VENGHINO, SIORE E SIORI.
VATICINI PER UNO SCOPPIETTANTE 2011 TENNISTICO.
Gennaio, nuovo anno. Tempo di buoni propositi (personalmente, ho già fallito miseramente l’obiettivo di smettere di fumare) e di pronostici. Se vi va, se il mese di astinenza tennistica vi ha provocato incubi nottuni e se siete stufi degli oroscopi che vi raccontano per il decimo anno di fila che Il vostro segno zodiacale vivrà 365 giorni di trionfi, cimentatevi in questo pout pourri di profezie tennistiche semiserie. Le domande sono divise in tre gruppi (momenti più importanti dell’anno, previsioni e chicche statistiche, curiosità) e cercano di tracciare un arco per quanto possibile esaustivo del rutilante mondo ATP. (more…)
Dopo un mese di voti e circa 150 testimonianze, Ubitennis celebra finalmente i suoi Awards per l’anno 2010. L’ATP aveva chiesto a Ubaldo di indicare le sue preferenze per stabilire il giocatore più migliorato, la novità dell’anno, il ritorno dell’anno e il giocatore più corretto (categoria intitolata a Stefan Edberg). Non ci sono state grandi battaglie per le prime tre categorie, mentre si è registrato un sorpasso in extremis proprio nello “Stefan Edberg Sportsmanship Award”. Per un mese ha condotto Nicolas Mahut, apprezzatissimo per come ha accettato la sconfitta a Wimbledon contro John Isner, ma alla fine è stato beffato da Roger Federer.(more…)
L’ATP chiede a Ubaldo chi secondo lui è il tennista che ha fatto più progressi quest’anno, quale esordiente ha fatto i maggiori exploit, chi ha fatto la miglior rimonta, chi merita il premio Edberg per il fair-play. E Ubaldo passa la palla alla redazione di Ubitennis e a voi, promettendo di inviare quello che la maggioranza stabilirà. Potete votare fino al 10 Novembre
Sono in molti a sostenere che Federer abbia vinto così tanto grazie all’assenza di avversari di valore. Il confronto dei risultati degli avversari di Federer con quelli di Sampras e Lendl sembra invece suggerire il contrario e che il campione che ha maggiormente beneficiato dell’assenza di avversari di livello sia stato l’americano.
di Daniele Malafarina
Premessa: Quello che segue è un articolo quasi scientifico, con argomentazioni basate su analisi numeriche. Per alcuni lettori richiederà uno sforzo di pazienza e concentrazione per poter seguire le argomentazioni fino in fondo. Questo però non significa che i numeri siano la parte fondamentale dello scritto. Il lavoro principale consiste nell’analisi e nell’interpretazione dei numeri e dei risultati, il tutto fatto cercando di seguire una logica ragionevole, imparziale e rigorosa.
La speranza è che nella discussione che (si spera) seguirà, le obiezioni siano portate con altrettanta pazienza e dopo aver letto con attenzione le argomentazioni proposte. Mi rendo conto che alcune idee potrebbero essere espresse in un linguaggio non chiaro per tutti (anche sicuramente per mie incapacità espositive). Se così dovesse essere mi scuso in anticipo e nei commenti cercherò di chiarire quanto più possibile qualsiasi dubbio possa esser sorto.
Infine una riflessione più generale che si spera emergerà dalla lettura è che per quanto sia vero che non è possibile trarre delle conclusioni definitive è altrettanto vero che non tutte le affermazioni sono legittime.
Un’affermazione come ‘Santoro è il più forte giocatore dell’era open’ è palesemente assurda e non necessita di un’analisi per essere smentita. Altre affermazioni, come quelle sulla forza relativa degli avversari di diversi campioni, sono più delicate ed un analisi come quella proposta può aiutare a dirimere ciò che è sensato sostenere da ciò che invece è solo frutto di ricordi, gusti personali, simpatie e quant’altro. (more…)
E dunque Boris Becker. Il talento puro venuto dall’allora Germania Ovest. Lo sciupa femmine. Il cavallo pazzo. Il tennista. L’uomo. Il giocatore di poker. Papà Boris. Figlio prediletto e mai dimenticato dal suo popolo e dalla sua nazione.
