Reportage: Tennis Academies nel mondo

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DIARIO AUSTRALIANO: PAT CASH ACADEMY

Viaggo, tennis e canguri

di Stefano Grazia

Dal Journal che ha scritto Nicholas,mio figlio, sulla vacanza in Australia :
NUMBERS
Nº di Cittá visitate:15
Nº di Spiaggie: 19
Nº di Musei/Aquari/Wild Life Centers visitati:11
Nº di Film Visti: 6
Nª di animali visti:17
Nº di Kangaroo toccati :235 (Koala invece:1)
Nº di Ristoranti: 23
Nº di aborigeni visti: 4

Bisogna fare una premessa: il viaggio in Australia é stato un viaggio sognato, progettato anche in diverse stagioni e rimandato piú volte (almeno tre o quattro): a differenza di molti, la nostra curiositá principale, e un po’ snob, era vedere Perth di cui molti dicevano essere un posto dove ritirarsi in pensione…un paio d’anni fa c’erano stati, in Australia, alcuni parenti che pur essendone rimasti soddisfatti, non é che ne fossero rimasti strabiliati (’vuoi mettere il Grand Canyon?, mi diceva la figlia di mia cugina). Altri parenti ed amici erano invece rimasti entusiasti di Sydney ma ci dicevano di non aspettarsi poi questo granché. Alla fine credo che la bellezza dell’Australia, o quello che a noi é piaciuto, non sia questo o quel paesaggio, ma la sua estrema vivibilitá. Ha ragione la figlia di mia cugina a dire: vuoi mettere il Grand Canyon?, se lo paragoniamo a Uluru, ed ha ragione Nicholas quando nel suo Journal scriveva che tutto sommato in Australia non c’é nulla di very special but it seems a place whwere you’ve already been and it’s nice…Nicky magari é piú fortunato di molti bambini della sua etá e in Australia ha visto cose giá viste in US, in Italia, ma anche in Sud Africa e Namibia, il tutto mescolato e shakerato e con il risultato di un sapore ultimo di deja vu gradevolissimo… é un posto dove avremmo dovuto venirci 20 anni fa e magari l’avremmo scelto per viverci… A volte risultava difficile ricordarsi che non si era nel Western Cape o nel Natal…il vantaggio era che sicuramente potevi uscire dal Cinema all’una di notte e camminare fino all’albergo per mezzora a piedi mentre giá a Durban ti avvisano di non portarti fuori dall’albergo la borsetta…e dei dieci italiani che conosco che son stati ajohannesbourgh, sei sono stati rapinati ed uno è anche finito all’ospedale. In Australia sono 20 milioni…non saranno tutti gentleman ma l’impressione é che ci sia meno maramaglia del solito…Ovvio, é un’illusione, ma ha contribuito a rendere la vacanza piacevolissima.

Ora se ci trovassimo su una rivista di viaggi vi potrei raccontare del nostro viaggio nel Paese di Oz con dovizia di particolari, incominciando dalla bellissima Perth che,avevano ragione, è in assoluto la cittá dove andrei a vivere, con le sue bellissime spiaggie, il clima caldo, l’assoluta mancanza di traffico, i suoi magnifici Circoli da Tennis coi campi in erba… Ma 015, la rivista che cortesemente ospita le mie farneticazioni, è ancora precipuamente una rivista che si occupa di tennis e quindi questo articolo dovrebbe trattare per essere più pertinente solo della nostra esperienza alla Pat Cash Academy…Peró, dai, nati non foste a viver come bruti con la racchetta in mano ma per seguir virtude e conoscenza e quindi allacciate le cinture, si parte, immaginate anche voi di non essere semplicemente andati nella terra dei canguri solo ed esclusivamente per giocare a tennis….Dopo qualche giorno a Perth e in giro per i cafè e i musei navali di fremantle, siamo andati in auto per qualche giorno a Margareth River, una sorta di Big Sur,quella di Kerouac, australiana: un po’ di montagna e campagna giusto sul mare, grandi vigneti, boschi, spiagge assolate famose per onde e vento fra il popolo del windsurf, e sulla via del ritorno, dopo aver nuotato coi delfini a Bunbury, rientrando a Perth, ci siamo fermati a un circolo cercando di vedere se era possibile assaggiare,nel senso di giocarci sopra, l’erba…un signore che sembrava il ritratto sputato di Rosewall (ma non lo era) e che stava giocando un doppio con amici, alvedendoci salivare a bordo campo come i cani di Pavlov ci ha gentilmente fatto entrare come ospiti e io e mio figlio,molto emozionato, ci siamo ritrovati disputare un set e a verificare di persona quanto sia difficile fare un break di servizio sulla superficie preferita dagli Dei (nel senso di Laver,Sampras,Federer…).Da Perth siamo andati a Ayers Rock via Adelaide (causa mancanza di posti sui voli) e ad Adelaide per dare un significato alla nostra sosta siamo andati a cenare al GRANGE (che tra l’altro era all’interno dell’Hilton, dove dormivamo)…É un ristorante famoso, dove ti servono cene a 8,6 o tre portate con altrettanti assaggi di vini differenti, presentazioni coreografiche e spiegazioni dello Chef…Si trattava ovviamente di assaggi ma la Cena é stata brillante ed é costata solo 600 AUSD…Da lí abbiamo deciso di continuare per tutto il resto della vacanza a pane ed acqua…Scherzi a parte, nessun rimpianto ma a Capodanno anzichè Cenone ci siam fatti una pizza take away…Da Alice Springs voli fino ad Ayers Rock da dove ti vengono a prendere e ti portano ad Ayers Rock Resort, una sorta di agglomerato di 5-6 alberghi,appartamenti e ristorantini per tasche diverse : da qui partono i tour per Uluru che te la vendono come la roccia sacra ma e’ tutto business, pullmini e riccione…insomma,c’era piu’ spiritualita’ in Namibia:se vuoi venderla come un viaggio dell’Anima, traccia un perimetro di 50 km intorno e dici:da qui ci vai a piedi…E DA SOLO! A parte questo, abbiamo avuto una buona cena sotto un cielo molto stellato e un’arrampicata da brivido(io e Nicky) e il tempo e’ passato…Il fatto dell’arrampicata é particolare: gli Aborigeni preferiscono che tu non la faccia perché,dicono,é pericolosa e 46 persone sono giá morte senza contare quelle morte in ospedale tentando l’arrampicata….in pratica cé questa via ferrata nel senso che ti inerpichi per la roccia e hai una catena,fissata a regoari paletti, a cui aggrapparti…non é come l’Harbour Bridge dove paghi 300-400 $ e ti imbragano e poi sali, ti caghi magari addosso ma sei sicuro…Qui ti caghi addosso e rischi di cadere…in pratica é una sciocchezza ma a un certo punto sei lí sul ripido e non hai vie di scampo: se scivoli ti fai male, cadi per 300 mtri e piú, sbatti la testa…io non volevo nemmeno farla ma Nicky era tutto esaltato e sicuro di sé, boh, andiamo…Gabrí rinuncia dopo 15 metri…Nicky dopo 50-100 metri s’irrigidisce, si blocca, trema, c’é anche un gran vento…é partito come un bullo ed ora vergognoso é paralizzato dalla fifa…é qui che mi preoccupo: come fai se uno si blocca? Nel frattempo c’é come una fila a a salire e a scendere (gente anche che scende appiattita alla roccia e piangendo…ma anche un filippino con la bimba di 1 anno e mezzo o due che la spinge su e poi se la mette sulle spalle e via,il criminale…Io stesso guardando in basso mi dico:é una cavolata, puoi scendere anche saltellando, ma non sbagliare passo…Scendo lentamente con Nicky che umiliato si mette vicino a sua madre e io ritorno su..circa a metá, mi rendo conto che posso salire tranquillamente ma…CHISSENEFREGA?e in piú ho lasciato la macchina fotografica giú…per cui torno giú e chi ti vedo risalire? NIcky, addirittura da solo: ha preso coraggio, ha vinto la paura, mi é venuto incontro e insieme riscendiamo e poi decidiamo di risalire ancora… Ad Ayers Rock ci stiamo tre notti e poi voliamo a Melbourne a trovare Davide,il nipote di Gabrì, mia moglie, e i Candlish,una famiglia inglese conosciuta a Lagos: lei era la compagna di doppio di Gabrì e così ne approffittiamo anche per farci qualche partitina: trovare un campo ovviamente non è un problema.Il nipote di Gabrí che qui vive e lavora, ci decantava Melbourne come molto meglio di Sydney ma solo perché vivendoci e lavorandoci é entrato nella mentalitá campanilistica dell’invidioso Melbournian…non nego che da viverci possa essere una cittá interessante ma 1)ha il clima di .Francisco: 4 stagioni in un giorno solo e noi abbiamo fatto Natale a casa dei Candlish col Caminetto acceso… 2)non ha una Bondi o una Brontee (le spiaggie di Sydney bellissime sottocasa)o una coastal walk come Manly 3) non ha un cuore, un centro ma é enorme e dispersiva e un gran traffico con 5-6 diversi sopbborghi ma insomma, ovunque devi andare, ci vuole mezzora… i bar di St Kilda dove fare il brunch o Charles Street (o un altro nome, non ricordo) dove fare compere e South Bank dove andare a cenare, a bordo Yarra, sono carini da avere in cittá, averli qui a Luanda per esempio ma anche a Bologna… C’é un grande quartiere italiano e gli italiani sono moltissimi, fin troppi, corri il rischio di ghettizzarti…vie intere con nomi di alberghi e ristoranti in italiano…l’italiano viene insegnato a scuola come seconda lingua… A Melbourne ci son anche ovviamente gli Australian Open…purtroppo non c’era tempo, Nicky perdeva troppa scuola, i Candlish partivano il 3 gennaio (tornavano a Lagos!), avremmo dovuto partire una sett dopo da Luanda e lasciare Melbourne per ultima…A pensarci poi, siamo stati folli. Da Melbourne siamo poi andati a Port Douglas sulla Grande Barriera : paesino fantastico, ci ha ricordato molto la Jamaica (Port Antonio e dintorni) ed e’ il tipo di paesino dove vorrei vivere…se la CITTA’ fosse un po’ piu’ vicina e se si potesse fare il bagno…fra cocco(…drilli) e stingers (razze velenose) in acqua ci vai solo in un tratto 10mx10 e non di piú delimitato dalle reti…centinaia di spiaggertte deliziose sulla strada da Cairns e se non lo sai, ti fermi…e scompari! Se invece vai alla Great Barreer, no problem ,ma per sicurezza ti vestono da Ninja… Ma il paesino, una serie di negozi, albergi,pensioni e ristoranti ai lati di una strada, tutto in stile molto tropicale, è delizioso. Infine siam volati a Brisbane nella GOLD COASTche e’ esattamente tipo la Florida (Miami e Boca Raton, anche Naples) con i molti difetti e i pregi… Ed è qui, e piú precisamente a Hope Island Resort, incastonata fra una miriade di campi da golf, alcuni dei quali frequentati tranquillamente anche da canguri,è qui,dicevo, che è posizionata la Pat Cash Academy.
A questo punto rispondo subito alla domanda che sento sorgere dal profondo dei più: perchè mai un Italiano dovrebbe sentire l’insana impellenza di visitare la Pat Cash Academy? Bè, non vorrei rispondere come Hillary quando gli chiesero perchè voleva scalare il Monte Everest (“Perchè è lì”) ma avendo pianificato un viaggio in Australia, abbiamo propro deciso di andare alla PCTA perchè “era lì”. Ovviamente noi non siamo andati in Australia con l’obiettivo specifico di passare una settimana alla Pat Cash (vabbè essere appassionati ma insomma,dai, Nati non fummo a viver come bruti ma per seguir virtude e conoscenza…) ma una volta che abbiamo pianificato il viaggio , dovendo rinunciare per quest’inverno alle solite due-tre settimane alla Bollettieri, ci siamo detti che per Nicholas sarebbe stata comunque un ottima occasione per allenarsi ad un certo livello e per noi l’occasione di aggiungere un’altra Academy alla nostra collezione. E’ indubbio che,nata come Pat Cash-Gavin Hopper, e poi ribattezzata semplicemente col nome del vincitore di Wimbledon 87 in seguito ai guai giudiziari dell’ex coach di Seles e Coetzer,finito in galera per molestie sessuali risalenti a quando era un Istruttore di Educazione Fisica a Melbourne nei lontani anni 80, l’Academy è uno dei centri tennistici più riconosciuti in Asia/Oceania ed è infatti spesso meta di giovani promesse provenienti dal Giappone, dall’India, dall’Indonesia….
Ritornando alla Pat Cash Academy, noi eravamo alloggiati a Sanctuary Cove…avevamo prenotato tutto via Internet e vedendo la foto sul sito credevo di essere sul mare e invece c’é questa enorme piscina artificiale con sabbia e spiaggia e palme…fai le foto e poi dici che eri ai Caraibi…
Arriviamo ai cancelli della Pat Cash il 2 gennaio alle 8, ora in cui avevamo l’appuntamento per l’assessment e non c’è proprio nessuno: cominciamo bene, penso,e giá sto dandomi del C#$*@ quando arriva un auto da cui scende John Birrel, il Direttore del Programma Tennis, un Coach che ha allenato per molti anni anche in germania e che in breve conquisterá la mia fiducia e soprattutto quella di Nicholas. All’inizio in realtá non riesce a trovare le chiavi: ho lasciato ieri l’Academy nelle mani di un Coach Giapponese che è venuto a trovarci per due settimane con 20 ragazzi e mi aveva assicurato di lasciarle qui dietro l’insegna…Insomma le chiavi non si trovano e John deve mandare la bellissima figlia di 9 anni a prenderle dalla mamma, Ros, che si occupa dell’Administration, del Pro shop, del Bar e di tutto un po’…Insomma, un impatto molto familiare e casereccio e completamente diverso da quello della Img Academy, per intenderci, dove ogni lunedí 200 e passa ragazzini completano le procedure di registrazione con foto tessera digitalizzata per il badge e devono correre per la Valutazione che è ovviamente superficiale essendo a volte anche 500 ragazzi per settimana. Invece in una piccola Academy la valutazione te la fa proprio il Direttore del Programma e dopo quasi un’ora e mezzo di palleggi Nicholas è pronto per entrare nell’Elite Program: John scompare nell’Ufficio e dopo un po’ riemerge con il Programma della Settimana comprendente anche un’ora di Lezione Privata al mattino con lui per lavorare,come da me richiesto, un po’ a parte sul rovescio che nell’intento di sviluppare quello che da Bollettieri chiamano un Lethal Weapon era stato un po’ negletto negli ultimi tempi a favore del dritto.
Dopodiché,visto che nel frattempo sono arrivati anche altri ragazzi,alcuni qui per tutto l’anno, altri come noi per una o due settimane, tutti sul campo… Alla fin fine insomma c’erano una ventina di ragazzi e forse,chissá, siamo anche stati fortunati, perchè c’erano circa 8 ragazzin fra i 9 e i 12 anni piú o meno dello stesso livello di Nicholas e quindi l’allenamento era anche stimolante e i grupp omogenei e compatti e i Coaches simpatici e motivati.Fra questi bambini c’erano anche i due figli di Mark Adrian Walter, un Inglese, ex numero 200,300 al mondo e ex partner di doppio di Jeremy Bates: mi stavo aggirando il giorno del nostro arrivo per l’Academy quando mi sento chiamare, mi giro ed erano Mark e la moglie cinese, che avevano riconosciuto mio figlio, probabilmente più dalle urla che dalla bandana: ci eravamo incontrati l’anno scorso a Pasqua da Bollettieri quando lui, in procinto di trasferirsi a Singapore dove lavora,pensate un po’, per il Banco di Napoli, aveva deciso di farsi tre mesi all’Academy per far giocare a tennis i due bambini che hanno più o meno l’età di Nicholas…Questa volta invece da Singapore non aveva saputo resistere alla autolesionistica tentazione di venire a vedere di persona la demolizione dell’Inghilterra del crickett da parte dell’Australia nell’annuale sfida delle Ashes e anche loro, gia che c’erano…
La differenza con una grande Academy tipo l’Img/Bollettieri,l’Hopman di Saddlebrook o anche la Evert, è sotto gli occhi di tutti: laddove vi sono 60 campi,qui ve ne sono solo una quindicina, laddove vi è una efficienza organizzativa e burocratica a volte fin troppo rigida, qui vi è un ambiente casereccio e familiare, laddove tutti i ragazzi sono divisi per gruppi di pari livello e/o età, qui i gruppi sono interscambiabili ed è una precisa regola dell’academy che i giocatori migliori incrocino le racchette anche con quelli nettamente inferiori. Se da un lato in una grande Academy comprendi appieno il significato degli immortali versi foscoliani A egregie cose l’animo accendon l’urne dei forti, in quanto ti trovi costantemente a compararti con altri ragazzi in un ambiente fortemente stimolante e competitivo che ti spinge all’emulazione, dallaltro in una piccola Academy puoi maturare senza fretta e senza stress e soprattutto vieni seguito con maggiore attenzione. Mi sono sempre chiesto se almeno per un bambino sotto i 13-14 anni non sia questa l’opzione migliore. Ognuno ha le sue convinzioni e molti, soprattutto in Italia, non credono nel sistema delle Academies continuando a preferire il Maestro privato del Circolo più o meno sotto casa : credo dipenda anche molto dalle esigenze personali di ognuno. Leggevo che John McEnroe Sr,il papà di Johnny Mac e di Patrick, è molto critico sul fatto di mandare lontano i propri figli ma lui viveva nei Queens e sotto casa aveva, a quei tempi, Harry Hopman. E chi abita a Tuscaloosa o a Casalecchio di Reno?
Le strutture all’Academy comprendono:
• 16 Tennis courts - 5 rebound ace & 8 hard (2 red clay & 1 synthetic grass dovrebbero essere completati inel 2007)
• Fitness Studio (con pesi, panche, palla medica,etc)
• Exercise Studio per lezioni di yoga & Pilates
• Campo da Basketball e da beach volleyball (per cross training)
• Pista in una sorta di Tartan per lo Sprint
• Pro Shop e Café

