Tennis e Salute
Lesioni muscolari:
conoscerle, prevenirle curarle

 
7 Dicembre 2008 Articolo di Piero Pardini
Author mug

La lesione muscolare è un infortunio riscontrabile sia nel giocatore professionista che in quello amatoriale. Potenzialmente, tutti i muscoli dell’apparato scheletrico possono essere lesionati durante l’attività sportiva in modo e frequenza variabile in relazione alla tipologia di sollecitazione da esso subìta.

Ogni tipo d’attività sportiva, anche la più banale come salire le scale, può essere causa di un infortunio muscolare. Esistono tre termini scientifici che definiscono la gravità di una lesione muscolare: contrattura, stiramento, strappo. Spesso, questi termini sono utilizzati in modo improprio, specialmente in certi ambienti sportivi sprovvisti di una figura qualificata e competente del settore traumatologico: il medico. Una lesione è, di fatto, la rottura di un numero variabile di fibre muscolari e, pertanto, è sempre consequenziale ad un evento traumatico acuto. Gli arti inferiori sono le sedi più comuni delle lesioni muscolari acute che più difficilmente colpiscono la muscolatura dorsale. L’abbondante vascolarizzazione del muscolo scheletrico determina, in occasione di una lesione, la fuoriuscita di una certa quantità di sangue: nei casi lievi il sangue resta localizzato all’interno del ventre muscolare, mentre nei casi più gravi rimane in superficie, distendendo la fascia muscolare e formando dei veri e propri ematomi. Le fibre interrotte hanno scarso potere di rigenerazione; il processo di riparazione avviene, quindi, con formazione di tessuto cicatriziale le cui proprietà elastiche risultano ovviamente inferiori a quelle del tessuto muscolare. Le lesioni muscolari sono classificate, dal punto di vista medico, proprio in rapporto all’entità del danno anatomico.
Con il Dott. Pier Francesco Parra, Responsabile Medico del Centro FIT (Federazione Italiana Tennis) di Tirrenia e delle squadre nazionali di Davis e Fed Cup, analizzeremo questa problematica sulla base della sua esperienza professionale.
D. Come sono classificate le lesioni muscolari?
PFP.
“Le lesioni muscolari si classificano in acute (dirette e indirette, provocate cioè da un trauma esogeno o endogeno), e croniche post-traumatiche dovute più che altro ad errori terapeutici o ad una cattiva riabilitazione. Fra le lesioni dirette si segnala la contusione, una lesione traumatica acuta dei tessuti molli causata da un urto violento con un corpo a superficie piana (esempio cadute al suolo, traumi da ostacoli, scontro diretto tra atleti) senza che ci sia discontinuità della cute. A seconda della gravità si avrà “stupore” muscolare (cioè momentanea limitazione funzionale senza lesione anatomica), ecchimosi muscolare (infiltrazione emorragica dovuta a rottura di piccoli vasi), ematoma muscolare (rottura di vasi di calibro superiore con infiltrazione all’interno del muscolo) e schiacciamento muscolare con lesione completa del tessuto e conseguente shock traumatico. Le lesioni acute indirette sono determinate da forze distrattive che abbiano una intensità superiore alla flessibilità ed elasticità del muscolo”.
D. Facciamo un po’ di chiarezza tra contrattura, stiramento e strappo
PFP.
