La Volpe e L’uva, confesso che ne hai il diritto soprattutto se non mi conosci e mi leggi da poco ma ti voglio comunque ricordare che comunque in finale c’era andato, finale persa 64 46 46, contro un 13-14enne, al club di sua appartenenza, di fronte a 2-300 persone, gli unici bianchi eravamo io e lui e non per dire che era un’ambiente ostile, anzi, ma sicuramente il tifo era tutto,come giusto, per l’homeboy anche se Nicky e’ considerato half african ed io son spesso stato chiamato in passato The African White (mentre in Italia mi chiamavano Il Negro, ma per via dell’abbronzatura…) … Quindi, nessuna scusa: chi vince ha sempre ragione ma in un torneo U12 credo davvero conti,agli occhi di un occasionale sponsor o talent scout, anche come uno gioca. Che altrimenti basterebbe che non si muovessero da casa e leggessero i risultati…Perche’ vanno a vederli giocare, allora? Perche’ evidentemente vincere non e’ tutto. Conta il Potenziale. Contano i Margini di Miglioramento.

  141. stefano grazia scrive:

    Tra l’altro in questo momento mia moglie si sta aggirando furtiva fra Sarnico e Palazzolo alla ricerca di un posto dove passare l’estate, dilaniata dall’atroce dilemma: bicocca a 200 metri dall’academy o appartamentino a Sarnico per ’staccare’ e non abbruttirsi che in fondo dovrebbero essere comunque delle vacanze? Piuttosto una considerazione: fra i tornei in giro per italia/europa di tempo per stare all’academy e anche a casa nostra a Bologna ce ne rimane davvero pochino…

  142. francesco scrive:

    x Federico
    Thomas è un cartone animato che ha entusiasmato il mio Marco . Ha un amore sviscerato per le storie e ne possiede uno . Se amasse così il tennis sono sicuro che arriverebbe a dei livelli altissimi
    Amare qualcosa ti porta a vivere per qella cosa , se Thomas fosse una racchetta , sarebbe la sua compagna della vita
    Il problema è riuscire a trasformare questa passione per un giocattolo verso un’attivitè sportiva
    Avere una passione è il presupposto della motivazione , senza questa l’apprendimento avviene molto lentamenre
    Per fare un esempio Marco conosce tutti i numeri perchè i trenini sono numerati , il colore dei treni associati ai numeri , il carattere dei treni , in nome dei treni e sono tanti ecct . l’attenzione e la partecipazione alle storie è totale

  143. stefano grazia scrive:

    Ho inviatoda un altro computer alcuni posts che ancora non vedo ma spero non siano andati persi visto che il computer come solito si e’ bloccato… Siccome oggi sono stato sommerso letteralmente di pazienti tutti con la swine flu sindrome (cioe’ ognuno che abbia banali sintomi influenzali), non son riuscito ad andare in palestra al lunchbreak e anche mia moglie in Italia non mi ha cagato pari perche’ impegnata ad andare a vedere una scuola italiana (non si sa mai) nei pressi dell’academy con la moglie di Mad Max… Di straforo, perche’ Max ce ne parlera’ sicuramente,l’esperienza in Croazia,diceva la Mamma di Alessia alla Mamma di Nicholas,e’ stata scioccante per il livello dei partecipanti (e la stazza fisica…ahime’, gli slavi evidentemente non giocano piu’ solo a basket o a pallavolo!) …Quindi, solo soletto, mi sembra di essere rimasto l’unico a scrivere e a leggere sul blog…Oh, se ve ne siete andati tutti, fatemelo sapere, eh…che almeno chiudo la porta.
    Volevo dare un altro spunto: da Bollettieri gia’nel 93 lo insegnavano a noi ‘Adulti’ facendoci vedere durante le soste dei video sotto il tendone…Mi riferisco all’importanza dei rituals fra un punto e l’altro…Guardarsi le corde della racchetta, palleggiare piu’ volte prima del servizio, saltellare, toccarsi il cappellino come faceva Courier (quando non si leggeva un libro…) o tirarsi giu’ le mutande come fa Nadal…OPPURE andare ad ogni punto ad asciugarsi il sudore con l’asciugamano…Faceva venire il nervoso anche ai Santi ma poi ho capito che inconsciamente lui da solo ha trovato forse la soluzione a molti dei suoi problemi: andando ad asciugarsi e/o chiedendo ‘tempo’ con la mano alzata quando l’avversario sta per servire, Nicholas trova il momento per ‘riassestarsi’ e probabilmente riconcentrarsi… E infatti in tre ore quasi di giocoteso e affannato non ha mai sbattuto, pur avendo perso, la racchetta per terra…

  144. stefano grazia scrive:

    Un articolo di Alberoni sul Corriere ha attirato la mia attenzione per il titolo che ben si adatta a quanto stiamo discutendo qui sul blog e ci offre un’altra chiave di lettura:
    La competizione padre-figlio dominata spesso dall’invidia
    Noi ci identifichiamo con chi consideriamo migliore, più forte, più potente e vogliamo essere come lui
    “Freud si era accorto che il figlio maschio ama il padre e lo ammira però, contemporaneamente, si mette in competizione con lui. E spiega questo antagonismo col desiderio di avere tutta per sé la madre come nella vicenda di Edipo che uccide il padre per sposare la madre Giocasta. In realtà alla base di questa competizione il sentimento dominante non è la gelosia, ma l’invidia.
    Noi ci identifichiamo con chi consideriamo migliore, più forte, più potente, più abile e vogliamo essere come lui. Se lo amiamo, lo ammiriamo, lo consideriamo un capo. Se invece prevale il rancore lo invidiamo. Vorremmo che non valesse così tanto, vorremmo che sbagliasse e, per dimostrare agli occhi degli altri e di noi stessi di valere più di lui, lo calunniamo, lo denigriamo. È più facile ammirare un personaggio lontano, un cantante, un regista, un attore, un leader politico che ti appare irraggiungibile piuttosto che uno con cui vivi fianco a fianco e di cui vedi i difetti, le debolezze, le miserie per cui, quando trionfa, ti dici «ma lo meritavo più io!».
    L’invidia scoppia fra simili, il farmacista invidia il farmacista più ricco, il medico il collega che ha successo, lo scrittore l’autore che vende di più. E può insinuarsi fra coloro che vivono insieme. Scoppia tra amici, tra fratelli, tra marito e moglie quando uno riesce e l’altro no. C’è quasi sempre un momento in cui il figlio non vuol sentirsi inferiore al padre e cerca di fare come lui o meglio di lui. È un’ottima cosa. Conosco ragazzi che hanno fatto fiorire l’impresa paterna. Però ho notato che ci sono riusciti quando hanno conservato un ricordo positivo, addirittura il mito del padre. Quelli che, invece, provavano rancore e invidia, alla morte del padre spesso hanno venduto l’impresa.
    Oppure hanno cercato di affermare la loro diversità distruggendo ciò che egli aveva fatto col risultato di portarlo alla rovina. No, il conflitto figlio-padre non sorge dalla gelosia erotica, ma dagli stessi meccanismi invidiosi che si scatenano fra l’allievo e il maestro, fra i seguaci e il capo. Tutti coloro che vivevano accanto a Cesare credevano di essere come Cesare, meglio di Cesare. Napoleone diceva che tutti i suoi marescialli erano convinti di saper fare meglio di lui. Però solo Bernadotte l’ha tradito. Quelli che lo amavano veramente e che perciò credevano in lui gli sono rimasti a fianco nell’ultima battaglia. Alcuni, come Ney o come Murat, fino alla morte.”

    NEL MIO CASO, escludo comunque tassativamente che mio figlio possa invidiare il mio gioco o comunque iul mio successo tennistico …

  145. daniela scrive:

    @stefano grazia

    “Allo stesso modo io mi domandavo: se noi mandiamo dei bambini a fare sport agonistico in eta’ precoce e se e’ vero che lo sport agonistico e’ la metafora della guerra,…non sara’ che certi equilibri psichici nei bambini vengano alterari? Come facciamo a dirgli Rispetta l’Avversario, non sbattere la racchetta, divertiti (cose che comunque noi gli diciamo) e poi Combatti, Occhi di Tigre, Tira fuori i cojones, kill the bitch!(l’in-famous urlo del padre della Pierce), etc etc etc… senza che poi qualcosa nel carattere ne venga in un modo o nell’altro influenzato?”

    E’ forse questo paragone suggerito dal film su cui non ci troviamo.
    Non so, stefano, non so se sia così diverso per il tennis, io scrivo articoli di boxe, non ho mai intervistato un tennista, ma pugili sì, anche ragazzi molto giovani, e nessuno di loro mi ha mai parlato di guerra, ma piuttosto di rispetto, di scoprire attraverso questo sport dei valori e delle capacità che poi mettono in atto anche fuori dal ring, come il controllo delle emozioni, la prontezza dei riflessi, lo studio dell’avversario…”Certo, ti devi confrontare con un altro”- mi ha detto uno di loro- e l’unico modo di farlo è colpirlo, ma io non sono qui per fare male all’avversario, ma per fare bene quello che sto facendo, portare i miei colpi.-
    - La boxe è una partita a scacchi giocata a velocità folle- mi ha ricordato un altro.
    Mi chiedo, non potrebbero riferirsi anche al tennis queste parole, quest’ultima definizione? in più, per il tennis, come per il golf, c’è l’immagine del campo che bisogna sempre avere presente.
    Ecco, non so se siate mai entrati in una palestra di pugilato..beh, in confronto agli allenamenti delle scuole di calcio, e di tennis, da quanto leggo qui, là i ragazzi sono soli, con il loro maestro, prendono colpi, ne danno, ma si respira un’aria di tale serenità, si incontrano giovani così consapevoli di se stessi, che la guerra, Golia, l’uccidere l’avversario ecc. mi sembrano molto lontani. Eppure lassù sanno che si può morire.

  146. Mauro scrive:

    Stefano, io vi consiglio di stare vicino all’accademia, perchè già c’era parecchio traffico ad aprile sulla tratta palazzolo sarnico, immaggino d’estate cosa possa essere, poi palazzolo non è così brutta, anzi c’è un bel parco e bei percorsi da fare in bici o a piedi lungo il fiume. Poi a Sarnico ci si può sempre fare un salto, il lago d’iseo è comunque molto bello cosi’ come bergamo alta veramente interessante.
    Piuttosto in quale periodo esatto sarete a palazzolo?

  147. Mauro scrive:

    Ieri grande vittoria della piccola guerriera, ha battuto in torneo una ragazza di 4 anni più grande classificata 4.4 al tie break del terzo set dopo 2 ore e mezzo di gioco e dopo aver già giocato un altro torneo e vinto una partita con una coetanea. Ma la cosa più importante che ho finalmente visto un abbozzo di giocatrice e non solo una colpitrice di palline. Insomma, ha pensato a come fare il punto tenendo conto che a pallate avrebbe perso facile, al tie break poi era l’avversaria che aveva il braccino a mia figlia che tirava a tutto braccio. Ora attendiamo conferme.

  148. nicoxia scrive:

    I motivi per i pochi post,secondo me potrebbero essere due,uno se si riuscisse a valutare gli interventi serenamente in maniera costruttiva senza attacchi frontali sarebbe meglio,l’altro,non c’è l’ingresso diretto nel bolg.

  149. nicoxia scrive:

    Federico,secondo te quando sarebbe opportuno valutare l’allievo dal punto di vista biomeccanico per preservarlo da infortuni futuri.Visto che sei stato in Australia,in Italia è possibile trovare qualcosa di simile a quello che fa il proff. Langervald.

  150. federico di carlo scrive:

    x Stefano
    “Volevo dare un altro spunto: da Bollettieri gia’nel 93 lo insegnavano a noi ‘Adulti’ facendoci vedere durante le soste dei video sotto il tendone…Mi riferisco all’importanza dei rituals fra un punto e l’altro…Guardarsi le corde della racchetta, palleggiare piu’ volte prima del servizio, saltellare, toccarsi il cappellino come faceva Courier (quando non si leggeva un libro…) o tirarsi giu’ le mutande come fa Nadal…OPPURE andare ad ogni punto ad asciugarsi il sudore con l’asciugamano…Faceva venire il nervoso anche ai Santi ma poi ho capito che inconsciamente lui da solo ha trovato forse la soluzione a molti dei suoi problemi: andando ad asciugarsi e/o chiedendo ‘tempo’ con la mano alzata quando l’avversario sta per servire, Nicholas trova il momento per ‘riassestarsi’ e probabilmente riconcentrarsi… ”

    Rispondevo qualche post fa a questo argomento su una domanda di Mauro. I rituals di cui parli hanno un quadruplice valore che devono essere insegnati a tutti i tennisti tra un punto e l’altro: 1) prendere tempo per ritornare ad uno stato aerobico dall’anaerobico dello scambio; 2)decontrarre la muscolatura; 3) pianificare il punto successivo; 4)disporsi ad uno stato mentale di dissociazione attivandone i meccanismi. I primi tre passi sono abbastanza noti e studiati. Al 4 punto arrivano soltanto i tennisti affermati. E’ una tecnica che richiede tempo, applicazione e tanto lavoro. Non posso aggiungere ninete altro sul metodo perchè dovrei rivelare i segreti del mestiere e questo, se permettete, li tengo per me.

  151. federico di carlo scrive:

    x Nicoxia
    la maggior parte dei movimenti che facciamo ed anche i gesti biomeccanici non ottimali sono delle risposte che il nostro corpo da spontaneamente per ottimizzare, bilanciare, aggiustare situazioni presenti. Non conosco i metodi del prof Langervald e mi farebbe piacere saperne di più se ne hai modo e voglia di parlarne. A livello di esperienza diretta ti posso dire che ogni qualvolta gli atleti soffrono di infiammazioni di carattere scheletrico e/o muscolare è il campanello di allarme per fare una verifica biomeccanica. Sempre che vogliamo preservare e mettere davanti la salute degli atleti davanti ai risultati. Ti dico questo perchè una delle più grandi paure di Nadal in questo momento sono proprio gli infortuni………..chissà perchè………..

  152. Mauro scrive:

    Federico, chiaramente tu sei libero di fare e dire quello che vuoi, però in uno blog dove ci si scambiano informazioni, non credo sia corretto dire:
    “Non posso aggiungere niente altro sul metodo perchè dovrei rivelare i segreti del mestiere e questo, se permettete, li tengo per me.”
    Max avrebbe potito dire che la figlia la manda in un accademia x senza specificare, altri genitori non descrivere la routine dei propri figli e il prof Buzzelli per esempio rispondere in maniera vaga ai nostri quesiti, tanto sono segreti del mestiere.
    Scusami ma ritengo questa tua affermazione e di conseguenza comportamento molto provinciale, come quelle massaie che rifiutano di dare una ricetta culinaria per gelosia. La tua affermazione è l’antitesi del blog di qualsiasi blog e se permetti la fine della cultura visto che questa ha ragione di esistere ed esiste solo se viene trasmessa e divulgata. Spero di non averti offeso, ma la penso così.

  153. Mauro scrive:

    Per Stefano e la redazione, il capitolo dodicesimo, questo appunto nella home page del sito bisogna cercarla col lanternino, in evidenza c’è sempre il capitolo undicesimo.

  154. Atti scrive:

    Mentre leggo delle dichiarazioni shock della Dokic riguardo a suo padre… chissa perché mi viene in mente MadMax in Croazia nella tana dei “Lupi”…. MindRoom. Videonalisi, Biomeccanica etc… Ma come crescono le ciurme di giovani tennisti dell’Est ??

    DAVIDErossi contro GOLIAkovic…

    Esempio banale ma significativo:
    porto mia figlia a scuola per la gita …e sorpresa… tutti e 5 gli ultimi sedili del pulman occupati dalle ragazzine… INCREDIBILE .. ai miei tempi ( si fa per dire) sarebbe stato non dico impossibile ma nemmeno passava per la testa alle ragazzine di usurpare quei posti ai maschi… ed anche le femminucce che ora verrebbe da dire sono piu’ “emancipate” e possono sembrare piu’ toste.. ma rispetto a chi…ai ragazzini viziati attuali ?
    Questo per dire cosa ? semplice i tempi sono cambiati .. benessere.. agiatezze …pancia piena ..tutte conquiste positive che pero’ prima o poi REMANO, REMANO, REMANO. …..CONTRO.

    IMPEGNARSI… SUDARE …. A che pro se ho già tutto o quasi (i discorsi che ci facevano i ns. genitori da piccolo…. chissenefrega.. che giochino loro… )…. È piu’ di moda … MESSAGIARSI… CHATTARE…insomma MIMETIZZARSI e NASCONDERSI… a metà pulman… io le chiamo generazioni di brioches.. è non è colpa loro .. ovvio.

    Dobbiamo essere contenti che i ns. figli proseguano nel percorso sportivo a livello agonistico (senza tralasciare l’istruzione scolastica).. COMUNQUE VADA. poi a finire … è una bella esperienza … anche se un tantino costosa ( ma non diciamoglielo)
    L’alternativa peggiore non è… non diventare giocatore professionista… ma che abbandonino per entrare a tempo pieno nel mondo adolescenziale post-moderno…

    .. Complimenti al piccolo Grazia…. Number One bianco U12 del continente Africano…

  155. federico di carlo scrive:

    X Francesco,
    tutti noi da piccoli abbiamo avuto degli eroi, Zorro, Diabolik, Goldrake etc……. Non puoi però associare l’amore di un eroe a quello per uno sport.
    La PNL sostiene che dei 5 sensi ciascuno di noi ha un canale preferito e quando è in funzione gli altri 4 sono periferici o secondari. Dalle tue parole sembra che tuo figlio abbia una predilezione per le immagini e per le storie. escluderei dunque che sia cenestesico. Rimane però da appurare se il suo canale privilegiato sia quello delle immagini o quello dei suoni.

  156. Roberto Commentucci scrive:

    Intanto, volevo segnalare che domattina presso la sala stampa del Foro Italico si terrà il convegno “minitennis e salute dei bambini”, iniziativa che credo venga incontro a molti degli auspici di allargamento della base degli agonisti emersi su questo blog.

    http://www.federtennis.it/DettaglioNews.asp?IDNews=41718

    Mi pare un’iniziativa eccellente. Parteciperò e ci scriverò su un articolo.

  157. federico di carlo scrive:

    x Mauro,
    ovviamente non me la sono presa personalmente per quanto hai scritto nel tuo post. Mi sembra di aver sempre risposto esaurientemente ad altri quesiti tecnici e di aver già dato delle indicazioni su come attingere documentazione sulla PNL. La PNL è un cantiere aperto e dunque soggetto a molteplici usi ed approfondimenti. Lo studio che ho fatto della PNL nel campo del tennis è estremamente specialistico e settoriale ed anche passibile di pubblicazioni future in materia. Per questo motivo tengo a mantenere il riserbo sulla materia.

  158. Pinot scrive:

    Comincia il secondo torneo regionale under 10. Ieri ha vinto contro un pari età e domani incontra uno del ‘99. Sarà battaglia ma ad alto rischio perché lele spinge sempre e quelli più esperti “alzano o passano” . Un anno in più a questa età si vede e si sente. Si diverte.
    A questa età le novità sono poche. Cosa raccontare di tornei provinciali o regionali… qualche bambino bravo, genitori ansiosi, qualche bambino più furbetto di altri e i più bravi figli di maestri o di addetti ai lavori. Il mondo del tennis mi sembra un “grande circolo” chiuso.
    Una novità invece ce l’ho.
    Ha provato il Sensotouch. Il Prof ha avuto la gentilezza di valutare le capacità atletiche dell’infante e, tra le altre cose, ha fatto utilizzare la macchina che mi sembra uno stumento utile non solo a misurare la velocità di reazione ma anche ad allenarla. Saprò i risultati a valle dell’elaborazione. Ho apprezzato la grande gentilezza e disponibilità del prof. Buzzelli che è stato prodigo di consigli, indicazioni e suggerimenti. Posso dire che il bambino nelle circa tre ore dell’incontro, durante in quale ha pure lavorato con palla medica, non si è per niente annoiato, anzi è rimasto entusiasta.

  159. nicoxia scrive:

    Mauro,il tennis non è una religione,personalmente ringrazio chiunque abbia scritto nel blog,perchè ha arricchito il mio bagaglio personale,gratis.

  160. stefano grazia scrive:

    MAURO: indirizzo il tuo invito direttamente alla Redazione perche’ come molti di voi forse ignorano io non ho le chiavi di casa e non ho accesso, non sono nemmeno un moderatore (giustamente non si fidano) e quindi sono esattamente tale e quale uno di voi. L’unico che puo’ fare qualcosa e’ Roberto che temo sia anche l”ultimo Moderatore Rimasto…Purtroppo questo dell’accesso diretto al Blog, accennato da nicoxia, e’ un problema e secondo me limita molto la potenzialita’. Ho poi un altro sospetto: che molti degli originali utenti del Blog siano finiti su altre chat, su Facebook, su non so che cosa, limitandosi a leggere gli articoli di tennis sul sito se non li leggono gia’ su atptennis, wtatour, si.com, tennis.com,tennisitaliano.it o su altri siti di tennis che sembrano proliferare magari vivendo il breve spazio di un mattino ,ballando una sola estate… E’ un peccato ma temo che il nostro blog si avvii alla conclusione, un po’ per esaurimento di temi (in fondo Nicholas ha gia’ 12 anni, l’eta’ in cui, secondo ormai quasi tutti i tecnici di grido,uno deve aver gia’ appreso tutto quello che c’e’ da apprendere e quindi …), un po’ perche’ alla fine mi sa che l’unico a raccontarvela davvero tutta sono stato solo io (come testimoniano email private che mi arrivano di tanto in tanto raccontandomi che lo spleen esistenziale non e’ solo cosa nostra) e un po’ soprattutto perche’ allora magari ci troviamo tutti fra di noi, in un bel forum su Facebook, e magari noleggiamo davvero un pullmino, ci dipingiamo sopra MAVVAFFANTENNIS TEAM e andiamo in giro per tornei tutti insieme … Puo’ partecipare solo chi ha scritto almeno 100 posts.

  161. Gus scrive:

    Ciao a tutti,

    rientro oggi dalla full-immersion internazionali d’Italia.

    Come avevo detto quarti-semi-finale.

    Di solito negli ultimi anni ho frequentato il terzo turno di Montecarlo e parecchi tornei di livello più modesto (25000-100000, open 2 con giocatori tra il 300 e il 1000).

    Ebbene, cosa dire. Fantastico.

    Per cominciare dal vivo è una goduria, ma questo lo sapevo già.

    Ma vedere i primi del mondo, poterli confrontare tra loro è fantastico ed è un’esperienza unica.

    Veniamo a qualche considerazione così come mi viene sperando di essere utile:

    Premetto che il mio giudizio è sicuramente enfatizzato dal fatto di averlo vissuto di persona. In tv si vede sicuramente peggio, ma si è più lucidi. In quell’ambiente o sei un veterano oppure sei come un bambino con le mani nella marmellata :-)

    Nadal è semplicemente un alieno. Velocissimo e sempre in perfetto “assetto” sulla palla.

    Dal vivo risulta sicuramente più magro di quanto appaia in tv. Posso tranquillamente affermare che fisicamente è un atleta assolutamente proporzionato senza ipertrofie di sorta.

    La cosa che mi ha stupito di più è la velocità del servizio. Serve ad una velocità direi bassa. La prima sempre tra i 155 e i 175 e volutamente. In finale solo in due o tre occasioni ha tentato una prima vincente (cmq sotto i 195), altrimenti solo molto effetto. In ogni caso rarissimamente sono riusciti ad aggredirlo sulla sua prima di servizio. Si sono viste seconde a 120 Km/h.

    Sul sito atp lo danno 1.85 x 85 Kg. Ad occhio non si direbbe, ma ovviamente potrei sbagliare.

    Djoko, bravissimo e completo. Nella finale ha finito in fretta la benzina, non so quindi valutarlo con precisione sotto l’aspetto atletico. Fino a quando ha tenuto con le gambe velocissime è stato in partita. Il secondo set serviva la prima tra i 125 e i 150 e non ce la faceva più. Fisicamente sembra molto simile a Nadal (1.87 x 80).

    Federer ha un gioco bellissimo quando riesce a fare i suoi schemi, altrimenti in difesa patisce e il suo ritmo sul palleggio è inferiore ai primi due.

    Il rovescio è bellissimo, ma almeno per questa volta, decisamente “debole” rispetto al ritmo di un Nadal o dello stesso Djoko. Lo attaccano tutti lì.

    E’ assolutamente il migliore sul servizio per la precisione assoluta ancora prima che per la velocità. Quando entra la prima è praticamente ingiocabile.

    Del Potro ha un ottimo fisico, servizio velocissimo (la prima nel primo set viaggiava tra i 210 e i 218). Avendo perso il primo set, nel secondo ha cambiato la tipologia dello stesso tagliando di più e cercando una maggior profondità e precisione, ma stava sempre tra i 200 e i 210. Tra i big che ho visto mi è sembrato però il più “automatico”. O vince così oppure non cambia nulla del suo gioco.

    Il dritto di Gonzales è qualcosa di irreale, ma il suo gioco è troppo rischioso. Nonostante questo vederlo è sicuramente spettacolare. La prima molto consistente viaggia “quasi” sempre oltre i 195.

    Verdasco è un bel giocatore, completo anche se la sensazione è che sia al suo massimo livello.

    Mi sono divertito moltissimo, però, sempre senza voler insegnare nulla a nessuno e nella reale speranza di sbagliarmi, credo che almeno questi 6 + Murray siano veramente molto ma molto lontani dagli italiani.

    Dubito fortemente che qualche italiano possa entrare nei primi dieci a breve.

    Gus.

  162. Archipedro scrive:

    Non so quanti di voi si stiano dedicando, come io faccio da almeno un paio d’anni, ad una sistematica ricerca di materiali scientifici in tema di sport agonistici: ciò era indispensabile, nel mio caso, per aggiornare le mie articolate ma “empiriche” conoscenze, ed elaborarle in funzione percorso intrapreso con il piccolo (…). Se tanto avrete osato, vi sarete accorti della complessiva qualità del materiale presente in rete: in particolare del fatto che ci sono ambiti del sapere che vengono documentati poco o nulla, in genere perché non sono veicolati da logiche commerciali e neppure funzionali ad interessi diffusi. Ecco che questo blog, a modo suo, ha rappresentato uno strumento utile ed interessante, sotto il profilo dei contenuti, riscontrato che molti motori di ricerca ne intercettano sovente i post, proprio a partire da associazioni di parole chiave che pochi considerano ed analizzano. Come lo stesso titolo.

    Purtroppo del valore sociale di questo forum non si sono mostrati del tutto consapevoli gli stessi protagonisti, per non parlare dei distratti “conduttori”, come avviene per quelle trasmissioni televisive che oscillano tra l’informazione e la polemica: evidentemente le provocazioni e gli scandali tirano l’audience, anche se ciò avviene a discapito della qualità intellettuale del confronto… e paga solo nel breve periodo.
    Troppo frettolose sono state altresì le argomentazioni di chi voleva qui “restringere” la discussione al tennis giovanile, per evitare “improduttive filosofie” e perdite di tempo: quest’approccio ha progressivamente tagliato fuori coloro i quali si volevano avvicinare al (vostro) tennis a partire da un vissuto diverso, non necessariamente meno significativo.

    Attualmente sto ragionando sull’ “imprinting sportivo” (voi sapete a cosa mi riferisco). Qui pubblico volutamente queste due parole associate, che saranno l’ennesima chiave d’accesso a questo blog per molti altri genitori, anche se dubito che vi siano ora i margini per invertire una rotta che non s’è rivelata la migliore possibile. Nel frattempo gli accessi al mio piccolo blog autoreferenziale sono in leggero aumento… io però, per una sintesi costruttiva, dovrò aspettare degli anni…

  163. anto scrive:

    @Gus…e degli italiani cosa mi dici………….

  164. andrew scrive:

    …mah, StefanoG.

    un paio di settimane fa il blog sembrava in piena forma…poi, per due-tre giorni non si aggiornava mai e, complici anche i numerosi impegni che richiede una “strada vaffantennistica”, ho perso un po’ di entusiasmo.

    Inoltre, volevo riprendere in mano il vaffantennis, che ho un trascurato per seguire il blog e mio figlio (il vaffantennis itinerante per campi comunali costa sudore e fatica).

    Comunque, vi seguo e vi sponsorizzo: andate nel nome del vaffantennis…

  165. valeria scrive:

    x GUS Ho iscritto il mio bambino a Beinasco nel torneo di 4° ……Se avrai occasione di vederlo mi piacerebbe sentire il tuo ” illustre” parere….e ….conoscerti….

  166. Roberto Commentucci scrive:

    Incollo qui, per vostra comodità, il pezzo di resoconto sulla conferenza “Minitennis e salute dei bambini”, da me ideata e fortemente voluta, che sono riuscito ad organizzare con l’aiuto e il supporto della FIT.

    Posso dirvi che la qualità degli interventi è stata molto alta, e che ne uscirà spero qualcosa di buono per il nostro sport.

    ————-

    SORPRESA, IL TENNIS FA BENE AI BAMBINI!

    Quante volte abbiamo assistito a questa scena. Un bel bimbo di 5 anni, ben vispo, alla visita del pediatra; il papà che azzarda, timidamente: “dottoressa, ma secondo lei gli farebbe bene fare un pochino di tennis?” Occhiataccia della mamma, e la dottoressa che fa: “Mah, il tennis, meglio di no, è uno sport asimmetrico… Guardi, dia retta a me, lo iscriva a un bel corso di nuoto”.

    E così, tra pediatri disinformati e mamme apprensive, il nostro movimento perde continuamente potenziali agonisti. E’ noto infatti che nel tennis moderno, come dimostrano le più recenti teorie dell’apprendimento e le storie individuali dei giocatori professionisti, l’età giusta per iniziare a giocare con qualche speranza di arrivare al professionismo si aggira fra i 4 e i 7 anni. Se si è un potenziale top 100, ma si comincia dopo perché “la mamma non si fida” e “Il dottore sconsiglia”, non si ha poi alcuna chance di recuperare il tempo perduto.

    Purtroppo, il nostro Paese sconta un pregiudizio difficilissimo da sfatare, che limita enormemente, quasi inconsapevolmente, la crescita del nostro movimento. Perché la gente comune, ma anche il medico di base, non sa. Non sa che è stato inventato il mini tennis. Non sa che si gioca con mini racchette e palline depressurizzate. Non sa che si gioca su un campo di dimensioni opportunamente ridotte, “a misura di bambino”. Non sa, soprattutto, che il mini tennis, lungi dall’essere dannoso, è invece una disciplina che arreca grandi benefici allo sviluppo motorio dei bambini.

    In primo luogo, migliora le capacità coordinative e l’equilibrio. In secondo luogo, rende i nostri figli più agili e reattivi. E poi, se l’approccio all’addestramento e all’agonismo viene correttamente gestito, migliora sensibilmente l’autostima dei nostri bambini, contribuendo a farne persone migliori. Infine, in un’epoca in cui tutti gli psicopedagoghi dell’età evolutiva lanciano l’allarme sui disturbi crescenti della capacità di attenzione, che affliggono sempre più bambini delle nostre scuole elementari, incapaci di restare concentrati su un argomento per più di qualche minuto, una disciplina come la nostra, che acuisce naturalmente la capacità di concentrazione, può rappresentare un autentico toccasana.

    Purtroppo, queste cose non si sanno. E proprio per iniziare a farle conoscere, si è tenuto in data 6 maggio, nella sala conferenze del centro stampa dei Campionati Internazionali d’Italia, il convegno “Minitennis e salute dei bambini”, organizzato della FIT con il patrocinio dell’Istituto di Scienza e Medicina dello Sport del CONI e della Società Italiana di Pediatria.

    Gli interventi, moderati dal dr. Gianni Daniele, sono stati tenuti da insigni esperti di medicina sportiva (Pierfrancesco Parra, Sergio Mignardi, Renato Manno), nonché da alcuni dei migliori tecnici federali (Michelangelo Delledera, Simone Sbardellati).

    Nel corso dei lavori, è emerso con chiarezza che con l’adozione di un corretto sistema di addestramento e con l’utilizzo dei moderni materiali (mini racchette, palline depressurizzate), la pratica del tennis non presenta alcun rischio per la salute dei bambini di età scolare e che, anzi, questa disciplina ha grandi benefici per lo sviluppo psichico, motorio, coordinativo e sociale dei bimbi, già dai 4-5 anni di età. Inoltre la dr.ssa Marcolini, esperta di psicopedagogia dello sport, ha sottolineato come il tennis aiuti la capacità di concentrazione, e risulti quindi utilissima nella cura dei deficit di attenzione, attualmente una delle più diffuse patologie dei bambini. Il dr. Pietro Ferrara, Pediatra dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha constatato in chiusura una grande (e rassicurante) coerenza fra i concetti teorici espressi dagli accademici e i concreti contenuti didattici presentati dai tecnici federali.

    In sostanza: il minitennis, così come viene insegnato oggi nei Circoli che aderiscono al programma federale Fit Ranking Program, è perfettamente rispondente, nelle metodologie di insegnamento utilizzate, alle linee di indirizzo che emergono dalla più avanzata ricerca scientifica in tema di medicina e psicopedagogia dello sport.
    Dal convegno scaturirà una campagna di informazione atta a rimuovere nell’opinione pubblica il vecchio pregiudizio sulla presunta nocività del tennis per i bambini: saranno ricavati dagli atti congressuali dei depliant illustrativi che verranno distribuiti nelle scuole e, con la collaborazione della Società Italiana di Pediatria, nelle sale di attesa dei medici pediatri.

    Il tutto, nella speranza che in un futuro non troppo lontano il nostro paese possa aggiudicarsi, oltre che tante medaglie olimpiche nel nuoto, anche qualche titolo del Grande Slam.

    Roberto Commentucci

  167. GIANNI scrive:

    Mi trovo d’ accordo che i pediatri poco informati e tante mamme troppo apprensive sbagliano a pensare che il tennis sia uno sport asimmetrico,ma a sbagliare non sono solo le mamme e i pediatri una buona parte di colpa è anche di parecchi addetti ai lavori che spesso e volentieri disperdono del capitale umano forte solo per questioni di soldi,quindi quello che manca OGGI in ITALIA è UNA STRUTTURA FEDERALE, PRIVATA CHIAMATELA COME VOLETE CHE POSSA ACCOGLIERE E FAR ALLENARE I RAGAZZI CHE NON POSSONO PERMETTERSI CIFRE PER ALLENAMENTI DAVVERO ESORBITANTI,premetto che andando in giro per l’italia la cosa che notavo era proprio questa i ragazzi più forti sono propri quelli che anno genitori con stipendi medii e non tutti dopo i 12 anni si possonpo permettere trasferte e allenamenti quindi quelli che rimangogno sono solo i figli di papa che riempiono le varie accademie ma con scarsi risultati e i dati parlano chiari,ecco senza tanti giri di parole il motivo perchè in Italia abbiamo solo brocchi,a dimenticavo la fit sta allargando la base, e poi?Ciao a tutti escusatemi per questo sfogo.