A metà Dicembre 2005, l’ Academy ha ricevuto l’autorizzazione dall’ Hope Island Resort, il comprensorio in cui è posizionata, a procedere con i suoi piani d’espansione che prevedono la demolizione dell’attuale edificio in cui sono posizionati gli uffici per far posto ad una Club House con Nuovi Uffici, un vero e proprio Bar, una Stanza per gli incontri Genitori/Coaches, un’altra aula per lezioni scolastiche sul posto,un aula per la videoanalisi, una sala massaggio, un ambulatorio per la psicologia,etc
E’ una no smoking area come l’IMG (dove sono ancora più estremi: sono proibiti anche i prodotti a base di burro di arachidi).
I Programmi offerti dall’Academy sono essenzialmente due: il Recreational Program, dedicato a quello che nei paesi anglofoni chiamano il Social Tennis, e il Performance Program, dedicato a chi vuole o vorrebbe competere ai piú alti livelli. I responsabili sostengono che la differenza fra i due Programmi è principalmente nell’attenzione ai singoli dettagli del lato tecnico, tattico-strategico, fisico e mentale. A proposito di dettagli,per esempio alla fine della settimana viene consegnato al giocatore un Player Report e questo mi ha ricordato,sia pur in piccolo, la vecchia Bollettieri Academy prima che venisse fagocitata dalla Img: giá allora era molto piú grande di quanto lo sia ora la Pat Cash ma aveva ancora l’attenzione per piccoli dettagli come questi. John Birrel si è preso la briga di scrivere le sue annotazioni : tecniche, tattiche, psicologiche, e anchedal punto di vista della preparazione fisica (In piú il Certificato di Attendance firmato da Pat Cash che magari non significherá molto per un Adulto smaliziato ma per un bambino di 9-10 anni ancora vuol dire…). In piú Pat Cash è veramente apparso, il giorno seguente e quelli successivi…E’ arrivato su una sgangherata auto a conferma di quello che scrive sulla sua introvabile biografia, Uncover, e cioè che non è attratto dal lusso, e ha palleggiato con uno dei figli, Jett per venti minuti, e poi mentre il figlio, 12 anni, si univa al gruppo di Nicholas, lui si metteva a scambiare pallate con John e un paio di ragazzotti di belle speranze che giá partecipano al Circuito dei Challenger in Australia. Contrariamente alla sua immagine di rocker duro e puro, è sembrato molto tranquillol e quasi timido e gentile con Nicholas e gli altri bambini: probabilmente è un fuoco che cova sotto il vulcano come ho potuto intuire quando chiedendo a John se gli poteva chiedere dove avrei potuto trovare la sua biografia Uncover, mi son sentito rispondere con tono preoccupato che glelo avrebbe chiesto dopo perchè al momento era “in pain”, in preda a dolori post allenamento (ma siamo sicuri che fare sport ad alto livello faccia bene alla salute?) e quando Pat is in pain, è meglio stare alla larga. In realtà poi ho avuto modo di avvicinarlo poi e il Pirata, come lo chiamavano per via della famosa bandana a scacchi, è stato gentilissimo. La sua biografia ormai fuori commercio l’ho poi trovata miracolosamente in una libreria, l’ultima copia rimasta, e la consiglio a tutti gli appassionati di letteratura sportiva: un lavoro quasi disarmante per onestà e franchezza.
Come molte altre Academies negli US, anche la Pat Cash ha sviluppato una collaborazione con una Scuola Privata che,guarda caso, anche questa si chiama St Stephens (esattamente come una di quelle a Bradenton) (www.saintstephenscollege.net.au) Gli studenti tennisti hanno un orario modificato e probabilmente alleggerito visto che entrano a scuola dopo l’allenamento mattutino (dalle 8 alle 10.30) e vi restano fino alle 15. Alle 16 ritornano sul Campo per la seconda razione dell’allenamento. Non è chiaro se e come le ore perse vengano recuperate o se le prime ore del mattino vengono dedicate a materie meno importanti. Sembra comunque che sia intenzione allestire un aula scolastica dentro l’Academy per consentire ai giocatori di non lasciare l’Academy e ricevere direttamente lì le lezioni: detta così non mi sembra una grande idea a perchè non si capisce come studenti di classi diverse possano ricevere tutti insieme nello stesso tempo un insegnamento differenziato.
Ricordarsi inoltre che la Scuola in Australia inizia a fine Gennaio e si suddivide in 4 trimestri o meglio “terms” con 3 sett circa di vacanze a Pasqua, un break invernale di 3 sett da fine giugno a metà luglio, un altro break primaverile di 15 gg ad ottobre e infine chiusura della scuola a fine novembre con quindi le vacanze estive (e natalizie)a partire dall’1 dicembre per due mesi. In tempo anche per andare a Melbourne e vedersi gli Aussie Open.
Essendo rimasto impressionato dall’atmsofera familiare e dalla qualità dell’insegnamento offerto da John Birrel, ho chiesto ad Andy Brothers,l’Operation Manager, di farmi una mano di conti nel caso fossi interessato a trasferire Figlio e Moglie per un anno alla corte del Canguro Mannaro ed ecco le sue risposte:
1) Spese d’allenamento: i prezzi variano ia seconda del Programma che viene fissato e comunque dovrebbero rientrare fra i 395-490 Dollari Australiani a Settimana. Calcolando 44 settimane all’anno di allenamento: circa 20.000AUD
2) Internatinal School: circa 11000AUD
3) L’opzione “Boarding”, cioè l’alloggio nel Dormitorio dell’Academy è comprensiva del vitto 250AUD a settimana mentre l’affitto di un piccolo appartamento con due camere da letto dovrebbe essere contenuto nei 300AUD
4) Una auto usata decente si aggira sui 10.000AUD
Quindi ricapitolando,più o meno, il budget dovrebbe essere:

$19,360 Tennis training
$11,000 School fees
$11,000 boarding (option – 44weeks)
Or
$15,600 Apt rental for 52 weeks
$10,000 Second Hand Car
Un totale dunque di circa 55.000-60.000 Dollari Australiani. (In US: 50.000, in Euro:36.000 )

