Centro di Tirrenia,
quale futuro?

 
26 Maggio 2009 Articolo di Roberto Commentucci
Author mug

 Virtual Tour: jour 5!   

Mentre il giovanissimo Federico Gaio va in finale al Bonfiglio, Infantino lascia la (quasi ex) promessa Matteo Trevisan. A 5 anni dall’avvio, restano i dubbi sulla gestione del Centro di Tirrenia. Tentiamo un bilancio.

La scorsa settimana è stata caratterizzata da due importanti avvenimenti nel mondo del tennis giovanile nostrano. La notizia che ha avuto più risonanza è stata la finale raggiunta al Trofeo Bonfiglio dal faentino Federico Gaio, classe ’92, uno dei nostri juniores più promettenti. L’altro evento, passato quasi sotto silenzio, ma probabilmente più importante, lo abbiamo appreso da uno scarno comunicato stampa della nostra Federazione, che ha annunciato di aver modificato i termini della collaborazione con il tecnico Eduardo Infantino. L’argentino, promosso nel “Board Strategico del Settore Tecnico Federale” non si occuperà più di Matteo Trevisan, (3 anni maggiore di Gaio, vincitore del Bonfiglio 2007) ma curerà la “supervisione della programmazione dei migliori giovani azzurri”. Ciò gli consentirà di accettare l’allettante offerta di collaborazione arrivatagli dal cipriota Marcos Baghdatis, finalista dell’Australian Open da tempo in ribasso, che lo vuole al suo angolo.

E Trevisan?
“Renzo Furlan sta assistendo il giocatore Matteo Trevisan, sin qui seguito da Infantino, nella ricerca di un nuovo allenatore attraverso contatti con tutti i migliori coach privati italiani.”, scrive la FIT.

In sostanza, tra l’azzurro e l’allenatore argentino non vi era gran feeling, e Infantino probabilmente non credeva più molto nel nostro giovane, negli ultimi 2 anni perseguitato da mononucleosi e infortuni; pertanto, ha chiesto ed ottenuto di disimpegnarsi dal suo incarico, per poter seguire Baghdatis sul circuito.

Dopo poco più di un anno e mezzo, termina così, in modo deludente, il più discusso contratto di collaborazione tecnica firmato dalla gestione Binaghi, che tanti malumori e mugugni aveva suscitato nei nostri team privati.
Con l’occasione, appare opportuno fare il punto della situazione su quello che dovrebbe essere il “cuore pulsante” della nostra Federazione: il Settore Tecnico e il Centro Federale di Tirrenia.

Tirrenia. Un po’ di storia.

Il Centro Federale di Tirrenia, situato all’interno del Centro di Preparazione Olimpica del Coni di San Rossore, in provincia di Pisa, ha iniziato ad operare nel marzo del 2004, sotto la direzione di Renzo Furlan e di Pino Carnovale, responsabile della preparazione atletica.

Nelle intenzioni della Federazione, oltre che di una fucina dei talenti più promettenti, doveva porsi come Centro Servizi aperto a tutti i professionisti azzurri, che nella struttura avrebbero dovuto trovare sparring partner con cui allenarsi, consulenze in tema di preparazione atletica, supporto medico e fisioterapico (grazie alla presenza del bravissimo Prof. Parra). Si trattava di un evento importante per la nostra Federazione: dopo lunghi anni di difficoltà finanziarie, che avevano portato alla chiusura della struttura di Cesenatico, si tornava ad avere un Centro Tecnico per la crescita dei giovani più promettenti.
Il Presidente Binaghi, nella Relazione presentata nel novembre 2004, in occasione della sua prima rielezione, enfatizzava il ruolo fondamentale dei team privati (da cui in questi anni sono usciti Volandri, Starace, Bolelli, Seppi e Fognini) nella crescita tecnica del nostro tennis e prometteva che Tirrenia sarebbe stata il punto di raccordo fra tutte le componenti del movimento.
E per un certo periodo, effettivamente, i rapporti fra i nostri coach e la Federazione sono stati abbastanza buoni, come auspicato da Binaghi.

Poi, a partire dagli ultimi mesi del 2007, iniziano i problemi: Riccardo Piatti, che svolgeva benissimo il ruolo di collegamento tra la Fit e i diversi team, decide di lasciare la Federazione, che da parte sua assume, firmando un oneroso contratto, Eduardo Infantino, con la mission di portare Trevisan nel tennis professionistico. La cosa veniva presa malissimo dai nostri allenatori, che speravano di avere loro stessi, l’incarico di inserire il ragazzo nel circuito. Inoltre, viene fatto notare che di fatto Tirrenia è diventata una struttura in competizione con le accademie private, togliendo loro, di fatto molti dei ragazzi più promettenti.

Nel frattempo, pur tra le polemiche, la struttura, inizialmente dotata di 6 campi (due in terra, due in play-it, due in rebound ace) veniva gradualmente ampliata e dotata di una foresteria, per alloggiare i ragazzi, mentre si provvedeva a stipulare una convenzione con un istituto scolastico per assicurare loro la possibilità di frequentare la scuola superiore in modalità compatibili con la vita nel Centro.
Negli anni, lo staff di tecnici e preparatori, inizialmente piuttosto esiguo, è stato faticosamente ampliato, pur con qualche defezione importante.
Vediamo di seguito quali sono, fin qui, i prodotti di Tirrenia.

