Foot Fault: Che ne sarà del ricordo di Agassi dopo le sue rivelazioni?

 
4 Novembre 2009 Articolo di Luigi Ansaloni
Author mug

Virtual Tour:  prima giornata a Bercy!

Dopo le bombe dei giorni scorsi la reputazione del fuoriclasse americano pare seriamente compromessa. I tifosi del tennis, che fino a ieri lo osannavano come una divinità greca, continueranno ad amare il Kid di Las Vegas oppure le sue vittorie saranno schiacciate dal peso delle parole della sua autobiografia? Che, scommettiamo, sarà un vero e proprio best seller…

La domanda è principalmente una e una sola: perché Agassi ha scritto e detto tutto ciò? Perché sputtanarsi (passatemi il termine) tre anni dopo il ritiro, più di dieci anni dopo gli “incresciosi misfatti” di cui si è reso colpevole, rovinando di fatto un’immagine e una carriera fin qui praticamente perfetta (o quasi) ? Boh. Soldi? Forse. Senso di colpa? Bah. Voglia di apparire nelle prime pagine dei giornali? Bhè, di sicuro c’è riuscito.

La droga ha inorridito i più, le pilloline bianche date dal padre (roba da analizzare su Genitori e Figli del collega Grazia) hanno dato un’altra bella spallata (anche perché stavolta c’era la componente “me le dava prima di giocare”, quindi a qualcosa dovevano pure servire, logicamente), il parrucchino ha dato un tocco di trash a tutto questo, condimento essenziale per trasformare, definitivamente, la vicenda in un racconto che sembra uscito dal Quentin Tarantino stile vecchi tempi. Pulp Fiction, tanto per capirci. Molto Pulp, pure troppo. “Quando giocavo mi spaventavo che cadesse, a Wimbledon avevo paura che potesse succedere”. Con la sola differenza che tutto questo (ed è facilmente intuibile) non è un capolavoro. Macchè.
La cosa triste è la seguente: a questo punto voi (noi), appassionati di tennis, amanti del dritto e del rovescio, sognatori di Wimbledon e Roland Garros, mangiatori estremi di aneddoti sull’Us Open e Australian Open, ricorderemo quel pur sempre splendido giocatore di Las Vegas, dotato forse della più bella risposta al servizio di tutti i tempi, per quel che ha fatto in campo o per le castronerie che ha detto pochi giorni or sono?

Mah. Qualcuno di questa storia se n’è già essenzialmente fregato, e continua a venerare Agassi come sempre. E’ una scelta, rispettabile. Il problema però, secondo il vostro scribacchino, è fondamentalmente uno. In ognuno di noi, dopo queste affermazioni, si è e sarà sempre insinuato il dubbio: ma quello splendido anticipo era frutto di paradisi artificiali che aumentavano riflessi e concentrazione e resistenza? Come facciamo a stabilire il limite? E chi ci dice che quel meraviglioso atleta con la pelata non abbia continuato a giocare fino a 36 anni perché dietro di lui c’erano robette non esattamente sane? O che non abbia vinto i suoi 8 slam pieno zeppo di sostanzucce? Quelo (sempre lui) direbbe che anche in questo caso le domande sono mal poste, e forse è vero. Possiamo stare qui a parlare per ore, a commentare (e già in questi giorni molti, moltissimi hanno detto la propria), ma non ne usciremo mai a capo. Perché, sia chiaro, niente e nessuno ci dirà che qualcosa, in tutta questa storia, è giusta o sbagliata. Una cosa però possiamo dirla con certezza: l’immagine di Andre Agassi si è andata a farsi benedire. Qui si tratta di un foot fault leggendario, roba da match point nella finale di Wimbledon.

Si, perché è triste dirlo, ma dopo questa storiaccia in pochi (a parte i suoi tifosi più accaniti) si ricorderanno da oggi in poi di lui SOLO come un tennista, un grande tennista, un divino tennista. Accidenti, se era forte. Per carità, avercene. E anche se si dimostrasse (come?) che le ha prese solo per un anno, quelle robe lì, che non c’entrano con i suoi titoli, con le sue coppe, con la sua classifica, con i tuoi trofei, il dubbio ci sarà sempre. Ed è triste, maledettamente triste, pensare che sia così.

Dunque, tutto svanito? Tutto dimenticato? E quel 6-7(9-7),7-6(7-2),7-6(7-2),7-6(7-5)con cui perse contro Sampras nei quarti di finale dello Us Open 2001, cioè quando il tennis raggiunse il suo punto più alto di una decade di rivalità selvaggia? E quella finale assurda contro Medvedev al Roland Garros 1999, prima praticamente persa e poi ripresa per i capelli (quelli veri, non finti)? E quella finale di Wimbledon 1992, quando solo il prodigio della sua risposta ebbe la meglio su quel prodigio di servizio che aveva Goran Ivanisevic? Si può davvero mettere nel cassetto della roba così per un libro e qualche rivelazione piccanti rilasciata ai posteri?

Il punto è questo. Lo sport è basato sulle storie dei belli e maledetti. E purtroppo storie come queste di Agassi fanno passare, il più delle volte, in secondo piano la purezza delle prestazioni sportive. Maradona è il caso più eclatante: Dio in campo, maudit fuori. E che dire di Best, stupefacente in mezzo agli avversari ma purtroppo anche tra i bicchieri riempiti fino all’orlo di champagne e margaritas? Sembra di vederli tutti in fila, nemmeno fosse la collina di Spoon River, con le lapidi impresse delle loro imprese sportive e non. In tanti si ricordano delle serpentine magiche di Diego e dei dribbling pazzeschi di George, ma il più delle volte i loro nomi sono ricordati per essere esempi da non imitare, da evitare. Maradona è uguale anche a cocaina, Best è uguale anche all’alcol.

Agassi fa parte di quella categoria? Di sicuro adesso non sarà ricordato solo per come giocava a tennis.
Attenzione, non è un discorso da moralisti, come hanno fatto magari la stragrande maggioranza dei colleghi dell’americano. Federer ha sentenziato: “Mi ha deluso”. Quel Federer che, tra parentesi, nemmeno 6 mesi fa piangeva con lui mentre alzava la coppa dei Moschettieri che proprio Agassi gli consegnava. Non erano amici? Forse no, oppure proprio perché erano amici è rimasto così colpito. Bho. Certo è che quando succedono queste cose, tutti sembrano cadere dal pero: possibile che in un ambiente come quello del tennis certe cose non si sapevano? E non si sanno? Difficile.

E l’Atp, che lo ha coperto, che non lo ha punito, ha riservato solo a lui il trattamento di favore, oppure continua a riservare ai suoi figli più bravi, coccolandoli con disprezzo non solo per le regole ma anche (soprattutto) per i suoi pargoli più sfortunati, che magari remano come folli per riuscire a fare la metà dei viziati Dei della racchetta, che non contenti per i doni ricevuti alla nascita, fanno i capricci e si nascondono dentro le sottane della federazione?

Ultima riflessione, forse quella più amara. “Ho odiato il tennis, l’ho sempre odiato, da vent’anni a questa parte”, dice disgustato il Kid. E allora perché hai sposato una tennista (e non esattamente la prima che passa per strada, ma una delle più forti della storia), fai esibizioni su esibizioni in tutte le parti del mondo, inauguri il centrale di Wimbledon con il tetto e fai giocare tuo figlio, protagonista anche di spot pubblicitari dove, per l’appunto, gioca a tennis? Roba da sindrome bipolare.

In tutta questa storia c’è qualcosa che va oltre la droga, i soldi e la celebrità. C’è qualcosa che forse non sapremo mai. Qualcosa di triste, molto probabilmente.

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64 Commenti a “Foot Fault: Che ne sarà del ricordo di Agassi dopo le sue rivelazioni?”

  1. Safinator scrive:

    Chi associa Maradona alla coca….Best all’ Alcool…Agassi alla speed….la sera fa bene a guardars Amici di Maria de Filippi.
    Io mi ricorderò sempre le cose INCREDIBILI..sportivamente parlando…di 3 tra i 6 sportivi che piu ho amato,insieme ad Armstrong (Tanto parlano di doping anche con lui…),Pantani (gia troppo e a sproposito è stato detto e scritto) e Sampras.
    Spero solo che i peli sul petto di Pete fossero veri.
    Altrimenti sarebbe una tragedia.
    Agassi per me è e sempre sarà uno dei motivi per cui mi sono avvicinato al tennis,per cui difendo a spada tratta il tanto bistrattato rovescio bimane…
    Rimarrà sempre uno dei miei idoli…

  2. xavier scrive:

    Ubaldo, che dire? Il tuo pezzo è bellissimo, ma gli interrogativi su Agassi, nondimeno, resteranno tali. Del resto, non è stato così anche per Coppi, Anquetil, Merckx, la Griffith, Maradona, la Di Centa, De Zolt, Pantani e decine e decine di altri in tutti gli sport? Persino simboli assoluti come Lewis, dalla classe inarrivabile, Armstrong, che ha sconfitto il cancro dando speranza a milioni di uomini, o lo stesso Nadal, atleta di enorme sportività, non sono esenti dal sospetto. E che Dio ci risparmi almeno un caso-Bolt! Agassi almeno ha avuto il coraggio di fare outing. Coi tempi che corrono, credimi, non è poco.

  3. Gabriele scrive:

    Secondo me il problema ruota intorno ad una sola considerazione.
    I Grandi Tennisti, come le Rockstars, vanno prese per quello che sono: DEGLI IMMENSI TALENTI NEL LORO CAMPO e BASTA.

    Al loro talento, non deve corrispondere per forza una qualità umana altrettanto straordinaria. E soprattutto non devono rappresentare per forza degli esempi di vita, per chi li ammira sugli spalti o davanti alla TV.

    Io parlo da grande tifoso e appassionato quale sono stato di BORIS BECKER.
    E’ stato un grande campione, come AGASSI … ma nulla di più.
    Riconducendo tutto a questa prospettiva, anche il ricordo di AGASSI non verrà intaccato … perchè va ricordato SOLO per quello che ha fatto e ci ha fatto vedere sul CAMPO !

  4. Renato scrive:

    Ho amato Andrè e soprattutto il suo gioco.. l’ammirazione per il suo tennis non può finire a prescindere dalle vicende umane. Non condivido assolutamente questa biografia e il modo in cui sono state fatte uscire certe informazioni. Una vicenda che risulta negativa per tutti i protagonisti coinvolti. Mi ha deluso soprattutto lo “scarico di coscienza” postumo, affidato a un libro. Su certe cose bisogna avere le palle di esporsi prima di tutto dal vivo, se si è personaggi pubblici.. Comunque si potrebbe trarre un giudizio concreto solo confrontandosi personalmente col protagonista. Spero che le prossime interviste permettano di avere un quadro più chiaro sia sugli avvenimenti sia sulle modalità che hanno portato a queste dichiarazioni. Nell’attesa la valutazione della figura di Agassi credo vada vista nel suo complesso, nel bene e, da questi giorni, anche nel male.

  5. Avec Double Cordage scrive:

    beh mancano 5 giorni e chi vorrà potrà leggersi sto benedetto libro. Sinceramente questa storia di Agassi che odia il tennis mi ricorda molto quella di federer che dice “it’s killing me” …non sempre il significato di una frase sta nella traduzione parola per parola, si psera in un buon traduttore per il libro di Agassi, almeno ha preso un premio pulitzer per scriverlo. La mia interpretazione di Agassi che confida alla Graf che odia il tennis assomiglia molto più ad un odio amore di uno che non ne può fare ammeno, potrebbe in oltre anche riferirsi all’ambiente finto e di facciata che domina nel tennis, tutta questa maschera di country club etc. per intenderci non è lo stesso odio che un tamarro teppeista da stadio o un rincoglionito da reality può avere per il tennis …leggendo il libro qualcosa si dovrebbe chiarire

  6. Giornalistaa scrive:

    intanto cominciamo col dire che la risposta (al servizio) migliore mai vista è stata quella di Jimmy Connors, di cui Agassi è stato in certo modo una evoluzione, basando il suo gioco sul timing, sul pressing da fondo campo, da un ottimo dritto, e da un discreto servizio: meno buoni i fondamentali a rete. A voler essere onesti, le dicerie su Agassi duravano già da anni, culminate nel US open 05 quando arrivò in finale con Roger. Se tanto mi dà tanto, è proprio il RG vinto contro Medveded a risultarmi quantomeno sospetto, insieme agli ultimi AO vinti… Non ne avremo mai la controprova, a meno che non lo confessi lui o l’ATP decida di rompere il silenzio. Impensabile però riscrivere la storia degli slam vinti: allora come si dovrebbe sentire Rios battuto da Korda in Australia, o Davidenko battuto da Puerta in semi a Parigi nel 2005, e mi fermo qui con gli esempi per non rovinare la giornata ai tifosi di qualche ex campione, tipo uno nato a Wiesbaden (Germania), per esempio… Diamo infine ad Agassi quello che è di Agassi: le sue geometrie, la sua spregiudicatezza, il suo ritmo, doping o no doping, sono state un momento di alto tennis, un gioco che forse ha prodotto meno di quello che meritava (penso alle sconfitte con Gomez e Courier a Parigi, per non dire di quella con Mancini a Roma), ma che rimarrà nell’immaginario degli appassionati a lungo.

