MATCH INDIMENTICABILI: La festa del tie-break. Sampras ed Agassi alla penultima recita. Forse la più bella

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a cura di Gianluca Comuniello

La partita che senza Van Halen sarebbe inchiodata sul 24 pari del primo set. Che forse avrebbe stabilito il record imbattibile di lunghezza, perché rischiava di non finire mai. Agassi e Sampras. Due numeri uno. Due che, da quando hanno dieci anni, sono abituati ad incontrarsi e a cercare di battersi. Due che sono abituati ad essere i favori numeri uno. Due che fanno, nel momento di quell’incontro, ventuno slam in due. Due che il computer, nella sua matematica esattezza che considera gli ultimi dodici mesi e non l’ultimo decennio, ha messo contro in un quarto di finale, non potendo comprendere che Agassi e Sampras è sempre, inevitabilmente, una finale. Questa la presentazione che faceva Ubaldo del match…

NEW YORK _ Pete is back, Andre too. Così titolano i giornali americani, entusiasti perché Sampras è tornato grande _ anche se Pat Rafter gli ha dato mano con 2 set sottotono _ e perché Agassi ha spazzato via Federer in un battibaleno. Ma il maligno sorteggio _ e l’errore dell’USTA che avrebbe dovuto imitare Wimbledon e avanzare fra i primi 8 favoriti Sampras (n.10 sebbene vincitore di 4 US Open), davanti a Ferrero n.5, Grosjean n.8 e Henman n.9 _ ha messo davanti i due tennisti più forti dell’ultima decade già a livello di quarti. Così stasera in prime-time televisivo duelleranno per la trentaduesima volta, senza contare quelle da bambini: “La prima io avevo 10 anni ed ero più alto, lui 9” ha ricordato Andre. Patrick e John McEnroe, entrambi al soldo della CBS, l’annunciano come finale anticipata, sebbene ad attendere il vincitore in semifinale ci sarà probabilmente Marat Safin, favorito con l’outsider argentino Zabaleta. Il russo è pur sempre qui il campione in carica. Mentre nella metà alta del tabellone ci sono Kuerten e Kafelnikov, non proprio due pivelli.
Sampras ha vinto 17 sfide, Agassi 14 ma le ultime 3. L’ultimo successo di Pete risale al Masters (indoor) del ’99. “Siamo rivali solo sul campo” dice Agassi, ma ad Andre rode certamente che Pete abbia vinto più Slam di lui, 13 contro 7, come a Pete secca che Andre abbia vinto ciascuno dei 4 Slam a fronte dei suoi continui fiaschi a Parigi. Pete è stato per anni il campione più continuo, Andre quello più sexy, “zen-master” per Barbra Streisand, marito di Brooke Shields. L’anno scorso Pete ha sposato una bell’attrice (di serie B), Bridgette Wilson, ma Andre lo domina nei rotocalchi per la love-story con Steffi Graf, che sposerà fra dieci giorni e che gli darà un erede a dicembre. Per la paternità, la condizione atletica, la beneficienza, Agassi gode di miglior stampa. “Image is everything”, l’immagine è tutto, era il suo discusso slogan. Aveva ragione? Pur avendo 31 anni, uno più di Pete, e zero capelli, pare quasi che Pete (dai riccioli neri sempre meno folti) sia più anziano. E’ a lui, non ad Andre, che chiedono sempre se non mediti il ritiro. Forse perchè non vince un torneo da 15 mesi. Già nel chiudere il matchpoint con Rafter Pete ha esultato…alla Connors. Figurarsi se battesse Agassi. Sarebbe davvero…back.

Poi inizia il match e l’uomo di Las Vegas e l’uomo di Washington (trasferito a Los Angeles) pensano bene di inventarsi una diavoleria. Un gioco nel gioco. Il gioco nel gioco si chiama “facciamo che non cediamo mai il servizio”. Se una cosa del genere la fanno Ivanisevic e Rusedski, probabile che ti addormenti. Ma se la fanno la miglior ribattuta di sempre opposta al miglior servizio di sempre… beh, quello che viene fuori è spettacolo puro. Quattro tiebreak. Quarantotto secondi di standing ovation all’inizio del quarto. L’idea di stare costruendo un evento. Ecco come Ubaldo prova a descrivere la cosa, il giorno dopo…

