Tennis: che rabbia!

 
13 Maggio 2009 Articolo di Marcos
Author mug

Virtual Tour: seconda fase a Madrid! 

  

I tanti modi per sfogare la frustrazione che affligge non di rado i tennisti. Dai praticanti più navigati che giustificano tali imprese, ai freschi genitori intenti ad insegnare ai figli come contenere la rabbia

Nelle fasi finali di un secondo set giocato alla pari, sul break point a favore, dopo aver scagliato un dritto in mezzo alla rete, a causa d’un falso rimbalzo per la terra ostile, nel fisico e nella mente sfiancato dalla lotta, il tennista si piega un attimo su se stesso, maledice la terra e chi l’ha creata, evita lo sguardo del coach, considera in un secondo le attitudini del giudice di sedia, analizza le probabili conseguenze, posa gli occhi sul polso, risale fino alle dita, scorge il manico e, poi, inquadra l’intero fusto della racchetta, unico colpevole a portata di mano. La decisione, a questo punto, è già presa.

C’è chi la brandisce con impugnatura western, la gira col piatto corde parallelo alla terra, inspira tutta l’aria del centrale, gonfia il petto, alza il mento, solleva l’attrezzo come s’usa col battipanni, carica come Tanner e la schianta in terra con ingovernabile veemenza, incalzato dall’ira funesta del pelide Achille, quando venne a sapere che il fidato Patroclo morì per mano di Ettore.

C’è chi usa la continental, madre di gloriosi rovesci in back, sistema bene i piedi, individua con precisione la zona di terra da seminare, prende la mira, alza la testa della racchetta come fa il falegname col martello per inchiodare lo schienale della libreria, si prepara a misurarne il sibilo e la fionda verso il basso, agendo in fine anche col polso, per ottenere un miglior rimbalzo. E’ fondamentale, in questi casi, tenere il telaio esattamente perpendicolare al terreno: se, infatti, prima di toccar terra, l’attrezzo s’inclina durante il volo, lo stesso rischia di rimbalzare verso destra, o sinistra, invece che solo in alto, e di piombare sulle prime file degli incolpevoli spettatori. Dopo la fiondata, è bene esser pronti alla difesa: più d’una volta, il telaio si ribella e minaccioso torna in alto in cerca delle parti basse, o, in seconda istanza, di un occhio da cavare.

L’eastern di dritto è perfetta per il lancio in lungo: focalizzato il bersaglio (i teloni di fondo, la sedia dei dispari, il borsone Tour Team Combi della Head, la rete di mezzo), il tennista furibondo si prepara al lancio come i tagliaerba roncolati. E’ ben conscio di non poter esprimere la massima potenza, per evitare perpetue conseguenze e di dover porre massima attenzione all’alzo impostato: il rischio di finire in galera per aver decapitato l’arbitro è dietro l’angolo.

C’è, poi, il tennista bulimico, quello che non s’accontenta: dopo averla già brutalizzata, raccoglie la racchetta da terra, la sposta di qualche centimetro, la rimette giù, prende una mezza rincorsa, e, con un terzo tempo perfetto, gli salta sopra una prima volta, per punirla come si deve. Se non riesce a sfondarla del tutto, la riprende in mano e, ancora con la continental, la sbatte a terra più volte, di costa, fino alla distruzione totale.

Tutto questo dura pochi secondi. Per solito, il giudice di sedia, convinto anche dai fischi del pubblico, reagisce con un warning. Gli appassionati di lungo corso sono abituati a tali esibizioni e, pur disapprovando, continuano a seguire il match o a tifare per il proprio beniamino, dimenticando presto le scene inconsulte.

I praticanti di lungo corso ben conoscono la rabbia che affligge i tennisti e, non di rado, giustificano tali imprese. I freschi genitori praticanti ed appassionati di lungo corso, davanti alla tivù, cercano di insegnare ai figli come contenere la rabbia sul campo da tennis, prendendo spunto dagli esempi negativi, che, talvolta, irrompono tra tanti esempi positivi. Fino al torneo estivo della Val di Non, limitato alla quarta categoria NC, quando, perso il match per l’ultimo nastro beffardo, spezzano lo strumento con un colpo secco sul paletto di ferro che sostiene la rete, prima di stringere la mano al fiero rivale.

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25 Commenti a “Tennis: che rabbia!”