  168. zio tony (alias pito rosto) scrive:

    faccio i complimenti a roberto x l’articolo, vediamo se riesco a farlo leggere a mio moglie hartmina ;-)

  169. federico di carlo scrive:

    X Stefano Grazia,
    “If you can react the same way to winning and losing, that’s a big accomplishment. That quality is important because it stays with you the rest of your life, and there’s going to be a life after tennis that’s a lot longer than your tennis life.”
    Chris Evert

    It’s interesting to note that Chris Evert’s winning percentage .8996, (ie she won nearly 9 out of every 10 matches she played against the best in the world), is the highest in the history of professional tennis. Yet she says that it’s important to see winning and losing in the same way. It’s interesting to recognise that probably the greatest golfer ever, and the greatest woman tennis player of all time - both have a broader intent when they play. That winning for them is not just about winning the game. Read the biographies or some of the quotes from any of the greatest sports champions of any generation, and you will find that they actually see their sport in a much broader way than just ‘winning’. I believe when you hold a broader intent - then you win more anyway - and because of that attitude, you also win even if you lose the match! Many of the problems we see in sport today - performance enhancing drugs, gambling corruption, excessive violence, eating disorders, and so on are a result of a having just a narrow, winning intention, rather than a broader appreciation that sees sport as personal development.

  170. Gus scrive:

    @anto:
    “@Gus…e degli italiani cosa mi dici………….”

    Ci tengo a precisare che le mie osservazioni sono sempre quelle di un appassionato con qualche conoscenza appresa qui e altrove. Devo dire però che me la cavicchio se nel “fantatennis” di tennis italiano (che ovviamente ha delle sue regole ma 7 giocatori che fanno classifica), ho preso Crivoi, Zverev, Monaco, oltre che i finalisti con vittoria Nadal. :-)

    Vabbè il fantatennis si fa per giocare e ridere.

    A Montecarlo ho visto Bolelli e Fognini dal vivo, a Roma li ho visti tutti in tv perché sono usciti prima dei quarti.
    Come ho già detto, al contrario di alcuni che pensano ci siano i presupposti per un ingresso nei primi 30, addirittura Bolelli qualcuno lo da come potenziale nei 10, io penso che non sia così.

    Il tennis non è uno sport “bugiardo”. Può esserlo parzialmente nelle classifiche, per vari motivi, ma quando tizio gioca contro caio o vinci o perdi e se ambisci ai primi 10 ne devi vincere molte. A Roma ho visto 3 volte Nadal e Djoko, due volte Federer, Verdasco, Del Potro, Gonzalez più un paio di outsider. Ebbene io credo che tra questi giocatori e i nostri ci sia una gran bella differenza (con i big, non con gli outsider), ma questo lo dice anche la classifica.
    Ripeto senza voler fare il maestro che non sono:
    Bolelli: servizio discreto, buon dritto. Non ha una gran risposta, mi sembra giochi sempre nello stesso modo. Può darsi mi sbagli, ma non mi sembra un gran tattico o vince con il suo gioco oppure comunque non si cambia. Personalmente mi auguro riesca a migliorare la sua classifica ma non prevedo che possa stare tra i primi 20/25 costantemente.

    Fognini: per me è ancora abbastanza indecifrabile. Mi sembra molto veloce, servizio che una partita fa il 40% di prime, la seconda partita il 65%, ma non mi sembra particolarmente incisivo né come potenza né come lo utilizza Nadal e cioè lento ma che non riescono ad aggredire. Mi sembra quello che sulla terra abbia il potenziale per stare tra i 30 e i 40 e forse anche meglio ma non so ancora capire i suoi limiti mentali. Forse deve ancora mettere nella sacca molte partite a questo livello e riuscire a trovare un suo rendimento standard.

    In ogni caso, ma vorrei veramente sbagliarmi, non mi sembra ci siano per nessuno i presupposti da primi 20.

    Sarebbe interessante magari che alla domanda risponda Roberto Commentucci, che è molto “patriottico” (come me d’altronde) ma che ha molta più esperienza di partite vissute dal campo. Soprattutto con riferimento a Fognini che è il più giovane e che quindi è quello che potrebbe essere preso come riferimento per questo blog.

    @valeria:
    ciao valeria, lo hai iscritto a quello dell’UST Beinasco o a Fornaci (ci sono due circoli). Se parli di quello che comincia il prossimo week-end nel mio circolo (UST) partecipo anche io e se mi dici quando gioca è possibile che si riesca anche a conoscerci. Ti chiedo scusa ma non ricordo esattamente la sua età?. Che classifica ha? Scrivimi pure a gustavo.gallotti@alice.it
    Sul parere lascia perdere il mio che non conta nulla in particolare sui bambini, altro che illustre, ma se riusciamo a combinare e c’è in circolazione disponibile il mio maestro gli chiedo di buttare un occhio.

    Gus.

  171. Roberto Commentucci scrive:

    Caro Gus, ti rispondo volentieri.

    E’ difficile valutare le potenzialità di un giocatore guardando solo una o due prestazioni. Bisogna vederne l’evoluzione tecnica fisica e mentale in un intervallo di tempo sufficientemente lungo.

    Bolelli lo scorso anno ha disputato un’ottima stagione, alzando tantissimo il livello di gioco e degli avversari affrontati rispetto all’anno precedente, come scrivevo qua:

    http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2445

    Il problema principale di Bolelli è a mio avviso, più ancora del gioco un po’ troppo monocorde (su cui sta migliorando) la sua insufficiente reattività in risposta, che ne limita il rendimento proprio su quelle superfici veloci dove il suo tennis potrebbe essere molto produttivo. Lavorando bene su tale problema, per me nei 20 ci può entrare.

    Fognini è una storia diversa. Ha sempre seguito una programmazione molto ambiziosa, ha iniziato prestissimo a competere a livello pro ed è stato il più giovane italiano ad arrivare nei 100 dai tempi di Gaudenzi, due anni fa.

    Ha pagato negli ultimi due anni una certa fragilità fisica, la necessità di potenziarsi muscolarmente (non è un gigante e le power tennis attuale ci vogliono i muscoli) e soprattutto una certa fretta di “arrivare” ad essere ciò che lui sente di poter essere (un giocatore importante).

    Ciò che ne spiega alcuni vuoti mentali e atteggiamenti discutibili.

    Anche lui può arrivare nei 20: tra l’altro è seguito da uno staff eccellente ed è forse il più ambizioso e “sfrontato” dei nostri, il che non guasta, se si incanala nella giusta direzione.

  172. stefano grazia scrive:

    Archipedro, un anno fa ce ne eravamo andati tutti, noi distratti conduttori, e tu e chloe e giorgio giorgio e compagnia illustre potevate portare il Blog a quelle incredibili vette incredibili e a quella profondità di pensiero che solo voi avreste potuto … Il Blog è morto. Son tornato umilmente con formula nuova e per un po’ abbiamo dfatto 200-400 post ogni due settimane. Adesso te lo ricedo tutto. Continua tu, facci sognare.

  173. Archipedro scrive:

    Stefano,

    avevi appena chiarito che non eri un moderatore… mettiti d’accordo con te stesso… i conduttori sono appunto quelli che hanno “le chiavi di casa”…
    Al contrario di te non mi sono mai proposto per pubblicare nulla d’ufficiale su un blog altrui, o coordinare nulla, e neppure sono andato a cercare in giro commentatori ad hoc (…). Nello stile siamo profondamente diversi…
    Però ti do atto che pochi avrebbero potuto e saputo fare ciò che tu hai qui prodotto, almeno in termini quantitativi, con un indiscutibile coraggio rispetto alla privacy di tuo figlio… :-)

    p.s. Non prendertela ora con il povero Andrew, mio blogger di riferimento, se ha avuto l’ardire d’invitarmi una giornata a Bassano… alla fine non m’ha sposato… puoi continuare nel tuo dominio dialettico… sei tu, e solo tu, il vero ed unico sub-comandante… ed alla fine tutti quelli che rimarranno, ovunque sarete, ti daranno ragione. Come piace a te :-)

  174. daniela scrive:

    @stefano grazia

    Mi dispiace che tu non risponda al mio ultimo post sul confronto fra tennis e boxe, ma ancor più mi dispiacerebbe che tu non ti aggiornassi più su Nicholas. I tuoi articoli sono quelli che destano sempre più interesse qui sul blog, davvero non capisco questo tuo scoraggiamento.
    Per riprendere il film della valle di Elah, qui non sei solo contro un gigante, qui siamo in tanti per portare ognuno il suo contributo.

  175. francesco scrive:

    Forza ragazzi non litigate “Archiopedro/Stefano” il tennis fondamentalmente è solo un gioco , io penso che il blog è unico nel genere e io ho conosciuto , grazie a voi , molti risvolti sul tennis giovanile che non avrei mai immaginato
    Anched se il mio contributo è stato minimo vi chiedo , non mollate , MAX dove sei ???

  176. Gus scrive:

    @stefano:

    anche io nel mio piccolo non capisco cosa ti sia successo. O mi sono perso qualche post, oppure onestamente non capisco. Ora siamo al punto di svolta. Alcuni dei figli dei protagonisti del blog cominceranno la loro carriera nei tornei, potremo seguirli, conoscere anche come proseguono gli allenamenti, le correzioni, gli insegnamenti tecnico/tattici e alla fine vedere come finirà e la vogliamo finire qui?

    Magari quando i nostri figli avranno 18/20 anni. Ma nel frattempo, magari, altri sia aggiungeranno con i loro pargoli nel tentativo di capire e correggere.

    Fammi sapere che cosa è successo.

    Gus.

  177. Mauro scrive:

    Il problema, è che qui molti vogliono prendere e pochi vogliono dare, è chiaro che non possiamo diventere tutti dei Stefano Grazia che raccontano per filo e per segno il loro percorso, però ci si potrebbe sforzare molto di più raccontando aneddoti. percorsi, paure, sconfitte (non parlo di partite), gioie avute etc.
    Aggiungo comunque, come in tutti i gruppi di discussione che è normale che esistano delle fasi di stanca e delle fasi di iper attivazione.
    Mi è capitato, in certi periodi, di non poter seguire il blog in una fase molto prolifica, purtroppo ho perso quel treno con spunti molto interessanti e le riflessioni che avrei voluto fare sono sicuro si ripresenteranno. L’ho detto spesso, in tantissimi post bisognerebbe riproporli poichè quando ne arrivano tanti si segue un certo rivolo, ma tanti altri si perdono, allora bisognerebbe riscriverli, rimetterli all’attenzione di tutti. Mi ricordo che un post sulla sponsorizzazione del torne nike, l’ho dovuto copiare ed incollare per 4 volte prima di avere risposta da qualcuno.

  178. nicoxia scrive:

    Campioni si diventa mettendosi ogni giorno in discussione,analizzando le proprie difficoltà.Chi nel blog da genitore fa questo?A me sembra che ognuno voglia difendere il suo operato,come si puo pretendere che lo facciano i figli.

  179. mirmidone scrive:

    @ stefano grazia

    mi associo a Daniela.

    Abbiamo bisogno di te, Stefano !

  180. Gus scrive:

    “E’ difficile valutare le potenzialità di un giocatore guardando solo una o due prestazioni. Bisogna vederne l’evoluzione tecnica fisica e mentale in un intervallo di tempo sufficientemente lungo.”

    Concordo con te, assolutamente.
    Infatti io parlo come appassionato e non come “esperto”.

    Purtroppo non riesco a seguire costantemente i tornei perché faccio un altro mestiere e perché costa molto girare. Molto “purtroppo” devo dire. Se hai bisogno di collaboratori sono disponibile :-)

    Di tennis invece ne guardo abbastanza in televisione e Bolelli e gli altri italiani li vedo continuamente. Ovviamente dalla tv si apprezzano meglio alcune cose, meno altre. Tatticamente comunque qualcosa si capisce. Ci possono venire incontro anche i numeri che letti correttamente e imparzialmente qualcosa raccontano.

    Analizziamo la stagione 2009 di Bolelli, quello che probabilmente oggi dovrebbe avere il potenziale più vicino alla top 20.

    Analizzo solo il 2009, ma se volete vediamo anche il 2008. Parto dal 2009 perché è un giocatore maturo (24 anni) e questo dovrebbe essere un anno importante per crescere e ormai siamo già a metà anno.

    Dall’inizio dell’anno compresa la Hopman Cup ha giocato 22 partite. Credo si possa dire che il suo miglior risultato è stato il 3° turno di Montecarlo. Se mi consenti un’analisi tecnica, un tabellone sulla terra abbastanza “facile” per chi ambisce a traguardi importanti.
    Soderling-Tipsarevic nei primi due turni. Possiamo dire non irresistibili sulla terra?
    Dei 22 incontri:
    • 12 Hard (5 vittorie – 7 sconfitte)
    • 4 Indoor (2-2)
    • 6 Terra (3-3)
    Ha vinto da favorito un solo incontro il 6/1/2009 contro Simon (che poi si è rilevato in discreta crisi nel 2009)
    Da favorito ha perso (in ordine cronologico):
    Zagabria da Troicki (che poi è salito ma in quel momento era sfavorito)
    Indian Wells da Gicquel (quello che alla fine dell’incontro a Montecarlo con Ferrer, ed io ero lì, è uscito simpaticamente dicendo:”quanto ti devo per la lezione”)
    Miami da Gabashvili
    Monte Carlo da Ljubicic
    Roma da Kohlshreiber
    Monaco da Starace
    Ora Bolelli è n° 50 del mondo con 1206 punti, lo scorso anno (con un sistema di punti diverso) era 55 con 631. Ragionando a spanne sul diverso sistema, più o meno gli stessi punti, la stessa posizione.
    Questo è lo stato dell’arte di Bolelli. Volendo allontanarsi dai numeri, non vince quasi mai da sfavorito, che per crescere in classifica è un percorso obbligato, mentre perde diverse volte da favorito, che di solito ti fa scendere in classifica e non salire. Sappiamo che per il sistema dei punti attuali, difesa dei punti, ecc.ecc. probabilmente è sceso di più in questo momento e risalirà più avanti, ma quanto?

    Safin che è l’attuale n° 20 è ha 756 punti e a questo livello di classifica non vinci un MS 1000.

    Concludendo: rispetto moltissimo la tua competenza e mi auguro sinceramente che tu abbia ragione nella valutazione del potenziale di Bolelli tra i primi 20, che è una valutazione tecnica e non aritmetica, ovviamente. Spero solo di aver portato un minimo contributo alla tua valutazione.

    Gus.

  181. gus scrive:

    Non vedo miei commenti che erano già in approvazione?

    C’è qualche problema sul sito?

    Gus.

  182. gus scrive:

    ok, rientrato

    Gus.

  183. Pinot scrive:

    @ s. grazia

    Capisco…

    Se passate dalla Puglia sarete benvenuti.
    Siamo africani, un pò, anche noi.
    Se vuoi mi trovi a gn2004@virgilio.it

  184. gus scrive:

    @max:

    ciao max,

    aggiornaci dalla Croazia, non è lì che sei? Come va il torneo, livello, organizzazione?

    Credo si stia entrando nella fase due dell’età dei nostri figli. I primi tornei, i primi risultati, le prime verifiche, gli aggiustamenti.

    Attendiamo notizie.

    Gus.

  185. Archipedro scrive:

    Francesco, non solo non ho mai desiderato litigare, ma ciò che ho scritto andava esattamente nella direzione opposta… comunque, più passa il tempo e più potrei essere utile ai genitori che verranno, visto che documento tutto ciò che facciamo… mi limito a dirti questo… che vengo da un mondo in cui chi ha delle risorse, o semplicemente delle idee, si sente in dovere di condividerle… senza tornaconti o retropensieri… perché educare significa “condurre-fuori”, liberare… mostrare un percorso… non imporre il Verbo.

    E’ per questo, Mauro, che sono andato a trovare Andrew: perché vederlo così preso dal suo progetto, così felice d’occuparsi di quei vaffan-ragazzi, pronto alla galera :-) pur di non deluderli, ci ha dato buonumore e speranza… Per cui, tanto per fare un esempio, quell’attacco personale (e gratuito) al suo coach CCV (…) m’è sembrato, al solito, “poco edificante”… lui non se la prende, anzi ci scherza sopra, però altri bloggers non hanno dimostrato la stessa elasticità… chissà se il CCV, leggendo quelle parole, avrebbe mai voglia di parlare amabilmente con chi gliele ha dedicate…

    E’ così difficile esprimere un’opinione dissonante, di natura generale o metodologica, evitando giudizi sommari sul prossimo?!

  186. marcos scrive:

    ho avuto modo di seguire un paio di incontri del campionato a squadre under12.

    a parte qualche bimbo, che interpreta il tennis come piace a noi, la cosa che m’ha stupito maggiormente è l’incredibile differenza di qualità tra circolo e circolo: piovono 60 come fosse il temporale.

    questo è dovuto, probabilmente, al fatto che i circoli, pur non avendo giocatori all’altezza, partecipano comunque. trattasi di turni preliminari, naturalmente. immagino che dagli ottavi in poi si inizi a vedere qualcosa di più interessante.

    l’aspetto positivo, finora, è lo spirito di squadra: diventando grandi, nel tennis, ahimè, si perde.

  187. Mauro scrive:

    Un saluto a Valentina che ci segue, tuo marito mi ha detto che mi avete beccato…accipicchia.

  188. andrew scrive:

    Archipedro…non preoccuparti, oggi ho acquistato una rete per 100 euro (quadrupla cucitura con rimborso anche nella parte inferiore) e i pali (zincati) li ha procurati il CCV da un magazzino edile (56 euro).

    Domani si gioca su due campi!! Alessandro non è stato convocato perché si è rifiutato di scendere in campo due settimane fa e finché io sarò presidente della vaffanfit (ossia fino alla settimana prossima) lui non giocherà per il vaffantennis team.

  189. marcos scrive:

    andrew…

    leggere da te: “finchè io sarò il presidente…lui non giocherà per il vaffantennis team”, m’ha rovinato la mattina!

  190. Archipedro scrive:

    Ecco, appunto Andrew, il problema d’un tennis che non riesce proprio ad essere sport di squadra… sto osservando questo problema nell’atletica, dove si cerca d’allenare insieme, per far gruppo, dei ragazzi che hanno età ma anche e soprattutto attitudini diverse. Già siamo in una condizione di ritardo cronico, con adolescenti che fanno pura attività motoria, perchè quasi sempre non hanno un bagaglio agonistico consolidato… poi i tecnici sono nella condizione, o hanno la pretesa, di seguire molti atleti insieme… ed infine l’intensità dell’allenamento è tarata verso il molto-basso…
    In queste condizioni il campione non emerge e le gare diventano un appuntamento frustrante…
    Se non riesci a seguire con attenzione Alessandro, perché il tuo ruolo non te lo consente, forse allora dovresti prospettare lui delle soluzioni tecniche alternative, perché questo è il momento in cui il tavernicolo potrebbe fare un salto di qualità… faccio un esempio… se il ragazzo con cui ho palleggiato non ha ambizioni agonistiche, forse potrebbe prendersi l’impegno d’allenarlo personalmente…

  191. andrew scrive:

    …scherzavo, per Diana…volevo fare uno spiritosissimo parallelo con le dichiarazioni del presidente della federcircoli su Bolelli…

    In realtà è Alessandro che non ha voluto giocare e io non ho insistito. Però sembra che voglia giocare il prossimo incontro che si disputerà contro la squadra dell’ex-circolo la prossima settimana.

    In realtà (2), penso che questo inverno sia stato particolarmente pesante, con i 3 allenamenti di hockey e i 2 di tennis itinerante con il CCV. Anche il suo interesse verso il tennis, in assenza di gruppi di bambini intorno, maestri, bar, persone che guardano (ossia le cose che poi alla fine ti piombano quando devi diventare un giocatore), è fatalmente diminuito. Ma credo che questo test sia comunque importante per testarne il desiderio, la voglia, la passione, l’impegno in assenza di piccole gratificazioni ambientali.

    Vedremo…

  192. andrew scrive:

    Articolo trovato sul sito del Challenger di Sarasota:

    Talent is not enough
    There comes a time when hitting balls with your father isn’t enough, and Gabriela Dabrowski is there now, Stephanie Myles writes from Montreal.
    Stephanie Myles, Canwest News Service
    Published: Tuesday, September 23, 2008
    Gabriela Dabrowski was on Court 5 at the National Tennis Center in New York, playing her first match in the junior division of the U.S. Open, feeling as though everything was crashing around her.
    She was playing a French girl, Kristina Mladenovic, who wasn’t necessarily so much better than she was, but the pressure was enormous. Dabrowski knew what a win could do for her, and she flinched … again.
    “I was just pretty stressed out. I wanted to prove myself, but that didn’t happen,” said the 16-year-old Gloucester resident, who lost 6-3, 6-3. “The reason why I get so nervous is because I know a lot of people that could support me are coming and watching, and I think so much about trying to win the point, to look good playing, that I end up doing the opposite.”

    There comes a time when, if a player has talent, hitting buckets of balls with your father in a public park isn’t enough. That’s where Dabrowski is right now.
    She’s good, arguably the most promising female junior in Canada. Getting better, though, means having the best training and the best facilities, but that takes money and the Dabrowskis are pretty much at the end of that road.
    There’s no doubt Mladenovic, No. 13 in the world junior rankings, is blessed. The 15-year-old trains at Roland Garros in Paris. She has played 80 junior matches in singles and doubles this year, 14 tournaments, while Dabrowski has just 22 matches in six events. She’s ranked 110th.
    The more players play, the more they can bump up their rankings. The higher the ranking, the more free stuff people seem to want to give them.
    “I work hard, and it never comes through and those are the times when I feel the pressure of playing well,” Dabrowski said. “My parents have done everything they could for me, but I’m not going to be able to continue playing as many tournaments because we just don’t have the money to do it.
    “I don’t play a lot of tournaments as it is. If I could get more matches, maybe that pressure and that feeling would go away. If we were able to get some support, get a coach, get someone who knows more about the game internationally, who has a lot of experience, and someone I could hit with on a regular basis. … I’m so thankful to my parents, my dad (Yurek), but he just can’t do any more. That’s the bottom line.”
    Dabrowski spent time in Tampa, Florida, last winter, and some time at a Philadelphia-area club this summer with the support of Pascal Collard, a Belgian pro who was a coach at the Saddlebrook Academy and then became director of tennis at the Merion Cricket Club.
    Dabrowski talks about how much fun tennis was when she was younger, which, at her age, is a relative description.
    “I remember provincials and nationals, I would play so well because I didn’t care how I did,” she recalled. “I was just having a good time playing and fighting. Now I feel like everything is closing in on me; I have to win so my name gets noticed, stuff like that.”
    That’s the reality of the junior tennis racket: At some point, it’s no longer fun and games. It becomes a business.

  193. Mauro scrive:

    Andrew, fai il gentile, traduci!!!!!

  194. Mauro scrive:

    La prossima volta altrimenti scriverò solo post in arabo antico oppure visto l’andazzo del tennis femminile in cirillico.

  195. andrew scrive:

    Ciao Mauro…

    Il talento non è sufficiente
    Arriva il momento in cui non basta più colpire palline con il padre; quel momento è arrivato per Gabriela Dabrowski.

    Campo 5, National Tennis Center, New York: Gabriela Dabrowski sta giocando il primo match nel tabellone junior agli US Open e l’attanaglia la sensazione che tutto stia crollando attorno a lei.
    La sua avversaria è una ragazza francese, Kristina Mladenovic, non palesemente più forte di lei, ma la pressione è enorme. Dabrowski è consapevole di quanto una vittoria possa valere ed esita…nuovamente.

    “Sentivo molto la pressione. Volevo dimostrarmi all’altezza ma niente…” ha dichiarato la 16enne di Gloucester, sconfitta per 63 63. “Il mio nervosismo nasce dalla presenza di persone che potrebbero fornirmi supporto e sono talmente concentrata sui punti, su mostrare il mio miglior tennis, che finisco per fare il contrario.”

    Arriva il momento in cui, se un giocatore ha talento, colpire cesti su cesti con il padre in un parco pubblico non è sufficiente. Quel momento è arrivato per Gabriela Dabrowski.

    È talentuosa, probabilmente la junior più promettente in Canada. Tuttavia, migliorarsi implica avere accesso a strutture e ad allenamenti professionali; ma tutto questo costa e la famiglia Dabrowski sembra essere giunta alla fine della strada.

    Indubbiamente, la Mladenovic, nr. 13 delle classifiche mondiali juniores, è fortunata in questo senso. La 15enne francese si allena al Roland Garros a Parigi. Quest’anno ha giocato 80 incontri juniores in singolo e doppio, 14 tornei. Dabrowski ha disputato solo 22 incontri in 6 tornei. La classifica la vede al nr. 110.

    Più si gioca, maggiori sono le possibilità di salire in classifica. Una classifica più alta consente di ottenere incentivi e sponsorizzazioni.

    “Lavoro duramente ma non sembra pagare; e sono questi i momenti in cui sento la pressione di dover giocare bene”, ha detto Dabrowski. “I miei genitori hanno fatto il possibile per me ma non sarò in grado di giocare lo stesso numero di tornei, semplicemente non abbiamo abbastanza denaro.

    “Non posso permettermi di giocare molti tornei. Se potessi affrontare più incontri, forse quella pressione e quella sensazione diminuirebbero. Vorrei potermi permettere un coach, una persona con esperienza di tennis internazionale, con la quale allenarmi regolarmente….Sono riconoscente verso i miei genitori, ma mio padre Yurek non può più bastare. Sono in un vicolo cieco.”

    Lo scorso inverno, Dabrowski è stata ad allenarsi a Tampa, Florida e quest’estate ha trascorso periodi in un club di Philadelphia grazie all’aiuto di Pascal Collard, un coach professionista belga della Saddlebrook Academy e ora direttore del settore tennis al Merion Cricket Club.

    Dabrowski parla del divertimento nel giocare a tennis di quando era più giovane, che data la sua età, sarebbe da relativizzare.
    “Ricordo i campionati provinciali e nazionali, quando giocavo proprio bene senza curarmi del risultato”, continua Dabrowski. “Mi divertivo giocando e lottando. Adesso, sento stringersi tutto intorno a me; devo vincere per farmi notare, cose del genere.”

    È la realtà del tennis juniores: ad un certo punto, smette di essere gioco e divertimento e diventa lavoro.

  196. federico di carlo scrive:

    x Andrew,
    sarò molto lapidario. Il problema di questa ragazza è un problema mentale di due tipi: 1) assillata dagli avvenimenti esterni (pubblico) non riesce a focalizzare e a dominare se stessa; 2) assillata dal risultato non riesce a decontrarsi fisicamente e mentalmente.
    E’ la storia infinita di molti praticanti che hanno buone nozioni tecnico tattiche ma non hanno nessuna consapevolezza del “gioco del tennis”. Fino a quando giocano con avversari scarsi riescono ad imporsi e a giocare tranquillamente. Quando poi incontrano avversari più tosti che li mettono in situazione di stress vanno in confusione. Sbaglia quando sostiene che il giocare cambierà questa situazione. La parte mentale del tennis va allenata forse di più delle altre componenti del gioco.

  197. Archipedro scrive:

    Andrew, a chi fatturi adesso la tua traduzione? :-)

    Prima che Stefano ti prenda di mira, nei suoi canali paralleli, accusando anche te d’aver remato contro al suo blog, per proporti ora come animatore, o peggio ancora come “moderatore”, visto che insisti a scrivere “bonariamente”, addirittura con cortesia, e comunque in Sua assenza, quando qui ci si voleva concentrare sulle guerre, per comandare e condurre… ti consiglio di formalizzare l’appello… affinché Egli torni al più presto, possibilmente spalleggiato dal suo più fidato Compagno d’Armi… :-)

    Si vis pacem, para bellum… :-(

  198. Mauro scrive:

    Grazie Andrew, in effetti questo articolo è un riepilogo ed una summa delle problematiche del tennis junior, dalle difficoltà economiche, alle pressioni esagerate quando si deve ottenere qualcosa a tutti i costi.
    Non è consolante, ma è la verità che anche facendo fare altri percorsi (medico, avvocato, imprenditore, persino il musicista od il pittore) ai propri figli, sempre che si vogliano fare bene, occorrono risorse finanziarie, spirito di sacrificio, tanta volontà e capacità di affrontare difficoltà e pressioni.

  199. something blue scrive:

    Negli ultimi giorni ho avuto molto da fare e non passavo da qui da parecchio. Non capisco l’atteggiamento di Stefano, a meno che, semplicemente, non si sia stufato e il blog non rappresenti più uno stimolo per lui. nel qual caso lo capirei benissimo.
    Ma anche Max latita….qualcosa lo ha irritato?

  200. federico di carlo scrive:

    x Archipedro,
    “si vis pacem para bellum”
    E’ strano come qualche giorno fa stessi pensando anche io a questo motto latino. Poi mi è venuto in mente questo: “gli opposti inversi tanto più tendono al loro limite estremo tanto più si avvicinano ai loro contrari”. Che te ne pare? ;-)

  201. federico di carlo scrive:

    “È la realtà del tennis juniores: ad un certo punto, smette di essere gioco e divertimento e diventa lavoro.”
    E’ qui che cade l’asino!!!!!! Chi dice che non ci si possa divertire a lavoro? Soltanto chi ha una visione del mondo pessimistica, chi non sceglie il prorio destino non vive la propria vita ma la subisce come un evento ineluttabile di sforzo, sacrificio e pena. Ricordo un’intervista di Connors nel quale diceva che il giorno in cui si fosse svegliato e non avesse avuto voglia di allenarsi o lo avrebbe sentito come un peso avrebbe appeso la racchetta al chiodo. Se giocare professionalmente a tennis è “pesante” cosa dovrebbero dire quelli che lavorano in miniera?

  202. Archipedro scrive:

    Mi pare, Federico, una cosa molto semplice: che se sono ospite da Andrew (ma sono sicuro che con altri bloggers non cambierebbe poi molto) lui si comporta con me in modo gentile. Cosa cambia qui?! Non si tratta d’opportunismo, ma d’educazione e d’intelligenza: dallo scambio delle esperienze se ne trae sempre un risultato utile. Gli anglosassoni parlano di “win-win” philosophy. Viceversa chi trova soddisfazione nell’arroganza è innanzitutto un debole…
    Per cui il mio “para bellum” era in effetti una metafora… io vorrei, anche tra queste righe, la pace. E basta. Anche per lo sport di mio figlio: non sarà mai un percorso che sottende la sopraffazione dell’avversario. Non bisogna esasperare lo scontro, e neppure coltivare l’idea che vince il più “duro”: vince chi gioca meglio, con più fantasia, disciplina e concentrazione. Quella determinazione non è per nulla spietata… perché s’esprime nel rispetto delle regole… non é mai il risultato a tutti i costi. Come appunto in guerra. Perché nello sport, nella mia idea di sport, il fine non giustifica i mezzi illeciti.

    Per quanto riguarda il tuo “modello circolare”, che tra l’altro aiuta l’uomo a venire a capo dell’incommensurabilità dell’infinito, ti rispondo che Paolo Rossi, per ironizzare su alcune ideologie “razziste”, ci ricordava, in un suo famoso monologo, che il concetto di Nord e Sud risulta assolutamente relativo, visto che il mondo è sferico … se non sbaglio c’erano di mezzo gli Eschimesi che davano dei terroni ai bergamaschi… :-)

  203. heraimo scrive:

    Non sono d’accordo con Federico. Chi ha esperienza del tennis giovanile sa bene che le partite più difficili sono quelle giocate contro avversari più scarsi o con ranking inferiore. La spiegazione è semplice: quando gioco contro avversari più alti in classifica non rischio niente e posso quindi giocare decontratto e spavaldo, realizzando sicuramente le migliori prestazioni. Non a caso è frequente vedere risultati a sorpresa nei primi turni, quando anche le teste di serie si fanno sorprendere da giocatori di livello più basso che puntualmente escono al secondo turno quando sentono la pressione del doversi confermare. Per questo stesso motivo non sono d’accordo con chi sostiene l’opportunità di saltare l’attività juniores per cimentarsi al più presto con i pro o peggio per concentrarsi sull’allenamento, secondo me è solo dal confronto con i pari età che si impara a gestire la pressione, che è poi il fattore determinante per emergere come giocatori.
    Questo della pressione potrebbe essere il prossimo tema per Stefano anche in chiave autocritica se vogliamo, cioè non mettere troppa pressione nè ai figli nè a se stessi. Lo so che è facile a dirsi ma molto meno a farsi ma mi sembra sia il primo consiglio da dare ad un genitore: spingere molto sugli allenamenti, sulla preparazione tenica e fisica, sui tornei ma nello stesso tempo tenersi defilati, non partecipare in prima persona, non soffiare sul fuoco dell’agonismo, tenere quell’atteggiamento sereno e distaccato che permette di incassare bene sia le vittorie che le sconfitte.

  204. federico di carlo scrive:

    x Archipedro,
    i campioni dello sport e soprattutto del tennis non hanno in mente ne la pace ne la guerra quando sono in performance perchè sanno di non poter determinare i risultati ne della pace ne, tantomeno, della guerra: hanno il vuoto; entrano in trance e giocano inserendo il pilota automatico. Questo è in breve il segreto del successo del gioco mentale nel tennis. Come raggiungere questo risultato?: conoscenza+volli, sempre volli, fortissimamente volli+lavoro+lavoro+lavoro+lavoro. :-)

  205. andrew scrive:

    che appelli vuoi che faccia, Archi…

    Credo che scrivere in questo blog da parte di noi genitori sia anche “figlio” di pulsioni di condivisione e interesse che viaggiano abbastanza di pari passo con il percorso di crescita dei nostri figli.

    Quindi, alti e bassi corrispondenti agli alti e bassi che si vivono quotidianamente nel rapporto con i figli e nel rapporto dei nostri figli con il tennis.

    Io, in questo momento, sono in una fase di “basso”. Del resto, non si può sempre viaggiare sulle ali dell’entusiasmo.

  206. andrew scrive:

    …riguardo all’articolo sulla giocatrice junior, credo che la pressione fosse più dovuta al fatto di dover dimostrare il proprio valore davanti ai possibili finanziatori, sponsor, mecenati, fabriziocorona, faccendieri, procuratori.

    Questo credo sia un problema più sentito nei grandi continenti o nei continenti poveri, dove le trasferte per i tornei (pochi) sono più costose.

    In Europa c’è un gran numero di tornei a disposizione.

  207. Archipedro scrive:

    Federico, la trance agonistica non é un dominio del solo tennis, ma di molti altri sport che conosco bene. Dove arrivi, nell’atletica, se non sei in grado di cancellare l’universo mondo quando serve? Quindi nulla in contrario alla tua versione. Pur tuttavia tale stato emotivo é molto vicino all’atarassia, come assenza di turbamento, e quindi alla pace. Ben lontana dall’odio…
    Pace, fratelli tennisti, pace…! :-)

  208. Diego1 scrive:

    @heraimo
    Condivido perfettamente.

  209. federico di carlo scrive:

    x Archipedro,
    l’atarassia in campo produce giocatori molli, svogliati e demotivati. Il vuoto mentale della trance (nota che non ho aggiunto volutamente l’aggettivo “agonistica”) invece produce uno stato di allerta inconscio e di risposta naturale agli stimoli.

  210. federico di carlo scrive:

    x heraimo
    “Chi ha esperienza del tennis giovanile sa bene che le partite più difficili sono quelle giocate contro avversari più scarsi o con ranking inferiore.”
    Io sono un coach e mi occupo solamente di tennis giovanile da 15 anni e tra le altre cose sono specializzato nella parte mentale essendo consulente di PNL. Per esperienza ti dico che non esistono partite semplici e partite difficili a priori. Esistono soltanto partite che gli atleti PENSANO e RITENGONO facili e partite che PENSANO e RITENGONO difficili. C’è chi si blocca davanti ad un avversario più forte e c’è chi si blocca davanti ad un avversario più debole. C’è chi gioca meglio con un avversario più forte e chi gioca meglio con un avversario più debole. E’ solo questione di MENTE.

