Genitori e Figli 2
Parla il tecnico: tennis is mental
ecco cosè la PNL

 
10 Giugno 2009 Articolo di redazione
Author mug

 

 Virtual Tour: day2!  

“What really makes the difference is mental. Because tennis, everybody have”

(Marat Safin)

 

di Federico Di Carlo 

Con questo articolo inizia a collaborare con il nostro blog il tecnico Federico Di Carlo, esperto di mental training applicato al tennis. Federico ha svolto gran parte della sua carriera all’estero, in particolare in Australia: è stato allenatore capo all’Università di Birmingham, vice allenatore all’Università di Sydney e responsabile tecnico e competizioni all’Haberfield Tennis Center di Sydney. Un benvenuto a Federico da parte di tutta la Redazione.

La PNL (Programmazione Neuro Linguistica) è una disciplina fondata negli anni 70 negli Stati Uniti da Richard Bandler e John Grinder che negli anni si è andata arricchendo della partecipazione di altri eminenti studiosi come Robert Dilts e Milton Erickson. Il termine PNL è da ricondursi alle pratiche di questa disciplina nell’ambito dell’esperienza soggettiva attraverso la Programmazione ( i modelli del mondo che ciascuno di noi si costruisce), Neuro (funzioni neurologiche del corpo), linguistica (come comunichiamo con il mondo e ci interfacciamo con gli altri).

Lo scopo della PNL (NLP in inglese) è quello di capire COME (ed è questo il motivo per cui nei miei post la parola COME sia spesso scritto in maiuscolo e si differenzi dal cosa) le persone fanno ciò che fanno o, per usare una terminologia della PNL, secondo quali modalità lo fanno.

La PNL sostiene che ciascuno di noi riceve le informazioni sul mondo attraverso un canale sensoriale preferenziale. Le informazioni vengono codificate dai nostri modelli del mondo e poi concettualizzate dai sistemi linguistici. La PNL studia le relazioni tra la mente ed il linguaggio e le dinamiche mente e linguaggio verso corpo e comportamento. La verbalizzazione ed il comportamento non sono altro che il risultato del funzionamento della programmazione (la nostra rappresentazione del mondo) e delle nostre modalità di apprendimento. Dal momento che queste due fasi avvengono in modo inconscio la PNL terapeutica si avvale dell’apporto di discipline come l’ipnosi (Bandler sosteneva che la PNL è ipnosi). In tal senso l’apporto dato da Milton Erickson alla disciplina è fondamentale. Una raccomandazione: Ci sono molti facinorosi che si dicono esperti di PNL avendo solo letto alcuni libri o avendo fatto un corso per venditori. La PNL è una cosa seria e le applicazioni terapeutiche dovrebbero essere fatte soltanto da chi ne ha le debite certificazioni.  

 

Dati questi presupposti è facile intuire come la PNL (che in Italia ha cominciato a prender piede dal 2000 in poi, divenendo oggi una specie di cult e di must nel campo della comunicazione e delle vendite) sia oggi applicata a quasi tutti i campi che abbiano come presupposto l’esperienza soggettiva. Ovviamente in uno sport come il tennis in cui l’aspetto mentale, come detto più volte è una componente fondamentale del gioco, la PNL trova un grande campo di applicazione sia in fase di allenamento che in partita, sia in generale come modellamento (modelling e mirroring) dei top players;  nella organizzazione di un programma di allenamento (basato sul sistema neurologico del discente); nella costruzione di un sistema di modellamento mentale e comportamentale da usare in partita; nella terapia per la soluzione delle problematiche; efficace tecnica di comunicazione.    

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288 Commenti a “Genitori e Figli 2
Parla il tecnico: tennis is mental
ecco cosè la PNL”

  1. something blue scrive:

    benvenuto Federico

  2. federico di carlo scrive:

    X Mirko,
    “………credo e spero si voglia scherzare sul discorso mirroring da lui stesso citato; se così non fosse, perche’ di federer c’è ne uno? Provate ad emulare tutte le strategie che volete ma un maradona nasce e non si diventa……….”

    sai che Pete Sampras, non uno qualsiasi, Pete Sampras, ha passato giorni interi davanti ad un televisore guardando i filmati di partite di Lever, Roche ed altri campioni per modellarne il comportamento in campo?
    Mi pare che i risultati non siano stati tanto male, vero?
    Nel mondo dello sport moderno il modellamento è una prassi comunissima. Visto che fai riferimento al calcio te ne faccio un esempio. Cristiano Ronaldo ha inventato un modo tutto suo di portare la palla dalla fascia verso il centro con una specie di colpo di tacco. Se vedi gli esterni giovani, tipo Santon, per esempio, per intenderci, hanno copiato (in termini PNL “modellato” ) esattamente lo stesso movimento.

  3. andrew scrive:

    nota per la redazione:

    -Mental è un aggettivo.
    -Everybody has (not “have”).

    Grazie andrew, il problema è che Marat (sic) ha detto proprio così, l’ho sentito io. E quindi se si cita, si cita anche l’errore… :) (Rob. Comm.)

  4. giovanni scrive:

    @ Federico Di Carlo
    Continuo a leggerti ed ad apprezzarti per le conscenze che dimostri di possedere. Poichè uno scritto permette di esprimersi solo a livello teorico, cosa che tu fai molto bene, sarei curioso di sapere se poi nella pratica hai allenato qualche giovane all’estero e/o in Italia, visto che collabori con un Maestro di un Circolo in provincia di Teramo, a che livello sono arrivati i migliori tuoi allievi, se sei riuscito ad applicare con loro tutte le belle teorie di cui sei grande conoscitore e, in tale eventualità, se i risultati poi ti hanno dato ragione raggiungendo alla fine gli obiettivi prefissati. In poche parole, dopo tanto bel parlare, rendici partecipi e conforta le tue teorie con fatti e dati concreti. Nel ringraziarti, rinnovo la stima!

  5. Archipedro scrive:

    Bene, almeno avete rotto il ghiaccio… Andrew, l’avevamo capito tutti che Safin non s’é laureato ad Oxford…

    Mi permetto d’osservare che l’evocato “mirroring” ha senso se, e solo se, viene riferito ad atleti dalle caratteristiche biometriche - neuromuscolari – condizionali – coordinative – attitudinali nonché tecnico-mental-strategiche equivalenti … :-)

    Ciò umilmente affermo perchè illo tempore, proprio in questo blog, ho sentito parlare di processi videoanalitici in cui si sovrapponevano le “gesta” di ragazzine in fase post-puberale con i movimenti di tennisti pro quali Ljubicic e Djokovic… Strali mi furono riservati quando dissentii.