NEW YORK _ Se non ci fosse stato il tiebreak sarebbero stati 24 pari. Se Jimmy Van Alen non l’avesse inventato forse sarebbero ancora lì, nell’Arthur Ashe Stadium, dove sono rimasti fino a dopo la mezzanotte. In 3 ore e 32 minuti di lotta memorabile, davvero straordinaria, infatti nè Agassi tutto vestito in nero, né Sampras tutto in bianco, hanno mai perso il servizio. Forse la miglior partita mai giocata nella storia del tennis, per spettacolo e livello tecnico. In 30 anni da guardone, 82 Slam e 19 duelli fra Pete e Andre seguiti “live”, mai avevo visto simili geni con racchetta. Peccato che che abbiano dovuto giocare la loro sfida più bella, la n.32, nei quarti anziché in finale. Le finali si ricordano meglio. E poi Sampras che ha battuto Agassi 6-7(9-7),7-6(7-2),7-6(7-2),7-6(7-5) _ 18 a 14 per Pete ora _ giocando meglio solo negli ultimi 3 tiebreak, dopo aver mancato 3 setpoint nel primo, non ha ancora vinto il quinto US Open. Ha Safin domani e l’anno scorso ne fu travolto.
Ma questi 4 set fantastici, ai confini con la perfezione e inevitabilmente conclusi tutti da un tiebreak _ negli altri 31 duelli non ne avevano mai giocati più di 2 _ resteranno incancellabili nella memoria dei 23.033 spettatori paganti che all’inizio del quarto tiebreak hanno interrotto l’Agassi-Sampras show per 48 secondi, tutti in piedi ad applaudire. Una standing ovation che ha fatto venire i brividi perfino a Andre e Pete.
Certo non furono giocate con la stessa spaventosa potenza, la stessa impressionante velocità, le grandi partite che hanno fatto la storia del tennis, le famose finali WCT di Dallas (1971-1972) vinte da Rosewall su Laver (la seconda, 7-5 al tiebreak del quinto set fu la più bella), la prima finale di Wimbledon (1980) vinta da Borg su McEnroe (che però vinse il tiebreak di 22 minuti e 34 punti nel quarto set), la finale del Masters ’96 ad Hannover vinta al quinto da Sampras su Becker 3-6,7-6(5),7-6(4),6-7(11),6-4. In ogni game almeno 3/4 punti meritavano 3 replay, altrimenti un match con solo 9 breakpoint sarebbe stato noioso pur nel contrasto fra gli incessanti attacchi di Sampras (137, il 70 per cento a segno) e le risposte e i passanti di Agassi (appena 19 errori non forzati, 55 colpi vincenti). Sampras ha avuto 6 pallebreak (tre consecutive sul 2-1 nel primo set, le altre 3 nel quarto) e Agassi appena 3 (2-1 del primo set, 1-1 del secondo, 4-3 nel quarto). “Non avevo mai perso un match senza subire break. Si vede che con Sampras non basta battere al meglio” s’è lamentato Andre (18 aces). E Pete (25 aces): “Ritirarmi io? Dopo un match come questo gioco ancora 5 anni! Tenere sempre il servizio contro Andre che rispondeva a quel modo…beh non credo che si possa fare meglio”. E’ vero, non si può.