Quando giocava contro Stich nel loro paese, il buon Michael scuoteva la testa: mai che l’arena fosse per lui. Nemmeno una volta. E dire che era un bel giocatore Stich. Eccome se lo era. Lo stesso Boris ne sa qualcosa: quel 7-6 6-4 6-4 nella finale di Wimbledon 1991 ancora oggi grida vendetta. Becker era alla sesta finale in sette anni, su quello che lui chiamava “Il suo giardino”, che lo aveva visto trionfare tre volte e che avrebbe salutato a seguito una sconfitta con un altro grande, Pat Rafter (nel 1999). Già nel 1997 contro Sampras, suo giustiziere nella finale di due anni prima, alla fine dell’incontro dei quarti aveva sussurrato nell’orecchio (more…)
Il tennista ceco, classe 1985, era considerato da molti esperti qualche anno fa la più giovane e fulgida promessa del tennis mondiale insieme a Gasquet, Murray e Djokovic. Doveva essere lui a interrompere il dominio di Federer e di Nadal. Fin’ora non è andata esattamente così. Anche se di tempo utile per l’esplosione ceca, ce n’è ancora. A patto che la luna rimanga sempre nel lato meno “oscuro”…Luigi Ansaloni
Di bravo, è bravo. Altrochè. Quando è in giornata (e quando mai è in giornata, chiederete?) non si riesce a tenere. Vincenti da tutte le parti come fosse grandine a Cortina d’Ampezzo, inarrestabile manco fosse Tomba la Bomba versione 1995. Chiedere a Federer, crocifisso per due set in Australia all’inizio del 2009. Chiedere a Nadal, zittito a Madrid qualche anno fa (domanda da quizzone: quale anno? Andate di google dai…). Chiedere a chi ha avuto la sfortuna di beccarlo quando è in sì. “Dunque quasi nessuno”, direte voi, amici foot falliani. E ahimè, in parte è vero. Dico ahimè perché il vostro scribacchino è uno a cui piace il tennista in questione. Signori e signore, l’argomento del giorno, come forse avrete già intuito, è Tomas Berdych, tennista della Repubblica Ceca, classe 1985, uno dei talenti più puri (almeno definito tale dagli esperti) degli ultimi anni. (more…)
Quando Rino Tommasi scrive che la formula del Masters, non gli piace, e lo scrive da anni ribadendolo ogni volta, finisce spesso per essere contestato.
Anche su questo sito. Anche violentemente. Ma pochi conoscono e amano lo sport come lui.(more…)
vi sarete accorti che da qualche ora non è possibile entrare nel sito. Purtroppo tutto questo non dipende da noi, ma dalla piattaforma che ci ospita. La cosa ci ha messo in grande imbarazzo, soprattutto perchè avevamo pronti gli articoli dei nostri inviati a Londra per le finali Atp, Cherici, Riva, Cecamore e per l’appunto il sito è rimasto bloccato _ cioè senza che noi potessimo intervenire a modificarlo _ un secondo dopo che _ prima ancora dell’ATP _ ci eravamo resi conto del fatto che Soderling si era qualificato matematicamente per le semifinali, tant’è che il collega svedese Jonas Arnesen gli aveva chiesto come intendesse affrontare il match con Davydenko per lui abbastanza privo di significato.
Soderling aveva risposto alla….Borg, e cioè: “Anche in quel match darò il 100 per 100, io entro in campo sempre per dare il massimo e per cercare di vincere”. Probabilmente vero. Però un anno fa Andy Murray fece harakiri..nell’orgoglioso tentativo di dare il massimo con Federer nel terzo match del girone. Eliminò sì Roger 46 76 75, però poi il giorno dopo in semifinale era stravolto dalla fatica e rimediò un brutto 7-5,6-2 da Davydenko. Soderling chiederà consiglio al suo allenatore Magnus Norman, l’ultimo svedese ad aver giocato il Masters nel 2000 (perse tre incontri su tre). E siccome Norman non è uno sprovveduto, secondo me, Soderling giocherà con il freno tirato.