  7. Luigi Ansaloni scrive:

    Giornalistaa, su Connors diciamo che sono d’accordo in parte. Facciamo un parimerito e non se ne parli più? :)

  8. stefano grazia scrive:

    Secondo me visto quel che e’ successo a Baghdathis dopo l’ultimo articolo di Luigi Ansaloni (Xavier, leggi meglio…), adesso come minimo Agassi o lo fanno santo o vince il Premio Strega Campiello e Bancarella o lo mettono a capo dell’AntiDoping e di Telefono Azzurro o gli fanno contratti con Armani, D&G,Oreal,GreenPeace,Cesare Ragazzi o semplicemente annuncia il suo ritorno e vince il Grande Slam…

  9. stefano grazia scrive:

    OPINIONI CONTRO
    Rubrica volutamente provocatoria di Stefano Grazia

    MODESTA PROPOSTA PER UTOPIA

    In questi giorni sul Blog ne ho prese a destra e a sinistra e in particolare dal Direttore per aver criticato l’ondata di commenti scandalizzati che si era sollevata intorno ad Agassi e agli estratti dalla sua biografia OPEN in uscita fra pochi giorni e scritta addirittura con un premio Pulitzer.
    Il mio punto di vista era che non si poteva giudicare prima di aver letto il libro solo basandosi su degli estratti e che comunque certe prese di posizione erano se non altro mal indirizzate: in pratica si preferiva linciare Agassi, colpevole magari,questo si, di creare artatamente il momentum per l’acquisto del libro e si dimenticava forse che I nostri strali avrebbero dovuto essere indirizzati altrove almeno e soprattutto in occasione della terza rivelazione (della Madonna di Fatima? No, del Kid di Las Vegas e scusate se e’ poco). Il parossistico furore infatti dei benpensanti raggiungeva il culmine in occasione delle rivelazioni riguardanti la somministrazione da parte del padre di una pastiglia bianca che Agassi presume trattarsi di anfetamina.Tutti a urlare contro Agassi e quasi nessuno a far notare che magari almeno li’ il colpevole non era lui, un bambino presumibilmente di 12-14 anni ma il padre, ma di lui tanto si sapeva … (Magari poi saltera’ fuori che Philly,il fratello che lo mette in guardia, e Mike erano d’accordo nel fargli credere che si trattava di speed per procurargli un effetto placebo…Cioe’ lui pensando fosse un eccitante si e’ sentito subito piu’ sveglio e attento e invece era una zolletta di zucchero!Non mi meraviglierei piu’ di niente e sarebbe un colpo magistrale, una presa per I fondelli estrema se non una vera e propria truffa ai danni dell’acquirente)
    Invece,tornando seri,e dopo aver ribadito che secondo noi la posizione piu’ giusta e’ stata quella assunta da Jon Wertheim su si.com, partiamo dal presupposto che sia tutto vero e ricordando quell’altro caso in cui un altro genitore criminale dopava si ma al contrario gli avversari del figlio, mi e’ venuta da fare una considerazione, chiamiamola pazza idea o provocazione ma ascoltate un po’ se non ha una sua logica: e se invece di rafforzare il doping fra I pro lo abolissimo e invece lo introducessimo fra I dilettanti e soprattutto o almeno nei tornei junior?
    Si, avete capito bene: i controlli antidoping facciamoli obbligatori nei tornei Junior (e mettiamo in prigione i padri eventualmente) mentre fra i PRO doping libero per tutti,Vuoi eccellere? Your choice.Questi sono i rischi - che ti vengono bene elencati con corsi obbligatori con tanto di filmati di ex atleti con SLA, diabete, tumori,chi piu’ ne ha piu’ ne metta, al momento di passare pro. Del resto Baudelaire,per fare un esempio, per eccellere nella poesia qualche aiutino se l’e’ dato. e il povero poeta che non fumava l’oppio come poteva competere? E’ giusto che uno scrittore si possa aiutare per scrivere con eccitanti e allucinogeni mentre chi e’ rispettoso della legge non possa farlo? Del resto una volta in molte religioni non erano I Profeti ad assumere sostanze allucinogene per ricercare la comunione col dio? E’ una questione culturale, in fondo. Che la scelta dunque nello Sport Professionistico sia in base alle palle, al tuo fire inside, al tuo desiderio di eccellere e di sacrificare tutto, anche eventualmente la salute. Lo sapevi, non venire ad incolpare la societa’ poi. Non sarebbe molto piu’ logico l’ANTIDOPING OBBLIGATORIO negli sport JUNIOR e doping libero per tutti fra i pro:in fondo vuoi eccellere?Ok, allora sappi che questa e’ la strada e cosi’ ci sarebbero meno beghe,almeno non devi riscrivere ogni anno l’albo d’oro e vivere nel dubbio se Lance Amstrong o adesso Agassi…Del resto chi corre in F 1 sa che potrebbe morire per un incidente,allo stesso modo chi si dopa sa che mina la sua salute e che corre dei rischi…Badate bene, io non lo farei,mai fatto uso di droghe, mai fumato una sigaretta o una canna nonostante anni passati in Jamaica,e comunque io non metto a rischio la mia salute per eccellere nell’arte, nella musica, nella poesia o appunto? nello sport, io sono e resto un mediocre ma potrei capire (no,capire no, ma accettare) chi lo vuole fare per raggiungere l’eccellenza (una sorta anche questa di no pain,no gain)una volta che questo fosse legale… E comunque se uno poi guadagna 10 milioni di Euro all’anno almeno li guadagna per un motivo, perche’ rischia la buccia…Chissa’, magari potrebbe servire come deterrente e molti ragazzi non potranno poi trincerarsi dietro il cliché’: sempre meglio che lavorare…Dal punto di vista pratico ogni Associazione Professionistica viene obbligata per legge a pagare gli stessi controlli che ora fa solo a livello PRO.Ovviamente puoi diventare PRO solo dopo la maggiore eta’ e aver conseguito un diploma a scuola. Non studi, non diventi pro e non ti dopi. Certo, se studi magari puoi scegliere di non diventare pro e quindi non doparti. E scegliere di fare sport tranquillo e rilassato da essere normale nei nostri piccoli circoli di provincia e poi andare la domenica a vedere I nuovi gladiatori in una sorta di Rollerball cosmico.

    Magnifico,eh? Lo so, sono pazzo. Ma non e’ l’uovo di Colombo?

    Altre proposte cosi’ folli da sembrare logiche:
    2)Terminare la Stagione Tennistica a Settembre subito dopo l’USOPEN con magari ogni due anni una Davis Cup/Fed Cup in sede unica e format tipo World Cup di calico o di rugby. La Stagione riprendera’ ufficialmente a Natale con…IL MASTER a 8 coi Round Robin e giocatori freschi e vogliosi di ricominciare. Dopo di che si passa alla stagione Australiana e agli Aussie Open (volendo sarebbe opportune anticipare la stagione sul rosso, inserire un Master sull’erba,spostare Key Biscayne in estate, etc etc etc)
    3)Impedire con decreto alle donne di usare (eh eh eh) il gonnellino: primo perche’ esteticamente coi mutandoni sotto e’ un insulto all’estetica, secondo perche’ con un tanga al posto dei mutandoni sarebbe si elegante o sexy ma morboso e attirerebbe gli spettatori per le ragioni sbagliate. Molto meglio dei pantaloncini,larghi o attillati scegliete voi, come in tutti gli altri sport femminili.

    Dai, abbiamo scherzato.
    O no?

  10. Avec Double Cordage scrive:

    OFF TOPIC: la Mercedes sostituisce Lexus/Toyota come sponsor degli US Open (e la Toyota si è anche ritirata dalla formula 1) dopo che la Mercedes l’anno scorso aveva smesso la sponsorizzazione dell’ATP tour (BTW la adidas nuovo magliaro di Murray).

    fonte http://tennis.com/features/general/features.aspx?id=190448

    questa cosa mi pare confermare ulteriormente il mio punto di vista, ovvero che nel tennis contano solo i tornei best of five perché sono quelli che interessano i veri appassionati davvero che quindi si tirano dietro gli sponsor i giocatori e all fine anche le masse. I torneucci dell’ATP non interessano il vero appassionato (a meno che non sia un ossessionato) indipendentemente da marketing e promozione.

    l’ATP non è solo una associazione di tennisti professionisti ma anche un organizzazione di organizzatori di tornei, ulteriore conflitto d’interesse…

    la cosa migliore per il TENNIS (che non necessariamente deve conicidere con gli interessi di giocatori professionisti, orgnaizzatori di torneini, funzionari federali e soci country club) per il futuro a parer mio sarebbe quella di aggiungere altri due major (a sede itinerante come il masters) ai 4 tornei dello slam e masters fine stagione in modo da costrurie assieme ad una coppa davis rivalutata un tour di veritce che copri 9 mesi dell’anno. Tutti gli atri tornei andrebbero ridotti al vero valore che hanno già da anni che é quello di preparazione per i major e accumulo denari, sarebbero tutti più o meno al livello degli attuali tornei 250 e ammettendone un numero illimitato ogni settimana verrebbero a formarsi dei tour regionali il che permetterebbe a più giocatori di gudagnare decentemente, sicuramente non come nel calcio dove anche chi gioca in serie C fa i soldi ma sempre più dei 100 o 150 di adesso. Molto probabilmente verreberrò a crearsi 5 o 6 tour, uno europeo/nord africano, uno nord americano, uno sud americano, uno asiatico, uno australiano che includerebbe probabilmente anche india e sud africa e le isole oceaniche.

    al momento la graduatoria di importanza dei tornei del tennis secondo me è la seguente.

    1. Wimbledon,
    la cattedrale, culla e stria del tennis

    2. US Open,
    superiore al Roland Garros in virtù del mercato americano più grande di quello francese

    3. Roland Garros

    4. Australian Open

    5. Masters di fine anno,
    indipendentemente da come lo si voglia chiamare

    6. Coppa Davis,
    pur essendo il tennis uno sport individuale a fine carriera per un giocatore aver vionto la coppa davis ha un valore vero perché specialmente nel caso di paesi diversi degli USa che hanno vinto la coppa una marea di volte, l’aver vinto la Davis lo rende un eroe per tuttoun movimento tennistico nazionale, che si può meglio identificare in lui. Certo il valore è inferiore a quello degli slam ma specialmente se nella squadra c’è un vioncitore di slam la Coppa Davis ha un vero valore che in quel caso può anche essere di marketing e duraturo.

    7. ma con molto distacco Key Biscayne Miami

    8. Madrid

    9. Roma

    10. Montecarlo, la tradizione vale più di classificazioni ATP

    11. Indian Wells, per via del mercato Californiano

    12. Shanghai, ma tra poco dovrebbe essere nella top ten per via sempre del mercato

    11. Canadian Open, in verità questo sarebbe il posto minimo dovuto ad Amburgo che anzi dovrebbe stare nella top ten

    13. Parigi Bercy, troppo vicino alla data del Masters

    14. Cininatti, ma solo perché ha ancora lo status degli ex masters

    15. Amburgo, aver declassato il torneo di un paese con un mercato come quello tedesco con 80 millioni di abitanti più 10 millioni di abitanti colonizzati dai media tedeschi è stata una vera e proria zappata sui piedi

    tutto il resto non conta praticamente nulla, la differenza tra vincere uno di quei tornei ed un challenger è praticamente solo di facciata quindi tanto vale equipararli, farne svolgere 6 o anche 10 a settimana con le finali di venerdi e i primi turni il fine settimana, a livello di marketing questi tornei di bassa lega valgono solo qualcosa in ambito regionale, raramente nazionale.

    Un altra cosa, gli spalti almeno le prima 5 fila intorno al cmapo devono essere sempre pinei per le partite trasmesse in TV altrimenti e cattiva pubblicità. Questi posti (sono ca. 300 o 500 posti) quindi dovrebbero essere sempre presso che gratuiti con gli spalti il più visno possibile al campo e non distanti e separati da box vip vuoti.

    La stagione che io vedrei sensata sarebbe la seguente

    gennaio: Coppa Davis primi turno, le sedi potrebbero essere quelle dei master series

    febbraio: Australian Open

    marzo: Coppa Davis secondo turno

    aprile: major itinerante da chiamare ad esempio “Pacific Major” (sud america occidentale, USA costa ovest, Cina, India, Paesi Arabi)

    maggio: major itinerante da chaimare ad esempio “Atlantic Major” (sud america orientale, USA costa est, Europa, Africa)

    giugno: Roland Garros

    luglio: Wimbledon

    agosto: US Open

    settembre: coppa Davis terzo tuerno e play off

    ottobre: Masters di fine stagione, eliminazione diretta tutto best of 5 con 16 giocatori

    inizio novembre: final four di coppa davis (o anche final eight ma allora ci vorrebbero due finesettimana) in sede unica, ogni anno diversa

    quindi novembre, e dicembre i giocatri a seconda della categoria sarebbero liberi per riposarsi o allenarsi e progredire oppure per giocare i piccoli tornei.

    per la coppa davis la cosa più semplice sicuramente sarebbe una world group a 32 squadre che in tre turni si riducono alle 4 della final four

    ma una final eight permetterebbe anche la partecipazione automatica di squadra di casa e squadra detentrice della coppa. In questo caso in 3 turni si dovrebbe arrivare a 6 scquadre da aggiungere alle 2 qualificate automaticamente. Si partirebbe qunindi da 3 gruppi a 16 squadre, in totale quindi sarebbero 52 le squadre nella world group (54 se contiamo anche detentrice ed organizzatore) le quali garantirebbero un primo turno facile che le squadre con top players e movimento largo potrebbero giocare senza i loro top ten. Praticamente ogni nazione sarebbe in lizza ogni anno per vincere la coppa il che ne alzerebbe il valore mediatico come succede per gli slam dove ogni anno 128 giocatori sono in lizza per il titolo. Per i Play Off si aggiungerebbero altre 26 squadre, e quindi in un sistema semplice in tre settimane praticamente tutti i paesi del mondo potrebbero giocare la coppa davis e nel giro di un anno potrebbero arrivare dal nulla in world group a contendersi il titolo se dovessero trovarsi il Djokovic o Becker della situazione

  11. Anakyn scrive:

    Come lo giudicheranno i suoi fans dopo queste uscite risulta abbastanza chiaro leggendo il blog (parliamo quindi di fans italiani): continueranno a coltivarne il mito, esprimendo scetticismo sui fatti narrati (dallo stesso Agassi) o, peggio, minimizzandoli con la scusa che “così fan tutti”.
    Il tutto condito da sane accuse di moralismo a chi si permette di far notare che assumere amfetamine per almeno un anno, e pasticche prima delle partite, non equivalga ad un esempio di sportività.

    E prima che mi si ripeta la solita solfa che sportività non significa solo correttezza e trasparenza, ma anche spettacolo e agonismo, replico in anticipo: assumere droga e doping condiziona TUTTI gli aspetti del contesto sportivo, non intacca solo i valori morali.
    Se assumo sostanze che focalizzano la mia attenzione, incrementano la mia reattività, acuiscono la mia concentrazione, il risultato è uno solo: sono più veloce, più lucido, più preciso. Faccio più spettacolo, insomma.

    Se era mito rimarrà mito: perchè il sentimento si antepone al giudizio, sempre o quasi.

    Ma per me è facile parlare: per Agassi non ho mai tifato nè provato particolari sensazioni/emozioni. Non costituisce alcun ostacolo emotivo il criticarlo, nè in bene nè in male.

    Spero che non capiti anche a me lo stesso destino di chi attualmente si arrampica sugli specchi per difendere l’indifendibile: ma forse mi accadrà, se si scoprisse che l’adorato Roger è finito nella stessa ragnatela.

  12. Nicola De Paola scrive:

    Agassi mi ha avvicinato al tennis.. Il suo gioco di contobalzi e angoli su ogni superfice non si vedrà mai più.. Mi dispiace per queste vicende ma io non lo incolpo di nulla.. Per me è e resterà sempre un vero mito..