    Per me sarebbe come prendere i filmati di Ukhov, atleta che ha quest’anno saltato (in alto) m.2.40 indoor (reso tuttavia famoso, su youtube, da una sua atipica performance in pedana da ubriaco…), e proporre a mio figlio di fare la stessa cosa… Evidentemente, con o senza vodka, sarebbe un vano tentativo … :-)

  6. federico di carlo scrive:

    Ciao Giovanni,
    come ho scritto nell’altro capitolo quando sono tornato dall’Australia mi sono dovuto scontrare con la “corporazione” o come la ha definito qualche altro blogger ” la cupola” della federazione italiana per cui ho dovuto lasciar perdere il tennis come attività principale ed intraprendere un altro indirizzo lavorativo nella mia vita. Il circolo per cui collaboro ha iniziato l’attività agonistica da due anni per cui non ha ne storia ne tradizione. Sai benissimo che i giocatori più promettenti sono diretti verso i camp della federazione, verso le accademie private e verso i circoli che hanno più storia, tradizione e soprattutto possibilità economiche per finanziare le attività agonistiche. Noi abbiamo dovuto iniziare da zero con il materiale umano reperibile in loco al momento. Trovando giocatori che sarebbero potuti diventare potenzialmente forti ma che hanno iniziato a giocare a 12 anni e via discorrendo. Ci vorranno almeno altri due anni per iniziare a vedere i risultati del lavoro e per dare inizio ad un vero movimento. Noi ci crediamo e siamo veramente molto contenti dell’entusiasmo che si è creato intorno al circolo.
    A prescindere dai risultati, Giovanni, le mie non sono belle teorie; sono le teorie che vengono applicate già da molto tempo nelle accademie tennistiche di tutto il mondo. Le nuove accademie italiane non stanno facendo altro che “modellare” ciò che fanno nel resto del mondo. La differenza è che gli altri coaches della “cupola” non hanno alcun interesse a rendere pubbliche le loro conoscenze ne a partecipare ad un blog. Io invece lo faccio disinteressatamente con la speranza di accendere il sacro fuoco dal basso, dalla base. Spero tu non me ne voglia fare una colpa.

  7. Archipedro scrive:

    Ho trovato un recente commento di Stefano Grazia, sempre nella zona di “ubitennis”, che generosamente mi cita…

    “Chloe, ben tornata! Per tua informazione ti comunico che sia io che Mad Max ci siamo congedati da G&f e che Archipedro ti attende a braccia aperte per portare il blog a quelle vette intellettuali che la nostra conduzione impediva…”

    Ha ragione, per bacco! Comprendo solo ora che il nostro corale appello dovrebbe essere rivolto a lei, l’unica “essenza francese” capace di mandare fuori giri il monolitico sub-comandante, il cui ritorno sarebbe prerequisito fondamentale per la prossima campagna acquisti. A quel punto anche il buon Stefano ritroverebbe buon umore e l’originaria voglia di seppellirci di parole… si dev’essere proprio trattato d’una grande passione… :-)

  8. Archipedro scrive:

    PERBACCO - tutto attaccato - prima che Andrew precisi… :-)

  9. federico di carlo scrive:

    Per Archipedro
    “Mi permetto d’osservare che l’evocato “mirroring” ha senso se, e solo se, viene riferito ad atleti dalle caratteristiche biometriche - neuromuscolari – condizionali – coordinative – attitudinali nonché tecnico-mental-strategiche equivalenti … ”
    Se così fosse, quell’aggettivo “equivalente” renderebbe il mirroring pressochè impossibile. Ed è impossibile se noi lo consideriamo al livello del cosa ma non se lo prendiamo al livello del come. Ti faccio un esempio. Hai presente quel ragazzino (se non ricordo male danese……) che replica i trucchetti di Cristiano Ronaldo? Età e condizioni completamente diversi, trucchetti non perfettamente eseguiti (trucchetti che molti professionisti non sono in grado neppure di imitare) ma i bambini che imparano (sarebbe meglio dire “assorbono”) copiano esattamente quello che vedono. Tocca poi all’istruttore usare il modello in modo pedagogicamente pertinentemente e descrizionalmente. Il modello serve come specchio e stimolo a trovare il modo per realizzare lo stesso risultato. Io non conosco Ukhov e non so niente di salto in alto ma guardandolo in video insieme a mio figlio gli farei notare: che cosa ha fatto prima di saltare? Ha fatto visualizzazione? Come era la sua respirazione? Era rilassato, si muoveva nervosamente, era eccitato? Quanto tempo è passato tra la preparazione e l’esecuzione? Quanti passi ha fatto prima di compiere lo stacco? In quale momento ha accellerato la rincorsa?, a quale distanza ha staccato dall’asticella, come è stata la sua elevazione veloce, lenta? Come è avvenuto il valicamento dell’asticella? in quale momento del valicamento ha richiamato le gambe?
    Come usi queste informazioni per allenare un bambino di 12 anni? Certo non gli puoi proporre di valicare 2,40 cm, come pure non puoi pretendere che compia una rincorsa di 12 metri in 20 passi (dati tecnici puramente inventati) . Puoi però proporgli di valicare 1,50 con una rincorsa di 12 metri in 30 passi. Sta all’educatore usare il modello adeguandolo alle modalità del discente.

  10. giovanni scrive:

    @ Federico Di Carlo
    Scusa, ma dimenticavo di dirti che ti avevo già posto domande simili a queste in un’altra occasione, ma mi sono permesso di rinnovartele perchè le tue risposte non avevano soddisfatto la curiosità di un genitore che ha un figlio che a 11 anni pratica il tennis. Mi avevi risposto che non fai questo lavoro a tempo pieno; che adesso vivi in Italia, anche se per lavoro viaggi molto; che collabori con un Maestro nel teramano; che segui, per scelta solo 4 agonisti e …….. Tutte cose che già avevi più volte evidenziato e di cui già ero a conoscenza. Sicuramente sarà stata colpa mia perchè forse non ero stato capace di formulare in modo corretto le domande ed ad esprimere quello che, da genitore, mi premeva sapere. In poche parole, date per scontate le cose che hai già detto, vorrei sapere se in Australia e/o in Italia hai lavorato praticamente e materialmente (sul campo e/o in altro modo) con qualche agonista e, per esempio, con i quattro ragazzi teramani che segui, da quando li alleni tu, che miglioramenti hanno fatto, se hai potuto applicare con loro le “tue” belle teorie, a che livello oggi giocano e come recepiscono il lavoro che tu periodicamente proponi. Su questo, se possibile attendo risposte. Solo su cose concrete! Perchè, sbaglierò, ma ad un genitore tutte le belle teorie tecniche-mentali, che è comunque giusto si conoscano, ma solo a livello di conoscenze, servono a ben poco (anzi, per essere preciso, ritengo che servano sicuramente alcune e precisamente quelle che possono essere applicabili alla vita giornaliera e quelle che aiutano ad un corretto approccio con un ragazzo, in questo caso con il proprio figlio). E’ il “bravo” Maestro, necessariamente sempre aggiornato, che segue il ragazzo, al contrario, che deve conoscerle approfonditamente e deve ancor più saperle mettere in pratica in modo corretto adattandole di volta in volta secondo le caratteristiche, le possibilità, i margini di miglioramento di ogni singolo allievo in rapporto agli obiettivi massimi che quell’allievo può raggiungere. Ripeto, sbaglierò, ma per me il genitore dovrà essere sempre parte attiva del progetto (corretta scelta dello staff, ……….) ma senza interferire su aspetti e scelte tecniche che competono solo a chi possiede un bagaglio tecnico-culturale adeguato e che è , in base a questo, stato oculatamente scelto per portare avanti il progetto.