La contrattura è un irrigidimento permanente del muscolo che per evitare un eccessivo allungamento presenta una “contrazione di difesa”; non è da considerarsi quale lesione muscolare vera e propria. Lo stiramento invece è una elongazione delle fibre muscolari in assenza di una vera lesione anatomica: clinicamente si manifesta con un dolore progressivo durante l’attività fisica. Lo strappo o distrazione muscolare è una lesione caratterizzata da una discontinuità delle fibre muscolari senza interruzioni del tessuto connettivale, che si può accompagnare a lesione di strutture vasali con conseguente ecchimosi o ematoma. Clinicamente si caratterizza con un dolore improvviso e una sintomatologia oggettiva e soggettiva accompagnate da una impotenza funzionale tanto più precoce quanto più è grave la lesione stessa. Le distrazioni muscolari si distinguono per la loro gravità e sono classificate in tre gradi. Grado I: strappo molto piccolo all’interno di uno o più fasci muscolari. Grado II: strappo che interessa più fasci muscolari ben evidente con un’ecografia. Grado III: lesione che supera in sezione i ¾ del muscolo interessato.
La rottura muscolare è invece l’ interruzione totale o parziale di un muscolo, verificabile per azione, o di un corpo contundente che colpisce il muscolo mentre è contratto attivamente, o per una brusca contrazione. La sintomatologia è caratterizzata da un dolore violento ed improvviso, accompagnato da impotenza funzionale e tumefazione locale per risalita di uno dei due capi verso l’inserzione muscolare. In questi casi, e solo in essi, l’indicazione è chirurgica per il 95% di queste situazioni
”.
D. Si parla sempre più spesso di lesioni post traumatiche: cosa si indica con questo termine?
PFP.
Le lesioni croniche post-traumatiche sono dovute per lo più a cause iatrogene (errato primo soccorso ed approccio terapeutico della lesione, massoterapia non indicata o forzata in taluni casi, errati tempi di recupero etc.). Tali lesioni sono di vario tipo. Per falda liquida s’intende la presenza di liquido infiammatorio tra endomisio di un muscolo e quello adiacente. La fibrosi post-traumatica è una cicatrice che si forma all’interno del muscolo, poco elastica e poco scorrevole. Può essere dovuta o ad un riposo troppo prolungato con eccessiva immobilizzazione, oppure ad una precoce ripresa dell’attività non preceduta da corretta terapia. La cisti siero-ematica è una falda liquida all’interno del muscolo con un ematoma incapsulato da tessuto fibroso. Le calcificazioni muscolari sono deposizioni di sali di calcio all’interno del muscolo ben evidenziabili ecograficamente come macchie biancastre. Ultima, ma non per questo meno grave rispetto alle semplici calcificazioni è la miosite ossificante, caratterizzata dalla formazione di tessuto osseo all’interno di quello muscolare, in conseguenza di traumi contusivi unici o ripetuti”.
D. Quanto è sollecitato in uno sport come il tennis l’apparato muscolare? Com’è possibile prevenire una lesione muscolare?
PFP.
Nel tennis i muscoli sono fortemente sollecitati. Cambi di superficie, spostamenti lunghi, tempi di recupero ridotti, gesti atletici ripetuti spesso in condizioni di scorretta postura possono esser causa di una lesione muscolare. Ciò accade sia nell’atleta professionista, sia nell’atleta che svolge l’attività fisica a livello non agonistico. Causa principale nell’amatore è una cattiva preparazione atletica da inadeguato allenamento o da un ridottissimo riscaldamento muscolare. Per l’amatore è inoltre consigliato almeno una volta l’anno un controllo dei parametri ematochimici (analisi del sangue) e una verifica medica di eventuali lesioni già esistenti”.
D. Se l’atleta incorre nell’infortunio, quali sono gli accorgimenti da adottare per un ottimale recupero della forma fisica?
PFP.