E per chi vuole stropicciarsi ancora un po’ gli occhi…

Highlights del match

Ivanisevic-Rafter, Wimbledon 2001: la più pazza finale del più pazzo Wimbledon

La partita facile e allo stesso tempo difficile da raccontare viene ancora da quella centrifuga di emozioni che fu Wimbledon 2001. E’ la finale fra mister “piatto del secondo posto” Goran Ivanisevic e Pat Rafter. Fra il numero 125 del mondo entrato grazie ad una wild card e “l’ultimo australiano” così come li abbiamo conosciuti. La finale pazza di un torneo splendidamente pazzo non poteva che esser vinta dal più matto di tutti. Ogni cosa, di quella partita, congiurò per renderla speciale. Si parte il venerdì, con Rafter che manda a casa Agassi. La seconda semi è fra Ivanisevic ed Henman ma, causa pioggia, portare a termine la partita sembra presto impresa impossibile. Ecco Ubaldo:
WIMBLEDON _ Ripetuti coitus interruptus per i tennis-lovers inglesi, croati e neutrali, nelle ultime 48 ore all’All England Club. Il ritmo lo dettano cielo e pioggia. Pat Rafter è in finale da ieri pomeriggio, Andre Agassi già a Las Vegas, e la semifinale più attesa nel Regno Unito degli ultimi 63 anni, fra l’idolo locale Gentleman Tim Henman e quel mattocchio imprevedibile d’un croato, Goran Ivancrazevic Ivanisevic, comincia e poi smette, ricomincia e poi rismette, sempre creando situazioni nuove ed imprevedibili di fronte alle quali si scoprono impotenti perfino Bill Clinton, Margaret Thatcher, i principi del Belgio Filippo e Matilde, il primo ministro del Belgio Vershofstad, il sindaco (e consorte) di Londra David Howard, tutti presenti ieri in mezzo a uno stuolo di baronetti, ladies, ambasciatori e onorevoli nell’umido Royal Box del centre court.
Ivanisevic e Henman riescono a riprendere il loro match interrotto da Giove Pluvio la sera innanzi per 52 minuti scarsi, giusto il tempo perché _ dal 2-1 per Henman nel quarto set, con il piccolo lord di Oxford avanti due set a uno _ Mr.Ace Ivanisevic annulli con la seconda volee azzeccata nel disastroso riavvìo una pallabreak che profumava di matchpoint sul 3-4 e poi recuperi un handicap di 3 punti a 1 nel tiebreak per volgerlo a proprio favore, 7-5. Eccoci al quinto set, in mezzo al generale sbigottimento dei 14.000 Henman-fans. Regola dei servizi rispettata fino al 3-2 per Ivanisevic, senza l’ombra d’un game ai vantaggi, e mentre batte Henman, 30-15, si riapre il cielo. L’odiato, indispensabile telone verdechiaro torna a ricoprire il centre-court.
Bill Clinton, già visto a Flushing Meadows e al Roland Garros (dove non aveva portato fortuna ad Agassi) fa a tempo a concedersi all’intervistator-intrattenitore del centre court, a dimostrarsi ben informato sul tennis, disserta sul servizio di Ivanisevic, sulle rimonte di Henman, sul talento di Agassi: “ma forse gioco meglio a golf (12 di handicap) che a tennis. Va a giornate,…passati i 50 anni succede in molte situazioni” e se la ride per una battuta che forse non sarebbe piaciuta a Monica Lewinski.
Oggi (previsto bel tempo) si gioca la prosecuzione di Henman-Ivanisevic (14 italiane)e certamente la finale femminile Venus Williams-Henin. Per la finale maschile dipenderà dal numero dei games giocati e dall’accordo dei giocatori.

Numero di games giocati, accordo fra i giocatori: l’alea regna sovrana. Il posto per giocare a tennis più preciso del mondo sembra in preda alla follia, complici il tempo inclemente e la presenza di Henman in semifinale, che manda in delirio una nazione. La confusione si legge bene nel successivo articolo di Ubaldo, che parla forse per la prima volta di un tetto, però sul campo 1:
WIMBLEDON _ Che confusione. La pioggia, che pure a Wimbledon non è così inconsueta, ha sospeso per due volte il match fra Henman e Ivanisevic, ieri sera con Henman in vantaggio per due set a 1 e per 2 a 1 nel quarto, e stasera con Henman indietro 3-2 nel quinto. Alle 21,30 nessuno sa (nemmeno Pat Rafter) se la finale dovrebbe essere giocata domenica o al lunedì.
Alan Mills, il giudice arbitro, pensa che sarebbe meglio giocare la finale lunedì, ma l’All England Club è preoccupato dei 150.000 fans che potrebbero aggredire il sobborgo di Wimbledon lunedì (non sono stati stampati i biglietti, tutta la logistica va ristudiata, il personale convocato etcetera) e poi lo stesso Mills ha aggiunto: “E’ chiaro che Pat Rafter (e non solo il pubblico) deve sapere stasera se domani dovrà giocare o meno…e se i due giocatori, Ivanisevic e Henman, fossero entrambi d’accordo di giocare domani la finale nel caso in cui la semifinale avesse richiesto un numero minimo di games, beh perché allora dovremmo scontentarli?”.
Insomma, mentre la stampa inglese chiede perché l’All England Club non si decida a metter su un tetto mobile sul campo centrale o sul n.1 _ e Tim Phillips, il chairman, replica che non si sente di garantire un campo coperto in erba che consenta un tennis regolare né trova giusto che un campo possa essere diverso dagli altri in termine di ombra e condizioni meteo _ siamo in stato di stallo.
“In Coppa Davis c’è una regola che se un match ripreso al mattino dura meno di 11 games si possa giocare un altro match nella stessa giornata…ma questo è un torneo importante, di singolare, e bisogna rispettare le emozioni di ciascun individuo. Mettiamo, ad esempio, che Henman vinca e diventi il primo inglese a conquistare una finale 63 anni dopo Bunny Austin…Ma che cinque ore dopo perda la finale. Sarebbe giusto ritrovarsi il giorno dopo come grande sconfitto, quando la sera prima aveva anche compiuto un’impresa storica?” Questo più o meno ha detto ancora Alan Mills.
Le previsioni dicono che domani sarà una bella giornata, e così anche lunedì, quando si potrebbe disputare la seconda finale di Wimbledon nel terzo lunedì del torneo. Nel 1988 Edberg e Becker giocarono di domenica fino al 4-3 al primo set per Edberg e ripresero l’indomani. Fu lo svedese a vincere.
Se domani si volesse giocare tutto, e cioè la semifinale Henman-Ivanisevic alle 13 (non c’è tiebreak nel quinto set, in teoria potrebbe finire 24-22), poi la finale femminile V.Williams-Henin, chi può sapere a che ora comincerà la finale maschile?
Insomma, come dicevo, una gran confusione. Non capita tutti i giorni di poter giocare una finale di Wimbledon, e forzare il destino _ decidendo di giocare una partita e mezzo nello stesso giorno, oppure magari solo pochi games domenica e la finale lunedì _ è una cosa che non piace a nessuno. Perché potrebbero sempre rimpiangere quella decisione in caso di sconfitta in finale. Alan Mills ha detto che entro stasera alle 24 italiane avrebbe fatto sapere qualcosa, “perché Rafter e la gente hanno diritto di saperlo”.