    Ho letto il tuo post dopo che avevo scritto quanto sopra e poichè faccio sforzo ad esprimermi in modo comprensibile ho perso un pò di tempo, lo invio lo stesso.Permettimi, però di dire che non mi risulta assolutamente che chi si è scontrato con la “cupola” non abbia potuto lavorare e non lo abbia potuto fare raggiungendo anche buoni risultati anche a livello di Circolo. Non è per fare polemica, ma proprio tu che parli di forza mentale e ………, sicuramente non ti dovevi scoraggiare anche se le cose si sono svolte come le racconti tu, e non ho motivo di non crederti. Comunque sia, visto che attualmente dici che è tutto da costruire potresti rispondere su quello che ti ho chiesto facendo almeno riferimento al lavoro svolto con ragazzi sicuramente già formati e forti visto che hai ricoperto ruoli sportivi importanti in due Università straniere. Per ultimo, se nelle mie parole hai notato che ho voluto addossarti delle colpe, ti prego di credermi che sei completamente fuori strada, anche se mi rammarica constatare che anche tu ti stai adeguando al modo di pensare di questa rubrica vedendo subito spettri all’orizzonte. Stai sereno, come sono certo che tu lo sia, perchè, almeno io non metto assolutamente in dubbio quello che tu affermi!!!!!!

  11. andrew scrive:

    Archi…la mia non è solo pedanteria…bensì autentico spirito di servizio…

    Confesso che non ho ben capito la PNL (anche in FIT preferiscono la BNL)…

    è una sorta di imprinting post-neonatale? Lorenz e le paperelle?

    I modelli devono essere scelti dal soggetto o possono anche essere “imposti”?

    Ma specialmente, perché il tennis deve essere costituito da “”"associazioni sportive”"” (notare la tripla virgoletta) che occupano impianti anche pubblici e ne fanno dei feudi privati?

  12. chloe de lissier scrive:

    il maestro di carlo ha sicuramente ragione quando afferma che una delle caratteristiche più valide delle ricerche scientifiche recenti è la concretezza, quindi il ricorso a esempi, simulazioni e modelli. siamo interessati non solo a capire se un certo procedimento è logico, ma soprattutto se funziona. cioè se produce i risultati che desideriamo. il nostro modo di ragionare si svolge sempre fondamentalmente per immagini. Il fatto è che in ogni circostanza ci troviamo immancabilmente di fronte al problema di valutare le eventuali perdite e gli ipotetici guadagni. è importante osservare che nelle valutazioni di rischio entrano inevitabilmente in gioco fattori emozionali. su questi si inseriscono poi alcuni limiti cognitivi, il più importante dei quali riguarda la difficoltà a valutare intuitivamente le probabilità. è acclarato infatti che tendiamo a sovrastimare le piccole probabilità e a sottostimare invece quelle elevate. Peraltro la nostra mente è incline alla rigidità cognitiva, che consiste nella tendenza, una volta che si è avviato un determinato procedimento mentale, a non riuscire a discostarsene. in concreto, la rigidità è quel che ostacola i cambiamenti di metodo, i distanziamenti dall’ostacolo, la riformulazione dei problemi e la ricerca di nuovi punti di vista. siamo portati a cercare le conferme più che le verifiche. i procedimenti di verifica sistematica sono invece molto utili, perchè rispondono alla necessità di appurare se sia mai possibile trovare una circostanza che smentisca l’assunto di partenza. questo proprio con l’intento di vagliarne la solidità.
    il lavoro di crescita, in qualsiasi campo, consiste perciò soprattutto nel limitare quanto più è possibile l’incidenza dei fattori emotivi e nel ricercare la massima duttilità intellettiva nell’elaborazione delle strategie.

  13. Giovanni da Roussillon scrive:

    Il modello presentatoci dal serio Di Carlo offre lo spunto a più di una discussione. Benché forse utile per chi come lui ne fa strumento in positivo, è da tempo soprattutto assunto ed imposto da persone e aziende dagli scopi poco nobili.
    Seguire il comportamento di un personaggio paradigmatico non presuppone una tecnica, credo io, piuttosto un sentire comune, un atteggiamento prossimo all’empatia.
    __________
    Caro Archipedro, hai ben ragione. Sarebbe davvero vano tentare di “intortare” Chloe de Lissier, ed anche stolto.

  14. anto scrive:

    Benvenuto Federico.

  15. federico di carlo scrive:

    x Chloe
    “……..il nostro modo di ragionare si svolge sempre fondamentalmente per immagini……..”
    La PNL sostiene che il nostro mondo, quello che ognuno di noi vive soggettivamente, è racchiuso in modelli comportamentali che automatizziamo ed a cui attingiamo automaticamente quando riceviamo delle stimolazioni esterne (che tu definisci “rigidità cognitiva”). Pa PNL terapeutica è in grado di agire nei processi di formazione dei modelli e dunque di poterli modificare ad uso e consumo dei soggetti. E, come per tutte le cose, Giovanni Da Roussilon se ne possono fare cose buone o cattive, esattamente come l’uso dell’energia nucleare…………

  16. federico di carlo scrive:

    Ciao Giovanni,
    ti avevo scritto una lunga mail che purtroppo, non so per quali ragioni si è persa nei meandri della rete……………. boh!!!!!!!!!
    Sai, quando sono tornato in Italia in un primo periodo mi sono incaponito con il tennis, poi mi hanno offerto una possibilità lavorativa che mi permetteva di fare esperienza nel campo del commercio, viaggiare e guadagnare bene. Ed eccomi qua ancora dopo 11 anni da allora!!!!!
    Mi spiace di parlare in termini sempre teorici ma scrivendo in prima persona non faccio problemi a rimetterci la faccia; non mi piace invece chiamare in ballo e coinvolgere pubblicamente altre persone che magari non vogliono.
    I genitori non sono importanti nella costruzione di un giovane campione: SONO FONDAMENTALI!!!! Uno dei quattro punti fermi della scuola tennistica russa è proprio costituita dai genitori. E forse non hai letto i miei post precedenti in cui ho scritto che i genitori con la loro educazione possono influenzare mentalmente un giocatore più di quanto possa farlo tennisticamente un coach.
    Il rapporto con giocatori gia formati è sempre speciale. E’ fondamentale conoscerli bene e non essere mai critico con l’operato di chi ti precedeva o verso quello che fanno. Devi prima guadagnarti la loro stima. E per fare ciò ci vuole tempo. Bisogna essere molto graduali e discutere con loro del programma chiedendo sempre il loro parere ed anche il loro consiglio. Bisogna mettersi in sintonia e costruire il rapporto (nel senso proprio di “rapport” in termini di PNL). I ragazzi in età junior si trovano spesso in difficolta con la figura del coach paterno che da direttive ma si sentono molto più a loro agio con la figura dell’amico problem solver che condivide ed aiuta. Se hai calma ed un po di esperienza alla fine sono loro che chiedono il tuo aiuto e la tua assistenza naturalmente. Ti posso garantire che qualsiasi strumento dai ai ragazzi in modo appropriato ai fini di migliorarsi aumenta i loro risultati. In particolare ho sperimentato direttamente che l’allenamento nel campo mentale nel periodo puberale aumenta il rendimento dei ragazzi contro i loro pari in un modo strabiliante.