Si può affermare che una corretta diagnosi dell’infortunio e l’immediata impostazione di un’appropriata terapia sono le basi per assicurare all’atleta infortunato (professionista e non) tempi di recupero ridotti. La metodologia da me adottata è fondata sull’intervento immediato: personalmente non attendo le 48 ore post- trauma, bensì intervengo nel più breve tempo possibile, in virtù del principio che prima s’interviene e prima si ha la possibilità di limitare la lesione muscolare. Naturalmente la valutazione diagnostica deve essere sempre fatta a distanza di 48 ore con una buona ecografia per poter avere un quadro clinico completo. A conferma di quanto detto, cito un piccolo aneddoto verificatosi al Rolland Garros due anni fa. Il giocatore austriaco Julian Knowle durante un doppio riporta una lesione muscolare al bicipite femorale. Il giocatore viene fatto camminare dal campo sino al punto di pronto soccorso interno alla struttura, per sottoporsi ad una valutazione ecografica: ebbene, questa camminata ha aggravato la lesione che al controllo risultava lunga ben 14 cm: la lesione muscolare più grande che abbia mai visto! Con lui abbiamo fatto un piano di intervento mirato di tre settimane, a distanza di quaranta giorni dall’infortunio è tornato in campo, con risoluzione completa del trauma a distanza di un anno dall’accaduto”.
D. La laser terapia, quindi, è il metodo più efficace per il recupero da lesioni muscolari? E nello specifico il “Metodo Parra” con effepitre ed adesso con Parracelso?
PFP.
Le lesioni muscolari in genere sono quelle dove la nuova metodologia effepitre trova successi eclatanti con una riduzione dei tempi di recupero eccellente ed una restitutio ad integrum quasi perfetta. Solo nelle lesioni più gravi la cicatrice residuale sarà evidente ma con un’elasticità notevole residua e una resistenza tale da ridurre al minimo problemi di recidiva. L’indicazione al trattamento è fino alle lesioni distrattive di III grado, ovviamente con tempi di recupero progressivamente più lunghi per le lesioni più gravi, ma comunque sempre al di sotto dei quarantacinque giorni considerati tradizionalmente di riposo e cure, prima di riprendere gradualmente l’attività. L’accertamento principe per tali lesioni è l’ecografia che viene eseguita prima e dopo il trattamento per monitorizzare correttamente l’iter terapeutico e i tempi della ripresa dell’attività. Spesso ci siamo scontrati con lo stupore degli stessi ecografisti in casi in cui la ripresa poteva apparentemente sembrare troppo celere. Ovviamente nelle lesioni di minore entità il recupero è ancora più rapido e appare spesso sorprendente. Dopo aver trattato oltre 100 lesioni muscolari di tennisti professionisti, la nostra esperienza ci fa affermare che la terapia con effepitre si è rivelata un intervento mirato di primo impiego terapeutico, nei casi di lesioni muscolari.
Solo nei casi di rottura muscolare è indicata la chirurgia tradizionale; in ogni caso effepitre può rivelarsi utile nel post-operatorio sempre allo scopo di ottimizzare il processo di cicatrizzazione
”.
D. Quali sono i segnali fisici ai quali il giocatore, non seguito da uno staff medico, deve dare importanza per prevenire una lesione muscolare?
PFP.
La fatica è senza ombra di dubbio un primo segnale. Un senso stanchezza tra due eventi sportivi non ravvicinati può essere un segnale di una non perfetta forma fisica. Ad un dolore improvviso deve seguire sempre un’interruzione dell’azione sportiva. E soprattutto durante l’attività bisogna sempre assicurare al corpo una continua integrazione dei liquidi persi. Ecco ciò che permette una “istintiva” forma di prevenzione degli infortuni. Purtroppo se si incorre in uno qualsiasi di questi incidenti descritti in questa mia breve rassegna,il consiglio migliore è affidarsi sempre a personale competente e tempestivo”.
A questo punto non resta che attendere le domande dei nostri lettori, alle quali il Dott. Pier Francesco Parra darà una risposta.