Una partita di tennis, per quanto possa durare, è destinata comunque a finire e così Ivanisevic uccide gli inglesi buttando fuori per l’ennesima volta Timbledon. La finale sarà Ivanisevic-Rafter. Di lunedì. Becker ed Edberg nel 1988 giocarono di lunedì e vinse lo svedese. Che pazzo torneo. Tagliato su misura per Goran. I due contendenti si riscaldano nella conferenza stampa pre-partita:
WIMBLEDON _ Finale n.115 di Wimbledon oggi (la prima la vinse Spencer Gore nel 1877) fra Pat Rafter, 28 anni, n.10 Atp (10 titoli, 2 Slam), e Goran Ivanisevic, 29, n.125 (n.21 titoli, 0 Slam). Ivanisevic ha perso 3 finali di Wimbledon (’92 Agassi,’94 e ’98 Sampras), Rafter 1 (2000 Sampras). Confronti diretti: 2-1 Rafter, ma Ivanisevic ha vinto l’unico duello sull’erba (Wimbledon ’96). Nelle semifinali Rafter è stato a due punti dalla sconfitta con Agassi, Ivanisevic a due da quella con Henman.
Pat: “L’anno scorso prima della finale continuavo a ripetermi ‘Relax, relax!’ e l’ho persa (nonostante un set di vantaggio e 4-1 nel tiebreak). Stavolta, forse, farò meglio a dirmi: Goran: “Se un mese fa mi avessero detto: ‘Firma un foglio che vai in finale, ma poi devi perderla’, avrei firmato subito. Ora però non voglio un altro piatto d’oro. Ne ho già tre. Ma se mi dicessero ‘Ok, Goran, puoi vincere Wimbledon ma non potrai mai più toccare una racchetta per tutta la vita’ accetterei”.
Pat: “Alla fine dell’anno mi prenderò un bel break dal tennis. Non so se smetterò definitivamente, però”.
Goran: “Gioco la finale contro un amico, grande tennista che forse si ritira. Come farà a difendere qui il suo titolo l’anno prossimo? Allora è meglio che vinca io. Io sono disponibile lunedì l’anno prossimo. Non ho nulla di meglio da fare…”.
Pat: “Goran è un tipo proprio buffo. E simpatico. Quando lui era forte e io no, negli spogliatoi scherzava con me, e con gli altri, fossero forti o deboli. E’ una bella qualità. E’ un po’ selvaggio, ma è divertente anche quando perde”
Goran: “McEnroe si sbaglia. Era il mio idolo come giocatore, non come persona. Per lui sono tutti scarsi. Non so solo servire, so anche rispondere. Alla fine contro Henman l’ho dimostrato. Ho vinto 21 tornei…dovrei essere un genio per vincere grazie a un colpo solo”.
Pat: “Il tennis di Goran non è un mistero. Devi cercare di rispondere al suo servizio, sperare in qualche doppio fallo... Indovinarne la traiettoria? Magari. Ma se nemmeno Goran sa prima dove tirerà!”.