  17. francesco scrive:

    x Federico

    La teoria del Mirroring potrebbe esssere legata a quella dei NEURONI SPECCHIO ?
    In riferimento al metodo della PNL , semplificando , se dall’analisi del gesto tennistico di Feder ho notato che , sia per il rovescio che per il dritto . lo sguardo di questo campione al momento dell’impatto della racchetta con la pallina , è sempre diretto verso la parte posteriore della racchetta anzi sembra fissare il terreno per un attimo
    Se faccio notare questo metodo ai miei gemellini e li invito a imitarlo , lavorando in questo modo si può dire di sfruttare le teorie della PNL ?

    Complimenti per la chiarezza , nella sintesi iniziale , sulla teoria PNL

  18. Archipedro scrive:

    Capperi, Chloe è tornata :-) Merito mio?! Dai, facciamo di si!

    Ed immancabilmente, con la sua carismatica presenza, stiamo effettivamente raggiungendo quelle “vette intellettuali” prima inarrivabili… Nonostante le dotte citazioni e le ironie non sarcastiche.

    Adesso lei, che è innanzitutto una signora, e sempre nel rispetto della propria indole scevra di smancerie, potrebbe completare il miracolo, spendendo due parole d’incoraggiamento nei confronti del fantastico duo. Che ormai è assodato, si muove all’unisono. Che rientrino anche loro, e riprendano il posto di competenza, perché tutti i bloggers sono uguali, ma alcuni, si sa, sono più uguali degli altri… :-)

    Federico, il tuo “mirroring” mi sta benissimo. Meno la videoanalisi di cui al mio esempio. Spero che il mio piccolo proprio non imiti Ukhow… :-)

    Caro Giovanni, se ho qui avuto una colpa, è stata quella di non voler intortare nessuno… La mia libertà di pensiero e d’analisi vola più alta delle frequentazioni di convenienza. Due soli bloggers m’hanno scritto in separata sede, Andrew e Gus. Ed io ho cortesemente risposto… Mai comunque ho usato tale canale per una qualche forma di “conventio ad excludendum”… :-)

  19. chloe de lissier scrive:

    non ci sono meriti o demeriti altrui che possano invogliarmi a fare qualcosa, archipedro, ma solo il semplice fatto di aver voglia o meno di farlo. ho trovato interessante l’argomento introdotto dal maestro di carlo e ho ritenuto di intervenire.
    per quel che concerne le decisioni delle persone, ne ho sempre il massimo rispetto, a patto ovviamente che siano lecite. nel caso specifico a cui intendi riferirti non ho assolutamente nulla da dire, se non appunto che ciascuno è padrone di se stesso.

  20. Giovanni da Roussillon scrive:

    Caro Di Carlo
    Ammetto pure che da “tutte le cose” si possono ricavare effetti benefici o nefandi, ma non mi consola osservare che le applicazioni avvengono sovente prima di conoscere l’essenza di dette “cose”, se non additittura i pericoli insiti. L’esempio dell’energia nucleare da lei citato è fulgido in questo senso.
    Non possiamo dunque nemmeno servirci di tennisti allo stato nascente per testare la bontà degli assunti, visto soprattutto a cosa ha condotto l’emulazione nel vostro amato Paese.

  21. federico di carlo scrive:

    x Francesco,
    sinceramente non ho mai sentito la teoria dei neuroni specchio e non sono a conoscenza di neuroni “specializzati” nella gestione di informazioni speculari.
    Fissare l’attenzione sul punto di impatto e non sulla pallina (avvertenza del tennis classico) come fa Federer sembra essere una pratica abbastanza diffusa del tennis moderno. E’ una pratica che ha anche dei risvolti tecnici su cui non sto qui a soffermarmi; dal punto di vista mentale, invece, è un modo per concentrarsi sul proprio tennis a prescindere dalla palla dell’avversario. Nel momento in cui osserviamo la palla arrivare la osserviamo anche partire e ciò proietta ansietà nell’esito del colpo di rimando. Certamente far osservare il dettaglio su un video di Federer ai tuoi gemellini potrebbe essere un ottimo modo per invogliarli alla pratica dello stesso gesto. Se poi li metti in campo senza racchetta ed ai tuoi colpi gli fai acchiappare la palla lateralmente con le mani prima e con una mano dopo, dovendo fare attenzione alla presa, senza il rimando vedrai che la loro attenzione si fisserà automaticamente al gesto della presa (punto di impatto).

    X Anto e Something Blue
    Grazie del benvenuto.

  22. federico di carlo scrive:

    Caro Giovanni da Roussillon
    “….Non possiamo dunque nemmeno servirci di tennisti allo stato nascente per testare la bontà degli assunti……… ”

    L’esperienza e la storia con i successi e le sconfitte ci fanno da via maestra. Viviamo la sperimentazione coscienziosamente come un’opportunità e soprattutto condividendone metodi e procedimenti con i discenti. Del resto il nichilismo (nihilismo per i latinisti) non ha mai portato alcun progresso e beneficio al mondo se non una scusante per l’immobilismo di chi lo professa.

    “……..visto soprattutto a cosa ha condotto l’emulazione nel vostro amato Paese.”

    frase sibillina su cui chiedo cortesemente essere illuminato.

  23. alfonso-giorgio scrive:

    @ Federico di Carlo
    Spero che Giovanni mi perdonerà se mi permetto di intervenire e cercare di replicare ad alcune affermazioni contenute nel tuo ultimo post ed a lui rivolto. Ho riletto più volte il pensiero di Giovanni sul ruolo che deve avere un genitore all’interno del progetto e mi pare che abbia espresso il tuo stesso modo di vedere la cosa, andando anche oltre e dicendo che però sarebbe meglio se un genitore rimanesse comunque fuori dagli aspetti puramente tecnici. Mi pare che più chiaro di così. Al contrario ho ritrovato una tua precisa affermazione fatta in un’altra rubrica di questo blog e che io avevo riportato su “Genitori e figli”, prima che tu incominciassi a scrivere anche su questa rubrica, e che ripropongo con un copia-incollla:

    1. federico di carlo scrive:
    12 Febbraio 2009 alle 16:21
    Ciao Madmax,
    non sono andato a vedere la sezione g&f un po per mancanza di tempo ed un po per nausea. E ti spiego il perchè. Ciò che mi piace dell’insegnamento ai bambini sono tre: 1) la necessità di dover continuamente rinnovare la motivazione 2) la necessità di dover proporre il tennis secondo le LORO MODALITA’ DI APPRENDIMENTO 3) per la capacità illimitata di apprendimento dei bambini.
    Ciò che odio dell’insegnamento ai bambini? avere a che fare con i genitori!!!!! I genitori non si rendono conto che i bambini hanno bisogno di equilibrio educativo e spesso non riescono ad assecondare ciò che i figli realmente vogliono e sanno fare. E questo può anche NON essere il tennis ma può essere la musica, la danza, il disegno, lo studio e/o tante altre cose. Un detto australiano dice che “you can bring a horse to water but you can’t make him drink”. Non nascondo che la parte più difficile dell’insegnare ai bambini è proprio quella di avere a che fare con i genitori invadenti che ostacolano le naturali inclinazioni dei figli.”.