Intanto in serata, appena qualche minuto fa, è arrivata anche la sconfitta di Rafael Nadal, la seconda su due partite giocate in questo Master, contro Davydenko (6-1 7-6 il risultato finale). Pensate, lo spagnolo è l’unico a non aver vinto un set in questo torneo. Incredibile. Tra poco leggerete un mio articolo ispirato da questa vicenda ( e spargete la voce fra i vostri amici perchè vengano a leggerci sul blog quando il sito è in panne. Con la speranza che non accada più).
I server di UbiTennis stanno incontrando difficoltà tecniche. Dalle ore 18.00 di ieri ci è impossibile aggiornare in alcun modo il sito. Ci scusiamo, speriamo di poter tornare operativi entro qualche ora.
Lo scozzese, da quando ha lanciato il guanto di sfida al trono di Roger Federer, si è un pò smarrito, stizzendo tra l’altro il numero uno del mondo, che si è vendicato battendolo negli ultimi due precedenti dopo un filotto di quattro sconfitte consecutive subite. Un pò quello che era successo al serbo lo scorso anno. I due sembrano perfetti come outsiders, ma ancora acerbi per il ruolo di vero antagonista, nonostante i bellicosi proclami. Diversamente da Nadal, poco fumo ma molto arrosto…
Provoca il più bravo, morirai come uno schiavo. Diciamo la verità: un po’ Murray se l’è cercata. E se l’è anche buttata addosso da solo, un po’ di sfiga. Da quando ha lanciato, con guasconeria e con quel pizzico (eufemismo) di presunzione che si addice ai campioni, il guanto di sfida in pieno volto a Federer, il buon Andy non ne azzecca davvero più una. Passo indietro per i più smemorati. Erano i caldi mesi estivi, Nadal era fuori gioco per i noti problemi fisici, si veniva dalla storica doppietta Roland Garros - Wimbledon da parte di Federer, tornato numero uno del mondo, e via a parlare del ritorno della dittatura e bla bla bla. Urgeva un anti-eroe, assolutamente necessario in qualsivoglia favola e anche, soprattutto, nella vita (chi ha studiato un po’ di semiotica, in particolar modo Propp, sa di cosa sto parlando). Murray era lì, bello (?) e giovane, reduce da un Wimbledon un po’ così ma dopotutto una semifinale persa con Roddick (con quel Roddick) ci può stare. Lo scozzese era fresco numero due del mondo, aveva sempre battuto Federer dopo la finale persa agli Us Open, due set su tre sul cemento e indoor appariva, e di gran lunga, come quello più forte di tutti. In poche parole, il problema della momentanea sostituzione di Nadal ad anti-Roger sembrava essere risolto senza troppi patemi (more…)
Djokovic trionfa a Bercy ed esulta come un invasato. Federer pensa alle gemelle. Nadal è l’ombra di se stesso. Murray ha perso i denti da vampiro.
L’Italia maschile continua a perdere, l’Italia femminile vince da sola. Cronache di fine anno. Con una certezza: il bel tennis risiede nei ballerini di seconda (e terza) fila. (more…)
Lo spagnolo è arrivato in semifinale nell’ultimo 1000 della stagione non solo grazie alla sua proverbiale forza di volontà ma anche per dei regali belli e buoni da parte dei suoi connazionali Almagro e Robredo. Un grande giocatore, si chiami Rafa o Federer, incute sempre un certo timore reverenziale. Che spesso viene chiamato “vassallaggio”.