La partita. Su e giù, su e giù. Il primo a Goran, il secondo a Pat. Il terzo Goran. Il quarto Pat. Nel quinto non c’è tiebreak, ma Goran sull’8-7 serve per il match. Ivanisevic che serve per il match con il suo servizio: sembra una storia chiusa. Ma non lo è. In fondo, nell’ormai lontano 1992 proprio il servizio aveva fatto cilecca di fronte ad Agassi nel momento più importante. Lasciamo la cronaca ad Ubaldo:
WIMBLEDON _ “Ero sprofondato in un burrone e ora sono sulla cima dell’Everest. Papà, questo trofeo non è mio, ma nostro” _ grida nelle orecchie a Srdjan Ivanisevic. L’Everest è il palco “players-guests”, dove nell’ebbrezza dell’inimmaginabile trionfo si è appena arrampicato Goran, rialzatosi dall’erba dove s’era lasciato cader disteso all’ultima risposta di dritto in rete di Rafter. “Mi sembra un sogno, ho paura che qualcuno mi svegli e mi dica ‘ehi, non è vero che hai vinto Wimbledon’” dice al “gelato” di Sue Barker sul centre court. Gentleman Pat, seconda finale perduta in 2 anni, accasciato sulla sedia (7-6 30-30 è stato a due punti dal match), tira un sospiro. Di paura il miracolato Goran Ivanisevic ne aveva avuta tanta anche prima. Tre risposte straordinarie ad annichilire un Rafter improvvisamente meno intraprendente nel quindicesimo game del quinto _ il set decisivo più lungo d’una finale a Wimbledon (Borg b. McEnroe 8-6 al quinto,1980) _ e sull’ 8-7 Goran Ivancrazevic aveva visto svanire in un balletto 4 matchpoints. Un incubo dopo 3 ore di serve and volley in quell’atmosfera incandescente, unica e irripetibile per essere stata la prima finale programmata al lunedì, con biglietti venduti al mattino a non meno di 5.000 di aussies in t-shirt gialloverdi dai giganteschi canguri gonfiabili, ma anche a centinaia di croati, curiosamente spalleggiati dagli inglesi orfani di Henman. Indimenticabile. Non tifo calcistico, però. I fans si rispettavano al punto da osservare una pausa per intercalare i cori. A un Goran seguiva un Rafter, a un Rafter un Goran. Magari si giocasse sempre di lunedì (con preavviso di 24 ore).
I primi 2 matchpoints, da gran regista di film-suspence, Goran se li era mangiati lui, come tante altre volte. Due doppi falli. Nel game ce n’era stato anche un terzo, insieme agli ace n.26 e n.27 (per un totale record nel torneo di 213: anche quello del ’92 , 206, era suo). Impossibile non evocare tristi memorie: quegli altri due doppi falli sul 5-4 al quinto per Agassi 9 anni addietro, costati la prima di tre finali perdute. Sul terzo matchpoint Rafter ha giocato un lob magistrale.
Il quarto è stato quello buono. Non è quindi un sogno, è tutto vero invece. Alla quarta finale in 10 Wimbledon IvanCrazevic aveva saputo dell’infausto record di Ken Rosewall (4 perdute) 10 minuti prima di scendere sul “centre court”. Scongiuri inevitabili per Goran, così superstizioso da angosciare i raccattapalle. Vuole sempre la palla con cui ha fatto l’ultimo punto.
Non conta più invece il quarto set sfumato per un fallo di piede (“Davvero brutta quella linesman”) e un ace tramutato in un doppio fallo da un altro giudice (“Un finocchio…”). Il campione di Wimbledon è uno che, n.125 del mondo, non avrebbe potuto partecipare. “Per prima cosa voglio ringraziare l’All England Club, senza la wild-card forse ora non sarei qui, con questo trofeo in mano”.
“Ion Tiriac (suo manager)” ricorda papà Ivanisevic trangugiando la pillola per il cuore sofferente “giurò che Goran avrebbe vinto 6/7 Wimbledon, quando perse in semifinale da Becker (1990). Non vincerne neppure uno non sarebbe stato giusto”.
Davvero un anno magico per il tennis. Fiabe fantastiche, il ritorno di Jennifer Capriati, la resurrezione di Lazzaro Ivanisevic. Di ritorni così grandi me ne viene in mente uno solo. Cassius Clay.