  211. nicoxia scrive:

    Domenica mia figlia ha giocato una finale per lei importante,alla fine dell’incontro è uscita delusa,guardandomi mi ha detto”non riuscivo a fare gli appoggi e a trovare gli angoli,avevo paura di sbagliare”.Effettivamente ha alternato sprazzi di bel gioco ad un gioco con gambe ferme,io gli ho detto di non preoccuparsi che con l’esperienza riuscirà ha dominare tutte le emozioni.Tre settimane prima aveva vinto una finale senza questo problema,a Marzo ha perso una finale con lo stesso problema dopo essere stata in vantaggio 4 a 1 quì perchè l’avversaria era forte.Federico come si allena la mente,oltre che con l’esperienza.L’ultima finale ha vinto lo stesso ma l’avversaria non era così forte come quella che ha perso.

  212. Archipedro scrive:

    Federico, secondo me fai molto bene a sviscerare il legame tra sport ed attitudini mentali: un grande atleta deve necessariamente affidarsi alle capacità alle quali fai riferimento, che sono effettivamente trascurate, e che viceversa vanno specificatamente allenate e specializzate.
    Io però calerei tale analisi in un più ampio contesto “euristico”, che favorisca lo sviluppo di scoperte nuove, percorsi innovativi, empirici, trasversali, aspecifici: vedo lo sport come una possibile metafora della vita… quest’ultima, non dimentichiamolo mai, è il contenitore principale. Vincere un torneo, che ne so, da cocainomane… non é poi questo grande trionfo…
    Tra l’altro i conflitti che incidono sulle possibilità di riuscita d’un percorso agonistico non s’originano sempre all’interno che contesto sportivo: per cui il campione affermato ha la mente aperta e vigile perché cerca d’adattare il mondo a se stesso… perché ha la voglia di misurarsi con la complessità…

    Ovviamente c’è chi la pensa in modo diametralmente opposto, e mi riferisco ai valori di fondo…

    Sul British Journal of Sports Medicine! (…) ho trovato un articolo “scientifico”, per me delirante, che s’intitola “Perché dovremmo permettere il progresso dell’efficacia delle droghe nello sport…” (purtroppo per Mauro in inglese). La tesi, mi pare, è questa: siccome non si può combattere il doping, esso va accettato, anzi promosso, laddove non fa male alla salute in modo acclarato, perché in definitiva sposa lo spirito dello sport, che è appunto di portare le capacità dell’uomo al limite… :-(

    http://www.pubmedcentral.nih.gov/picrender.fcgi?artid=1724991&blobtype=pdf

    Allora credo che, anche qui, ci sia molto da riflettere sul modello di sviluppo, di benessere, di felicità che proponiamo ai nostri figli… si tratta sempre d’un “mental training”, ma che richiede una più ampia ed articolata percezione dell’essere umano e dei suoi scopi in vita…

  213. federico di carlo scrive:

    x Nicoxia,
    “non riuscivo a fare gli appoggi e a trovare gli angoli,avevo paura di sbagliare”.
    Questa frase riassume lo stato mentale di tua figlia durante la partita: faceva attenzione (focus) sul suo corpo e la paura di sbagliare da una parte la contraeva fisicamente e dall’altra proiettava la sua attenzione verso il risultato. Purtroppo quando si mette in moto l’ansia inizia anche il processo di dialogo interiore critico che produce effetti nefandi sull’esito del gioco. Allenare la mente è un processo complesso che richiede una persona che sa quello che fa ed in grado di seguire l’atleta passo passo.
    Se mi dai il tuo indirizzo mail ti posso consigliare una bibliografia (in lingua inglese) che ti potrà aiutare o quantomeno indirizzare

  214. federico di carlo scrive:

    x Nicoxia:
    dimenticavo: agisci in fretta!!!!!!!. Le brutte esperienze fanno in fretta a diventare abiti mentali negativi consolidati. Più tardi è più difficile è rimuoverli. Purtroppo l’esperienza su un campo da tennis non è sufficiente per cancellarli. Sono abiti che ci portiamo dietro con noi ogni giorno e che entrano a far parte del nostro carattere. E come hai potuto tu stesso constatare sembra che vanno via con l’esperienza ma poi, invece, ciclicamente ricompaiono.

  215. federico di carlo scrive:

    x Archipedro,
    mettrsi davanti ad una versione di latino, risolvere una equazione matematica, vincere una partita agli scacchi, risolvere un problema con un amico, come pure comunicare efficacemente con i propri genitori o subire la perdita di un caro: sono tutte situazioni euristiche che alla fine conducono ad una sola strada: crescere e maturare.
    Come già giustamente argomentava Agamennone qualche post fa, le scorciatoie ed i surrogati non portano da nessuna parte. Sta ai genitori dare ai figli gli strumenti per cui possano scegliere le strade che ritengono più opportune alla crescita e maturità che ritengono più idonea e stringente con la loro personalità

  216. nicoxia scrive:

    Federico,il mio indirizzo è carlone64@libero.it,se c’è qualcosa anche in italiano ti ringrazio anticipatamente.

  217. valeria scrive:

    x federico, sono molto interessata all’argomento “allenare la mente”……in pratica pero’ mio figlio ha un maestro ,un preparatore atletico e……basta!!! Nessuno ha mai proposto di allenare la mente…Chi dovrebbe farlo e come??? In effetti tutti parlano dell’importanza della testa ma in pratica nessuno mette in atto delle strategie per allenarla….Puoi aiutarmi?? Grazie

  218. federico di carlo scrive:

    Valeria,
    tuo figlio ha praticamente coperti 3 dei quattro aspetti concernenti la preparazione di un buon tennista: il maestro si occupa della parte tecnica e tattica; il preparatore atletico della parte fisica. Rimane scoperta la quarta parte, quella mentale che ahime copre il 40% delle abilità totali!!!! In Italia purtroppo soltanto le accademie più attrezzate tipo Vavassori hanno anche i preparatori mentali e mind rooms. A livello di circolo è quasi un’utopia……… La mente va allenata con degli esercizi specifici per la mente ed anche con esercizi specifici tennistici. Spesso però i maestri trascurano l’aspetto mentale negli esercizi di tecnica. E ‘un argomento lungo e complicato che non può essere affrontato su un blog.

  219. valeria scrive:

    Federico, tu parli di preparatore mentale e io vorrei capire chi e’ il preparatore mentale…..uno psicologo,un motivatore,un maestro??? Senza entrare nel ” segreto del mestiere”puoi spiegarmi a che categoria professionale appartiene,dove, quando , quanto interagisce con il ragazzino? Io sono di torino, per trovare un preparatore mentale,devo trasferirmi???!!!?? Questo argomento ,in quale contesto puo’ essere affrontato? Scusa l’ insistenza ma vorrei capire meglio.

  220. nicoxia scrive:

    Federico,ti ringrazio ma ho paura che il mio livello di inglese non mi permetta di assimilare completamente i concetti,questo secondo me conferma l’arretratezza del sistema mentale in Italia,causa dell’inferiorità ad alti livelli.Quanti in Italia sono a conoscenza di tutta la bibliografia sull’argomento.Certo non nel circolo dove si allenano i miei figli,ma visto i risultati, penso in pochi altri posti volendo essere generosi.La FIT se non può divulgarla,potrebbe almeno tradurla per metterla a disposizione dei volenterosi.Tornando nel nostro piccolo,io per conoscere un riassunto,chi devo pagare quì a milano,pagherei volentieri te Federico ma siamo lontani,a meno che si possa fare via E-mail.

  221. nicoxia scrive:

    Io,con i miei figli sto lavorando sull’aspetto mentale da molto tempo,ma valutando il tutto da mie esperienze e sensazioni,se potessi avere delle conoscenze di esperti sarei più tranquillo sul percorso.

  222. Elettra scrive:

    Valeria
    intervengo nella discussione con Federico visto che mia figlia ha cominciato la mind room da ottobre.
    Il preparatore mentale è uno psicologo specializzato per lo sport che insegna a gestire l’ansia, il pensiero positivo e le tecniche di rilassamento durante il match.
    A quanto ho capito attraverso degli esercizi che cambiano a secondo dell’età dei ragazzi educano il cervello a reagire in modo positivo anche agli stimoli negativi, se ti intressa sul sito di Vavassori è riportato quello che hanno fatto i ragazzi nell’ultimo incontro collettivo.
    Mia figlia fa mind room una volta la settimana e devo dire che gli esercizi di respirazione che le hanno insegnato sono stati molto utili nella gestione degli ultimi match.

  223. nicoxia scrive:

    I genitori capaci con le conoscenze giuste,sarebbero i migliori mental training,perchè dovrebbero conoscere i propri allievi meglio di chiunque altro.

  224. nicoxia scrive:

    Federico,i tuoi allievi si adattono loro al tuo metodo mentale,o devi adottare metodi diversi perchè loro lo comprendano.

  225. Jho scrive:

    Valeria
    in giro di “GURU” ne esistono tanti e ognuno dice la sua caxxata di turno

    Una persona valida che ho avuto modo di conoscere in questo campo è Marco Vecchi (persona estremamente pratica che non ha bisogno di entrare nei meandri della mente di nessuno per dare aiuti concreti) che ha un suo sito.
    Inoltre ..visto che sei di Torino..Marco Vecchi collabora a volte anche con Danilo Pizzorno quindi puoi contattare lui per eventualmente farti mettere in contatto con qualcuno valido della zona

    Saluti

  226. nicoxia scrive:

    Federico,parlaci un po dei tuoi allievi,mi piacerebbe fare il tifo anche per loro.

  227. Gus scrive:

    Per i torinesi e non:
    Giuseppe Vercelli è psicologo, psicoterapeuta, ipnologo e docente all’Università degli studi di Torino dove vive e lavora. Pilota di volo libero, da diversi anni lavora con sportivi professionisti di sport individuali e di squadra.
    Giuseppe Vercelli è lo psicologo della squadra nazionale di Sci Alpino per le Olimpiadi invernali 2006 e il responsabile scientifico del Centro di Psicologia dello Sport di Torino e di Juventus University.

    Ha scritto anche diversi libri in italiano.

    Gus.

  228. valeria scrive:

    Grazie a tutti per le notizie sii preparatori mentali… Cambiando argomento,vorrei sottolineare una bella iniziativa del settore tecnico nazionale. In questi giorni Furlan e il suo staff sta girando nelle varie regioni per visionare i bambini del 97 e 98 segnalati dal tecnico regionale. Il raduno,che dura dalle 9 alle 18,e’ fatto molto bene e comprende anche test atletici. E’ molto motivante per i bambini.Credo sia una novita’ interessante…

  229. federico di carlo scrive:

    X Nicoxia,
    l’aspetto mentale viene ampiamente allenato in altri sport ma nel tennis, che forse è uno tra gli sport più mentali, in Italia è quasi negletto. Purtroppo nel tennis juniores l’aspetto mentale è ancora più importante perche i ragazzi attraversano un oeriodo assai importante della loro vita in cui passano dall’adolescenza alla pubertà. E’ molto difficile focalizzare i ragazzi a questa età sull’aspetto mentale. Ciò infatti vuol dire mettere in discussione se stessi ed avviene, come detto in un momento assai delicato della crescita. A prescindere dai nostri pensieri su un campo da tennis, NOI SIAMO CIò CHE PENSIAMO. Ovviamente per te che hai la possibilità di seguire l’educazione di tuo figlio in tutti i suoi aspetti (in famiglia, a scuola, con gli amici) il processo è assai più semplice. I principi del lavoro mentale in un campo da tennis sono principi educativi che valgono dentro ad un campo da tennis come valgono fuori. Per tornare alla tua domanda, come vanno e come si comportano i miei ragazzi. Hanno gli stessi problemi che incontrano i pari età. Fanno soprattutto fatica a capire che l’allenamento in questo fondamentale è importante come quello nel campo tecnico, tattico e fisico. Le statistiche sostengono che l’allenamento mentale migliora le performance degli atleti tra il 10 ed il 50%.
    I principi dell’allenamento mentale sono uguali per tutti ma è sempre la materia che si adatta alla persona, mai il contrario. I metodi (o meglio la modalità)di apprendimento dei discenti è diverso e quindi è il metodo di insegnamento che si deve adattare. In questo senso l’insegnamento face to face è sicuramente quello più raccomandabile.

  230. Archipedro scrive:

    Fateci caso, siamo talmente abituati alle litanie sulla mancanza di tempo, e sull’universo mondo che senza di noi s’incastra, non gira proprio, che non solo ormai ci crediamo ma le diamo in pasto ai nostri piccoli. Passi quando vogliamo illuderci d’essere importanti, anzi fondamentali: grave è quando ci dimentichiamo di quanto i figli siano influenzabili. Perché la loro fragilità mentale ha poi questa origine: distorta percezione della realtà, dei valori in gioco, della misura dei fatti. Prima d’affidare le loro dubbiose anime al mental trainer, che pure avrà un motivo d’essere, potremmo cominciare a parlare con loro chiamando le cose con il nome corretto: tipo che se noi siamo poco presenti nella loro vita perché dobbiamo ancora riempire i nostri personali spazi di gioventù, assenti insomma per lifting, non possiamo far passare la favola che ci stiamo ammazzando di lavoro.
    Ora che mi ci fate pensare il nostro amico Federico dovrebbe certo lavorare, e tanto, con i genitori dei giovani tennisti, per raddrizzare modelli esistenziali fatiscenti, ancorati al disimpegno: con quali nervi, e palle, potranno mai scendere in campo quei poveri atleti se quando guardano in alto vedono ricconi, veline, e qualche calciatore demente…
    La riflessione ci riguarda, anche se non lo vorremmo, perché il nostro benessere ci ha resi deboli e svogliati, e questo è un fatto, ma soprattutto irresponsabilmente tolleranti laddove dovremmo essere rigidi. Anzi rigorosi.
    E la metafora che uso, giusto per finire d’annoiarvi, è quella del punto rubato. Perché il mio mental problem con il bimbo è che quando lui perde con me i punti importanti, in genere dopo uno scambio notevole, s’incazza. Ha sette anni e mezzo e giustamente gli viene da piangere, perché ha il fiatone, e non vuole perdere. Ed io lo osservo interessato, perché lui non sa che io so già tutto… Sento la sua ira pulsare nelle mie vene, assieme al senso di colpa. Che m’abbandona quando vince la partita, con merito. Se però accade che la rete dalle maglie larghe, con cui attualmente giochiamo, faccia passare una palla sotto il net lui tendenzialmente me la da buona. E non chiama mai dentro una sua palla che sia uscita. Vado oltre: se un maestro in classe lancia un’accusa è l’unico che s’assume, quando deve, le proprie responsabilità… e lo sapete perché? Sapete perché il mio adorabile figlio POLACCO non riesce (ancora) a fare il furbo?

  231. giovanni scrive:

    @ federico di carlo
    Sono il padre di un bambino di 11 anni che gioca a tennis in un Circolo dell’Umbria. Mi congratulo con te per le competenze dimostrate sia su agomenti tecnici che su tutti gli aspetti riguardanti la crescita di un piccolo tennista. Si vede che hai acquisito una lunga esperienza anche mediante confronti periodici con scuole tennistiche di altri paesi e ti dobbiamo essere grati tutti noi genitori di questo blog per la disponibilità che dimostri nei nostri confronti nello spiegarci dettagliatamente tutto ciò che ti si chiede. Un punto, però, che non ho capito è quando oltre a dire che lavori ogni anno con massimo quattro allievi e da quello che dici devono essere massimo U.16, affermi che la fonte del tuo guadagno nel campo professionale tennistico (anche se hai sempre affermato che svolgi anche un altro lavoro) deriva dalle percentuali sui montepremi vinti dai tuoi allievi. Poichè ti vorrei far vedere mio figlio (compatibilmente, chiaramente alla tua disponibilità) per programmargli, eventualmente, un piano di lavoro, saresti tanto cortese di dirmi dove svolgi in Italia la tua attività professionale, chi sono i ragazzi e che età hanno quelli che attualmente segui, e ad oggi che livello hanno raggiunto quelli che hai allenato? Grazie anticipatamente e confermami la tua eventuale disponibilità a dare da vicino qualche “dritta tennistica” a mio figlio!

  232. nicoxia scrive:

    Valeria,sai se Furlan fa la stessa cosa per bambini non selezionati a pagamento.

  233. nicoxia scrive:

    Archi,non riesce a fare il furbo non solo perchè non lo ha imparato da te,ma perchè ti sei adoperato per far si che il mondo che lo circonda non lo influenzi,questo è possibile,come dicevi tu solo con la tua presenza e delle persone che gli vogliono bene.Per questo dicevo che il miglior mental training del figlio potrbbe essere il genitore.Il difficile è avere le competenze giuste nello specifico,ed avere come supporto uno specialista male non farebbe.

  234. Archipedro scrive:

    Nicoxia, ti ringrazio, m’hai fatto un gradito complimento, ma la mia tesi era quella del “polacco”: nei suoi primi quattro anni di vita l’imprinting è stato caratterizzato dalla relativa povertà e dalla leale condivisione…
    Dimmi ora, specialisti a parte, tu come stai studiando da genitore? Quanto tempo dedichi all’osservazione dei tuoi figli? Molto?! Benissimo, ne ero certo. Ma allora… qual’é il problema?! Supponiamo che i tuoi pargoli, grazie ad un qualificato supporto psicologico, dovessero vincere laddove oggi perdono… dove li porterebbe questa logica? Veramente pensiamo che i tennisti professionisti, e non mi riferisco ai primissimi al mondo, abbiano tutti il “mental trainer”? In altri termini… cosa spostano i tuoi “soldi”? Dove porta questo “assistenzialismo”? E se poi non sfondano… quanto saranno in grado di fronteggiare le avversità della vita con le proprie forze?
    “Federico” dovrebbe intervenire, a mio parere, solo in circostanza particolari… es. giocatori ormai maturi che debbano rientrare da un infortunio… o provati da seri condizionamenti esistenziali esterni… ma finché c’è una famiglia sana che vigila… quale miglior supporto, quale migliore ispirazione…?
    Soprattutto… non c’è alcun bisogno che l’autorevolezza dei genitori sia messa in crisi dalla figura di “pensatori” esterni (in termini affettivi) al processo di crescita… almeno fino all’adolescenza compresa…

  235. valeria scrive:

    xNicoxia , non lo so ma non credo.

  236. Elettra scrive:

    Secondo me non avete capito chi è il preparatore mentale, si occupa solo delle tensioni e delle ansie connesse alla partita ed alla gestione dei punti, non di altro.
    E’ chiaro che il ragazzo deve essere seguito e cresciuto dai genitori e se ha problemi anche da un neuropsichiatra infantile, si parla di ansie connesse al gioco che tale è e resta, quando il gioco diventa un mezzo per sfogare altro non è il mental trainer che ti risolve il problema anzi ti indirizza da uno specialista.
    Faccio un esempio pratico, se ti viene braccino sui punti importanti esistono delle tecniche respiratorie che limitano l’ansia, ma se il braccino ti viene perchè se perdi tuo padre ti chiude in cantina al buio o l’allenatore ti fa afre 15 Km di corsa devi andare da un neuopsichiatra oltre che dai carabinieri.
    Il mental trainer ti insegna a superare le ansie “sane” quelle che io come genitore non so nemmeno dove stiano di casa perchè non ho mai giocato a tennis le patologie o le crisi dei valori nulla hanno a che fare con questo.

  237. federico di carlo scrive:

    x Archipedro
    le nuove gerarchie del tennis mondiale nei loro programmi per creare campioni mettono la famiglia. Siccome la maggior parte dei ragazzi devono iniziare precocemente nell’attività tennistica per puntare ai grossi risultati se non c’è il totale supporto della famiglia non vanno da nessuna parte. Hai completamente ragione quando sostieni che una delle attivita dei circoli e delle accademie è quella di aiutare i genitori dei tennisti. Tra maestri e genitori ci deve essere sinergia. Il tuo bambino, per esempio non ha ancora capito che in una partita di tennis ci sono delle cose chesono sotto il suo controllo e delle cose che lui non può (anche se vuole) controllare. Lui può mettere tutto l’impegno nel giocare bene ma l’esito del suo sforzo è qualche cosa che non può controllare e deve imparare ad accettare qualsiasi sia l’esito. E’ qui che puoi intervenire tu, genitore, cercando di fargli capire………..

  238. federico di carlo scrive:

    x Giovanni,
    ti ringrazio dei complimenti e delle belle parole nel tuo post. Da quanto scrivi noto però che non hai seguito tutti i miei interventi…..;-)
    Ho maturato una lunga esperienza tennistica all’estero (responsabile competizioni all’univ di Birmingham; vice allenatore all’univ di Sydney, responsab settore tecnico e competitivo Haberfield tennis centre di Sydney)ma nel momento in cui ho deciso di tornare in Italia la mia vita lavorativa ha preso tutt’altro corso. il tennis non mi da assolutamente da vivere. Lavoro come direttore commerciale per l’estero in una azienda. A causa delle competenze maturate mi è stato chiesto di aiutare il settore agonistico di un giovane circolo tennis nel Teramano. Il settore juniores ha molti iscritti ma per onestà e per fare un buon lavoro ne seguo principalmente 4. Se sei da queste parti mi farà sicuramente piacere poter visionare tuo figlio, dargli qualche consiglio e organizzare un programma di lavoro ad hoc. Dobbiamo però metterci d’accordo perchè sono spesso in giro per il mondo per lavoro. La prossima settimana, per esempio, sono a Mosca

  239. Archipedro scrive:

    A suo tempo mi sono avvicinato a questo forum di discussione per approfondire il tema dell’ambidestrismo… Che nel tennis mi pareva particolarmente innovativo… lo so, ero ancora piuttosto ingenuo :-) Comunque, per gli eventuali interessati ho pubblicato sul mio piccolo blog un aggiornamento sulle risultanze di questa sperimentazione (con colui che fu poi battezzato come “il pistolero”)…

    Vorrei dirvi che stiamo ottenendo risultati incredibili, ma dovreste fidarvi di me… :-)

  240. federico di carlo scrive:

    x Archipedro
    ““Federico” dovrebbe intervenire, a mio parere, solo in circostanza particolari… es. giocatori ormai maturi che debbano rientrare da un infortunio… o provati da seri condizionamenti esistenziali esterni… ma finché c’è una famiglia sana che vigila… quale miglior supporto, quale migliore ispirazione…?”
    Il mental coach del tennis non è un filosofo ne un motivatore; è una persona che istruisce il giocatore su come usare la sua mente al massimo negli allenamenti e soprattutto nella partita. Sono competenze miste di neuroscienza e comportamento che richiedono un lavoro strutturato, mirato e specialistico. I genitori possono aiutare e rinforzare questo lavoro ma non possono sostituirsi ai mental coach così come i mental coach non possono essere un sostituto per i genitori.

  241. maestrone scrive:

    avete letto gli ultimi due interventi del presidente del lazio nel suo sito?

    quello su nadal e sui valori cristiani nello sport…

    molto interessanti e stimolanti…

    che ne dite?

    caro Commentucci li puoi riportare qui sul blog per intero?

    sono curioso di conoscere i commenti degli altri…

    si può fare?

    maestrone

  242. federico di carlo scrive:

    X Elettra
    hai fatto un’analisi perfetta del mental trainer. C’è però un aspetto su cui vorrei porre la tua attenzione. I ragazzi non nascono ansiogeni: ci diventano. Il loro atteggiamento ansiogeno che acquisiscono nella vita di tutti i giorni (davanti ad un professore all’interrogazione, in una recita davanti al pubblico etc………..) se la portano poi su un campo da tennis. In questo contesto i genitori possono fare tantissimo, senza pur capire un tubo o aver mai giocato una partita di tennis.

  243. Pinot scrive:

    x federico

    Quali sono gli elementi “mental” da introdurre nella crescita dei piccoli agonisti di 9-10 anni?

  244. federico di carlo scrive:

    X Elettra,
    abbiamo definito correttamente che il mental coach non è ne un filosofo ne un santone. E’ una persona specializzata che insegna ai giocatori come gestire le emozioni che si provano su un campo da tennis e soprattutto durante la partita.
    Abbiamo detto che uno dei sentimenti che il giocatore deve gestire su un campo da tennis è l’ansia. Ma che cosa è l’ansia?
    Ansia = proiezione di una paura nel futuro.
    Per cui, l’ansia, su un campo da tennis è sempre da evitare perché riguarda la paura, un sentimento che ha sempre dei risvolti negativi (ne abbiamo già parlato: contrazione muscolare, stati iper-ipo, deconcentrazione etc…..) sul tennis giocato.
    Vorrei invece porre maggiormente l’attenzione su come i genitori rendono i figli ansiogeni e su che cosa possono fare per aiutare i figli.
    Ho sentito spesso parlare (ed ancor più grave davanti ai figli) genitori con altri genitori dicendo “mio figlio è il primo della classe” o, ancora peggio “mio figlio ha tutti 8 e 9 in pagella”. Secondo voi con quale stato mentale vostro figlio affronterà un compito in classe o una interrogazione?
    “Devo fare bene il compito in classe altrimenti non prenderò 8 o 9 ed i miei genitori non saranno più fieri di me” = ansia per il risultato = proiezione di una paura nel futuro.
    Ci sarebbe molto da disquisire e vorrei porre innanzi tutto l’attenzione su quella frase dei genitori “e’ il migliore della classe”. Migliore di CHI ed in che COSA? Ci sono studenti non brillanti a scuola che diventano affermati musicisti, artisti, sportivi, disegnatori, meccanici, muratori, fabbri, falegnami che vivono una vita economicamente, socialmente e psicologicamente molto più soddisfacente dei vari professori, ingegneri, medici e via discorrendo. Dovete accettare ed amare i figli per quello che sono e far crescere quello che hanno dentro. Se proiettate su di loro voi stessi e le vostre aspettative o avrete dei figli ansiogeni, fragili e con poco carattere o dei ribelli che cercano di emergere al di sopra del vostro ego.
    Vorrei raccontare un aneddoto che mi riguarda personalmente. All’età di 12 anni, come molti ragazzi volevo il motorino. A scuola andavo discretamente bene ma i professori sostenevano in coro che mi impegnavo poco a casa. Mio padre mi disse che se alla fine dell’anno i professori fossero stati contenti del mio impegno, a prescindere dai risultati, mi avrebbe comperato il motorino. Io il motorino non l’ho mai avuto non perché mio padre non abbia mantenuto la sua promessa ma perché per me era più importante fare altre cose rispetto allo studio. Ciò però, nella vita, non ha influito sul fatto che mi sia laureato prima di tutti gli altri compagni di scuola che “andavano MEGLIO di me”.

  245. Roberto Commentucci scrive:

    A proposito di “mental” riporto questa testimonianza di Fabrizio Tropiano, presidente del CR Lazio, dal sito del Comitato Regionale:

    http://www.federtennis.it/upload/5/311/pane%20e%20cipolle%20_12009.pdf

    Direi che è un fatto in se piccolo, ma che spiega parecchie cose.

  246. Diego1 scrive:

    Sentire parlare di mental coach per ragazzini di 8-10 anni mi sembra pazzesco.
    Il migliore mental coach e’ lasciarli giocare senza stressarli che si vinca o che si perda e lasciare che siano loro a scegliere quanto allenarsi e quali tornei fare.
    La selezione avverra’ naturalmente e solo chi avra’ le qualita’ per provare a diventare professionista potra’ servirsi del mental coach.

    @Valeria
    E’ da molti anni che Furlan ed il suo staff visionano ragazzini/e in tutte le regioni italiane segnalati dai responsabili regionali.Serve per avere un monitoraggio da parte del Settore Tecnico Nazionale.
    Per avere poi qualche contributo economico ed entrare a fare parte degli Osservati Nazionali bisogna fare dei risultati nei tornei giovanili importanti soprattutto internazionali.

  247. nicoxia scrive:

    Archi,come ho già detto,io sono convinto che i genitori possano fare meglio del mental training,ma io come i miei figli siamo in continua crescita,se io conoscessi già tutto non avrei bisogno di nessuno,quello che sto facendo io sono sicuro che è giusto ma è una sicurezza che deriva dalle conoscenze che ho in questo momento,che domani per il mio modo di pensare DEVONO essere diverse,se no mi sentirei morto e di zombi in giro se ne vedono molti.Per me tutti voi siete miei professori,certo se uno è uno specialista avrà una capacità di transfer più competente,il difficile è selezionare bene i messaggi prima di farli propri,perchè questo determinerà il nostro modo di essere futuro.

  248. Archipedro scrive:

    Nella mia carriera sportiva ho incontrato molti genitori ansiosi, ed ansiogeni, che ricoprivano i figli d’inutili attenzioni nel vano tentativo di compensare il gap che separava quest’ultimi da altri ragazzi dotati di talento agonistico. Un triste spettacolo. Ormai anche nel tennis la costruzione dell’atleta è fortissimamente influenzata dal bagaglio genetico e dal percorso di formazione tecnico-atletica ben selezionato in giovanissima età. Quello che definisco “imprinting sportivo”. Ed allora lo stato di frustrazione sul quale si vorrebbe agire nasce principalmente dalla “serena” e lampante consapevolezza che esistono, già a livello giovanile, pochi predestinati: si tratta sempre d’agonisti che hanno capacità settoriali acclarate, fuori dal comune, del tutto testabili e riconoscibili: esse sono condizione necessaria ma non sufficiente per vincere ad alto livello. In assenza di tali “ingredienti basilari” puoi migliorare leggermente le cose, ma non fare la differenza. Perché poi i ragazzi accettino questo stato di cose meglio degli stessi adulti rimane da capirsi…
    I genitori equilibrati avrebbero il fondamentale compito di condurre figli per mano, alla ricerca di progetti coerenti e percorribili. Devono evitare d’illuderli, ed ancor meno di delegare tale negativo compito ad altri. Se il tennis ispira loro fiducia, perché non appare l’esclusivo territorio di giovani altissimi, o fortissimi, o nerissimi, devono comunque comprendere che un professionista che regga qualche anno ad alti livelli potrà anche avere una famiglia ricca alle spalle ma soprattutto dovrà poter contare su un’attitudine naturale alla competizione che rimane, almeno per me, una naturale predisposizione. Un’attitudine sociologica, “razziale”, simile a quella che ha Bolt per la corsa. Una cinese per i tuffi. Un etiope per la maratona.
    Quella che qui è stata definita “cattiveria agonistica”, e che ad esempio fa dei tennisti ex-jugoslavi degli avversari temibili, non può non affondare le proprie radici nelle vicende storiche dei popoli. Ma allora, io mi chiedo, cosa siamo diventati noi italiani… quanta fame abbiamo avuta, e quanta ne abbiamo oggi…?
    La mia personale misura di “mental training” coincide con il percorso culturale ed emotivo che chiamiamo educazione, e più che sull’esorcismo delle paure s’appoggia sull’affermazione di certezze. Sulla misurazione asettica di performances, relativamente possibile anche nel gioco del tennis… (velocità d’una prima di servizio, percentuale di risposte vincenti, errori gratuiti fatti…). Sul processo generale di crescita consapevole che lo sport ispira nei nostri figli. Perché quando colpiscono male la palla sono loro a sbagliare…
    Poi mi piace pensare che vadano in campo a giocare la loro partita, e non quella costruita a tavolino dall’allenatore di turno. Perché lo sport deve renderli liberi… :-)

  249. nicoxia scrive:

    Consiglio per la FIT,visto che l’iniziativa che ha intrapreso con Furlan è stata reputata buona,perchè non l’allarga ha chiunque,si stabilisce una settimana in un centro FIT,un prezzo abbordabile,così si allargherebbe il bacino dei visionati e nessuno si sentirebbe escluso ingiustamente.Se tra questi visionati a pagamento ci fosse qualcuno che merita di essere inserito tra i selezionati non penso,che la FIT non lo prenda in considerazione,si allargherebbe il ruolo dei selezionatori anche ai genitori,ma visto che sono loro che pagano e non è vincolante sarebbe uno stimolo in più.

  250. Roberto Commentucci scrive:

    nicoxia, credo che qualcosa del genere si stia già facendo utilizzando il Centro Estivo di Sestola.
    Leggi qua:

    http://www.federtennis.it/DettaglioNews.asp?IDNews=41884

    Esistono alcuni prerequisiti di ammissione, però mi pare che in linea di massima si riesca ad indirizzare l’iniziativa ad una platea abbastanza ampia di bimbi.

  251. Elettra scrive:

    Federico
    il problema nasce dalla cultura sportiva.
    Io sono un’agonista e nella mia classe ero l’unica, lo sono stata al liceo ed all’università.
    Ora tutte le mie amiche di allora hanno la pretesa di avere figli agonisti o primi della classe pur non essendolo mai state, manca quel tipo di cultura e le motivazioni trasmesse ai ragazzi sono sbagliate.
    Lo scopo dell’agonista non è e non può essere la vittoria a tutti i costi, così come lo scopo della cultura non è il 9 in pagella.
    Quello che conta è il progetto e la crescita continua, le vittorie arrivano di conseguenza così come la crescita culturale che ti ha permesso di laurearti per primo.
    Posso serenamente non ottenere alcun risultato per un anno ma svolgere un ottimo lavoro di costruzione che mi renderà competitivo ad un livello superiore, in quel caso il risultato è la bontà dell’allenamento e la crescita evidente.
    Pochi sono in grado di comprenderlo.
    Le ansie nascono dal fatto che l’unico progetto è il risultato oggi.

  252. federico di carlo scrive:

    X Pinot,
    Il condizionamento mentale di un giocatore di tennis avviene a livello inconscio. Per i bambini di 9-10 anni è naturale. Di solito i ragazzi evidenziano le prime interferenze del lato mentale conscio all’età di 11 anni. La cosa importante è agire a quella età quando insorgono i problemi immediatamente. I bambini di 9-10 anni devono vivere il tennis come un aspetto ludico e sviluppare un senso di fiducia nei propri mezzi. Più dura la parte inconsapevole e meglio è. Non è necessario un lavoro sistematico

  253. nicoxia scrive:

    Roberto,intedevo quella giornaliera,dalle 9 alle 16 dal costo più contenuto.

  254. federico di carlo scrive:

    X Elettra
    Ho indirizzato il mio intervento a te perché ho preso come spunto le tue parole. Poi il contenuto della mia mail seguiva un discorso generale, certamente non rivolto a te ed alla tua famiglia. Non mi permetterei mai, anche perché conosco l’educazione, i principi morali ed il lavoro che hai fatto e che stai facendo insieme a tuo marito e ho avuto modo di poter apprezzare le parole di Marta.
    Scuserai se faccio riferimento nel mio discorrere a ciò che accade su un campo da tennis e meno a livello pedagogico generale ma è, ovviamente, il mio campo.
    Scrivevo in un altro post che i tennisti su un campo da tennis hanno delle cose che possono determinare e delle cose che non possono determinare. Possono determinare di metterci impegno e fare del loro meglio ma non possono determinare il risultato. L’ansia nasce dalla paura di dover ottenere il risultato (futuro) obbligatoriamente. Ed in tensione continua non si rende quel che si potrebbe. Quando invece si è pronti ad accettare con animo e mente serena qualsiasi sia il risultato dell’impegno, accade che l’ansia svanisce, ci si decontrae e con ciò vengono e si ottimizzano anche i risultati.
    Nella vita tutto serve a fare esperienza. Ad un certo punto decidiamo che cosa vogliamo fare nella nostra vita. Decidiamo la strada da intraprendere e, nel caso del tennis, finisce per essere un gioco ed inizia ad essere un lavoro. Come scrivevo in un altro mio post dipende poi dalla mentalità di ciascuna persona vivere il proprio lavoro in modo ottimistico o pessimistico, in ansia o in spensieratezza. Certamente sono pochi i tennisti che, come Gulbis, possono permettersi di dedicarsi al tennis senza doversi preoccupare di costi per gli spostamenti, hotels, vitto e di cosa vivranno se non raggiungono risultati.