Alla fine ogni Re ha i suoi vassalli. Chi più, chi meno. E Rafa Nadal un Re lo è sicuramente. Senza storie né discussioni. Non è stato un dittatore alla Federer (tranne che sulla terra battuta, dove il suo dominio è stato totale, indiscusso e feroce), non ha monopolizzato intere stagioni. E’ stato più un inseguitore, un grande inseguitore, un ribelle rivoluzionario che mai si è voluto inchinare di fronte al dittatore. Anzi, gli ha tenuto testa utilizzando tutte le armi a sua disposizione: classe, certo, ma cuore immenso, carattere indomabile, nervi d’acciaio. E spesso, come è successo nel Gladiatore, è stato più forte persino del sovrano stesso. Fatto sta che anche lui, essendo il numero due in classifica praticamente da 4 anni ininterrotti (parentesi di numero uno durata 10 mesi e numero 3 per 1 mesetto, se la mente non mi inganna), ha avuto ed ha chi lo teme. Eccome. Dunque, se tanto mi dà tanto, non è solo Federer ad avere la sua corte di vassalli pronti a stendersi in occasioni propizie per favorire il Signore. Tutt’altro. Anche il fenomeno di Manacor ha la sua bella corte di seguaci che appena lo vedono, se la fanno sotto. E se lo stanno battendo (oltraggio!) ad un certo punto se ne pentono e via, qualche errore qua e là e mettono tutte cose a posto. (more…)
Dopo le bombe dei giorni scorsi la reputazione del fuoriclasse americano pare seriamente compromessa. I tifosi del tennis, che fino a ieri lo osannavano come una divinità greca, continueranno ad amare il Kid di Las Vegas oppure le sue vittorie saranno schiacciate dal peso delle parole della sua autobiografia? Che, scommettiamo, sarà un vero e proprio best seller…
La domanda è principalmente una e una sola: perché Agassi ha scritto e detto tutto ciò? Perché sputtanarsi (passatemi il termine) tre anni dopo il ritiro, più di dieci anni dopo gli “incresciosi misfatti” di cui si è reso colpevole, rovinando di fatto un’immagine e una carriera fin qui praticamente perfetta (o quasi) ? Boh. Soldi? Forse. Senso di colpa? Bah. Voglia di apparire nelle prime pagine dei giornali? Bhè, di sicuro c’è riuscito. (more…)
Il cipriota, finalista dell’Australian Open 2006, si barcamena ormai tra challenger e tornei minori. I riflettori per lui sono un lontano ricordo. Promessa mancata o bluff? La seconda che hai detto
Guardi dall’altra parte della rete e non c’è più Federer. Ti giri e nella sedia accanto non c’è più Rafael Nadal. Il tuo sguardo la sera si posa su un tabellone che non è più verde Wimbledon, rosso Roland Garros o blu australiano. A dirla tutta, non c’è più nemmeno la deliziosa Camille, gioia per i tuoi (e per i nostri) occhi. Adesso la tua vita è fatta di Istomin, di challenger e di campi di Tashkent, Uzbekistan. Alè. Dov’è Marcos, il figlio che si specchiava non lontano dal “Greco Mare” tanto caro a Foscolo? Cipro non è lontana da Zante (Zacinto), “da cui vergine nacque Venere”, ma dov’è finito Baghdatis in questi anni? Dov’è finito quello scarrafone con i capelloni e la barba lunga, perennemente un po’ in sovrappeso, che faceva ammattire Roddick e Nalbandian, che faceva penare perfino Zeus (sotto falso nome di Roger Federer) durante il primo set della finale dell’Australian Open 2006? Qualcuno si chiede (chi?): Ma dov’è finito (appunto) Marcos Baghdatis, sceso oltre la centesima (more…)
Elogio di un campione sottovalutato. Il suo aspetto quasi dimesso nasconde un gioco spettacolare e uno dei tennisti più vincenti in attività. Come Nalbandian, si merita un posto tra i più forti a non aver vinto uno Slam.
Nikolay Davydenko ha salvato Shanghai.
In questa iperbole tanto apparentemente assurda quanto invece vicina alla realtà, è riassunta la settimana tennistica appena trascorsa.