  1. Marcelus Edberg Wallace scrive:

    Che ti devo dire, marcos?
    Io ero un Gilbert: lamenti ad alta voce su me stesso, “non faccio più un punto”, “smetto” e altre amenità del genere, ma l’obiettivo era sempre quello di far arrabbiare l’altro.
    Un vero bastardo, insomma.
    Quindi tutti quelli che si incazzano e basta, anche eccessivamente, e tutti i Fognini di questo mondo, sono migliori di me, e li capisco.
    Il problema è che oltretutto perdono. Se vincessero, almeno…..

  2. Avec Double Cordage scrive:

    come aggiornamento vedasi la tecnica Vliegen

    http://www.youtube.com/watch?v=oVwVameTBso

  3. tilden scrive:

    Io uso la tecnica di scagliarla con forza sulla rete di mezzo cosi la racchetta non si fa niente e o rimbalza o rimane impigliata

  4. marcos scrive:

    grazie avec!! regalandoci le immagini di vliegen, hai ben spiegato il tennista bulimico. ha saltato i preliminari (due acciughine, un pachino, un cetriolino…) e ci ha dato dentro per tre volte consecutive, fino alla definitiva distruzione.

    tilden: devi stare molto attento ad impostare l’alzo, mi raccomando!

    marcelus…ma eri tu, allora, quello in val di non?

  5. andrew scrive:

    la casistica sullo spaccamento racchette per rabbia è completa ed esauriente…

    Esistono tuttavia anche racchette che si “suicidano”.

    Esempio1: quelle talmente belle che è un peccato non usarle con il grip in cuoio e che poi, d’estate, nonostante la segatura, specie in caso di servizio slice, vengono lanciate sul campo da mani eccessivamente sudate durante il turno di battuta. Ho salutato così una Wilson Aggressor.

    Esempio2: quelle che nascono il fabbrica con qualche difetto e decidono d’improvviso di lasciarti solo proprio durante un match, specie se stai tirando con violenza inusitata e non necessaria uno smash a due metri dalla rete. Ho salutato così 2 Yonex RDTour, entrambe spezzate vicino al cuore.

  6. marco scrive:

    a Fognini gli devono ancora comunicare che è 70° al mondo non 7° !!!

  7. theresa scrive:

    In un attacco di nervi l’ho fatto e mi sono presa di striscio la caviglia,non sò spiegarmi la dinamica dell’incidente,neanche l’ispettore Clouseau..aiaiahi ke dolor!! Però se i giocatori sono arrabbiati,meglio la racchetta che l’arbitro.A proposito Dott. Scanagatta che lei sappia nella storia del tennis è mai successo che qualcuno venisse alle mani con l’arbitro o con l’avversario o con qualcun altro sul campo di gioco?Che sò,una piccola rissa?Se si sarebbe divertente se ce lo raccontasse Grazie

  8. zio ezechiele 25:17 scrive:

    @marcelus: non ti facevo così carognone ;-)))
    a parte le racchette lanciate ma trattenute (pessime perchè non ti danno soddisfazione) io adoro il lancio in alto (più di stizza che di rabbia); di solito la riprendo al volo ma a volte va male… una volta è atterrata di testa ed è andata; un’altra invece x attutire la caduta l’ho salvata di piede (racchetta salva, ematoma e piede gonfio x un mese)…

  9. marcos scrive:

    poi, andrew, ci sono le racchette che lasciano segni per parecchio tempo, involontariamente colpendo lo stinco del tennista, che non è un santo, oppure, scalfendo i dentoni davanti del compagno di doppio.

    quando i bimbi destri imparano per la prima volta a servire col martello, nel tentativo di tener la palla in campo e non scagliarla in parcheggio, si contorcono in maniera perversa, fino a terminare il movimento sullo stinco sinistro. ho sentito un bimbo decenne mormorare convinto: “col cacchio che servo come mi dici tu, maestro!”

    quando i bimbi imparano a giocare il doppio, e c’è un mancino di fianco a un destro, il diritto ad intervenire sulla volée centrale si decide a duello: il primo che spacca il dente al compagno si garantisce la volée centrale, dal campionato under12 a squadre sino all’over55. al circolo c’è sempre un impresario, un avvocato, un giudice, un architetto, un bancario, un commerciante di articoli sportivi ed un dentista.

    al circolo, ma anche nei dintorni del vaffantennis!

