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8 Commenti a “Contact Us / Contatti”

  1. Rik scrive:

    Sto preparando un elenco dei Circoli Tennis da inserire come PDI sui navigatori satellitari, in particolare TomTom.
    Una prima versione è disponibile sul sito http://www.poigps.com nella sezione Download, seguendo poi PDI Italia e Sport.

    Ogni forma di collaborazione, sia di correzione dei punti che di inserimento di nuovi circoli, sarebbe molto gradita.

    Ciao a tutti e scusate nel caso abbia postato un messaggio indesiderato.

  2. Fabrizio Cereghetti scrive:

    Egregio signor Scanagatta,
    mi permetto di scriverle alcune considerazioni sul “nostro” Roger nazionale-Agli ultimi internazionali d’Australia ai quali ho assistito da spettatore interessato davanti alla TV, Roger ha perso la finale contro Djokovic.
    Secondo me, ma forse sono palesemente di parte, in quella partita Roger gico`al di sotto delle sue possibilità, sbagliando moltissimi colpi, quali il servizio, il rovescio e soprattutto molti colpi di diritto.
    Nole gioco`la partita della vita, con il grandissimo talento che tutti gli riconoscono, e la grandissima grinta e volontà che ha dimostrato a Melbourne. (Forse Roger puo`e deve ancora migliorare in questo campo). Dopo Melbourne tutti parlavano già di una possibile flessione di Federer (tanti ne hanno messo in dubbio la riconferma a no. 1 mondiale al termine della nuova stagione) mentre si intravedeva in Djokovic, piuttosto che Nadal, il vero successore di King Roger.
    In questi ultimi tempi sia Nadal sia Djokovic hanno già perso delle partite in alcuni tornei. Quindi andrei cauto con le valutazioni frettolose, Roger rimane ancora una spanna davanti a tutti. Dall’alto della sua immensa classe ed il talento puro e la capacità tecnica di saper giocare su tutte le superfici esistenti (anche la non tanto amata terra rossa).
    Sicuramente non é un robot e perderà di nuovo, e come tutti i numeri uno dominatori da diversi anni nelle rispettive discipline, si sta aspettando il momento della sua caduta per celebrare il prossimo re.
    (come il detto: morto il re viva il re).
    Io ritengo che questo momento sia ancora molto lontano, Roger ha 26 anni e la mentalità giusta per continuare a vincere e stracciare ogni record di vittorie nei grandi Slam. Il tennista che ultimamente mi ha piu`impressionato é stato sicuramente il francese Tsonga, che non conoscevo personalmente. Gran giocatore, talento puro, prestanza atletica e già personaggio amato e molto mediatico.
    Comunque come si dice anche nel calcio, ogni partita é una storia a sé, e il “nostro ” Roger nazionale rimane sempre ancora il numero 1 anche se molti osservatori ritengono che il gap con gli altri top 5 si sia notevolmente assotigliato.
    Mi piacerebbe conoscere la sua preziosa opinione in merito da esperto conoscitore ed osservatore di questo splendido sport (uno dei pochi, con la vela di Alinghi, nel quale noi svizzeri primeggiamo nel mondo) quale lei é.
    Rimango in attesa di una sua cortese risposta e colgo l’occasione, egregio Signor Scanagatta, di porgerle i miei piu`cordiali e sportivi saluti.
    Come da sua gentile richiesta ho riscritto questa mia lettera sul suo sito che ho immadiatamente aggiunto ai miei preferiti.

    Con stima ed amicizia

    Fabrizio Cereghetti

  3. Gabriele Maldini scrive:

    Bologna, li domenica 16 Marzo 2008

    Caro Ubaldo, Ti trascrivo il testo dell’em@il inviato a La Repubblica e per conoscenza a Stefano Semeraro, Angelo Tonelli, Gianni Clerici e Rino Tommasi, al riguardo dell’articolo uscito oggi a pagina 4 del quotidiano.

    Ritengo grave il non aver citato Antonio Zugarelli, anch’egli componente della squadra e stella al pari degli altri.
    Considero deplorevole il non aver nominato Nilola Pietrangeli, il Capitano, al quale si deve la presenza in finale: andare a Santiago non fù una scelta facile, anzi pericolosa per le minacce ricevute da lui e dai giocatori.
    Spiace che un quotidiano che annovera Gianni Clerici frà i suoi collaboratori, cada in simile mancanza.
    Un cordiale saluto e con l’occasione Buona Pasqua.

    Gabriele Maldini

    PS Ripeto l’augurio anche a Te, con preghiera di comunicarmi l’em@il.