Già azzoppato da un campo di partecipazione privato in partenza di Federer e Murray, con i nove (9!) ritiri che ne hanno martoriato lo svolgimento, l’evento cinese sarebbe stato ricordato solo come la definitiva dimostrazione che sì, la stagione è davvero troppo lunga. Sarebbe. (more…)
Eppure l’avevo segnalato a Renzo Furlan, ma di chiamarlo a Tirrenia non ci hanno mai pensato. E forse è stato meglio così. Così i vari Della Tommasina, Bortolotti e soci, perdono in qualificazione e lui, come già a Piombino, è nei quarti in Sardegna.
Una rondine non fa primavera. Così come una vittoria (7-6, 6-3 senza mai perdere il servizio) sul n.1 italiano junior Federico Gaio (ben più giovane) al torneo di Quartu S.Elena (Futures ITF, 10.000 dollari di montepremi, superficie Greenset) non significa superiorità sicura, soprattutto fra i giovanissimi.
Al suo rientro dopo l’infortunio il maiorchino ha mostrato progressi, ma non ha convinto del tutto. Riuscirà a tornare quello di un anno fa?
Se andrai alla guerra, o Achille,
avrai gloria imperitura,
e il tuo nome sarà ricordato nei secoli.
Ma ricorda: quanto più intensa sarà la luce del tuo astro,
tanto più rapidamente essa si consumerà, fino a spegnersi”
(Omero, Iliade)
Le certezze, nello sport, durano poco. Esattamente un anno fa, di questi tempi, Rafael Nadal, ad appena 22 anni, era il n. 1 del mondo e l’indiscusso dominatore del circuito. Dopo aver letteralmente umiliato Roger Federer a Parigi, lo aveva sbalzato giù dal trono nel tempio di Wimbledon, e come se non bastasse si era anche aggiudicato la medaglia d’oro ai Giochi Olimpici di Pechino, mentre un’aura di invincibilità avvolgeva il suo personaggio, dall’alto di un tennis fisico, martellante, inesauribile, basato su una saldezza mentale incredibile ma anche corroborato da rilevanti progressi tecnici, che facevano pensare al maiorchino come ad un tennista ancora in fase ascendente, in grado di toccare vette di rendimento inesplorate. Pochi mesi dopo, la vittoria di Melbourne (restando in campo, fra semifinale e finale, oltre nove ore!), lo (more…)
Giovani, ambiziosi, fortissimi, diversissimi. La Potenza contro la Varietà. E si detestano. Per ora Murray è avanti, ma Del Potro prepara il sorpasso. Chi sarà il più forte?
Tra inglesi ed argentini, si sa, le ruggini sono vecchie. I due popoli sono riusciti addirittura a farsi una guerra, all’inizio degli anni ’80, quando il regime sudamericano di Videla cercava la gloria militare tentando la riconquista delle “Islas Malvinas”, due squallidi e desolati pezzi di roccia affioranti nell’Atlantico, da un secolo e mezzo possedimento di Sua Maestà britannica. Da allora, fra i due popoli è rimasta una antipatia strisciante, condita, da parte albionica, da un pizzico (more…)
Con la fine della querelle Bolelli-Fit, e la conclusione della vicenda Infantino, torna il sereno tra la Federazione e i nostri team privati. Ma già a Genova, per la Davis, potrebbero riaffacciarsi le nubi. Vediamo perché. E, sia pure off-topic, vediamo che ha scritto Ubaldo (ma non solo lui) sul matrimonio “intempestivo” di Simone
E’ stata una settimana importante, per le vicende del tennis italiano. E’ stata annunciata urbi et orbi la sospirata fine della faida fra Simone Bolelli e la Federazione, con tanto di calumet della pace fumato al talk show “Tennis Club” dal papà di Simone, Daniele, e dallo zio-manager, Mosconi, assieme con il presidente federale Binaghi. E quindi il talento bolognese, che tra l’altro ha dimostrato ad Umago un discreto stato di forma, (è stato l’unico, in tutto il torneo, a creare qualche grattacapo (more…)
Secondo l’opinione prevalente, per i tennisti maturi il coach deve essere soprattutto un buon motivatore, poiché apportare modifiche tecniche ai colpi dopo una certa “età tennistica” è impossibile. Eppure, questo Wimbledon ci ha detto il contrario. Vediamo perché.