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13 Commenti a “Tennis e Salute
Lesioni muscolari:
conoscerle, prevenirle curarle”

  1. zio tony scrive:

    inanzi tutto i miei complimenti a ubaldo e a piero pardini per questa nuova chicca (questo blog si rivela sempre più un gioiellino)…
    volevo chiedere al dott. parra se esistono dei testi semplici, meglio se illustrati, riguardanti esercizi di streaching specifici per il gioco del tennis…
    ultimamente (da circa 20 giorni) ho un dolorino appena a fianco del collo, prima della spalla che mi infastidisce al momento della battuta (quando alzo il braccio)…poi man mano che si gioca si attenua un pochino ma mai del tutto…meglio che mi faccia vedere? e da chi? medico di base, fisiatra, fisioterapista, osteopata o massaggino? (mai capito bene quali sono le competenze e i limiti di queste ultime figure professionali…)
    p.s.: visto che lei lo ha avuto tra “le mani”, può dirci come sono messi veramente ginocchia e i tendini di nadal?
    e a proposito della intervista del dott. myerson a “mundo deportivo” cosa ne pensa ?
    cordiali saluti

  2. Avec Double Cordage scrive:

    sarebbe interessante conoscere il punto di vista sul “medical time out” del professor Parra.

    Complimenti per la spiegazione ben comprensibile delle diverse tipologie di traumi muscolari! A leggere sembrerebbe però che in caso di problema sia comunque consigliabile un interruzione immediata dell’attivita agonistica, anche se invece di una strappo si tratta di uno stiramento. Da questo punto di vista il medico in campo dovrebbe limitarsi ad una breve diagnosi, ed a un trattamento sul campo sarebbe preferibile un ritiro dal match e un trattamento senza restrizioni temporali seguito da riposo.

    Personalmente io sono contrario al medical time out, perché distorce la competizione, nella quale vedo come fattore importante anche la preparazione fisica di un atleta che gli permette di mantenere la concentrazione anche sotto uno sforzo prolungato, ad esempio in caso di crampi etc. un interruzione danneggia il giocatore senza crampi e quindi meglio preparato.

    Trovo giusto un intervento al cambio campo nel lasso di tempo della pausa regolamentare, ma on oltre, e una breve analisi e interruzione dell’emorragia in caso di abrasioni e contusioni conseguite in una caduta, ma le interruzioni per massaggi e bendaggi non le trovo giuste.

    Se il giocatore con infortunio non può proseguire il match senza aiuto medico dovrebbe dichiarare il match perso, non necessariamente deve essere causa una scarsa preparazione fisica, può essere anche che abbia avuto semplicemente sfortuna.

  3. Avec Double Cordage scrive:

    @
    zio tony
    all’interno di G&F alcuni blogger abbastanza informati hanno affermato che lo stretching prima dell’attività non sempre è sensato, specialmente se non preceduto da un buon riscaldamento, perché in sostanza diminuirebbe le potenzialità del muscolo

    posso sbagliarmi ma cosi mi sembra di aver capito, sarebbe interessante sapere cosa ne pensa il dottor Parra.

    Mi sembra di aver capito comunque che lo stretching va fatto dopo l’attività sportiva e sempre con movimenti distensivi molto lenti e senza movimenti a strappo, e anche separatamente dall’attività sportiva in modo prolungato, ad esempio in forma di Yoga una o due volte la settimana

  4. zio tony scrive:

    ciao avec, dopo lo strappo al polpaccio di tre anni fa ho sempre fatto gli esercizi di streaching che mi ha insegnato il mio amico fisioterapista (d’inverno preceduto anche da un veloce massaggio con un gel riscaldante) e sono sempre stato benissimo (mi tocco)…quest’anno ho customizzato la racchetta aumentandola di 10 gr in testa in testa e guarda caso sono cominciate diverse rognette a polso e spalla… :-(

  5. Giulia scrive:

    Complimenti a tutti. Finalmente un articolo che chiarisce questo annoso problema. Una domanda per la redazione: tratterete anche le tendiniti?

  6. Silvano Brizzi scrive:

    Il Prof. Parra è un professionista serio e stimato, questa intervista testimonia la sua grande esperienza in questo settore.

    Complimenti ad Ubaldo ed al suo staff per l’ottimo lavoro.

    Silvano

    P.s. Da oggi mi riscalderò ancora di più prima di entrare in campo.