  255. daniela scrive:

    @federio di carlo

    Gulbis è molto ricco di famiglia allora?

  256. Gus scrive:

    @daniela

    moltissimo.

    Come lui forse nel circuito non c’è nessun altro, ma anche tra gli italiani c’è chi comunque vada non dovrà preoccuparsi troppo del suo futuro.

    Almeno un problema non marginale della vita lo hanno già risolto :-)

    Gus.

  257. federico di carlo scrive:

    x Daniela,
    Straricco di famiglia!!!!!

  258. Elettra scrive:

    Federico
    nessun problema ho capito che non stavi parlando di noi.
    Ti stavo dando ragione e cercavo di spiegare che spesso vedo genitori o coach che non hanno nessuna esperienza agonistica ed insistono su concetti sbagliati con il risultato di rendere insicuri i ragazzi.
    Non puoi giocare a tennis se smette di essere un divertimento e questo a qualsiasi livello, smettono i professionisti quando non si divertono più e non basta il denaro a convincerli a continuarer, perchè non dovrebbero smettere i ragazzini che non ci guadagnano nulla.

  259. francesco scrive:

    Un modo di affronatre il tennis ANCHE PER I GIOVANI TENNISTI
    MAURESMO
    ho pensato molto al mio tennis durante le ultime due stagioni perché stavo faticando così tanto ed allora mi arrovellavo, non sapendo che cosa fare esattamente in campo ed una volta che vinci alcune partite, che riprendi fiducia, cominci a pensare di meno perché le cose vengono più naturalmente. Fai le cose in allenamento e te le ritrovi durante la partita, direi più istintivamente ed è probabilmente così che si fanno le cose migliori, quando ti vengono automaticamente.

  260. FRANCESCO scrive:

    @ Stefano il comandante
    Ho una curiosità , il coach che ha visionato la tua canaglia a Lagos era Paleni ?
    Perchè tutte le sue teorie contrastano con le tue e quelle di MAX
    Banalizzando il suo pensiero MASSIMO 90 MINUTI AL GIORNO , POCHE SPESE

    Il coach Giacomo Paleni dice di si ed e’ pronto a scommetterci in quanto lui l’ha fatto piu’ volte prendendo dei ragazzi/e in eta’ scolare e prescolare e portandoli fino al professionismo. Detti ragazzi hanno continuato gli studi con risultati soddisfacenti, si sono allenati solo al pomeriggio (non piu’ di 90 minuti al giorno) e nemmeno tutti i giorni ed i genitori non hanno dovuto impegnare mezzi finanziari imponenti . Inoltre detti ragazzi/e, dal punto di vista motorio, non erano delle prime scelte in quanto snobbati dagli addetti ai lavori o dai tecnici federali addetti.
    Come e’ stato possibile?
    Semplice risponde Paleni, basta usare: AMORE-CULTURA-PROFESSIONALITA’
    AMORE: bisogna avere grande amore verso i tuoi allievi e verso questo sport, devi stare in campo senza pensare a quanto guadagnerai ma con l’obiettivo di far crescere i ragazzi sia dal punto di vista sportivo ma anche e soprattutto dal punto di vista umano.
    CULTURA: se un maestro non ha cultura sportiva e non si aggiorna continuamente non puo’ fare questo lavoro, io penso che gli addetti ai lavori devono fare formazione permanente e confrontarsi con umilta’ tutti i giorni con i propri allievi e con gli altri tecnici del settore, devono viaggiare molto visitando le academy all’estero ed investire sulla loro formazione.
    PROFESSIONALITA’: la metodologia proposta nella scuola e’ ovviamente molto importante, deve essere una metodologia sperimentata e che abbia basi scientifiche solide .
    In questo caso la metodologia applicata si basa sulla teoria dello schema (R.Schmidt 1975/1988) e sul training mentale.
    ALCUNE DIFFERENZE TRA IL METODO TRADIZIONALE E QUELLO APPLICATO DA PALENI
    TRADIZIONALE——- Paleni
    Inducere——–educere
    Staticita’ ——dinamismo
    Tempo reale di gioco 3′ a lezione su 60′—–55′ a lezione su 60′
    Palle colpite (qualche decina)——qualche centinaia
    Qualita?———Qualita’ e quantita’
    Bambino passivo——- bambino attivo
    Modeling quasi esclusivo—— apprendimento libero
    Correzione dell’errore ——–sperimentazione
    Errore non errore ——–sperimentazione
    Insegnante saputo (supponente)——– insegnante insegnato
    Inizio a 7/8 anni inizio ——–appena possibile (4 anni)
    Didattica della certezza ——didattica del dubbio
    Didattica della tecnica ——–didattica del “sentire”
    Ecc. Ecc.
    Cos’e’ assolutamente richiesto al maestro con questo metodo?
    Capacita’ empatiche
    Capacita’ di saper ascoltare e di saper comunicare anche al di la della parola
    Capacita’ di saper raccogliere le comunicazioni ulteriori e saperle interpretare
    Creativita’
    Capacita’ di energizzare la parte bambina (Berne gli stati dell’io)

  261. heraimo scrive:

    Si possono conoscere i nomi di questi ragazzi portati al professionismo? Sono curioso.

  262. FRANCESCO scrive:

    @ Eraimo
    L’elenco non mi sembra niente male
    DARIO SCIORTINO campione del mondo under 16 e tra i primi 10 del mondo under 18 (ITF)

    FABIO COLANGELO tra i più forti under 18 italiani in classifica ATP in singolo e doppio

    NADINE SANFILIPPO prima in Italia under 16 nel 1998 e tra le prime al mondo ITF

    CHIARA GRANDI campionessa italiana di C 1999

    SABINO LISA N. 315 WTA in singolo e 303 in doppio 12.2008 CAMPIONESSA ITALIANA NEL 2006 e 2007

    MARCO CRUGNOLA In classifica ATP ( 219 del mondo in singolo al Sett.2008)

    ANDREA ARNABOLDI tra i più forti under italiani e tra i primi del mondo ITF in classifica ATP

    SERENA BERGOMI campionessa svizzera under 16, tra le prime 100 del mondo ITF, in classifica WTA,

    NADIA LALAMI n. 1 del Marocco e n. 1 d’Africa, in classifica mondiale ITF n. 36 e WTA n. 720

    GABRIELE MOGHINI campione svizzero under 12–2008 sia in singolo che in doppio

    LORENZO ROSSI tra i piu’ forti under 16 della svizzera

    LISA ROSSI una delle piu’ forti under 18 svizzere

    BERTOLA REMY tra i piu’ forti under 10 svizzeri

  263. stefano grazia scrive:

    Mi ero (e tuttora mi sono) preso una pausa di riflessione ma mi trovo costretto a scrivere una piccola precisazione a quanto scritto da francesco:
    1) volevi forsei dire: il maestro che NON ha visionato Nicholas ne’ ha mostrato il minimo interesse a volerlo fare
    2)Sui metodi diversi da quelli usati da me e Mad Max…Direi da quelli usati da Bollettieri Academy e dalla Vavassori. Modificati e adattati alle nostre esigenze e le mie sono diverse da quelle di Max e viceversa.
    3)Paleni l’ho visto solo una volta, quella sera a cena, e mi e’ sembrato una ottima persona, cosa che mi e’ stata confermata dai miei amici Paola e Davide Freddi (da cui eravamo tutti a cena) e anche da quello che aveva sentito in giro Mad Max. Come coach non l’ho mai visto all’opera e posso solo dire che non mi ricordo granche’ di quel che ci siamo detti ma piu’ o meno eravamo d’accordo su tutto: a maggior ragione ci son rimasto male per il suo completo disinteresse nei confronti di un bambino italiano cresciuto in africa e che essendo stato piu’ volte da Bollettieri secondo me avrebbe dovuto solleticare un po’ la sua curiosita’.Invece niente: si e’ incontrato piu’ volte con mia moglie al torneo ma non ha mai accennato alla possibilita’ di vederlo giocare. Li’ per li’ la cosa mi sembro strana e poco lusinghiera ma a distanza di tempo,alcuni mesi, assolutamente nessuno strascico.Quindi sicuramente un’ottima persona:La sua attivita’ nel sociale e filantropico poi ne fa sicuramente una persona con una caratura morale superiore alla mia nonche’ il candidato ideale ad allenare un giorno il figlio di Archipedro con cui pero’ potrebbe avere gli stessi problemi che hanno impedito la prosecuzione del discorso: mi e’ sembrato cioe’ particolarmente prevenuto nei confronti dei genitori che si improvvisano coach (non so se per esperienze personali o per quello che i miei amici (dagli amici mi guardi Iddio…) potrebbero avergli raccontato … )
    4)Cio’ detto di cosa stiamo parlando? Dice bene heraimo: Come e’ stato possibile cosa? quali sono i risultati di cui stiamo parlando? E soprattutto nasce prima l’uovo o la gallina? Se il tuo obiettivo e’ arrivare nei top 400 ed essere un amateur di successo e’ ovvio che puoi e DEVI continuare a studiare e poi sfruttare la laurea per trovare lavoro nell’ambiente… Se giochi a tennis per fare un’attivita’ sportiva sana e all’aria aperta DA DILETTANTE, cosi’ come io giocavo a rugby e voi magari a calcio, basket o pallavolo, e’ chiaro che 90′ tutti i giorni sono anche troppi … Se vuoi entrare nei top 20, forse la strada e’ un po’ piu’ in salita e richiede prima di essere un cavallo e non un mulo (che i muli non vincono i Gran Prix) e poi, una volta stabilito che tu mulo non sei ma cavallo, di farti comunque lavorare(allenare) come un mulo (nel senso che la qualita’ e’ importante ma anche con la quantita’ non si scherza… Lisa Sabino, la ragazza che era con lui a Lagos a dicembre, aveva un best ranking di 321 e a 22 anni aveva gia’ raggiunto il vertice della sua parabola… Ovvio che lei abbia continuato a studiare…

    Sulla pausa di riflessione scrivero’ presto o tardi qualcosa (del tipo The Last Show o ancora meglio The Show Must go On) ma si tratta semplicemente di un naturale cambio della guardia: con l’attraversamento della sottile linea d’ombra fra infanzia e adolescenza, credo sia giunto il momento di rispettare la privacy di mio figlio … e di lasciar alle racchette il compito di parlare.
    Approffitto per richiedere le emails di Elettra & Edipo e di Federico in modo da poterli eventualmente contattare privatamente.
    Continuero’ a leggervi attentamente e chissa’ qualche volta interverro’ pure, anche se mi sembra che da ‘Genitori & Figli: come si costruisce un campione’ si sia passati a a “G&F: come allevare vostro figlio in maniera sportiva e sana senza stress e senza traumi e spendendo pure poco”, il che va benissimo ma non e’ mai stato il motivo per cui abbiamo scritto quelle cose sul blog …

  264. Elettra scrive:

    autorizzo la redazione a dare la mia mail a Stefano

  265. heraimo scrive:

    Veramente io avevo chiesto i nomi dei professionisti, non degli aspiranti tali. Per professionisti intendo giocatori che vivono di prize money, altrimenti anche i maestri sarebbero da considerarsi professionisti. Senza nessun intento polemico penso che sia onestamente impossibile pensare di diventare professionisti con 90 minuti di allenamento al giorno.

  266. madmax scrive:

    Prima del silenzio (in tutti i sensi) trovo doveroso chiudere salutando tutti ma soprattutto quelli che anche via mail mi hanno ulteriormente manifestato il loro gradimento (ai miei scritti). Lo voglio fare con un ultimo post (se troppo lungo suddividendolo), visto che tra l’altro ancora vi devo il resoconto sulla Croazia. In più le ultime novità di Alessia potrebbero in futuro essere di aiuto a qualcuno e non bastasse quello che ho letto ultimamente mi risulta difficile da digerire.

    Cominciamo con il resoconto di Cakovec..

    Livello molto alto vincitrice fra le più forti d’Europa (l’anno scorso era la numero tre ma penso che oggi sia difficilmente battibile da chiunque anche in virtù del suo fisico) e di scarse ce ne saranno state forse due o tre. Forse le altre tre semifinaliste erano qualcosa meno di quelle viste a Riga.

    L’altra italiana (tengo appositamente per ultima Alessia per potermi riallacciare in seguito alle novità dell’ultima ora) targata Vavassori è arrivata in semifinale proprio battuta dalla vincitrice (Konjuh) giocando a tratti un ottimo tennis (non quello sparagnino messo in mostra a Maglie per battere la figlia di Francesco). Sei mesi passati in accademia sono bastati per passare da una delle ultime ‘97 ad una delle più forti d’Italia (ad un raduno ha battuto anche la Chinellato) e questo per chi si domandava come mai dalla Vavassori non uscissero i migliori giovani…

    Alessia invece ha perso subito giocando malissimo e proseguendo con la sfilza dei doppi falli. Peccato perchè la sua avversaria era una da battere facile in un paio di set. Il primo invece non l’ha giocato proprio perdendo 6-1 ed io a quel punto me ne sono andato. Lei allora è andata 4-1 per poi ricominciare con i doppi falli finendo per perdere 7-5 anche il secondo. Nel consolazione poi (anche se contro una forte ungherese) è andata 1-0 40-0 per poi riuscire dal campo perdendo 6-1 6-2.

    Tornati a casa ho chiesto lei cosa ci fosse che non andava e come mai fosse così nervosa. Le domandai anche se avesse avuto bisogno di fermarsi un po’ e cosa avesse voglia di fare in questo momento. Lei mi rispose che non ne aveva la più pallida idea e che voleva continuare a giocare tornei. Mi misi allora a riflettere e pensandoci bene mi resi conto che Alessia non aveva mai giocato partite facili visto che l’anno scorso quando sarebbe dovuto essere al secondo anno under 10 non aveva potuto giocare. L’ho iscritta allora ad un torneo del circuito provinciale un torneo dove dove è difficile trovare gente forte.. Non solo ha vinto facile (finale 6-2 6-1) ma non ha mai fatto più otto doppi falli non pochissimi ma nemmeno molti rispetto alle ultime volte. Con grande stupore mi sono accorto che lei alla fine era felicissima (chissà di cosa pensai io che ha giocato con delle super scarse) specialmente dopo aver ricevuto una coppa enorme (sembrava avesse vinto gli internazionali) e aver fatto le foto di rito. Devo anche dire che il gioco da lei espresso in questo torneo non è stato nulla di trascendentale ed allora l’ho iscritta nuovamente ad un torneo simile.
    Anche in questo torneo non ha avuto nessun problema (6-2 6-0 l’ultimo atto) con la differenza che soprattutto in finale ha espresso anche un buonissimo gioco. non penso che sia guarita totalmente tant’è che prima del T.E. in Slovenia (me l’ha chiesto lei di andarci) farà un altro torneo simile più i Regionali under 11.

    Vi ho raccontato tutto questo perchè appunto anche a qualcuno di voi prima o poi potrebbe accadere ad un certo punto che vostro figlio perda un po’ di fiducia ed allora quello che a noi può sembrare superfluo in realtà non lo è (ad esempio una vittoria in un torneo insignificante) fermo restando che poi appena riconquistata si ritorni immediatamente alle partite di alto livello cioè in ottica crescita tecnica.

  267. madmax scrive:

    In effetti qualcuno ha già risposto, comunque..

    Come giustamente già detto i metodi proposti non sono ne quelli di Mad Max e nemmeno quelli di Stefano Grazia bensì quelli di tutte le più importanti accademie del mondo che forse qualche giocatore in più del maestro Paleni hanno prodotto… Infatti qui si è sempre parlato di percorso per creare dei top ten e non qualche top 218!!

    Per finire mi dispiace dover terminare questa esperienza sul blog perchè anche dopo gli ultimi accadimenti con Alessia mi sono reso conto che le cose ed i programmi sono da rivedere giorno per giorno ed anche se poi da un lato per ogni ragazzo è differente dall’altro però ci potrebbe essere qualcuno che si ritrova nelle varie problematiche e se fossero in tanti ad esporsi le problematiche che verrebbero fuori sarebbero molteplici, per cui questi racconti risulterebbero fondamentali, ma effettivamente tempo ce n’è sempre meno i gli appuntamenti sono sempre più frequenti ma soprattutto la mamma degli imb…..i è sempre incinta perciò.. Ed anche questa mancanza di riconoscimento a Stefano (che invece è stato dato a tanti altri) ha il suo peso e credo veramente sia arrivato il momento di cantarcela e suonarcela da qualche altra parte tanto della visibilità non penso se ne senta il bisogno dopodichè se dovesse accadere qualcosa di bello ne avremo fin troppa…

    Ah dimenticavo..

    Dopo la Slovenia e la finale nazionale di Coppa delle Province che si svolgerà a Castel di Sangro dal 17 al 21 giugno e che la provincia di Bergamo si è guadagnata vincendo la fase di macroarea, insieme a Mirmidone stiamo provando ad organizzarci per raggiungere Andrew all’isola di Lussino in Croazia per un vacanza di lavoro in “preparazione” dell’ eta di Trieste.

  268. FRANCESCO scrive:

    @Stefano
    Grazie per la tua risposta e scusami per la mia curiosità , sei sempre il THE BEST , anche se penso che non avrò più la fortuna di leggere i tuoi resoconti appassionati , visto che adesso , per te , conta il fare non il dire .Comunque il tuo aiuto disinterssato per noi genitori inesperti , è stato grandissimo , ci hai mostrato un mondo riservato solo agli esperti di tennis ad altissimo livello

  269. alessandra scrive:

    buongiorno,tempo fa per caso sono capitata su questo blog che seguo con simpatia perche’ ritrovo tutti i dubbi e le ansie, ma anche le soddisfazioni dei genitori dei tennisti.sono pero’ letteralmente caduta dalla sedia vedendo irrompere il nome di Paleni e non posso esimermi dall’esprimere un giudizio fortemente negativo su chi a nostro parere ha fatto perdere parecchio tempo a nostro figlio che peraltro ha raggiunto ottimi risultati non appena si e’ liberato di questo personaggio .faccio notare che alcuni giocatori citati sopra (crugnola,arnaboldi)hanno cominciato a giocare decentemente a tennis LASCIANDO PALENI!
    Le sue teorie nella pratica si risolvono in un nulla di fatto che per altro è anche assai costoso,dovendo rimediare ai suoi danni tramite ancor piu costose lezioni private con altre maestri.
    Trovo incredibile che persone con nessuna vera preparazione tecnica attestata,possano comunque crearsi la fama di buoni coach,facendo perdere tempo e denaro a noi poveri genitori incauti.

  270. Archipieri scrive:

    Non credo sia affatto difficile trovare in giro altri “cervelli”del tennis con cui litigare sul ruolo dei genitori di figli sportivi: ma non dovrebbe essere neppure impossibile riuscire ad evitarli. Come non é poi così importante stabilire, a tavolino, se un allenatore sia competente perché ha comperato dei titoli roboanti o perché semplicemente mastica bene lo sport, e lo comprende, e poi lo rispetta.
    Tutti noi giudichiamo (forse troppo) sommariamente il prossimo: anche i genitori lo fanno con gli allenatori. Nel mio caso mi concentrerò molto sui congiuntivi, e sulla generale conoscenza delle cose, per distinguere il mestierante che con la “disciplina” ci deve campare dal vero cultore della materia agonistica. Dall’intellettuale, che non ha necessariamente tutte le risposte ma sa dove e come andarle a cercare…
    La fase in cui, da ex atleti, pensavamo di fare gli allenatori vivendo di rendita è finita; meglio, non c’è mai stata. Ora ci rendiamo conto che si torna a scuola. Ed il ragionamento vale anche per la nostra professione “sociale”: l’iscrizione ad un Albo non fa di te un “tecnico” in eterno. Ci si “allena” quotidianamente in tutto, se si coltiva l’ambizione di poter dire qualcosa di nuovo, di originale. Chissà.

    p.s. In relazione all’interessante post di Francesco…
    Per quante ore?!! Qualcuno vorrebbe UN NUMERO?!
    Tutte le ore che rendono l’allenamento tale, cioé UTILE. Non un minuto di più. Cosa significa utile?! Quando COSTRUISCE l’atleta e non lo CONSUMA…
    E quindi?! Quindi DIPENDE. Non c’è altra risposta. Pensavate che ci fosse?! 

    Anch’io chiuderei con uno spunto personale, che mi deriva dal convincimento del piccolo di poter essere un giorno un inventore… altro che olimpionico della pallavolo … credo che dovrò aspettare i primi amori perché ci arrivi… 
    Beh, lui mi chiede ossessivamente cosa deve sapere, e studiare allo scopo… se servano la chimica, la biologia, l’ingegneria, per costruire le sue macchine antropomorfe… M’assomiglia già, nel senso che é dispersivo, talentuoso ma instabile… ed io temo che finirà proprio come me. Ma allora quale consiglio? Perché non basta dire… non fare i miei errori, trova delle passioni univoche e coltivale fino in fondo.

    Preferisco allora parlargli di sport (anche per tenere lontanissima quella forviante ma ineluttabile laurea) ora che non passa giorno che non lo pratichi: la cui articolata frequentazione già proietta la sua mente alla ricerca dell’equilibrio tra complessità e sintesi, tra il caos e tutti gli ordinati, infiniti minuti che dovrà riempire di vita…

    (…)

    Come aiutare mio figlio a diventare un CAMPIONE (dicasi “top 20”)? Avremmo dovuto parlare di questo? E SOLO di questo?!

    (…)

    MANDI FRUS!

  271. Archipieri scrive:

     = :-)

  272. something blue scrive:

    Mi sembra che Archipedro abbia colto una grande verità, il blog non è mai ruotato, almeno da quando io vi leggo, solo attorno al come diventare campioni, proprio per la consapevolezza di tutti che non è solo questione di tecniche di allenamento, di soldi o di tempo da dedicarvi. Vi sono molte implicazioni in questo tema, e molte sono state ampiamente sviscerate in questi anni. Certamente molte interrogano le scienze pedagogiche e per questo ho trovato così interessati i vostri post. Questo non significa che se una certa conversazione è terminata non serve protrarla oltre, naturalmente.

  273. Roberto Commentucci scrive:

    A proposito di creazione di top10, volevo riportare anche qua la notizia del ritorno alle gare, dopo la complicata operazione all’anca, di Giacomo Miccini, il sedicenne di Recanati del quale abbiamo tanto parlato su questo blog, che oggi al torneo Bonfiglio, nel primo turno ha sconfitto la tds n. 2, il giapponese Sekiguchi, n. 5 del mondo juniores, per 76 16 63.

    Vi posto di seguito un bellissimo video (propagandistico, ma ci sta) girato a Bradenton poco prima dell’infortunio, con Bollettieri e Slomp che parlano di Giacomo.
    http://www.youtube.com/watch?v=lLa_EruwoTI

  274. Carlo.H scrive:

    Mah! Spero di sbagliare ma, a vedere il filmato, non mi pare ci si possa fare troppe illusioni. Dal punto di vista tecnico il servizio sembra molto buono mentre i fondamentali da fondo hanno diversi problemi: il rovescio è il meno peggio, ma manca nella distesione in avanti/alto delle braccia all’impatto, ciò causa un insufficiente accompagnamento del colpo con un gesto che si richiude troppo presto sul corpo.
    Il dritto difetta invece nella fase di preparazione, con un insufficiente accompagnamento della mano sinistra, che lascia quasi subito la racchetta per andare ad indicare la palla in arrivo, compromettendo in questo modo il caricamento della corretta catena cinetica neccessaria per una proficua esecuzione del colpo. Durante l’apertura il braccio è troppo distante dal corpo, il che comporta una esecuzione esterna/interna che non è considerata scorretta ma è, a parere di molti meno efficace di una escuzione interna/esterna risultante da una apertura col braccio vicino al corpo. Inoltre il piatto corde al termine dell’apertura guarda nella direzione opposta a quella di arrivo della palla, non è un errore ma è una componente di svantaggio su superfici veloci o nel caso di situazioni impreviste come falsi rimbalzi o repentini cambi di ritmo da parte dell’avversario.
    Ovviamente tutto ciò non significa che il ragazzo non possa essere e diventare fortissimo. Io glielo auguro di cuore.

  275. anto scrive:

    Intanto Miccini al Bonfiglio si infortuna di nuovo, cadendo durante uno scambio…probabile frattura dell’osso sacro…..

  276. Gus scrive:

    Sembra tutto a posto per Miccini. Solo una forte contusione, stop dai 3 ai 6 giorni.

    Per fortuna.

    Gus.

  277. Archipedro scrive:

    Something, hai fatto l’errore. Ora sei segnata anche tu… :-)

    Sarà pur corretta l’analisi di Carlo H. sul povero sedicenne campione (al quale questo blog non sta portando fortuna)… Però credo che le “lacune” tecniche d’un adolescente non siano un problema se alle sue spalle ha un percorso sportivo completo. Per un giovane che sia stato opportunamente allenato, cambiare l’impostazione d’un colpo, oppure ottimizzarlo, anche in modo atipico, per effetto delle proprie caratteristiche soggettive, non può essere un problema. Come deve poter cambiare la sciata il campione in funzione dei materiali. O adattarsi il decatleta al proprio ipertrofismo nelle discipline “leggere”. Per non parlare dei pallavolisti che d’estate giocano a beach volley…
    Gli stessi tennisti dovrebbero saper affrontare superfici diverse con dinamismi articolati, strategie complesse, ed anche racchette opportunamente modificate. Insomma, prendere una slow motion d’una ragazzina e tentare di sovrapporla a quella di Djokovic è un’operazione dal valore per lo meno relativo (…): sono talmente tante le componenti che condizionano un gesto sportivo che tale “copia-incollatura” potrebbe risolversi in un’indebita forzatura, controproducente, tale magari da causare danni in luogo dei risultati attesi.

    Per fare un parallelo potete provare, da adulti, a testare voi stessi con un Vortex, immaginando di poterlo lanciare come farebbe un giavellottista. Apparentemente il gesto sembra elementare… e che ci vuole… magari siete muscolati, andate in palestra, e vi sembra di poterlo sparare in orbita… dopo qualche tentativo vi ritroverete increduli, con la spalla dolorante, delusi e sconfitti. Magari il ragazzino che vi guarda, magrolino e sfigatello, lo lancia più lontano di voi…
    Beh, avevate mai pensato a ragionare sul sistema di leve che mettete in moto? Sulla mobilità della vostra scapola? Sui momenti torcenti, le velocità angolari, i piani della traiettoria, gli angoli di proiezione, la componente giroscopica? Avevate mai compreso che quando ipertofizzate le vostre masse muscolari bianche-veloci, che si pompano meglio, pensando di poter esplodere una potenza sovraumana in un singolo colpo, in realtà stavate sviluppando anche molte componenti muscolari antagoniste, che in un bilancio biomeccanico-energetico finiscono per rendervi “schiavi” della vostra forza, lenti, improduttivi…?
    Djokovic e Nadal giocano forse nello stesso modo?

    L’altezza della testa della racchetta nel tennis, e quindi l’efficienza del colpo eseguito sulla base della sua corretta proiezione, è un tema caro ad Andrew. Sono perfettamente consapevole che sia meglio usare la velocità della forza: è il principio primo del mio lavoro con il piccolo. Pur tuttavia i suoi avambracci non gli consentono, attualmente, di sopportare leve eccessive, e quindi, effettivamente, a 7 anni e quattro mesi, non gioca ancora come Federer… :-)
    Chissà quanti bambini equivalenti, diciamo al mondo, riescono (da mancini) a ribattere, in allungo ed in contro balzo, una palla sul proprio rovescio teorico (a destra) passando di mano la racchetta durante il recupero e giocando un dritto in top-spin che il proprio allenatore-incompetente non riesce a ribattere.
    Sullo scooter gli ho chiesto se sia per lui un grosso problema cambiare di mano la racchetta al volo. Mi ha risposto… DIPENDE! :-)

  278. maestrone scrive:

    ma avete visto lo scandalo delle wild card a foggia ?
    TE under 16…

    prima assegnate poi ritirate…

    anche il blog della federtennis ha dovuto dare spazio alle lamentele e allo scandalo….

    è mai possibile…

    maestrone

  279. Mah ! scrive:

    ” Chissà quanti bambini equivalenti, diciamo al mondo, riescono (da mancini) a ribattere, in allungo ed in contro balzo, una palla sul proprio rovescio teorico (a destra) passando di mano la racchetta durante il recupero e giocando un dritto in top-spin che il proprio allenatore-incompetente non riesce a ribattere.”

    provo ad indovinare : 1 ( uno solo, tuo figlio )

  280. Archipedro scrive:

    Magari anche il tuo, se ci provi… :-)
    Dipende se la reputi una cosa significativa o meno, signo “Mah!”…

  281. Elettra scrive:

    Maestrone
    Se guardi le entry list di Foligno e Foggia ci sono solo tre straniere iscritte, un motivo ci sarà.
    Mia figlia in itatlia è tra i non accettati, all’estero in quali, i tabelloni in Slovenia erano pieni di ragazzini provenienti da tutta europa e giocano tutti le qualificazioni, un motivo ci sarà.

  282. federico di carlo scrive:

    Autorizzo la redazione a comunicare il mio indirizzo di posta elettronica al sig. Stefano Grazia

  283. Archipedro scrive:

    Le di ieri qualificazioni al tabellone principale del torneo 25.000 ITF “Città di Grado” sono riassumibili nelle prestazioni interessanti delle due gemelle Pliskova, 21/03/1992, pronte a scalare il ranking grazie ad un fisico che alcune giovani colleghe “pagherebbero a peso d’oro” (ma anche perché è palese che s’allenano seriamente…). Nonché nelle vittorie di Di Giuseppe , Gabba (vs Sussariello IT), Zanchetta (vs Sandano IT), Vaidenau IT (vs Besser IT), e nella doppia vittoria della Virgili 396, già approdata ai 16mi. Sconfitte inoltre la Remondina, la Pasini, la favorita Balsamo 360, appunto dalla più debole delle due Pliskova 805, nonché la simpatica e giovanissima Martina Parmigiani, che uscendo dal campo, dopo uno scontro senza storia con una solida Jurikova 362, si chiedeva “perché mai continuasse a giocare a tennis!” A quindici anni non compiuti! Tieni duro, Marty!!! :-)
    Suo padre, un allenatore non-maestro che fa di necessità virtù, ( :-) ecco, mi sta simpatico…), e sua mamma, prodiga di consigli, erano tra i pochissimi spettatori non paganti-accaldati d’uno sport reso noioso dalla sua stessa filosofia elitaria. Che non gli permette proprio di guardarsi dentro… Però almeno, da quella bella famiglia bresciana, una testimonianza anomala di “genitori e figli” insieme… concentrati sulle stesse cose.

    Nel main drow prossimo venturo ci aspettano anche la Vierin 220, la Floris 239, e tre WC, Bertoia 901, Moroni 405 e Di Sarra 429.

    Andrew :-)

  284. Archipedro scrive:

    Ahi, in fondo al tabellone avevo dimenticato la diciassettenne Nastassja Burnett IT 532, che ha “sonoramente” battuto la Lazzarini IT…

  285. Archipedro scrive:

    Bene le italiane nel terzo turno di qualificazione del ITF 25.000 “Città di Grado”: si ferma solo la Gabba, battuta da una Karolina Pliskova che sembra molto ispirata. La gemella cede invece in due set alla nostra Vaideanu. Vincono in due set Di Giuseppe, Virgili e Burnett, mentre recupera bene la Zanchetta una prima partita giocata sotto tono.

    Le italiane impegnate nel tabellone principale saranno finalmente parecchie (11 su 32!):

    Julia SCHRUFF (GER) (1) Nathalie VIERIN (ITA)
    Nastassja BURNETT (ITA) Andreea-Roxana VAIDEANU (ITA)
    Estrella CABEZA-CANDELA (ESP) (4) Erika ZANCHETTA (ITA)
    Anja PRISLAN (SLO) Paola CIGUI (ITA)
    Federica DI SARRA (ITA) Anne SCHAEFER (GER) (5)
    Silvia SOLER-ESPINOSA (ESP) (8) Alexia VIRGILI (ITA)
    Anna FLORIS (ITA) Margalita CHAKHNASHVILI (GEO)
    Alice MORONI (ITA) - Martina DI GIUSEPPE (ITA)
    Alessia BERTOIA (ITA) - Sandra ZAHLAVOVA (CZE) (2)

    Si noti anche la presenza a Grado della giovanissima promessa Laura Robson (GBR), prima al mondo nel ranking, ITFJ, recentemente sconfitta ai quarti al “Trofeo Bonfiglio” da quella Sloane Stephens che ha poi vinto il torneo…

  286. Roberto Commentucci scrive:

    Grazie per le info, Archipedro. Purtroppo Giulia Gabba, ragazza di buon talento, che ha avuto alcuni gravi infortuni, da quest’anno ha un pò mollato l’attività professionistica, e si è concentrata sullo studio, iscrivendosi all’Università.
    A Grado ci sono comunque molte giovani promesse azzurre. Se puoi dai un’occhiata alla Di Sarra e alla Di Giuseppe. Fra tutte, sono quelle che giocano il miglior tennis sul piano spettacolare.

  287. Archipedro scrive:

    Ciao Roberto.
    Andrew m’ha chiesto di scrivere del torneo, ed io lo faccio volentieri. In questi circuiti minori ci sono tutti gli ingredienti per osservare da vicino il tennis giovanile come work-in-progress: dalle giovanissime speranze alle ragazze al bivio… Della Gabba dici “purtroppo”… nel senso del tennis, immagino, perché concentrarsi sullo studio è cosa ammirevole (se sei un talento vero puoi far coesistere gli impegni… dai Giulia!!!). L’ho vista giocare nel week-end, e con la Sussariello era stata solida. Il punto è che la gemella Karolina è già ben più forte del proprio ranking attuale, e non solo fisicamente… Servizio pulito, racchetta veloce, azione decontratta…

    De rerum scholasticorum.
    Citavo la Martina Parmigiani: i suoi genitori sono orgogliosi che lei sia iscritta ad un liceo “statale”… devo dire che é l’unica atleta, in tre anni, che m’ha rivolto spontaneamente la parola… dando segni d’intelligenza emotiva… chissà cosa farà da grande…
    Fa molto pensare che queste tenniste si comportino tutte nello stesso modo, con computer e telefonini sempre in mano… raramente si vede un libro, o un atteggiamento sociale… sembrano estremamente sole. Perse nel loro sogno di grandezza. Neppure un salto in spiaggia per un bagno… o una passeggiata in Grado vecchia…
    Anche i loro rapporti contingenti non sembrano mai delle amicizie: mere comunicazioni di convenienza, e frasi di circostanza.
    Partirei da qui, per spiegare ai nostri figli come si debba re-interpretare lo sport…

  288. andrew scrive:

    Caro Archi…

    grazie dei report…

    “Filosofia elitaria del tennis”, dici…Secondo me, siamo nella 2° fase dell’elitarismo, ossia, dopo quello di conti, contesse e contessine, che lo praticavano tra loro anche ad alto livello (per l’epoca), siamo in piena fase di elitarismo “piccolissimo borghese”, ossia quello degli allevatori di maiali della padania, degli industrialotti di provincia, degli avvocatoni romano-napoletani, dei dirigenti parastatali delle isole. Che quasi non lo praticano più ma si autogratificano (leggi, “onanizzano”) autonominandosi per cooptazione reggenti delle sorti del tennis italiano e autoincoronandosi “scopritori di talenti” e mecenati organizzando tornei minori o Serie A per “distrarre” dalle tasse qualche milionata (tornei e Serie A che quindi pagano comunque tutti i cittadini, in base a quella che viene definita “Esternalità” dagli economisti).