La grande prestazione di Andy Roddick nella recente finale del torneo di Wimbledon, dove il grintoso americano ha messo in mostra progressi tecnici davvero importanti ed inconsueti per un atleta di quasi 27 anni, pone al centro del dibattito un tema che negli ultimi tempi pareva superato: l’importanza degli allenatori nel tennis contemporaneo e la possibilità, anche per i tennisti già maturi e formati di conseguire, se ben guidati, progressi tecnici sostanziali. Su questo argomento la convinzione diffusa, la vox populi, è pressappoco questa: si, l’allenatore è importante, ma in campo ci vanno i giocatori, il (more…)
Il colpo preferito dagli esteti, il colpo che fu la specialità dei Rafter e degli Edberg, dei McEnroe e dei Panatta, è ormai in via di estinzione. Ma c’è una speranza.
Il ritorno del circuito sulla sacra erba di Wimbledon (magari rallentata, ma pur sempre erba, superficie a basso rimbalzo per eccellenza) ci consente di ammirare, sia pure a sprazzi, qualche gesto del bel tempo che fu, qualche esecuzione di tennis classico: alcuni sparuti chip and charge, qualche timido serve & volley, qualche bella volèe smorzata. E soprattutto, rispetto a quanto vediamo nel resto dell’anno un numero maggiore di rovesci in slice.
E capitano cose strane. Capita che Roberta Vinci da Taranto, un metro e sessantatre per sessanta chili, domini di fioretto una (more…)
Dopo il trionfo di Parigi, lo svizzero è tutt’altro che appagato. Anzi, la raggiunta tranquillità, la ritrovata condizione fisica e una nuova maturità tattica potrebbero riportarlo in cima al mondo.
La liberazione. “Ora, dopo questa vittoria, per il resto della mia carriera potrò giocare libero, sereno. Adesso non ho più pressioni.”
Questa dichiarazione di Roger Federer, rilasciata a caldo sul Philippe Chartrier umido e festante, dopo aver agguantato la Coppa dei Moschettieri, testimonia il sollievo dello svizzero per essersi finalmente aggiudicato lo Slam “proibito”, quello più inaccessibile per gli attaccanti, come ben sanno, tra gli altri, John McEnroe, Stefan Edberg, Boris Becker, Pete Sampras. (more…)
Parigi e i suoi miti. Le cinque stelle che hanno illuminato il torneo maschile negli ultimi trenta anni. La prossima settimana le leggende in gonnella.
Un torneo proprio speciale. A cominciare dal nome dello stadio che lo ospita. Diciamo la verità, oggigiorno a nessuno verrebbe in mente di titolare un complesso tennistico ad un aviatore. Ma erano altri tempi. Si era tra le due guerre e le imprese di Roland Garros nei cieli della prima guerra mondiale erano ancora fresche nelle menti e nei cuori dei francesi. Così, quello che in realtà sarebbe l’Open di Francia, è ancora oggi a tutti noto come…il Roland Garros. (more…)
Si chiude tra luci e ombre la prima edizione del torneo “1000” di Madrid, fortissimamente voluto da Ion Tiriac. E Roma ora ha meno paura.