  13. theresa scrive:

    Bisogna dire che Agassi ce l’ha messa proprio tutta per farsi del male,per autoflagellarsi,farsi crocefiggere in sala mensa,danneggiare il tennis e, infine,coprirsi di ridicolo.Ma anche se il kamikaze Andrè ha detto il vero,anche se effettivamente i piccoli intrallazzi esistono eccome,come sono sempre esistiti in ogni sport,io continuo a credere nel tennis,nei suoi riti,nelle sue tradizioni,e nell’autenticità delle sue memorabili sfide.Quindi,anche se Andrè mi ha fatto incazzare,credo lo stesso in lui,credo ancora nell’Agassi campione,anche perchè sono fermamente convinta che nel tennis,al contrario del ciclismo ed altri sport,nessun doping può fare un fare un grande,dotarlo di tutto l’occorrente come talento,classe,tattica,caparbietà,personalità,carica agonistica…etc etc.E spero tanto che l’immagine del tennis non risenta di questa storia

  14. haiv scrive:

    Continuiamo a sorvolare sul vero problema(ma è comprensibile perchè il nome Agassi tira di piu del nome atp)…Che ne sarà del ricordo dell’ATP?..questa è la prima domanda…su agassi il mio giudizio non cambia tantissimo come non è cambiato per mcnreoe,per korda,per la hingis..(anche se sono situazioni diverse fra loro).certo,avrei preferito di gran lunga un comportamento onesto..il mio idolo non lo è stato prima e a maggior ragione non lo sarà d’ora in poi,ma la sua grandezza come giocatore non la si puo discutere penso

  15. haiv scrive:

    AVEC:spesso sono d’accordo con te,ma qui parli di uno stravolgimento..fare 6 slam significherebbe non avere piu gli slam nel senso che si perderebbe quella importanza,quella unicità..se il tartufo costasse 1 euro al kg e si trovasse ovunque in ogni stagione,non sarebbe piu il tartufo…fra gli slam toccherei solo gli australian open(li sposterei in asia)…poi che siano importanti solo gli slam ti do ragione….nei master 1000 come importanza la vedo cosi(considerando il bacino d’utenza):Shangai,indian wells,madrid,miami,roma,cincinnati,paris bercy,toronto,montecarlo…la davis la metto sotto(o al massimo al pari)dei master 1000….amburgo non conta piu nulla pero hai ragione:è inaccettabile che un paese come la germania non abbia nemmeno un 1000..e darei un’occhiata anche al sud america…tipo argentina..li pero ci sono problemi logistici

  16. Safinator scrive:

    Se la coppa davis fosse come proposto da avec…sarebbe un evento talmente bello ma talmente mastodontico da non poter essere annuale.

    Io semplicemente….mixerei un po meglio il calendario…
    Senza fare “zone rosse” “zone verdi” “zone blu” (in relazione ai colori dominanti delle superfici)…piu varieta nei tornei…piu liberta nella scelta dei tennisti.

    Casomai…aggiuggendo una “SLAM SERIE” con 2/3 tornei di avvicinamento al torneo stile US OPEN.

    Rendere il prodotto piu appetibile…piu vario.
    Invece di 2 tornei contemporanei sul rosso…fammi un 500 in sudamerica e un 500 europeo sul greenset!

    Lo so..son deliri…

  17. Anakyn scrive:

    Molto interessante l’osservazione di Stefano Grazia sul presunto “2 pesi 2 misure” che normalmente si attribuisce alla negatività del doping, a seconda che lo assuma uno sportivo o un’artista.
    Interessante perchè da un lato descrive una realtà, cioè che l’arte si sia spesso fatta “aiutare” artificialmente (si dice che anche l’ipnotica, profondissima, straordinaria sequenza finale di 2001 Odissea nello spazio sia stata girata da Kubrick sotto l’effetto di allucinogeni), dall’altro inquadra in effetti quella che sembra una disparità di giudizio da parte del senso comune.

    Mi sono dunque soffermato su questa osservazione alla ricerca di contro-osservazioni che potessero spiegarla: ci ho messo un pò ma credo di averle trovate.
    La risposta a mio parere sta in un elemento essenziale, cioè questo: la COMPETITIVITÀ.

    L’arte è una disciplina che si spiega in quanto tale, non vive di confronti, che anzi vengono spesso scoraggiati proprio perchè è quasi impossibile trovare criteri che permettano di paragonare 2 opere d’arte o 2 artisti su una scala di valore. Intervengono semmai i gusti personali, ma ormai anche i bambini sanno che di questo si tratta, e difficilmente si sente dire “l’opera X è meglio di quella Y”, ma semmai “X mi piace più di Y”.
    Insomma, tra 2 opere o 2 artisti, non ce n’è uno che vince o 1 che perde: diciamo che vincono tutti, e comunque l’obiettivo non è la vittoria ma piuttosto l’originalità o la bellezza.
    E il “doping” (se così possiamo intendere le droghe stimolanti) stimola tali aspetti e dunque favorisce l’arte, in un certo senso.

    Discorso completamente diverso con lo sport, dove essenzialmente conta vincere ed il target coincide con il prevalere su 1 o più avversari.
    Qui la competitività è tutto o quasi, ed è dunque prioritario che la sfida si svolga garantendo le stesse CONDIZIONI DI PARTENZA a tutti gli atleti coinvolti.
    Il doping è ovviamente e obiettivamente contrario a tale criterio di “parità di condizioni”, e dunque “rema contro” il concetto di sport, oltre che quello di salute.

    Questa è la mia riflessione, con cui ho provato a spiegare dal mio punto di vista come cio che sembra una distorsione del giudizio comune, sia in realtà la capacità di inquadrare diversamente 2 contesti che non si equivalgono affatto.

  18. Otello Lorenzi scrive:

    Che ne sarà del ricordo di Agassi? Pace all’anima sua. Amen.

  19. theresa scrive:

    Stefano ti senti bene?….sono perplessa….hummm…….pure il gonnellino……hummm….hai assunto qualcosa?…..

  20. Otello Lorenzi scrive:

    Le osservazioni di Anakyn sono molto sensate. Vorrei aggiungere che anche nell’arte l’assunzione di sostanze stupefacenti non era ritenuta, almeno dagli artisti più consapevoli della realtà, un buon viatico per esprimersi meglio.
    Charlie Parker, che è stato quasi certamente il musicista più innovatore nel jazz, esperto in prima persona di tossicomania, essendo eroinomane e alcolista, dichiarò: “Se un musicista afferma di suonare meglio quando prende la polverina o si fa un’iniezione, evidentemente è un bugiardo completo. Quando io bevo troppo, non riesco più a muovere bene le dita; tutt’al più avrò delle idee decenti. Forse nei giorni in cui ero ‘imbottito’ posso aver pensato di suonare meglio, ma riascoltando adesso qualcuno di quei dischi mi accorgo che non è vero. Sono proprio pazzi quei tipi che pensano sia necessario trovarsi completamente fuori combattimento per essere un bravo suonatore. Non è vero. E io lo so, credetemi. In quel modo si possono sciupare gli anni più importanti della vita, gli anni della possibile creazione”.

  21. Otello Lorenzi scrive:

    L’uso di sostanze stupefacenti e il doping si rivelano, in sostanza, due inganni, anche se di segno opposto. Gli stupefacenti tradiscono le attese di chi ne fa uso, rivelandosi un padrone assoluto e inibente. Il doping inganna gli altri, ma anche chi ne fa uso. E dunque, sotto certi aspetti, è anche peggio degli stupefacenti. Nella vita ognuno di noi possiede due soli veri beni: l’onore, che è l’opinione che ciascuno ha di se stesso; e la reputazione, che è l’opinione che gli altri hanno di noi. Il doping, se non viene scoperto, toglie comunque l’onore. Se smascherato, distrugge anche la reputazione.

  22. stefano grazia scrive:

    Mi aspettavo piu’ commenti al mio delirio (secondo me essendo stato postato DOPO per una sorta di salto temporale non e’ stato visto ma si sa, e’ sempre difficile fronteggiare il proprio scarso successo…)ma me li aspettavo piu’ riguardo la provocazione ANTIDOPING si per i Junior-No per i Pro, anche per via di possibili considerazioni sul libero arbitrio piu’ che su una riflessione collaterale che per quanto forse ardita mi era venuta en passant. E invece trovo una interessante controconsiderazione di Anakyn col quale ultimamente mi son trovato molto poco d’accordo (con lui e con Otello che ormai mi sembra un Crociato Integralista ma di cui ammiro la capacita’ di pensiero ed espressione) proprio su questa.Nulla da dire se non che,se vogliamo, non e’ proprio cosi’ vero che nessun artista vince o perde: in realta’ se vuoi mangiare e non ti accontenti di una gloria immortale ma postuma devi anche vendere e quindi se nel periodo di tua vita mortale vende dieci volte di piu’ chi non ha avuto paura di esplorare oltre i limiti spaziotemposensoriali mentre tu,pavido pur se talentuoso,non te la sei sentita, finisce che o sei Mozart (ma chissa’ se poi anche a lui il padre,un Mike Agassi dell’epoca, non dava qualche aiutino) o a vent’anni entri in banca pure tu, caro il mio compagno di scuola, compagno di niente… La storia di Charlie Parker la sapevo anch’io e in linea di massima concordo MA anche se e/o comunque io intendevo assumere sostanze per comporre piu’ che per suonare, se vai in un tour mondiale e devi suonare ogni sera davanti a 100.000 spettatori non importa se sei stanco, hai la febbre, le paturnie, mal di testa o sei depresso…Ma le sostanze artificiali dovrebbero aiutarti ad ideare, immaginare,creare …’perche’ le pupille abituate a copiare inventino i mondi sui quali guardare’ … (Resta fermo che chi assume droghe mentre fa certi lavori (autista,pilota, gruista,etc)va severamente punito con tolleranza zero)
    Confesso pero’ che mi sarei aspettato qualche divertita o scandalizzata osservazione sul Doping Obbligatorio per Junior e Dilettanti (quelli si che infrangono un codice d’onore…Ovvio, anche i Pro ma per loro e’ come essere in guerra e in guerra non ci sono regole.Neanche in amore, ma quella e’ un’altra storia.
    Teresa,sulle donne in shorts ho scritto piu’ volte, anche un vero e proprio articolo agli albori del Blog, e pare che sia un problema che assilla solo me. Con mio grande disappunto: eppure mi sembra cosi’ logico, possibile che veda solo io la grande offesa che si fa alle donne in nome di un criterio di eleganza che in realta’ non esiste…E infatti quando si allenano, le ragazze si allenano sempre in shorts.E poi, ma le vedete le calciatrici con la gonna? O le giocatrici di basket? O anche le maratonete? E allora perche’ le tenniste si? Dice: perche’ vogliono essere carine. Si, coi mutandoni sotto o coi ciclisti.Maddai.

  23. SpiritInTheNight scrive:

    Per ragioni anagrafiche ho seguito soprattutto l’ ultima parte della carriera di Agassi e trovavo molto interessante il suo gioco fatto tutto di anticipo e controbalzo da fondo. Il fatto che si drogasse all’ epoca non mi stupisce, il fatto che l’ ATP abbia insabbiato, chissà perchè, mi stupisce ancor meno.

    Queste cose non mi piacciono, nel senso che inducono a riflettere su un certo stato di corruzione che è presente nello star system, anche dove non lo vediamo. Tuttavia, il giudizio (un po’) negativo sull’ uomo (diciamo che non lo additerei a esempio di Virtù) non mi rende così severo sul giocatore. Gran bel giocatore. Inoltre, non ha confessato di essere un serial killer.

    Ciò detto, sono ormai giunto alla conclusione che, quando si parla di stile (insomma, dell’ uomo) il vero GOAT sia Pete Sampras. Non solo non sembra che facesse uso di droghe, ma in più non pubblicizzava shampoo contro la forfora tenace, rasoi, automobili, non si faceva fotografare vestito da uomo medievale in piedi su una pietra, e così via.

  24. Avec Double Cordage scrive:

    @Stefano Grazia, mai vistol’hockey su prato femminile? Si gioca in gonnella… io direri che la cosa migliore é un buon mix, gonnelle, vestitini e anche shorts. I shorts non sono vietati mi pare più che a noi dovresti rivolgerti a magliari e giocatrici. Ad ogni modo facendo un passetto in sù sulla scala della serietà, quello che dici sull’ANTIDOPING ha un qualche senso, ma penso che alla fine sia meglio avere alcune pecore nere che avere un branco di dopati con alcuni puliti che perdono regolarmente, peggio ancora se tra questi puliti poi ci scappa uno con un talento alla Federer. In verità se il doping fosse veramente libero tra i pro penso entrerebbero in gioco le leggi del mercato e uno pulito sarebbe molto più vendibile che uno evidentemente o dichiaratamente dopato, il problema è che ci sarebbero molti bugiardi.

    Io penso che la strada da intraprendere sia quella di liberalizzare droghe come marijuna e purtroppo anche cocaina fino ad un certo livello di dosaggio che può risultare da un uso sporadico. Forse questo metodo sarebbe utilizzabile anche per altre droghe come extasy, speed, eroina etc. ma sinceramente la vedo molto più difficile e poi uno che si fa regolarmente di speed o eroina non avrebbe la minima chance di competere a livello pro. Oltre un certo dosaggio e una certa frequenza di risultati di erba o neve i giocatori dovrebbero essere controllati settimanalmente a sorpresa per un anno, ciò dovrebbe rendere impossibile un doping “serio”. I giocatori nei quarti di ogni torneo dovrebbero essere sottoposti a controlli immediatamente dopo gli ottavi di finale. Ci vorrebbero anche degli investigatori che scovino i dottori, allenatori e manager che stanno dietro a chi pratica il doping perché sicuramente non è il giocatore da solo che fa doping.

    @safinator, sono contento che l’idea ti piace ma sinceramente non ci sarebbero problemi ad attuare l’idea di una davis a 32 squadre a livello annuale, a patto di fare una final four di sette giorni con semifinale e finale giocata in sede unica che cambi ogni anno. Non è cosi dificile come sembra a prima vista perché con la final 4 i turni di davis da giocare durante l’anno rimangono sempre solo 3 come adesso, nulla cambierebbe in questo senso quindi. Anche una finale giocata a otto squadre richiederebbe solo qualche giorno in più perche in fin dei conti si tratta solo di giocare un turno in più, idealmente con 8 squadre è chiaro che ci vorrebbero 14 giorni per avere anche dei giorni di riposo. Ma con un calendario di vertice basato su 4 slam + due major itineranti + masters di fine anno, i 3 turni di davis più la finale di una o due settimana ci starebbero senza problemi a patto di ridurre i tornei minori all’effettivo valore (basso) che hanno
    già ora.