I giovani di Tirrenia.

Gli ‘89. I primi (e fin qui migliori) allievi del centro sono stati i 3 ragazzi del 1989, il “Trio Primavera”: Thomas Fabbiano (che a Tirrenia si allenava solo saltuariamente), Daniel Lopez e Matteo Trevisan. Tutti e tre sono stati, nel 2007, nei primi 10 della classifica juniores (Trevisan, vincitore del Bonfiglio, è stato anche n. 1). Ora, dopo un anno e mezzo di professionismo, i tre sono rispettivamente al n. 475 (Fabbiano), 575 (Lopez) e 790 (Trevisan). Francamente, un pò pochino. Il piccolo Fabbiano è intelligente, molto valido sul piano tecnico, ma manca ancora di potenza per competere a livello challenger; Daniel Lopez non pare aver fatto progressi significativi negli ultimi due anni ed è stato forse un pochino sopravvalutato. Matteo Trevisan ha avuto la mononucleosi e mille altri infortuni, ma in questi mesi sono sorti molti dubbi sulla saggezza della programmazione che gli è stata imposta (troppa fretta di salire a livello challenger), sulla qualità della preparazione atletica svolta, sulla stessa motivazione al lavoro del ragazzo,che pareva aver perso stimoli e fiducia in se stesso e che solo di recente è riuscito a vincere qualche match a livello future.

I ‘90. Sono stati principalmente tre i ragazzi classe ‘90 seguiti a Tirrenia: Davide Della Tommasina (finalista qualche anno fa al torneo under 16 Avvenire e attuale n. 1262 Atp), Alessandro Giannessi (n. 1449) e Lorenzo Papasidero (che non ha classifica Atp). Purtroppo, nessuno dei tre sembra in grado di affermarsi nel tennis professionistico. Della Tommasina ha buona tecnica, ma pare troppo leggero sul piano fisico e troppo discontinuo su quello mentale. Lo spezzino Giannessi, mancino, discreto diritto, discreta mano, ha importanti lacune tecniche (il rovescio) e fisiche (la rapidità di piedi). In questo 2009, nessuno dei due è finora riuscito a vincere un match di tabellone principale a livello pro. Quanto a Papasidero, si impegna, è mentalmente e tatticamente molto valido, fa tutte le cose giuste, ma la palla gli cammina proprio troppo poco per il circuito professionistico. E infatti gioca prevalentemente gli Open.

Così, il migliore di questa classe pare al momento il gigante napoletano Enrico Fioravante, (che ha preferito non andare a Tirrenia) attualmente al n. 1216 Atp: al suo attivo ha un paio di semifinali nei futures e ha mostrato, sia pure a tratti, di poter esprimere  un buon livello di gioco sulla terra battuta.

Sulla classe ‘91, che quest’anno è all’ultimo anno juniores, è forse ancora presto per dare giudizi definitivi, ma da quanto sembra di poter capire, i ragazzi più promettenti sono quelli che hanno preferito non andare a Tirrenia: il romano Andrea Stucchi, il marchigiano Stefano Travaglia e il toscano Lorenzo Giustino, già tutti e 3 in classifica mondiale.

C’è invece ottimismo sui due ‘92 seguiti dal tecnico Simone Ercoli: il piemontese Alessandro Colella, un mancino ben piazzato, ma ancora un pò acerbo sul piano mentale e caratteriale e soprattutto su Federico Gaio, faentino dall’ottimo braccio, che oltre ad avere una buona classifica under 18 ha anche qualche punto Atp (è il n. 1464 della graduatoria).

Adesso, non per farci del male, ma per avere un riferimento numerico su quanto avviene all’estero, ecco qui di seguito la graduatoria dei primi 10 giocatori in classifica Atp fra quelli nati dopo il 1 gennaio 1989.

Pos. Giocatore Anno Class. ATP
1 Nishikori Kei 1989 116
2 Young Donald 1989 162
3 Klein Brydan 1989 186
4 Cervantes Inigo 1989 289
5 Demoliner Marcelo 1989 294
6 Mitsuhashi Jun 1989 296
7 Janowicz Jerzy 1990 306
8 Evans Daniel 1990 316
9 Dimitrov Grigor 1991 344
10 Belyaev Ilya 1990 350
Fonte: sito Tennisbest

Insomma, parliamoci chiaro. Il bilancio di Tirrenia, a 5 anni dal suo avvio, finora è inferiore alle attese. Specie se si considera che per ottenere questi magri risultati la Federazione ha innescato, come dicevamo, malumore e mugugni fra i team privati italiani, che nonostante le iniziali aperture del Presidente, non si sono sentiti abbastanza coinvolti nel progetto e continuano a ritenere che con i soldi investiti nel Centro, se li avessero dati a loro, avrebbero ottenuto risultati migliori. Non c’è la controprova, ovviamente, ma il sospetto resta.

