I Re del Roland Garros

 
24 Maggio 2009 Articolo di Enzo Cherici
Author mug

 Virtual Tour: seconda giornata di sfide!    

Parigi e i suoi miti. Le cinque stelle che hanno illuminato il torneo maschile negli ultimi trenta anni. La prossima settimana le leggende in gonnella.

Un torneo proprio speciale. A cominciare dal nome dello stadio che lo ospita. Diciamo la verità, oggigiorno a nessuno verrebbe in mente di titolare un complesso tennistico ad un aviatore. Ma erano altri tempi. Si era tra le due guerre e le imprese di Roland Garros nei cieli della prima guerra mondiale erano ancora fresche nelle menti e nei cuori dei francesi. Così, quello che in realtà sarebbe l’Open di Francia, è ancora oggi a tutti noto come…il Roland Garros.
Ed è sufficiente scorrere anche solo distrattamente l’albo d’oro del torneo per capire quante storie, quanti campioni, quante vittorie e sconfitte hanno segnato la storia di qusta competizione. Una prima curiosità riguarda la superficie: dal 1891 – anno della prima edizione quando il torneo era ancora riservato ai soli giocatori dei club francesi – si è dovuti attendere il 1912 per arrivare alla terra battuta. Le edizioni precedenti si giocarono tutte sull’erba, unica superficie conosciuta nel mondo tennistico di allora. Vennero poi gli anni dei Moschettieri: Lacoste, Borotra, Cochet e Brugnon. Dopo la loro sorprendente vittoria del 1927 nella finale di Coppa Davis negli Stati Uniti, la federazione francese decise di costruire una nuova struttura alla Porte d’Auteil per ospitare la finale dell’anno successivo: è lo stadio che ancora oggi ospita l’Open di Francia.
Henri Cochet vinse 4 titoli (1926-28-30-32) ed altri 3 se li aggiudicò René Lacoste (1925-27-29). Per ritrovare qualcuno capace di imprese simili, bisogna tornare ai nostri tempi, all’oggi. Con campioni che hanno segnato la storia del nostro sport: le leggende del Roland Garros.

Björn Borg (6 titoli: 1974-75-78-79-80-81)