    Archi, non rimane che aspettare pazienti che anche questa seconda ondata di “tennis lovers” si esaurisca per eventualmente lavorare sulle macerie che lasceranno.

    Intanto, Alessandro sta facendo un corso di fotografia con la scuola il mercoledì e le ore di allenamento si sono ridotte a 2. Però, sta facendo molte partite in tornei amatoriali e sabato anche in un campionato a squadre (orrore?!) da ClaudioTN (che vi saluta tutti…).

    Il suo problema sono ancora gli spostamenti e mi sa, Archi, che dovrò chiederti di stilare un programma personalizzato per bambino di 11 anni, da ripagarti in uva fragola, che anche quest’anno, pare crescere rigogliosa nel terrazzo (sempre che non grandini).

    StefanoGrazia, torna a coordinarci…oppure venite sul vaffantenis che sto mettendo su il forum…

  289. something blue scrive:

    lucidissima analisi delle baronie nostrane Andrew, mettici pure le casse di risonanza televisive, anche quelle le paghiamo in parte almeno noi….

  290. Archipedro scrive:

    Lo spunto del Martedì, al primo turno del maindraw dell’ITF 25.000 “Città di Grado”, nasce dai tre ritiri su otto incontri giocati. Si tratta del caldo, in una giornata di fine Maggio: possibile mai?
    Torna alla mente la sensazione d’un tennis eccessivamente faticoso, come molti altri sport che vanno tanto di moda (podismo e ciclismo in primis): popolari in quanto accessibili ai normo-dotati (impasticcati). Boom degli sport “da vecchi”, in assenza d’una vera prospettiva per i giovani talenti?
    Forse che dovremmo consigliare ai nostri tennisti d’abituarsi a giocare meglio per giocare meno? D’allenare bene il fisico, e con metodo, per preservare il fisico? Di divertirsi per divertire, perché la vittoria per noia non è innanzitutto sana?

    Andrew, ho visto il tuo nuovo sito e inutilmente cercato il forum… bella comunque la grafica, si vede che ci tieni (…).
    Se vogliamo essere seri, con Alessandro, vista che la fase sensibile per la crescita motorio-coordinativa si chiude attorno ai 12 anni nei maschi, 11 nelle femmine, e poi certe carenze tendenzialmente rimangono, non ti do qui indicazioni, che m’impallinano, se non una: fai subito qualcosa! :-)

  291. marcos scrive:

    madmax ne scrive un’altra molto importante, a mio parere. è fondamentale per l’uomo (ed anche per i bimbi) incamerare qualche soddisfazione. non importa se il cammino per ottenerla è più facile di quel che si prevedeva: la vittoria nel torneo semplice (non è mai semplice vincere contro i meno forti, anzi!) consente a tutti di ritrovare gioia e fiducia. coloro che si ostinano a mettersi a dura prova, spesso, perdono l’orientamento. ben vengano, dunque, due o tre vittorie consecutive contro avversari deboli, anche particolarmente deboli. è fondamentale saper vincere contro tennisti meno dotati di te: è più importante che vincere contro quelli più forti, soprattutto da piccoli. per un bimbo, inoltre, è molto più bello alzare una coppa amatoriale, piuttosto che superare un turno nel torneo maggiore: portare a casa il trofeo è motivo di enorme soddisfazione.

    trovo corretto l’atteggiamento di stefano grazia, quanto alla privacy, visto che ora il suo piccolo sta diventando grande. questo, però, se possibile, non sia giustificazione per non scrivere più qui dentro: stefano, infatti, è un punto di riferimento per molti, a prescindere dalle gesta e dai risultati del suo ragazzo.

  292. Elettra scrive:

    Archipedro
    tieni presente che si tratta di ragazze ed il cambio di stagione, soprattutto se repentino, crea non pochi problemi che nulla hanno a che fare con la preparazione.
    Mia figlia e quasi tutte le altre ragazze hanno grossi problemi di pressione bassa, soprattutto se questi cambi avvengono in periodi particolari, gli integratori fanno effetto lentamente e non se ne può abusare.
    Se poi si tratta di adolescenti è ancora peggio perchè non si sono assestate da quel punto di vista.
    Quanto alle tue impressioni sulla vita sociale delle tenniste stai esagerando perchè vedi solo quello che vuoi vedere.
    In realtà in trasferta, che per motivi economici raramente avviene da sola, le ragazze si divertono e ci sono antipatie e simpatie come nella vita normale, amicizie vere e grandi delusioni.
    Se hai il campo allenamento alle 6 del mattino e devi giocare due turni certo non hai voglia e tempo di fare il bagno od il turista e quando perdi torni a casa perchè stare lì costa.
    Non è una vacanza culturale o una gita scolastica, ma una trasferta che costa un sacco di soldi ai tuoi genitori e non è una ma dieci, venti o cento.
    Certo è difficile che una che deve entrare in capo di lì a poco sfoggi tomi di letteratura, ma ti posso assicurare che in accademia le ragazze si scambiano e consigliano libri anzi se devo essere onesta pare leggano tutte molto, forse per ovviare alla noia dei trasferimenti frequenti e non credo certo che siano le uniche.
    Quanto al computer ti consiglio di aspettare che tuo figlio si affacci all’adolescenza ee scoprirai la comunità di face o come si chiamerà tra qualche anno, che ti consente di mantenere i contatti con i tuoi amici anche se sei lontano.
    Le storture purtroppo sono altre.

  293. Archipedro scrive:

    Che dire, Elettra? M’auguro che tu abbia ragione ed io torto… :-)
    Non c’é in realtà qualcosa che “voglio vedere per forza”, e neppure un giudizio preconfezionato: altrimenti non frequenterei quei luoghi, alla ricerca di verifiche ed ispirazioni…
    Ricordati che agisco sì nello stretto interesse di mio figlio, che sembrerebbe (purtroppo) portato per il tennis :-), ma anche da ex agonista, sportivo ed allenatore. Conoscitore d’altre discipline. Provo allora a confrontare, da osservatore esterno, l’approccio al tennis delle nostre giovani con quello delle giocatrici dell’Est, o delle spagnole… di quest’ultime, in genere, si riconosce immediatamente lo stile professionale ma anche rilassato…

    Comunque: so d’aver compiuto un peccato mortale nel dubitare, soprattutto qui, che il talento abbia un prezzo di mercato: però alla fine sarei il primo a preoccuparmi di queste piccolette, anche se ricche, perché se non altro si sforzano d’essere qualche cosa… :-)

  294. Elettra scrive:

    Archipedro
    io non appartengo a niente e nessuno, non ho schieramenti e vivo al di fuori di tutto e tutti, per cui ogni mia osservazione è esclusivamente il frutto di quello che penso e quello che ho visto.
    Sono la prima a condannare e stigmatizzare comportamenti di coach e genitori che si improvvisano esperti agonisti senza alcuna competenza.
    Semplicemente mi sembrava che tu stessi confondendo comportamenti giovanili normali con le storture che pure ci sono, ma a mio giudizio non sono quelle da te evidenziate.
    Tu sbagli solo quando generalizzi ed in particolare quando pensi che ci siano solo ragazzine ricche e dalla vita facile, non è così anche in Italia.
    Molti di questi ragazzini hanno seri problemi economici (mi riferisco alla sopravvivenza tennistica ovviamente) e sono assolutamente straordinari nell’arte di arrangiarsi e fare economia e questo a 14 e 15 anni con una maturità assolutamente invidiabile.
    Non hanno belle vetrine e non hanno la possibilità di accedere ai tornei importanti se non con una lunga gavetta, normalmente giocano con completini scompagnati ed hanno solo due racchette perchè tante ne passa lo sponsor che se va bene è il negozio di articoli sportivi sotto casa.
    Difficle che una di queste ragazzine la lanci o la rompa, si rompono poco anche le corde perchè alla prestazione si preferisce la durata.
    Ti posso assicurare che di italiane così ce ne sono e magari in ritardo, potendo fare in tre anni quello che le altre fanno in uno, ma arrivano anche queste ovviamente in proporzione al loro potenziale.
    Sicuramente non avranno il problema di abituarsi al circuito pro perchè potendo giocare pochi giovanili il passaggio obbligato è l’open e poi il €10000,00, dalle quali e senza WC..
    Conosco almeno tre ragazzine che tra mille “sacrifici” stanno facendo un bel percorso, vedremo.

  295. Archipedro scrive:

    Elettra, a me ciò che dici sta bene.
    Che tu consideri assolutamente straordinari i giovani che giocano a tennis in una condizione di svantaggio economico. E che in fondo immagini, come faccio io, che se sono dotati, e seguiti fin da piccoli con serietà (dai genitori), possono trovare il modo d’arrivare in alto comunque.
    Ho aggiunto questo: il denaro a volte è un boomerang, e ciò che assicura da un lato toglie dall’altro. Ho avuto anche l’ardire di fare degli esempi… Ho detto inoltre che per costruire un tennista completo si potrebbe e si dovrebbe pensare di salire su un piano più alto e complesso di quello tradizionale, fatto di stimoli polivalenti, che troveranno ben presto una sintesi non nella testa del coach di turno ma in quella dell’agonista consapevole. Decida poi lui su quali valori giocarsi la vita…

    Considerandomi comunque privilegiato, nel mio benessere che non è ricchezza, avevo infine qui proposto la “adozione” d’un/a giovane giocatore/giocatrice meritevole, da sponsorizzarsi almeno parzialmente, giusto per dimostrare che “genitori e figli” non era un mero sfogatoio autoreferenziale di famiglie obnubilate da manie di grandezza… un’idea che era piaciuta anche ad Andrew… Immaginavo che per chi investe 30-50.000 euro/anno per l’academy della figlia (…) tirare fuori qualche centinaio d’euro in più, per una causa simbolica ma nobile, non dovesse essere un problema… Mi sbagliavo…

    Ora che ho capito che qui non posso fare del bene, se non quello di mio figlio, mi ritrovo a carpire in rete le informazioni che mi servono senza dare nulla in cambio, come molti dei protagonisti di questi forum: ho deciso d’adeguarmi. Ma non senza sensi di colpa.
    Però riverserò gratuitamente la “summa” del mio “archipensiero” sugli amici del piccolo che cominciano a partecipare ai nostri allenamenti… e andrò alla pari così! :-)

  296. federico di carlo scrive:

    x Archipedro,
    “Provo allora a confrontare, da osservatore esterno, l’approccio al tennis delle nostre giovani con quello delle giocatrici dell’Est”
    Sei mai stato in Russia in una città che non sia Mosca o San Pietroburgo? Intendo dire quelle citta delle regioni come Novosibirsk, Krassnodar, Irkutsk dove emergono i giocatori e le giocatrici che hanno talento tennistico ma che non si possono permettere di comparare un nuovo paio di scarpe da tennis perchè le famiglie non hanno soldi per campare? Sai che cosa vuol dire essere portato in un centro federale a Mosca, a migliaia di chilometri dalla tua famiglia, dei tuoi amici ed essere martellato per almeno 10 ore al giorno e sapere che il tuo futuro nella vita dipende solo ed esclusivamente dai tuoi risultati tennistici?
    Beh, Archipedro, grazie a Dio abbiamo la fortuna di vivere in una società in cui i nostri figli hanno delle opportunità diverse ed un futuro comunque, generalmente meno plumbeo. Ma se non tieni presente queste cose non riuscirai mai a capire le differenze nell’approccio mentale e competitivo tra una ragazza russa ed una occidentale.

  297. Archipedro scrive:

    Federico, sei proprio sicuro di sapere cosa io conosca e cosa viceversa mi sfugga? Di te io non lo sarei. Comunque basta l’approccio mentale d’una ragazza spagnola, o d’una “serbo-croata”, per mettere in crisi le nostre… senza andare fino a Vladivostok :-)

    Due terzi della mia unità familiare (premio d’una lunga ricerca personale) sono ben felici dell’Italia opulenta (nel vivido ricordo d’una patria che ha tentato di curare il comunismo egemonico con il fatalismo cattolico). Ma il mio status borghese affonda le radici nel passato: oggi il mio (amato) paese è fermo, è privo d’idee, e vive di raccomandazioni. E quindi da quest’Italia spedirò via il piccolo, non appena posso, verso paesi in cui il talento possa essere coltivato.

    Paradossalmente pensavo d’usare proprio “questo tennis”, o altro, per anticipare la sua fuga… chissà mai… questo è il mio sogno… “Vola via, Mati, libero…!” :-)
    Nemo propheta in patria…

  298. federico di carlo scrive:

    Archipedro,
    Il modo di stare in campo di un’atleta rispecchia fedelmente la società, la cultura, i principi dei paesi da cui gli atleti provengono. Per capire esattamente da quali condizioni arrivano gli atleti russi faresti bene a rileggere l’articolo sulla mielina di qualche tempo fa. I sociologi sanno benissimo che lo scopo fondamentale degli esseri umani è quello di soddisfare i bisogni primari e la fame è certamente tra queste. Bisogno che gli atleti occidentali non hanno e che sono quindi spinti al successo da altre motivazioni.
    Puoi portare i tuoi figli dove ti pare ma non è il posto che cambierà quello che già sono e che hanno dentro. Il luogo è spesso una giustificazione per chi non ha giuste motivazioni e/o capacità e/o volontà. Chi ti scrive ha trascorso e trascorre parte della sua vita all’estero. Ubi panis, ibi patria

  299. An inconvenient truth scrive:

    Mi sembra si sia veramente compliuto un ciclo: col Dr Grazia si volevano portare i propri figli in America e in Australia, con Archipedro d’ora innanzi si porteranno in Siberia … Il passaggio del testimone e’ ormai completo …

  300. Archipedro scrive:

    In realtà pensavo a Barcellona, o Vienna, o anche Berlino… posti così :-)
    Bel nickname, per noi ecologisti… poi però servono anche i contenuti…

  301. Mah ! scrive:

    Archipedro,
    toglimi una curiosità. Del tennis non ti piace nulla, sei esperto in mille altre discipline sportive più sane e più belle.
    Perchè indirizzare un bambino di 6 anni per di più dotato come il tuo e quindi in grado di praticare con successo qualsiasi altro sport , verso questo ambiente così malsano ?

  302. Archipedro scrive:

    Mr. Mah, la tua domanda rivela per lo meno una poca conoscenza del blog… :-)

    Ma ci provo, con un copia-incolla…

    “Voglio qui ringraziare il tennis. Ma mi riferisco solo allo sport in quanto tale, e non al mondo che ci gira intorno (…). Questo sport si sta rivelando una miniera di stimoli complessi per il mio piccolo. Favoloso da un punto di vista educativo e completo sotto ogni aspetto. Ideale per indirizzarlo alla pratica agonistica, quasi fosse una sintesi giocosa della varietà di tutti gli schemi psicomotori di base. Perfettamente simmetrico se tieni due racchette nelle mani. Economico per come lo concepiamo, essenziale per come può essere interpretato, visto che l’arbitro è praticamente inutile, ma anche per l’organizzazione minima che si porta dietro: due persone, di cui una relativamente piccola, una sacca con racchette e palline, una con la rete, ed un campo abbandonato da Dio, urbanizzato lo stretto necessario. Se cala la notte solo il lamento d’un gruppo elettrogeno a coprire le urla di gioia o disappunto… quasi una poesia (…)

    By Archipedro, 27/01/2009

  303. something blue scrive:

    bellissimo, me lo ero perso…

  304. Archipedro scrive:

    Very kind of you, something… :-)

    Grado ITF: nessuna italiana in semifinale, neppure la Di Sarra, che speravo di vedere domani… rischio invece di vedere la Karolina Pliskova, attualmente n°577… come dicevo, una che ha le carte in regola per arrivare in alto…

  305. quelli che scrive:

    Quelli che…Martina Trevisan non va da nessuna parte con quelle aperture (loro invece si fermano al primo turno, ma delle qualifiche).
    Quelli che…che bello, mio figlio e’ un teppista, proprio come Agassi.
    Quelli che…quando con il diritto incrocio la gamba destra con il piede sinistro, il gomito deve scorrere sotto il mento girato a 30 gradi a destra?
    Quelli che…mia figlia ha perso da una 4.4 che giocava da 4.3 ma poteva valere una 4.2.
    Quelli che… se non c’e’ il loro nome e la loro foto non scrivono piu’.

  306. something blue scrive:

    Quelli@ul punto due concordo, come noto. Mi ha colpito da subito come per avere personalità, secondo alcuni, bisogna essere arroganti, maleducati e insopportabili al prosssimo fin da piccoli. Purtroppo per molyi italiani vale ancora il luogo cumune che il piccolo è sempre “bello e’ papà”!

  307. nicoxia scrive:

    Quelli che non scrivono più,perchè si devono confrontare con quelli che.

  308. nicoxia scrive:

    Mi piacerebbe sapere cosa ha indovinato quelli che.

  309. Elettra scrive:

    quelli che
    -proprio non gli entra in testa che non è importante cosa fanno i nostri figli ma che tutti sappiano cosa fanno gli altri per arrivare, perchè prima o poi quello buono arriva
    -non riescono a capire che ci sono differenze di metodo ma non di principio
    -per evitare di cadere gattonano fino a 70 anni
    -continuano a sostenere che Martina Trevisan si allena due ore la settimana in gruppo in una SAT
    -non hanno mai perso al primo turno delle quali perchè per anni hanno perso al primo turno del MD con la WC
    -dopo aver perso per un anno al primo turno delle quali adesso perdono in semi nel MD partendo dai not accepted e sempre senza WC
    -sono convinti di poter giudicare le persone senza conoscerle
    -giudicano i giocatori senza averli visti giocare
    -non sono in grado di fare la differenza
    -non corrono il rischio di fallire non avendo mai fatto nulla
    -non sanno che la classifica non indica il valore di un giocatore soprattutto per un under
    -continuano a far fare ai ragazzini solo i tornei sulla terra e poi gli addossanno le responsabilità quando alla fine dell’under 18 non vincono più
    - continuano a dire ai ragazzini della SAT che non migliorano perchè sono scarsi, non perchè dovrebbero allenarsi di più o meglio
    -nella vita sono stati dei buoni IV ma saprebbero riconoscere ed allenare benissimo un top ten, è che capitano sempre agli altri
    -la mettono sempre sul personale perchè prima di parlare bisogna dare i risultati, tranne quando a parlare sono loro universalmente riconosciuti come il “verbo”
    -che hanno metabolizzato i bipartitismo e quindi, o si è pro o si è contro, non esiste più la via di mezzo
    -che sono arcistufa di vedere e di incontrare

    Archipedro
    se ti riferivi a mia figlia sugli investimenti sei lontano anni luce dalla verità.
    Io ti ho semplicemente detto di non generalizzare, come tu rivendichi la tua individualità ed indipendenza di pensiero dai quantomeno il beneficio del dubbio agli altri.
    Non amo gli stereotipi ed ho avuto modo di apprezzare frequentandolo da dentro, seppure ai margini, la varietà di persone e teste che ruotano in questo mondo.

  310. something blue scrive:

    La Trevisan subito fuori al roland garros, si allenerà pure, ma se l’unica ragazza in tabellone va fuori al primo turno, credo ci sia qualcosa che veramente non va nelle varie accademie, scuole tennis, o cosa volete, italiani e ancora non è stato chiarito. Il primo fatto che mi viene in mente è il gap atletico. Siamo un paese che ormai produce ragazzi e ragazze con standard atletici del tutto adeguati (basta vedere nel nuoto, ad esempio o nella pall a volo o nel basket) perchè questi ragazzi dotati atleticamente non vengono mai, dico mai, orientati al tennis? Forse esagero, ma se non si comincia dall’ampliare veramente la base, andando a comprendere anche ragazzi dotati fisicamente oltre che talentuosi, difficilmente produrremo un campione e neppure un numero adeguato di top 100.
    Che fare?

  311. Roberto Commentucci scrive:

    Cara something, perfettamente d’accordo con te nel discorso generale, sulla necessità di allargare la base e di migliorare la qualità del reclutamento, specie sul piano atletico.

    Nello specifico però, credo che la sconfitta al primo turno di Martina Trevisan nel torneo juniores di Parigi, di per se, non significhi molto.

    I tornei juniores nel femminile non sono particolarmente probanti, perché ci sono molto ragazze che pur essendo molto valide non li giocano con continuità.
    Ad esempio, a Parigi non abbiamo la Burnett, ‘92, che al Bonfiglio è stata l’unica a rischiare di battere (ha perso 64 al terzo) la vincitrice Stephens, salutata come la nuova Williams…
    Considera poi che quest’anno possono partecipare le ragazze nate dal 1.1.91, ma le migliori ‘91 non ci sonop, fanno i tornei pro.

    La Trevisan è di novembre ‘93, ed è ancora indietro nello sviluppo fisico.
    Contro ragazzone grandi e grosse, fa ancora fatica.

    E poi da qualche settimana, effettivamente, non sta giocando molto bene.

    Ma quel che conta è quanto accade nei tornei pro. E lì, finora la piccola toscana è la giocatrice più precoce che abbiamo da un mucchio di tempo.

  312. something blue scrive:

    Caro Commentucci, se è vero quanto dici sulla trevisan, e cioè che sta ottenendo buoni risultati nei tornei pro e che le più grandi e le migliori non ci vanno al torneo Juniores, delle due l’una: o anche martina affronta senza troppo impegno lo slam juniores, o le giocatrici che sta incontrando sul circuito pro sono di livello inferiore alle juniores del piccolo slam, altrimenti perchè non passare qualche turno?

  313. Roberto Commentucci scrive:

    Cara something, sono entrambe le cose. Le competizioni juniores nel femminile sono meno indicative di quanto avviene nel maschile perché le ragazze sviluppano molto prima.

    Questo a volte porta ad avere un po’ di demotivazione nel giocare junior per coloro che già hanno un pò di punti Wta (non so se sia il caso della Trevisan).

    Martina come dicevo è un pò in flessione nelle ultime settimane.

    Quel che volevo dire è che non si può giudicare la salute del nostro tennis femminile giovanile solo dal fatto che la Trevisan ha perso al primo turno di Parigi juniores, perché se si va a vedere la classifica Wta (che è più sincera di quella juniores) si vede che abbiamo parecchie tenniste, nelle nate fra il ‘90 e il ‘93, in grado di diventare buone professioniste.

    Per ulteriori info sulle nostre giovani, ti rimando a questo pezzo, scritto qualche mese fa:

    http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2478

  314. Diego1 scrive:

    Perdere una partita al primo turno di un torneo comunque prestigioso come il Rolang Garros Juniores puo’ capitare, l’importante e’ vedere i risultati dall’inizio stagione e quelli di Martina Trevisan sono stati ottimi sia a livello junior che pro.
    Forse ha giocato troppi tornei ITF U18 in Toscana ma visto che lei e’ della zona forse era inevitabile.
    Concordo di cercare ragazzi dotati atleticamente in altri sport o nelle scuole da avviare nel tennis come ricordava giustamente Commentucci al Responsabile Tecnico Nazionale U20 in una trasmissione recente di Supertennis (cosa che io feci circa 8 anni fa) , ma o la cosa non e’ possibile o quel signore come dicono a Roma e’ “de coccio”.

  315. Mirko's scrive:

    Il problema è sempre lo stesso, il tennis agonistico in italia è praticato per la maggior da figli di mammà e papà, ovvero dai figli dei maestri o dirigenti di tennis; non c’è una selezione, inoltre quei pochi che avrebbero possibilità fisiche , tecniche e mentali, non hanno le possibilità economiche. E’ praticamenmte tutto affidato al caso.
    La federazione invece che creare centri agonistici in tutte le regioni, acquista i centri estivi concentrati al 80% tra Emilia e Toscana; crea vincoli ostacolando di fatto gli spostamenti di chi vorrebbe fare attività agonistica.

  316. Mirko's scrive:

    Nella sua rivista istituzionale, la federazione si vantava che il suo sito era visitato da milioni di persone, peccato che se si cerchino notizie sul torneo internazionale di Lecce a qualificazioni ormai terminate non si trovi nulla se non l’elenco degli iscritti.
    Nel sito della Fit Puglia la “news” è che sono chiusi il giorno 1 giugno e nel sito organizzatore TC Mario Stasi di Lecce l’ultima notizia è che il giorno 24 maggio si esibirà un cantante.
    Inutile dire che persino i siti di lettonia eed Azzorre erano aggiornatissimi.
    Complimenti!!!

  317. Elettra scrive:

    E’ assolutamente inutile allargare la base che è già fin troppo ampia se non si cambia il modo di insegnare il tennis.
    Mia figlia è una ‘93 e la preparazione atletica la fa da un anno e solo andando in accademia da Mouratoglou abbiamo scoperto che quella che stava facendo nel circolo non era propedeutica al tennis ma al calcio.
    La situazione nei due circoli che abbiamo frequentato non è cambiata e lo stesso vale per l’altro circolo della nostra città ed un’altro vicino, tutti segnalati dalla federazione e con almeno 120 iscritti.
    I costi sono gli stessi dei pochi circoli dove le cose si fanno bene e non si specula.
    Non è che al tennis ci sono solo ragazzini ricchi ed impediti è che magari non fanno atletica nel circolo dove giocano, persino a scherma mio figlio che ha incominciato da due mesi deve fare atletica.
    Il problema è il livello di preparazione degli insegnanti se considerate che nel nuovo corso per maestro è richiesta la classifica ATP e la III media, ho detto tutto.
    Se io ho un ciuccio e lo alleno come un cavallo da corsa diventerà un ciuccio molto veloce ma fuori dalla competizione, se alleno un cavallo da corsa come un ciuccio dubito fortemente che vincerà mai una corsa.

  318. Edipo scrive:

    Ciao a tutti i superstiti….

    Io non diserto il blog per motivi politici ma soltanto per motivi personali :-)
    Mi urge dire due cose:
    La prima è Martina Trevisan.
    La contestazione che si muove al suo fenomeno è che non è soltanto farina del suo sacco, dal momento che in Italia, affamati di talenti, abbiamo l’inclinazione a trovarne anche dove non ci sono e a dargli una mano in tutti i modi.
    Posto che Trevisan sia capace, resta il fatto che per salire in classifica ha sempre avuto privilegi che altri possono semplicemente sognare (wild card etc.).
    Se andate a guardare la composizione della sua classifica itf e la paragonate ad altre atlete potrete avere l’idea di ciò che dico.
    Del resto, e qui siamo nel campo delle opinioni legittime, credo che anche lei tramonterà come tutti gli astri nascenti indicati dalla fit negli ultimi 35 anni (che sono quelli di cui posso essere testimone).
    Seconda cosa i maestri.
    Gli errori della fit sono come il triangolo di Tartaglia, fatto il primo gli altri vengono in modo esponenziale, oppure, altro schema, da un eccesso all’altro.
    Prima tutti maestri, adesso solo i primi 500 delle classifiche atp e wta, perchè devi essere stato un ottimo giocatore per poter insegnare, ma ti basta la terza media, perchè devi essere stato un ottimo ignorante per poter insegnare.
    Non credo che insegnare alcunchè nella vita passi da una bassa scolarizzazione e cultura, io avrei preferito una laurea in pedagogia ed un buon livello tennistico raggiunto in carriera piuttosto che lo schifo a cui assistiamo.
    Ma del resto il Binaghi della situazione è un esperto e conosce molto bene il suo mestiere, che certamente non è il tennis.
    E’ bello essere qui, ma lì fuori c’è un mondo difficile e pericoloso :-)

  319. alfonso-giorgio scrive:

    @ Elettra ed Edipo
    Come avevo promesso non ho più scritto su questo blog, ma intervengo di nuovo solo per fare una precisazione. Il corso a cui fate riferimento, come riportato nel bando, è solo un “corso straordinario” (che si fà una tantum!), tant’è che vi potranno prendere parte solo pochi Istruttori di 2 grado (7/8 ex-giocatori/trici). Lo scopo per il quale è stato indetto è solo quello di permettere a valide professionalità che già lavorano nel mondo del tennis (ex-giocatori che sono stati in possesso di una discreta classifica mondiale, ma privi di un diploma di Scuola Media Superiore, titolo richiesto per la partecipazione al corso normale) di poter conseguire la qualifica di Maestro Nazionale, qualifica che per il titolo di studio in loro possesso avrebbero potuto mai conseguire. Tanto per fare qualche nome prenderanno parte al corso, che inizierà proprio domani, gente come Scala, Messori, Valeri e …… Il “bello” ed il “limite”di un blog, come Commentucci ha ben scritto in un altro articolo, è quello che ognuno può esprimere giustamente e liberamente i propri concetti ed i propri pensieri (ricordo Elettra che sulla figlia di Madmax affermava, dopo la partecipazione a due tornei ETA, uno in Croazia sul duro, dove aveva perso mi pare al secondo turno delle qualificazioni ed uno a Maglie sulla terra dove era stata eliminata al primo turno delle qualificazioni, che tra i partecipanti era l’unica che sapeva giocare sia sulla terra che sul veloce!). Questa è una Tua convinzione, Elettra, che, anche se non supportata da alcun riscontro oggettivo e favorevole al Tuo dire ed anche se da me non condivisa in quanto a 11 anni una bambina si è solo affacciata all’agonismo ed ancora tutto è da dimostrare, si può e si deve rispettare! Ben altro, e non mi spiego il perchè, invece è il voler sempre e comunque trovare lati negativi su ogni cosa che la Federazione mette in cantiere (sicuramente tante cose non vanno bene!) ed esprimere concetti ed affermazioni, a dir poco superficiali, che nel pratico possono essere facilmente smentiti. Attenzione! Non sto parlando assolutamente di malafede e non è mia intenzione voler dare alcuna lezione a chicchessia, tantomeno a Voi, che da quello che scrivete, anche se non condivido alcuni concetti espressi, Vi considero persone intellettivamente oneste, ma ritengo, proprio per questo motivo, che prima di fare certe affermazioni su problematiche che non si conoscono a fondo bisognerebbe quantomeno prima documentarsi (Edipo, vai a vedere il punteggio che viene dato ai laureati nella tabella dei titoli per l’ammissione al corso per Maestro Naz. e Ti accorgerai che le cose stanno come Tu vorresti che fossero, e Ti assicuro anche che, al contrario di Te, molti altri attaccano la FIT perchè ritengono che si dovrebbero privilegiare di più altri requisiti ed usare altri parametri!)!

  320. Archipedro scrive:

    Complimenti a Karolina Pliskova che, a 16 anni e partendo dalle qualificazioni (per via del suo ranking - 577), ha meritatamente vinto il 25.000 ITF “Città di Grado”.
    Ovviamente io c’ero, a sostenerla in semifinale ed in finale…

    p.s. Comincio a convincermi d’avere un certo occhio anche nel tennis… tra qualche anno mi manderete i vostri pargoli da supervisionare… non vi preoccupate… anche da ricco e famoso per voi sarà gratis… :-)

    Elettra, ovviamente non mi riferivo a te :-)

  321. something blue scrive:

    vedi <giorgio, è la solita storia all’italiana e a me non piace e non convince, invece di obbligarli a prendersi un diploma, come avrebbero fatto in america, si fa la solita eccezione alla regola per includere i soliti noti. Non è possibile andare avanti così, non lo vedete? Se ci sono delle regole bisogna che TUTTI le rispettino, altrimenti ci ritroviamo il paese che ci ritroviamo….

  322. alfonso-giorgio scrive:

    Ancora quà, ma solo per precisare che la frase che ho attribuito ad Elettra sul fatto che solo Alessia sia competitiva sia sulla terra che sul cemento non era riferita rispetto ai partecipanti dei tornei ETA ma alle giocatrici Under italiane. Infatti era la seguente:

    6 Aprile 2009 alle 13:11
    “Stefano
    nessun mistero, in Italia si gioca solo sulla terra all’estero no.
    ………….
    Quante delle nostrane fenomene under (eccetto la figlia di madmax) sono competitive su altre superfici?”

    Il tutto lo sto riportando solo per correttezza nei confronti di Elettra, ma nella sostanza il concetto, da me espresso nel precedente post, non cambia (quale sono i presupposti per affermare che Alessia sì e le altre no? E’ un Suo personale modo di vedere la cosa, e comunque, anche se da me non condivisibile, è sempre da rispettare).

  323. GIANNI scrive:

    Andiamo sulla luna da anni e non si è capaci di aggiornare un sito dei tornei giovanili vedi LECCE ed altri,assurdo.Comunque volevo chiedere al popolo del blog se qualcuno era stato a Lecce e se aveva delle new entry sulle qualificazioni,commenti ,ecc.

  324. Federico Di Carlo scrive:

    Vorrei fare alcune precisazioni su quanto letto in alcuni post:
    1) l’unico modo per ampliare la base nel tennis è includerlo tra gli sport di attività scolastica. Ma badate bene amici miei: non a partire dalle scuole medie ma dallle scuole elementari!!!!! I bambini di oggi fanno sempre meno sport e questo è un fenomeno che incide sul fenomeno sempre più diligante dell’obesità infantile e sulla crescita e sviluppo psicosomatico dei bambini. L’educazione sportiva dei bambini a livello di scuola elementare, ora come ora, ricade solo ed esclusivamente sui genitori. Ai tempi della Cecoslovacchia 30 anni fa i bambini già facevano test psico attitudinali all’età di 7 anni ed a seconda delle capacità personali venivano incentivati alla pratica di uno sport piuttosto che un altro. Da noi, nel 2009, è ancora utopia!!!!!!!
    2) l’attività mal fatta di allenamento crea solo danni. Va fatta da personale competente e limitatamente alla propria specialità. Purtroppo la nostra cultura sportiva di italiani equivale per certi versi a dire calciofilia………ed ho detto tutto!!!!!!!!!!!!
    3) I campioni nel tennis lo sono quando eccelgono in tutte e 4 le competenze richieste: tecniche-tattiche-fisiche e mentali. Per mia esperienza personale posso dire che ultimamente anche a livello di circoli, grazie ad istruttori giovani, oltre all’aspetto tecnico tattico si fa già un discreto lavoro a livello fisico, spesso avvalendosi di collaboratori esterni in palestre associate. Ciò che invece manca, spesso, a livello di circolo, soprattutto è l’approccio mentale al tennis. Fattore estremamente importante a cui viene invece data scarsa rilevanza.

  325. Elettra scrive:

    alfonso -giorgio
    se il tono dei tuoi interventi è questo per me puoi scrivere da qua all’eternità e ti ringrazio per la precisazione, io straordinario lo avevo inteso nel senso di in più non ad hoc.
    Il problema, a mio giudizio e lo dico senza polemica, è che se questi signori non hanno i requisiti per diventare maestro non si crea un bando straordinario per loro ma li si invita a conseguire il diploma di scuola superiore se non lo fanno peggio per loro.
    Ovviamente, in questo caso, il problema non è la FIT ma l’Italia tutta, che è un pò quello di cui ci stiamo lamentando e che infatti non produce risultati accettabili.
    Quanto alle valutazioni sulla figlia di madmax, io non sono un tecnico ma una spettatrice, mi limito a constatare che sono poche le ragazzine ed i ragazzini che hanno l’opportunità di giocare su più superfici e questo è sicuramente un vantaggio, anche perchè in ottica professionismo la terra rossa è un pessimo investimento anche solo per il numero di tornei giocati.
    Io sono la prima a sostenere che dei ragazzini si debba parlare alla fine dell’under 18 a patto che non escano al terzo turno dello slam come la portoghese.