Cosa non ha funzionato?

Probabilmente, molte cose. Nei primi anni, soprattutto, si è dovuto imparare, creare dal nulla un metodo di lavoro. Il bravissimo Renzo Furlan, persona seria e determinata, era pur sempre all’esordio come Direttore del Centro e non aveva particolare esperienza di giovani.

Ma i problemi principali di tutta la costruzione sono stati due: 1) la collocazione stessa del Centro Tecnico; 2) la programmazione fatta seguire ad alcuni atleti, troppo mirata alle competizioni juniores.

Decidendo di collocare il centro a Tirrenia, la Federazione ha pagato un prezzo molto alto alle direttive generali del Coni in tema di impiantistica sportiva. La posizione relativamente isolata della struttura ha molto complicato il processo di reclutamento di staff davvero competente. E’ difficile convincere tecnici e preparatori bravi ed affermati a lasciare la loro sistemazione, magari in una grande città, e chiedere loro di rinchiudersi nell’atmosfera, invero un po’ monacale, del Centro Tecnico.

Così, a volte è capitato (opinione di Riccardo Piatti) di non poter seguire in maniera adeguatamente personalizzata tutti i giovani, ma di dover disegnare programmi di lavoro forzatamente generici. In più, è stato molto difficile portare a Tirrenia, per far allenare i giovani, qualche giocatore professionista.

In sostanza, non è un caso che gli altri paesi abbiano fatto scelte diverse: come sappiamo, la Francia oltre ai centri periferici ha il Roland Garros, a Parigi; la Spagna ha il Centro di Alto Rendimento a Barcellona; la federazione inglese ha aperto da alcuni anni una faraonica e ultramoderna struttura a Roehampton, un sobborgo di Londra. Insomma, dappertutto si è scelto di collocare il centro tecnico in una grande città, anche al prezzo di investimenti importanti.

In Fit ribattono che uno dei vantaggi di Tirrenia è quello di far convivere i ragazzi con atleti di altre discipline olimpiche, dai quali possono apprendere la cultura del lavoro e la motivazione al sacrificio. L’impressione, tuttavia, è che per ragazzini di 15-16 anni, che lasciano le famiglie, gli amici, gli affetti, per tentare la fortuna con il tennis, trovarsi a fare una vita così isolata forse non aiuta a pensare alla loro futura professione con la necessaria gioia di vivere. “Vanno in campo depressi” ci diceva qualche mese un tecnico del centro.

Tuttavia, il problema più grosso è stato quello, atavico per i nostri giovani, della transizione al professionismo. Abbiamo avuto spesso ottimi juniores che poi, tra i grandi, hanno totalmente o parzialmente tradito le attese. E quasi sempre, ciò è stato dovuto ad una programmazione errata: troppa attività juniores, insufficiente e tardiva esperienza nel circuito pro. Così, i talentini abituati a vincere facile con i coetanei (anche perché i più forti al secondo anno under 18 giocano già pro) con tutti gli occhi addosso da parte di appassionati e media, nel passaggio al professionismo si trovano buttati nel periglioso oceano dei futures, senza esperienza, e iniziano a perdere partite, convinzione, fiducia. Vanno in crisi, e se non smettono (come capitò ad esempio ai promettentissimi Allgauer e Sciortino) ci mettono due o tre anni a riprendersi: si spengono le luci della notorietà, si riparte dai tornei più piccoli, e quando va bene si arriva nel circuito maggiore a 22-23 anni, anziché a 20. Lo stesso destino che, con ogni probabilità, attende Matteo Trevisan, che potrebbe affidarsi, sembra, a Fabrizio Fanucci, coach di Volandri e Bracciali.

Ora il nome sulla bocca di tutti è quello di Federico Gaio, che al Bonfiglio ha battuto avversari importanti mostrando un tennis brillante e spettacolare. La speranza è che nella gestione di questo ragazzo i nostri vertici federali sappiano trarre le giuste lezioni da tutte le dolorose esperienze del passato. Ma una cosa è certa. All’interno del Settore Tecnico, Riccardo Piatti non è ancora stato validamente sostituito.

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31 Commenti a “Centro di Tirrenia,
quale futuro?”

  1. marcos scrive:

    condivido in toto: per ora, il contratto con infantino non ha portato buoni frutti. la promozione a supervisore, probabilmente, porterà ancora minori frutti (spero di no).

    rimango dell’idea che tirrenia debba solo essere un centro per reclutamento ed aggiornamento maestri. i quali, integrati da un adeguato pool tecnico (preparatori, medici, psicologi), farebbero bene a girare per il paese, per verificare il livello di insegnamento nelle agonistiche, fino ad affiancare (per un paio d’anni) in giro per l’europa e per il mondo le migliori promesse non in grado, ad inizio carriera, di pagarsi un coach personale.