Nella leggenda di Borg c’è anche un piccolo grande spazio per il tennis italiano. Nelle otto edizioni alle quali ha partecipato, l’Orso svedese è stato sconfitto in sole due occasioni, nel 1973 e nel 1976, sempre da Adriano Panatta. Con i tempi che corrono per il nostro povero tennis, non è male ricordarsene di tanto in tanto. Il primo successo risale al 1974, dove un Borg che iniziò il torneo non ancora dicottenne, era già testa di serie numero 3. D’altra parte, non si è fenomnei per nulla. A rileggerlo con gli occhi di oggi quel tabellone, appare un pó strano. I primi due turni al meglio dei tre set e soltanto dal terzo turno in poi la tradizionale formula del tre su cinque. Per aggiudicarsi quell’edizione, lo svedese fu costretto a delle vere e proprie maratone. Cinque set in ottavi contro Van Dillen, altri cinque nel turno successivo contro il baffuto messicano Ramirez. Fino alla finale contro il talentuoso spagnolo Manolo Orantes. Che sembrava persa. Un primo set volato via in favore dello spagnolo: 2-6. Un secondo combattutissimo ancora portato a casa da Manolito: 6-7. Che evidentemente entrava in riserva e gli ultimi tre set diventavano per lui un vero calvario: 6-0 6-1 6-1 e primo titolo per lo svedese. All’epoca, il più giovane vincitore del torneo. L’anno successivo, Björn si presenta finalmente come primo favorito. E legittima questo ruolo facendo polpette di chiunque gli si pari innanzi, perdendo un solo set in tutto il torneo. Ancora una volta l’unico ad impensierirlo è il nostro Panatta (santo subito!) in semifinale: 6-4 1-6 7-5 6-4 per il fenomeno svedese, che avrebbe poi regolato Guillermo Vilas in una finale senza storia: 3 set a zero e secondo titolo scandinavo. Nel 1976 venne poi una delle due citate sconfitte col nostro grande Adriano (poi vincitore del torneo) e nel 1977 non partecipò (unica vittoria di Vilas). Il 1978 è l’anno del dominio assoluto. Trionfo senza smarrire un solo set, con la miseria di 32 games persi nel corso di tutto il torneo. L’unico a portarlo al tie break fu Roscoe Tanner al quarto turno (6-2 6-4 7-6). A tutti gli altri (compreso il nostro Barazzutti in semifinale: 6-0 6-1 6-0) lasciò le briciole. Mostruoso. La finale contro un rassegnato Vilas era finita prima di cominciare: 6-1 6-1 6-3. Il 1979 dovrà soffrire maggiormente per portare a casa il titolo. Già nei primi due turni lascia per strada due set contro Tomas Smid e Tom Gullikson, notizia quasi incredibile se si pensa a quanto avvenne soltanto l’anno prima. Ritrova poi la forma nel corso del torneo tornando a dominare fino alla finale, quando deve fare i conti con un ospite inatteso, il paraguaiano Victor Pecci, neanche accreditato d’una testa di serie alla vigilia, ma capace di stupire nel corse delle due settimane per il suo scintillante gioco d’attacco. Dopo due set senza storia (6-3 6-1), Borg accusa un calo, Pecci sale sensibilmente al servizio e la partita si riapre. Il sudamericano s’aggiudica il terzo set al tie break ad ha incredibilmente tutto lo stadio dalla sua. Ma niente paura. Borg piazza il break decisivo nel nono gioco della quarta partita e può alzare ancora una volta al cielo la Coppa dei Moschettieri. La quarta. Nel 1980, ancora una volta, non si gioca. Nel senso che Borg nasconde letteralmente la palla. Non la fa vedere proprio a nessuno. Zero set persi, 37 giochi in tutto il torneo. Quello che raccoglie più games è…Alvaro Fillol al primo turno: ben otto (6-3 6-1 6-4)! Per tutti gli altri, solo le briciole. Compreso il compianto Vitas Gerulaitis, dominato in una finale senza storia: 6-4 6-1 6-2. E siamo al 1981. L’ultimo trofeo dello Slam alzato dallo svedese. Non è un Borg in grandissima condizione quello che si presenta alla Porte d’Auteil. Masul rosso, la sua superiorità sul resto della concorrenza, è talmente imbarazzante da consentirgli di arrivare ancora una volta all’appuntamento con la finale senza smarrire nemmeno per strada nemmeno un set. Di fronte avrà l’emergente ceco Ivan Lendl, che avrebbe poi scritto pagine importanti di storia sul centrale parigino. Partita dall’andamento stranissimo, dove forse per la prima volta vediamo Borg accusare dei cali di tensione nel corso dello stesso match. Alla fine prevarrà in cinque (non combattutissimi) set: 6-1 4-6 6-2 3-6 6-1. Sarà il sesto ed ultimo titolo per il leggendario fenomeno svedese. Nessuno aveva mai vinto tanto prima. Nessuno vincerà mai tanto dopo. Forse…

Mats Wilander (3 titoli: 1982-85-88)