  4. Jacopo Masi scrive:

    (Lettera inviata al blog di Ubaldo Scanagatta lunedì 5 maggio)

    Gentile Signor Scanagatta. Quest’anno, con una scelta ponderata, non sarò tra quelli che parteciperanno al torneo come spettatore pagante live. Preferirò godermi lo spettacolo che mi vede presente al foro da trent’anni (era il 1979 quando andai a vedere Italia-Gran Bretagna di Davis). Togliendo quast’anno, che come già detto seguirò sul canale Sky e con piacere sommo dei deparabolati, anche sulla diretta terrestre di Italia1.
    Il motivo è semplice, quanto elementare:

    1) Il complesso del Foro Italico, l’unico forse ad annettere anche uno stadio per il calcio ed il suo relativo pubblico, costretto a rincorrere lo standard di ben più prestigiosi tornei del circuito Master Series, complice un rinnovamento nella formula in quanto a infrastrutture e sponsorizzazioni, si sta lentamente e faticosamente, come vuole la peggiore tradizione italiana, rinnovando. So infatti che già da dicembre o forse ancor prima, il magazine di Adriano Panatta Matchpoint parlava di un cambio epocale, con una fetta di terra spagnola che premeva per contendersi addirittura il palcoscenico della terra battuta parigina. E mentre Montecarlo e Roma rischiavano un declassamento a tornei del circuito Atp, Madrid e il magnate Tiriac bisticciavano con il direttore dell’intramontabile Roland Garros per conquistare Parigi.
    E’ chiaro che molti, come il sottoscritto, immaginassero che il tempo a disposizione per dotare il già putrescente centrale costruito nel 1996 di un tetto apribile, cioè di una struttura poggiante su di un qualcosa già esistente, fosse ampiamente sufficiente. Macchè…
    Domenica 4 maggio mi sono affacciato senza molta convinzione alle fasi eliminatorie del tabellone secondario, che si giocano su quattro sparuti campi ribattezzati con megalomania degli organizzatori ground.
    La prima sorpresa è stata quella di trovarmi per il viale dei Gladiatori completamente solo, perchè la consueta entrata che, a far data dai miei più verdi anni, è sempre stata lì, è stata traslocata, botteghino e annessi bibitari, dalla parte opposta, lungo il marciapiedi delle piscine e della palazzina dell’ISEF. Nessun cartello, nessuna indicazione lecita che indirizzasse il pubblico verso la nuova porta dei divertimenti. Solo una gru gialla, una imponente torre di Babele che si erge indisturbata dal terreno dello stadio centrale in fase di ricostruzione, mi ha rimandato ad opposta direzione. Tant’è che anche molti coach e addetti ai lavori si son trovati come me in balia dell’ignoto e dell’approssimazione delle risposte di uno staff che non conosce nemmeno una parola di inglese. E così le macchine dei professionisti allenatori, uniti in una folta schiera di appassionati appiedati, hanno intrapreso una via crucis lenta e sgradevole, facendo marcia indietro i primi, e dietrofront tutti gli altri. Siamo in Italia, ho pensato. Nonostante i proclami di grandi cambiamenti che una tornata elettorale recente e ancora viva negli animi giuri splendore, organizzazione e diritti per tutti…
    2) E qui la sorpresa si tramuta in sgomento. A pochi passi dai campi secondari, è stato allestito un centralino di fortuna (deve essere una mania quella della provvisorietà). Dapprima ho pensato che fornisse l’esclusivo servizio di allenamento per i giocatori. Poi le immagini su Sky mi hanno confermato il contrario. C’è un piccolo effetto collaterale: le tribune, erette su una struttura di tubi e ponteggi, scricchiola, gnazzica, insomma, fa un rumore infernale sotto i piedi del migliaio di spettatori che le riempiranno. Immagino i disagi per un giocatore che servendo sentirà il rumore poco gradevole delle assi che sfregano, un metallico lamento che non farà piacere e che terrà gli arbitri in costante tensione. I prezzi poi, quest’anno, sono stati gonfiati e non trovo giusto che un appassionato debba sostenere le spese di rinnovamento dell’impianto, dove, c’è da giurarci, ci sia l’intenzione di un cospicuo e poco trasparente ricavo. Pagare 10 euro una giornata come domenica, quando appena un anno fa l’entrata era di 6 mi sembra poco etico e molto poco leale. Sarebbe stato molto più onesto congelare ancora un anno i prezzi di tutto l’impianto, magari facendo ulteriori sconti e così giustificando il cantiere che fa da brutta cornice al torneo. Questo haimè era già successo nel 1990, con il Papa che benediceva uno stadio Olimpico ancora da verniciare. Perseverare dicono sia diabolico.
    Se queste sono le premesse ad un circuito che ho letto si chiamerà “Torneo dei 1000″, c’è da aspettarsi una valanga di rincari che spero possano essere motivati da un tetto nuovo per il Foro, da più campi, da nuovi parcheggi e meno disagi per chi, come molti, domenica scorsa ha dovuto scavalcare orde di moto parcheggiate a causa di Lazio-Palermo, una partita di calcio. Uno sport proprio in antitesi con il nostro amato tennis.