  2. napalmdeath scrive:

    sono stato tirrenia per 5 settimane fino a pochi giorni fa a fare la parte teorica del corso da Maestro nazionale…..qualcosa ho visto e un idea me lo sono fatta…..parlando con i miei amici-colleghi si constatava che tutto sembra tranne che un ambiente di livello nazionale quello che c’è a tirrenia…ragazzi un pò depressi ma anche gonfi di fierezza nazionale. mai visto fare una seduta di parte fisica, lo stesso gaio arrivava agli allenamenti prima del suo coach che per dire la verità non ho ben capito chi sia perchè vedevo gaio 5 volte e il coach una….e poi stanno in fissa tutti con i tornei juniores…..comunque commentucci come sempre perfetta capacità di sintesi centrando i problemi…complimeti!!!

  3. Luca scrive:

    Furlan è un’ottimo potenziale buon allenatore e direttore tecnico al limite.Ma metterlo subito in un ruolo del genere è stato quanto meno azzardato.

  4. pibla scrive:

    Splendida analisi di Roberto, che tra l’altro stasera sarà ospite nella puntata del talk show di Supertennis in cui si parlerà parecchio di giovani.
    A me la scelta di Infantino per Trevisan non era per niente dispiaciuta, ma il fatto che Infantino ora molli la dice lunga sull’effettivo potenziale che lui vede nel nostro, che dire, speriamo che Infantino si stia sbagliando, certo la separazione avviene nel momento peggiore, porprio quando Matteo stava ricominciando a giocare con un minimo di continuità.
    Il nuovo ruolo di Infantino invece non credo che potrà portare grossi benefici al nostro movimento.
    In quanto a Tirrenia, stando ai rumors di zona, pare che sulla parte atletica si lavori poco e male, ma certezze non ve ne sono, certo i dubbi sulla location, peraltro bellissima, ci stanno tutti; ma che vita gli possono far fare a Tirrenia a questi ragazzi, a parte il tennis???

  5. pedrinho&luvanor scrive:

    Rob stavolta sei stato perfetto.
    Un piccolo appunto.
    La frase: “Il bilancio di Tirrenia, a 5 anni dal suo avvio, finora è inferiore alle attese” non rende l’idea.
    Bastava scrivere una sola parola : Fallimento.

  6. anto scrive:

    Rob che dire…chapeau! Hai fatto una disamina fantastica, bravo!

  7. enzo cherici scrive:

    Impeccabile Roberto.
    Personalmente - al di là della scelta di Tirrenia (a dir poco infelice) - fa veramente impressionei il raffronto tra i 10 miglior giovani mondiali post 1989 e i nostri. Non può essere solo casualità. E allora significa che c’è qualcosa di sbagliato.
    Piccolo aneddoto personale. Da anni leggo di questo Donald Young come grande promessa del futuro. Però ogni volta che lo vedevo mi appariva sempre acerbo e leggendone i risultati mi accorgevo che spesso le prendeva anche da avversari non irresistibili. Solo oggi scopro - colpevolmente - che è un classe 89! E grazie che perdeva! Questo è nel circuito da 3-4 anni almeno. Io pensavo quasi fosse un mezzo veterano. I nostri a 19 anni ancora li lasciamo a combattere nei tornei Juniores. Bisogna entrare prima nel circuito, imparando dalle (inevitabili) sconfitte. Solo così si può arrivare a 20 con qualche speranza di essere competitivi.

  8. Nicola RF scrive:

    Analisi ok. Secondo me un errore fatale che si commette da noi in Italia è quello di valutare il talento in età infantile, non comprendendo che anche colui che a 10 anni non è il migliore può in seguito mettere la freccia ed effettuare il sorpasso. In Italia si guarda troppo a questo: dalle mie parti, a 10/12 anni Federico Torresi per fare un nome, veniva puntualmente bastonato (tennisticamente parlando) da molti coetanei. Beh alcuni di loro sono rimasti chi 3/1 chi 2/6 o giù di lì, mentre lui con lo sviluppo fisico e l’allenamento è arrivato a 380 del mondo. Questo per dire che è sbagliata una programmazione che punta su tre nomi. E per dire anche che il mio giudizio su Tirrenia è negativo se guardiamo alle eccellenze prodotte, mi augurerei che si stia almeno “facendo movimento ” ovvero creare quell’humus dal quale possano uscire delle eccellenze. La concorrenza con alcune accademy private la vedo di buon occhio, dato il costo di quelle. Non possiamo davvero permetterci di perdere talenti solo perchè non provengono da famiglie agiate che ingaggiano onerosi coach.

  9. Andros scrive:

    Condivido l’analisi di Commentucci.

    Il bilancio di Tirrenia, solo per essere meno politico di Roberto, è decisamente fallimentare.

    Mi piacerebbe sapere quanto ci costa il giochetto di Tirrenia: qualcuno ne sa qualcosa? la Fit ha mai reso noti i dati?

    Preso atto del fallimento, cosa sta facendo di diverso la Fit per invertire il trend rovinoso? qualcuno mi sa dire?

    Difficile cambiare la location: siete mai stati a Tirrenia? fa perdere la voglia di allenarsi pure a nadal….quel posto è semplicemente assurdo!!