  7. anto scrive:

    Gioco tre - quattro volte alla settimana per complessive sette/otto ore. Mi considero un terraiolo doc, ma purtroppo volendo assecondare un mio caro amico ho voluto cambiare superficie, ossia dalla mia amata terra, o giocato su un campo in cemento. Morale della favola, qualche giorno fà, cercando di rincorrere una palla corta, ho sentito una fitta fortissima al polpaccio. Continuare mi era praticamente impossibile, ho dovuto ritirarmi. Dopo due giorni di ghiaccio, ho fatto un’ecografia, la quale ha evidenziato il seguente responso: lo studio mirato a livello della MTJ distale del gemello mediale, evidenzia sul versante muscolare, presenza di lacerazione a spessore parziale in avanzata fase coagulativa. Non raccolte patologiche circostanti. Circolo venoso pervio e ben comprimibile. Chiedo cortesemente qualche suggerimento: cosa devo fare per rientrare, basta la laserterapia? Mi è stato anche suggerito di fare una cura di vitamina D, è consigliabile?Per quanto tempo stare fermo? E’ vero che lo streching prima di un match è deleterio e basta un leggero riscaldamento? (es corsetta). E’ consigliabile dopo aver effettuato un ciclo di terapie, rifare una nuova ecografia per verificare la corretta guarigione dell’infortunio? In quale categoria il mio infortunio viene catalogato? Grazie

  8. piero cocchella scrive:

    lavoro da30 anni come allenatore ho seguito professionisti ho sempre fatto e fatto fare streching prima e allle volte anche dopo l attivita ho una infortunistica su gli allievi bassissima io stesso nonostante i miei 54 anni facccio sempre l atleta sia di tennis di sci che di spinning sono sicuro della efficacia dello streching fatto prima avrei piacere di conoscere degli studi che mi confermassero l esperienza che ho

  9. walter scrive:

    ho 44 anni gioco a tennis da molto tempo, mediamente una-due volte a settimana. Il mio gioco è caratterizzato da notevole dispendio di energie per cui dopo un’ora e mezza circa di gioco averto dolore al polpaccio che si attenua solo se smetto e della durata di un giorno-due. Tale sintomo spesso l’ho avvertito anche quando, per preparazione atletica, corro a giorni alterni.
    Cosa posso fare per evitare che ciò accada? di cosa si tratta?

  10. Marco Sinifredi scrive:

    Buonasera a tutti,

    mi hanno parlato bene del Dott. Parra e avevo quasi intenzione di fare terapie con lui…ma si può sapere quanto costa?

    Grazie

    Risponde la redazione di Ubitennis: “Non sarebbe corretto da parte nostra a rispondere a quesiti del genere, anche perchè presumiamo che le risposte variino da caso a caso.. Però telefonando al suo studio (0572-72430) lei avrà le risposte che desidera. Cordiali saluti e …salute!

  11. superesse scrive:

    Ma che fine ha fatto questa rubrica? volevo pubblicarla sul mio sito di tennis amatoriale http://www.quellicheiltennis.it ma vedi che non è mai aggiornata!

    sezione prevenzione e salute :

    http://www.quellicheiltennis.it/category/prevenzione-e-salute

  12. patrizia scrive:

    BUONA SERA a tutti volevo saper se a distanza di tempo uno strappo muscolare al polpaccio può arrecare problemi al ginocchio e anca(ho 50 annni)

    Ringrazio Patrizia

  13. francesco scrive:

    vorrei sapere e capire come e se e’ possibile che un giocatore professionista come alexandre pato possa in 2 anni e mezzo aver avuto ben 14 infortuni e tutti muscolari nel dettaglio tutti qunti ai bicipiti femorali sia a destra che a sinistra e’ possibile mai che questo giovani sia davvero cosi delicato io non credo anzi piuttosto penso che possa essere forse colpa della postura in corsa o meglio ancora credo nell’appoggio erroneo del piede nel momento di corsa

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