La Pat Cash Academy è dunque inclusa nell’Hope Island Resort, a 40 minuti dall’Aereoporto internazionale di Brisbane e a 15’ dalle più famose soiaggie della Gold Coast, recita il depliant e qualcuno potrebbe pensare che ci sono posti peggiori dove andare a vivere (Bradenton,per esempio). Non eccitatevi troppo: in realtà l’Academy è sperduta fra lussuosi resort e campi da golf ma la prima impressione è quella di desolazione perchè non esiste un vero e proprio centro e pare davvero di essere perduti nel mezzo di un acquitrinola cosa è evidente se la andate a cercare su Google earth, e . Dopo un po’ però ti ci raccapezzi e identifichi i punti fermi che sono il piccolo Centro Commerciale di fronte al Resort dell’Academy (o meglio, al di là della gigantesca rotonda (e già sulla Santa Barbara Rd), fondamentale per un paio di ristorantini e snack bar, ottimi per un Latte e Brioche al mattino e per qualcosa di più sostanzioso nell’intervallo pranzo; il waterfront di Sanctuary Cove, colmo di sfiziosi ristorantini- e noi abbiamo variato passsando dal greco al francese al jamaicano e al messicano…- e Harbour Town, il primo centro più consistente con shopping center,cinema multisala e vari ristoranti incluso l’immancabile Mac . Dopo è tutto un susseguirsi di piccoli borghi che si confondono con il centro commerciale in puro stile Florida e per trovare qualcosa di più simile a una città bisogna arrivare a Surfer Paradise, che comunque non è molto distante (20-30 minuti). Intendiamoci, sotto certi punti di vista questa è l’area più borazza di tutta l’australia, dove il meglio e il peggio s’incontrano nello spazio di pochi metri, daigli esclusivi golf courses con tanto di canguri ai lungomari che rigurgitano turisti in canotta, surfers, maramaglia sciabattante di ogni razza e religione, i Grandi Parchi in stile Orlando e musica assordante di bassa lega. Anche qui però un popolo sportivo come quello australiano riesce a distinguersi: lo stesso cibo è meno artificiale e grasso di quello tipico e alla lunga stomachevole che ti viene propinato in Us, vedi meno gente obesa e molta più gente che corre, va in bici, nuota e fa surf e insomma, mi sembra che l’australiano rispetto all’americano viva una vita più sana.
Come ho detto, noi eravamo alloggiati al Sanctuary Cove: al mattino Gabrí,mia moglie, portava Nicky da at Cash e io scendevo di corsa (3km circa)…facevamo colazione con Latte (come gli Aussie chiamano quello che in realtá é il Caffélatte, ottimo quello di Melbourne) e croissant, e poi o stavamo lí a vedere gli allenamenti o andavamo a far shopping o a giocare a tennis o a golf… Siamo anche andati a vedere Martina Hingis contro Castano al WTA Gold Coast Tournament che si giocava al Pines Royal Resort a 20′ da dove eravamo noi…Vista anche Shaar Peer in doppio. E la Safina e la Srebotnik. Ovviamente siamo stati anche al Wet ‘n’ Wild (anche Nicholas ha le sue esigenze).

Insomma Ci ho un po’ lasciato il cuore anche perché ho visto che Nicholas forse per la prima volta sembrava davvero divertirsi.Una volta l’avevamo lasciato da soloalla pausa pranzo e quando siamo tornati era sul campo, nell’ora di riposo,che stava facendosi due sets giocando alla pari col figlio di Cash, di due anni più anziano. L’altro giorno, telefonandomi da Bradenton, mia moglie mi diceva che Nicholas le aveva detto che secondo lui non stava imparando granchè in queste due settimane e che l’ultimo posto dove aveva veramente imparato qualcosa era stato alla Pat Cash dove John gli aveva messo a posto il rovescio.(E io che credevo di essere stato fondamentale con le migliaia di palline al cesto servite a mano….). Poi aggiungeva, con il fare saputo dei bambini di 10 anni: e poi sai perchè la Pat Cash è forse meglio della Bollettieri? Perchè qui siamo a Bradenton, invece in Australia possiamo andare a Sydney che è bellissima… Il fatto che sia anche a 932 km è per lui secondario. Ma bellissima Sydney lo è veramente.
Lasciatemi quindi subito dire che se la Pat Cash Academy fosse sita in Perth, credo non avrei alcun dubbio : Il Paradiso, nel senso di Bollettieri, può attendere e per due o tre anni Nicholas potrebbe maturare e crescere in pace. Poi ovviamente bisogna valutare anche in base al carattere e alle potenzialità dell’individuo se andare là “where the champions train”.Insomma, l’Academy, qualunque essa sia, è uno strumento e sta a te utilizzarlo secondo i tuoi scopi.
Ed è qui, e piú precisamente a Hope Island Resort, incastonata fra una miriade di campi da golf, che è posizionata la Pat Cash Academy. A questo punto rispondo subito alla domanda che sento sorgere dal profondo dei più: perchè mai un Italiano dovrebbe sentire l’insana impellenza di visitare la Pat Cash Academy? Bè, non vorrei rispondere come Hillary quando gli chiesero perchè voleva scalare il Monte Everest (“Perchè è lì”) ma avendo pianificato un viaggio in Australia, abbiamo propro deciso di andare alla PCTA perchè “era lì”. Ovviamente noi non siamo andati in Australia con l’obiettivo specifico di passare una settimana alla Pat Cash (vabbè essere appassionati ma insomma,dai, Nati non fummo a viver come bruti ma per seguir virtude e conoscenza…) ma una volta che abbiamo pianificato il viaggio , dovendo rinunciare per quest’inverno alle solite due-tre settimane alla Bollettieri, ci siamo detti che per Nicholas sarebbe stata comunque un ottima occasione per allenarsi ad un certo livello e per noi l’occasione di aggiungere un’altra Academy alla nostra collezione. E’ indubbio che,nata come Pat Cash-Gavin Hopper, e poi ribattezzata semplicemente col nome del vincitore di Wimbledon 87 in seguito ai guai giudiziari dell’ex coach di Seles e Coetzer,finito in galera per molestie sessuali risalenti a quando era un Istruttore di Educazione Fisica a Melbourne nei lontani anni 80, l’Academy è uno dei centri tennistici più riconosciuti in Asia/Oceania ed è infatti spesso meta di giovani promesse provenienti dal Giappone, dall’India, dall’Indonesia….
Ritornando alla Pat Cash Academy, noi eravamo alloggiati a Sanctuary Cove…avevamo prenotato tutto via Internet e vedendo la foto sul sito credevo di essere sul mare e invece c’é questa enorme piscina artificiale con sabbia e spiaggia e palme…fai le foto e poi dici che eri ai Caraibi…
Arriviamo ai cancelli della Pat Cash il 2 gennaio alle 8, ora in cui avevamo l’appuntamento per l’assessment e non c’è proprio nessuno: cominciamo bene, penso,e giá sto dandomi del
Quando arriva un auto da cui scende John Birrel, il Direttore del Programma Tennis, un Coach che ha allenato per molti anni anche in germania e che in breve conquisterá la mia fiducia e soprattutto quella di Nicholas. All’inizio in realtá non riesce a trovare le chiavi: ho lasciato ieri l’Academy nelle mani di un Coach Giapponese che è venuto a trovarci per due settimane con 20 ragazzi e mi aveva assicurato di lasciarle qui dietro l’insegna…Insomma le chiavi non si trovano e John deve mandare la bellissima figlia di 9 anni a prenderle dalla mamma, Ros, che si occupa dell’Administration, del Pro shop, del Bar e di tutto un po’…Insomma, un impatto molto familiare e casereccio e completamente diverso da quello della Img Academy, per intenderci, dove ogni lunedí 200 e passa ragazzini completano le procedure di registrazione con foto tessera digitalizzata per il badge e devono correre per la Valutazione che è ovviamente superficiale essendo a volte anche 500 ragazzi per settimana. Invece in una piccola Academy la valutazione te la fa proprio il Direttore del Programma e dopo quasi un’ora e mezzo di palleggi Nicholas è pronto per entrare nell’Elite Program: John scompare nell’Ufficio e dopo un po’ riemerge con il Programma della Settimana comprendente anche un’ora di Lezione Privata al mattino con lui per lavorare,come da me richiesto, un po’ a parte sul rovescio che nell’intento di sviluppare quello che da Bollettieri chiamano un Lethal Weapon era stato un po’ negletto negli ultimi tempi a favore del dritto.
Dopodiché,visto che nel frattempo sono arrivati anche altri ragazzi,alcuni qui per tutto l’anno, altri come noi per una o due settimane, tutti sul campo… Alla fin fine insomma c’erano una ventina di ragazzi e forse,chissá, siamo anche stati fortunati, perchè c’erano circa 8 ragazzin fra i 9 e i 12 anni piú o meno dello stesso livello di Nicholas e quindi l’allenamento era anche stimolante e i grupp omogenei e compatti e i Coaches simpatici e motivati.Fra questi bambini c’erano anche i due figli di Mark Adrian Walter, un Inglese, ex numero 200,300 al mondo e ex partner di doppio di Jeremy Bates: mi stavo aggirando il giorno del nostro arrivo per l’Academy quando mi sento chiamare, mi giro ed erano Mark e la moglie cinese, che avevano riconosciuto mio figlio, probabilmente più dalle urla che dalla bandana: ci eravamo incontrati l’anno scorso a Pasqua da Bollettieri quando lui, in procinto di trasferirsi a Singapore dove lavora,pensate un po’, per il Banco di Napoli, aveva deciso di farsi tre mesi all’Academy per far giocare a tennis i due bambini che hanno più o meno l’età di Nicholas…Questa volta invece da Singapore non aveva saputo resistere alla autolesionistica tentazione di venire a vedere di persona la demolizione dell’Inghilterra del crickett da parte dell’Australia nell’annuale sfida delle Ashes e anche loro, gia che c’erano…
La differenza con una grande Academy tipo l’Img/Bollettieri,l’Hopman di Saddlebrook o anche la Evert, è sotto gli occhi di tutti: laddove vi sono 60 campi,qui ve ne sono solo una quindicina, laddove vi è una efficienza organizzativa e burocratica a volte fin troppo rigida, qui vi è un ambiente casereccio e familiare, laddove tutti i ragazzi sono divisi per gruppi di pari livello e/o età, qui i gruppi sono interscambiabili ed è una precisa regola dell’academy che i giocatori migliori incrocino le racchette anche con quelli nettamente inferiori. Se da un lato in una grande Academy comprendi appieno il significato degli immortali versi foscoliani A egregie cose l’animo accendon l’urne dei forti, in quanto ti trovi costantemente a compararti con altri ragazzi in un ambiente fortemente stimolante e competitivo che ti spinge all’emulazione, dallaltro in una piccola Academy puoi maturare senza fretta e senza stress e soprattutto vieni seguito con maggiore attenzione. Mi sono sempre chiesto se almeno per un bambino sotto i 13-14 anni non sia questa l’opzione migliore. Ognuno ha le sue convinzioni e molti, soprattutto in Italia, non credono nel sistema delle Academies continuando a preferire il Maestro privato del Circolo più o meno sotto casa : credo dipenda anche molto dalle esigenze personali di ognuno. Leggevo che John McEnroe Sr,il papà di Johnny Mac e di Patrick, è molto critico sul fatto di mandare lontano i propri figli ma lui viveva nei Queens e sotto casa aveva, a quei tempi, Harry Hopman. E chi abita a Tuscaloosa o a Casalecchio di Reno?
Le strutture all’Academy comprendono:
• 16 Tennis courts - 5 rebound ace & 8 hard (2 red clay & 1 synthetic grass dovrebbero essere completati inel 2007)
• Fitness Studio (con pesi, panche, palla medica,etc)
• Exercise Studio per lezioni di yoga & Pilates
• Campo da Basketball e da beach volleyball (per cross training)
• Pista in una sorta di Tartan per lo Sprint
• Pro Shop e Café