    Una cosa buona ve la dico io: la Fit ha assunto Ercoli, tecnico competente ed appassionato.
    Guarda caso Gaio ha fatto finale al Bonfiglio (al primo anno da under 18) e, finalmente!, con la responsabilità di Ercoli sta giustamente mixando attività under e senior: speriamo che i mitici stateghi presunti manager della Fit lascino lavorare Ercoli in pace….

    Per il resto, cosa stiamo facendo a Tirrenia per milgiorare? io, onestamente non so.

    Una domanda su Infantino.
    Nelle oraganizzazioni serie un fallimento quale quello di Infantino NON si premia. Si licenzia la persona. La Fit cosa fa? premia Infantino? ho capito bene? significa che continuiamo a dare soldi ad un incompetente che non conosce neanche i regolamenti internazionali? (episodio Challenger di caltanissetta: ha portato, ovvio a spese nostre, Trevisan a giocare quando non poteva!!!!). Gli diamo pure l’agio di allenare un professionista’ e quale sarebbe il suo contributo da stratega visto che deve occuparsi full time di un professionista?

    Per cortesia, se qualcuno sa di Infantino mi risponda: lo abbiamo pure promosso? continuiamo a dargli soldi?
    Se si, e spero di NO, siamo veramente su “scherzi a parte”!

  10. leo scrive:

    Domanda: ma veramente il miglior ventenne è fuori dai cento? C’è qualcosa che non torna. Forse ricordo male, ma i vari Federer, Murray, Djokovic, Nalbandian, Roddick, Hewitt, Safin, Ferrero, per non parlare di Nadal (ovvero i vecchi, attuali e futuri primi tre-quattro giocatori del mondo) erano tutti ampiamente nei cento a vent’anni. Ci attende una generazione di scarsoni?

  11. pibla scrive:

    @leo Sì, secondo me l’89 è un’annataccia per il tennis e forse anche per questo i nostri erano ai vertici….
    L’unico davvero buono parrebbe Nishikori che è fuori dai 100 solo perchè è stato tanto fuori per infortunio.

  12. Archipedro scrive:

    Interessante e concretamente utile…
    Mancanza della gioia di vivere? E’ un male che non tocca solo i ragazzi italiani. Sono i nostri “rimedi” classisti ad aggravare il problema…

  13. sandrino scrive:

    ottimo commentucci !

    ma lo sa che diversi dirigenti nazionali e regionali sono molto critici verso questa gestione del settore tecnico…..

    finalmente qualcosa si muove..

  14. ettore.barbolini@virgilio.it scrive:

    Un altro fallimento di questa Federazione.
    Seguirà il fallimento del canale televisivo.
    A Commentucci chiedo di conoscere un po di cifre.
    Quanto costano ai circoli queste brillanti intuizioni?

  15. Roberto Commentucci scrive:

    Rispondo al signor Barbolini.

    Non conosco i costi di gestione del Centro di Tirrenia.

    Quanto al canale Supertennis, alla presentazione il presidente Binaghi parlò di un investimento di 2 milioni e 700 mila euro l’anno per tre anni. Il piano industriale prevede il break-even al terzo anno (in sostanza, entro 3 anni il canale dovrebbe autofinanziarsi).

    Quella di dedicare fondi al canale televisivo piuttosto che al settore tecnico è una decisione politica, che la dirigenza federale si è assunta. Solo il tempo dirà se è giusta o sbagliata.

    Con riferimento ai Circoli, tuttavia, signor Barbolini, mi consenta di affermare che non aderisco ad una visione in cui i poveri Circoli sono vessati dalla Federazione Centrale.

    I Circoli nella crisi tecnica del nostro paese hanno gravissime responsabilità. Ad esempio, in molte realtà si cura pochissimo la qualità dell’insegnamento di base e della preparazione atletica ai ragazzi delle scuole di agonistica. Ai circoli la produzione di buoni agonisti in linea generale interessa poco. Tanto è vero, che ad esempio i Circoli che adottano il minitennis ed il Fit Ranking Program secondo le direttive federali sono pochi, sia perché i maestri (in particolare i più vecchi) non vogliono saperne di cambiare metodo, sia perché alle direzioni dei Circoli l’agonistica interessa poco, essendo una attivatà meno remunerativa dei corsi di ballo, ad esempio.
    Queste lacune di sistema poi, a valle, finiscono per abbassare anche la qualità dei ragazzi che vengono mandati a Tirrenia.

    Secondo Piatti, la qualità dell’addestramento di base in Italia è ancora così scadente che su molti nostri giocatorini di 17-18 anni, anche di buon livello, è necessario fare dei “recuperi di tecnica” per colmare lacune causate dalla cattiva qualità dell’addestramento ricevuto da giovanissimi. E questo poi ritarda, o impedisce del tutto, l’arrivo al professionismo.

    Quindi non prendiamocela solo con la Federazione per la gestione del Centro di Tirrenia. I Circoli hanno le loro brave colpe, che sono tante. Tirrenia è solo il vertice della piramide. Ma anche la base, è tutt’altro che sana.