    @haiv, i tornei dello slam rimarrebbero sempre 4 sempre quelli della tradizione, l’unicità degli slam rimarrebbe perché rimarrebbero gli unici a sede fissa, ma vedi aggiungendo due (e solo due) major (non slam, anche se la differenza può sembrare sottile a prima vista) ITINERANTI (questo è importante, deve esserci una gara per poterne organizzare uno, e dopo ca. 5 anni la sede deve cambiare paese) in sostituzione dei “master series 1000″ si verrebbe un calendario di vertice (tour di vertice che però come gli slam è aperto a tutti essendo ammesii 128 giocatori a torneo) che con l’aggiunta dei 3 turni di davis (turni di davis che andrebbero a sostituire i tornei “minori” di adesso) garentirebbe un “highlight” al mese per 9 mesi e mezzo pur garantendo le necessarie pause per i giocatori di vertice tra i tornei (specialmente perché la davis si gioca in 2 o 3 giorni a turno) e una offseason di 2 mesi e mezzo (o anche 3 per chi non gioca il primo turno di davis) a fine anno. Essendo questi due majors itineranti a ritmo di 4 o 5 anni (come il masters di fine anno che negli ultimi venti anni si è spostato da New York, in Germania, Australia, Cina e ora Londra… e masters fine anno si sono giocati anche in svezia e portogallo) si renderebbero possibili grandi tornei anche in sud america, india, paesi arabi e cina senza che questi ultimi due debbano sempre mettere le grinfie sul tradizionale Australian Open. Lo so è utopia, ma non perché non si possa realizzare, é utopia perchè chi comanda il tennis sono gli organizzatori dei piccoli tornei associati in ATP. A loro non converrebbe ma ai giocatori si, sia quelli di vertice che giocherebbero meno guadagnando di più e poi venendosi a creare i tour regionali che darebbero più chance di guadagno a più giocatori di classifica mediobassa anche a loro converrebbe il sistema proposto da me. Questo perché il tennis a differenza della formula 1 rende possibile una certa osmosi con i tornei a tabellone 128. Con i tour regionali penso che da circa 200 giocatori per generazione che più o meno si possono sistemare per la vita nella loro breve carriera si dovrebbe passare a quasi mille per generazione se non di più a seconda di quanti tour regionali si riescono a formare e qunato si riesca a promuovere il tennis in nuovi paesi grazie alle finali di coppa davis a più squadre con cambio di sede a ritmo annuale, ed i due “major itineranti” con cambio sede a ritmo di ca. 5 anni. Ovviamente per fare questo ci vorrebbe un “governing body” professionale ed indipendente da ITF e ATP, l’utopia sta qui.

  25. theresa scrive:

    Stefano,guarda che anche coi “mutandoni” sotto,le gonne sono carine,a quanto pare piacciono,veramente sono carini anche i pantaloncini,specie se una ha le gambe della Kirikenko,ma se una è come la Pabluckenkova,Valentino in personale le può cucire addosso un abito,c’è poco da fare,cmq lascerei le giocatrici libere di scegliere.Io di doping e di parrucchini mi son fatta “du maròn”però Stefano,colgo l’occasione per ringraziare Dio per non averti messo a capo di qualche organismo sportivo importante e potente,tipo la Wada.CIAO

  26. Otello Lorenzi scrive:

    Crociato integralista? Proprio ieri ho scritto, in un commento all’articolo di Tommasi sulla Fed Cup, che sono le sanguinose certezze e le fedi incrollabili la causa principale delle persecuzioni e dei massacri di tante genti. Giudico dunque il fanatismo ideologico come il peggiore dei mali. Il rispetto rigoroso delle leggi e delle regole è fondamentale proprio per impedire l’arbitrio e la prevaricazione dell’uomo sull’uomo. Chiedere l’assoluta osservanza delle leggi e delle regole non significa, dunque, essere un crociato integralista, Stefano, ma esattamente il contrario: significa battersi per i più deboli e per i più onesti; significa operare perché il maggior numero di persone possa vivere una vita degna e serena, a cominciare da coloro che ci sono cari.
    Il mondo è ingiusto e disordinato, Stefano. Non sarà mai possibile renderlo perfettamente giusto e precisamente ordinato. Ma sicuramente si può tentare di renderlo meno ingiusto e disordinato, come hanno sempre tentato di fare, fin dall’alba del mondo, tanti uomini seri e pragmatici. Che comprendevano bene che dal malessere altrui non si guadagna, ma si perde, soprattutto a gioco lungo. Ecco perché battersi per il rispetto delle leggi è fondamentale: le regole sono il vero segno del progresso civile umano.

  27. zio tony scrive:

    per le femmine voto gonna o completino forever. ciao

  28. haiv scrive:

    AVEC:sarà che sono restio agli stravolgimenti,ma io,come avevo gia detto,riorganizzerei il calendario cosi::500(doha),1000(dubai perche ha i soldi per diventarlo),australia(preceduto da brismane e aucland come 250),si salta miami e IW(gli usa hanno già 2 master 1000 piu uno slam,non ha senso andare in america anche nella prima parte della stagione);stagione sul rosso,2 500(halle queen’s),master 1000 su erba(dove non lo so,magari germania),circuito americano,1000 shangai(e dopo qualche 500 tipo basilea ma senza parigi bercy,altra città che ha già un slam),poi diretti a londra..ricapitolando:4 GS,7 master 1000
    ci sarebbe comunque la trasferta asiatica ma dopo,evitando parigi bercy,si avrebbe tempo per recuperare..
    ho fatto i calcoli..si avrebbe 1 mese di stop dopo l’australia(saltando miami e IW come ho detto),1 mese di stop dopo wimbledon,1 mese di stop dopo us open e ben DUE MESI di off season(dalla seconda settimana di novembre dopo il master fino ai primi tornei come doha che farei iniziare nel mio programma a metà gennaio)..la stagione rosso-erba è sempre compressa ma perlomeno si tira piu il fiato a inizio e fine anno cosi..l’unico problema è che non è semplice cancellare tornei importanti come miami e IW pero mi sembra l’unico modo per alleggerire il calendario senza stravolgere troppo..si potrebbero cancellare in alternativa toronto e cincinnati(meno importanti e con un bacino d’utenza inferiore a miami e IW)pero questi sono funzionali agli us open,gli altri a nulla..poi il master 1000 su erba sarebbe una bella chicca!!!

  29. Otello Lorenzi scrive:

    C’è anche da dire, Stefano, che le tue considerazioni non mostrano una particolare conoscenza del mondo dell’arte musicale e nemmeno dell’uso di sostanze stupefacenti. Parker non era un semplice strumentista che girava il mondo in tournée con centinaia di migliaia di spettatori. Era un profondo conoscitore di tutta la musica, un grande innovatore nella composizione (la massima parte dei brani che eseguiva erano sue ideazioni) e suonava per un pubblico di intenditori.
    Io mi occupo di storia dell’arte, con particolare riferimento alle arti musicali. Su questo sito, fino all’anno scorso, scriveva i suoi commenti anche un musicista, Thomas Yancey. Per una ventina di anni, Yancey, con il suo vero nome, è stato molto conosciuto nei circuiti culturali italiani, soprattutto in Campania, Emilia e Veneto. Era molto attivo in diversi ambiti. Fu anche consulente del primo comune italiano che si sia occupato seriamente di un progetto per l’intervento preventivo e informativo in materia di tossicodipendenze. Una sua eccellente pubblicazione sull’argomento è stata oggetto di studio anche per alcuni dipartimenti universitari. Thomas Yancey, insomma, sapeva di cosa parlava quando si occupava di musica e tossicomania.
    Le sue riflessioni sul materiale esistente, che documenta le posizioni ideologiche di molti musicisti rispetto all’uso di stupefacenti, sono esemplari.
    “Può apparire singolare che nessun musicista nero, nessun jazzista si esprima in termini positivi, pseudo-rivoluzionari o libertari sulla questione delle tossicomanie. Anzi, nelle loro dichiarazioni si può chiaramente evidenziare un atteggiamento lucidamente critico, principalmente a due livelli: il primo concerne l’assunzione di responsabilità della propria esistenza, senza alcun ricorso ad alibi giustificatori; il secondo attiene alla perfetta consapevolezza della precisa connessione fra i comportamenti individuali e il sistema sociale nel suo complesso. Se ne ricava che la stringente e circostanziata critica rivolta al sistema non cela tentativi di deresponsabilizzazione personale.
    I musicisti appartenenti alla cultura ‘underground’ rasentano, invece, l’idiozia nell’affermazione infantilisticamente positiva e mitica delle droghe, nel patetico tentativo di negare la realtà attraverso la proposizione assolutamente mistificatoria dell’uso di droghe allo scopo di ‘allargare la coscienza’ fino alla trasformazione dell’essere in divinità.
    La cosa non deve meravigliare. Non bisogna dimenticare che il musicista nero proviene da una realtà, da un ambiente in cui la ribellione emotiva, psicologica, culturale ha comunque connotazioni e valenze di assunzione di responsabilità; di tentativi, più o meno riusciti, ma pur sempre tenacissimi, di affermazione della propria identità di classe.
    Il musicista ‘underground’ trae invece origine da un’ideologia di massima deresponsabilizzazione e, fatte le debite eccezioni, tende alla distruzione apocalittica di se stesso e del mondo che lo generato”.
    Tutti noi, compresi gli sportivi di professione, caro Stefano, proveniamo dalla stessa ideologia, dai medesimi stilemi culturali, dalla bolgia di miti che hanno permeato il nostro sistema sociale negli ultimi cinquant’anni. Rendercene conto sarebbe un bel passo in avanti verso una vita migliore e più alta.

  30. xavier scrive:

    @stefano grazia: chiedo scusa per aver confuso l’autore dell’articolo, soprattutto me ne scuso con Ansaloni. Resta il fatto che per me Agassi è stato coraggioso e, da ragazzo, ovviamente vittima delle ambizioni indirette del padre.

  31. theresa scrive:

    Però Stefano ridere e scherzare va bene,però alla lunga mi stanca,vorrei parlare di cose un pò più serie.Purtroppo dopo questa biografia autolesionista,i dubbi su Agassi si moltiplicano:anche i peli sul petto erano appiccicati col vinavil?Il sospetto è fondato,gli arrivavano fino al collo,sembrava Lucio Dalla,mentre la parrucca sembrava fatta di canapa,quella che usano gli idraulici per i rubinetti spanati,e colorata”paja e fieno che vvà de moda a Maiemi”cit.Verdone.E cm in quanto a buzzurraggine secondo me era il Goat.Saltando di palo in frasca vorrei chiedere a tutti se mi dite perfavore di che segno siete,è il mio modo di conoscere i miei interlocutori,Reneè me lo ha già detto,è dell’Acquario,sarei curiosissima di sapere di Chloe,all’inizio pensavo Scorpione,e invece caro Stefano,devo dirti la verità,Chloe mi ha deluso,la facevo molto più cattiva,le ho lanciato il guanto,sfidandola ad incrociare le penne biforcute,ma mi ha dato una risposta quasi alla Melania di via col vento.O forse l’hanno censurata.Risaltando di palo in frasca e tornando ad Agassi,spero per lui che abbia finalmente messo da parte l’idea di atteggiarsi a Divo,sarà bravo nella risposta al servizio,ma queste cose le lasciasse fare a chi c’è nato sexy,senza toupet,ai fuoriclasse come Rafa Nadal che è sexy ma non solo fisicamente,ha anche una personalità maledettamente sexy,lo sguardo serio e allo stesso tempo parac…per me Rafa e il GOAT del sex appeal (Marat permettendo)

  32. bianca scrive:

    Se Agassi avesse usato queste metanfetamine per anni forse sarebbe già morto! Solo un pazzo userebbe questo tipo di droghe per doparsi. Quella che agassi racconta nel suo libro è una storia diversa, ma a qualcuno fa comodo darne un’altra interpretazione.

  33. stefano grazia scrive:

    Zio tony: pervertito! O finto sostenitore dell’eguaglianza maschile-femminile … SCHERZO!
    Ma trovo strano che non capiate, soprattutto la tamarra
    Se una donna fa sport lo deve fare, lo dovrebbe fare,
    nella veste migliore per farlo…Altrimenti e’ un soggiacere all’atavica schiavitu’ dell’impero maschilista (BOOM!)…Se una donna bella brutta grassa magra va a correre nel parco o in citta’, a fare jogging insomma, cosa si mette? La gonna?
    E allora, ho gia’ detto tutto. Tra l’altro adesso si veste come per andare a fare jogging e poi SOPRA si mette il completino che piace tanto a zio tony…
    E comunque sara’ contento Ansaloni: qui si sta parlando di tutto tranne che di quello che aveva scritto lui …

  34. bianca scrive:

    Se agassi avesse fatto uso di queste metanfetamine per anni, forse ora sarebbe morto. Neanche un pazzo prenderebbe certe sostanze per doparsi, neanche tra i dilettanti. Forse qualcuno lo faceva negli anni ‘50 e ‘60, ma credo che non abbia fatto una bella fine.