A metà Dicembre 2005, l’ Academy ha ricevuto l’autorizzazione dall’ Hope Island Resort, il comprensorio in cui è posizionata, a procedere con i suoi piani d’espansione che prevedono la demolizione dell’attuale edificio in cui sono posizionati gli uffici per far posto ad una Club House con Nuovi Uffici, un vero e proprio Bar, una Stanza per gli incontri Genitori/Coaches, un’altra aula per lezioni scolastiche sul posto,un aula per la videoanalisi, una sala massaggio, un ambulatorio per la psicologia,etc
E’ una no smoking area come l’IMG (dove sono ancora più estremi: sono proibiti anche i prodotti a base di burro di arachidi).
I Programmi offerti dall’Academy sono essenzialmente due: il Recreational Program, dedicato a quello che nei paesi anglofoni chiamano il Social Tennis, e il Performance Program, dedicato a chi vuole o vorrebbe competere ai piú alti livelli. I responsabili sostengono che la differenza fra i due Programmi è principalmente nell’attenzione ai singoli dettagli del lato tecnico, tattico-strategico, fisico e mentale. A proposito di dettagli,per esempio alla fine della settimana viene consegnato al giocatore un Player Report e questo mi ha ricordato,sia pur in piccolo, la vecchia Bollettieri Academy prima che venisse fagocitata dalla Img: giá allora era molto piú grande di quanto lo sia ora la Pat Cash ma aveva ancora l’attenzione per piccoli dettagli come questi. John Birrel si è preso la briga di scrivere le sue annotazioni : tecniche, tattiche, psicologiche, e anchedal punto di vista della preparazione fisica (In piú il Certificato di Attendance firmato da Pat Cash che magari non significherá molto per un Adulto smaliziato ma per un bambino di 9-10 anni ancora vuol dire…). In piú Pat Cash è veramente apparso, il giorno seguente e quelli successivi…E’ arrivato su una sgangherata auto a conferma di quello che scrive sulla sua biografia, Uncover, un racconto di rara franchezza che consiglio a tutti gli appassionati di letteratura sportiva, e cioè che non è attratto dal lusso, e ha palleggiato con uno dei figli, Jett per venti minuti, e poi mentre il figlio, 12 anni, si univa al gruppo di Nicholas, lui si metteva a scambiare pallate con John e un paio di ragazzotti di belle speranze che giá partecipano al Circuito dei Challenger in Australia. Contrariamente alla sua immagine di rocker duro e puro, è sembrato molto tranquillol e quasi timido e gentile con Nicholas e gli altri bambini: probabilmente è un fuoco che cova sotto il vulcano come ho potuto intuire quando chiedendo a John se gli poteva chiedere dove avrei potuto trovare la sua biografia Uncover, mi son sentito rispondere con tono preoccupato che glelo avrebbe chiesto po perchè al momento era “in pain”, in preda a dolori post allenamento (ma siamo sicuri che fare sport ad alto livello faccia bene alla salute?) e quando Pat is in pain, è meglio stare alla larga. In realtà poi ho avuto modo di avvicinarlo poi e il Pirata, come lo chiamavano per via della famosa bandana a scacchi, è stato gentilissimo. La sua biografia ormai fuori commercio l’ho poi trovata miracolosamente in una libreria, l’ultima copia rimasta, e la consiglio a tutti: un lavoro quasi disarmante per onestà e franchezza.
Come molte altre Academies negli US, anche la Pat Cash ha sviluppato una collaborazione con una Scuola Privata che,guarda caso, anche questa si chiama St Stephens (esattamente come una di quelle a Bradenton) (www.saintstephenscollege.net.au) Gli studenti tennisti hanno un orario modificato e probabilmente alleggerito visto che entrano a scuola dopo l’allenamento mattutino (dalle 8 alle 10.30) e vi restano fino alle 15. Alle 16 ritornano sul Campo per la seconda razione dell’allenamento. Non è chiaro se e come le ore perse vengano recuperate o se le prime ore del mattino vengono dedicate a materie meno importanti. Sembra comunque che sia intenzione allestire un aula scolastica dentro l’Academy per consentire ai giocatori di non lasciare l’Academy e ricevere direttamente lì le lezioni: detta così non mi sembra una grande idea a perchè non si capisce come studenti di classi diverse possano ricevere tutti insieme nello stesso tempo un insegnamento differenziato.
Ricordarsi inoltre che la Scuola in Australia inizia a fine Gennaio e si suddivide in 4 trimestri o meglio “terms” con 3 sett circa di vacanze a Pasqua, un break invernale di 3 sett da fine giugno a metà luglio, un altro break primaverile di 15 gg ad ottobre e infine chiusura della scuola a fine novembre con quindi le vacanze estive (e natalizie)a partire dall’1 dicembre per due mesi. In tempo anche per andare a Melbourne e vedersi gli Aussie Open.
Essendo rimasto impressionato dall’atmsofera familiare e dalla qualità dell’insegnamento offerto da John Birrel, ho chiesto ad Andy Brothers,l’Operation Manager, di farmi una mano di conti nel caso fossi interessato a trasferire Figlio e Moglie per un anno alla corte del Canguro Mannaro ed ecco le sue risposte:
5) Spese d’allenamento: i prezzi variano ia seconda del Programma che viene fissato e comunque dovrebbero rientrare fra i 395-490 Dollari Australiani a Settimana. Calcolando 44 settimane all’anno di allenamento: circa 20.000AUD
6) Internatinal School: circa 11000AUD
7) L’opzione “Boarding”, cioè l’alloggio nel Dormitorio dell’Academy è comprensiva del vitto 250AUD a settimana mentre l’affitto di un piccolo appartamento con due camere da letto dovrebbe essere contenuto nei 300AUD
8) Una auto usata decente si aggira sui 10.000AUD
Quindi ricapitolando,più o meno, il budget dovrebbe essere:

$19,360 Tennis training
$11,000 School fees
$11,000 boarding (option – 44weeks)
Or
$15,600 Apt rental for 52 weeks
$10,000 Second Hand Car
Un totale dunque di circa 55.000-60.000 Dollari Australiani. (In US: 50.000, in Euro:36.000 )

La Pat Cash Academy è dunque inclusa nell’Hope Island Resort, a 40 minuti dall’Aereoporto internazionale di Brisbane e a 15’ dalle più famose soiaggie della Gold Coast, recita il depliant e qualcuno potrebbe pensare che ci sono posti peggiori dove andare a vivere (Bradenton,per esempio). Non eccitatevi troppo: in realtà l’Academy è sperduta fra lussuosi resort e campi da golf ma la prima impressione è quella di desolazione perchè non esiste un vero e proprio centro e pare davvero di essere perduti nel mezzo di un acquitrinola cosa è evidente se la andate a cercare su Google earth, e . Dopo un po’ però ti ci raccapezzi e identifichi i punti fermi che sono il piccolo Centro Commerciale di fronte al Resort dell’Academy (o meglio, al di là della gigantesca rotonda (e già sulla Santa Barbara Rd), fondamentale per un paio di ristorantini e snack bar, ottimi per un Latte e Brioche al mattino e per qualcosa di più sostanzioso nell’intervallo pranzo; il waterfront di Sanctuary Cove, colmo di sfiziosi ristorantini- e noi abbiamo variato passsando dal greco al francese al jamaicano e al messicano…- e Harbour Town, il primo centro più consistente con shopping center,cinema multisala e vari ristoranti incluso l’immancabile Mac . Dopo è tutto un susseguirsi di piccoli borghi che si confondono con il centro commerciale in puro stile Florida e per trovare qualcosa di più simile a una città bisogna arrivare a Surfer Paradise, che comunque non è molto distante (20-30 minuti). Intendiamoci, sotto certi punti di vista questa è l’area più borazza di tutta l’australia, dove il meglio e il peggio s’incontrano nello spazio di pochi metri, daigli esclusivi golf courses con tanto di canguri ai lungomari che rigurgitano turisti in canotta, surfers, maramaglia sciabattante di ogni razza e religione, i Grandi Parchi in stile Orlando e musica assordante di bassa lega. Anche qui però un popolo sportivo come quello australiano riesce a distinguersi: lo stesso cibo è meno artificiale e grasso di quello tipico e alla lunga stomachevole che ti viene propinato in Us, vedi meno gente obesa e molta più gente che corre, va in bici, nuota e fa surf e insomma, mi sembra che l’australiano rispetto all’americano viva una vita più sana.
Come ho detto, noi eravamo alloggiati al Sanctuary Cove: al mattino Gabrí,mia moglie, portava Nicky da at Cash e io scendevo di corsa (3km circa)…facevamo colazione con Latte (come gli Aussie chiamano quello che in realtá é il Caffélatte, ottimo quello di Melbourne) e croissant, e poi o stavamo lí a vedere gli allenamenti o andavamo a far shopping o a giocare a tennis o a golf… Siamo anche andati a vedere Martina Hingis contro Castano al WTA Gold Coast Tournament che si giocava al Pines Royal Resort a 20′ da dove eravamo noi…Vista anche Shaar Peer in doppio. E la Safina e la Srebotnik. Ovviamente siamo stati anche al Wet ‘n’ Wild (anche Nicholas ha le sue esigenze).