    Non capisco come mai ad una tua affermazione così forte sia seguito successivamente un repentino cambio di rotta. Io penso, invece, che su questo argomento che la verità sia una sola e che sia quella può volte evidenziata in questa rubrica che ” ci sono genitori e genitori, maestri e maestri, dirigenti e dirigenti, e ……..”.
    Inoltre permettimi di evidenziare anche il fatto che a precise domande di Giovanni continui ad essere evasivo rispondendo con parole sempre diverse ma che comunque esprimono sempre gli stessi concetti, come hai fatto nell’ultimo post di risposta. Addirittura lo riprendi dicendo: “A prescindere dai risultati, Giovanni, le mie non sono belle teorie”. A parte i risultati, che comunque per uno che lavora bene e seriamente è giusto che ci siano, penso che Giovanni non abbia mai messo in dubbio che le teorie da te espresse non fossero valide (e lo ha sempre e più volte evidenziato con belle parole espresse nei tuoi confronti). Da quello che credo di aver capito io, e non penso di sbagliare perché è stato molto chiaro in tal senso, a lui da genitore di un bambino che gioca a tennis premeva solo sapere se le teorie, da te illustrate e che, ripeto, nessuno mette in dubbio, erano state mai da te materialmente sperimentate, con chi, e con quali risultati. Ma tu nisba, fai orecchie da mercante. Non capisco il perché!
    Infine permetti anche a me di porti una domanda perché la seguente tua affermazione mi ha incuriosito: “quando sono tornato dall’Australia mi sono dovuto scontrare con la “corporazione” o come la ha definito qualche altro blogger ” la cupola” della federazione italiana per cui ho dovuto lasciar perdere il tennis come attività principale ed intraprendere un altro indirizzo lavorativo nella mia vita”. Ma a che livello ti sei dovuto scontrare con la “corporazione” ed a quale o con quale titolo (anche ritengo che per uno preparato come te i titoli o i pezzi di carta, oltretutto per quello che valgono in Italia, non servono)? In definitiva per quello che, ripeto, vale averlo o non averlo (parlo di tutti, FIT, PTR, UISP …..) di che titolo professionale sei in possesso nel campo del tennis? Comunque sappi che, come già evidenziato da Giovanni, questo tuo alzare bandiera bianca ed abbandonare il campo mi sorprende non poco, se non altro in considerazione della evidente passione che dimostri per questo sport e per l’importanza che dai, come è giusto che sia, alla forza mentale.
    Con immutata stima per come ti leggo!

  24. Giovanni da Roussillon scrive:

    - Non direi che condannare la tragedia di Chernobyl (tra le plurime) e chi prende l’energia atomica alla leggera sia uno slogan di matrice nichilista. Chi mi conosce un po’ potrebbe testimoniare di quanto mi permetta di godere la vita, fatta di ricerca, imponendomi tuttavia di mai nuocere ad altrui. D’altronde cerco di farmi veramente del bene, quindi le buone ricadute sono su chi mi attornia.
    - A domanda rispondo: l’emulazione forzata dai media di parte non può permettervi oggi di essere soddisfatti di come vadano le “cose”, né del modo in cui siete governati. A meno che le notizie all’estero giungano da complottisti.
    Rispettosamente.

    _________
    Non sono evidentemente nemico della “PNL” a priori. Ho provato a citare, tra i molti elencabili, un limite d’azione che una metodologia toccante corde delicate dovrebbe osservare, le “cavie” non essendo prodotti mercantili o consumatori avveduti, ma cuccioli dell’uomo.

  25. Mirko's scrive:

    Credo che al post citato da alfonso-giorgio datato 12 febbraio, Federico abbia già risposto specificando che parlava appunto di genitori invadenti e non di tutti.
    E poi aggiungo una cosa sempre a beneficio di alfonso-giorgio e dei genitori neofiti di piccoli tennisti, i titoli o come si dice ora i tituli tennistici non contano un bel fico secco; l’unico parametro da considerare è come insegnano a tuo figlio, con quali metodi, con quale passione e se tuo figlio migliora è motivato o non vede l’ora di fuggire da circolo.
    Chi si attacca ai titoli è chiaro che non ha che quello ed è la sua unica ancora di salvataggio.
    Se contassero i titoli, a cosa servirebbe questa sezione del blog? alla domanda cosa fare per cercare di creare un figlio campione sarebbe semplice rispondere cercati un maestro nazionale. E come dici tu alfonso giorgio, esistono maestri e maestri, genitori e genitori ma noi per essere buoni genitori non abbiamo bisogno di titoli, voi invece vi ci attaccate ai tituli come patelle sullo scoglio.

  26. Archipedro scrive:

    Forse esiste, anche qui, una cupola che agisce contro questo malandato blog. Meglio, contro l’idea che in questo ambito si possano sviluppare dei ragionamenti costruttivi, di carattere generale, con le legittime critiche rispetto a questo sitema o a quel metodo. Alcuni amano fare semplicemente i demolitori… poco sportivamente, direi.
    Certo Federico, ti dovevi aspettare che aprire un capitolo nuovo sotto l’egida di G&F non sarebbe stato semplice… devo dire che ho apprezzato il coraggio…
    Ed ora faccio “mirroring” telepatico con Andrew… :-)

  27. alfonso-giorgio scrive:

    @ Mirko’s
    Guarda caso ho affermato con forza il tuo stesso pensiero proprio nel mio ultimo post. Confermo, e se ancora non è chiaro lo sottolineo, che i titoli non valgono nulla ma chiaramente solo per coloro che sono prepararati e lo dimostrano con i fatti. Più chiaro di così! Ne conosco tanti! Tanto per non fare nomi Panichi, che è un preparatore fisico romano conosciuto ed apprezzato anche da Commentucci che lo cita spesso, non ha la qualifica di Preparatore fisco rilasciata dalla FIT, ma poco importa, perchè è competente, serio, ma quello che è importante è che tutto ciò lo ha dimostrato con i fatti e non a chiacchiere, allenando ed avendo la fiducia sempre di giocatori/trici forti a livello mondiale.

  28. alfonso-giorgio scrive:

    @ Mirko’s
    Tanto per fare un altro nome che tutti conosciamo, perchè ha scritto in questa rubrica, e che è apprezzato da tutti per la professionalità con cui ha svolto e svolge quotidianamente il suo lavoro non solo in campo tennistico ma anche in altri sport è il Prof. Buzzelli. Poco importa se personaggi come lui sono o non sono in possesso di un titolo specifico inerente alla disciplina che insegnano. Nè tantomeno cambierebbe la vita a questi professionisti ove mai lo dovessero conseguire in seguito, perchè i risultati ottenuti con gli atleti che allenano parlano da soli. Ma per affermare ciò e poter parlare ed essere apprezzato bisogna, ripeto, anche senza titoli aver dimostrato con i fatti di essere all’altezza. Se poi un discorso del genere, una frase riportata precisamente come è stata detta e qualche mia domanda specifica si crede che sia stata formulata con secondi fini e si crede che il demolitore di turno è già dietro l’angolo, questo non è un problema mio, ma solo di chi tutto ciò lo pensa.