  35. Avec Double Cordage scrive:

    caro haiv, non vedo cosa ci trovi di bello in un masters 1000, let alone seven… ma i gusti sono gusti, io però non sto parlando di gusti… certo il mio sarebbe uno stravolgimento ma credimi è quello che ci vuole ora, è come un bambino che cresce ad un certo punto gli devi comprare le scarpe nuove c’è poco da fare, e la formula dei master series è ormai superata essendosi il tennis ulteriormente globalizzato, il tennis è ormai “event based” come affermano anche molti altri e la dimensione naturale di “event” nel tennis è quella tipica di uno slam, certo la tradizione nel tennis rimane importantissima per la lunga storia che questo sport ha ed è quindi impossibile introdurre un quinto slam, ma c’è spazio e mercato per due nuovi tornei che non possono essere venduti come slam ma come parte integrante di un “tour di vertice” e che devono quindi avere le caratteristiche base di uno slam che sono il gioco best of five, la durata di due settimane, il tabellone a 128 e l’eliminazione diretta - ma che devono anche avere degli elementi per differnziarsi dai 4 tradizionali slam che possono essere lo svolgimento in città diverse ogni 4 o 5 anni, l’assenza di competizioni juniors, mixed e forse anche doppio (è da vedere), montepremi e punti leggermente inferiori agli slam ma non di molto, e cose del genere che garantiscano la superiorità “morale” degli slam su questi due nuovi tornei …mi pare che tu sei un po’ troppo conservativo ;) per apprezzare il mio ragionamento, o forse sei troppo giovane, non lo so.

    volendo approfondire si potrebbero definire varie epoche del nostro sport.

    fase 1.
    dagli albori fino al maggiore Wingfield:
    il tennis come sport ultra elitario dei re e dei nobili di corte, tutto descritto dettagliatamente dal grande Clerici nel suo libro 500 anni di tennis (obbligatorio averlo ;) va beh esagero un po’ ma non troppo)

    fase 2.
    dal maggiore Wingfield e Wimbledon 1877 fino a grossomodo metà anni sessanta:

    Wingfield compie un primo passo di popolarizzazione con la trasformazione o trasposizione del gioco da “real tennis” in “lawn tennis” ovvero da gioco praticato da nobili al chiuso lo trasforma in gioco praticato da ricchi borghesi su di un prato all’aperto (introducendo elementi dello squash o rackets nato nelle galere inglesi dove nobili non disposti ad andare nelle colonie americane venivano rinchiusi con normali villani che appresero il tennis contro il muro da loro e lo esportarono come squash nelle bettole inglesi dove divenne divertisment plebeo non dissimile dai video game da bar odierni o meglio degli anni 80, luoghi infrequentabili dagli amici borgesi del maggiore Wingfield cosi che lui porto il gioco sui prati), questa fase perdura più o meno fino a metà degli anni sessanta con la variante francese e europea che sostituisce il mattone tritato all’erba e quella californiana su cemento. Mentre dalla variante europa non si hanno particolari slanci di ulteriore popolarizzazione visto che la manutenzione di un campo in terra battuta rimane costosa, invece dalla variante californiana “western” volendo si può già intravedere un ulteriore allargamento della base di praticanti dato che i bassi costi di manutenzione dei campi in cemento rendono possibili campi pubblici in california che da li si spargono nel resto degli USA, e forse anche il gioco a presa “western” rende più facilmente accessibile il tennis favorendo il gioco con spin che richiede meno precisione nel colpire la palla e quindi meno talento/tocco del gioco a presa “eastern”, nome derivato dalle prese classiche (inglesi) in vigore sui campi in erba della parte est degli USA, east coast -> “eastern” grip. La spinta più grande nel popolarizzare il tennis in paesi senza slam in questo periodo proviene dalla coppa davis e dai team di professionisti di Bill Tilden prima e Jack Kramer dopo. il tennis in tutto il mondo però rimane uno sport o un gioco per ricchi almeno fino agli inizi degli anni sessanta quando negli USA ed in australia le cose inziano a cambiare.

    fase 3.
    da metà anni sessanta con l’arrivo dell’era open nel 1968 passando per lo sciopero di Wimbledon fino a metà anni settanta con l’arrivo di Bjorn Borg:

    con il cemento ormai “dilagante” negli USA il tennis in america non è più uno sport solo per ricchi, almeno negli USA ha ormai una base abbastanza larga da supportare un giro di tornei, infatti i professionisti vengono ammessi (o riammessi) agli slam e nascono i tour del Gran Prix e del WTC, grazie a questi il tennis diventa sempre più popolare nel senso di più accessibile per i ceti medi anche in europa ed in sud america, dove la terra battuta (sia in Europa che sud America) rimane la superficie dominante che quindi ostacola lo spargersi di campi pubblici (specialmente in Gran Bretagna e in italia rimane dominante il country club o il circolo, mentre in altri paesi iniziano a spuntare campi comunali o per turisti).

    fase 4.
    dall’arrivo di Bjorn Borg prima rock star del tennis e una delle prime dello sport in generale, fino alla fondazione dell’ATP tour:

    lo sciopero di Wimbledon nel 1973 (che in un certo senso segnala l’effettiva nascita della forma quasi definitva del sindacato ATP lanciato da Jack Kramer ed Arthur Ashe già in precednza) coincide con l’avvento di Bjorn Borg che da subito risulta essere la prima vera rock star del tennis, è lui con il suo look, sembra infatti come uscito da uno dei gruppi stile Led Zeppelin in voga in quegli anni (un fenomeno difficilemente spiegabile al giorno d’oggi con la saturazione che c’è ora, ma allora i Led Zeppelin e per certi versi anche Jimi Hendrix pur essendo lui un fenomeno più che altro postumo, in qel momento erano quasi più importanti dei Beatles e dei Rolling Stones, loro ed il rocck in genere dettavano la moda ed i costumi giovanili in un modo quasi dittatoriale ed impensabile oggi con la diversificazione che abbiamo), quindi un teenager rock (rock almeno all’apparenza, giudicando dal looke paragonandolo ai suoi colleghi di una generazione prima) come Borg saltato fuori dal nulla travolgendo Wimbledon fece scalpore. Più di ogni altra cosa a rendere veramente popolare il tennis tra i giovani era Borg e la sua rivalità con John McEnroe. Da quel momento il tennis negli USA ebbe un boom con campi pubblici in cemento che sbucavano ovunque (Connors ebbe un ruolo in questo ma un ruolo minore, come un ruolo minore lo ebbe anche il “World Team Tennis” più che altro come concorrenza che spinse l’ITF a darsi una mossa) ed anche in Europa il tennis divenne molto più accessibile di prima, anche se rimaneva il circolo la sede dove praticarlo. Da uno di questi circoli in terra battuta esce Boris Becker che con la sua vittoria a Wimbledon nel 1985 porta un boom esagerato del tennis in Germania, e nel resto dell’area di cultura tedesca ca. 90 millioni di abitanti, da li escono prima Muster e poi Federer (da noi Seppi, ahi noi ;) ma va beh) i turisti tedeschi esportano il loro boom del tennis tennis anche in Spagna sulla costa del sol e le isole come Mallorca (e in un certo senso Nadal ne è un frutto) facendo costruire accademie e campi in cemento per turisti tedeschi a bizzeffe, da noi i circoli già cerano e poi la maggiorparte dei turisti di tennis tedeschi preferì la più economica spagna a quei tempi. In questa fase c’è prima il dilagare delle esibizioni e dei tornei esibizione come il “Pepsi Grand Slam” che si basano principalmente sul mercato americano, con il crescere e la popolarizzazione del tennis europeo però il Roland Garros acquista importanza, gli Australian Open rimangono ancora marginali Roma è per certi versi il 4. torneo più importante dopo Wimbledon, US Open e Roland Garros anche se non sarà mai considerato uno slam. La spinta definitiva alla nascita di un vero tour oltre che dagli USA proviene nuovamente dal boom tedesco con ricchi tornei che spuntano ovunque anche per mano di Ion Tiriac, Finalmente nel 1988 con la “Parking Lot Press Conference” l’ammutinamento dei giocatori nel parcheggio di Flushing Meadows durante lo US Open nasce l’ATP tour, che rapidamente si evolve e poi più o meno rimane nella forma come lo conosciamo oggi.

    fase 5.
    dall’ATP tour all’ATP World Tour, da Agassi a Federer, dai magliari italiani alla “Nike World Dominance”, 1989 fino ad oggi:

    Gli Australian Open grazie ad uno stravolgimento totale riassurgono pienamente a stato di 4. torneo più importante, il torneo di Miami Key Biscayne inizialmente diventa importantissimo, quasi un quinto slam mentre Roma che prima era più importante degli Australian Open cala nettamente in importanza (i nostri grandi sono sempre stati mitici nello sciupare occasioni), poi con il passare degli anni anche Key Biscayne cala e diventa più o meno uguale come importanza agli altri grandi tornei tradizionali inferiori allo status di uno slam, da questi nascono i Masters, Master Series, Master 1000 che poi sono sempre la stessa roba, questione di marketing. In questa fase grazie al marketing della Nike che prende il testimone dei magliari italiani (troppo conservativi nel loro volere rimanere piccole imprese autocelebrative quasi famigliari e non unirsi per investire in ricerca ed espansione, stesso male che da sempre ci portiamo dietro con la piccola impresa della quale i nostri media vanno tanto fieri che poi alla fine non è quasi mai una piccola impresa ma un artigiano per certi versi eroico ma anche troppo statico e sempre a rischio di prenderselo da tutte le parti) e con gente come Agassi (anzi essenzialmente con lui) il tennis diventa, anzi si potrebbe quasi affermare che la Nike rende il tennis uno sport popolare in tutto il mondo in tutte le fasce sociali non solo tra adulti manche tra ragazzini e giovani. Verso la fine di questa fase Il tennis acquista finalmente popolarità in Asia e sale ancora la popolarità in Sud America con l’aggiunta del Brasile (il paese più popoloso ed il mercato più grande in sud america) essenzialmente grazie al personaggio casual/surf di Guga Kuerten. Una parte non trascurabile va data anche ad Anna Kournikova ed al marketing Adidas e alla mamma Kournikova per aver fatto una cosi ben presentabile figliuola tanto che Anna senza mai vincere un torneo spopola sui tabloid e sulle riveste di maschi e femmine come una specie di pin up, una specie di Borg al femminile senza il suo palmares. Rimane lei però l’unica e questa pagina presto sbiadisce nel ridicolo con le sue eredi e non funziona più.

    fase 6.
    ha da venire…

    nel senso che la fase dei “master series” tornei “convenience food” scarni, fatti con lo stampino e spacciati per roba di classe, basati solo sul mercato americano ed europeo non è più al passo con la popolarità globale che il tennis ha aquisito negli ultimi 10 anni, specialmente negli ultimi 5 grazie alla rivalità tra Federer e Nadal.
    Il tennis è ormai uno sport interamente globale, ed ha bisogno non di varianti di marketing ma di un vero “tour di vertice” che però mantenga le caratteristiche tradizionali del tennis che sono il formato dell’eliminazione diretta e della larga partecipazione come quella che avviene negli slam con tabelloni a 128 giocatori perché e questa che rende possibile lo spuntare improvviso ed immediato di nuovi campioni come già succeso varie volte, ad esempio nel caso di Borg e Becker. Il sistema dei tornei minori e di quelli stile master series che ricalcano la forma delle esibizioni anni settanta a campo partecipazione ristretto non è più adeguato ai tempi. Lo si nota dallo scarso interesse che nutrono i giocatori di vertice per esso Federer, Nadal e persino i nuovi arrivati come Djokovic, Murray, del Potro già ne saltano parti e hanno il ritiro ed infortunio facile, l’interesse degli sponsor cala (la Mercedes è passata dall’ATP tour allo US Open) l’interesse mediatico al di fuori della cerchia degli appassionati del paese nel quale si svolge un master series è decisamente scarso. C’è bisogno di portare grandi eventi in zone a rapido sviluppo come l’Asia, i paesi arabi ed il Sud America, e c’è la necessità di coinvolgere più paesi possibili in una challange annuale a base larga con appeal per i media extra tennistici, per fare questo l’ideale sonso la coppa davis (in special modo, perchè subentra il fattore squadra nazionale) e due grandi tornei solo di poco inferiori agli slam (ma effettivamente inferiori agli slam) ed itineranti a differenza degli slam, in modo da poter seguire gli sviluppi ed eventuali boom nelle varie zone del mondo spostando questi due tornei ciclicamente ogni 4 o 5 o 6 anni in un nuovo paese.
    Il valore della coppa davis deve risiedere nel fatto che ogni paese con un giocatore di buon livello possa competere per la vittoria (non dico vincere ma competere si e non navigare in serie C con uno come Murray in squadra, questa è una zappata sui piedi come quella di declassare Amburgo con un mercato di 80 milioni di persone) e così influenzare l’allargamento della base nel proprio paese, questa è la funzione che la davis ha svolto nella fase del tennis che andava dal 1900 al 1960 circa (ovviamente erano altri tempi e l’impatto era diverso essendo il tennis ancora uno sport per ricchi ma ad esempio lo stadio del Roland Garros nasce come sede per la Coppa Davis in Francia e ci sono altri empi simili), varie volte la formula della Davis è stata adeguata ai tempi - alle nuove “fasi” del tennis se vogliamo. Ora è arrivato il momento di rifarlo ed adattare la formula al 2000, in parte lo si è fatto dando i punti ATP per gli incontri di Davis ma devono essere ovviamente molti di più i punti, e la Davis devesse parte integrante di un “tour di vertice” affiancata solo dagli slam, dal masters di fine anno e da due nuovi grandi tornei come quelli che ho ampiamente descritto perché solo per questi c’è spazio ed assieme alla davis sono il sistema migliore per esportare il tennis in nuovi ambienti fertili. il valore della Davis non deve stare nello stabilire quale paese abbia il movimento tennistico più vasto o migliore (come sostengono Tommasi ed alcuni altri ed in parte anche la federcircoli stranamente aleeata in questo con Rino), per questo basta dare un occhiata ai ranking ATP essendo il tennis essenzialmente uno sport individuale. Va beh basta dai ;) almeno per oggi, chi vuole capire avrà capito, chi non vuole cambiamenti rimarrà conservatore e chi vuole giocare al fanta tennis con i soldatini continuerà a farlo…

  36. stefano grazia scrive:

    Ok,back to Agassi. Per chi non lo conoscesse, Jon Wertheim e’ uno ei piu’ apprezzati giornalisti specializzati in tennis. Scrive per Sport Illustrated e tiene una rubrica di botta e risposta settimanale su si.com che per chi conosce l’inglese dovrebbe essere un MUST. Autore di libri (Venus Envy sul tennis femminile qualche anno fa e di un instant book l’anno scorso sul match vinto da Rafa(nonostante lui sia sicuramente uno dei massimi estimatori di Federer) a Wimbledon, e’ colto, simpatico, ricco di sense of humour,e non si lascia pregare quando e’ necessario lanciare qualche strale a Roddick o a Serena o a chiunque si comporti male. Memorabile una sua sacrosanta presa di posizione non politically correct ma non per questo razzista nei confronti di richard williams.Bene, eccovi i suoi due ultimi articoli sul caso Agassi. Non so, ma a me pare che se escludiamo i giornaletti scandalistici, in America -nelle riviste di settore-l’atteggiamento e’ stato molto piu’ sobrio che su questo sito, per esempio. Per chi non conoscesse l’inglese, Wertheim prima di tutto raccomanda di leggere il libro perche’ e’ un buon libro dannatamente buono. E anche a brutally honest nonfiction book. Gli ricorda Forster Wallace quando in un memorabile saggio lamento’ la completa sciatteria e insulsaggine delle memorie di Tracy austin: certamente, dice Jon, Wallace sarebbe statocontento del libro di Andre. alla fine si spinge anche a dire che dopo aver letto il libro la considerazione per Agassi e’ addirittura aumentata per via di tutte le prove nella vita ,dal padre alla meth addiction, che ha dovuto affrontare e superare. Piuttosto differente come presa di posizione rispetto a quella di Ubaldo, per esempio, che si dice disgustato dal Pelato di Las vegas. Ovvio, questo non significa che abbia ragione Wertheim ma solo per dire che insomma,e’ possibile pensarla in modo diverso dalla linea editoriale del sito ed essere comunque in buona compagnia.