  5. Jacopo Masi scrive:

    Ieri, come molti hanno già scritto, è caduto lo scettro di mano ad un leone ferito che si chiama Rafael Nadal. Il mio preferito. Lo so, non dovrei cedere alle rotazioni seducenti del mancino di Manacor. Ma Rafa mi è sempre piaciuto e questa volta, complice una sconfitta che conta poco, il ragazzo ha dimostrato il carattere ed il senso di sportività che ho sempre ammirato in lui. E so, da giocatore senza classifica dei campi di pozzolana battuta, quanto è amara da inghiottire la sconfitta che sanguina da un piede. Magari anche Djokovic s’è morso le mani, pensando al suo capriccioso abbandono di Montecarlo. Lezioni di vita caro Novak. Si volta pagina. Adesso i più maligni smetteranno di pensare che i recuperi di questo giovane campione siano anabolizzati da infusi e proibite sostanze. Il gigante è ferito, ma esce a testa alta, come quel Gladiatore Massimo del Colosseo nostrum.

  6. meri scrive:

    prova

  7. Jacopo Masi scrive:

    Scende la pioggia… ma che fa?

    Qualcuno mi dica se l’eterno cantiere del Foro Italico, che il 25 aprile aprirà i battenti ai 66.mi Campionati Internazionali d’Italia, avrà mai fine. L’anno scorso una enorme gru gialla sembrava aver messo radici profonde nella mitica terra romana, affondando le sue dita di acciaio con prepotente perfidia e togliendo allo spettatore gran parte della suggestiva visione fatta di pini marittimi alti tanto da toccare nuvole e cielo, nel teatro tennistico più invidiato del mondo. Restano dubbi e litigi, congiure e scaramucce per decidere chi sarà, tra CONI e Comune di Roma, il responsabile della chiusura definitiva dei lavori che avrebbero già dovuto dotare di un tetto in vetro-cemento il centrale capitolino. Ma tant’è, che tra litiganti il terzo, in questo caso il pubblico, non gode. E personalmente non vedo ipotesi di risoluzioni a breve termine, vista la posizione, l’area già troppo sfruttata e i pareri di penne note e molto più addentro del sottoscritto. Mancano come al solito la volontà e l’impegno, virtù sempre più trascurate nel Bel Paese e dominio di pochi, sparuti rompiscatole polemici fomentatori. Eppure, per uno che conosce piuttosto bene la storia di questo catino cementato sorto e terminato a stento nel 1996, bisognerebbe proprio cercare di sistemarne almeno la messa in sicurezza, primo fra tutti le sedute che continuano ad essere scomode se non assenti nei settori popolari. Già, ma di questi tempi, chi si preoccupa più dei settori meno abbienti? In fondo contano solo le tribune e i palchetti autorità, i ricchi e i prìncipi di turno. Contano loro e solo loro perché la televisione copre a malapena quelli e la panoramica sui sedili verdi e il legno marcio è proibita al cameraman. Anche perché, ormai siamo un po’ stufi di vederci i nostri beniamini in condizioni così precarie e pericolose e non sempre la gente si sente di spendere 15, 20 euro per rischiare il… cosiddetto.
    Dopo tanti anni spesi a parole, con quelli di Matchball, con voi di Matchpoint, con quelli di Tennis Italiano, e più recentemente con il blog di Scanagatta, non mi sono ancora rassegnato all’idea di vedere sorgere in tutto il mondo strutture ben più complesse del nostro Foro, in terreni certo più indicati ma non per questo meno soggetti a vincoli e diatribe, come la Cája Mágica madrileña, che usurperà ben presto il nostro torneo. Basta collegarsi al sito http://www.madrid-open.com
    per farsi un’idea di quello che si fa e non solo si dice. Eppure, ad uno come me, che apprezza senza ipocrisie nazionaliste le cose fatte all’estero, addolora profondamente che dai cappelli di cartone della San Pellegrino, le scritte LEAM a bordo campo, le Pirelli bianche, il chinotto NERI e i bibitari sugli spalti assolati, sia passato tanto tempo, che l’età verde di molti di noi si sia tinta di barbe e capelli già troppo bianchi e che i problemi siano poi sempre gli stessi. Come un carico di scorie da smaltire che ci si spartisce uno con l’altro a tempo indeterminato. Nonostante l’orgoglio di un pubblico che ha bisogno di sentirsi identificato ancora una volta nella sua bella città, e non mortificato da opere mai compiute fino in fondo.
    Vizio di questo paese, a volte un po’ straordinario.
    Per il momento scende la pioggia su un tetto che non c’è e forse non ci sarà… scende la pioggia, ma che fa?

    Un sempre cordiale saluto

    Jacopo Masi (Roma)

  8. giampaolo lorenzini scrive:

    Che cosa si prevede per l’Australian Open grande torneo che si gioca
    a Gennaio ?

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