Insomma Ci ho un po’ lasciato il cuore anche perché ho visto che Nicholas forse per la prima volta sembrava davvero divertirsi.Una volta l’avevamo lasciato da solo alla pausa pranzo e quando siamo tornati era sul campo, nell’ora di riposo,che stava facendosi due sets giocando alla pari col figlio di Cash, di due anni più anziano. L’altro giorno, telefonandomi da Bradenton, mia moglie mi diceva che Nicholas le aveva detto che secondo lui non stava imparando granchè in queste due settimane e che l’ultimo posto dove aveva veramente imparato qualcosa era stato alla Pat Cash dove John gli aveva messo a posto il rovescio.(E io che credevo di essere stato fondamentale con le migliaia di palline al cesto servite a mano….). Poi aggiungeva, con il fare saputo dei bambini di 10 anni: e poi sai perchè la Pat Cash è forse meglio della Bollettieri? Perchè qui siamo a Bradenton, invece in Australia possiamo andare a Sydney che è bellissima… Il fatto che sia anche a 932 km è per lui secondario. Ma bellissima Sydney lo è veramente.
Lasciatemi quindi subito dire che se la Pat Cash Academy fosse sita in Perth, credo non avrei alcun dubbio : Il Paradiso, nel senso di Bollettieri, può attendere e per due o tre anni Nicholas potrebbe maturare e crescere in pace. Poi ovviamente bisogna valutare anche in base al carattere e alle potenzialità dell’individuo se andare là “where the champions train”.Insomma, l’Academy, qualunque essa sia, è uno strumento e sta a te utilizzarlo secondo i tuoi scopi.
Da Brisbane ci siamo poi diretti verso Sydney (932 km) fermandoci di tanto in tanto ad ammirare le spiaggie e i paesini di Burleigh Heads,Tweed Heads, Currumbin Beach e soprattutto Byron Bay, famosa per essere stata un covo di hippies e freakkettoni e che conserva ancora il suo look artistico anche se poi é un covo di surfisti (ma di quelli tipo ‘Searchers’ alla Patrick Swayze e Big Wednesday e non di quelli Rock & Roll, svastiche,tattoo,birra e rutti…) La notte ci siam fermati a Coffs Harbour che é famosa per The Big Banana…a un certo punto sulla strada c’é un cartello che dice: 600 metroes for the Big Banana e alla curva sulla sinistra c’é una sorta di monumento che non é altro che una Banana gigante in materiale tra il legno e la plastica o il carton gesso…insomma, c’é chi ha il david di Donatello e chi la Big Banana e certo a chi la mette sul piano culturale é difficile controbattere…Coffs Harbour é uno dei centri mondiali della coltivazione delle banane e sembra incredibile ma c’é anche chi viene in vacanza qui e non sapendo che altro fare finisce per passare una giornata al The big Banana Tour…noi siamo ripartiti il mattino subito alle 6 e quindi ce lo siamo persi…giú dritti fino a Sydney dove siamo arrivati nel primo pomeriggio alloggiando a Bondi Beach sbagliando strada solo una volta ma mancando completamente l’Harbour Bridge e finendo invece nel tunnel che ricorda sinistramente quello di Parigi dove morí Lady D…Niente paura perché il ponte lo prenderemo per sbaglio almeno altre tre volte il giorno dopo: il fatto é che girare per Sydney in auto, con guida anche a sinistra e non essendoci mai stati, diventa complicatissimo al momento culminante e cioé quando arrivi nel guazzabuglio centrale, un intricatissimo nodo stradale che fa impallidire quello giá complicato di Miami :quello di miami é complicato dal fatto che mancano i nomi delle strade e dalla presenza di West e East…dopo un po’ magari ti abitui ma quando ritorni te lo sei giá scordato…quello di Sydney é complicato e basta ma poi a piedi la giri benissimo e infatti noi dopo due giorni a Bondi ci siamo trasferiti allo Sheraton on the Park (Hyde Park,per la precisione) al vertice del triangolo isocele costituito da Darling Harbour e Opera House/Harbour Bridge…Ma torniamo a Bondi: la cosa bella sono le Coastal Walk: parti da Bondi che é una bellissima-soprattutto al mattino presto e alla sera quando si spopola-spiaggia a mezzaluna incastonata fra due promontori e a sud ti avvii su un sentierino che alle 5 comincia ad essere affollatissimo da jogger o semplici camminatori…il percorso, asfaltato, si dipana per 4.5 km su e giú fino a Brontee fra roccie intagliate dal vento e simili a quelle sarde della Gallura,passando per la deliziosa spiaggia intermedia di Taramura, mentre poco piú su c’é la strada normale con le auto…fra jogger e semplici amanti della passeggiata incontri anche qualcuno che si é completamente isolato a leggere un libro o a studiare su una panchina o fra le roccie…c’é un sole estivo ma nel contempo spira una brezza fresca e una felpina potrebbe essere portata con disinvoltura…Un’altra famosa Coastal Walk è quella di Manly, una delle spiaggie a Nord d Sydney.Nei giorni seguenti ci dedichiamo a girare in lungo e in largo DARLING HARBOUR, HARBOUR BRIDGE, THE ROCKS & OPERA HOUSE, camminando per ore, fermandoci a fare colazione,spuntini e cene nei ristorantini di The Rocks, un quartiere tutto vicoli,bar e mercatini proprio fra ponte e Opera House,scattando centinaia di foto, andando all’Aquarium, fermandosi per una birra al tramonto sul bordo dell’Opera, camminando per i Royal Botanic Gardens (dietro l’Opera)… La sensazione finale é quella di una Sydney stupenda,eccitante e spettacolare con un background naturale ed uno altrettanto spettacolare artificiale: lo skylline attrae morbosamente lo scatto della macchina fotografica nello stesso modo in cui scatti una bella foto alla spiaggia a semiluna di Bondi…Suppongo che anche Manhatthan sia cosí, ma il fascino di Sydney é particolare…poi, forse é vero, Cape Town con la Table Mountain sul retro e la cascata di nubi che si gettano giú dalla cima come un Niagara di vapore, a Sydney non c’é ed é forse vero che la bellezza di Sydney é un mito artificiale…eppure, vi assicuro, é proprio bella…ci staresti 10-15 gg e per potertela godere veramente, tre mesi non sarebbero abbastanza…E comunque l’Australia tutta é un paese che merita un lungo viaggio iniziale per conoscerla e poi forse altri 3-4 viaggi per godersela…
Concludendo, ecco qui di seguito alcune peculiarità in Oz :
1)Fusi Orari: perché,dite voi? Perché a parte ore di differenza per via dell’ora legale e differenze di ore strane a prescindere, da Adelaide a Alice Springs per esempio c’era mezzora di differenza di fuso….MEZZORA!!!!
2)Bagni nelle case senza possibilitá di chiudersi a chiave dentro: non so se l’ho notato solo io, ma i cessi nelle case sono senza chiave…per evitare che i bambini si chiudano dentro ,mi hanno spiegato…ma senza usare giri di parole,tu sei ospite di qualcuno, ti scappa una necessità maggiore, come la chiamano in Angola, e non ti puoi chiudere dentro e quindi nel bel mezzo del tuo sforzo puo’ entrare chiunque…Mi sembra una pecca non da poco.
3) Impossibilitá di farsi un bel tuffo in mare:per una ragione o l’altra - stingers (meduse mortali),coccodrilli di mare, squali,pesci velenosi, correnti fortissime (ne annegano spesso nonostante i cartelli e la presenza dei famosi Life Savers che qui hanno anche le competizioni e i monumenti sulla spiaggia) e non ultima la temperatura (tranne a P.Douglas ma lí c’erano le meduse…)
4)Cena prima delle 8…in pratica solo a Sydney esiste una vita notturna…certo, anche a Perth,Melbourne soprattutto ed Adelaide ci saranno posti dove andare ma non é immediato e comunque dopo le 8 rieschi di non mangiare e anche la South Bank di Melbourne comincia a svuotarsi alle 10…A Sydney no, c’é ancora casino per le strade, luci accese nei locali…
5)Il Popolo Invisibile (davvero, gli Aborigeni non li vedi)
6)Checché ne dica Aldo Busi nella sua opera Cazzi e Canguri (pochissimi i canguri), di Canguri ne abbiamo visti e toccati parecchi: ce n’erano anche sul campo da golf, spaparazzati in regal disinteresse…Nei Wild Life Resort gli dai da mangiare e li accarezzi…sei lí che stai dando da mangiare a un wallaby, un cangurino piccolino, e perdi mezzora con lui e scatti 30 foto poi fai 20 metri e ti trovi circondato da 300 canguri di cui alcuni grandi come te…Come ti si appropinquano é inquietante: quatti quatti con fare a metá fra uil sospetto e l’intimidatorio ti arrivano alle spalle a reclamare un po’ di noccioline e sulle prime sei un po’ perplesso ma in realtá sembrano dei giovialoni…poi magari si allontanano improvvisamente a balzi seguendo la loro agenda, senza salutare.Insomma, sembrano loro quelli che comandano e tu tutt’al piú solo il maggiordomo

Se uno vuole approfondire il discorso Australia, si consiglia DOWN UNDER (un paese bruciato dal sole,in italiano) di Bill Bryson: un capolavoro di letteratura di viaggio, divertentissimo.

Florida: le tennis academies di Bollettieri, John Evert e Saddlebrock

di GIANCARLO SCANAGATTA

pubblicato su Matchpoint 28 ottobre/10 novembre 2004.

Ma come sono queste Tennis Academy americane così celebrate nel mondo della racchetta? Si migliora davvero (non solo in inglese…) a frequentarle? E quali sono le migliori? E migliori per quale aspetto? Per come ti insegnano (tecnologie avanzate, audiovisivi?), per come ti seguono, per la serietà e la capacità dei coach, per i comforts della resort, per la programmazione degli allenamenti, ma anche del tempo libero…?
Dopo averne sentito tanto parlare, sfruttando tutto agosto sono voluto andare a scoprirle…per me e per i lettori di Matchpoint. Magari per tornarci, o per poter dare dei consigli a chi ci voglia andare. Così sono stato un mese in Florida, prima alla Tennis Academy di Chris e John Evert a Boca Raton, poi alla Hopman Academy di Saddlebrook (che è una WTA Resort), infine alla più nota di tutte, la Nick Bollettieri Tennis Academy.
PRIMA UN CENNO AUTOBIOGRAFICO (solo per darvi l’idea del mio livello di gioco, delle mie aspettative).
Sono un ragazzo di 14 anni, vivo a Firenze, sono tesserato per il TC Prato,
ma mi alleno al Tennis Matchball di Bagno a Ripoli (Fi). Non sono un
fenomeno. La mia classifica è 4/4 (d-4), ma spero di valere almeno 4/3 e
magari 4/2. Ho fatto pochi tornei per via della scuola _ mi sono iscritto
alla quarta ginnasio _ e perché non è facile trovare chi mi ci accompagni.
Mio padre spesso non c’è, mia madre deve occuparsi anche di mia sorella che
ha 12 anni. Credo che, purtroppo, siano problemi comuni a parecchie famiglie
di aspiranti tennisti.
Il tennis mi piace e mi appassiona. Vorrei giocarlo più di 3 volte alla
settimana. Ho cominciato a interessarmene fin dai 7\8 anni, ed era
impossibile che non succedesse: mio papà è giornalista sportivo e segue
tutti i tornei più importanti. Tante volte avevo quindi sentito parlare di
Bollettieri, della sua Academy e dei campioni che ne erano usciti. Mi
piaceva l’idea di scoprire come fosse organizzata e di vederne anche altre,
per poter fare dei confronti. Non ero mai stato all’estero da solo, né mi ero mai messo la sveglia da solo (lo scrivo per farvi capire che si è trattato di un test anche per lo sviluppo della mia autonomia e autosufficienza). Salvo che per un corso a Pievepelago a 9 anni, non ero mai stato lontano dai miei. Il mio inglese era
molto scolastico. Come dire che quasi non lo parlavo.
Le accademie prescelte, per motivi logistici, erano tutte in Florida. Il
periodo per (tentare di) progredire nel tennis (e in inglese): un mese.
Quello delle vacanze. Ciò sebbene agosto non sia certo il mese migliore per
andare in Florida, caldissima e umida, anche quando non è perseguitata come
quest’anno dagli uragani, Charley, Frances, Ivan.
Io ho fatto conoscenza con Charley (per fortuna senza esserne travolto, ma
la paura è stata tanta) e, così, per rendere il mio stage un po’ più
avventuroso, anche con un coccodrillo e un bel serpente nero, insieme a
tanti campioni che ho visto allenarsi, Haas, Sharapova, Malisse, Capriati,
Henin, Harkleroad, Fish, Stepanek con il suo coach Petr Korda, Morrison, lo
junior più promettente d’America Donald Young (e il finalista junior di
Wimbledon Kasiri, l’americano Fugate), le due junior più forti del mondo,
Karatancheva e Vaidisova. etc. Ma andiamo per ordine.
Questo il mio programma: la prima settimana d’agosto nell’accademia di Chris
e suo fratello John Evert a Boca Raton, un’ora a nord di Miami; la seconda
fino a Ferragosto a Saddlebrook, vicino Tampa (a un’ora e mezzo da Orlando,
Disneyworld, Sea World, Universal Studios etc, a 2 ore dall’Atlantico), dove
ha casa la famiglia Capriati e si allena Jennifer. Un Paradiso frequentato
spesso anche da Justine Henin, oltre che la sede del Wta Tour. Ultimi 15
giorni nella accademia di tennis più nota del mondo, quella di Nick
Bollettieri, a Bradenton, appena un po’ più lontana da Orlando, più verso il
golfo del Messico.
Le prime due settimane le ho vissute in Florida insieme al mio amico Luca
Pippi (4-3) di Forte dei Marmi e così ho evitato un impatto troppo brusco con un
mondo molto diverso dal nostro. Luca è uno dei migliori ‘91 italiani. Lui
non era mai stato in America, né lontano dai genitori. Anche lui non sapeva
una parola di inglese. Ma la sua presenza e la sua compagnia mi davano
sicurezza.
Matchpoint mi ha offerto di descrivere la mia esperienza, chissà quante cose
dimenticherò. Se qualcuno volesse sapere più particolari, perché magari è
intenzionato a ripetere un’esperienza simile, può scrivere alla rivista e
gli risponderò.