Il potentissimo Ion Tiriac è una figura davvero controversa: novello Ulisse (“polyteknos”, ci dissero al Liceo) Ion il rumeno è l’uomo dai tanti ingegni, dai mille mestieri, dalle competenze diversificate, dalle amicizie potenti. In 70 anni di tumultuosa esistenza, ha già (more…)
I tanti modi per sfogare la frustrazione che affligge non di rado i tennisti. Dai praticanti più navigati che giustificano tali imprese, ai freschi genitori intenti ad insegnare ai figli come contenere la rabbia
Nelle fasi finali di un secondo set giocato alla pari, sul break point a favore, dopo aver scagliato un dritto in mezzo alla rete, a causa d’un falso rimbalzo per la terra ostile, nel fisico e nella mente sfiancato dalla lotta, il tennista si piega un attimo su se stesso, maledice la terra e chi l’ha creata, evita lo sguardo del coach (more…)
Pioggia e vento per il primo giorno del torneo. Programma dimezzato. Cipolla e Starace subito fuori. Gradinate evacuate nel timore che cadessero pini e tendoni. Murray compare in sala stampa e prova a sorridere (senza riuscirsi). Djokovic si allena dispesando sorrisi prefabbricati (come da Fiorello il giorno prima). Kiefer tenta una palla corta che cade fantozzianamente a mezzo metro dai suoi piedi. E l’ex top ten americano, novello Arthur Ashe, abbandona il torneo a bordo di una vettura portabagagli, come una borsa vecchia. (more…)
Neanche Borg aveva vinto così tanto sul rosso, alla sua età: 23 titoli a 19 per Rafa. Dal 2005 a oggi Nadal vanta una percentuale di vittorie del 97,18%. Borg nei 4 migliori anni della sua carriera vinse il 96,2% dei suoi match contro avversari che non valevano Federer.
E’ inevitabile al termine dell’ennesimo successo del cannibale maiorchino, domandarsi se già a 22 anni e 10 mesi possa essere considerato il più grande di sempre sulla terra battuta. I numeri sono impressionanti e sembrano non dare adito ad alcun dubbio. La percentuale delle vittorie nei 4 migliori anni della carriera di alcuni dei più grandi terraioli di sempre (more…)
La verità è che manca a loro la testa. Cioè la capacità di giocar bene i punti importanti. Fognini avanti 5-0 smette di spingere, Bolelli fa un break a Ljubicic e perde subito il servizio nel game successivo. Un problema di maturità? “Gioca come uno junior” dice un inglese di Fognini. Sarà mica in malafede?
Hanno perso tutti e due negli ottavi , Fognini e Bolelli, ed entrambi hanno motivo di rimpiangere l’occasione perduta. Anche se ovviamente l’aver raggiunto gli ottavi, a questi chiari di luna, resta un bel titolo di merito. (more…)
Il bilancio davvero poco lusinghiero del nostro tennis maschile dopo i primi 3 mesi dell’anno. Non accadeva dal 1988 che l’Italia non piazzasse un proprio rappresentante nei quarti di un qualsivoglia torneo
Ci risiamo, inizia la seconda settimana di un grande torneo e, come al solito, la pattuglia italiana è già a casa. “Qual è la notizia?” si chiederanno in tanti. Ebbene la novità sta nella continuità dei (non) risultati ottenuti dai nostri in questo inizio di 2009, una debacle che non trova riscontri negli ultimi 20 anni.
I numeri parlano di un autentico disastro. (more…)
A Miami un’altra incredibile persa per il russo contro Monfils, dopo essere arrivato a un passo dalla vittoria. Pensieri e parole di uno che, nonostante tutto, continua a credere in Marat. E a volergli bene
Il Malox è qui vicino, l’avevo già preparato in anticipo. Saggezza data dall’età? No, semplicemente noi tifosi di Safin ci siamo abituati alle gastriti nervose. Perché si, noi siamo quelli che amano Marat, nonostante tutto. (more…)
Quasi 500 voti per il nostro sondaggio a cavallo dei Masters 1000 americani!
Plebiscito per Nadal n.1, ma Wimbledon è svizzera. Il caso Djokovic
Non era difficile prevedere che il popolo di Ubitennis, di qualsiasi ‘credo’ tennistico, indicasse come n. 1 alla fine della stagione Rafael Nadal. E’ stato un autentico plebiscito per lo spagnolo, che ha ottenuto quasi il 90% dei voti, frutto del suo devastante avvio di stagione, che con le vittorie sul cemento di Melbourne e Indian Wells ha dato continuità e maggior significato al suo favoloso 2008. (more…)