L’edizione del 1982 si apre con un vuoto. Dopo tanti anni, manca infatti il campione uscente. Borg ha dato l’addio alle competizioni e la guerra per la successione è più che mai aperta. La testa di serie numero uno è l’americano Jimmy Connors, ma tutti pronosticano un atto conclusivo tra il finalista dell’anno prima, Ivan Lendl, e l’argentino Guillermo Vilas. Nessuno fa caso a un giovanotto diciassettenne, vincitore l’anno prima del torneo juniores, di cui si parla un gran bene, ma che non sembra ancora attrezzato per sfide di questo calibro. Previsione quanto mai azzardata. Perché il giovincello in questione arriva senza troppi problemi negli ottavi di finale, dove non ha nulla da perdere contro il super favorito della vigilia, Ivan Lendl. Quel giorno, ha inizio la leggenda di Mats Wilander. Dopo aver perso un primo set combattuto (4-6), resta con la testa nel match e porta a casa il secondo per 7-5. Deve subire la reazione del ceco nel terzo (3-6), ma non molla di un centimetro e negli ultimi due set infila un 6-4 6-2 entrando così a sorpresa nei quarti di finale del torneo. Dove ad attenderlo non c’è un giocatore qualunque, ma Vitas Gerulaitis, testa di serie numero 5 e già finalista di questo torneo. Ma ormai Mats gioca su una nuvola. Supera in quattro set il forte americano e stesso trattamento riserva in semifinale a José Luis Clerc, evitando di fatto un derby argentino per l’assegnazione del titolo. La finale, contro il favoritissimo Vilas, sembra non avere storia. I potenti colpi da fondo, liftatissimi, dell’argentino sembrano avere la meglio sulla piatta regolarità del giovane svedese, che non sembra avere armi per contrastare il gioco dell’esperto avversario: 1-6 Vilas. Dopo il match Wilander avrebbe dichiarato: “Sarei stato contententissimo di portare a casa altri due games”. E invece…Invece Mats si ribella a quell’andamento e cambia tattica. Iniziando ad alzare pazzeschi goccioloni che avrebbero mandato completamente fuori fase il gioco (e la testa) di Vilas. La finale si riapre. Il giovane svedese riesce a portare a casa il secondo set al tie break ed è la svolta. Il match, di fatto, finisce lì. Con un 6-0 6-4 Wilander chiude la pratica e diventa, otto anni dopo il primo Borg, il più giovane vincitore della storia del Roland Garros. Nell’intervista post-partita gli chiederanno: “Possiamo dire d’aver trovato un Borg II?”. “No. Potete dire d’aver trovato Wilander I”. Aveva ragione lui. Dopo una finale nel 1983 (sconfitto dall’idolo di casa Noah) ed una semifinale nel 1984 (battuto dal futuro vincitore Lendl), torna a trionfare nel 1985, superando in finale il favoritissimo Lendl. Il ceco si presenta all’ultimo atto senza perdere per strada neanche mezzo set. La finale sembra avere lo stesso andamento: 3-6 Lendl senza troppa storia. Ma ancora una volta Wilander fa sfoggio della sua eccezionale intelligenza tennisca. Di punto in bianco stacca la manina sinistra nell’effettuare il rovescio, affettando tutto l’affettabile. Risultato: Lendl non ci capisce più niente ed è il trionfo: 3-6 6-4 6-2 6-2 e seconda Coppa dei Moschettieri in bacheca. Per guadagnare la terza dovrà attendere il 1988, dopo un fiasco nell’86 (terzo turno con Chesnokov) e un’altra finale persa con Lendl nell’87. Questa volta, di fronte avrà la Francia intera. Avversario della finale sarà infatti un Henry Leconte in forma scintillante, dotato tra l’altro di quel gioco d’attacco adatto (teroricamente) ad impensierire il forte regolarista svedese. Il piano del transalpino è quello di presentarsi a rete ad ogni occasione utile e, in ogni caso, ogni volta che il campione di Växjö sarà costretto a giocare la seconda di servizio. Wilander risolve il problema a modo suo: in tutto il match gioca due (due!) seconde palle, inchiodando così un frustratissimo Leconte sulla riga di fondo campo. Risultato: partita dominata (7-5 6-1 6-2) e terzo titolo in tasca. Sarà anche l’ultimo, ma il biondo svedese dall’intelligenza tattica fuori dal comune verrà per sempre ricordato da queste parti.

Ivan Lendl (3 titoli: 1984-86-87)