L’ESPERIENZA ALLA EVERT TENNIS ACADEMY

(10334 Diego Drive South, Boca Raton, FL 33428,sito web: www.evertacademy.com, tel. del Direttore
Sales&Marketing Loretto Vella, 001.561.8693407, e.mail lvella@imgworld.com;
altre e.mail utili: jevert@imgworld.com. ) 

Partiti domenica mattina da Firenze, domenica pomeriggio eravamo già alla
Evert Tennis Academy, un Campus dell’IMG. Inizio eccitante: a prenderci a Miami ci avevano mandato un autista con una gigantesca Limousine. Che emozione salirci
dentro, la tv, il frigo, il telefono, una sfilza di coppe per lo champagne.e
naturalmente lì ci siamo fatti le prime foto. Costo del trasferimento
Miami-Boca Raton, 75 dollari.
Il primo impatto con l’EVERT Academy (1-7 agosto).
I campi da tennis sono 23, una dozzina in cemento verde (con gli out blù), due in terra rossa e il resto in terra verde. Ovunque i nomi degli sponsor principali, Nike e Wilson. All’interno dell’Academy c’è un negozio Nike, dove si trova di tutto (e a prezzi scontati: ad esempio le scarpe Nike del modello di Moya che in Italia costano 120 euro lì costavano circa 80 euro), dove ti accordano le racchette etc. C’è anche una palestra di media grandezza, piena di attrezzi, tapis-roulants etc (una cinquantina di “macchine”) e c’è una sala di “mental-conditioning” con vecchi video di grandi match del passato (Connors-Krickstein…).
All’ingresso c’era scritto ovunque Mission Bay. Ma che cos’era? Me l’ha spiegato Claudio Colucci, il vostro corrispondente da Boca Raton che è venuto a trovarmi. Dove ora ci sono i tre campi centrali, all’inizio c’era una piscina di tuffi con una piattaforma da dieci e una da cinque metri. Più altre quattro da tre metri!! Era il centro dove si allenava Greg Louganis, il più famoso tuffatore di tutti i tempi (insieme al nostro Klaus Di Biasi…). Quello di Mission Bay è stato forse il più
grande centro natatorio d’America. C’erano cinque o sei piscine olimpiche. Tempo fa fu stabilito un Guinness record per il numero di persone che nuotavano
simultaneamente. Quando il centro fu trasformato in una accademia di tennis _ per via di problemi finanziari _ i primi proprietari furono Carling Basset e Robert Seguso. Poi il centro fu rilevato da Chris Evert e suo fratello John…
Nella prima settimana d’agosto eravamo una cinquantina, equamente distribuiti, fra ragazzi e ragazze di 11-16 anni. Molti di New York, di Chicago, della stessa Florida, cinque francesi, quattro italiani (oltre a me e Luca, due ragazzine milanesi), qualche spagnolo di Barcellona, un thailandese fanatico di Srichapan. John Evert mi ha detto che il corso precedente era stato molto più “europeo”. Il livello dei giocatori presenti al mio corso era medio: non vorrei sembrare presuntuoso, ma la maggior parte giocavano come me. E diversi peggio. Mi è stato detto, però, che il livello degli studenti full-time che frequentano il campus da ottobre in poi (15.750 dollari la “retta” per un semestre, 29.000 per tutto l’anno per gli “interni”, 9.000 e 15.950 per gli “esterni”) è assai più elevato di quelli dei summer-camp.
I “summer-camps” vanno dal lunedì a venerdì. Domenica il check-in, sabato il check-out. Tutti, alla reception gentilissimi. C’è anche chi parla un po’ italiano.
Il giorno seguente c’è stato detto come era organizzata la giornata. La
sveglia (libera) entro le 7:30 perché alle 8:00 chiudeva la “cafeteria” (così
chiamavano la sala-mensa), alle 8 e mezzo si iniziava a giocare per tre ore
e mezzo nelle quali si faceva tanto drill (cesto); in queste ore era però
pure compresa un’ora di atletica il lunedì, il mercoledì e il venerdì e un’
ora di mental conditioning il martedì e il giovedì. A mezzogiorno mangiavamo (spesso riso e pollo…e anche lasagne che piacevano certo più agli americani che agli europei) e ci riposavamo per essere all’una di nuovo in campo a disputare match di
singolo e di doppio. Seppur stanchi morti, quando alle quattro si concludeva
l’allenamento quotidiano eravamo dispiaciuti di smettere perché erano
incredibili la voglia e gli stimoli che i giovani coach (per la maggior parte sudamericani…fra loro parlavano quasi tutti spagnolo) riuscivano a trasmetterti. Si cenava all’ora in cui di solito in Italia si fa merenda ed in Inghilterra si prende
il tè, ovvero verso le 5, tanto che se alle dieci non dormivi ancora morivi
di fame perché erano ormai cinque ore che non toccavi cibo.Ma in genere eravamo tutti talmente stanchi che le 10 p.m (le 22) parevano le 2 di notte. La settimana è
stata davvero molto divertente sia dentro che fuori dal campo perché venivano
organizzate tante attività: cinema, go kart, visite al Mall (il centro commerciale)
etc.
Il programma tennis qui era davvero ben organizzato non solo per la
quantità di “lavoro” giornaliero ma perché non era affatto pesante, e i
coach, giovani e allegri, diventavano subito amici. Gli allenamenti (rispetto a quelli cui sono abituato al Matchball di Firenze o al Tennis Italia di Forte dei Marmi) erano molto più mirati sul timing e la potenza dei colpi che sulla regolarità e le angolazioni. Spesso ci dicevano: colpite forte e rasorete anche al centro. Erano più insistenti le raccomandazioni sul nostro modo di portare i colpi che non sulla direzione delle palle che tiravamo. Mi aspettavo si giocasse meno a rete e invece…Quando volevano sviluppare il gioco a rete se non riuscivamo a giocare la volee lunga oltre la riga del servizio il punto era dell’avversario.
Per un paio di giorni John Evert si è occupato direttamente di noi, con grande impegno.
In una settimana non si può pretendere di fare miracoli, ma _ almeno per quanto mi riguarda _ il rovescio qualche progresso l’ha subito fatto. Merito probabilmente dei campi in cemento: la palla arriva più veloce, la si gioca più d’incontro (mentre sulla terra se abbrevi il “finale” non riesci a giocare lungo), c’è meno apertura, il movimento è forzatamente più corto. Si anticipa quasi senza volere. Ti ci abitui, dopo un po’, e funziona benissimo. L’aspetto più curioso della vicenda è stato proprio che il mio colpo più debole sulla terra rossa, il rovescio, lì sul cemento è diventato tecnicamente il colpo più apprezzato dai vari coach, mentre il dritto di cui andavo così fiero in Italia veniva spesso criticato per la sua gestualità troppo ampia. Mi pare d’esser migliorato.

HOPMAN ACADEMY, Saddlebrook

(20 km a nord di Tampa, il cui aeroporto internazionale dista 30 minuti d’auto), 5700 Saddlebrook Way, Wesley Chapel, Fl 33543. Tel. 001-813/973-1111; fax 001-813-973-4504. Sito web: www.saddlebrookresort.com
Proprietario Toim Dempsey. Chief Manager Kevin O’Connor.


7-14 agosto
(chi ha il WTA Media Guide del 2004 a pag 283 trova una foto panoramica dell’accademia).
Questo posto è un paradiso terrestre. Mica fessi quelli della Wta ad averlo scelto come sede ufficiale dell’associazione tenniste. 45 campi con tutte le superfici dei Gran Slam, un fitness center di 1.000 metri quadrati, prati verdissimi (anche perché di pomeriggio spesso piove: è il clima monsonico estivo), 1 campo fantastico da 36 buche per il golf (firmato da Arnold Palmer), una piscina megagalattica che pare un lago (un milione e 500.000 litri d’acqua!), ma che _ che jella! _ in questo mese stanno rimettendo a posto e quindi non potremo farci il bagno. Strade di comunicazione belle larghe. E’ un villaggio piuttosto grande. L’albergo è a 5 stelle, è davvero un posto da miliardari. Difatti gli americani che ci arrivano hanno limousine o macchine lunghe da qui a laggiù. Io e Luca abbiamo subito incontrato Stefano Capriati, il papà di Jennifer, grazie al quale tutta la nostra avventura americana è cominciata. Ci ha detto che ci avrebbe invitato a cena e ci avrebbe fatto conoscere Jennifer. Che emozione.
E che paura invece quando, per essere gentili e recuperare una pallina da golf caduta in un laghetto, abbiamo visto spuntare fuori dall’acqua un coccodrillo! Da non credere. Siamo scappati via, perché non sapevamo quanto sarebbe stato veloce. Certo che d’ora in avanti le palline le lasceremo dove stanno.
E non è finita: un paio di giorni dopo, mentre tornavamo alla nostra camera piuttosto lussuosa (soprattutto se paragonata a quelle spartane, con letto a castello, della Evert Academy) un serpente nero e lungo non meno di due metri ci ha attraversato velocissimo la strada. Luca, io e un paio di ragazzi giapponesi ce la siamo data a gambe levate. Che spavento!
Gli orari di allenamento sono simili a quelli di Boca Raton, forse appena un po’ più blandi. La pausa pranzo, ad esempio, è due ore, E si mangia anche molto meglio. Peccato non poter fare il bagno in piscina. I maestri sono meno allegri, e meno loquaci di quelli della Evert Academy. Ma d’inverno sono una trentina e d’estate meno. I due capi dell’organizzazione tecnica sono Howard Moore e Alvaro Betancur, un ex giocatore giunto fra i top-100. Anche questi maestri sono bravi. Ho giocato contro un americano di 17 anni. Tre pari, molto combattuto, dopo tanti esercizi. Luca ha perso 6-4 da un coreano. Finita la giornata, dopo il solito acquazzone, siamo andati ad un grande supermercato…dove però c’è di tutto, non solo cibo.
Ho incontrato Ashley Harkleroad, una delle ragazze più carine del circuito. Lei abita proprio qui, tutto l’anno, quando non gioca tornei. Si allena tantissimo, si vede che non le basta essere carina ed aver firmato già parecchi contratti. E’ stata molto gentile, mi ha regalato un polsino. Avevo letto che era un po’ montata, ma a me non è sembrato. Molto gentile è anche Scott Brooke: è stato l’allenatore di Rusedski per 3 anni dal ’94 al ’96 _ prima che lui, ancora canadese, ingaggiasse Brian Teacher _ ed è un fissato del servizio. Rusedski è stato per diversi anni a Saddlebrook. Ad allenarlo fisicamente c’era quel Pat Etcheberry (giavellottista ai Giochi di Tokyo 1964) che si è occupato a lungo l’anno scorso anche di Justine Henin (e prima di Pete Sampras, Agassi, Courier, i golfisti Faldo e Els, ) e che è a disposizione di chiunque a Saddlebrook debba fare riabilitazione fisica e allenarsi duramente. C’era anche lo psicologo dello sport Wayne Halliwell. Scott mi ha fatto vedere tutta una serie di servizi giornalistici corredati da fotografie sui servizi di Roddick, Ferrero, Safin, Nalbandian, da come mettono i piedi, dalla posizione inclinata del corpo, da come entrano in campo con il salto e con lo stesso piede (il sinistro) su cui fanno leva all’inizio, come fanno il kick-serve per seguirlo a rete, il lift sulla seconda, etc. Poi mi ha ripreso con la telecamera e mi ha fatto rivedere i miei errori e che cosa dovrei fare. Interessante e utilissimo. Quella cassetta ce l’ho con me e ogni tanto me la riguardo. Se potessi stare un po’ di più con lui…non dico che arriverei a servire come Rusedski (anche lui è mancino!) ma certo servirei meglio. Papà dice che dovrei presentarlo a Volandri. E se poi Fanucci si arrabbia?
Nel ’99 ha soggiornato a lungo qui anche Davide Sanguinetti. Tra pochi giorni comincia il torneo olimpico a Atene. Mardy Fish era qui che si allenava ed è appena partito. Resta qui il suo allenatore, molto simpatico e disponibile. Invece _ e questo è uno scoop per papà_ Jennifer che è in tabellone e doveva partire per Atene non ci va più. Non sta bene. Ma si allena ugualmente tutti i giorni, e il suo papà non la molla un attimo. Si è fatta fotografare con me _ ho quasi costretto una caterva di giocatori a farsi fotografare con me, con la scusa di Matchpoint _ e poi mi ha fatto vedere la sua bellissima Porsche. Siamo stati (senza Jennifer e senza Porsche…) anche al cinema. Qui costa poco, 3 euro e mezzo circa…ed ho scoperto che capisco già abbastanza d’inglese per seguirlo.
Per giovedì e venerdì è previsto l’arrivo dell’uragano Charley. Qui sono preoccupatissimi. E si rischia di rimanere isolati anche per quanto riguarda i telefonini. Ci sarà una mezza evacuazione. 120 ragazzi (e non solo) dormiranno in un salone del centro, e altrettante in un altro salone. Perché la club-house ha mura molto più solide delle casette sparse nel verde e che la furia del tornado, preannunciata con raffiche da 220 km orari, dovrebbe travolgere.
Incredibile, la grande tecnologia meteo americana ha fatto splash, si erano sbagliati tutti. Charley è passato, ma a 150 miglia da qui. Tutti quelli che avevano dato retta alla polizia, abbandonando Tampa e scappando verso Orlando, se lo sono beccati in pieno. E sono furibondi. Questi due giorni di vigilia ovviamente hanno turbato un po’ la concentrazione di tutti, noi ragazzi compresi _ con i genitori che tempestavano di telefonate e raccomandazioni _ e tante sono state anche le ore passate alla tv, prima per seguire come Charley si avvicinava, e poi per vedere i disastri che ha combinato dopo averci risparmiato.