    PRIMO ARTICOLO USCITO UN PAIO DI GIORNI FA (Rubrica INSIDE TENNIS, sempre su si.com):
    A few thoughts from the tennis world …
    1. We’ll start with the obvious: Andre Agassi’s bombshell revelation that he dabbled in crystal meth in 1997. Many of you asked the same question: Why did he choose to admit this in his forthcoming autobiography? The short answer: Who knows? But it seems to me there are two obvious explanations.
    First, money. When you accept a multimillion dollar advance, there is an expectation — expressed or tacit — that the book will go beyond recounting matches and memories. Controversy sells and Agassi made a sensational revelation to move copies. (You don’t recoup a $5 million advance writing about how “Krajicek was serving great that day in Toronto.”) Yet this explanation doesn’t jibe. Though, yes, Agassi was hammered on a bad real-estate deal, there are plenty of other ways for him to generate income other than trashing his legacy and, as an incensed Rafael Nadal put it, “damaging the sport.” (Remember, too, that Agassi’s wife accumulated significant wealth in her career.)
    The second, less cynical explanation: Confessional to begin with, Agassi took this assignment seriously and offered a truthful, witheringly self-critical warts-and-all self-portrait. Though the crystal meth admission got the fanfare, it was hardly the only bit of brutal candor in the book. Everything from his fraught relationship with his dad to the circumstances of his first marriage come in for close and thoughtful scrutiny.
    A source close to Agassi offered a third explanation. Inasmuch as Agassi is considering a future in politics, his dalliance with crystal meth qualifies as a “skeleton in the closet,” the kind of unflattering tidbit that, if brought to light at an inopportune time, could derail an election. By coming out with the admission now, Agassi preempts any embarrassing “gotcha” scandal and gets to control the message. I have no idea if this true, but it might be worth bearing in mind.
    2. As always, the cover-up is worse than the crime. Like many of you, I’m inclined to agree that Agassi’s lie/manipulation is more troubling than the recreational drug use. I was also surprised that, for an allegation so explosive and damning, his account was ambiguous at best.
    Once the ATP learned of a positive test result — it was for a stimulant, I was told, not for crystal meth per se, as Agassi alleges — the matter went before an independent panel. (The panel consisted of retired federal judges and other disinterested parties with no tennis background; there were no former players, ATP execs, etc.) Agassi did not testify in person, I was told, but plead his case through his letter and through his representatives. The panel “bought” Agassi’s explanation, which we now know was a fraud.
    Still, the notion the ATP somehow buried the test result or whitewashed Agassi is erroneous. When the World Anti-Doping Agency — never ones to shy from a publicity grab — issues a release and demands “the ATP shed light on this allegation,” it fuels the confusion.
    Just to be clear, in tennis today, neither the ATP nor WTA administers its drug-testing programs. It’s done through the International Tennis Federation and WADA. It’s not without its problems (see: Hingis, Martina), but there’s no conflict of interest, no concern that the tour would be reluctant to punish a revenue-generating star.
    Also, given that the offense was more than a dozen years old, Agassi will almost certainly not be fined or penalized.
    3. Ending on a happier note … Though overshadowed by Agassi-gate (is it just reflexive to add “gate” to any scandal?), there was a significant event played last week, the WTA Sony Ericsson Championships. Serena Williams beat Venus Williams in the final and, more important, will finish the year ranked No. 1. Consider this a rare and much-needed dose of sanity.

    SECONDO ARTICOLO USCITO OGGI ALL’INTERNO DELLA SUAJON WERTHEIM EMAIL BAG:
    I’m sure you’re slammed with questions about Andre Agassi’s admission of drug use and his lying to the ATP about the reasons for a positive test. Whether he should or shouldn’t have written about this aside, what effect does this have on his legacy? This is, after all, a guy with a positive image who we now know probably should have been suspended.
– Nitin Arora, Tuscaloosa, Ala.
    • It was all-Andre, all the time this week. Never mind that the WTA just held its year-end championships. Before we talk specific issues, I want to urge everyone to read this book (which will be released on Monday). It is can’t-put-down good. I kept recalling David Foster Wallace’s famous lament about Tracy Austin’s unrevealing memoir and thinking, “He sure couldn’t accuse Andre of that!” Agassi takes the reader to a 350-page therapy session. The writing here is exceptional — pacing, word choice, narrative arc, recurring themes. The balance between tennis content and “story content” is well-struck. Hardcore fans will get their diet of Bernd Karbacher and polyester strings. But those knowing or caring little about tennis will simply enjoy the personal journey of a flawed but ultimately sympathetic figure. The crystal meth admission got the headlines, but I can name 10 more surprising/compelling anecdotes and figures.
    What effect does the meth bombshell have on Agassi’s legacy? I suspect the answer will be different in a month, when people have actually read the entire book, and not simply a blurb. Right now, Agassi is taking a hit — fueled, surprisingly, by criticism from current players — both for the drug use and the lies he conveyed to a gullible tribunal.
    But because the drug use was not performance-enhancing and because it was undertaken in 1997 when Agassi was winning nothing, it’s hard to make the case that it distorted his achievements or robbed the competition. Not that Agassi is too worried either way. As he takes pains to point out, he doesn’t much care for tennis. Not as a sport. Not as a profession. Not as an institution. For someone so perceptive about the technical side of the sport and the “process” of hitting a ball, he ain’t losing sleep about his perceived status in the Kingdom of Tennis.
    I like Andre’s revelation that he lost the 1990 French Open final because his wig was falling off. Because you see, that’s what autobiographies are all about — telling your side of the story that everyone’s forgotten, and if it somehow tarnishes the achievements of Andres Gomez — one of the nicest guys in tennis, the only Ecuadorean Grand Slam champion and one of the most in-form players of the clay-court circuit that year — well, so be it!
– Kevin James, London
    • I suppose that collateral damage is, necessarily, an unpleasant consequence of writing a brutally honest nonfiction book. Reputations take a hit, myths are exploded, achievements are recast in lesser light. Agassi seldom comes off as petty or a bitter guy simply settling old scores. He backs up most of his assertions. But from Andres Gomez to Boris Becker to Jeff Tarango to sportswriter Mike Lupica to the sensationally self-absorbed Brooke Shields, there’s substantial roadkill here.
    Now that I know the obstacles Agassi had to overcome to claim his fourth, fifth, sixth, seventh and eighth Grand Slam titles, well, I think I admire him even more than before.
– Jay Lassiter, Cherry Hill, N.J.
    • I presume Jay is talking about Agassi’s kicking his crystal meth habit. Without giving away too much, here’s what is frustrating: It’s not entirely clear what effect this had on his career. Did the meth hamper his training or his tennis in the long term? Did Gil Reyes, the real hero of the book, ever know? What made him quit? Was it hard? Any temptation to backslide? For such an explosive revelation, you wish there had been more context and “follow-up care,” as it were. But to Jay’s point, leaving the drug use aside, it is hard to read this book and not admire Agassi even more than before. Beginning with his tyrannical father and ending with his tyrannical body, Agassi overcame plenty.

  37. stefano grazia scrive:

    A proposito di dopati veri o presunti, sto guardandomi Gasquet, che ha perso l’aria da ragazzino e sembra sempre piu’ un tracagnotto Jean Paul Belmondo, contro quel giocatore di basket mancato che e’ Isner …Quando gioca bene, ce ne sono davvero pochi che giocano meglio di lui o che siano piu’ belli da vedere…Per chi ama un certo tennis classico e’ forse piu’ bello da vedere lui di Federer…

  38. Ubaldo Scanagatta scrive:

    @Pibla: hai perfettamente ragione. Il subcomandante Grazia ritiene, dopo essersi spremuto per tutti questi anni, di mollare un po’ la sua creatura. E io faccio una gran fatica a moderare tempestivamente il blog, travolto io come gli altri quattro moderatori principe, cioè i quattro vice, Andrea Nizzero, Enrico Riva, Luigi Ansaloni e Gianluca Comuniello, da mille incombenze. Ora a seguito della tua giusta lamentela _ suffragata dal fatto che io ho trovato stanotte alle 1 ben 25 commetni qui giacenti dalle 10 di stamani _ ho lanciato un appello per il reperimento di altri moderatori (fermo restando che si tratta di un compito delicato ed ingrato: delicato perchè i commenti più intemperanti, a volte maleducati e e a volte addirittura calunniosi, stavano per uscire proprio dal blog, più che dal sito dove il rigaggio ridotto è certo un deterrente…ingrato perchè non dà alcuna gratificazione, visibilità a chi modera…ma semmai solo rogne se a seguito di un commento passato impropriamente poichè chi l’ha passato si becca pure un cazziatone. Non è facile, non è facile, ragazzi, soprattutto quando il sito assorbe in maniera così esaustiva 24 ore su 24…abbiate pazienza

  39. theresa scrive:

    Stefano,ma perdindirindina,ma tu che ne sai di cosa è più comodo per le donne?A me i pantaloncini,se mi devo muovere molto,mi danno veramente fastidio,a meno che non siano completamente elasticizzati,ma quelli da tennis non lo sono abbastanza per me,ci ho provato a giocare a tennis coi pantaloncini grrrr che nervi,stavo sempre a spostarmeli,sembravo Rafa.Io mi trovo mille volte meglio con la gonna,mentre ad altre giocatrici i pantaloncini non danno fastidio,quindi lascerei libera scelta,non c’entra niente l’eleganza,le belle gambe o il maschilismo e tutte le altre baggianate@Bianca hai perfettamente ragione,non si può costruire tutta una carriera professionistica con le anfetamine,Andre a quest’ora non dico che sarebbe morto,ma avrebbe gravissimi disturbi mentali,un pò quello che è successo a Richard Wright dei Pink Floyd che ha passato gli ultimi anni della sua vita in manicomio,d’accordo che si faceva di LSD,ma dopo anni e anni di abuso,qualsiasi sia la sostanza assunta,la follia è la stessa.

  40. haiv scrive:

    Non lo so AVEC..io ancora non riesco ad abituarmi all’erba lenta e alla scomparsa del S&V…nel tennis metabolizzo tardi i cambiamenti!!!…poi questi 2 “mezzi slam” non mi sanno ne di carne ne di pesce..insomma verrebbero considerati da tutti come degli slam,come dei 1000 o come il master di fine anno(una via di mezzo)?..inoltre verrebbero conteggiati come uno slam nella classifica dei vincitori di slam?se si,non sarebbe giusto perchè fin’ora i players hanno avuto solo 4 slam a disosizione quindi le classifiche diverrebbero sfalzate(magari un del potro arriva a 10 slam avendone 6 a disposizione)….se no invece,allora verrebbero considerati poco piu di un 1000….non lo so..ma ripeto:per apprezzare davvero uno slam,ti devi “sorbire” prima brismane,auckland e doha!!..ma sono opinioni,il mondo è bello perchè vario..tanto “rassegnati” perchè i vertici tennistici sono dalla mia!!!(capirai non riescono a spostare gli australian open di 1 settimana,pensa se stravolgono cosi il circuito!!!).Saluti

  41. andrew scrive:

    @ Theresa…

    Syd Barrett….non Richard Wright…

    I’ve got a bike, you can ride it if you like…

  42. Avec Double Cordage scrive:

    Stefano non c’è dubbio che Wertheim sia uno dei migliori in giro, ma non lo metterei su di un piedistallo come eroe, su Agassi ho la sensazione che abbia preso la posizione giusta anche se è impossibile dirlo non avendo io letto il lbro mentre lui si. C’è da dire che probabilmente non è una posizione completamente disinteressata. Su molte altre cose invece Wertheim secondo me ha torto marcio perchè troppo americanocentrico. il suo mailbag vien letto in tutto il mondo quindi direi che un 30% se non 40% dei suoi lettori non sono ameicani ma a lui questo non cambia molto, per un certo verso anche giustamente visto che scrive su Sports Illustrated che è decisamente una cosa americana, ma alcune sue posizioni sono veramente particolari (vogliamo dire stravaganti come quello che va avanti e indietro avanti e indietro avanti e in dietro? sto scherzando), metti quella di far giocare la prima settimana dello slam “best of three” invece del tradizionale “best of five”, in quel modo non ci saremmo mai visti il quinto set di Taylor Dent con Navarro giusto per dirne una ma gli esempi sarebbero innumerevoli. certo si può lanciare una provocazione ma lui usa l’impatto mediatico non trascurabile di SI.com per ripetutamente lanciare queste sue vecchie fissazioni (un po’ lo fa anche Tommasi ma in tono minore e poi lui non da un punto di vista ameircanocentrico). Poi c’è la proposta di stravolgere la coppa davis sostituelndola con dei tour regionali di piccoli tornei tipo New Haven, praticamente trasformando la Coppa Davis in una specie di campionato mondiale di stampo calcistico, sarebbe come sbarazzarsi della storia della coppa campioni-champions league trasformandola in un campionato a ritmo quadriennale. La storia del commissioner costantemente raffrontata a quelli del baseball, basket, hockey, NBA tutti sport spiccatamente americani (beh tranni il basket ma infatti li la situazione è un po’ diversa), non c’è dubbio che ci voglia una centrale di comando (indipendente da ITF e ATP) professionale e non dedita a massimizzare i profitti di breve termine (come satnno facendo WTA e ATP) ma non è una persona messa li e chiamata commisioner che può svolgere questo ruolo a livello mondiale, ci vuole un organizzazione, certo un organizzazione snella e reattiva ma sempre un organizzazione con pesi e contrappesi “democratici” e non una specie di dittatore.
    Questa storia della US Open series che non potrebbe fregar de meno a praticamente tutti e poi sempre il tennis femminile o meglio le sorellone williams che prendono anche più del 50% dello spazio piano piano mi sta rompendo, vorrei vedere se le Williams invece di essere americane fossero che so io due ragazze francesi se stesse a parlare sempre di qualche sciocchezza che le riguarda. Giusto tenere in considerazione il tennis femminile ma in una percentuale sensata, direi al massimo il 30% del toatle e spesso il tennis femminile occupa il 60% o 70% dello spazio con notizie di interesse scarsissimo, tipo se è giusto che la Safina sia numero uno pria di Serana, ma dico se ha giocato più tornei e vinto di più e logico che la classifica somando i punti dia questo risultato, è solo una classifica non l’opinone di un esperto, e non bisogna certo essere un esperto per capire che Serena è più forte della Safina se l’ha strapazzata in finale di slam e se ha vinto una marea di slam mentre la russa nessuno. Insomma Wertheim ha le sue pecche e non bisogna dare sempre retta a lui. Certo sarà un errore che può capitare a tutti ma questo giro ad esempio si è messo a fomentare e cvalcare vecchie storie nazionalistiche ripubliccando lo sfotto ad un astraliano da parte di un tedesco e inserendo la rispost di un australiano che risponde bruscamente tirando in ballo quello che hanno combinato i nazisti. Wertheim lo avrà fatto con senso ironico ma certe cose in media della dimensione di SI.com è meglio trattarle con le molle, quello non è un bancone anl bar e nemmeno un blog qualsiasi nascosto nel chaos del web. Sinceramente io trovo molto più interessanti le cose regolarmente che scrive Steve Tignor su tennis.com lui scrive sempre dall’america ma con un ottica molto più internazionale.