  16. mats74 scrive:

    “Quindi non prendiamocela solo con la Federazione per la gestione del Centro di Tirrenia. I Circoli hanno le loro brave colpe, che sono tante. Tirrenia è solo il vertice della piramide. Ma anche la base, è tutt’altro che sana.” Condivido il giudizio di Commentucci ma continuo a non capire come si possa pensare, anche solo lontanamente, di pretendere che i circoli costituiscano la base del tennis agonistico. Forse dai circoli italiani potrebbe uscire qualche campione di boccie (con tutto il rispetto possibile per questo sport). Per la mia esperienza (limitata, per carità)l’ambiente dei circoli italiani mi fa venire in mente la mitica partita domenicale tra Fantozzi e Filini

  17. angellion scrive:

    Commentucci non era meglio investire i soldi della televisione nel settore tecnico?
    La tv teoricamente allarga la base della piramide,ma 3000 circoli senza giocatori di vertice a che servono?

  18. laura scrive:

    Da quanto ho potuto verificare ,durante la mia esperienza di giocatrice di circolo,il compito principale dei circoli per la sopravvivenza degli stessi è raccogliere il piu soci possibile e quindi fare una politica di affiliazione proponendo ai soci qullo che i soci medesimi preferiscono e quindi ore libere per le partite fra soci , allenamenti agli atleti? nelle ore più serali possbile ,intrattenimenti e serate di aggregazione dedicate ai soci e quindi agli over, piscina per cercare di coinvolgere le famiglie, palestra con corsi vari sempre per over, c ompetizioni, in stragrande maggioranza a squadre e soprattutto per veterani. I pochi ragazzi promettenti , o sono parenti stretti del maestro e quindi godono di particolari privilegi(vivono e quasi dormono al circolo) oppure sono costretti ad una certa età (diciamo scuole superiori) a smettere o a limitarsi alle gare a squadre.Mio figlio che voleva fare il tennista ha perso un sacco di tempo ed anni nell’agonistica (?) del circolo senza per altro essere seguito a dovere e spendendo un sacco di soldi. Adesso è in accademia ,non diventerà nessuno perchè ormai è tardi ,ma chi mi dice che con la passione e le capacità che ha (non è un mostro ma ha un certo talento)non sarebbe potuto diventare un campioncino?Date retta a me , i circoli non possono crescere i giovani giocatori, non ne hanno le capacità,così impegnati a tenersi cari i pochi soci che ancora frequentano il club perchè vecchi giocatori di tennis o perchè “vecchi”" giocatori di carte e biliardo!

  19. andrew scrive:

    …volevo evitare di scrivere, ma Roberto mi tira per la giacchetta con quelle strane frasi che sembrerebbero distinguere i circoli dalla federazione.

    I circoli (sia quelli allineati che quelli non allineati) sono e in ogni caso giustificano la Federazione, pur non essendo delle associazioni sportive (se non nominalmente grazie al CONI che chiude 2 occhi)…

    Vi faccio un esempio di come e per che cosa un circolo agisce:
    Nella mia ridente cittadina, dopo la comparsa di un personaggio che vendeva il pacchetto tennis in carrozzina-contributi regionali di ristrutturazione, grazie al quale si sono rifatti la club-house, si sono appassionatamente-filantropicamente appassionati al tennis in carrozzina, tanto da ospitare per il 3 anno il campionato italiano. Quest’anno, poi, ricorrono le elezioni amministrative cittadine e, seppure gli atleti in carrozzina nulla e dico nulla e qui lo dico e qui lo nego, abbiano a che vedere con tale ricorrenza, ciò costituisce un buon viatico per presentare richiesta di ampliamento del club (fondato su terreno comunale, soggetto a concessione ma privato e con quote scoraggia-cittadino), subito infatti ripresa dal candidato sindaco favorito.

    Ora, questo nuovo palazzetto, pagato da tutti i cittadini, sarà chiaramente dato in gestione a un circolo che con le quote di accesso impedisce alla stragrande maggioranza dei cittadini, NONCHè AD ALTRE ASSOCIAZIONI SPORTIVE, di accedervi.

    Buona notte…

  20. franco campisi scrive:

    Formia, Cesenatico, Tirrenia….quando finirà questo spreco di denaro.
    Abbiamo un governo federale mediocre gestito da ex tennisti che hanno fallito la strada del professionismo.
    E’ l’ora di puntare sulla qualità. Basta con i numeri di regime.

  21. Francesco Rossi scrive:

    Dott. Commentucci,
    nel suo inciso sulla crescita dei primi cinque giocatori italiani, avvenuta per tutti in team privati, sta la risposta ai suoi interrogativi. Tirrenia non ha alcun senso e deprime i nostri giovani.

    La Federazione, al posto di sprecare i soldi a sua disposizione, i nostri soldi, dovrebbe individuare gli adolescenti di talento e munire di risorse i loro team.

    Quanto alla scelta di Infantino ci ridevamo su all’epoca, ci ridiamo ancora di più ora.

    Dott. Commentucci, io mi salvo questa pagina web, da mostrarle nel prossimo articolo filofederale di questo sito.