Nick Bollettieri Tennis Academy (NBTA)

5500 34th Street West. Bradenton, Florida 34210, tel. 001-941.755.1000 (fax 001-941.752.2531), sito web www.imagacademies.com; segretaria Bollettieri: Megan Callaghan, mcallaghan@imgworld.com

Il 14 agosto sono arrivato alla famosa Academy di Nick Bollettieri, che si trova a Bradenton, a un’ora e mezzo da Tampa verso Sarasota e il golfo del Messico. Ho avuto più difficoltà ad ambientarmi perché il posto era enorme e, essendo già due settimane che “facevo l’americano”, cominciavo a sentire un po’ di nostalgia. Fortunatamente nell’accademia ho incontrato altri italiani, fra cui per caso una ragazza del mio circolo (Tennis Matchball di Firenze), Gaia Sanesi, che con la famiglia aveva provato un’esperienza non tanto diversa dalla mia. Gaia è una delle ragazze under 12 più forti della Toscana. Insieme e grazie ai Sanesi sono andato due giorni a Disneyworld (sabato e domenica, i giorni in cui non c’è allenamento) e Unviersal Studios a Orlando (due ore circa da Bradenton). Di italiani ho incontrato pure Matteo Garrè di Genova e Giacomo Miccini (under 12)di Recanati che resterà lì tutto l’anno. Una volta abituatosi alle lussuose suites di Saddlebrook dormire in 4 x 4 metri quadrati da Bollettieri era meno eccitante, ma a tutto ci si adatta. Un po’ di rimpianto c’era anche per la cucina della WTA Resort. Qua però c’erano più ragazzi ed era più facile fare amicizia. Anche qui ci svegliavamo presto ed io prima degli altri perché il programma quotidiano cominciava alle otto ma Bollettieri mi aveva chiesto di arrivare sul “suo” campo alle sette (insomma, sveglia alle sei!) per potermi vedere personalmente. Giocavo quindi fino alle 11:30 e dopo mangiato di nuovo dalle una alle quattro. Stravolti ma divertiti facevamo il bagno in piscina e giocavamo a ping pong o andavamo all’internet-point dove potevo mandare e-mail a casa (un’altra cosa che ho imparato stando negli States). Anche qui dopo cena (5-6) erano organizzate attività come nelle accademie precedenti e presto eravamo a letto per riuscire a svegliarsi all’alba. L’allenamento si svolgeva più o meno così: prima di entrare in campo facevamo un lungo riscaldamento con corsa, andature e stretching; poi, sul campo, scaldavamo i colpi da metà campo. Quindi passavamo al palleggio lungolinea e incrociato. Seguivano i cesti: “strettini”, attacchi di dritto e voleè di rovescio o viceversa, palle in recupero e palle da aggredire, così tanti smash che alla fine la schiena era quasi dolorante, non troppi servizi, ma molto, molto ritmo. Varie e divertenti tipologie di punti: partendo entrambi a rete, uno a fondo con l’altro a rete, dal recupero del lob o della smorzata; veniva fatto come esercizio e ritenuto molto importante il doppio. Bisognava seguire a rete sia il servizio sia la risposta aggredendola. Il pomeriggio giocavamo invece singolari. E dopo un’ora di IPI (International Performance Institute), ovvero di educazione fisica atletica; la si faceva talvolta in una palestra dalle dimensioni di una città, o intorno al lago e al campo da golf che interrompevano la monotonia dei campi da tennis. Pensate, erano 75!
Programma settimanale dettagliato del periodo invernale (abbastanza simile che da Evert): Lunedì mattina: palleggio, drills di attacco e difesa. Pomeriggio: contrattacco, risposta. Martedì mattina. Colpi da fondocampo. Pomeriggio: approccio a rete, slice, anticipo su palla liftata. Mercoledì mattina: lavoro sui piedi, equilibrio, postura, recuperi. Pomeriggio: esercizi d’attacco: volee, smash, drop-volley, smorzate. Giovedì mattina: rotazioni dritto, rovescio, smash, servizio, risposte. Pomeriggio: profondità dei colpi, piazzamento, traiettorie strategiche. Venerdì mattina: servizio, prima e seconda, piazzamento, vari effetti, pomeriggio: doppio, posizione sulo campo, volee, risposte.
Sabato mattina: come giovedì mattina. Pomeriggio: colpi speciali, smorzate e pallonetti liftati. Domenica: attacchi, posizioni, individuazione debolezze altrui. Pomeriggio: Contrattacchi, difesa.
I COSTI (da verificare perché soggetti a cambiamenti): le due IMG Academies, Evert e Bollettieri, avevano questi prezzi per i junior: 1090 a settimana per chi sta nel campus, 880 per chi risiede fuori (perché con la famiglia o altro).
Saddlebrook: Golf: nei periodi 11 gennaio-6 maggio 2004 e da 1 ottobre 2004 a gennaio 6 2005, per ogni settimana 1465 dollari. Dal 7 maggio al 30 settembre: 1165 dollari per settimana. Tennis: esterni 15 dicembre-25 maggio 2004 522 dollari. Maggio 26 dicembre 14 , 453 dollari. Interni (dipende dal tipo di camera richiesto, e se uno sta in singola o in doppia): circa 1010 la singola (628 la doppia) fra dicembre e aprile, 860 dlls. dal 28 aprile al 25 maggio, 731 dal 26 maggio al 7 settembre. Vari aumenti per chi fa trattamenti spa in piscina etc. Prezzi differenziati per adulti. Saddlebrook pratica anche tariffe speciali per il weekend (interessanti per i genitori dei ragazzi…).

Il Bilancio Finale

È stata sicuramente una splendida esperienza. La consiglierei a tutti i ragazzi come me. I miei obiettivi sono stati raggiunti, l’inglese lo sapevo molto meglio, il mio tennis è sicuramente migliorato. Dalla Evert ho lavorato sul gioco di volo e sul movimento di gambe (sempre stato il mio punto debole) con buoni risultati; a Saddlebrook ho lavorato sul servizio, spesso seguito da uno che era stato coach di Rusedski per tre anni e che si attribuiva il merito di avergli insegnato a servire; da Bollettieri ho senz’altro migliorato il rovescio, il mio colpo più scarso, e il ritmo da fondo. I coach erano forse più friendly da Evert che nelle altre academies. Il posto di gran lunga più bello è Saddlebrook, che sembra più un posto per vacanza che per costruire giocatori, magari ideale però per l’allenamento di chi è già un campione (Henin, Capriati, Fish). Molto più spartano ma più ideato per costruire campioni è sicuramente la Bollettieri Academy il cui slogan è “Where the players training”. Per chi voglia andare con famiglia consiglio Saddlebrook, perché sei vicino a Tampa (20 minuti) e a Orlando (con tutti i parchi di divertimento possibili e immaginabili…), c’è la superpool, il campo da golf dove anche i familiari del ragazzo iscritto al summer-camp possono godersi una bella vacanza. Consiglierei la Evert, dove il programma tennistico è ottimo a chi voglia fare un’esperienza di due settimane, un mese o un’estate: infatti, come ho detto, essendo l’ambiente più familiare ci si ambienta più rapidamente e non si corre il rischio di avere nostalgia di casa. Per un full time d’un anno è probabilmente più stimolante l’accademia di Bollettieri dove vedi allenarsi quotidianamente campioni, o comunque ragazzi che provano con tutte le loro forze a diventarlo; inoltre a Bradenton ci sono molte più possibilità per le enormi strutture e perché ti organizzano tornei in giro per la Florida come l’Orange Ball. Se qualcuno vuole saperne di più mi contatti pure. E chi decide di provare a vivere un’esperienza simile alla mia, contatti quei nomi che vi ho scritto segnalando di aver letto su Matchpoint questo mio mini-diario.

Ecco la Alumni List che Bollettieri pubblicizza.
I giocatori e le giocatrici che hanno frequentato (più o meno a lungo) l’Academy di Nick Bollettieri vincendo fra tutti una cinquantina di Slam: Andre Agassi, Pete Sampras, Jim Courier, Martina Hingis, Venus e Serena Williams, Monica Seles, Anna Kournikova, Maria Sharapova, Tommy Haas, Mary Pierce, Boris Becker, Bjorn Borg (, Brian Gottfried, Jimmy Arias, Marcelo Rios, Alexandra Stevenson, Mauricio Hadad, Raffaella Reggi, David Wheaton, Carling-Bassett-Seguso, Tim Mayotte, Paul Annacone, Nicolas Pereira, Fabiola Zuluaga, Pablo Arraya, Aaron Krickstein, Max Mirnyi, Lisa Bonder, Pam Casale, Mirjana Lucic, Sandra Cacic, Youness El Aynaoui, Andre Sa. Da juniors nel 2003 sono passati “pro” Jimmy Wang, todd Reid, Maria Sharapova.

Mark Weil Tennis Academy e Tennis Academy di Oxnard

Alla scoperta delle Academies USA IN CALIFORNIA
Seconda puntata
Testo di Giancarlo Scanagatta