  43. Avec Double Cordage scrive:

    @haiv
    chiaro lo so che la mia è una proposta irrealizzabile vista l’anarchia che governa il tennis, ma per ora fare delle proposte non è ancora vietato.

    Certo che questi due nuovi tornei itineratni in sostituzione dei “masters 1000″ non verrebero considerati degli slam, l’ho scritto in tutte la salse che gli slam sono e devono rimanere solo 4, perché sono gli unici a sede o meglio paese fisso, mentre questi due tornei aggiuntivi darebbero diciamo ca. un 85% dei punti (per la classifica quindi sarebbero importanti ma non importanti come uno slam) e del montepremi degli slam, (che sono sempre molti più soldi e punti di uno o due masters 1000), non avrebbero la valenza “morale” di una vittoria a wimbledon per il semplice motivo che ogni 5 anni cambierebbe la sede, andrebbero solo a riempire il vuoto lasciato dai “masters 1000″ che non si sta filando più nessuno, e ne ho dato le ragioni, in breve sono semplicemente cambiati i tempi e il tennis è cresciuto molto negli ultimi 10 o 15 anni, certo anche grazie ai “masters 1000″ ma sono stati molto più importanti Agassi-Nike, Becker, Kournikova-Adidas, Safin, Federer, Nadal (mentre gente come Sampras o Edberg per noi appassionati possono avere un importanza maggiore degli altri ma ai fini di rendere il tennis uno sport globale non hannno avuto lo stesso impatto e anche senza di loro questo sarebbe successo mentre senza Becker e Agassi e la Nike saremmo più o meno ai tempi di Connors, certo anche McErnoe era importante e l’ho scritto prima ma lui aveva già dato il suo contributo prima che iniziasse la fase attuale) bisogna ricordarsi che la caduta della cortina di ferro coincide più o meno con la nascita dell’ATP tour da allora molto è cambiato nel mondo, ora abbiamo la Cina come mercato, anche India, Brasile, Argentina, Russia e paesi Arabi si sono aggiunti quando all’inizio dell’era “ATP tour” esisteva solo il duopolio USA - Europa con al massimo il Giappone come terza sponda.

  44. Anakyn scrive:

    @ Theresa: non credo tu ti riferissi a Rick Wright, tastierista dei Pink Floys che si faceva più o meno moderatamente come i suoi colleghi di gruppo, quanto piuttosto a Syd Barret, il genio creativo degli albori poi uscito dal gruppo a inizio anni ‘70 perchè ormai incapace di distinguere realtà e fantasia.

  45. Anakyn scrive:

    @ Theresa: non credo tu ti riferissi a Rick Wright, tastierista dei Pink Floyd che si faceva più o meno moderatamente come i suoi colleghi di gruppo, quanto piuttosto a Syd Barret, il genio creativo degli albori poi uscito dal gruppo a inizio anni ‘70 perchè ormai incapace di distinguere realtà e fantasia.

  46. theresa scrive:

    @Andrew e Anakin,vero è Syd Barret che è morto nel 2006 dopo aver vissuto anni e anni in clinica psichiatrica a cantare ossessivamente la stessa nota musicale.Sorry

  47. Avec Double Cordage scrive:

    per tornare ad Agassi, ecco un pezzo James Martin apparso su tennis.com
    http://tennis.com/features/general/features.aspx?id=190954

    haiv e poi con le sedi volendo ogni 5 anni si potrebbe avvolte cambiare anche la superfice, quindi anche un torneo su erba vera non sarebbe teoricamente da escludere, in senso pratico invece penso proprio che quelli che rimpiangono i tempi del serve and serve sono pochissimi, il momento bello del Serve And volley era quello con McEnroe, Edberg, Becker, Leconte volendo ci si può inserire con pò di sforzo anche Noah dal 1983 fino a metà anni novanta quando Sampras cannibalizzava il tutto con il suo servizio superiore ed inziarono a spuntare una moltitudine di cannonieri che con le palle (da tennis ;) ovviamente) troppo piccole e le superfici troppo veloci riducevano il gioco ad un susseguirsi di ace ed errori (definirei Rusedski il capostipite di questi inguardabili) che rischiava di ammazzare lo spettacolo, per fortuna che l’introduzione di palle più grandi e superfici più lente ha posto un freno, io penso che i tempi di giocatori che scendono a rete potrebbe anche ritornare saranno giocatori modellati sull’esempio di Federer ma che rischiano di più non avendo la sua stessa classe dal fondo, potremmo forse vederli battersi con la generazione dei Tomic e Krajinovic tra 4 o 5 anni. Potrebbe essere una fase spettacolare come quella delle sfide Becker-Edberg-Agassi-Sampras

  48. stefano grazia scrive:

    Mah, che dirti: a me Wertheim e’ sembrato abbastanza internazionale e non provinciale: molte le sue critiche al provincialismo americano, notevole il suo darsi da fare per fare proclamare Sportman of the Year Roger Federer per 3-4 anni di seguito (sempre bocciato a favore del baseball o basket o NFL player di turno…). Certamente non sempre mi trovo d’accordo al 100% con lui (non gli piace Hewitt perche’ ha aperto un contenzioso con l’ATP) cosi’ come non mi trovo d’accordo al 100% con Tommasi o Clerici o Ubaldo su tutte le cose…A me piace comunque anche Peter Bodo ma trovo spesso,per esempio, i PREVIEW di Jon prima di uno Slam divertenti e interessanti. Mi piace anche il suo modo di scrivere, estremamente discorsivo. Ho fatto notare pero’ che non per questo significa che LUI abbia ragione gli Altri no. Ho solo detto che non siamo gli unici coglioni, io tu e qualche altro, a pensarla in un certo modo. E non e’ nemmeno quello il punto. Il punto era: Prima di spingerci troppo oltre nei commenti, leggiamo almeno il libro e facciamoci un’idea completa.
    Ovvio, inside the tennis world sono tutti incazzati ma sono incazzati NON perche’ ha fatto questo o quello ma perche’ scoperchiando il vaso di Pandora ha lasciato credere che il piu’ pulito ha la rogna. Come diceva il Trap, i panni sporchi si lavano in famiglia e cioe’ nello spogliatoio. Capisco il concetto ma … vogliamo leggerci prima il libro? Dal punto di vista di lettore e appassionato preferisco un libro cosi’ (o come quelli di Cash e Spadea-a cui infatti in molti poi non rivolgevano piu’ la parola) che quelli insulsi agiografici e melensi di tante star sportive e non.

  49. haiv scrive:

    AVEC:assolutamente d’accordo..non rimpiango il serve & serve,non rimpiango sampras,rimpiango ivanisevic ma perchè era una gran bel personaggio..rimpiango edberg e molto…con la tua proposta mi stai convincendo(visto che non sono 6 slam ma 4+2,tipo le nuove lauree..)..adesso devi convincere il resto del mondo!!..è vero comunque che sarebbero utili questi “mezzi slam a sede non fissa” perchè si potrebbero disputare in posti che il tennis non tocca..pero giocando meno i giocatori non di vertice sarebbero spacciati perchè non avrebbero alcuna chance di affermarsi nei tornei importanti(sarebbe ancora piu difficile vedere uno tsonga alzare una coppa o in finale in uno slam)

  50. petesam scrive:

    volevo sapere se sampras aveva rilasciato dichiarazioni su agassi.
    dopo aver letto le pillole sul sito io dico che per quel che riguarda lo sport, per me dovrebbero togliergli i titoli.
    per i discorsi sulla persona non si puo’ giudicare nessuno!!!!

  51. Avec Double Cordage scrive:

    haiv mi rallegro di esserer riuscito a spiegarmi abbastanza bene da farti convincere che non è un idea completamente folle la mia. Tramite i commenti di un blog è un impresa quasi impossibile. Grazie di aver avuto la pazienza per leggere le mie utopie.

    Il punto che critichi, ovvero che con 6 tornei a tabelloni di 128 i giocatori non di vertice sarebbero sempre tagliati fuori però è sbagliato, dal mio punto di vista.

    Ti spiego perché, in primis avrebbero 2 chance in più per provarci, certo per vincere un serie di partite giocando “best of five sets” non puoi essere semplicemente uno in giornata ma devi essere veramente un giocatore con dei meriti, però visto che i tabelloni sono di 128 gioatori invece di 56 non c’è quasi nessuno tagliato fuori a priori.

    Un altro punto importante è che saranno in molti a non riuscirsi a preparare al meglio per tutti 6 i tornei, (e poi alcuni si preparerebbero apposta per i tradizionali Wimbledon, Roland Garros e US e AUS Open lasciando aperte più chance per gli altri due tornei dove chiaramente gente come un Roddick che magari punta vincere Wimbledon non sarebbe sempre tirata perfettamente a lucido) solo gente come Federer e Nadal che ora riesce a vincere 3 slam più “4 master 1000″ a stagione può pensare di essere al top ad ogni appuntamento, per molti altri giocatori classificati bene invece succederà un po’ quello che succede regolarmente agli Australian Open, ovvero che non sono al top e quindi perdono contro delle “new entry” per questo in Australia si vedono spesso dei newcomer in finale anche se poi raramente vincono perché almeno uno dei giocatori di vertice arriva in finale e non si fa sorprendere come fece Safin contro Johansson. Questa situazione comunque non deve creare confusioni, perché eè normale in ogni sport che ogni tanto non si è al top, capita nello sci, capita nel motociclismo dove ogni tanto uno salta una gara perché cade in prova o perché si è fatto male cadendo nella gara precedente, o anche perché non gliela fa più come Stoner quest anno che ha satatao tre gare, l’unico fenomeno e Valentino Rossi che non ha praticamente mai saltato una gara da quando corre nel mondiale e ne ha vinte quasi la metà.

    il terzo punto che favorisce la rapida crescita dei giovani con il mio sistema oltre a quello di poterci provare 6 volte all’anno invece di 4 è quello che aumentando di molto i piccoli tornei e di conseguenza i tabelloni in questi tornei raramente vedrebbero più di 3 o 4 top players parteciparvi (e anche se fosse i giocatori di vertice prenderebbero sul serio la partecipazione in un piccolo torneo solo se fosse il loro torneo di casa come lo é Basilea per Federer o Belgrado per Djokovic) sarebbe per loro più facile a giocare più match di fila e ad arrivare a giocare partite di una certa importanza in semifinale o finale. certo prenderebbero meno punti ma accumulerebbero esperienza, e con maggiore frequnza di adesso. Come ho spegato in uno dei commenti precedenti se la cosa fosse fatta a dovere organizzando questi piccoli tornei settimanali in dei tour regionali aumenterebbero anche le possibilità di guadagno per i journeymen ed aumenterebbe anche il numero dei giocatori che potrebbero guadagnare abbastanza soldi nella loro carriera per sistemarsi. Forse verrebbe anche a crearsi un clima più rilassato e diminuirebbero gli incentivi a doparsi, barare con le scommesse etc. questo però sinceramente è abbastanza improbabile e sarebbe chiedere troppo alla civilità di noi homo spaiens

  52. theresa scrive:

    Dimenticavo,se fossi il responsabile dell’Atp che anni fa gli ha coperto la marachella,andrei sotto casa di Agassi ad aspettarlo,e si ritroverebbe oltre che calvo anche sdentato!

  53. haiv scrive:

    dove li mettersti nel calendario questi 2 “mezzi slam”,su che superficie si disputerebbero e ogni quanto cambierebbero sede?..inoltre i 1000 si potrebbero far diventare dei 500(minimo 2 a partecipazione obbligatoria) e diverebbero funzionali alla preparazione per questi 6 tornei oltre che permetterebbero a qualche paese in piu di vedere i top player giocare..cosi un giocatore alla fine disputerebbe una decina di tornei l’anno,numero ragionevole.pero sulle chance dei giocatori non di prima fascia non mi hai convinto:loro sfruttano proprio i periodi in cui i top non sono al top..e sono convinto che per un federer o un nadal sarebbe una passeggiata presentarsi al top a solo 6 appuntamenti,abituati come sono a giocare 15 tornei su 20 perlomeno in ottima forma…per uno come federer(tralasciando per un attimo l’età che avanza),abituato a vincere 3 slam su 4,il master e 3-4 master 1000,presentarsi in forma a 6 tornei per sconfiggere lo tsonga del momento è una passeggiata….idem con patate per nadal,djoko e murray.

  54. Avec Double Cordage scrive:

    @theresa,
    non scordarti coppola e lupara per onorare questa ipotetica missione nel rispetto della cosa dell’omertà

  55. Avec Double Cordage scrive:

    @haiv,
    il mio calendario ipotetico lo avevo già elencato nel commento del

    4 Novembre 2009 alle 15:50

    te lo ripropongo con un copia incolla cosi non devi andare a cercare

    +++

    La stagione che io vedrei sensata sarebbe la seguente

    gennaio: Coppa Davis primi turno, le sedi potrebbero essere quelle dei master series

    febbraio: Australian Open

    marzo: Coppa Davis secondo turno

    aprile: major itinerante da chiamare ad esempio “Pacific Major” (sud america occidentale, USA costa ovest, Cina, India, Paesi Arabi)

    maggio: major itinerante da chaimare ad esempio “Atlantic Major” (sud america orientale, USA costa est, Europa, Africa)

    giugno: Roland Garros

    luglio: Wimbledon

    agosto: US Open

    settembre: coppa Davis terzo tuerno e play off

    ottobre: Masters di fine stagione, eliminazione diretta tutto best of 5 con 16 giocatori

    inizio novembre: final four di coppa davis (o anche final eight ma allora ci vorrebbero due finesettimana) in sede unica, ogni anno diversa

    quindi novembre, e dicembre i giocatri a seconda della categoria sarebbero liberi per riposarsi o allenarsi e progredire oppure per giocare i piccoli tornei.