Un giocatore incredibile che vince il più incredibile degli Wimbledon degli ultimi anni. Già si era reso protagonista nel 1992, in negativo, di una delle finali più sorprendenti della storia. Questa volta il finale è da favola. Come da favola sono alcune sue dichiarazioni in conferenza stampa raccolte da Ubaldo, che mettiamo qui in chiusura, a suggello della partita più facile da raccontare perché piena di cose, emozioni, storie, colpi. Le stesse cose che la rendono la più difficile. La parola a Goran (ed Ubaldo):
Le follie di Goran Ivancrazevic Ivanisevic
Di Ubaldo Scanagatta
SUI TRE GORAN: “Dentro di me c’è il Buon Goran, il Cattivo Goran e il Goran Pronto Soccorso. Sui 3 matchpoint con Roddick il primo andava troppo di fretta, il secondo ancora di più. Sono stato costretto a chiamare il terzo, quello con il cervello. E’ venuto e ha detto ‘ragazzi, calma, calma!’. E ho fatto due aces. Grazie, Goran 911 (è il nostro 112). Il problema è quando parlano tutti insieme e dicono “concentrati, respira”. Io respiro, respiro, ma non succede niente”.
SUL TROFEO DI WIMBLEDON: “Va al Goran Pronto Soccorso. Ma anche agli altri comprerò due copie”.
SULL’ALTRO MR.ACE RUSEDKI: “Sarà un bel match da vedere. Super eccitante. 15-0,30-0,40-0,game. 15-0,30-0,40-0,game”.
SULLA PROPRIA MATURITA’: “Sì che son maturo…ma certe volte no. E allora mi comporto come fossi uno junior”.
SULL’ESTRADIZIONE DI MILOSEVIC: “E’ all’Aja? Perfetto, deve restarci tutta la vita”.
SU McENROE CHE GLI ATTRIBUISCE UN COLPO SOLO, IL SERVIZIO: “Ho vinto Wimbledon e 21 tornei, anche sulla terra rossa con un colpo solo? Allora io sono un genio…e lui un idiota”.
SUL PIATTO DEL FINALISTA VINTO 3 VOLTE: “Se un angelo mi arriva in sogno e mi dice:’Ok, Goran, vincerai Wimbledon ma non toccherai mai più una racchetta in vita tua’ io gli rispondo ‘Ok, ci sto’”.
SUL MATCH DI 3 GIORNI CON HENMAN: “E’ stato come una partita di cricket.., c’è mancata solo l’interruzione per il tè”.
SULLA PIOGGIA CHE HA INTERROTTO IL MATCH CON HENMAN: “Ringrazio Dio, è grazie a Lui che sono in finale. Mi ha detto: “Ok, eri così fastidioso con queste tue richieste per avere un’altra possibilità. Te la do ma adesso arrangiati”.
PER CHI GIOCARE: “Da piccolo giocavo per mia sorella malata di cancro. Da grande per la Croazia in guerra. Poi per beneficienza. Poi per il mio manager. Quando ho cominciato a giocare per me non ho più vinto. Ma non è facile quando ti alleni e perdi al lunedì. Ti rialleni e perdi il lunedì seguente. Ti rialleni e di nuovo al lunedì sei fuori. M’è successo per tante di quelle settimane di fila. Certo odio i lunedì”.
SU CHI GLI STA DAVANTI: “Non so come sono sceso a n.129 del mondo. Ero n.2. Mai n.1, shit. Ma quando vedo certi giocatori davanti a me in classifica, puah, vengo preso dal disgusto. E penso che devo fare qualcosa, perché così non va bene”.
SULLA SPALLA E L’ITALIA _ “Devo operarmi, ma prima batto l’Italia in Davis, poi gioco anche l’ATP Masters a Sydney _ ora che vincendo Wimbledon sono qualificato di diritto, e poi vedrò d’operarmi. Ma dopo aver vinto Wimbledon posso anche smettere di giocare”.

2 luglio 2001: accade a Wimbledon.
Federer, 19 anni, spodesta Re Sampras.
Tramonta un’epoca, ne inizia un’altra

21 Giugno 2007

a cura di GIANLUCA COMUNIELLO

(“pescando” nell’archivio di Ubaldo: due suoi articoli di allora, il “prima” e il dopo”, qualche annotazione. Avreste visto anche un video con le immagini finali di quel match _ questa era il nostro progetto iniziale _ se proprio ieri Wimbledon non avesse costretto You Tube a toglierlo dalla libera fruizione. La guerra legale fra chi possiede i diritti tv e You Tube-Google è in pieno svolgimento!).