Quando nel 1984 fece il suo ingresso nel centrale di Parigi per giocarsi la finale al cospetto di John McEnroe, indiscusso numero uno dell’epoca, forse neanche lui credeva che circa quattro ore dopo avrebbe vinto il suo primo titolo dello Slam. Tutto questo per un paio di eccellenti motivi. In primis, l’ormai 24enne campione ceco aveva giocato fin lì ben quattro finali dello Slam, perdendole tutte. Poi, perché di fronte aveva un avversario che sembrava aver cancellato dal proprio dizionario la parola sconfitta e che lo aveva superato nelle ultime cinque occasioni in cui i due si erano incontrati (le ultime due addirittura sul rosso). L’inizo del match sembra confermare le previsioni più fosche per il ceco. Un McEnroe impeccabile (mai più visto nulla di simile sulla terra battuta) non concede respiro all’incredulo avversario e in poco più d’un oretta si porta avanti due set a zero: 3-6 2-6. Poi il patatarc! La leggenda narra d’un battibecco con un fotografo: addio concentrazione e Lendl di nuovo in partita. Chissà se è andata davvero così. Fatto sta che da quel momento la partita cambia. Gli attacchi di Mac diventano man mano meno efficaci e inizia così un festival di passanti in corsa, lob liftati, risposte bloccate di rovescio. Comincia insomma un’altra partita, che finirà dopo oltre 4 ore con una facile volée di dritto finita in corridoio ed un incredulo Supermac con le mani tra i capelli. Primo titolo dello Slam per l’altrettanto incredulo campione ceco e svolta nella carriera. Dopo la citata finale persa con Wilander nel 1985, arriverà la doppietta nel biennio 1986-87, probabilmente il migliore della sua carriera. Dominio quasi borghiano nel 1986, quando smarrisce un set per distrazione in semifinale contro il futuro campione Andres Gomez (6-7 7-6 6-0 6-0), per poi dominare in finale l’ “intruso” Mikael Pernfors: 6-3 6-2 6-4 e secondo trionfo. La tripletta l’anno successivo, contro il rivale di sempre Mats Wilander, in una finale dove quest’ultimo era sembrato arrivare in migliore condizioni. L’inatteso avolgimento della gara deve aver colto di sorpresa anche il campione svedese, che nel corso del secondo set – forse per l’unica volta in carriera – fracassò la racchetta scaraventandola a terra. Punteggio finale: 7-5 6-2 3-6 7-6. Forse Lendl avrebbe potuto vincere altri titoli in quel di Parigi. Un certo Chang e l’ossessione di Wimbledon gliel’hanno impedito.

Gustavo “Guga” Kuerten: (3 titoli: 1997-2000-2001)