  326. Edipo scrive:

    @alfonso-giorgio

    il fatto che sia un bando straordinario non cambia la sostanza delle cose.
    Con tutto il rispetto delle professionalità che si vuol favorire, che probabilmente meritano, il metodo ad personam “da personam” non solo è contestabile, ma sbagliato.
    Sarebbe meglio favorire queste professionalità arricchendole di una laurea in pedagogia e didattica piuttosto che continuare a perpetuare un metodo che oltre che nel pratico anche nel teorico fa abbondantemente acqua.
    La mia onestà intellettuale e di quelle che da ex agonista ha vissuto dal di dentro determinate cose e che adesso le vive perchè una dei figli ha deciso di intraprendere questa strada.
    C’è un sacco di gente sveglia in giro ma ciò non significa che sia capace e men che meno competente, il metro di acquisizione di persone e professionalità è il male endemico dell’Italia e la Fit ne è ulteriore specchio e testimone, non certo unica colpevole dei mali del mondo.
    Enzo Ferrari era un meccanico, talmente straordinario che ricevette la laurea in ingegneria ad honorem.
    Caso unico e raro, che in Italia sembra voler essere replicato in tutti i settori, nella speranza che il miracolo accada.
    Essere appassionati non significa essere capaci e mi piacerebbe vedere il curriculum di molti, a partire da Binaghi.
    Possiamo raccontarcela quanto vogliamo, possiamo essere dialetticamente abili a girare la frittata, ma di fatto di frittata si tratta, almeno da 35 anni a questa parte.
    Ci saranno senz’altro alcune buone cose, ma non cambiano il corso degli eventi.
    Il mio maestro è una di quelle, ma la federazione non sa neanche chi è e cosa fa, probabilmente.
    Io non amo le guerre e neanche le parole, fin quando assisteremo ad uno spettacolo non degno delle nostre capacità, a discutere in questi termini perderemo solo del tempo.

    P.S. oltre ad essere stato un ex agonista sono anche un ex consigliere fit provincia e giudice arbitro.
    Il materiale che mi serve per avere degli argomenti purtroppo è tanto.

  327. Nikolik scrive:

    Martina Trevisan, vale a dire la nostra migliore giocatrice giovane, indiscutibilmente la n. 1 italiana under 12, 14 e (finora) 16, è la n. 80 della classifica mondiale ITF under 18, ma, in realtà, solo 8 giocatrici più giovani di lei la precedono in classifica.
    Solo 8.

    Peraltro, sicuramente direte: sì, ma la classifica ITF non conta nulla, conta quella vera, quella WTA.
    Va beh, Martina Trevisan è la n. 690 del mondo, della classifica vera, quella WTA.
    Ma, in realtà, solo una, solo una giocatrice più giovane di lei la precede nella classifica, quella vera, quella WTA.
    Solo una, solo una.

    Però, per carità, è mezzanotte, sono stanco e magari ho visto male e qualcuna l’ho saltata.
    Solo qualcuna, però.

  328. Archipedro scrive:

    Forse Elettra, Federico, Something, Edipo, Alfonso-Giorgio, o lo stesso ineffabile-non-padre-Nikolik (…) potrebbero proporsi per scrivere un loro articolo, dando seguito alla saga di “genitori e figli”, in attesa che altri illustri assenti facciano ritorno: questo post comincia ad essere “pesante”… Inutile chiedere aiuto ad Andrew, che in questo periodo si spreca poco :-)
    In tale contesto vi vorrei proporre una mia analisi sulle gemelle Pliskova, con particolare riferimento a Karolina, non appena mi manda il materiale che abbiamo concordato. Qualcosa che dovrebbe profondamente interessare i genitori di figlie tenniste…

    p.s. Per gli interessati di lei ho anche dei brevi video - servizio-dritto - servizio-rovescio-dritto - che inserirò nel mio blog…

  329. federico di carlo scrive:

    Carissimi Edipo ed Elettra,
    È proprio vero che tra alcune persone c’è una specie di feeling elettivo che prescinde dalla logica, dall’esperienza e dalle spiegazioni plausibili!!!! Sostengo in tutto e per tutto quello che state argomentando da qualche tempo. E non lo faccio perché sono di parte ma perché l’ho sperimentato direttamente sulla mia pelle. Mi sono fatto una formazione pluriennale di insegnamento nel tennis a tutti i livelli sia junior che senior in Inghilterra ed in Australia. Dal momento che ero in grado di fare il lavoro non solo con grande gioia degli altri ma anche con professionalità, entusiasmo e con risultati, le porte mi sono sempre state spalancate a livello personale, professionale e di federazione.
    Il mio lavoro è sempre stato giudicato per capacità, risultati e soprattutto per il feedback dato al mio lavoro dai tennisti. Non mi sono mai state fatte preclusioni a causa di nazionalità, certificati, appartenenza federativa, corporativa etc.
    Quando sono tornato in Italia mi sarebbe piaciuto mettere le mia esperienza tennistica a servizio degli altri ma ho dovuto fare i conti con la realtà tennistica/lavorativa italiana per cui:

    1) Il tennis è parte integrante della casta. Ancora considerato sport elitario, se non hai conoscenze di casta o affiliazioni non ne potrai mai fare parte;
    2) La casta è auto-referente: certificati e diplomi per giustificare i privilegi e tramandarli a futura discendenza;
    3) La casta magnifica il proprio lavoro; l’immagine e la dialettica prescindono dai risultati
    4) La casta vive di se stessa. I nuovi arrivati sono visti come “usurpatori” del lavoro e dei privilegi esistenti.

    Risultato: lavoro per il privato come direttore commerciale per l’estero. Sono pagato bene per i risultati ottenuti. Siccome l’insegnamento del tennis è parte di me a cui non voglio rinunciare, aiuto un valente e giovane maestro federale a tirar fuori il miglior tennis da alcuni ragazzi junior che fanno agonistica. Il tennis, purtroppo, è una delle immagini brutte del sistema Italia che non funziona……….
    PS. Un abbraccio ed un in bocca al lupo a Marta!!!!!

  330. nicoxia scrive:

    Scusate ma Max,ha semplicemente detto che la Trevisan con quelle aperture ampie,non arriverà a competere con le migliori,semplice matematica quando la velocità aumenterà non riuscirà più a prenderla bene davanti.Constatazione del tennis che si vede adesso,se poi domani cambieranno i pressupposti potrebbero cambiare anche i risultati.Sempre matematicamente è chiaro che fino a un certo livello l’apertura ampia agevola perchè si ha più spinta.

  331. nicoxia scrive:

    Secondo me la fit sta portando avanti progetti che non sono distanti da quelli proposti nel blog,solo che per noi è facile dirli,poi metterli in pratica in tutto il territorio nazionale rispettando le regole,e avendo contro il vecchio che ancora risiede non deve essere facile.Io sono ottimista e sono sicuro che con l’entusiasmo di tutti noi riusciremo insieme alla fit a raggiungere i nostri obbiettivi.

  332. Antonio scrive:

    La problematica maggiore sono le elucubrazioni mentali. Nel Tennis la realtà è molto più semplice se sei forte vinci se no perdi. Non ci sono vie di mezzo, non c’è l’organizzazione globale alla base, non c’è la “fame” (quanto odio questa parola accostata al tennis) ci sono le disponibilità finanziare è vero ma nemmeno così consistenti. Purtroppo ci piace pensare, troppo, ci dedichiamo anima e corpo ad un obbiettivo e puntualmente non lo raggiungiamo. Perchè? Perchè ci arrovelliamo, questa palla, questo punto, il mio talento, primi 10, primi 100, devo fare questo, devo giocargli su quello, la testa della racchetta, l’angolo anca-busto-braccio-gomito-avambraccio-racchetta. La mielina, se sono forte a 10 anni continuo se no lascio, bravino quello ma ha ormai ha 13 anni suonati…………. no……. temo non funzioni così, non può essere, questa diventa ansia allo stato puro. La situazione tipo di un forte giocatore secondo me suona un po così: Io (lui) ragazzino vado ai campi dove gioca papà con i suoi amici, provo a giocare. Mi viene facile colpire, gioco con Papà, con lo zio, con il maestro, al corso, con gli amici sempre con una certa costanza. Con i miei coetanei ci vinco. Poi tutti imparano a colpire e se voglio vincere devo anche arrivare meglio per colpire più forte e preciso degli altri. Durante le partite non sono “concentrato” ma “attento” si attento allo spasimo su ogni dannato colpo. Non odio nessuno, non chiamo palle fuori, non intimorisco nessuno e non mi intimorisco per nessuno. Non giudico i miei coetanei da come giocano o da quanto si allenano, se ci sto bene assieme li frequento e ci gioco. Arriverò dove mi sarà consentito arrivare. Mi piace il suono della pallina sulle corde, le traiettorie che riescono a disegnare nell’aria mi appagano e ne cerco sempre di migliori. Adoro vincere e odio perdere ma se capita, e anche spesso vado avanti ad imparare… tanto al peggio da adulto diventerò come il mio maestro. Alla fine della partita ripenso alla situazione che si è ripresentata più volte e mi ha messo in difficoltà, per risolverla a mente fredda. Domani in allenamento provo le soluzioni che ho escogitato e vediamo cosa salta fuori. Cosa dice il maestro? Ma certo! Come ho fatto a non arrivarci da solo!! Però se aggiungo questo è ancora meglio……..C’è il RG in televisione, guarda Roger che bravo………. secondo me se ci giocassi contro qualche games riuscirei a portaglielo via gia ora…….

  333. Elettra scrive:

    Nikolik
    non è difficile da capire se uno ci mette la buona fede nell’interpretare quello che legge.
    Il punto non è Martina Trevisan, ma gli agi che ha avuto lei sin da inizio carriera e che la hanno portata a fare esperienze e poi risultati assolutamente lusinghieri ma certamente facilitati rispetto ad altri che quelle opportunità non le hanno avute.
    Ci sono diverse ‘93 e ‘92 forti in Italia, ma le loro esperienze ed i risultati non comportano l’utilizzo di WC e la salita è molto più ripida e lenta, anche perchè prima di ottenere un risultato devo avere la classifica, poi il ranking e via dicendo e se parto dalle quali sempre devo avere anche un buon tabellone.
    Naturalmente è molto carino a 12 anni avere l’opportunità di fare esperienza nell’under 16 e via dicendo, perchè questo ti facilita la crescita e ti evita quel necessario periodo di assestamento che tutti passano salendo normalmente.
    Non si tratta di togliere a lei o sminuire quello che fa, ma per il futuro diversificare e distribuire in modo più equo e parliamo di WC o di inserimento nei tabelloni, non di soldi.
    Poi i soldi li daremo a chi a parità di condizioni darà i risultati migliori.
    Se tu guardi i match WTA giocati dalla Trevisan ti accorgerai che sono tutti in Italia e sulla terra, quelli ITF all’80% sulla terra e varia solo quando gioca gli slam, che può giocare grazie appunto ai punti guadagnati sulla terra.
    La composizione della classifica delle altre varia per nazione e per superfici, terra, carpet, hard.
    Non mi sembra in prospettiva una gran scelta, ma come ho già detto più volte io sono una spettatrice e non un tecnico.
    Laura Robson classe ‘94 n.1 ITF vince e gioca su tutte le superfici, secondo te chi in prospettiva avrà più opportunità nel professionismo?
    Io ne ho contate 25 che la precedono tra ‘94 e ‘93 ed addirittura una ‘95 tutte con una composizione diversa della classifica.
    Forse tutto questo spiega anche perchè ci sono poche ‘93 con classifica WTA, normalmente il passaggio al professionismo avviene quando si è competitivi su tutto.
    Per la cronaca l’unica italiana giovane, ovviamente tra quelle con ranking WTA, che gioca su più superfici è la Burnett.
    Il discorso in realtà è a favore e non contro, visto che si tratta di una ragazzina forte, determinata ed impegnata in quello che fa, sarebbe bene non replicare gli errori di gestione e di valutazione fatti in passato perchè poi il conto lo pagano i ragazzi non quelli che hanno sbagliato la preparazione e la programmazione.
    Poi a noi non viene in tasca nienta da questo discorso dal momento che mi sembra evidente che la rivendicazione non sia a favore di mia figlia, se non il piacere per il futuro di vedere qualche ragazzo italiano competitivo nei tornei ATP e WTA.

  334. Elettra scrive:

    Federico
    grazie condividiamo l’affinità.
    Marta in realtà per ora passa più tempo infortunata che sana, ma pare sia normale dato i cambi di carico e le cose da recuperare, ci sono passati tutti il primo anno e lei era a terra di tutto.
    Lavora molto e bene, vedremo quando finalmente sarà competitiva quali saranno i cambiamenti rispetto al passato.
    L’altro sabato ha dovuto giocare le finali del campionato regionale a squadre con una gamba infortunata (infiammazione del polpaccio ma non mi ricordo quale pezzo) non si poteva spostare e non hanno la riserva, per cui non potendo fare gli spostamenti laterali ha fatto serve and volley su tutti i suoi servizi, naturalmente ha perso ma ha vinto un sacco di games.
    Io ero assolutamente sconvolta, considera che ad ottobre non sapeva fare la voleè.
    Per evitare equivoci non certo da parte tua, questo non fa di lei una campionessa, ma sicuramente una che aveva la possibilità di imparare a giocare bene.

  335. Roberto Commentucci scrive:

    Cari amici. Torno a dire la mia in questo spazio, rispondendo anche ad una sollecitazione di Archipedro.
    Chiarisco che non ho mai abbandonato genitori e figli. Ho sempre letto e moderato praticamente tutti i vostri commenti. Solo che scrivo di rado perché vorrei evitare di ripetermi. Quel che avevo da dire sull’argomento, (per lo più tematiche di politica federale) l’ho già detto. Mio figlio ha 4 anni e mezzo, quindi anche come aneddotica personale non posso aiutarvi. Spero che Stefano e Max tornino a postare, ma non posso certo obbligarli e rispetto il loro silenzio.

    Qui però vorrei puntualizzare alcune cose su Martina Trevisan.

    La sua classifica attuale (n. 690 Wta), è basata essenzialmente su 4 risultati: 3 semifinali in tornei da 10.000 dollari (Pesaro, Vallduxo e Latina-Nascosa), nonché sul secondo turno raggiunto al 25.000 di Civitavecchia, dove perse 64 al terzo dalla Mladenovic, una fortissima ‘93 francese.

    Ora, va detto che Martina in questi 4 eventi ha ottenuto wc solo nell’ultimo, che ha giocato la settimana dopo aver vinto il torneo giovanile (non molto importante per la verità) di Firenze. Negli altri 3, è partita dalle qualificazioni, giungendo fino in semifinale.

    Quindi non è corretto dire che la sua classifica è basata su tornei dove ha avuto wild card.

    Tra l’altro il numero di wild card avute negli ultimi i 12 mesi (4 su 8 tornei pro disputati) è lo stesso che è stato garantito lo scorso anno a Nastassija Burnett (che ha un anno e mezzo di più).

    Ora, io non voglio fare l’avvocato difensore della FIT, ma la Trevisan le wc che ha avuto se le è guadagnate sul campo, battendo sempre le sue coetanee italiane e molto spesso anche giocatrici più grandi di lei.

    Al 10.000 del Real, sotto i miei occhi, ha sconfitto Martina Di Giuseppe, altra azzurra promettente classe ‘91. E per avere la wild card per le qualificazioni del Foro Italico, poche settimane fa, ha sconfitto 62 61, in un incontro di spareggio, Claudia Giovine, di oltre 3 anni più grande.

    Quindi come si fa a dire che la Trevisan è stata aiutata dalle wild card? Io credo che si sia meritata sul campo tutti gli aiuti che ha avuto.

    Che poi ci siano altre ragazze forti fra le ‘92 e le 93, in Italia, sono d’accordo con voi, così come condivido le riserve sulla programmazione troppo terracentrica della toscana.

    Chiudo con una nota. Secondo me Martina sta vivendo un momento poco brillante perché nel match di Civitavecchia contro la Mladenovic, sua rivale da sempre a livello giovanile, conduceva 4 a 1 nel terzo, prima di cedere di schianto 5 games di fila. Era un match importante, che se vinto le avrebbe fatto fare un bel salto in classifica. Per la cronaca, poi la Mladenovic (che è una atleta già totalmente sviluppata, molto potente, e che dimostra molto più della sua età) è arrivata in finale per poi giocare un altro gran torneo in Francia i un 100.000 a Cagnes sur mer. E ora è n. 300 e passa del ranking.

    Insomma, è stata una di quelle partite che se le vinci fai filotto, e se le perdi ti buttano giù.

    Ma il livello di gioco di Martina è già molto alto, credetemi, anche se non è una Larcher de Brito, nè una Laura Robson.

  336. something blue scrive:

    si sente negli interventi di Elettra il rimpianto più che giustificato per il tempo perso dalla figlia a causa dell’inadeguatezza delle nostre strutture di base. Sostenere il contrario mi sembra veramente assurdo, le cose non funzionano e si vede ad occhio nudo. Inoltre, mi stupirei se iltennis fosse estraneo alla logica delle camarille e dei clientelismi di cui è intessuto il paese…mi piace però l’atteggiamento di Antonio, che dovrebbe dire molto ad alcuni nostri genitori al momento assenti su come gestire un ragazzo che abbia piacere a fare sport, anche agonistico.

  337. andrew scrive:

    no, Archi, non sono disimpegnato…Sono stato impegnato…

    Ho fatto due giorni in Umbria, praticamente 48 ore di pioggia incessante…

    La scorsa settimana stavo partecipando a un torneo (perso in finale, acc…), Ale stava partecipando a un torneo (perso primo turno, acc…), abbiamo giocato un turno del campionato con il Vaffantennis Team, ho fatto lezione vaffantennistica…

    Tra le altre cose, ho anche lavorato…

    Questa settimana è altrettanto densa, ma dalla prossima sarò più libero e…potrei anche venire a trovarti con il tavernicolo…

    x Federico di Carlo:
    Più che di casta, parlerei di corporazione o ordine professionale stile-avvocatura. La FIT è essenzialmente la cupola della corporazione.

  338. federico di carlo scrive:

    X Antonio,
    Il tuo assunto iniziale “La problematica maggiore sono le elucubrazioni mentali. Nel Tennis la realtà è molto più semplice se sei forte vinci se no perdi.” Contraddice tutto lo sviluppo successivo della tua mail. Quale FORZA ti permetterebbe di vincere a tennis? Quella tecnica, quella tattica, quella fisica o quella mentale? Oppure tutte e 4 messe assieme? E se un giorno sei obbligato a giocare nonostante un infortunio (come per Marta) e perdere una partita contro un avversario sulla carta inferiore, ciò vuol dire che sei un perdente?
    Dire che se sei forte vinci vale a dire che il tuo avversario che è dall’altra parte della rete non conta niente. Dunque un Gonzales, Davidenko etc. che perdono solitamente contro Federer e Nadal sono “deboli” perché non vincono contro giocatori “più forti”?
    Hai perfettamente ragione quando sostieni che il giocatore deve entrare in campo in modalità reattiva e decontratta ma ricorda che l’esito di una partita come pure la disamina di un giocatore non può essere legata al “se sei forte vinci se no perdi”. Come definiresti quei giocatori che hanno vinto da junior e perso da senior o viceversa? E quei giocatori che ricorrono al doping e mille altri trucchetti per “essere più forti” li definiresti dei vincenti o dei perdenti?

  339. Elettra scrive:

    Roberto senza polemica, ma l’utilizzo di WC si riferiva al percorso in generale dall’under 12 in su.
    Ovvero lei ha sempre avuto modo di fare esperienza nei tornei di categoria superiore, a molti non viene concesso nemmeno il diritto di giocare nella loro di categoria.
    A prescindere dal fatto che 4 WC non mi sembrano poche, non ho mai detto che la classifica WTA le è stata regalata e se così è sembrato mi dispiace, ma ho sicuramente detto che è limitata a tornei in Italia e sulla terra.
    Continuo a dire che parte della crescita di un giocatore è data dall’esperienza e se ho la possibilità di giocare ad un livello più alto del mio certamente crescerò meglio e più velocemente di altri, sarebbe bene che di questo privilegio potessero godere più giocatori possibili.
    Se ne scelgo uno per anno a partire dall’under 12, mi basta vincere i campionati italiani il primo anno per essere in netto vantaggio sugli altri e ci mancherebbe pure che perdessi con i coetanei o con quelle che stanno facendo ben altri percorsi.
    Tieni presente che ogni volta che concedi una WC a qualcuno prescindendo da classifiche e ranking togli il posto in tabellone o nelle quali ad altri che avevano il diritto di entrare e sono anni che cercano di costruirselo.
    Se hai seguito le polemiche sul sito federale sulla composizione dei tabelloni nei tornei internazionali under dovrebbe essere chiaro quello a cui mi riferisco.
    Di fatto il figlio di quello che ha fatto partire la polemica, che pur avendo la classifica è stato posto come al solito tra gli alternates a vantaggio di under 12 e 14 con classifica molto più bassa e che dovevano fare esperienza, così come un’amica di mia figlia, sono arrivati nel Md ed hanno passato diversi turni, ma si sono sobbarcati il rischio e le spese di un viaggio senza nemmeno la certezza di giocare.
    Quelli che hanno disponibilità economiche migrano all’estero, ancor di più se cresci di livello e siccome per crescere di livello devi giocare, ben comprendi come mai la precocità in Italia non sia all’ordine del giorno.

  340. Roberto Commentucci scrive:

    Elettra, sul discorso generale hai ragione.

    Purtroppo la nostra federazione al momento non è in grado di supportare economicamente più di 2/3 atleti e atlete per ciascun anno. E quindi è difficile creare uno “zoccolo duro” di agonisti promettenti dai quali poi, statisticamente, è più facile che esca il giocatore.

    Credo anche che le traversie di vostra figlia siano quelle di molti giovani agonisti, che hanno imboccato, non certo per colpa loro, dei vicoli ciechi.

    La scarsa qualità dell’addestramento e della preparazione atletica a livello di base, nel nostro paese, restano a mio avviso l’anello più debole del sistema, nonostante gli sforzi fatti negli ultimi anni.

    Credo però che qualcosa di positivo si stia facendo.

    Un paio di settimane fa, sono andato a Supertennis, e dietro le quinte, i tecnici federali Dell’Edera e Palumbo mi hanno anticipato che sono in arrivo alcune importanti novità nell’organizzazione del Settore Tecnico e della Scuola Maestri.
    Mi sono impegnato a non divulgare in anticipo di cosa si tratta, e non tradirò la parola data.
    Ma posso dirvi che molte innovazioni vanno esattamente nella direzione che tante volte abbiamo auspicato su questo blog, e che sono state portate all’attenzione della Federazione lo scorso 2 dicembre, in occasione di una delle prime puntate del talk show “Tennis Club” su Supertennis.

    Per vostra comodità, di seguito incollo il documento, che è stato prodotto con la collaborazione di tutti i contributori.

    Ecco il documento che Roberto Commentucci, in rappresentanza della redazione del Blog, ha prodotto e inviato alla redazione di Supertennis, in vista della puntata di martedi prossimo, 2 dicembre, del talk show “Tennis Club” che andrà in onda sul canale monotematico federale alle ore 21, sul canale 224 delbuquet Sky.

    Alla cortese attenzione del dr. Giancarlo Baccini
    Redazione di Supertennis.

    ALCUNE CRITICITÀ DEL SISTEMA DI
    ADDESTRAMENTO TENNISTICO IN ITALIA

    Premessa.
    Con il presente documento si intende fornire una serie di spunti alla discussione sui problemi connessi con la crescita di giovani agonisti in Italia, che si terrà nella puntata di martedì 2 dicembre del talk show “Tennis Club”, in onda su Supertennis.
    I temi che seguono costituiscono una sintesi delle principali evidenze emerse in quasi due anni di discussioni fra genitori di giovani agonisti, maestri, preparatori atletici, dirigenti di circolo, giornalisti, coach e addetti ai lavori sul blog “Servizi Vincenti”, di Ubaldo Scanagatta.
    La finalità del documento è quella di contribuire costruttivamente e in modo trasparente al dibattito sui problemi del nostro movimento, in modo da offrire a coloro che definiscono le politiche federali in materia di settore tecnico un patrimonio (si auspica utile ed interessante) di esperienze, di analisi, di conoscenze e di proposte.
    Si precisa che non si intende in alcun modo censurare l’operato della attuale gestione federale, né si vogliono fornire pretestuosi argomenti a possibili speculazioni e strumentalizzazioni da parte di correnti di opposizione all’attuale dirigenza federale.
    Un ringraziamento sentito va alla redazione di Supertennis per aver avviato l’iniziativa e per aver sollecitato il parere dei tesserati. Riteniamo che si tratti di una operazione molto proficua e potenzialmente molto efficace per migliorare l’interazione fra i vertici delle Federazione e la base dei praticanti.
    Si riportano di seguito le principali problematiche individuate, nonché alcune possibili linee di azione.

    - Promozione: le recenti teorie sull’apprendimento della tecnica tennistica, nonché le storie individuali dei giocatori professionisti, hanno dimostrato che per avere concrete speranze di arrivare al professionismo i bambini vanno avviati al tennis fra i 4 e gli 8 anni. Una promozione mirata ai risultati agonistici dovrebbe pertanto essere svolta prioritariamente nei confronti dei bambini che frequentano la scuola elementare. Al riguardo, per il tramite dei Comitati Regionali potrebbero essere acquistati dei kit di minitennis da destinare ai bambini delle scuole elementari. Detti kit potrebbero essere utilizzati nelle ore pomeridiane, quando le palestre sono per lo più libere, dai bambini che frequentano il tempo pieno, previa dimostrazione di un istruttore federale. L’iniziativa potrebbe essere concordata su base decentrata dai Comitati stessi con i Provveditorati agli Studi o con i singoli istituti scolastici, coinvolgendo i Circoli e i maestri del territorio, che avrebbero così l’opportunità di operare un reclutamento diretto nelle scuole.

    - Reclutamento: oltre alla concorrenza di altri sport più popolari, in primis il calcio, il nostro movimento deve fronteggiare i pregiudizi e i timori, ancora molto diffusi fra la popolazione italiana, circa la presunta pericolosità per la salute dei bimbi della pratica del tennis in età inferiore ai 10 anni. In questo modo molti bambini, potenzialmente promettenti, arrivano alle nostre scuole tennis ad 11-12 anni compiuti, e iniziano quando è già troppo tardi per avere risultati di eccellenza a livello agonistico. Al riguardo potrebbe essere opportuno avviare una campagna di informazione sull’opinione pubblica, sulle famiglie, coinvolgendo allo scopo l’ordine dei medici pediatri, al fine di rassicurare sulla assoluta non nocività dei corsi di mini tennis per bambini sani.

    - Disponibilità e costi dei campi: In molte realtà, soprattutto quelle dei piccoli centri, è molto difficile reperire campi a costi contenuti dove allenare i giovani agonisti. L’azione di sensibilizzazione sui circoli dovrebbe essere più capillare, privilegiando le esigenze dell’agonismo rispetto all’attività sociale e ricreativa. Potrebbe essere emanata agli affiliati una circolare (giuridicamente non vincolante) volta ad invitare le direzioni dei circoli a consentire l’utilizzo gratuito dei campi (quando non occupati dai soci) da parte dei figli dei soci che frequentano la locale SAT o la scuola di agonistica, come già avviene in alcune realtà più “illuminate”. Tale prassi dovrebbe diventare generalizzata. Nel contempo, andrebbe rilanciata l’opera di sensibilizzazione nei confronti delle amministrazioni locali per la realizzazione di campi pubblici in duro.

    - Costi di attrezzature, dei viaggi e dei tornei per gli agonisti:
    I costi per l’attività agonistica internazionale, già a livello di under 12 - under 14, sono molto al di sopra delle possibilità di una famiglia di medio reddito. Questo scoraggia molti ragazzi promettenti. Oltre ai programmi di sostegno economico per i meritevoli, che la Federazione ha utilmente avviato, sarebbe opportuno che si sfruttasse la capacità di “massa critica” dei tesserati agonisti, stipulando convenzioni con ditte produttrici di materiali tecnici, con agenzie di viaggi, con strutture alberghiere (le spese di trasferta per i tornei all’estero sono le più rilevanti) al fine di ottenere sconti e riduzioni. In tal modo, si incrementerebbe l’utilità dei contributi federali erogati, senza appesantire il bilancio della FIT, e si allargherebbe la platea degli agonisti, includendo quelli provenienti da famiglie appartenenti a fasce di reddito inferiori.

    - Qualità dell’addestramento di base. Molti coach professionisti lamentano che quando iniziano a lavorare con i nostri migliori ragazzi di 15-16 anni li trovano ancora alle prese con difetti di natura tecnica nei fondamentali o con un fisico mal costruito, a causa della qualità non sempre elevata dell’addestramento (tecnico e atletico) di base che hanno ricevuto negli anni precedenti. Occorre intensificare gli sforzi già intrapresi, molto meritori, per migliorare la qualità dei maestri di base diffusi sul territorio. Inoltre, appare necessario diffondere programmi di preparazione atletica più moderni destinati ai giovani agonisti e vigilare con più attenzione sulla qualità dell’addestramento di base nelle realtà periferiche.

    - Informazione alle famiglie.
    I genitori di agonisti promettenti lamentano spesso la grande difficoltà ad orientarsi nella jungla di circoli, coach privati, accademie, programmi di allenamento, eccetera. Ciò dipende anche dalla scarsa cultura sportiva dei genitori, che deve essere accresciuta. Ne risultano scelte a volte contraddittorie, a volte sbagliate, che portano l’atleta a perdere tempo prezioso prima di trovare una sistemazione tecnica adeguata. Occorrerebbe, in prospettiva, definire con maggiore chiarezza, informandone i genitori, quali sono le strutture adatte per supportare un percorso agonistico ad alti livelli e quali invece sono adatte all’attività amatoriale e all’addestramento di base. Su questo occorre una maggiore trasparenza ed informazione. L’esperienza fatta in questi anni insegna che, seppure con il progetto PIA siano stati fatti notevoli passi avanti, non è sufficiente, per un circolo, avere i requisiti per partecipare ai PIA per poter garantire la capacità di crescere correttamente agonisti di alto livello.

    - Copertura del territorio. Stante la qualità disomogenea delle diverse strutture sparse sul territorio nazionale, è cruciale che i giovani talenti con elevato potenziale siano tempestivamente riconosciuti, avviati e concentrati verso centri tecnici di buon livello. A tal fine, vista l’impraticabilità, per i costi eccessivi, di una soluzione basata sul modello francese (un centro tecnico nazionale più 10 centri tecnici federali regionali) è necessario migliorare le sinergie tra il settore tecnico federale e le strutture private di alto livello (accademie e team privati dei nostri giocatori e coach professionistici) sparse sul territorio, con le quali andrebbero stipulate apposite convenzioni. Ciò consentirebbe di offrire a tutti i giovani promettenti, indipendentemente dalle disponibilità economiche delle rispettive famiglie e dalla provenienza geografica, di accedere ad una sede di allenamento di alto livello, non troppo lontano da casa e nella quale possono trovare altri agonisti promettenti, facendo “massa critica” negli allenamenti e nella programmazione dell’attività agonistica.

    - Regolamenti di tesseramento. Alla luce dell’entrata in vigore delle norme relative all’albo nazionale dei procuratori degli agonisti, con il quale si è inteso giustamente contrastare il mercimonio, spesso dannoso quanto immorale, di giovani atleti promettenti da parte di figure senza scrupoli, si potrebbe valutare la possibilità di abolire le norme vigenti in tema di vincolo al circolo di primo tesseramento per gli agonisti under 14. Tali norme, infatti, paiono avere l’effetto di limitare la possibilità, per i bambini davvero promettenti, di potersi trasferire presso strutture più adatte ad assecondarne il percorso di crescita agonistica.

    - Organizzazione dei tornei. In molte realtà estere i tornei giovanili fino alla categoria under 14 vengono organizzati in forma compressa, dal venerdì alla domenica, facendo svolgere ai bambini più partite al giorno. I vantaggi di questo sistema sono molteplici. Giocare tornei nel week-end consente di meglio conciliare gli impegni scolastici e i programmi di allenamento, permettendo un training meno frammentario, più continuo ed efficace. Inoltre, si limitano le spese per le trasferte, che diventano più brevi. Al riguardo, si potrebbe sensibilizzare il Ministero per la Salute per la rimozione dei regolamenti vigenti, che sembrano essere di ostacolo alla disputa, da parte dei bambini, di più di due match al giorno, impegno peraltro che in quelle fasce di età (fino ad under 14) è ampiamente sopportabile.

    - Superfici di gioco. Nel nostro paese la grande maggioranza delle competizioni giovanili si svolge sulla terra rossa, superficie predominante. Ciò, assieme ovviamente ad altri fattori, porta una serie di inconvenienti nella costruzione di agonisti adatti al tennis professionistico odierno, nel quale sono fondamentali la qualità dei colpi di inizio gioco e un atteggiamento tattico propositivo. Competere solo su terra può portare ad adottare stili di gioco troppo difensivi, o a non far emergere tempestivamente lacune tecniche poi difficilmente colmabili (il servizio, la capacità di rispondere aggressivi, quella di giocare vicino alla linea di fondo). E’ necessario incentivare l’organizzazione di tornei su campi veloci, sulla scia di quanto fatto all’estero (in Spagna, ad esempio, i tornei sul veloce, sia professionistici che giovanili, sono ora quasi il 50%).

    Roberto Commentucci

  341. Antonio scrive:

    @federico di Carlo

    Il tuo discorso devia dal mio……. ti confermo che secondo me non occorre individuare la forza specifica che consente la vittoria, la stessa è spesso frutto di differenti rapporti di qualità individuali che variano proprio a secondo dell’avversario incontrato. Io nel mio post non faccio assolutamente discorsi avulsi o astratti per me non esistono vincenti o perdenti. Ogni partita è una storia a se, anzi ogni game è una partita a se. Se vinco contro quell’avversario io ho vinto e lui ha perso, punto. Non è che lui è un perdente ed io un vincente. Gonzalez e Davydenko da te citati costituiscono un esempio. Abitualmente nell’Olimpo del tennis mondiale entrambi top Ten. Loro giocano e spesso vincono, contro alcuni perdono spesso vedasi Federer e Nadal ma non si possono definire perdenti. Loro giocano dando il massimo punto per punto poi vedono cosa succede e questo incontro per incontro, settimana per settimana. Questo modo di concepire le cose secondo me consente una certa linearità comportamentale ed evita gli sbalzi di rendimento tipici ad esempio dei nostri giocatori. Se io sono in vantaggio 4-1 al terzo set e penso “ho quasi vinto” e li che avrò un calo……, che avrò ugualmente se penserò “Ora devo stare attento altrimenti mi recupera” oppure “ora devo stare concentrato” o ancora “non devo regalargli nulla”. Qualsiasi cosa io pensi ne vengo destabilizzato per cui devo essere bravo a non distrarmi: Guardo le corde, i lacci delle scarpe, mi aggiusto i calzini, faccio rimbalzare la pallina sul piatto corde etc. in sostanza la mente deve essere come una lavagna vuota. E poi la cosa piu importante è la consapevolezza che ci sarà sempre qualcuno più forte prima o poi. Passo a rispondere alla tue domande:
    “Come definiresti quei giocatori che hanno vinto da junior e perso da senior o viceversa?”….. la risposta è sempre la stessa sono forti per il livello raggiunto e cioè più forti di chi hanno battuto e meno forti di chi li ha sconfitti e di chi è andato oltre……

    “E quei giocatori che ricorrono al doping e mille altri trucchetti per “essere più forti” li definiresti dei vincenti o dei perdenti?”……. Anche qui ribadsico che secondo me non esiste la figura del perdente o del vincente ma di chi ha giocato e vinto e di chi ha perso ma quel singolo match ……..non mi piace fare il moralista e non lo sono ma chi dovrebbe doparsi? Il ragazzino per essere selezionato ai PIA o il professionista per arrivare in finale al Roland Garros? Ma se uno è più forte batte pure loro e il problema non sussiste……. molto semplice, non è vero?