  29. Archipedro scrive:

    Forse non c’è nessuna cupola, ed è tutto molto più semplice: si tratta d’una diffusa tipologia di persona. Genitori talvolta. Che non conoscendo bene un argomento, nel caso in specie quello delle tecniche d’allenamento sportivo, vogliono erudirsi su Internet. Benissimo, fu ideato proprio per questo. Frequentando siti dove raccolgono preziose informazioni. E ciò é edificante, laddove in quei contesti intercettano altri individui, che lo sport l’hanno praticato, insegnato, e lo conoscono a fondo. Che fanno ben parte di quell’ambiente da una vita. Esperti disposti a trasmettere gratuitamente le idee che hanno. Pronti a fornire stimoli e consigli. In definitiva a preoccuparsi per degli sconosciuti.
    A quel punto, dopo aver beneficiato di tali testimonianze a piene mani, quando verrebbe il momento d’ammettere d’aver imparato qualcosa… scatta un meccanismo tristissimo… come lo vogliamo chiamare… non desidero offendere nessuno…
    Allora torna utile un anonimo nickname, che differenzia tali navigatori appunto dagli esperti, che sono facilmente identificabili, e che quindi possono essere soggetti ad attacchi personali, anche strumentali… e si finisce per citare locuzioni di esperti-ancora-più-esperti, di cui a stento si capisce il senso, per screditare chi ha semplicemente pensato d’offrire un servizio utile…
    Addirittura qualcuno è venuto, a suo tempo, a cercare d’offendermi sul mio piccolo blog, sempre in forma anonima… ovviamente senza dire nulla di specifico per contro-argomentare i miei scritti. Non mi stupirebbe che proprio ora, in qualche circolo esclusivo, stia facendo lo splendido con la polivalenza, la multilateralità e la polisportività… :-)

    Credo sia venuto il mimento d’essere meno ingrati…

  30. federico di carlo scrive:

    Alfonso-Giorgio,
    nella presentazione che Roberto ha fatto al capitolo sulla PNL ha scritto che cosa ho fatto nel tennis all’estero. Questo mi sembra assai piu’ esaustivo di qualsiasi certificato. Tu pensi che mi avrebbero permesso di lavorare a tali livelli se il lavoro non fosse stato corroborato dai risultati?
    Nella risposta a Giovanni ho scritto a chiare lettere “Che non mi permetterò mai di fare il nome di chicchessia” e figuriamoci dei miei ragazzi, ci mancherebbe altro!!!!!.
    Sarò molto breve e lapidario per risponderti come la penso nel rapporto genitori-figli-coach-tennis. Dei miei tre figli di 9-7 e 5 anni NESSUNO gioca a tennis. Sono forse zoppi o ciechi? No, non lo sono, grazie a Dio. Forse a me non sarebbe piaciuto che giocassero a tennis? Certo che mi sarebbe piaciuto. Li ho fatti provare cosi come pure cion la musica, il teatro le scienze etc. C’è un piccolo ma fondamentale problema: a LORO il tennis non interessa e nonostante non giochino a tennis crescono splendidamente dedicandosi ad altre cose ed altre attività. Dovrei allora farne un dramma? Dovrei essere genitore tanto stolto da anteporre il mio ego alla lora felicità obbligandoli a giocare a tennis?

  31. federico di carlo scrive:

    Alfonso-Giorgio
    mi sono reso conto che nella mia prima risposta non sono stato abbastanza esaustivo. Completo quanto detto in poche parole:
    1) All’estero (Inghilterra ed Australia) per lavorare nel tennis non servono certificati. I certificati sono considerati carta straccia. Li, bisogna lavorare e dimostrare di saperlo fare. Se vuoi lavorare in Italia nel tennis a qualsiasi livello devi possedere carta straccia;
    2) Quando sono tornato in Italia, dopo 5 mesi ho iniziato a lavorare come responsabile per il commercio estero, lavoro che svolgo felicemente e proficuamente da 11 anni oramai e che mi permette di girare il mondo, aggiornanrmi sul tennis e di guadagnare 4 volte ciò che guadagna un lavoratore medio. Il tennis è e sarà sempre una componente di me stesso e del mio carattere. Giocare su un campo da tennis o lavorarci dentro per me è gioia. E la mia felicità viene prima di tutto ed è più importante di qualsiasi altro aspetto. Sai quanto me ne può fregare di avere un certificato della UISP o di qualsiasi altra federazione?
    3) Scrivevo a Giovanni che le mie non sono “belle” teorie, perchè non sono di mia invenzione. Le hanno inventate, sperimentate e le usano con profitto nelle accademie tennistiche di tutto il mondo.

  32. federico di carlo scrive:

    Sai Archipedro,
    ad integrare quanto hai scritto, e per il quale ti ringrazio vivamente, c’è da dire che ci sono anche genitori che spendono moltissimi soldi per far crescere i figli tennisticamente in costosissimi club ed accademie. Trovare qualcuno che dispensa conoscenza gratuitamente in rete o che argomenta tecnicamente ma contrariamente a quanto predicato dal verbo tennistico (che loro pagano fior di quattrini) scoccia un po ……………

  33. Archipedro scrive:

    Ma la domanda vera, che ci è stata risparmiata, è la seguente: se siete tanto esperti… perché non vi siete fatti anche gli esami (…) per avere i relativi pezzi di carta? Credetemi, un diploma ISEF ai bei tempi sarebbe stato una passeggiata… Ma se a casa mia non m’avevano aiutato a sfondare nello sport, avrei mai potuto pensare che si rinunciasse ad una laurea pesante? Ad esperienze universitarie post-lauream? Ad un sano concorso pubblico?
    Beh, se non altro vi potrei ora fare una lectio magistralis sull’energia (anche nucleare)… Ma sono maturato, e glisso :-)

    Comunque, state sereni… li faremo questi benedetti corsi. E ci toglieremo pure qualche sassolino dalla scarpa… si preparino i nostri esaminatori federali. Voglio dire, se dobbiamo dimostrare d’essere competenti anche “a parole”, e pagare, per poi donare il nostro tempo ai ragazzi, visto che siamo dei filantropi, non ci saranno sconti per nessuno… :-)