  10. marcos scrive:

    zio ezechiele colma una grave lacuna: il lancio in alto!!

    specialità riservata a pochi eletti, secondo me, non dà pieno sfogo alla rabbia. come nel lancio in lungo, bisogna dosare in qualche modo la forza. è, infatti, impossibile lanciarla al massimo, controllando la verticalità del volo: se si sbaglia, si finisce per ferire quello del campo due. è un pò come il lancio del martello: quando lo lasci, a meno che tu non sia il campione olimpico, quello va un pò dove vuole. non per niente, intorno alla pedana di lancio, costruiscono protezioni a prova di dinamite.

    come fosse oggi, theresa, ricordo adriano panatta salire il primo gradino del seggiolone dell’arbitro a praga, durante la finale di davis del 1980, afferrare con entrambe le mani il seggiolone stesso, scuoterlo come si fa con gli ulivi nei giorni di raccolta e centrarlo tra gli occhi con uno sputo spaventoso, degno del principe dei lama.

    brad gilbert, se non sbaglio, era un altro attaccabrighe di prima categoria: non mi stupirei se qualcuno ci ricordasse qualche sua esibizione, in questo senso.

    infine, ricordo che jeff tarango (o sua moglie) ebbe un vis à vis mica tanto amichevole con l’arbitro bruno rebeu, forse durante un’edizione di wimbledon.

  11. Avec Double Cordage scrive:

    se c’è qualcuno che ha bisogno di un corso, questa è roba seria:

    http://www.youtube.com/watch?v=hfPNROxLgss

    ;) io ho spaccato la mia prima vera racchetta (una dunlop McEnroe, prima di quella avevo solo una vecchia sirt di legno) lanciandola con rabbia e disgusto contro la rete che delimita il campo dopo l’ennesimo diritto fuori, solo che ho centrato e in pieno il palo, raramente mi sono sentito più pirla, anche perché la racchetta l’avevo comprata da poco e con i pochi soldi risparmiati lavorando nelle vacanze scolastiche, tra l’altro un lavoro del cavolo, mi sentii talmente pirla che non mi venne nemmeno la spontanea voglia di disintegrarla completamente, anzi quella racchetta sta ancora in qualche armadio…

  12. Agostino scrive:

    Impossibile per me spaccare una racchetta… ho un rispetto feticista per gli oggetti, figurarsi per la mia racchetta da tennis, strumento che mi consentiva di accedere alla porta dello spasso estremo, la partita di tennis appunto.
    Può rientrare nella casistica, però, il lancio cieco di pallina a tutta forza che invade il campo adiacente e colpisce in piena testa la ricca signora 60enne, con marito dall’altra parte del campo e minaccia di denuncia?

  13. Francesco Davila scrive:

    Tratto e riportato dall’archivio del “Corriere della Sera”:

    TENNIS . Tarango accusa, sua moglie picchia
    Wimbledon, urla e schiaffi ” Arbitro, sei un corrotto ”