  342. Diego1 scrive:

    Basta con la storia delle WC a Martina Trevisan perche’ se le merita , e tutte sono state ampiamente ripagate. Nelle maggioranza dei casi la Fit le WC le da a chi le merita .
    Dagli 11 anni in su qualunque Nc con tessera agonistica , a parte i campionati italiani delle varie categorie(dove bisogna qualificarsi) , puo’ iscriversi a qualunque torneo Under, Open,Terza,Quarta e gia’ qui puo’divertirsi o perdere a suo piacimento.
    Per quanto riguarda i tornei Under TE o ITF in Italia per iscriversi esistono delle classifiche minime che sono 3.5 per i maschi TE U16 cat.1 e 4.1 per le femmine TE U16 cat.1 quindi chi non possiede tali minime classiche (anche se farebbe meglio a fare altri tipi di tornei ) non viene accettato e messo nelle qualificazioni o negli alternativi.
    Puo’ comunque andare a firmare sul posto e nel caso di Bye (vuoti) nel tabellone di qualificazione (cosa che accade molto spesso nei tabelloni da 64 e nel femminile) viene inserito.

  343. Elettra scrive:

    Something
    hai colto nel segno, dispiace e vorrei evitare che altri ragazzini appassionati ed ingenui facciano la stessa fine.
    Anche perchè alla fine invece di ammettere i danni del sistema si finisce per addossare la responsabilità ai ragazzi.
    Tempo fa qualcuno diceva: siete sicuri che i vostri figli allenati come Quinzi avrebbero gli stessi risultati?
    Io questo non lo so e non lo può sapere nessuno, sicuramente mi sarei accontentata di molto, ma molto, ma molto meno in termini di quantità e qualità degli allenamenti.
    La certezza è che non Quinzi, ma Federer e Nadal allenati come Marta ed i suoi compagni di sventura sarebbero le teste di serie del torneo sociale del circolo.
    Vi immaginate Nadal a fare preparazione atletica 1 ora la settimana dall’under 14 in poi e Federer imparare la tecnica dopo i 16 anni perchè fino a quell’età bastano diritto e rovescio e che non siano balle lo si evince dal documento di Commentucci.
    Certo a chi vuole lascio l’assoluta certezza che per loro sarebbe stato diverso..

    Roberto
    sarei felicissima se cambiasse davvero qualcosa e sono contenta che alla fine ci siamo capiti.
    Il documento lo avevo già letto e lo trovo completo e pertinente in particolare la parte della tecnica, dell’atletica e dei PIA.
    Per farti un esempio pratico mia figlia che fino all’anno scorso non ha certo abbondato in ore di tennis e di atletica, a causa di una preparazione atletica sbagliata ha incominciato ad utilizzare i dorsali al posto degli addominali e si è dovuta fare diversi mesi di riabilitazione (ovviamente riporto quanto ho capito di una spiegazione ben più tecnica ed accurata fattami dal medico che le risolto il mal di schiena che la affliggeva).
    Naturalmente questo comportava una grande rigidità, scambiata per scarsa mobilità ed a cascata una serie di infortuni ed infiammazioni che cesseranno quando la sua muscolatura incomincerà a lavorare in modo corretto.
    I ragazzi e le ragazze dall’under 12 in su facevano tutti la stessa preparazione, che comportava solo esercizi di potenza e non di elasticità curata da un soggetto senza alcun titolo e senza alcuna cognizione per ben 1 ora la settimana e meno male che era poca.
    Naturalmente abbondano gli infortuni, ma si sa che i ragazzi di oggi sono cagionevoli.
    Potrei scrivere un horror con quello che ho visto e mi è stato raccontato dagli altri, altro che Quinzi, la Trevisan o la Burnett.

  344. Elettra scrive:

    Diego 1
    ti consiglio vivamente di andarti a guardare i not accepted e gli alternates dei tornei under 16 potrebbe crollarti qualche certezza.
    Quanto alle WC mi pare di avere ampiamente chiarito per cui continua a vederci quello che vuoi chi voleva capire lo ha fatto.
    Ti faccio presente che in quali non entrano i 3.4. con ranking T.E. questo nel mio mondo, nel paese dei balocchi tutto è possibile.
    Il ragazzo di cui stiamo parlando ha la classifica per giocare quei tornei essendo un III ed a quanto pare anche le capacità avendo perso al secondo turno del MD ed era tra gli alternates con i 4.2 in quali.
    La compagna di allenamento di mia figlia 3.4 con classifica T.E. era tra i non accettati ed ha perso nei quarti, anche in questo caso abbondantemente superata da gente con classifica inferiore.
    Forse tu hai informazioni diverse perchè i tuoi ragazzi entrano in quali col 4.1?
    In ogni caso la FIT ha chiarito che preferisce dare l’opportunità ai più giovani di giocare questi tornei anche se hanno un ranking ed una classifica inferiore, con buona pace degli under 16 che prima non entravano perchè non avevano la classifica ed ora non ci entrano perchè hanno 15 anni.
    Una generazione da buttare.

  345. ferrauto scrive:

    Solo per segnalare che:

    Torneo di Maglie(femminile U12): Spiteri ‘97(4.3) batte Tagliente’97(4.3) agli ottavi.
    Esce l’entry list di Padova e vedo Tagliente in tabellone e Spiteri alle qualy, vai a capire il criterio? non è una questione di età quindi…
    Io lo so ma non lo scrivo……per non avere …….pr…..
    Vorrei anche precisare che nulla mi lega alla Spiteri, nessun grado di parentela o altro.. solo spirito di osservazione.

  346. federico di carlo scrive:

    X Antonio,
    Forse non hai letto i miei interventi precedenti. Se lo avessi fatto ti renderesti conto che quando vai scrivendo è stato già da me riportato molte settimane fa. La pratica mentale nel tennis può essere riassunta con la semplice formula:
    ogni punto è il primo punto; ogni game è il primo game; ogni set è il primo set.
    Lo stato mentale di performance inconsapevole che tu descrivi, in termini di PNL (NLP per gli anglofoni) è definito posizione 2. A buon intenditore poche parole………………………

  347. Nikolik scrive:

    Il campo non mente mai, no?
    Non ci sono raccomandazioni che tengano, quando scendi in campo con la racchetta in mano.
    Se ti danno la WC e perdi sempre al primo turno, progressi non ne fai.
    La Trevisan, da quando ha 10 anni, non perde mai al primo turno.

    Ugualmente, progressi non ne fa chi perde sempre nelle qualificazioni e spera in una WC che, chiaramente, a scanso di raccomandazioni (in quel caso sì, reali), nessuno può concederti.
    Per avere una WC in un torneo importante dovrai pur essere, a 12-13 anni, tra le prime 20 italiane del tuo anno, no? Almeno, direi. Dovrai pur essere un’atleta di interesse nazionale, no?
    12-13 anni comincia ad essere l’età in cui qualche risultato, almeno minimo, deve arrivare.
    A 15 anni, che è l’età della Trevisan, poi, non ne parliamo…o sei fra le prime 100 d’Europa (come minimo, ma proprio come minimo) oppure è meglio iscriversi ad una scuola vera.
    In questo blog mi avete sempre detto che si parla di campioni, non di praticanti agonisti.
    I praticanti agonisti di terza e quarta categoria, a 15 anni le WC non possono prenderle.
    Mi sembra normale e, francamente, anche giusto.

  348. An Inconvenient Truth scrive:

    @Nikolic: a dire il vero il tema dominante del Blog e’ cambiato da quando non ci sono piu’ il SubComandante e Mad Max ed ora in realta’ si parla molto di piu’ di praticanti agonisti e non e di come sarebbe bello se fossimo tutti piu’ bravi, piu’ belli e piu’ buoni. E’ una nuova impostazione, molto interessante e molto piu’ educativa, e ci fa andare tutti a letto con l’animo sollevato. Prima, col SubComandante a un certo punto ci eravamo fin quasi spaventati … Io,per esempio, avevo avviato mio figlio al calcio e mia figlia alla danza, tanto per differenziarmi dalla moltitudine e dai soliti stereotipi.

  349. something blue scrive:

    L’impressione generale che si trae dalla discussione sui metodi FIT è che siano formalmente molto meritocratici ma nella sostanza si abbiano smagliature, eccezioni, condoni ad ogni piè sospinto. E non mi meraviglia affatto, basta ammetterlo e, da una parte, farsene una ragione ed emigrare (a meno che non si voglia rimanere a lottare per un cambiamento che non riguarderà tuo figlio o tua figlia), oppure schierarsi coi più forti e cercarsi una bella entratura, un percorso privilegiato, privilegi fatti di piccole ma sostanziali cosucce (una wc qua, un tabellone la, il consiglio giusto, il tecnico giusto….), ma ci vuole tempo, pazienza e tanto pelo sullo stomaco.
    Naturalmente, non ci si acoorge che a forza di eccezioni, raccomandazioni, favori all’amico dell’amico, il merito si perde per strada, le maglie si fanno più strette, i bravi che ci vuole un po’ a capirlo ma lo sono e lo saranno non ce la fanno a passare e, alla fine della fiera, ciritroviamo con quello che abbiamo.
    Infine ancora una partola sulla Trevisan. Qui sul blog ho letto che aveva avuto seri problemi di sviluppo fisico: come si può pensare che questa ragazza regga il confronto con le altre andando avanti con gli anni? Pechè illuderla? a chi serve avere oggi una che brilla a 15 anni ma che se non completa lo sviluppo fisico in un certo modo (e mi sembra di capire che non sarà mai comunque adeguato) non potrà essere competitiva sul circuito di oggi?

  350. Roberto Commentucci scrive:

    something, sinceramente mi sfugge il senso della tua ultima affermazione sulla Trevisan.

    Per amore della verità, e per fare chiarezza: Martina è alta attualmente 1,63 ed è nata il 2 novembre del 1993.

    I test medici che ha fatto hanno evidenziato che il suo sviluppo fisico è ancora molto incompleto e dovrebbe portarla ad una crescita di altri 6-8 cm.

    Certamente una statura di 1,70 oggi non è moltissimo nel circuito femminile.

    Ma sicuramente, se si ha talento, è una statura che ti consente un’ottima carriera da professionista, anche se magari non ti consentirà di diventare la n. 1 del mondo.

    Per la cronaca, Dominika Cibulkova è alta poco più di 1,60 è in semifinale al Roland Garros ed è da tempo nelle prime 30 del mondo.

    Perciò, nessuno sta illudendo la Trevisan, che ha tutte le carte in regola, anche sul piano fisico, per diventare una buona professionista.

    Quanto buona, nessuno può dirlo, ora.

  351. An Inconvenient Truth scrive:

    Something! Vedi quel che succede a parlare di cose di cui si ignora in pratica tutto? Eppoi scusa,non contenta di voler far smettere di giocare La Canaglia di Lagos, vuoi far smettere anche Martina Trevisan? E in base a quale ragionamento? Che non potra’ mai diventare una top 20? Insomma, secondo te a tennis devono giocare solo Federer e Nadal? Ma lo sai che per fare un tabellone da Slam ce ne vogliono almeno 128? Ho il sospetto sempre piu’ crescente che tu parli parli ma solo per sentito dire: sei una osservatrice esterna, una specie di marziana inviata a studiare i terrestri (tu, pedagoga, magari hai in mente un libro su genitori e figli agonisti e le loro esasperazioni, cosi’ come Desmond morris scrisse un libro di etologia avente come protagonisti la razza animaler dei tifosi di calcio) ma cosi’ corri il rischio di tranciare giudizi completamente campati in aria…Alla luce di quel che scrivi su Martina Trevisan, tutto quello che hai scritto prima come dovrebbe essere valutato?

  352. Pinot scrive:

    X ferrauto

    Per allargare gli orizzonti dell’osservazione, rammento che Tagliente nel 2008 nel campionato italiano under 11 è arrivata seconda nel singolare e prima nel doppio. Vorrà dire qualcosa?

    Ma in questo blog siamo passati dal tennis al tiro a segno?

  353. franco scrive:

    Sono stato a Lecce ed ho visto un ragazzino Italiano classe 99 che con la racchetta ci faceva di tutto è arrivato ad un passso dalle quali penso che in Italia i talenti ci sono solo che non sono gestiti da persone competenti infatti parlando con il padre mi diceva che si allenava 2 volte a settimana e senza atletica questi ragazzi vanno seguiti,non abbandonati al proprio destino.

  354. something blue scrive:

    non mettiamola sul personale, il tempo ci dirà chi ha ragione

  355. Elettra scrive:

    Evidentemente mi manca il dono della comunicazione se qualcuno ha capito che mi proponevo per regalare le WC nei supermercati con i bollini e le pentole o pretendevo l’inserimento in un tabellone WTA per la “sciura Maria”.
    Ho semplicemente detto e cercherò di essere il più chiara possibile e senza dare nulla per scontato, che esistono due interessi contrapposti che vanno bilanciati in quanto legittimi ambedue.
    Il primo è quello di offrire la possibilità ai giocatori più giovani e con categoria bassa dovuta all’età (ma ovviamente di belle speranze ed acclarato valore) di fare esperienza nei tornei di un livello superiore al fine di favorirne la crescita.
    Il secondo è quello di garantire a chi ranking e classifica se li è guadagnati sul campo e magari in recupero su altri che non avevano mantenuto le aspettative di giocare quei tornei che hanno il diritto di fare, perchè pur sempre di under parliamo ed i tempi di maturazione sono differenti.
    Ovvero la entry list deve bilanciare questi due interessi, così come le WC concesse dalla federazione.
    Se l’ago della bilancia pende troppo da una delle due parti non si cresce, sempre a mio modesto parere.
    Ovviamente mi auspico che i giovani a cui viene concesso questo privilegio non siano più due come nel passato ma venti a rotazione, così magari invece di un giovane promettente ne avremo cinque o se siamo fortunati dieci.
    Spero di essermi spiegata definitivamente.
    Quanto alle aspettative di questi ragazzini decrepiti che secondo alcuni andrebbero epurati o dovrebbero dedicarsi in modo dilettantistico al tennis vi faccio presente che passare in un anno e mezzo di allenamento da 4.1 a battere delle 2.8 non è propriamente da amatori, io ci rifletterei un pò su.
    Può essere che qualcuno si sia sbagliato? Magari è meglio spostare il termine della rottamazione ai 20 anni piuttosto che ai 13.

  356. Archipedro scrive:

    Something, questa volta ti quoto io, non foss’altro per la tua calma olimpica…
    Lo sport ammette, anzi presuppone, una necessaria selezione genetica, sulla base della quale poi si può ovviamente lavorare, per raggiungere l’eccellenza. Ma senza gli ingredienti base s’arranca, con o senza soldi. Certo sono concetti che gli arricchiti evocati da Andrew digeriscono poco.
    Non so se nel caso della Trevisan vi sia uno svantaggio fisico evidente (…) ma certamente le ragazzine diciottenni che “avrebbero pagato oro per avere il fisico delle Pliskova” un ragionamento simile al tuo l’hanno fatto. Semplice, giovanile onestà intellettuale… :-)

  357. something blue scrive:

    Archipedro, ho fatto riferimento nper la trevisan ai post di qualche tempo fa e non c’è alcuna malevolenza verso di lei, al contrario. Parlo del futuro del nostro tennis che non si decide a crescere ampliando la base per catturare talenti dotati anche sul piano atletico.

  358. Diego1 scrive:

    Concordo con Nikolik quando dice che il campo non mente mai.
    La selezione dei ragazzi avverra’col tempo ed i piu’ bravi andranno piu’avanti, fin dove si vedra’.
    Non serve a niente lamentarsi se il proprio figlio o figlia a livello under viene messo dopo qualche altro ragazzo meno meritevole o non riceve WC
    il campo ed il tempo sistemano tutto.
    E’ vero che in molti circoli l’insegnamento non e’sufficiente ma addossare ai maestri le sconfitte e non ai limiti dei nostri figli la maggior parte delle volte e’ sbagliato.

    Elettra
    Vai a vedere le quali del torneo TE U16 di Montecatini in svolgimento in questi giorni e vedrai che ci sono 23 Bye nelle quali maschili e 9 Bye nelle quali femminili,quindi era sufficiente presentarsi a Montecatini (non in Burundi) firmare e si poteva giocare le quali.
    Domani comincia il torneo dell’Avvenire (sign in quali) e penso sara’ la stessa cosa quindi se qualcuna invece di lamentarsi va a Milano firma ha buone possibilta’ giocare (sempre se prima si era iscritta, anche se era nei non accettati).

  359. Elettra scrive:

    Diego
    se leggi i miei post potrai notare che ho fatto riferimento al fatto che i due ragazzi non accettati sono andati ugualmente a Foggia a firmare, ma il rischio è quello di non giocare perchè dipende da quanti non si presentano all’ultimo minuto, se non hai soldi da sbattere via non ci vai.
    Se hai il diritto di essere in quali o nel MD e sei fuori in tutti e dico tutti i tornei italiani ti girano, poi pensala come vuoi.
    Se è così semplice e giocano tutti il problema non sussiste, basta formare l’entry list seguendo classifica e ranking T.E in modo rigoroso e lasciare fuori quelli che non ne hanno diritto, tanto giocano lo stesso no? Mica devono andare in Burundi.
    Qua la lamentela non è per il posto davanti sull’autobus ma sui soldi che devono spendere le famiglie per mandarli a fare un torneo nel quale corrono il rischio di non giocare.
    Scusate ma pare veramente che viviate su un altro pianeta, la gente i soldi non li trova suglia alberi e le famiglie fanno sacrifici non è che ci si lamenta per un capriccio.
    Poi dobbiamo allargare la base, si ma quella degli sprovveduti.
    Oltretutto se la metti sul personale con me caschi male perchè la cosa non mi riguarda, il discorso era di carattere generale.

  360. andrew scrive:

    Elettra…

    hai nominato una parola….CAPRICCIO…molto stimolante per definire il tennis in Italia…

    La sto elaborando mentalmente…

  361. ferrauto scrive:

    x Pinot

    “Per allargare gli orizzonti dell’osservazione, rammento che Tagliente nel 2008 nel campionato italiano under 11 è arrivata seconda nel singolare e prima nel doppio. Vorrà dire qualcosa?
    Ma in questo blog siamo passati dal tennis al tiro a segno?”

    Secondo lei questo vuol dire che nessuna delle atlete che nel 2008 erano dietro di lei potrà mai arrivare al suo livello e magari superarla?
    A Lecce la Zirilli ha battuto la Bonometti e a Padova fa le qualy e la Bonometti in MD, io rimango convinto che le raccomandazioni nel tennis a questi livelli la fanno da padrona, come sono altrettanto convinto che alla lunga chi è piu’ forte arriva piu’ lontano.

  362. Roberto Commentucci scrive:

    Dopo gli ultimi post, sento l’esigenza di dire la mia sul tema delle wild card e delle entry list per i tornei giovanili.

    Dal tono di alcuni interventi, mi pare di capire che qualcosa non abbia funzionato bene nel recente torneo ETA di Lecce. Non ne so abbastanza per entrare nel merito.

    Tuttavia, vorrei anche dire che questo modo di fare: “tizio è meglio di caio, sempronio è raccomandato, giuseppe ha battuto pasquale, ma in tabelllone c’è andato pasquale…” mi pare poco simpatico e anche, francamente, poco corretto e rispettoso per i nomi che vengono fatti, sconosciuti ai più e noti solo ad una ristretta cerchia di tecnici e di famiglie.

    La mia opinione è la seguente: le Federazioni hanno un compito molto complicato, nella gestione delle wild card e in generale degli aiuti ai giovani agonisti. Se si sceglie la strada del rigore e della trasparenza, basata solo sui risultati immediati sul campo, si evitano polemiche e non si viene accusati di pastette, ma si rischia di fare scelte perdenti nel lungo periodo in termini di risultati agonistici.

    Non è detto per niente, infatti, che chi vince oggi, a 10-14 anni, sia anche il più futuribile e il più promettente, quello che potrà vincere domani.

    Ed ecco, quindi, che se si va a premiare la futuribilità, a scapito del risultato sul campo, si entra nell’ambito del discrezionale e ne vengono inevitabilmente fuori polemiche infuocate. Specie se, come in questo caso, a farle sono i familiari o i tecnici degli esclusi.

    Solo il tempo dirà se le scelte discrezionali di oggi sono state giuste e se i tecnici che le hanno compiute sono stati competenti e preveggenti.

    In ogni caso, a meno che non si debbano denunciare degli evidenti abusi, fare polemica su un blog in questo modo, esponendo al pubblico i nomi di atleti bambini, mi pare operazione profondamente scorretta e sleale.

    Quindi per favore basta così.

  363. something blue scrive:

    Purtroppo, quando le cose che si dicono non piacciono arrivano subito le reprimende. Roberto, su questo blog si fanno i nomi di piccoli atleti delle varie categorie da sempre, quasi ogni piè sospinto, e non sempre in modo lusinghiero, ma solo oggi si viene accusati di invaderne la privacy perchè qualcuno, e anche non genitori o tecnici o tifosi, discute sul metodo di attribuzione delle wild card o di formazione delle entry list della FIT. Quindi ti prego, non esagerare. Quanto alle wild card e alle entry list, osservo che tu stesso ammetti che vengono utilizzati metodi discrezionali fondati sulla presunzione di resa futura e non sui risultati ottenuti.
    A parte che si è sempre fatto così e mi permetto di dire che i risultati non sono incoraggianti di certo, ma non vale la pene di riflettere, invece, sulla opportunità, almeno nello sport, di attenersi alle leggi della competizione premiando e incoraggiando chi ottiene risultati e se li guadagna sul cmpo? Anche perchè poi, usciti dall’Italia non godranno più di aiuti discrezionalmente ponderati, ma conterà solo la classifica.
    Non mi sembra che ritenere un sistema trasparente e meritocratico migliore di uno discrezionale e, forzatamente, opaco, sia un delitto, nè che lo sia portare, come hanno fatto altri, esempi a sostegno della propria tesi.

  364. Roberto Commentucci scrive:

    something, accetto il rilievo.

    Ma mi permetto di farti notare due cose:

    1) abbiamo parlato di giovani promettenti aventi già una certa rilevanza mediatica, come Quinzi, Miccini, la Trevisan, e ne abbiamo parlato solo in termini tecnici, non dicendo “tizio è raccomandato, caio è scarso, ma gioca lui e non sempronio”.

    2) secondo me sulle politiche della federazione sei poco informata. In realtà il dibattito “regole vs. discrezionalità” è vecchio quasi come il mondo. Vale per tantissimi ambiti dell’umaana attività. Ad esempio, vale per la politica monetaria: ci sono banche centrali che alzano i tassi di interesse in modo automatico, non appena l’inflazione supera un certo parametro dichiarato in precedenza (la regola). E ci sono banche centrali che invece adottanto una politica più discrezionale. Esistono, come è ovvio,, vantaggi e svantaggi in entrambi gli approcci. Ad esempio, il “patto di stabilità e di crescita del trattato di Maastricht” (che è un esempio di regola automatica) è stato più volte dichiarato stupido, tanto è vero che con quello che è successo negli ultimi mesi nel mondo della finanzia non c’è nessun economista che lo rimpiange. Ma dall’altro lato, esso ha contribuito non poco, con la sua rigidità, a limitare gli eccessi delle politiche di bilancio dei paesi meno virtuosi dell’Unione Monetaria Europea, come l’Italia.

    Tornando alla FIT, e scusandomi per l’excursus economico, la discrezionalità nella selezione e gestione degli agonisti di interesse nazionale è stata massima per tutto il periodo galganiano. Poi con l’arrivo di Binaghi si decise che le corruttele dovevano finire e tutte le scelte vennero ancorate aa parametri di merito certi. Ora, a distanza di otto anni, ci si è resi conto che questi parametri di merito portano, nelò lungo periodo, a scelte spesso sbagliate, e si sta tornando alla discrezionalità. Non nego che dove c’è discrezionalità ci possano essere fenomeni di opacità. Ma premiare solo i vincitori quell’età si è dimostrato almeno altrettanto dannoso.

    La verità è che purtroppo mancano i soldi: per ogni annata, andrebbero seguiti e aiutati i primi 10 maschi e le prime 10 femmine a partire dall’under 12, e allora si avrebbe quasi la garanzia che si riuscirebbe a tirare fuori almeno un buon professionista per annata (come avviene in Francia o in Spagna).

    Ma da noi, purtroppo, gli investimenti nel settore tecnico sono ancora insufficienti. E in questo, negli ultimi 2-3 anni, forse ha delle colpe anche la Federazione, che avrebbe probabilmente potuto e dovuto destinarvi quote crescenti del suo bilancio.

    Infine, mi permetto di farti rilevare che nessun paese avanzato si attiene alle “leggi della competizione” come le chiami tu. I giovani agonisti vengono aiutati in Italia, in Francia, in Svizzera, negli Usa, in Spagna (anche se lì è preponderante il ruolo del settore privato), in australia, nel Regno Unito e in molti altri paesi.

  365. giorgio-alfonso scrive:

    Oltre a ricordare che le wild card di un torneo non vengono assegnate tutte dalla FIT, ma la metà sono assegnate dal Circolo organizzatore, Vi invito a leggere la risposta dettagliata data dal Settore Tecnico Nazionale
    nella rubrica “Tribuna aperta” del sito della Federazione all’interno del seguente commento:
    Mercoledì, 20 Maggio 2009 alle 09:05
    WILD CARD: QUALI CRITERI?
    di Daniele Aleo

    P.S. Non ricordo se già è stato riportato in questa rubrica! Se così fosse chiedo venia!

  366. Diego1 scrive:

    Elettra
    Se un ragazzo vuole provare a fare tennis agonistico di alto livello i genitori dovranno sobbarcarsi notevoli spese quindi un viaggio in piu’ o in meno cambia veramente poco.
    Comunque credimi se un ragazzo o una ragazza fa fatica o non riesce ad entrare nelle qualificazioni dei tornei TE o ITF in Italia avrebbe comunque poche possibilita’di andare avanti nello stesso torneo.

  367. gianni scrive:

    Caro Diego se un bambino classe 99 in un torneo under 12 riesce per poco a non entrare nelle quali battendo altri ragazzi di 2 anni più grandi significa che qualcosa vale? quindi chi di competenza si deve informare su chi è che fa e come si allena e trarre le dovute conclusioni in merito.

  368. something blue scrive:

    Roberto, la discrezionalità quando si tratta del merito delle persone e questo merito è quantificabile, almeno nello sport non dovrebbe esistere, il paragone con la politica monetaria è, a mio avviso, improprio. In ogni caso rimango della mia opinione perchè non mi fido della classe politica che governa il nostro tennis e non mi sento di difenderla.

  369. Roberto Commentucci scrive:

    Something, tu rimani pure della tua opinione, io del resto non voglio difendere nessuno, men che meno la classe politica che governa il nostro tennis, come la chiami tu.

    L’equivoco è tutto nel fatto che tu ritieni quantificabile in modo preciso il merito dei ragazzi. Non è così, purtroppo. Non siamo a scuola.

    Non puoi dare la borsa di studio a tutti quelli che hanno la media dell’otto. (Tra l’altro, sai benissimo che anche nel mondo della scuola da dove mi pare tu provieni, esiste enormemente la discrezionalità dei giudizi, dal momento che un 8 in matematica in un liceo scientifico nel meridione vale poco più di un 6 in un liceo del nord, per non parlare di ciò che accade a livello universitario).

    Nel tennis bisogna avere la lungimiranza di capire chi, tra i ragazzi, potrà avere, tra alcuni anni, vere chances di arrivare al professionismo, anche se magari oggi ha perso.

    E’ un lavoro molto difficile e complicato.

    Per illustrarti qualcuna delle tantissime dinamiche in gioco, ti segnalo questo pezzo:

    http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2485

  370. andrew scrive:

    …la discrezionalità è il potere più antico del mondo, cara/o Something…

    ti consente di scegliere, scremare, cooptare. È anche il potere più subdolo, in quanto esige la presenza di regole apparentemente certe e democratiche, che possano essere interpretate, aggirate, infrante.

    Purtroppo, non ho molte speranze che si possa agire in merito alla discrezionalità per cambiare un sistema. È più sicuro, ma anche più oneroso e difficile, agire su progettualità e obiettivi.

    Per questo dico e ripeto che se la federazione, da referente di circoli diventasse referente di associazioni sportive (ricordiamo per chi non lo sapesse che i circoli non sono associazioni sportive benché formalmente siano riconosciuti come tali e in questo modo godono di benefici immeritati con ripercussioni negative su concorrenza, sviluppo e diffusione del tennis; a proposito, ho ritrovato un articolo di Vincenzo Martucci sulla Gazzetta del 10 ottobre 2003 con sottotitolo “Si chiamano circoli ma non sono associazioni sportive…”), si dicevo, se la FIT fosse una federazione sportiva (e non lo è), le progettualità e gli obiettivi sarebbero progettualità e obiettivi SPORTIVI e di conseguenza la DISCREZIONALITA’ funzionerebbe per scegliere, scremare e cooptare persone che si muovono in tale direzione.

    Essendo invece l’obiettivo, giusto e sacrosanto per una federazione di circoli, quello di mantenere il monopolio e la corporazione di circoli e maestri, le persone scelte, scremate e cooptate si muoveranno in direzione ostinata e contraria allo sport.

    Ma sempre con regole certe e democratiche…

  371. something blue scrive:

    appunto…Andrew

  372. Elettra scrive:

    Diego
    Roberto ha sintetizzato bene chi siamo, da dove veniamo e dove stiamo andando.
    Il criterio scelto dalla federazione per selezionare gli under era quello della classifica, dal momento che ci troviamo in Italia questo ha portato ad una crescita abnorme della classifica di alcuni under che di fatto hanno blindato l’accesso ai tabelloni dei tornei giusti, che erano anche gli unici osservati.
    Che qualcosa non funzionasse era evidente a tutti, dal momento che pur avendo un esercito di fenomeni cartacei non si cavava un ragno dal buco.
    Ovviamente con le dovute eccezioni tutte facilmente riconoscibili dalla qualità del tennis espresso e dal livello raggiunto.
    Quelli tagliati fuori si sono rivolti ai circuiti alternativi (IV, III ed Open) ma hanno continuato a lavorare e crescere in attesa di avere la classifica per rientrare nel circuito ufficiale, solo che la loro è effettiva.
    Per questo motivo molti di quelli che non entrano nelle quali quando ci mettono un piede arrivano fino in fondo.
    Nel MD dell’Avvenire c’è un atleta, nei primi 150 under 16, che l’anno scorso non entrava nelle quali e la classifica se la è costruita all’estero arrivando in finale nel primo torneo disputato, in compenso nelle quali continuo a leggere alcuni nomi dall’under 14 (solo perchè all’under 12 non le guardavo) senza che abbiano mai passato un turno.
    Cambiando repentinamente rotta la FIT ritaglia fuori sempre gli stessi, che oggi hanno ranking e classifica, e questo dovrebbe darvi l’idea del perchè ci si inquieta.
    Questo è il motivo per cui suggerivo un bilanciamento delle due esigenze.
    Ora io aspetterei a scrivere la parola fine sui ‘92 ed i ‘93, sarebbe il caso di aspettare il passaggio al professionismo, ci sono ragazzine che giocano già molto bene ed hanno ancora grandi margini e nessuna vetrina.
    Io non sono contraria per principio alla discrezionalità, ma dal momento che il confine con il clientelismo è labile dovrebbe passare per una selezione aperta, altrimenti non cambia nulla e continuiamo ad avere ragazzini ben incartati ma privi di spessore.
    Basterebbe mandare dei tecnici a guardare i tornei under regionali.
    Naturalmente la bontà della selezione dipende dalle qualità del selezionatore ed a questo proposito mi auguro che il cambio di rotta comporti anche il cambio dell’equipaggio.
    E’ inutile dare un cacciatorpediniere al comandante del Bounty.

    Roberto
    Al di là del numero di under che puoi aiutare economicamente per gli altri basterebbe anche solo un’indicazione tecnica e di programmazione corretta e l’opportunità per tutti di fare esperienza.
    Ci sono agonistiche che non conoscono il funzionamento dei circuiti under regionali, figuriamoci cosa ne può uscire da lì.
    A proposito di quello che diceva Gianni c’è un esercito di agonisti non visionati da nessuno, per questo mi viene il nervoso ogni volta che qualcuno parla di allargare la base.
    Dovremmo vedere se ce ne sono con un cartello al collo ed un faro in testa che segnali il loro essere predestinati.

  373. Diego1 scrive:

    Gianni
    Rilassati come in tutti gli sport se un vale verra’ sicuramente considerato abbi un minimo di pazienza.

    Elettra
    Faccio fatica a seguire i tuoi ragionamenti , le classifiche di qualunque tipo (Italiana ,TE ,ITF,ATP,WTA)
    bisogna comunque guadagnarsele sul campo tramite risultati.
    E’ anche vero che chi fa moltissimi tornei abbia a volte una classifica piu’ alta del suo vero valore, ma queste sono cose che tutti conoscono.
    Non credo che nessuno scrive la parola fine per qualcuno , basta fare risultati e a qualunque eta’ si va avanti.
    La parola fine sono i ragazzi stessi a scriverla quando capiscono i loro limiti o quando incominciano ad avere altri interessi.
    Ogni regione ha il suo Tecnico regionale ( Liguria-Caperchi, Piemonte-Bertino,Lombardia ha avuto Vavassori che tu conosci penso bene) e quindi chiunque meriti prima o poi viene convocato e visionato.
    In questo blog scrivono molti genitori di ragazzi U10 o u12 e molte di queste cose devono ancora conoscerle , ma mi meraviglio molto quando a non conoscerle sono genitori di ragazze U16.

  374. Elettra scrive:

    Diego
    ovviamente mi riferisco alla classifica italiana e non credo di aver detto nulla di inaudito e sconvolgente dal momento che i più si ponevano il problema se non fosse il caso di limitare le classifiche under che sono già abbondantemente decurtate e ci sarà un motivo ed inserirle dall’under 16 in poi.
    Non ho nessuna voglia di andarmi ad infilare in una polemica, mi limito ad osservare che pur essendo in Italia a giudizio di alcuni il tennis è l’unico luogo del paese dove le cose seguirebbero solo il criterio meritocratico e neghiamo a priori anche solo l’esistenza dei furbi e degli incompetenti.
    Ho già spiegato come dalle mie parti le convocazioni non seguivano il ranking regionale ma la segnalazione di un geometra responsabile Fit della zona ed esperto di giovanili di calcio che aveva imparato a giocare a tennis da autodidatta in vecchiaia.
    Nonostante da under 14 mia figlia avesse vinto diversi tornei ed avesse fatto i quarti al nike di Bolzano (non quello di Simericrichi con 4 iscritti), vinto il tabellone a sezioni intermedie di un Open, nelle prime otto della sua regione, etc etc, nessuno si è mai sognata di vederla.
    Ho già detto che nessuno doveva venire a vedere lei in particolare e non era quella la rivendicazione, rilevavo solo l’assenza assoluta di contatti con i tecnici regionali e figuriamoci nazionali da parte del 90% degli atleti che non erano mai stati visionati nonostante facessero tutti regolarmente tornei.
    Della cosa non me ne importa nulla perchè a differenza di altri non davamo nessun valore alla segnalazione e non davamo nessun valore ad una convocazione di quel tipo che non ha mai cambiato la vita di nessuno, per cui ti ho già detto di non metterla sul personale.
    Il motivo per cui ne parlo è esclusivamente quello indicato da something vorrei che alcune cose non si ripetessero, ma incomincio seriamente a stufarmi di come stanno andando le discussioni.
    Piuttosto mi stupisco che non le sappia tu queste cose non io e dal momento che non penso sia così, trai tu le tue conclusioni.
    Mi pare che anche la Fit abbia cambiato indirizzo per cui credo sia evidente a tutti che le cose non funzionavano.