  22. giorgio perini scrive:

    Dopo tanti anni di fallimenti su fallimenti non è possibile dott. Commentucci prendere in cosiderazione l’ipotesi di un supermanager esterno alla Fit che riorganizzi tutto il settore tecnico compresa la Scuola Maestri?

  23. sandrino scrive:

    chiariamo subito una cosa.
    tutti, dico tutti, sanno che nei circoli italiani la crescita tecnica di un ragazzo non è il primo degli obiettivi.
    Anzi ci sono vere e proprie battaglie all’interno dei circoli tra le minoranze che vogliono fare tennis agonistico ed i soci.
    questo è un dato incontrovertibile.

    e con ciò la fit deve fare i conti.

    ma la fit aiuta i circoli che investono nell’agonismo e questo è un altro dato incontrovertibile.
    forse può aiutare di più ma comunque è schierta a fianco di chi vuole l’agonismo.

    certo l’autonomia dei circoli è grande e intoccabile anche per la fit.

    e’ anche vero che i circoli sono gli unici che non camberanno mai i campi da tennis in campi da calcetto perchè comunque la tradizione che regge i circoli è quasi sempre tennistica.
    questo è un vantaggio per la fit.
    all’interno dei circoli si fà comunque tennis di base.

    le accademie invece nascono con scopi agonistici ma spesso si trasformano in centri tecnicamente buoni per il perfezionamento e non per il tennis di base e inoltre iludono molti ragazzi mediocri per avere quote di iscrizione notevolmente alte.

    la soluzione non può che passare per un investimento su campi a schiera semi pubblici dove la fit investa risorse e faccia qualità tecnica.

    e poi la ristrutturazione del settore tecnico passa anche per un esame serio delle qualità dei tecnici nazionali che spesso non è molto alta anche se agli stessi si chiedono sempre più impegni con uno stipendio base ridicolo.

    i tecnici si occupano di centri estivi, fit ranking, pia, televisione…insomma tuttologi che all’ultimo posto mettono l’aspetto tecnico.

    il tutto per un risparmio inutile della fit che li tratta da schiavi
    del consiglio federale….

    commentucci intervisti un tecnico e lo guardi dritto negli occhi…vedrà l’imbarazzo….

    sandrino

  24. Andros scrive:

    @ andrew

    per cortesia prova a prendere in considerazione anche il fatto che esistano Associazioni VERE tra i circoli di tennis.

    @ Rossi

    i team privati non sono LA sola soluzione. Sono un aspetto. Secondo me la priorità 1 è creare dei centri periferici (provinciali, regionali in funzione delle diverse realtà) che siano un’evoluzione delle scuole tennis di rilievo e di dimostrata capacità e non mandare in un solo centro nazionale i ragazzi promettenti.

    I team privati devono essere finanziati, certo, ma verificandone prima l’effettiva capacità e controllando gli investimenti. A mio avviso esistono in Italia pochissimi team privati per il professionisto sui quali si può e deve investire. Due? forse tre?

  25. giampieroC scrive:

    Nessuno dei tecnici nazionali ha mai allenato giocatori di vertice.
    Diverso è il discorso Centro federale di Tirrenia.
    Ci vuole tanto a capire che bisogna farlo a Roma investendo ingenti capitali con tecnici di vertice?

  26. laura scrive:

    Aggiungo un’altra cosa tanto per essere chiari,nella mia città c’erano due strutture di campi comunali ,una ora è un parcheggio, l’altra dopo essere stata data in gestione per4anni ad un club privato per isuoi corsi(con la motivazione di promuovere il tennis)ora sotto elezioni è statasmantellata per il progetto (senza finanziamento)di una palestra per l’atletica.Alla richiasta di noi cittadini tennisti se sarebbero stati ripristinati altri campi in sostituzione dei tre persi, ci è statorisposto picche.Ora ditemi voi quale politica di allargamento della base se per giocare i ragazzi devno iscriversi ad un circolo con la spesa che ne consegue.Ma forse è proprio questo che vogliono tutti,che i circoli e quindi lo sport d’elite prosperi (Chi altri potrebbe foraggiare la Fit?)e invece lo sport popolare ,nel senso di accessibilità alla massa ,deve essere al bando.Per quanto riguarda la preparazione di atleti campioni non si può prescindere da una struttura che abbia in se le capacità e le risorse umane per seguire individualmente chi si accinge alla carriera sportiva.Chi nei circoli ha la disponbilià di questo?Sempre per esperienza personale ,chi seguiva la squadra dei ragazzi nelle trasferte era di volta in volta un genitore oppure un socio di buona volontà ,Il responsabile tecnico era presente solo in casa e non sempre perchè naturalmente il sabato e la domenica sono giorni di riposo per il maestro.Non parliamo poi degli impegni individuali: la programmazione inesistete, l’accompagnamento men che meno e la verifica dei risultati era l’esposizione in bacheca del l’eventuale successo .Con queste esperienze(credo comuni a molti ragazzi iscritti ai circoli) come si sperare di avere un campione?