    ————————- PUBBLICATO —————————— TENNIS . Tarango accusa, sua moglie picchia TITOLO: Wimbledon, urla e schiaffi “Arbitro, sei un corrotto” - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - DAL NOSTRO INVIATO LONDRA . Il puritanesimo sospeso, certi riti immutabili nel tempo, il gusto per la tradizione mummificata in regole astruse: nulla detesta (pubblicamente) ma gode (privatamente) dello scandalo come la vecchia Inghilterra. Bastava osservare il tremito perverso (cosi’ british), di costernazione e di piacere insieme, che attraversava le antiche scale di Wimbledon mentre Jeff e Benedicte Tarango scrivevano a quattro mani una sceneggiata di amore, corruzione e tennis. Protagonisti: Jeff Tarango, giocatore (isso) americano, sua moglie Benedicte (issa), francese di sangue caldo e di modi spicci, e l’ arbitro, francese pure lui, Bruno Rebeuh, accusato di corruzione, o’ malamente (presunto). La storia comincia con una banale discussione su una palla. Perso il primo set al tie break con il tedesco Alexander Mronz, fisico avvenente che perforo’ il cuore di Steffi Graf, Jeff Tarango, di Manhattan Beach, California, n. 95, 26 anni, e’ in difficolta’ anche all’ inizio del secondo. Sull’ 1 2, 15 30, Jeff pianta un ace all’ incrocio esterno. Palla piu’ che buona, ma un giudice un po’ vago la chiama fuori, poi si corregge. L’ arbitro, Bruno Rebeuh, invece di confermare il punto, fa rigiocare. Tarango si innervosisce, discute, sbaglia: 15 40. Mugugna e la folla lo becca. Lui urla: “Shut up” zitti, Rebeuh lo ammonisce per “udibile oscenita’ “, capendo fischi per fiaschi. Tarango perde la testa, chiama il supervisor, vuole giustizia, ma non la ottiene. Allora esplode: “Sei l’ arbitro piu’ corrotto del mondo”. Rebeuh gli infligge un penalty point, il game e’ perso. Tarango prende e se ne va entrando nella storia: l’ uomo che mando’ al diavolo Wimbledon. Poteva sembrare l’ ultima bravata di un giovanottone famoso per essersi abbassato i calzoncini con Chang a Tokio (”quella volta ho visto ridere anche lui”), o per aver sottratto una polaroid a uno spettatore portoghese durante un torneo per immortalare la traccia di una palla contesa. Ma non finiva qui. Tarango andava negli spogliatoi ma sua moglie Benedicte percorreva furibonda i vialetti di Wimbledon. Favorita dal traffico la signora raggiungeva Rebeuh e lo prendeva a sberle, mentre il marito denunciava lo scandalo. Sintesi: “Nessuno mi voleva aiutare, oggi, ho dovuto farlo da solo. Ho molti rimpianti, questo e’ un grande torneo, ma mi hanno spinto in un angolo. Rebeuh e’ un corrotto: nell’ ottobre del 1993, due donne che tentava di rimorchiare a un party a Tolosa mi hanno detto che lui si vantava di avere molti amici tra i giocatori e di averli anche aiutati a vincere. Possono testimoniare. Nomi? Di sicuro Marc Rosset, ma non solo. Ho denunciato questo fatto almeno due volte, ma non e’ successo niente”. Interviene la signora Benedicte: “Jeff non puo’ farlo, io si’ , l’ ho colpito e non sono pentita”. Tremano i muri per lo scandalo, Tarango viene espulso dal torneo (doveva giocare anche il misto) e sara’ multato: almeno 10 mila dollari, solo per l’ abbandono. Sulle sue dichiarazioni e’ stata aperta un’ inchiesta anche se, normalmente, nel tennis, gli scandali finiscono a the e pasticcini (vedi Becker Muster). La morale? “Si devono amare tanto, quei due” ha commentato Steffi Graf, da perfetta spettatrice di telenovelas.

    Perrone Roberto

    Pagina 32
    (2 luglio 1995) - Corriere della Sera

  14. marcos scrive:

    continuano i preziosi contributi di avec: “…so, just don’t do it!”

    il lancio della pallina fa parte di un altro capitolo, meritoriamente anticipato da agostino, che scriveremo in altra occasione.

  15. Marcelus Edberg Wallace scrive:

    Eh, caro Ezechiele, nel teorizzare in materia di tennis sono più oggettivo di Tommasi, ma in campo…..
    Se il mio migliore amico mi prendeva due nastri consecutivi, io lo odiavo.
    E (dai 20 ai 25 anni, non oggi da veterano) partiva la sequela dei lamenti (tutti a voce alta) su quanto ero giù IO, quanto giocavo male IO, sul fatto che nessuno A PARTE ME poteva sbagliare una palla così facile: MAI riconosciuto un bel colpo altrui, quando ero in difficoltà.
    Uno stronzo, insomma. Un Gilbert.
    Devo dire che, al contrario di quanto si pensa in genere, si può cambiare.
    Per il giocatore di circolo il doppio, in questi casi, è un toccasana.
    Oggi non mi lamento più.
    E infatti perdo.

  16. theresa scrive:

    Grazie MARCOS per questo gustoso assaggio,se qualcun altro ricorda qualche parapiglia io mi diverto da morire,anch’io ho qualche aneddoto veramente simpatico che mi è stato raccontato e che vi narrerò .Prima però vorrei rivolgere una preghiera al megaDirettore galattico UBI SCANAGATTA,forse sarebbe divertente dedicare tutto un articolo sulle litigate+tragicomiche o sui battibecchi,pare che soprattutto negli anni 70/80 ve ne siano stati moltissimi,cosi molti si ricorderanno qualcosa e penso che ci divertiremo da morire.Ci accontenta DIRETTORE UBI?!!

  17. Ratto Volante scrive:

    Ricordo un “Avvoltoi!” gridato da McEnroe al pubblico del Centrale di Wimbledon, con il commento divertitissimo della Pericoli. Per tacere del mitico “You can not be serious!”