E’ il giorno in cui tutto cambiò… nella vita di Roger Federer. E del tennis.
Ci sono giorni che segnano il passaggio di un’epoca. Più che giorni, partite. La finale del 1980 Borg-Mac ad esempio: la vittoria arrise a Borg ma si sentì che la musica stava cambiando.
Il giorno che Agassi sconfisse lo stesso McEnroe in semi a Wimbledon, quella che a molti sembrò un sacrilegio nel Tempio. E che, ai miei occhi, faceva il paio con un’altro: quattordicenne tifoso avevo visto, incredulo, Agassi battere Becker.
E poi il 2 luglio 2001.
Mettici Sampras: sette degli ultimi otto titoli. Tredici slam. A Wimbledon, giustamente, non ci pensano neppure a togliergli dai riccioli bruni la testa di serie numero 1, anche se la sua corona da un pezzo in qua non brilla più come una volta.
Mettici una giovane promessa, un predestinato, un potenziale campione, ma anche _ come tutte le grandi promesse _ una possibilissima delusione. Un ragazzino di 19 anni che tre anni prima ha vinto Wimbledon Junior. Uno che potrebbe anche far la fine del nostro Nargiso, quindi. Senza offesa per nessuno, sia chiaro. Uno che gioca per la prima volta sul campo centrale di Wimbledon, cioè il Centre Court, con tutte le maiuscole del caso. E subito gli tocca Sampras. Roba da far tremare i polsi, insomma.
Mettici che è il lunedì degli ottavi a Wimbledon, sì il più bel giorno dei veri appassionati di tennis: sedici ottavi di maschile e femminile, tutti in programma nello stesso pomeriggio.
La partita che può cambiare un’epoca, come spesso accade, nessuna la annusa, fra gli addetti ai lavori. Ubaldo ne parla, lunedì mattina. Ma, gli spunti sono tanti, lo spazio sempre poco per le “varie” ed il tennis come al solito orfano di italiani in seconda settimana, c’è un bilancio d’una prima settimana da tracciare, tanti incontri da presentare. Così ne accenna, come si trattasse di un match di ordinaria routine. In fondo siamo di fronte a sua maestà Sampras. E ci troviamo nel suo salotto. Tutto, siamo sinceri, lascia pensare che assisteremo ad una lezione impartita a colui che forse sì, un giorno, sarà un campione. Ma intanto oggi tocca andare a scuola. Ecco Ubaldo.

Dall’inviato
Ubaldo Scanagatta
WIMBLEDON _ Chiusi i Doherty Gates nella domenica centrale del torneo perché la scorsa settimana non ha piovuto troppo, i tabelloni si erano regolarmente allineati agli ottavi sabato sera, e gli abitanti di sobborgo di Wimbledon avevano bisogno di un po’ di pace dopo essere stati aggrediti da un’orda quotidiana di 50.000 pellegrini in visita al tempio del tennis, ecco che quella di oggi è forse la giornata più intensa dei Championships, con in programma le sedici partite di singolare degli ottavi di finale maschili e femminili.
UN MILIONE PER UN BIGLIETTO _ Si giocano ancora su più campi. Soltanto da domani, quarti femminili, e dopodomani, quarti maschili, i singolari verranno concentrati nei due campi dalle tribune più capienti, il centre court con 13.813 spettatori, il n.1 con 11.429. E poiché ci sono 100.000 richieste per un campo e 80.000 per l’altro, vi potete immaginare gli affari d’oro che faranno i bagarini. Soprattutto se oggi i due idoli locali, Henman e Rusedski, dovessero battere (rispettivamente) Todd Martin e Goran Ivanisevic, i prezzi salirebbero alle stelle, a non meno d’un milione di lire a biglietto.
ITALIANI K.O. _ Ancora una volta non ha staccato il biglietto per la seconda il tennis italiano (8 rappresentanti, Pozzi e Sanguinetti più 6 ragazze). Solo Silvia Farina ha illuso, giungendo al terzo turno, ma il 6-3,6-3 con cui l’ha liquidata la russa Petrova è stato troppo netto per recriminare.
DONNE SENZA EQUILIBRIO _ Nonostante lo choc dell’eliminazione di Martina Hingis al primo turno (un k.o. autoinflitto, complici schiena, mamma e amori mancati…senza nulla togliere ai meriti della Ruano Pascual) e la conferma degli attuali limiti erbivori della Mauresmo, n.6, sei delle prime otto sono ancora in lizza, e sono ben nove su sedici le ragazze che non hanno perso neppure un set. Insomma, fra le migliori e le altre c’è un abisso.
PRONOSTICI DEL GIORNO _ Fra gli uomini i primi sei favoriti sono tutti lì. Sotto il quadro degli incontri. Prevedo nei quarti, dall’alto, Sampras-Henman, Safin-Rusedski, Canas-Rafter, Hewitt-Agassi. E Krasnourutskaya-Huber, Capriati-S.Williams, Clijsters-Davenport, Tauziat-V.Williams.
Oggi, ottavi maschili dall’alto (e fra parentesi il bilancio dei confronti diretti) Sampras-Federer (0-0), Martin-Henman (3-2), Safin-Clement(0-0),Ivanisevic-Rusedski(8-0), Canas-Enqvist(0-0), Youznhy-Rafter(0-0), Hewitt-Escude (2-1), Agassi-Kiefer(3-0). Fin qui Agassi e Enqvist non hanno perso un set.