Forse uno dei più amati vincitori di questo torneo. L’edizione da lui vinta nel 1997 è stata probabilmente una delle più emozionanti della storia della competizione. Dopo le doppiette di Courier e Bruguera, venne l’attesissima vittoria di Muster nel 1995 e il meno scontato trionfo di Kafelnikov nel 1996. Salvo Courier, assente, questi sono anche i favoriti per l’edizione 1997, ai quali bisogna aggiungere un Chang tornato ad ottimi livelli. “Guga” sembra uno dei tanti, destinato a confondersi con il gruppo. Numero 66 della classifica ATP alla vigilia, dopo un paio di turni accessibili ma comunque impegnativi (Dosedel e Bjorkman), il suo destino sembra doversi fatalmente compiere al terzo turno, quando dovrà incrociare le racchette con Thomas Muster. Pronostico chiuso? In teoria si. Ma il campo dice subito tutt’altro. L’austriaco prende probabilmente sottogamba l’avversario ed inizia a martellarlo scriteriatamente sul rovescio. Porta a fatica a casa il primo set (6-7), ma per i due set successivi non vede letteralmente più la palla: 6-1 6-3 Guga. Reazione furente di Muster nel quarto (3-6), ma apoteosi carioca nel quinto: 6-4 da leggenda e prima grande impresa parigina per l’ex sconosciuto brasileiro. Il turno successivo sembra l’esatta fotocopia del precedente. L’avversario di turno è l’ucraino Andrei Medvedev, bruttissimo cliente su questi campi. Ancora una vittoria soffertissima, ancora al quinto set (7-5) e testa già proiettata alla sfida dei quarti con il campione uscente Eugeny Kafelnikov. Il favorito è il russo, ma cominciano ad essere in parecchi quelli ad avere qualche dubbio sull’esito della sfida. Perché un rovescio così non s’era mai visto e perché l’outsider brasiliano sembra giocare avvolto in una nuvola. Nulla sembra poterlo spaventare. E così, anche Kafelnikov deve arrendersi in cinque set allo scatenato Guga, che vince in rimonta (6-2 5-7 2-6 6-0 6-4) e sembra lanciatissimo verso un’impresa impensabile solo alla vigilia. Anche perché, dopo aver fatto fuori avversari del genere (tutti al quinto), non ti può far paura in semifinale il qualificato belga Filip Dewulf. E infatti, pur con qualche pausa di troppo, Guga porta a casa anche questa partita e si presenta in finale al cospetto del bi-campione Sergi Bruguera. E cosa succede? Che, come spesso accade, il match più semplice si rivela proprio la finale: 6-3 6-4 6-2 senza storia e primo titolo per il campione che conquisterà il cuore del pubblico parigino. Dopo un paio di edizioni sfortunate (sconfitta al secondo turno con Safin nel 1998 e nei quarti con Medvedev nel 1999), si ripresenta con rinnovate ambizioni nell’edizione del 2000, accreditato della testa di serie numero cinque. Fin dai primi turni il livello del suo gioco lascia presagire quello che in effetti avverrà. Mette in fila Chang al terzo turno, il solito Kafelnikov nei quarti (6-2 al quinto in rimonta), esce vittorioso da un’epica sfida contro Juan Carlos Ferrero in semifinale (6-3 al quinto, ancora in rimonta), prima del trionfo finale in quattro set contro lo svedese Magnus Norman, che lo aveva sconfitto poche settimane prima nella finale del Foro Italico. L’anno seguente – 2001 – si presenta da grande favorito. È ormai il primo giocatore del mondo e si è addirittura imposto nel Master di fine anno disputato a Lisbona. Inizia il torneo come un treno, ma si inceppa negli ottavi contro il modesto americano Michael Russel. S’intestardisce in una guerra di pallettate contro un giocatore in giornata di grazia, al quale rimane miracolosamente tutto in campo. Morale della favola, in poco più di due ore siamo a matchpoint per l’americano. Fortunatamente per Guga il braccino non è un’invenzione astratta, ma fenomeno ampiamente riconosciuto sui campi di tutto il mondo, a tutti i livelli. Così, l’occasione sfuma e il brasiliano può rivedere la luce, vincendo in scioltezza al quinto, dopo essere stato sotto di due set. Scampato il pericolo, inizia per Guga un altro torneo. Il suo gioco riacquista la consueta sicurezza e senza troppi affanni mette in fila l’ormai esasperato Kafelnikov, Ferrero e lo specialista Corretja in finale. Terzo ed ultimo titolo anche per lui e un posto per sempre nella leggenda del Roland Garros.

Rafael Nadal (4 titoli: 2005-06-07-08)

Ricordate come avevamo chiuso la parte dedicata a Borg? Con un…forse. Eh si, perché sembrava impossibile all’epoca soltanto immaginare che qualcuno potesse insidiare il record di vittorie dello svedese. Beh, le cose sono nel frattempo radicalmente cambiate. Non solo perché quel qualcuno esiste eccome, ma neppure si vede, almeno nel breve periodo, chi potrà impedire a Rafa Nadal di eguagliare e migliorare i record parigini della leggenda svedese. I quattro trionfi del campione di Manacor hanno un minimo comun denominatore: Roger Federer. In ognuna di queste quattro edizioni infatti, Nadal ha dovuto fare i conti con l’ex numero uno del mondo. La prima volta in semifinale (il 3 giugno 2005, giorno del suo diciannovesimo compleanno), le altre tutte in finale. Nell’edizione del 2005, al momento della stesura dei tabelloni, tutti aspettavano di sapere a chi sarebbe toccato in sorte Rafa, allora quarto favorito del seeding. Federer (1) o Roddick (2)? Federer! E allora tutti a fare il tifo per la semifinale più attesa, quella tra il primo giocatore del mondo ed il nuovo dominatore del tennis mondiale sul rosso. I due protagonisti non deludono i fans e puntualmente si trovano uno di fronte all’altro per una semifinale che tradirà un pò le aspettative. Troppo più solido il gioco di Nadal per essere impensierito da un Federer eccessivamente falloso sulla terra parigina e che già allora sembrava non avere armi efficaci da oppore al gioco dell’indemoniato maiorchino. Vittoria in quattro set e prima finale di Slam contro la rivelazione argentina (farlocca) Mariano Puerta: altri quattro set in rimonta e primo titolo parigino per Rafa. Col senno di poi, probabilmente quella è stata la grande occasione persa da Federer. Perché negli anni successivi il successo di Rafa non sarà mai più in discussione. Un brivido iniziale coll’1-6 del primo set nella finale 2006, ma situazione prontamente ristabilita nei set successivi: 6-1 6-4 7-6 e secondo trionfo. Neanche il brivido iniziale nella finale del 2007, che vede Nadal trionfare ancora in quattro set, dopo aver annullato una valanga di palle break allo stralunato campione svizzero. E non ci sarà nemmeno una finale nel 2008, dal momento che Federer manda in campo il suo poster sbiadito, offrendosi così alla inevitabile mattanza nadaliana.
E siamo così arrivati all’oggi. Ad una vigilia un pò movimentata dai recenti fatti di Madrid, ma con ancora un unico, grande favorito. Il solito indistruttibile Nadal, alla ricerca quest’anno del quinto titolo consecutivo. Quello del pokerissimo. Cose che neanche Borg ha fatto mai. Cose da Nadal.