  18. Renée scrive:

    Senza addentrarmi troppo in particolari personali, io sono stata una giocatrice da campi pubblici e sacrifici per comprare gli attrezzi (palline comprese, che perdevo spesso grazie alle innumerevoli steccate alla Federer) quindi di rompere la racchetta non mi è proprio mai passato per l’anticamera del cervello e sono davvero stupita che il vizio sia così diffuso come dimostra questa panoramica..
    Se sbaglio, mi insulto o cose così ma la rabbia (e non sono certo una zen) non l’ho mai sfogata a gesti.
    Episiodio di colore: mi sono distrutta un malleolo con una racchettata del tutto involontaria quando - sopra pensiero (stavo guardando una cosa che avveniva su un altro campo) - mi stavo scuotendo le suole per far saltare via la terra rossa …. un genio!?
    Però in quel momento ho imparato quanto concentrazione sia necessaria sul campo da tennis in ogni momento.
    Da ultimo: grazie Marcos di avermi fatto tornare in mente l’episodio di Panatta che tenta la scalata al seggiolone..che incredibile scena quella!

  19. ubaldo scrive:

    Mi sono appena operato ad un occhio, non posso stare a lungo davanti al computer, theresa abbia pazienza, mi riscatterò. ne ho tante di idee da buttar giù…

  20. theresa scrive:

    Anni 80 il Principe Carlo annuncia ufficialmente il suo fidanzamento con una giovane fanciulla di nome Diana dall’aria pulita,fragile e timidissima.Fu cosi che nel mese di Luglio la futura principessa venne invitata a Wimbledon dai Duchi di Kent per assistere ad una semifinale importante,in campo indovinate un pò chi c’era?McEnroe!I giornali è proprio il caso di dire ci andarono a nozze “La bella e la bestia a Wimbledon”fu uno dei tanti titoli.Erano gli anni del genio ribelle e ingovernabile di Supermac. Dei suoi turpiloqui osceni, dei suoi inchini verso i Royals con le mani in tasca o sistemandosi le mutande all’altezza del sedere, delle sue polemiche infinite con gli arbitri, i fotografi etc.E quel giorno fu davvero imbarazzante,McEnroe fu particolarmente irascibile, urlando quasi ad ogni decisione arbitraria contraria, furono “fuck”a tutto spiano ed altre numerose parolacce,forse cambiarono anche l’arbitro. Lady Diana Spencer rossa in viso lasciò il palco durante la partita.I giornali titolarono “In forse il matrimonio con Carlo,Lady Diana non ha più le orecchie vergini”

  21. marcos scrive:

    eheheheh, theresa!

    francamente anch’io, convinto repubblicano, avrei fatto fatica ad inchinarmi ai reali.

    …le mani all’altezza del sedere, però, le avrei evitate!!

  22. verbavolantia scrive:

    Quando si apriranno nuove sezioni e capitoli sull’argomento, propongo di intitolarne una all’appena evocato (nell’articolo su Tarango) Marc Rosset. Forse lo ricorderete: durante un doppio misto di Hopman Cup (nel 1996, credo) accanto alla connazionale Martina Hingis, il pannocchione svizzero si dimostrò masochisticamente rispettoso nei confronti della racchetta: preferì sfogare la sua rabbia prendendo a pugni il muro a fondo campo. Risultato: metacarpo fratturato, e Martina in lacrime, con relativa madre-jena su tutte le furie. Marc però non fece un plissé e concluse regolarmente la finale vincendo il torneo-esibizione. Salvo saltare poi i successivi Sydney e Melbourne. Un genio!

  23. verbavolantia scrive:

    (certo tale sezione “sfoghi autolesionistici” potrebbe anche essere intitolata a un altro geniaccio: Youzhny, naturalmente)

  24. theresa scrive:

    Ubaldo grazie mille,questi aneddoti piacciono a tutti,non solo a me.Tantissimi auguri per una pronta guarigione

  25. marcos scrive:

    sull’autolesionismo, verbavolantia, ci sarebbe pure da raccontare di una buona quota di seconda categoria, che, quando non arriva in tempo sulla palla, s’infligge legnate sui quadricipiti, vantandosi dei lividi negli spogliatoi.

    avevo dimenticato l’episodio di rosset, preferendolo ricordare in azione contro l’incredibile korda, in quel bel tempo in cui si giocava bene anche a milano.

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