Poi? Poi arriva la partita. Una partita che mostra un Federer un po’ diverso da quello che ci saremmo abituati ad ammirare dopo. Anche tecnicamente. Il servizio, ad esempio, prende le mosse da un lancio di palla ben più accentuato ed alto dell’attuale. La schiena, in compenso, si inarca di meno. Fa molto serve&volley, lo svizzero. Sul 4 pari del quinto Sampras ha due palle break non consecutive, ma non le sfrutta. Sul 5 pari c’è una palla che balla sul net. Roger la appoggia nel campo di Pete e poi fa una cosa che non ti aspetti. Ride. Ok, forse è una risata nervosa. Ma ride. E’ il ragazzino al primo match sul Campo Centrale a ridere, mentre Pete sembra ipnotizzato dagli spettri. C’è un’atmosfera strana, speciale. Di quelle che si creano soprattutto (se non soltanto) a Wimbledon. Quella che segna _ e lo segnerà _ il trapasso di un’epoca. Nel game successivo, sul 6-5, Federer va 15-40 sul servizio dell’americano, due matchpoint. Basta il primo, l’ennesima risposta vincente. E’ fatta. Roger ha vinto. Stupito lui per primo, si copre la bocca con la mano, mentre qualche lacrima riga il suo volto ancora bambino. ‘Ma che cosa ho fatto?’ sembra proprio voler dire, incredulo lui come increduli gli spettatori e lo stesso frastornato Pete. Sul momento tutti la pensiamo come il cronista della NBC, che commenta: “Wimbledon avrà un nuovo campione”. Lo dice perché dei superstiti nessuno l’ha ancora mai vinto. Per forza, dal 1993, salvo la parentesi Krajicek del ‘96, ha sempre vinto Sampras! Ma potrebbe dirlo anche perchè, in cuor suo, il telecronista pensa che potrebbe essere proprio Roger Federer il campione della nuova era. Chissà. Forse, pensiamo allora _ e oggi possiamo dire senza forse _ la svolta è davvero storica. Proprio come commentò Ubaldo sul giornale del martedì

Dall’inviato
Ubaldo Scanagatta
WIMBLEDON _ In ginocchio e in lacrime. Così, su quell’erbetta soffice che gli sarà parsa magica, ha concluso il primo match mai giocato sul centre court lo svizzero di Basilea Roger Federer, 19 anni ricchi di promesse ben prima di diventare n.1 mondiale junior e di conquistare a febbraio il primo torneo Atp (a Milano, proprio come Stefan Edberg 17 anni fa…).
In ginocchio Federer aveva appena messo, in realtà , il re di Wimbledon, King Pete Sampras, campione delle ultime 4 edizioni, vincitore di 7 delle ultime 8, un che aveva vinto 55 delle ultime 56 partite giocate su questi prati (e gli ultimi 31 di fila) dalla semifinale del ’92 in poi. .
La sorpresa (tale da rendere trascurabile la sconfitta di Hewitt con Escude) è grossa ma non clamorosa. Anche i bookmakers, però, avevano commesso un errore nel dare per scontato il successo di Sampras pagandolo soltanto un quinto della puntata. Sampras non aveva più vinto un torneo dall’ultimo Wimbledon e il declino poteva dirsi annunciato, anche se proprio ieri ha giocato il suo miglior incontro di questi Championships, altrimenti avrebbe perso ben prima delle 3 ore e 41 minuti richieste dal 7-5 al quinto set con cui il suo giovane avversario gli ha impedito di cogliere su questi prati la vittoria n.100. Forse è finita un’era. Quando accade di solito si avverte un po’ di tristezza. Questa però è mitigata dal fatto che Sampras _ che ha avuto sul 4 pari nel set decisivo due pallebreak che valevano altrettanti matchpoints () _ ha perso da un giovane di straordinario talento che di ere potrebbe aprirne un’altragià fra pochi giorni se, ad esempio, fosse lui a vincere questo torneo. Il re non c’è più, i pretendenti al suo trono diventano tanti: Agassi (l’unico ad esserci già salito, ’92), Ivanisevic (vittorioso in 3 set su Rusedski), Rafter, lo stesso Federer.
Federer b.Sampras 7-6(7),5-7,6-4,6-7(7),7-5.

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