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18 Commenti a “I Re del Roland Garros”

  1. ubaldo scrive:

    ottimo enzo, grande pezzo. Ma va chiesto il link dal sito senno’ magari sfugge…da qui non riesco a farlo. Merita di essere visto di piu’.

  2. ubaldo scrive:

    ribadisco i complimenti, ma non avevo visto che il linkl c’era gia’.

  3. Maric scrive:

    Come affermato dal grandissimo Adriano in uno dei DVD de “I grandi del tennis”, è vero che il tristo Borg ha cambiato il mono di giocare a tennis, ma in peggio!
    Dio ce ne scampi dagli emuli dell’orso svedese, w il tennis, quello vero, quello di McEnroe, Edberg, Henman, Federer, al di là dai record di vittorie al RG.

  4. Roberto Commentucci scrive:

    Bellissimo articolo. Enzo evoca ricordi dolcissimi, con passione, competenza e misura.

    Volevo ricordare un match che a Parigi mi colpì moltissimo.

    La semifinale del 1988 fra Wilander, poi campione, e un giovanissimo, ruggente Agassi, che di rimbalzo tirava dei razzi impressionanti, dei colpi di violenza ed anticipo mai visti dalle parti del Bois de Boulogne.

    Mats diede un enorme saggio di capacità difensiva, riuscendo a contenere le accelerazioni impressionanti del Kid di Las Vegas fino a portarlo all’errore. Poi, ogni tanto, il computer svedese usciva dal fortino assediato con qualche improvviso serve & volley o con qualche rovescio lungolinea dei suoi, che gli portavano invariabilmente il punto e facevano patire le pene dell’inferno ad Andreino. Che infatti, arrivo senza energie al quinto set, consegnandosi al suo resistentissimo, intelligentissimo rivale.

    Mats Wilander aveva poca potenza, non aveva un grandissimo tocco, non era poi così bello da vedere.

    Ma possedeva in quantità industriale una dote difficile da insegnare.
    La capacità, in campo, di pensare.
    Sempre, punto dopo punto.

    Sarebbe potuto diventare, chissà, un grande scacchista.

  5. Tasslehoff Burrfoot scrive:

    Bell’articolo, davvero :)
    Io però avrei messo tra i re del Roland Garros anche Michael Chang, l’edizione dell’89 con il quarto di finale contro Lendl (la partita più bizzarra e divertente che abbia mai visto), le banane, il record come più giovane vincitore di un torneo del grande slam, insomma un’edizione e un giocatore davvero memorabile.