scritto nel 2005

C’è Tennis Academy e Tennis Academy, in Italia come in America.
Nel numero 19 di Matchpoint del 28 ottobre/10 novembre 2004 (con Andre Agassi in copertina), raccontai la mia esperienza nelle scuole tennistiche della Florida, certo
le più famose, dalla più nota di tutte, quella “sfornacampioni” di Nick Bollettieri a Bradenton dove magari provavo l’emozione di imbattermi un giorno in Maria Sharapova e un altro in Malisse (ma anche in ragazzini di 8 anni cui Nick Bollettieri aveva deciso di investire garantendo loro delle borse di studio, per esempio all’italiano Quinzi di Porto San Giorgio), a quella del meraviglioso centro Wta di Saddlebrook (quello più chic, con appartamenti e piscine da ricconi) ormai dimora stabile di Jennifer Capriati e Mardy Fish, ma sede prediletta anche per gli allenamenti di Justine Henin, e infine a quella della grande campionessa Chris Evert e di suo fratello John a Boca Raton, un’oretta a nord di Miami.
L’avventura nell’estate 2005 l’ho compiuto dalla parte opposta del nuovo continente, la California. Dal punto di vista di noi europei è più lontana e quindi più cara (sia per il viaggio, più lungo, sia per il costo della vita, più alto) ed è forse anche per questo motivo più conosciuta per Hollywood e le sue star del cinema che non per le scuole di tennis. Però ce ne sono tantissime, più di cinquanta che ho visto pubblicizzate nelle riviste di tennis e su internet. E si trovano quasi tutte in luoghi bellissimi, ideali per allenarsi, con un clima anzi decisamente più favorevole che non nella Florida. Meno caldo, meno umido.
Nella sola California giocano a tennis più persone che in tutta Italia. E tanti grandi campioni americani sono nati, o cresciuti tennisticamente, lì. A me vengono in mente Pete Sampras, Lindsay Davenport e le due sorelle Williams, a mio padre Tracy Austin, i fratelli Sandy e Gene Mayer, Stan Smith, Jack Kramer.
Ero curioso di vedere qualche scuola californiana. Ne ho viste due, una per tre settimane, l’altra per pochi giorni, un weekend prolungato. Quella dove sono stato di più è la Mark Weil Academy, dal nome del suo fondatore e primo coach, Mark Weil appunto che l’ha portata ad essere fra le cinque migliori accademie di tennis degli Stati Uniti (almeno stando ad un sondaggio realizzato dalla rivista americana Tennis Magazine). Per tre giorni,come accennavo, ho frequentato anche _ allo scopo di allargare le mie conoscenze aggiungendo un’altra esperienza _ la Tennis Academy di Oxnard, molto vicina a Santa Barbara (50 km) e…al mare, alle spiagge frequentate dai surfisti. Alla Oxnard si può andare con 350 dollari la settimana senza il dormire, oppure con 750 dollari dormendoci. La retta mensile è di 2.800 dollari: il suo direttore si chiama Mark McCampbell. Come capo coach c’è invece un ex Davisman dello Zimbabwe, Zibu Ncube. Il sito di quest’accademia è www.oxnardtenniscenter.com ,il telefono 001-805-423-2600, l’indirizzo dell’Oxnard Tennis Center è 601 Hobson Way, Oxnard, Ca, 93030. C’è un ragazzo, Daniel Nyugan, di genitori coreani, classe 1990, che viene considerato una delle migliori promesse degli Stati Uniti.
Il nome della Mark Weil Tennis Academy, anche se meno altisonante di quelle Academies della Florida, in California è molto conosciuto e francamente è di un altro livello rispetto alla Oxnard. A me è piaciuta davvero molto, ho trovato professionalità e concretezza, più umanità che glamour, meno campioni ma coach molto seri e dedicati, tant’è che quest’estate ho deciso che tornerò lì senza nulla togliere alle Accademie della Florida dove tutti con me sono stati gentilissimi.
La Mark Weil Tennis Academy si trova a Ojai, una piccolissima, ricca cittadina di appena 8.000 abitanti a 160 km a nord dall’aeroporto di Los Angeles e 50 km a sud di Santa Barbara, immersa nel verde e a 20 minuti dall’Oceano Pacifico e conosciuta anche per il suo festival.
Anche se non presenta fra i suoi giocatori la schiera di campioni di cui invece può vantarsi Bollettieri, campioni presto li avrà ad allenarsi sui propri campi. Infatti sono molti i ragazzi Junior americani che stanno tentando di sfondare con duri e incessanti allenamenti in Ojai. Giocatori di college per i campionati NCAA e giocatori under 18, provenienti da tutta l’America, ma anche da altri Paesi. In particolare dall’ Est Europeo, forse perché c’è un ottimo coach bulgaro al quale credo sia stato dovuto in parte l’arrivo _ a suo tempo _ di Sesil Karatantcheva, probabilmente la tennista più nota sbocciata dalla Weil Academy. Ho incontrato anche diversi giocatori che vengono dall’Estremo Oriente, dal Giappone in particolare: la Weil Academy impiega un coach giapponese che è preparatissimo e…temutissimo: ti fa lavorare con una disciplina, una concentrazione e un’intensità pazzesche. Hanno frequentato quest’Accademia giocatori di una ventina di Paesi (e 4 continenti).
Dà soddisfazione stare lì perché vieni curato come un vero giocatore: seguito non solo durante le sessioni di allenamento sul campo ma anche per quanto riguarda il fitness, la preparazione tattica e mentale, perfino il programma nutritivo.
E mi è piaciuta anche l’organizzazione che ti consente di giocare quei mini-tornei che si disputano tutti i weekend nel raggio di posti abbastanza vicini. Ne ho giocati anch’io, e uno l’ho perfino vinto, a Ventura. Non un torneo di grande livello (se l’ho vinto io…!), ma insomma pur sempre un torneo. Papà, per prendermi in giro, mi ha detto che ero il primo italiano a vincere un torneo in California dopo Renzo Furlan! Peccato che il suo fosse un torneo Atp e il mio poco più di un torneo di giovani… villeggianti.
Però l’Accademia ti manda un coach al seguito, e tu senti l’obbligo morale di cercare di dare il meglio di te stesso per non deluderlo.
Certo quella di Mark Weil non è paragonabile a quella di Bollettieri e dei suoi 75 campi. Questa è molto più raccolta, non c’è bisogno di bussini per raggiungere i 14 campi dalla villa dove dormiamo. Tutto è vicino, niente è dispersivo.Dei 14 campi 10 sono in cemento e 4 in terra verde, la tipica terra americana non poi così diversa da quella italiana: è soltanto un po’ più veloce. Ci sono poi due palestre organizzatissime, una grande e bellissima piscina, un’altra piscina più piccola, campi illuminati per il volley come il basket. I coach sono sempre come minimo otto, ma sono stati anche dieci.
Ovviamente si fa di tutto perchè gli allievi imparino a giocare il meglio possibile, studiando tutti i dettagli tecnici con molta serietà, ma oltre ad imparare giocoforza l’inglese _ ho avuto tre diversi compagni di camera nelle mie tre settimane, e solo il primo compagno per la verità non mi ha insegnato…nulla, era un ragazzone di colore che non parlava mai! _ devo dire che mi sono anche molto divertito. C’era chi si occupava di organizzare altre attività, da serate al cinema oppure alla pista dei go-kart, ma programmando anche mini-tornei di altri sport, di basket, di calcio, di ping-pong, pallavolo, visite a Santa Barbara.
Il fatto che ci si divertisse, e che _ faccio un esempio _ io non sentissi troppa nostalgia dell’Italia e della famiglia (forse anche perché avevo un anno di più, 15 anni invece di 14) non significa che la Mark Weil Tennis Academy sia…Pievepelago. Non è _ cioè _ un camp estivo, in cui si gioca anche a tennis, ma è un posto dove il tennis occupa lo spazio prioritario: “Io non giocavo meno di sei ore di tennis al giorno e soltanto alla sera… quando non ero sfinito (!) c’era magari anche il tempo di fare qualcos’altro.
Intanto sul sito dell’Accademia vi potete fare un’idea: www.weiltennis.com; L’indirizzo è the Weil Tennis Academy, 428 Bryant Circe, Ojai, Ca 93023, il telefono è 001-805-640.3413, il fax 001-805-640.1682, l’e-mail enrollment@weiltennis.com .

“Siamo una Academy giovane _ mi ha detto fin dall’arrivo Mark Weil _ siamo nati meno di 10 anni fa, nel 1997, ma siamo riusciti ad aiutare 70 allievi dei nostri corsi a fare l’ingresso nei colleges della Prima Divisione (Division One), e colleges di primissimo piano quali Stanford, Illinois, USC, UCLA, Cal.-Berkeley, Notre Dame, Pepperdine, North Carolina, Vanderbilt, Northwestern. Sette di loro sono dventati All-American NCAA (hanno cioè fatto parte della “nazionale” dei migliori giocatori di College degli Stati Uniti”…), quattro hanno fatto parte della squadra che ha vinto il titolo nazionale NCAA, abbiamo avuto 20 giocatori/trici fra i primi 10 delle classifiche americane. Inoltre 24 dei 28 giocatori che hanno vinto un torneo nazionale o addirittura internazionale hanno vinto il loro primo torneo mentre si allenavano ancora qui. Ecco, la differenza con molte altre Accademie…non andiamo a caccia di giocatori già affermati per vantarci di averli con noi, ma ci vantiamo semmai di costruirli. Fra i nostri trofei c’è un Orange-Bowl (la Karatantcheva) e un Eddie Herr…Crediamo molto nella disputa continua di tornei, weekend dopo weekend, e anche all’interno dell’Accademia: è il modo migliore per imparare a vincere. Siamo noi che prepariamo il programma dei tornei cui prendere parte, a seconda del livello dei ragazzi, perché sviluppino spirito competitivo ma anche fiducia nei propri mezzi. Bisogna abituarsi a vincere, più che a perdere…sebbene anche dalle sconfitte ci sia sempre da imparare. Niente sostituisce una buona programmazione fitta di tornei, e il 90 per cento di quei tornei sono seguiti dai nostri coach. L’assistenza dei nostri coach ai tornei, che comprende occuparsi dell’iscrizione, del trasporto, dei pasti, riscaldamento prima del match, coaching etc, costa 5.000 dollari extra per tutto l’anno, 2.500 per un semestre agonistico”.
Si allena da Mark Weil una ragazzina ucraina di 14 anni, Gail Brodski, che è un talento straordinario. Al torneo junior dell’US Open, lo scorso settembre, era la più giovane ammessa al tabellone e subito ha ottenuto un grandissimo risultato battendo con un punteggio nettissimo (6-4,6-1 mi pare) la tedesca Ripoll che ha appena vinto qui in Italia il torneo di Salsomaggiore e si è poi qualificata per i quarti al successivo torneo di Prato. A Flushing Meadows la Brodski non le ha fatto vedere palla. Ha una grinta pazzesca, ricorda da vicino, anche per i suoi urletti e per la costante presenza del padre, Monica Seles. Quando ha giocato all’US Open io c’era a vederla, così anche Mark Weil e il suo staff che ovviamente se la coccolano almeno quanto facevano con la Karatantcheva…Ma avreste dovuto vedere già quanti…avvoltoi delle varie società di management (IMG etc) erano lì presenti. Senza contare i fotografi delle riviste americane. Sempre da Mark Weil c’era anche un ragazzo malese, di cui purtroppo mi sfugge il nome sebbene sia stato mio compagno di camera, che gioca già in rappresentanza del suo Paese ed è fortissimo. Sua madre, per pagargli le spese, lavora come cameriera all’interno dell’Academy.
Lo scorso anno nella sezione USTA (la federtennis americana) del Sud della California sono stati organizzati 165 tornei e vi hanno partecipato circa 1.500 juniores. Tutto nel raggio delle due ore di auto.
Per quanto riguarda il resto dell’aspetto economico il costo per l’intero anno accademico (da agosto a tutto giugno, quindi 11 mesi) è di 30.000 dollari per chi dorme all’interno della struttura, “full-boarding e training program” _ con tre pasti al giorno garantiti dal lunedì al venerdì _ ma prevede anche un esborso di 40.000 dollari per chi voglia usufruire di tutta una serie di lezioni assolutamente private (una e mezzo alla settimana, più una di fitness personalizzata, un mese intero di “mental coaching”, consulenze dietologiche, l’inserimento nell’attività di squadra di un college californiano adatto alle capacità dell’allievo).
Costa naturalmente meno, 18.000 dollari annui, per quegli allievi che dormano fuori dall’Accademia. Anche per questi c’è la possibilità di usufruire di servizi privati con 10.000 dollari di costi in più. Si possono chiedere anche lezioni private “estemporanee” a 75 dollari l’ora, oppure a 700 dollari per un pacchetto di 10 ore, a 1350 per un “pacchetto” di 20 lezioni. La mia esperienza, però, mi dice che queste non mi sono sembrate necessarie o troppo utili. E’ anche vero, però, che un conto è partecipare a un programma estivo limitato a tre settimane e un altro a tutto un anno accademico.
Chi volesse stare un solo semestre e non tutto l’anno pagherebbe 16.000 dollari “full boarding” e 9.500 arrangiandosi altrimenti per dormire e un pasto. E’ possibile, mentre si gioca alla Weil, anche frequentare “le medie o il liceo americano, la junior high e la high school” nella vicina Ventura _ ci sono cinque diversi tipi di scuola _ dove puoi frequentare corsi di inglese, matematica, scienze, lingue straniere (spagnolo o francese) e letteratura connesse, arte, internet, informatica e computer con (l’anno scorso) 235 test da affrontare. Alla fine, se passi, ti danno un diploma riconosciuto dall’università americana, o dalle altre scuole (a seconda dell’anno che frequenti per quattro periodi annuali dalle 7,40 del mattino fino a mezzogiorno). Eppure sempre l’anno scorso i diversi ragazzi dell’Accademia sono stati accompagnati a disputare 40 tornei nel Sud della California.E a vedere da spettatori invece i tornei ATP-WTA di Indian Wells a marzo, di Los Angeles a luglio.
La giornata tipo è così: 6.45-7,30 sveglia, vestirsi e breakfast; 7.40-12.10 (scuola per chi va a scuola nei quattro periodi), 12.10-13.00 lunch; 1.00-17.00 tennis; 17-18 tempo libero; 17.30-18.30 cena; 18-30-20-30 studio con supervisors; 20.30-22.00 tempo libero; 22.00: si spenge la luce.
Certo un conto è stare qualche settimana, un conto tutto l’anno. Chi va lì tutto l’anno secondo me è molto ma molto difficile che non diventi forte. Minimo minimo finisce che riesce ad ottenere una borsa di studio ed entrare fra i sei singolaristi (e i tre doppisti) che fanno parte del team di un college. Se pensate che fare l’università in America può costare dai 30.000 ai 50.000 dollari l’anno, a uno che non soffra di troppa nostalgia per l’Italia e la sua cucina…per non parlare della famiglia e degli amici, è un bel…cavallo di Troia. Intanto, per adesso, io ci vado d’estate perché adoro il tennis e mi diverto senza pensare di diventare un campione…Ma questo a Mark Weil, e agli americani in genere, non si può dire. Loro vogliono sempre sentirti dire che aspiri al massimo, che ti impegni per diventare un grande tennista. Che non ti accontenteresti mai di diventare soltanto un buon college-player. Che, detto fra noi, invece potrebbe essere un obiettivo più realistico. Ma può essere che anche per centrare questo obiettivo ci si debba invece mettere in testa di voler diventare molto più forti.

1 Commento a “Reportage: Tennis Academies nel mondo”

  1. Alberto Giudici scrive:

    molto interessante ! avrei intenzione di mandare mio figlio (14 anni ranking 4:3) l’estate prossima proprio alla Weil tennis academy.
    Sono contento di aver trovato i vostri commenti e sarò lieto di ricevere eventuali aggiornamenti futuri.

    Cordialmente Alberto Giudici

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