  27. car61 scrive:

    Perfetta prima analisi, un pochino corretta sul secondo intervento.
    Le sembrava di aver esagerato? ha capito che tutti questi consensi, la in alto non l’avrebbero presa bene?
    Coraggio Commentucci, solo il coraggio delle proprie idee è il vero cambiamento della storia.
    La FIT non può essere separata dalla gestione tecnica dei circoli.
    Io ho assistito alle votazioni presidenziali sia di vertice che regionali, e i voti li portano i circoli, possono mettersi contro i circoli?
    Finiamola con questa ipocrisia, finiamola con la appropriarsi di meriti che non hanno, Fed Cup,(le ragazze lavorano lontano dal paese Italia) Foro Italico(varie gestioni da persone esterne alla FIT) merito di aver capito che il foro italico sarebbe stata una risorsa economica? e vivaDio, che l’hanno capito.
    Adesso come nel calcio spendiamo soldi per allenatori stranieri, che poi appena capiscono l’andazzo e scappano con i soldi.
    Guardiamo in casa nostra, forse qualcuno bravo c’è e se non si allinea con i vertici dirigenziali dilettantistici………….ma chi se ne frega,……………ah no è vero ci stanno i voti dei circoli.

  28. Andros scrive:

    @car61

    la sua ironia sui circoli dimostra la non conoscenza della vicenda.

    Fermo restando che NON sono il difensore della Fit (anzi!) e che credo che i circoli NON siano nè santi nè benefattori, si ricordi che sono quelli che finanziano il sistema. Quindi, indirettamente, NON possiamo che riconoscerne i meriti. Oltre che i limiti e difetti.

    Se lei, oltre ad ironizzare, riesce anche ad essere propositivo (in particolare nel come Lei sarebbe così bravo a trovare i soldi che i circoli raccolgono e danno alla Fit) sarebbe più apprezzato

  29. Nikolik scrive:

    Ottimo articolo, Roberto!

    Bisogna registrare dei progressi: che Infantino se ne vada, è un progresso.
    Ho sempre sostenuto, da sempre, che ingaggiare Infantino è stato il più grave errore della FIT e vedo con piacere che, alla fine, i fatti mi stanno dando ragione.

    Su Tirrenia, inutile litigare: se passa il principio che ho sempre auspicato, vale a dire che, se vi è un ragazzo di qualità, questo deve essere indirizzato dalla FIT a un coach privato scelto, a turno, tra i migliori italiani, il problema Tirrenia è superato.
    Mi sembra che si stia andando, finalmente, in questa direzione.
    Per il resto, come detto, inutile litigare su Tirrenia: in realtà, alla FIT Tirrenia costa pochissimo, solo gli stipendi dei dipendenti, in pratica: com’è noto, a Tirrenia tutta la baracca è del CONI, è il CONi che paga e che costringe (la parole costringe è esatta) diverse federazioni (la FIT non è la sola) ad usufruire di Tirrenia.

  30. laura scrive:

    Per quanto riguarda Tirrenia ,mi sorge il dubbio che nessuno abbia chiesto ai diretti interessati quali aspettative avessero prima di entrarvi ,quali esperienze abbiano fatto, e quali considerazioni abbiano tratto dopo averla frequentata.Forse mi sbaglio , ma conoscendo un po’ il mondo giovanile soprattutto sportivo,si potrebbe partire dalle loro critiche per migliorare la qualità del servizio e per gli eventuali accorgimenti da prendere per rendere più accettabile il ritiro. Non vorrei che la struttura,pur con tutti i difetti sopra evidenziati ,finisse per diventare ,come siamo abituati in Italia , uno spreco di denaro e lasciata agonizzare fino all’inevitabile morte.

  31. king of swing scrive:

    articolo senza dubbio interessante…Tirrenia è stato un fallimento…Infantino un altro fallimento…Supertennis? beh un investimento inutile viste le enormi problematiche che il nostro movimento tennistico deve affrontare…

    di tutto questo la colpa è della Federazione e quindi del signor Binaghi…i circoli hanno le loro colpe per carità…però una Federazione seria sarebbe stata capace di invertire il trend…

    ci troviamo in un punto morto…cioè che senso ha far quadrare i conti e poi sprecare denaro pubblico in questo modo?

    se invece di investire soldi a casaccio e per fare operazioni di facciata…si fosse realmente pensato al bene del nostro movimento…personaggi come Piatti o Pistolesi ad oggi avrebbero ancora un ruolo importante per il nostro movimento e sono convinto che con la loro competenza i risultati ci sarebbero stati…altro che prendersela con i circoli…lo scandalo è questo presidente che grazie ad una sorta di accordo raggiunto con la stampa per via del canale Supertennis…e forte dell’appoggio del CONI(a cui non interessa di certo lo sviluppo del nostro movimento tennistico ma solo il fatto che i conti non siano in rosso..se poi Binaghi spreca denaro pubblico per incompetenza ed è criticato dai nostri professionisti…insomma chi se frega)…rimane al comando di una Federazione che per certi aspetti sta facendo addirittura peggio della gestione precedente…

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