  6. BB 1980 scrive:

    Personalmente ritengo che Vilas meritava una citazione; ha vinto nel 1977 ed è arrivato in finale nel 1978 e nel 1982, anno in cui poteva - e doveva - rivincere.
    Nessuna colpa se giocava quando c’era Borg.
    Penso che al RG il discorso dei records di vittorie non abbia alcun senso, dato che i vincitori nel 1977, 1982, 1983 furono Vilas, Wilander, Noah data l’assenza di Borg; dunque è del tutto inutile aggiungere altro.

  7. verbavolantia scrive:

    wilander impareggiabile tattico sul rosso. “scacchista” però è un termine di cui se non ricordo male si fregiava Medvedev. allora perché non “allenatore”… magari di Federer?

  8. flexible scrive:

    visto che siamo in amarcord io ricordo un’altra partita fantastica. Un Jimbo 38 enne ritornato dopo un infortunio al polso opposto ad un Chang 20 anni più giovane. Doveva essere mattanzaa, Jimbo sulla terra non ci ha preso molto, nemmeno quando era il più forte ed era il numero 1. Bene quel giorno ci ha fatto vedere cosa vuol dire orgoglio. Nel quarto set era sotto di due set a 1. Era praticamente morto. Faceva un caldo indicibile. In piena apnea senza più un’oncia di energia porta il ragazzo incredulo al 5 per poi ritirarsi dicendo all’arbitro “credimi se io ti dico che non ce la faccio più è vero”.
    Molti pensarono che era il canto del cigno invece il demone doveva ancora incantarci tutto a N.Y. qualche mese dopo quando arrivò in semifinale regalandomi emozioni e rispetto che raramente ho più provato.
    Ma allora la sensazione era che il tennis era giocato da uomini, dove per uomini intendo qualcosa più di ragazzi e molto più di professionisti.

  9. federerkingoftennis scrive:

    E FEDERER CHE SENZA RAFA AVREBBE VINTO 4 TITOLI?

  10. Marcelus Edberg Wallace scrive:

    @ BB: sei clamoroso. E facilmente smentibile. Il Borg visto all’inizio dell’82 (c’era ancora, no?) avrebbe perso contro metà Wilander. Il Borg ‘83 non è ipotizzabile, in quanto mai esistito. Se Nadal smettesse domani, dovremmo calcolare le sue mancate vittorie fino al 2013? Vilas è stato il numero uno più di seconda fascia che sia mai esistito. Solo tu continui a ricordarlo come temibile avversario (in realtà scarso) di Borg, che invece sul rosso, come Nadal, di avversari non ne aveva.
    Tranne Adriano, naturalmente. Adriano permetterà a Nadal di battere il record di Borg al RG.

  11. BB 1980 scrive:

    @ Marcelus Edberg Wallace
    E no, caro MEW; pochi mesi prima i due si incontrarono a Ginevra nel loro unico incontro ufficiale, vinto dall’Orso 6/1 6/1.
    Nell’ipotetica presenza di Borg al RG 82 e 83, faccio pur sempre riferimento al Borg che tutti abbiamo conosciuto, non a quello che si impuntò contro la Federazione internazionale di Chatrier.
    E nel 1982, contro i top three Connors, Lendl, McEnroe - in ordine di ranking ATP di fine 82 - perse solo da Connors.
    Dire 8 RG di cui 6 consecutivi - 1977 - 1982 - è assolutamente ovvio.
    Nadal non è dominante come Borg sulla terra : contro Nadal, Djokovic non scende in campo sconfitto come i malcapitati avversari dell’Orso.
    Anche lo scorso anno stava per fare fuori Nadal sulla terra ad Amburgo, e quest’anno a Madrid ha perso lui e non vinto Nadal.
    Vediamo come andrà il RG 09; ma l’Orso sulla terra non è ripetibile.
    Circa Vilas, nel 1977 era veramente strepitoso, altro che no 1 di seconda fascia : spazzò via Connors - allora no 1 - agli Us Open in una finale che non ho difficoltà a definire uno degli incontri più belli che abbia mai visto.