    +++

    come vedi non è che al di fuori dei 6 grandi tornei (4 slam + 2 bisettimanali best of five) non è che non avrebbero nulla da fare, ci sarebbero i tre turni di qualificazione per la settimana finale di coppa davis, quindi in tutto avrebbero 10 eventi in 10 mesi, anzi undici eventi per i 16 giocatori che si qualificano per il masters di fine stagione. La coppa davis sarebbe importante e spettacolare con tutte le nazioni tennistiche in lizza per la vittoria e con in palio punti pesanti in coppa davis, del tipo se un giocatore gioca tutti turni e vince tutte le sue partite le partite prende gli stessi punti di una vittoria finale in uno dei due grandi tornei itineranti.

    Sono contrario ad obbligare i giocatori a partecipare ai tornei, il voler partecipare deve venire dalla volontà dei giocatori, faccio l’esempio di Wimbledon, per un certo periodo molti terraioli tipo Muster neanche ci andavano, adesso questo non succede più per vari motivo, situazione simile per l’Australian Open. è compito degli organizzatori dei tornei quindi fare in modo che i giocatori abbiano il vero desiderio di vincere questi tornei, e on ha senso obbligarli a parteciparvi.

    la classifica la stilerei con i risultati dei 4 slam (quindi 0 punti per chi non vi partecipa in un certo senso quindi la partecipazione è obbligatoria ma la scelta rimane del giocatore e non ci sono sanzioni economiche se non partecipa) + i risultati dei 2 tornei itineranti che ho chiamato “Atlantic Major” e “Pacific Major” ma si può anche trovare un altro nome, ho scelto questi due perch uno dei tornei si terrebbe per l’appunto grosso modo sulla costa atlantica (certo non in senso stretto ma in paesi che sono più vicini all’oceano atlantico che al pacifico) l’altro in paesi più vicini all’oceano pacifico ed indiano (sempre 0 punti per chi non partecipa)

    ai punti di questi 6 tornei vanno aggiunti i punti conquistati in coppa davis (con un po’ di punti anche per le partite a risultato aquisito, tipo quelli di una semi in un challenger in caso di vittoria e 1 punto simbolico in caso di sconfitta giousto per dare una mano ai juniores, infatti lascierei la formula dei 4 singolari più doppio però permetterei la convocazione di un massimo di 10 giocatori invece di 4 in questo modo ci sarebbero due riserve per ogniuno dei due singolaristi, ci sarebbe la possibilità di convocare sempre due doppisti più 2 juniors)

    + I punti del masters di fine anno

    oltre a questi punti si aggiungerebbero i migliori 3 risultati di altri tornei (tipo i tornei di casa di basilea per federer o belgrado per Djokovic o piccoli tornei prima degli slam utilizzati come preparazione a quelli grandi) per chi invece non entra nei top 128 ovvero nei tabbelloni degli slam si prendono i migliori 4 risultati da altri tornei fino ad arrivare ai migliori 10 risultati per gente che non entra in uno slam per tutta la stagione

    la sede cambierebbe ogni 4 o 5 o 6 anni circa dipende dalla situazione e dagli investimenti fatti per le infrastrutture, il primo sarebbe su di una superficie rapida simile a quella dell’Australian Open e si svolgerebbe il mese dopo l’ausopen nel periodo degli attuali indian wells e miami (inizialmente si potrebbe tenere anche in una di queste due strutture che sarebbero sicuramente dei candidati seri ma anche Buenos Aires con lo stadio parque roca è un candidato specialmente ora che c’è del potro) il secondo si svolgerebbe il mese prima del Roland Garros su di una superfice lenta (praticamente sempre su terra rossa ma volendo si qualche volta si potrebbe provare anche con erba sintetica con la sabbia che permette di scivolare non crea problemi alle articolazioni e permette anche di giocare in slice) attualmente il candidato naturale ovviamente sarebbe Madrid, ma in un futuro anche Roma potrebbe offrirsi come sede sensata ovviamente ci vuole un campione italiano prima (si spera in Gigi) altri candidati sarebbero paesi arabi, india e cina (india e cina più per il Pacific major nel mese che segue l’australian open)

  56. theresa scrive:

    @Avec Double Cordage….eheheheheheh….ma no,non mi hai capito….ma miseriaccia ladra….tu fai un favore immenso ad una persona,gli salvi la carriera e la faccia….e quello che fa?….racconta tutto,ti fa rischiare la carriera e lo sputtanamento pubblico…..tu che faresti se fossi nei panni del gabbato??Rispondere prego

  57. Avec Double Cordage scrive:

    @madre theresa del bronx,
    in primis non gli spaccherei la faccia ;) poi spiegerei pubblicamente eventuali retroscena (abbastanza ovvi) che eventualmente possono aver portato all’insabbiamento, e poi chiederei perdono agli appassionati e non scusa nel caso dovessi aver offeso qualcuno (del tipo se nessuno si è offeso ho ragione io e chi ha tirato in ballo la cosa è un testa di cavolo) come normalmente è prassi fare in questi casi.

    Ma sinceramente se mi dovessi trovare nella situazione di Mark Miles (penso sia lui la persona nella quali immedsediarsi in questo caso) spero che il problema non mi si ponga nemmeno perché non avrei fatto nascere il caso non perchè mi sarei lasciato sfuggire un dono dal cielo per la popolarizzazione del tennis come il connubio Agassi-Nike, ma perchè avrei differenziato tra uso di droghe per sballarsi che non è doping e uso di chimica e dottori per incrementare le prestazioni e barare che invece è doping. Se questa differenziazione non fosse stata possibile per via del immischiamento di altre persone atte a coprire un caso di doping mi sarei dimesso, lo so non è propriamente una prerogativa italica ma del resto ne Mark Miles ne io siamo pienamente italici, lui anchemolto meno di me. Spero che tu non ti sia arrabiata per i toni scherzosi e di essermi spiegato abbastanza bene Theresa, saluti con simpatia.

  58. haiv scrive:

    non è male pero ci sono molte città che rimarrebbero senza un torneo(o comunque con un torneo senza la presenza dei big perchè facendo cosi federer gioca solo basilea,nadal barcellona e djoko belgrado) ..miami o IW,parigi bercy,shangai,la germania,cincinnati,il canada,roma..insomma tutti quei paesi in cui non vi è uno slam,un mezzo slam o il master di fine anno..non è male il progetto pero realizzarlo è impossibile..comunque ripeto:a me convince,pero questi mezzi slam vanno “attrezzati” bene:sedi giuste,strutture giuste,organizzazione….insomma devono essere degli eventi,delle “americanate” che permettono di compensare la perdita degli altri tornei!..quello dopo gli australian open va fatto per forza in asia (pubblico,soldi..) e si potrebbe fare indoor,perchè no…..il secondo si puo alternare in sud america, africa o Indian wells magari su terra verde..cosi si avrebbero 6 eventi disputati su tutte le superfici..l’erba sintetica è da circolo che vuole risparmiare,io la eviterei in tornei del genere,ma sono gusti..

  59. haiv scrive:

    ah dimenticavo…il top sarebbe se tutti questi eventi fossero combined..ne guadagnerebbe molto anche la wta..o magari in alternativa si puo fare come toronto montreal:i 2 mezzi slam vengono giocati in sedi diverse da uomini e donne..che ne so:un anno gli uomini a pechino,le donne a tokyo…poi il secondo mezzo slam le donne a Indian wells,gli uomini a buenos aires e poi si scambiano..cosi ci sarebbe piu copertura tennistica…il master(maschile e femminile) rimarrebbe a sede non fissa e andrebbe piazzato in posti dove non c’è stato tennis…insomma:4 slam fissi e combined,2 mezzi slam e master finale con sedi prestabilite(3-4 sedi per ognuno) dove uomini e donne si alternano..certo è che con il tuo progetto sparirebbero quei tornei(soprattutto femminili) senza pubblico:meno quantità ma piu qualità

  60. Avec Double Cordage scrive:

    haiv è vero che sarebbero meno i tornei stile estoril dove federer gioca una specie di esibizione, però nel compenso ogni paese avrebbe la possibilità di ospitare Federer o Nadal in una sfida di coppa davis, in più con la sede della settimana finale (final 4 o final 8) ogni paese avrebbe la possibilità di organizzare una grande evento, stessa cosa per i “semi slam” come li chaimi tu in questo caso città come Roma o Amburgo avrebbero la possibilità di organizzare un grande evento mediatico per 5 o 6 anni di fila, la stessa cosa vale per Indian Wells e Miami, e una volta spostato l’evento altrove questi stadi possono ospitare i la coppa davis che con il mio sistema sarebbe un grande evento, è fosre questo che tu teni a non prendere in considerazione, non sarebbe la coppa davis che abbiamo conosciuto fino all’anno scorso, con zero punti in palio e con i giocatori di veritce che preferiscono evitare percheé non prendono soldi… sarebbe tutta un altra storia, molti punti e molti soldi in palio e in più la possibilità di portare i grandi giocatori in ogni paese. I piccoli tornei non morirebbero ma sarebbero più accessibili per i veri appassionati, i prezzi e tutto l’ambiente sarebbe più famigliare.

  61. theresa scrive:

    Avec Double Cordage ma certo che avevo capito il tono scherzoso,anzi la storia di coppola e lupara mi ha divertito!E poi anch’io non dicevo sul serio.Il fatto è che non posso fare altro che scherzarci sopra,mi piacerebbe cambiare le regole del gioco a modo mio,ma non ho questo potere.L’ideale sarebbe che la medicina antidoping riuscisse a stare al passo col doping,formulando test sicuri ed inconfutabili nel lungo periodo.Ma anche questa a quanto pare è un’utopia,e la cosa un pò mi sorprende,visto la costante evoluzione della medicina moderna nella diagnosi e cura di malattie serie e complicate.Mi domando se anche in questo caso ci sia un interesse economico nascosto a far si che la piaga doping non venga mai completamente debellata.Forse sto dicendo stupidaggini visto che non sono un dottore,e a questo proposito sarebbe interessante sentire il subcomandante@GRAZIA. Sto seguendo le vostre idee di riforma del calendario Atp,anche quelle purtroppo rimarranno nel cassetto,nel tennis,non sò il perchè,c’è una resistenza ostinata ad ogni cambiamento,basti pensare,in vista della Master Cup di fine anno,alla assurda formulazione di questo torneo,totalmente inadeguata al tennis, una cosa che balza agli occhi di tutti ma che è ben lungi dall’essere corretta.Saluti

  62. theresa scrive:

    posso fare un O.T. visto che Corrado Guzzanti è molto gradito in questo blog,voglio proporvi il Sig.Fetuso,un personaggio poco noto ma secondo me uno dei più esilaranti http://www.youtube.com/watch?v=2LglGF_S3MQ Il mitico Prodi/Guzzanti http://www.youtube.com/watch?v=dZwQhRO3DJ4&feature=related e Rokko Smitherson http://www.youtube.com/watch?v=F4YgEmD_9JY&feature=related http://www.youtube.com/watch?v=REg8Gj4Nhes&feature=related http://www.vidoemo.com/yvideo.php?i=LUhycFNXcWuRpdDJza3M&avanzi-92-la-sora-lella-2aparte

  63. Avec Double Cordage scrive:

    Theresa non stai assolutamente dicendo stupidagini, ne sulla mancanza di volontà di contrastare il doping ne sul controsenso del roundrobin. Per il masters, lo dico da nni la formula migliore è quella di un torneo ad eliminazione diretta best of five con i top 15 ATP più il migliore della stagione post US OPEN non compreso tra i 15. Grazie per i link a Guzzanti, sempre mitico e chiaroveggente. Oggi è sicuramente doveroso dare una bravissime alle nostre ragazze! Compimenti a loro per la vittoria in coppa, Pennetta e Schiavone hanno il potenziale di raggiungere una semi al Roland Garros e forse anche in Australia, certo ci vule anch eil tabellone giusto e poi il potenziale bisogna sfruttarlo appieno, speriamo bene, certo quest’anno senza Henin, e Clijesters con Sharapova, Ivanovic e Jankovic non in super forma le chance erano migliori che quelle del 2010. Speriamo che oltre a Fognini anche altri seguano l’esempio delle ragazze e vadano in spagan ad allenarsi, speriamo che ci vadano da giovani. Attualmente l’unico che con un miglioramento alla seconda di servizio e più top sul dritto potrebbe stare nei 20 è Seppi, se non riesce a migliorare questi due aspetti fondamentali in questi due mesi invernali e trovare dei risultati entro febbraio farebbe bene anche lui a provare ad andare in Spagna per 2 anni.

  64. stefano grazia scrive:

    Qui e la’ intanto,dopo l’apparizione a 60′ e le ultime interviste, sta cambiando la percezione di Agassi sul perche’ e il percome ha scritto quel libro.Che pare sia dannatamente buono. Io spero sempre di poter leggere che alla fine sia giunto a patti con se stesso, con suo padre e soprattutto con il tennis.Ma il libro,penso, sara’ molto istruttivo e onesto, con quello che in quel momento davvero un giocatore pensa di se e dei suoi rivali…il libro che vorresti leggere non l’agiografia politically correct del 99% dei campioni di ogni sport…Certo, spero non sia un libro falso in cui si cerca il sensazionalismo ad ogni costo e spero che per esempio se c’e’ scritto che con Courier ai tempi dell’Academy non si potevano sopportare ci sia anche scritto che dopo hanno cominciato a capirsi ed apprezzarsi…E non che abbiano fatto solo finta di essere diventatiamici. Questo mi dispiacerebbe: un po’ di speranza la vorrei conservare. Ma la verita’ e’ che in real life come nella buona letteratura ogni lieto fine ha il suo prezzo. Ne volevo fare un pezzo per G&F qualche mese fa,citando libri (Il candido miliardario),film (In the valley of Elah e Gone Baby Gone e The million dollar girl) e fumetti (Y:The Last Man On Earth) ma non ero riuscito a trovare le note giuste. Adesso, pensando ad Agassi e al suo libro, e’ quello che mi continua a venir in mente:n real life come nella buona letteratura ogni lieto fine ha il suo prezzo.

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