  375. Edipo scrive:

    Diego, Diego….

    la parola fine la mettono tutti quei maestri incompetenti, quei circoli improvvisati, quei politici del nulla, quegli esperti dell’ultim’ora di cui questo sport è tristemente costellato.
    Mi viene da pensare che tu, per parlare così, o fai parte della piccola schiera di fortunati che ha incrociato e incontrato le situazioni migliori, o hai l’entusiasmo di quei neofiti che credono che il lavoro alla fine paghi.
    In entrambi i casi ti consiglio amichevolmente di non stabilire assoluti, perchè non è molto saggio.
    La mia esperienza risale a quando la fit mandava a visionare i ragazzi per l’Italia nientemeno che Sirola, (non so se lo conosci) e la mia frequentazione non si è mai interrotta, e prima di avere una figlia che decidesse di provare ho visto passare presidenti e maghi.
    L’errore che commette Elettra è che quando scrive dà per scontato che su alcune cose non ci piova, che siano ormai patrimonio di tutti.
    Ma evidentemente si sbaglia, e di grosso.
    Per mettere la parola fine: se tutto è corretto perchè l’Italia non riesce ad esprimere campioni di livello assoluto? Cosa ci manca? Che hanno Francia, Germania, Svizzera, Russia, Crozia, Serbia, ed il mondo quasi intero che noi non abbiamo?
    Cos’è, sarà colpa dei genitori?
    Avete del gran tempo da perdere ragazzi.
    Siete diventati persino noiosi.

  376. heraimo scrive:

    Indubbiamente w.c. e convocazioni sono argomenti “caldi” perchè comportano il difficile compito di premiare certuni e penalizzare altri. Secondo me il metodo giusto è quello di rispettare il ranking, non per lavarsene le mani ma perchè mettersi a fare delle previsioni sulla base del tipo di gioco mi sembra molto aleatorio: dovremmo premiare chi tira più forte? O chi fa il serve and volley? O chi ha il fisico meno sviluppato? O chi si allena di meno? In realtà la sfera di cristallo non esiste e allora sbagliare per sbagliare preferisco puntare su chi sta vincendo di più adesso.
    Che poi queste w.c e convocazioni siano così importanti è tutto da dimostrare, fortunatamente il tennis è uno sport altamente meritocratico, chi è forte viene fuori comunque. Se io sono forte mi iscrivo alle qualifiche, vinco delle partite, prendo fiducia e vado avanti, se sono scarso puoi darmi tutte le w.c. con il risultato che non vinco mai una partita e finisco per perdere anche la fiducia. Il più delle volte siamo noi genitori che per istinto di protezione usiamo il contesto esterno per giustificare le sconfitte dei nostri figli. In questi ultimi anni che ho vissuto dal di dentro le ragazzine forti sono diventate giocatrici forti, tranne quelle che erano forti da piccole solo per un fattore di supremazia fisica e tranne quelle che hanno subito infortuni. Anche il percorso non è poi così determinante secondo me: ci sono giocatrici forti che sono cresciute in un circoletto di periferia seguite sempre dallo stesso maestro così come ci sono giocatrici che hanno scelto l’allenamento a tempo pieno in accademia ma non hanno sfondato, la differenza la fa sempre la giocatrice, mai l’allenatore o il preparatore atletico.

  377. nicoxia scrive:

    Federico,cosa consigli per il passaggio alla fase adolescienziale.Mio figlio da 10 giorni è continuamente distratto,tutte piccole cose ma continue,ieri ha giocato una partita alternando colpi e scambi stupendi ad una sequenza di errori consecutivi per movimenti errati,a tre prime vincenti sono seguiti tre doppi falli in rete sul 5 a 3 set point dopo aver buttato fuori il campo l’avversario dovendo solo appoggiare la palla in campo l’ha appoggiata in rete perdendo poi il set e l’incontro.Nel dopo partita è stato stupendo,dopo avermi fatto sfogare per 5 minuti,con un’espressione dispiaciuta consapevole impotente ma serena mi ha detto”HAI RAGIONE NON RIUSCIVO A STARE CONCENTRATO”e si è messo ha disposizione per migliorare la situazione,senza rimproverarmi nulla mi ha reso consapevole della mia errata reazione.Dopo avergli chiesto scusa, abbiamo deciso di partire dalle piccole cose a casa e a scuola cercare l’ordine quotidiano.Sul campo avevo pensato 5 ore di palleggio continuo incrociato sotto il sole,ma ho visto full metal jacket non mi sembra il caso,qualcuno conosce qualche esercizio sul campo più appropriato per migliorare la concentrazione.

  378. andrew scrive:

    …week-end sportivo di Alessandro:

    Sabato: sconfitta in doppio misto nell’ultima giornata di campionato strapaesano amatoriale. Grandinata.

    Domenica: vittoria rocambolesca a un torneino TTK per 7-6 al terzo set su bambino ‘99 con licenza di uccidere/giocare negli under12. Descrizione della partita fino al 2 set (dopo me ne sono andato a parlare con ClaudioTN, leggermente disgustato dalla prestazione). - Avversario a-la-fognini, con fazzoletto frontale e movenze identiche al nostro n.2 italico. Entrata in campo iper-professionale dell’avversario con borsone e portascarpette, sistemazione metodica degli attrezzi e della panchina. Alessandro entrava con una racchetta sola, ciondolando e mordendosi il colletto della maglietta. “Stamattina non mi sento in forma” mi fa assonnato, mentre l’avversario comincia già a imporre la sua maggiore “presenza” in campo con sbuffi e saltelli, nonché annunciando forte il punteggio ad ogni punto, sia sulla sua battuta che sulla battuta di Ale. Primo set vinto da Ale per il rotto della cuffia 7-5 senza il minimo mordente, giocando un po’ al gatto e al topo.
    Secondo set: rottura delle corde dell’unica racchetta. “Vado a prenderti l’altra in macchina, intanto, se vuoi giocare con quella rotta…” gli faccio. Purtroppo, non coglie l’ironia e mentre vado a prendergliene un’altra convinto di ritrovarli ad aspettarmi, è già sotto di due giochi dopo aver giocato con le corde rotte. Gli piazzo in mano la Prince di Jana Novotna a sostituire la Head Radical Junior rotta e mi appunto mentalmente di evitare in futuro istruzioni fuorvianti che possano essere prese alla lettera.
    Perde il secondo set 6-2 continuando a far giocare l’avversario e continuando con apparente svogliatezza.
    Me ne vado. Mi rifugio al Bar con a parlare con ClaudioTN. Il tempo passa ma i nani racchetta-muniti non escono più dal campo. Alle 12 e 30 abbiamo la festa dell’hockey a Bassano e comincio a seccarmi. Sono in campo da più di 2 ore. Finalmente escono. Alessandro ha vinto 7-6 al terzo. Mi racconta il terzo set: “Stavo perdendo 5-1, ma poi ho pensato che finora non avevo mai perso al primo turno in un torneo e ho cercato di vincere.” Non ho saputo cosa dirgli.

    Partitina a calcio-balilla con il nipote di ClaudioTn e poi a casa.

  379. Archipedro scrive:

    Andrew, l’ultima ratio della tua provocazione parrebbe quella di sconcertare i lettori, già scossi dall’abbandono di un non-qualsiasi-Stefano dopo un significativo “Beh, effettivamente le chiavi di casa non le ho mai avute…” (accidenti, cosa mai avrebbe dovuto fare un genitore, ancorché atipico, per meritarsi l’onore d’averle…) Comunque, se il mondo dei duri è questo, può darsi che non dovesse risparmiare neppure Lui…

    Viceversa, quando i nostri figli si ritrovano nel bel mezzo del nulla, soggetti kafkiani in cerca d’autore, vagamente manovrati da logiche superiori, che dubito possano cogliere, io m’impressiono. Anzi, mi spavento. Se non ti conoscessi ti dovrei immaginare sadico…

    Riporta Alessandro allo sport, te ne prego, ed allenano come merita: magari rinuncia alla tua irresistibile, spensierata simpatia (barattala pure con un vassoio della mia noia) ma fai capire lui che esiste un progetto vero. Del quale fa parte. Prima che s’abitui a ridere proprio di tutto… magari anche di te, quando proprio non lo desideri….

  380. Gus scrive:

    @Antonio:
    “La problematica maggiore sono le elucubrazioni mentali. Nel Tennis la realtà è molto più semplice se sei forte vinci se no perdi. Non ci sono vie di mezzo, non c’è l’organizzazione globale alla base, non c’è la “fame” (quanto odio questa parola accostata al tennis) ci sono le disponibilità finanziare è vero ma nemmeno così consistenti.”

    Quindi se sei forte vinci se no perdi. Poiché nel tennis perdono quasi tutti, tranne i primissimi significa che sono tutti mentalmente deboli?

    Infatti nel tennis il Roland Garros lo vince Federer, gli altri centinaia che tra quali e tabellone principale hanno dato via al torneo hanno tutti perso.

    Tu dici che non serve un’organizzazione globale alla base? E come riusciresti ad avere dei “sistemi” che creano giocatori di alto livello con continuità?

    A me sembra poco sistematico un’organizzazione basata sulla capacità del padre di giocare a tennis (e a quel punto perchè non nuoto, tiro con l’arco o altro), guardare un pò di Tv, il maestro ogni tanto, allenamenti un paio alla settimana e un miglioramento a seguito di come giocano gli altri.

    Mi sembra difficile con questi presupposti creare un sistema che abbia stabilmente 7/8 giocatori nei primi 100 con almeno 1 giocatore costantemente tra i primi 20.

    Aggiungi anche che servono disponibilità finanziarie ma nemmeno così consistenti. Visto che sono interessato, mi piacerebbe conoscere il programma annuale di tuo figlio/figlia, compresi i tornei, come affronti le trasferte, il livello attuale così capisco meglio cosa intendi per non consistenti. Premesso che io sono tra quelli che sostiene che il sistema attuale non è condivisibile.

    “Adoro vincere e odio perdere ma se capita, e anche spesso vado avanti ad imparare… tanto al peggio da adulto diventerò come il mio maestro.”

    Senza assolutamente nessuna vena polemica ma non ho ancora capito questo “andare avanti ad imparare” se è autodidattica oppure c’è qualcosa alle spalle (un circolo, un maestro, quante ore di allenamento settimanali, ecc.ecc).

    Gus

  381. Gus scrive:

    something blue:
    “mi piace però l’atteggiamento di Antonio, che dovrebbe dire molto ad alcuni nostri genitori al momento assenti su come gestire un ragazzo che abbia piacere a fare sport, anche agonistico.”

    Forse ci siamo persi qualcosa in questi anni. Qui non si tratta di fare sport per piacere “anche” a livello agonistico; questo, l’ho già detto più volte, si può fare tranquillamente. Si prende una bici, si va sulla pista ciclabile e si fa una bella passeggiata. E’ salutare, fa bene ecc.ecc.

    Qui si analizzano e studiano metodi, programmi, idee, soluzioni, preparazione atletica e aggiungi pure ciò che ti piace di più, “solo” per svolgere attività agonistica con l’obiettivo di raggiungere l’eccellenza (che ovviamente non è una garanzia) nello sport o come minimo il massimo dalle proprie possibilità individuali.

    E consentimi, con estrema cortesia, di dirti che non è simpatico questo sarcasmo su chi non c’è. Nella vita c’è chi ci prova e chi guarda gli altri provarci ed è strano questo sentimento per cui c’è una specie di sottile godimento nel mal comune (ammesso che sia comune) mezzo gaudio. Ma vedi lo sport insegna proprio questo, per me ieri Soderling ha perso a testa altissima, perché lui era lì a giocarsi la partita. Conosco moltissime persone che non entrerebbero neppure in campo. Saper perdere è già molto difficile nello sport, difficilissimo nella vita, per cui augurarsi le sconfitte altrui aiuta?

    Gus.

  382. Gus scrive:

    @Roberto Commentucci:
    “La scarsa qualità dell’addestramento e della preparazione atletica a livello di base, nel nostro paese, restano a mio avviso l’anello più debole del sistema, nonostante gli sforzi fatti negli ultimi anni.”

    Sicuramente questo credo sia uno degli aspetti più importanti, ma io credo che l’anello debole per il tennis sia un sistema non orientato all’attività agonistica, ma a quella ricreativo/agonistica.

    “Credo però che qualcosa di positivo si stia facendo.”

    Sono veramente curioso e assolutamente ben predisposto. Mi piace pensare positivo e quindi attendo con curiosità le novità.

    Gus.

  383. Gus scrive:

    Il fascino della semplicità (e i tradimenti del semplicismo)

    :-)

    Gus.

  384. Gus scrive:

    @something blue:

    “non mettiamola sul personale, il tempo ci dirà chi ha ragione”

    In che senso il tempo ci dirà chi ha ragione?. Vedi se c’è una cosa che difficilmente accadrà in un mondo di persone intelligenti e proprio pensare e dire “hai visto avevo ragione io”.

    In qualsiasi caso nessuno riuscirà a dimostrare che aveva ragione, perché bene o male i dati da analizzare sono sempre e comunque troppo pochi. Ed è per questo che si analizzano le situazioni già vissute di decine di giocatori pro, per capire quali sono i punti fermi, i punti certi. Ed è sicuro, a prescindere appunto dai casi personali, che alcune strade sono migliori di altre, perché sono state già tracciate praticamente dal 99% dei giocatori pro uomini e forse un po’meno per le donne, ma ancora per poco tempo.
    Si è sempre in movimento, si tenteranno nuove strade per migliorare, cambiare, anche rivoluzionare; ma non c’è nessun agonista eccellente di qualsiasi sport che non preveda al centro della sua vita il “lavoro” quotidiano di ore e ore fin da giovanissimi.
    Così è e così sarà.

    Gus

  385. Gus scrive:

    @Elettra:
    “Quanto alle aspettative di questi ragazzini decrepiti che secondo alcuni andrebbero epurati o dovrebbero dedicarsi in modo dilettantistico al tennis vi faccio presente che passare in un anno e mezzo di allenamento da 4.1 a battere delle 2.8 non è propriamente da amatori, io ci rifletterei un pò su.
    Può essere che qualcuno si sia sbagliato? Magari è meglio spostare il termine della rottamazione ai 20 anni piuttosto che ai 13.”

    E’ strano questo mondo in cui da una parte si auspica un sistema agonistico di eccellenza romantico, aulico, lontano dagli eccessi delle multinazionali dell’allenamento e del marketing e dall’altra si vorrebbe “rottamare” una ragazzina di 13 anni che batte delle 2.8 perché ormai……

    Boh :-)

    Gus

  386. Gus scrive:

    @archi:
    ma certo e ricordo che sono io il “genetista” del gruppo :-)

    Ma Archi quello che forse sfugge a qualcuno, ma sicuramente non a te, è che la base genetica è appunto la base, ma se sopra non ci lavori, eccome ci lavori, non vai da nessuna parte. Poi possiamo discutere sui metodi, per carità, ma non ne esiste nessuno a livelli di eccellenza che prevede due allenamenti la settimana da un’ora ciascuno, sul campetto pubblico. Un po’ di onestà intellettuale ce la vogliamo mettere oppure no?

    Possiamo discutere sui soldi, il sistema, quello che vogliamo, ma non diventiamo ipocriti. Io personalmente non mi metto in tasca nulla, ma vogliamo concordare che negli sport di massa (come il tennis, il calcio, il basket, il volley, l’atletica leggera, il nuoto) senza allenamento non vai da nessuna parte? Tu frequenti da molto vicino l’atletica leggera, perché non spieghi agli amici romantici del gruppo, un programma di allenamento dei maratoneti, non dei tennisti, dei maratoneti.
    E voi direte “e vabbè ma quelli sono maratoneti”. E allora spiegagli quante maratone all’anno un atleta corre sui propri limiti!!

    “Non so se nel caso della Trevisan vi sia uno svantaggio fisico evidente (…)”

    Ma se per caso la Trevisan non dovesse raggiungere il vertice, che per i miei standard nel femminile significa stare nelle prime 70 per un tot di anni, qualcuno ci guadagna qualcosa?

    Gus.

  387. andrew scrive:

    …hai letto un pizzico di autocompiacimento nel mio post, Archi? Era più una quasi-rassegnazione…

    Io sinceramente ho ammirato la cura, la metodicità, la grinta e la voglia dimostrate dal suo avversario ma, ripeto, non è un buon momento nell’attività sportiva di Alessandro. Negli ultimi due mesi a hockey ha chiesto di fare il portiere e a tennis ha mollato un allenamento per fare un corso di fotografia con la scuola.

    Quello che sto cercando di fare è di tenerlo “caldo” comunque, senza costrizioni, tenendogli viva la passione per la competizione, in attesa di capire se il suo attuale “disimpegno” è una fase di passaggio o una disposizione negativa verso il sacrificio e quindi lo sport.

    Di certo il passaggio da un padre-allenatore + lezione al circolo a CCV-allenatore + padre-allenatore/accompagnatore non è stata indolore. Io spero si stia trattando di un parziale rifiuto a vedersi e capirsi come “progetto sportivo” combinata a una precoce rivolta ai consigli paterni, che in questo momento interpreta solo come critiche. Il CCV mi dice che secondo lui non è ancora pronto per allenarsi veramente; troppe scorie di circolo (”guardate come sono bravo”) e troppo rifiuto delle costrizioni.

    Ci lavorerò su…sempre che qua smetta di grandinare ogni 2 giorni…

  388. Gus scrive:

    @Elettra:
    “A proposito di quello che diceva Gianni c’è un esercito di agonisti non visionati da nessuno, per questo mi viene il nervoso ogni volta che qualcuno parla di allargare la base.”

    La premessa non la faccio perché tanto ormai sai bene come la penso su molte delle cose che discuti. :-)

    Visto che io sono uno di quelli che dice che la base va allargata è ovvio però che mi sento preso in mezzo :-)
    Ovviamente allargare la base ha un senso se cambia il sistema, altrimenti allargare per dire che ho più tesserati non serve a nulla.
    Ma come dice Andrew è necessario cambiare l’obiettivo e passare da una centralità dell’aspetto ricreativo dei circoli che assorbe quasi totalmente le attività dei maestri/soci/campi/business a delle associazioni sportive orientate esclusivamente all’attività agonistica e in cui i maestri/istruttori/preparatori/genitori/volontari sono orientati a far vincere i giocatori agonisti e a far emergere i talenti per poterli poi inserire in programmi sempre più orientati all’eccellenza.
    I talenti ci sono già solo che con questo sistema è difficile trovarli e molto è affidato un po’ al caso aspettando il colpo di c…..
    Almeno per quello che vedo io.
    Gus.

  389. federico di carlo scrive:

    Caro Nicoxia,
    una annotazione di metodo innanzi tutto. Le analisi dei match vanno SEMPRE fatte a mente fredda, un giorno o due dopo il match.
    I figli crescono, è un processo irreversibile……… non è che è distratto; e che si sta concentrando su altre cose e così non riesce a mantenere il suo focus. E’ cio che è successo quando ha sbagliato gli appoggi semplici: ha pensato di aver già vinto il punto, pensava già al punto successivo; ha perso di vista la pallina……….. ed ha sbagliato.
    Io penso che tuo figlio a dieci anni, non conosca il significato “teorico” della parola concentrazione. E qualche cosa che lui sente di avere o non sente di avere ma non sa ancora spiegare che cosa sia.
    La concentrazione è uno stato e la perdita è determinata da disturbi. I disturbi possono essere determinati da fattori esterni (condizioni di gioco, pubblico, avvenimenti etc…..) o interni (emozioni). Per ritornate al suo stato di concentrazione deve cercare di eliminare i fenomeni di disturbo. Un esercizio che si fa spesso per aumentare la concentrazione in campo è quello, durante gli scambi, di pronunciare la parola “bounce” quando la palla rimbalza e “hit” al momento dell’impatto. In questo modo la concentrazione viene impiegata sul gesto tennistico e non sui “disturbi”. I latini avevano già intuito il concetto molto tempo fa quando sostenevano “age quod agis”.

  390. Archipedro scrive:

    Gus, ecco… stavo giusto pensando di raccontarvi come anche l’atletica stia ormai nelle mani degli amatori-podisti, che nel settore maschile superano il numero degli atleti agonisti…! Di come pochissimi tecnici competenti, almeno nella mia regione, investano il proprio tempo sui bambini: molto meglio aspettare che arrivi, via mare, il potente adolescente “nigeriano” di turno, da tesserarsi a qualsiasi costo, che poi ti vince le gare senza saper correre o saltare. Perché tanto nemmeno i nostri lo sanno fare.
    Pensavo di poter allenare il mio piccolo e qualche amichetto in sordina, come ho fatto con altri atleti in passato… tra l’altro sono da poco consigliere Fidal… ma da qualche anno sono diventati tutti particolarmente fiscali (…) e mi toccherà fare almeno il corso base… Pagare insomma. E molti altri tecnici che seguono gratuitamente i ragazzi da anni saranno, obtorto collo, costretti a “regolarizzarsi”… parlo di ex atleti di valore nazionale… alle prese con qualche dispensina copia-incolla di testi copia-incollati… certo non scomoderemo le guaine mieliniche, i fusi neuromuscolari, e neppure gli studi avanzati di biomeccanica… “Si dice imbucare l’asta, passare l’ostacolo, valicare l’asticella…” Hop, step, jump! Bene, bravi, bis. Tutti promossi!
    A quel punto credo, consumato l’amaro calice, che mi creerò il mio vaffatletica-team… con gli orari compatibili con le altre attività sportive dei bambini… almeno qualcuno di loro potrà entrare al Palaindoor…

    Comunque, Gus, dici sempre cose sagge… infatti il mio piccolo, ed i suoi amichetti se vengono, sono quasi gli unici atleti presenti al campo che si pappano due ore filate di atletica… Professionisti dei gruppi sportivi a parte… 2 x 5 ore la settimana di sport con me, scuola non inclusa… ore vere, niente chiacchiere… tutta salute!

    Andrew, spediscimi al più presto il tavernicolo, che te lo innaffio…! :-)

  391. Archipedro scrive:

    Intendevo … 2 x 2 ore di atletica + 2 x 2 ore di tennis + 2 ore di sport domenicali vari… Lun e Gio quasi riposo… :-)

  392. nicoxia scrive:

    Federico,ti ringrazio giuste o sbagliate che possano essere le tue valutazioni(per me sempre giuste)sei l’unico che senza voli pindarici riesci ad essere concreto.Per me esporre le proprie problematiche e ascoltando le varie valutazioni,aumenterebbe la conoscenza.A me sembra che ognuno voglia mettere in evidenza il proprio modo di fare e di pensare senza mettersi in discussione,la colpa è sempre di qualcun’altro.

  393. nicoxia scrive:

    Federico, mio figlio di anni ne ha quasi 13.

  394. Gus scrive:

    Se qualcuno crede che….

    Laura Robson nasce da una famiglia abbiente in Australia. Giunge in Inghilterra quando aveva circa 6 anni, dopo essere passati da Singapore. Inizia a 6 anni a giocare a tennis e a 7 anni entra in un’accademia di tennis (non sono riuscito a trovare quale accademia, magari Roberto completerà l’informazione). Il padre è un manager di prima fascia della Royal Dutch Shell, la mamma è una coach professionista, specializzata nel basket professionista. Dopo aver lavorato con diversi coach, incluso Carl Maes a capo della Lawn Coach Association, scelse il suo attuale coach Martjin Bok nel 2007. Cominciò nello stesso anno a frequentare il centro nazionale di tennis lavorando con il suo coach e il responsabile del settore femminile del centro Nigel Sears.

    ….. basti il talento e qualche partitina con parenti vari.

    Gus.

  395. Elettra scrive:

    Gus
    concordo pienamente su tutto.

  396. Gus scrive:

    @elettra:

    siamo una cosa sola :-)

    Gus.

  397. federico di carlo scrive:

    Caro Nicoxia,
    se avrai notato, non intervengo quasi mai nelle varie diatribe sulle wild cards, programmi federali, singoli atleti etc. Io lavoro sul campo con i ragazzi e credo profondamente in quello che faccio. Ciò mi porta ad aggiornarmi e lavorare duramente su un campo da tennis. Ciò che accade fuori mi interessa di meno. Ciò che io posso insegnare ai ragazzi è riassumibile in un concetto assai semplice: etica del lavoro. Chi crede in ciò che fa e lavora duro per raggiungere i propri limiti alla fine, anche se non riesce nel suo scopo, sarà comunque una persona senza rimpianti. Una persona che non fa l’arbitro della vita ma che decide di giocarsi consapevolmente le proprie opportunità ed accetta col sorriso qualsiasi cosa il destino ha in serbo per ognuno di noi. Nel mio percorso ho notato che quando gli atleti fanno di questo metodo uno stile di vita, se non trovano il loro futuro nel tennis, brillano comunque in altre discipline nella loro carriera perché alla fine il lavoro, la serietà e l’impegno pagano sempre in un modo o nell’altro. A livello tennistico l’ho detto e lo ripeto con convinzione: a livello pro i giocatori spesso si equivalgono per ciò che concerne aspetto tecnico, tattico e fisico; quello che fa spesso la differenza è il carattere.
    Ma io sono con i ragazzi soltanto per poche ore al giorno. I ragazzi passano la maggior parte del loro tempo a scuola e soprattutto con la famiglia. E ricevono stimoli che provengono da altre direzioni e che vanno per altre strade. Ti confesso che mi è a volte molto difficile spiegare questo concetto ai genitori. Loro possono influenzare i figli ed il loro comportamento su un campo da tennis molto più di quanto possa farlo io. E’ anche per questo motivo che nelle accademie fanno anche corsi rivolti ai genitori dei tennisti. Purtroppo, alla fine della partita spesso la prima domanda dei genitori che mi tocca sentire, rivolta ai loro figli è: hai vinto? A loro se i figli si sono divertiti, se hanno combattuto, se hanno dato quanto di meglio avevano non gliene frega niente. Confesso che vado a vedere le partite dei miei ragazzi solo per verificarne il comportamento mentale. Quando questo funziona non vado neppure più a vederli. I risultati si costruiscono in allenamento. Il COSA farà girare il mondo, ma senza COME girare può non aver senso. I miei metodi, i metodi in generale, possono essere non condivisibili. I miei, comunque, sono estremamente vari ed adattabili al soggetto. Sono convinto che è il metodo che si adatta alla persona e mai viceversa.

  398. Mah ! scrive:

    federico di carlo,
    condivido al 99% di quanto ha detto.
    Tuttavia credo che la figura dell’allenatore, se ha un rapporto continuativo con il suo atleta, ne condivide gioie e dolori ed entrambi condividono il percorso per raggiungere un qualsiasi risultato, sia importante almeno quanto la figura del genitore ( anche di più ma non voglio esagerare ).
    Sono addirittura un pò scettico sulla figura del padre-coach perchè credo che ogniuno debba fare la sua parte nel senso che sono due figure distinte che influiscono entrambe sul ragazzo ma in maniera diversa. ( si spera positivamente entrambe ).
    Quello che ho cercato fino ad adesso è proprio un maestro, un coach, un vaffancoach, che potesse avere questo tipo di rapporto con mio figlio, non tanto per raggiungere chissà quali risultati ma perchè credo sia un’esperienza importante non facilmente riproducibile in altri campi.

  399. nicoxia scrive:

    Federico,condivido tutto ,con un coach come te sarei un genitore perfetto.

  400. francesco scrive:

    Per Federico
    Ho letto alcuni articoli sulla PNL e quello che mi ha colpito è questa frase

    Se c’è una persona capace di fare una cosa, se ne può studiare la strategia ed insegnarla ad altre persone

    Quindi basterebbe studiare attentamente Federer in tutti suoi gesti tecnici e insegnarli ai miei gemellini :-)

  401. Nikolik scrive:

    Gus,

    al bel ritratto che hai fatto di Laura Robson, mi permetto di aggiungere solo un piccolissimo particolare, dopo averla vista a Santa Croce, l’anno scorso, per 4 giorni di fila: è la ragazza meno sorridente d’Europa.
    Anzi, visto che è australiana (gli inglesi, come i francesi, sono bravissimi a sottrarre gli atleti agli altri paesi, lo fanno continuamente in tutti gli sport e poi si prendono i meriti!), preciso: è la ragazza meno sorridente del Mondo.

    Sono diventato suo tifoso, spero sempre che vinca, sinceramente, per lei.
    Deve essere bruttissimo vivere con l’ansia di perdere, di deludere i genitori per avere perso, di deludere il tuo coach, di deludere i finti amici che hai.
    Spero, di vero cuore, che vinca 10 volte Wimbledon, perché per lei vincere è troppo importante, per la sua vita, per la sua esistenza.
    Sono il suo primo tifoso, faccio il tifo per lei anche quando gioca contro un’italiana.
    Non oso pensare a quello che potrebbe fare se perdesse.
    Anzi, faccio un’appello: ragazze che la incontrate in torneo, se siete in vantaggio, mi raccomando, perdete apposta, lasciatela vincere.
    Per voi, sarà solo una partita di tennis persa; per lei, no.

  402. federico di carlo scrive:

    X Nikolik
    “deve essere bruttissimo vivere con l’ansia di perdere, deluderei genitori, il coach, i finti amici che hai……….Per lei vincere è troppo importante”.

    Qualche tempo fa avevo postato una citazione di Chris Evert in inglese che non sono riuscito a trovare. Peccato perché era assai interessante. Lei sosteneva di aver fatto un passo decisivo nella sua carriera quando aveva accettato qualsiasi fosse stato il risultato sul campo da tennis. Ciò le aveva permesso non solo di aumentare la qualità della propria vita ma di migliorare anche i risultati. L’incipit della dichiarazione premetteva infatti che stavamo parlando di una giocatrice con più del 90% di vittorie in carriera negli scontri diretti con le top ten.

    IL RISULTATO su un campo da tennis, come pure nello studio, nel lavoro e nella vita sono cose che un tennista ne qualsiasi altra persona può controllare. Quando il tennista su un campo da tennis cerca di controllare ciò che non può controllare inizia l’ansia (ansia, come già scritto in precedenza, = paura proiettata nel futuro (ove per futuro si intende “risultato di un’azione”).
    L’ansia genera contrazione muscolare, alterazione dello stato fisiologico etc…….Tradotto sul campo da tennis = braccino, movimenti rattrappiti, incapacità di spostarsi, povera coordinazione etc. Ricollegandomi al post precedente, quando i genitori chiedono ai loro figli “hai vinto?” non fanno altro che generare questa ansia nei figli. E’ per questo che io dicevo che i genitori possono influenzare il comportamento dei figli su un campo da tennis più di quanto possa farlo io su un campo da tennis. Perché QUESTO tipo di genitori (e mi auguro che in questa lista siano davvero la minoranza!!!!!!) sono anche quelli che chiedono ai figli CHE VOTO ai preso a scuola fregandosene se ai figli piace andare a scuola, se acquisiscono un metodo di studio, se imparano, se crescono mentalmente etc. Questi figli avranno la STESSA ANSIA DA RISULTATO per un compito in classe che hanno dentro al campo da tennis su una palla break o nel gioco decisivo di una partita.

    X Francesco,
    evviva, il primo passo nella PNL!!!!! Hai letto benissimo. Le strategie vincenti dei campioni in qualsiasi campo possono essere riprodotte. Se lui lo fa perché altri non possono farlo? In termine tecnico si chiama “mirroring”. Bisogna però intendersi esattamente sul termine “strategia”. Non si tratta né della successione di colpi su un campo da tennis ne sul COSA fa il campione. Per strategia si intende il COME avvengono i processi psico/percettivo/ sensoriali che spingono il campione a dare delle risposte comportamentali che vanno in un senso piuttosto che in un altro.

  403. Archipedro scrive:

    Come forse ho già detto, mi ripeto ormai, nel corso delle sessioni d’atletica faccio allenare il piccolo con una specie di giavellottino da me costruito (…), utilizzando molto anche il braccio dx (attualmente) meno esperto. Tale “ambidestrizzazione” della sua tecnica di lancio persegue vari scopi: da quello immediato della simmetria posturale, al principio dell’incremento della sensibilità dei neurorecettori muscolari, e quindi della rapidità dei movimenti complessi, sfruttando anche la parte “debole” del corpo, all’aggiramento del meccanismo della stereotipizzazione del gesto tecnico, che negli sport come il tennis, la pallavolo, il basket… è particolarmente pericolosa (per incrementare la potenza e la precisione es. d’un colpo il relativo schema biomeccanico dev’essere sistematicamente ricalibrato in funzione delle transitorie specificità condizionali del giovane). Un tanto senza neppure osar immaginare la facoltà di praticare tali discipline usando indifferentemente le due mani, in fase di palleggio, schiacciata, alzata, tiro, sottomano, recupero…

    Ciò detto ero ieri tutto gongolante, nel vederlo lanciare vortex e giavellottino con agili impulsi destromani, denunciando egli un dolorino alla spalla sinistra, quando, da debita distanza, mi ha raggiunto un… “Ecco, magnifico… bravo! Adesso mi fanno male tutte e due le spalle…!” Ottimo, ho pensato, un prezioso dolore bilaterale :-)

    ALTRA RIPETIZIONE… NON POTRESTE SCRIVERE UN CAPITOLO NUOVO? (questo post è sovraccarico…)

  404. federico di carlo scrive:

    Alla redazione ed al Sig Commentucci,
    dal momento che i coordinatori storici ed adepti di questo blog hanno (per il momento spero) smesso di intervenire e dal momento che il capitolo deve essere forzatamente rinnovato a causa della pesantezza, visto che nessuno si è proposto di coordinare il blog, propongo di scegliere VOI autonomamente di volta in volta un intervento tra quelli postati che vi sembra proporre spunti interessanti e dal vostro commento dar inizio al nuovo argomento. Che ve ne pare?

  405. Roberto Commentucci scrive:

    Caro Federico, nel ringraziarti per il grande valore aggiunto che stai dando a questo blog, ti faccio una proposta: ti andrebbe di scriverlo tu il nuovo pezzo, magari spiegando i principali concetti della PNL?
    Sono convinto che faresti cosa gradita a tanti genitori e che le tue qualità di scrittura, mostrate in tanti commenti, ti consentirebbero una esposizione chiara, semplice e godibile.

    Ove tu accettassi, potresti mandare il pezzo alla mia mail, che trovi fra i contatti del blog. Grazie in anticipo, a nome di Ubaldo e di tutta la redazione.

  406. federico di carlo scrive:

    Per Roberto Commentucci,
    c’è posta per te !!!! ;-)

  407. Roberto Commentucci scrive:

    Grazie Federico, lo pubblicherò stasera, se posso, o domani.

    Nel frattempo mi manderesti due righe di tuo CV, per presentarti?

    Grazie.

  408. Mirko's scrive:

    In attesa dell’articolo di Federico Di Carlo, credo e spero si voglia scherzare sul discorso mirroring da lui stesso citato; se così non fosse, perche’ di federer c’è ne uno? Provate ad emulare tutte le strategie che volete ma un maradona nasce e non si diventa a meno che non si voglia dare credito alla teoria della reincarnazione, ovvero che vita dopo vita a forza di migliorarsi e si diventa poi ciò che si vuole, ma una vita proprio non basta, ne occorrerebbero centinaia.