  12. enzo cherici scrive:

    Salve a tutti e grazie per complimenti ed attenzione.
    Volevo solo precisare che sono tanti i giocatori che avrebbero meritato almeno una citazione parlando della storia del Roland Garros. Ma dovendo raccontare delle “leggende”, ho preferito attenermi ad un criterio oggettivo: quello delle vittorie. E tra quanti hanno vinto, ho scelto quelli che hanno vinto almeno tre voltre. Stessa cosa accadrà per il prossimo torneo di Wimbledon.

  13. bjorn vilas scrive:

    cari amici ho letto un gustosissimo racconto sui segreti di nadal
    questo è il link
    ho scoperto una persona di una semplicità unica dedita unicamente al suo sport, forse è questo il segreto del suo successo

    http://www.repubblica.it/2009/05/rubriche/la-storia/nadal-segreto/nadal-segreto.html

  14. BB 1980 scrive:

    BB 1980 scrive:

    25 Maggio 2009 alle 11:19

    Nadal non è dominante come Borg sulla terra : contro Nadal, Djokovic non scende in campo sconfitto come i malcapitati avversari dell’Orso.

    Cos’altro aggiungere ?????
    Borg si è ritirato imbattuto al Roland Garros; peccato veramente per le Sue assenze al RG 1977 e RG 1982.
    Due grandi campioni come Federer e Nadal si sono schiantati contro i muri eretti rispettivamente a Roland Garros e Wimbledon dall’Orso; dopo Wimbledon 2008 e Roland Garros 2009 si è definitivamente chiusa la diatriba su chi sia il più forte tennista finora esistito.
    Nadal vero erede di Vilas

  15. enzo cherici scrive:

    BB1980
    Intanto complimenti per le tue performances gufesche. Davvero non vorrei mai averti come nemico ;-)
    Ma passando alle cose serie, sei come al solito, troppo tranchant e precipitoso. Nadal ha perso una partita dal numero 25 del mondo, vero. Ti dimentichi di dire che veniva da 4 titoli consecutivi (imbattuto dall’esordio: meglio del tuo Borg). Sul valore assoluto tra i due nessuno mai ha sollevato dubbi: i 5 Wimbledon di Borg parlano da sé. Il paragone è possibile unicamente sulla terra. E concorderai con me che finora, visti i numeri del maiorchino, era tutt’altro che illegittimo. Vedremo quello che succederà nei prossimi anni. Qualora, come personalmente credo, Nadal ricominci ad inanellare successi su successi al RG, allora faremo i conti e vedremo. Le assenze di Borg nel 77 e 82 non fanno testo. Nopn è colpa di Nadal se Borg nel 77 ha preferito fare cassa altrove (il che la dice lunga sul personaggio). Nel 1982 poi aveva battuto Wilander 6-1 6-1? Ti ricordo che poche settimane fa Nadal aveva sconfitto Soderling a Roma 6-1 6-0. Inutile ragionare su ipotesi e congetture. Borg ha vinto 6 RG. Nadal finora è fermo a 4. Nei prossimi anni si deciderà chi sarà il più forte di sempre sul rosso.

  16. BB 1980 scrive:

    @ enzo cherici

    No, è già deciso dalla storia chi sia il no 1 sulla terra e di sempre.
    Nadal è l’erede di Vilas, non di Borg.
    Il parallelo lo si deve fare con l’argentino, tanto i due mancini si somigliano nel servizio e nel dritto, e nei risultati su terra.
    Comunque sia, spero che Federer e Nadal durino il più a lungo possibile per il bene del tennis; Murray e Djokovic non mi sembra siano allo stesso livello

  17. enzo cherici scrive:

    Vabbè,m’ero illuso di poter interloquire con te come con un normale utente del blog. Tempo sprecato (per l’ultima volta).

  18. BB 1980 scrive:

    @ enzo cherici

    Temo per gli anni a venire : Murray e Djokovic non valgono Federer e Nadal.
    Circa Nadal, come giocatore a me ricorda molto Vilas. E con Borg non ci appiccica granchè.
    Dei records, chissenefrega : nemmeno IceBorg mi è parso tanto interessato; il Suo sms a Soldeling - per tempismo e forma - mi sembrava di circostanza in quanto pubblicamente richiesto da Solderling, sia pure scherzosamente

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