  34. An Inconvenient Truth scrive:

    Sapete una cosa? Almeno una volta in questo blog si sapeva chi erano i buoni e chi erano i cattivi…C’erano il SubComandante e Mad Max contro tutti e a poco poco si era creato un piccolo gruppo di discepoli: l’oggetto del contendere era l’estrema importanza dei genitori nella costruzione del miniatleta fino alla proclamazione della balasfema eresia: un Genitore Appassionato conta piu’ di un Maestro di Circolo. Magari non per colpa esclusivamente sua ma per via del Sistema. In virtu’ di questo assunto, condivisibile o meno. erano stati formulati diversi consigli ed esempi pratici che avrebbero dovuto essere di grande utilita’ a chi credeva ancora nelle fiabe e cioe’ che la Federazione con le SAT potesse provvedere ai loro fabbisogni. In fondo hanno ragione Nikolic (e il Dr Grazia) quando sostenevano che non e’ quello il vero compito di una Federazione: il vero compito di una federazione e’ propagandare il tennis e,possibilmente, rendere le cose piu’ facili agli aspiranti campioncini (e quindi ai loro genitori…)
    Un’altra cosa: mi pare che ora come ora manchi il filo conduttore che prima era rappresentato dal percorso della Canaglia di Lagos e di Alessia. Ora che saggiamente secondo me i loro Genitori hanno deciso che, raggiunta una certa eta’, sia giunto il momento di lasciare alla racchetta il compito di raccontar di se, bisognerebbe che altri genitori, coi propri figli ancora U10 o U12, raccontassero delle loro esperienze e su questa traccia poi dipanare le nostre osservazioni.Sperando poi magari che presto o tardi almeno saltuariamente il SubComandante e Mad Max ci tornino a trovare. Che onestamente non si vive di sola filosofia…A noi piace anche la polpa.

  35. alfonso-giorgio scrive:

    Caro Archipedro (dici che qualcuno si nasconde dietro nick-name ed è vero, ma così a naso mi parebbe che anche il tuo ne è uno. Oppure per caso Archi è il cognome e Pedro è il nome?) e caro Federico, avete sbagliato indirizzo proprio alla grande. Io sono sì un genitore ma semplicemente genitore di una “bambina” di appena 27 anni, che ha praticato a livello amatoriale tanti e svariati sport, tra cui anche il tennis, ma senza avere mai nutrito alcuna ambizione, in quanto i suoi interessi sono stati e continuano ad essere altri (come vedi Federico, abbiamo qualcosa in comune!). Quindi raddrizzate il tiro perché siete completamente fuori strada!
    Caro ArchiPedro, non solo come ti ho appena detto non sei riuscito a fare un esatto identikit di chi ti stà davanti, dall’altra parte del monitor, ma hai toppato anche quando affermi, senza sapere minimamente chi sia, che costui viene su Internet per erudirsi. Anche se così fosse, ed anche ammettendo che io sia il più sprovveduto ed il più incompetente essere che scrive su questo blog, non vedo chi attualmente potrebbe fare da “docente” ed insegnare qualcosa di nuovo in questa rubrica. Con tutto il rispetto non crederai di aver inventato l’acqua calda quando parli di “polivalenza, multilateralità e polisportività”, illudendoti addirittura ed affermando “che proprio ora, in qualche circolo esclusivo, stia facendo lo splendido” dopo averti rubato tali argomentazioni. Ti confesso che a volte ammiro e talvolta invidio chi si autocelebra come fai tu quando dici: “E ci toglieremo pure qualche sassolino dalla scarpa… si preparino i nostri esaminatori federali”, oppure: “in quei contesti intercettano altri individui, che lo sport l’hanno praticato, insegnato, e lo conoscono a fondo. Che fanno ben parte di quell’ambiente da una vita.” Ma nello stesso tempo non ti nascondo che in questo caso avrei preferito e ti avrei apprezzato di più se in tali citazioni tra le persone a cui fai riferimento non avessi pensato di annoverare la tua persona visto che, non avendo il Diploma Isef, il “pezzo di carta federale (federale lo hai detto tu)” per Preparatore fisico non lo potrai mai conseguire (ripeto, tanto, per chi vale, non serve a niente!) e visto che uno degli”individui” non puoi essere certamente tu avendo fatto tutt’altri sport mentre di tennis forse hai incominciato a sentirne parlare da poco. Sai chi naviga in questa rubrica lo fa perché essa è nata per parlare sì di “genitori e figli” ma solo in ambito tennistico, anche se qualcuno ultimamente pur di apparire ha cercato di allargare il discorso (ed anche se Stefano Grazia non sarebbe d’accordo, e lo capisco, dico ben venga tutto ciò, ma credo che bisogna farlo con un po’ più di umiltà rispettando tutti e senza sparare sul mucchio). Ed ancor di più ti ammiro quando con una “semplicità” (chiamamola così perché non mi viene il termine esatto) disarmante (di solito lo uso quando qualcuno “non si sa misurare la palla”) dichiari: “e si finisce per citare locuzioni di esperti-ancora-più-esperti, di cui a stento si capisce il senso,” ma nello stesso tempo “ammutolisco” pensando agli esperti a cui tu fai riferimento avendo io citato nel post a cui tu hai risposto con questa frase solo Panichi ed il Prof. Buzzelli. Ti devo ammettere che qualcosa in questo blog ho veramente imparato, pur essendo io un negato nell’apprendimento, proprio quando hanno scritto professionisti seri come Buzzelli (a ridagliè!), Baraldo, Panajotti e qualcun altro. Peccato che li avete fatti scappare in un baleno, e sono stati intelligenti a scappare subito vista l’aria che tirava! Oppure vuoi che rimanga senza fiato e pieno di meraviglia perché si parla di PNL, nonostante mi sia scocciato di sentire parlare periodicamente mio fratello, che ha un incarico di capo aerea, con i venditori della propria ditta con argomentazioni di questa teoria? Se poi per farti contento vuoi che ti dica che, pur con i miei limiti, organizzerò a pagamento dei seminari e tratterò questi argomenti mettendo in evidenza di averli appresi solo e solamente da due blogger di questa rubrica, ti accontenterò, ma non ti prometto il risultato finale né tantomeno che mi crederanno per questa mia ultima affermazione! Fammi sapere se sei d’accordo e se ne vale la pena!

  36. alfonso-giorgio scrive:

    @ Federico di Carlo
    Mi pare che solo l‘aver detto che i tuoi figli non giocano a tennis e che non ne fai un dramma sia veramente poco per poter affermare che hai riposto sufficientemente a quanto enunciato all’inizio del tuo discorso: “Sarò molto breve e lapidario per risponderti come la penso nel rapporto genitori-figli-coach-tennis”. Ed ancor di più non hai spiegato le ragioni per cui avevi fatto quella forte affermazione da me riportata in un precedente post sulla nausea per una rubrica chiamata “Genitori e figli” e sul fatto che ciò che odi dell’insegnamento ai bambini è l’avere a che fare con i genitori. Tuttavia, devo ammettere che, anche se c’è stato un evidente e repentino cambiamento di parere su tale argomento e per qualsiasi motivo questo sia avvenuto, nessuno, né tantomeno io, ha il diritto di sindacare, perché bisogna rispettare sempre le scelte altrui. Per quanto riguarda la PNL, non ho mai pensato che l’abbia inventata tu (ho usato il “tue” belle teorie, in senso lato, e quasi con esasperazione per aver sentito parlare di queste teorie continuamente mio fratello). Che non l’avevi inventata tu lo avevo capito da subito sia perché all’inizio del tuo articolo avevi fatto riferimento al padre di queste teorie e sia perché, sapendo che mio fratello non ti conosce (l’Abruzzo non è una zona che frequenta), e vedendo come è padrone dell’argomento, avevo dedotto che lo aveva appreso da qualche altra persona. Per ultimo, ti invito a non fare più riferimento ai “titoli” ed “ai pezzi di carta”, perché io sono il primo a credere ed a gridare che “NON CONTANO NIENTE”, ma solo il lavoro serio e professionale, ed eventualmente anche i risultati (ma anche questi devono essere letti nel modo giusto e corretto), devono essere gli unici parametri da tenere in considerazione per poter affermare che un professionista è affidabile e completo nel vero senso della parola. Hai sentito come l’ho detto urlando? Credimi, non ce la faccio a più ripeterlo una continuazione visto che tu e qualcun altro me lo sbattete in faccia in ogni risposta , nonostante io sia stato concorde con voi sin dall’inizio sull’argomento. Scusami la curiosità, ma anche il tuo nick-name è di fantasia? Grazie!!!!

  37. An Inconvenient Truth scrive:

    ao’,nun me ricordo piu’, ma tu,Archipe’, nun ce andavi d’acordo con Giorgio-Alfonso contro er due de l’ave maria? Me fate veni’ na confusione…

  38. something blue scrive:

    è estremamente difficile che una rubrica tecnica possa decollare se si mette in discussione l’autorevolezza di chi la conduce, ed è questo che mi pare si stia facendo….Mi dispiace per Federico che ha messo volontariamente a disposizione la sua esperienza, ma è abbastanza tipico far prevalere le istanze distruttive su quelle costruttive. Spero che Federico non desista e che i suoi consigli possano essere utili ai genitori del blog.

  39. alfonso-giorgio scrive:

    @ An Inconvenient Truth
    Nessuna confusione! Ti ricordi bene, anche se mai io sono stato contro nessuno per partito preso. Al contrario lo sono stato e lo continuerò ad essere quando ci saranno valide motivazioni. Come ti ho detto hai ragione, ma ArchiPedro, per rispondermi che sono un genitore “ingrato”, incompetente e per di più paragonandomi a chi “ruba” su Internet le idee di competenti come lui senza ringraziare, e le usa per farsi bello in altri contesti, ha dimostrao di avere la memoria corta e di non ricordare bene alcune cose. Comunque sia, io discuto solo i concetti che vengono espressi , ed il feeling con chicchessia nasce solo dopo un confronto, eventualmente, anche duro ma corretto (anche con mia moglie, normalmente, vado d’accordo ma in qualche occasione siamo su sponde opposte!). Ed il fatto di aver dato ragione a qualcuno in qualche occasione non vuol dire che debba necessariamente giurargli amore eterno. Oltretutto, volevo evidenziare che rispondo a tono solo dopo essere stato “maltrattato”, come è successo anche in questa occasione! Infatti tanti altri concetti espressi dall’amico ArchiPedro mi avevano lasciato perplesso. In un post precedente, per esempio, aveva detto che il suo bimbo lo avrebbe mandato all’estero perchè ha talento! Ma talento in che cosa? E si può esprimere con certezza categoria un’affermazione del genere per un bambino di 5 anni? Si può dire al massimo che è portato, che ha delle attitudini e delle predisposizioni, che ….. ,ma non di più! In quell’occasione, mi sono stato zitto immedesimandom in un genitore per il quale come si dice a Napoli “ogni figlio è nu’ piezz e’ core”! Io, di solito, e ti prego di credermi, ammiro chi, nello sport o in ogni altro campo, dimostra di essere un puro, un entusiasta, e crede seriamente nel lavoro che svolge (sia che lo faccia per professione che per hobby), ma, nel caso di ArchiPedro, ti confesso che lo apprezzerei sicuramente di più se affrontasse gli argomenti trattati, e rispondesse alle persone a cui si rivolge, con un tantino di umiltà (dote che sicuramente non guasta mai in ogni occasione e che secondo me, al contrario di come la pensano in molti, è un valore aggiunto per chi dimostra di esserne in possesso!). Lo so e sono sicuro che di quello che ho appena detto ad ArchiPedro non importerà assolutamente niente (visto che l’umiltà ancora non è entrata nel suo DNA), e forse è giusto che sia così, ma, che vuoi fare, me ne farò una ragione e continuerò a vivere serenamente!!!!!

  40. Mirko's scrive:

    Dai Federico, comincia a dirci come la pnl può aiutare nostri figli nel tennis, perchè di questo stiamo parlando credo.

  41. alfonso-giorgio scrive:

    @ Something blue
    Ti posso assicurare che, se quello che hai detto è riferito a me, sei completamente fuori strada. Nel post a cui fai riferimento ho cercato solo di far capire, e se non ci sono riuscito è sicuramente solo colpa mia perché non sarò stato sufficientemente chiaro, che qualcuno, non potendo sapere chi aveva di fronte, avrebbe fatto meglio a non fare di tutta un’erba un fascio. Anche se i concetti ultimamente espressi sono a me noti, ritengo che sia il caso comunque di esprimerli perchè potrebbero risultare utili ad altri lettori, specialmente se si tratta di genitori, e quindi ben vengano! Ma che siano quelli come la PNL, cioè teorie già sperimentate, affidabili ed applicabili con risultati positivi in vari campi, compreso quello tennistico. Ma, per favore, lasciamo perdere altre teorie “astruse” ed obsolete, che si vogliono a tutti costi calare in realtà come quella del tennis! Del giavellotto nel tennis, per esempio, si parlava già alla fine degli anni ‘60, quando non esisteva ancora il Preparatore fisico specifico del tennista e si cercava di trovarne uno che potesse adattare ed avvicinare le teorie di quello sport anche nel tennis! Come certamente è chiaro, e risaputo a tutti, che il lancio del giavellotto e di una pietra sono simili al gesto della battuta! Ma, cara Something, siamo nel 2009, e, poichè mi pare che qualche passo avanti sia stato fatto nel mondo in tutti i campi, ti chiedo: “ti pare possibile che queste indicazioni oggi possano ancora meravigliare qualcuno?” Solo questo volevo far capire, parlavo solo per quanto riguardava me e lo facevo, senza alcun altro fine nascosto, in risposta a quanto mi era stato erroneamente attribuito! Come già detto un po’ più di UMILTA’, da parte di qualcuno, non guasterebbe!!!!!

  42. Federico Di Carlo scrive:

    Alfonso-Giorgio
    Io non sopporto i genitori che impongono ai figli di giocare per forza a tennis e pretendono impegno e risultati in un’attività che piace a loro genitori ma che i figli detestano. Nel momento in cui i ragazzi hanno talento, desiderio e voglia di giocare, i genitori sono un anello fondamentale nel progetto che permette ad un bambino di diventare un tennista. Spero di aver chiarificato il concetto.

  43. Federico Di Carlo scrive:

    x Mirko
    nella seconda parte della piccola introduzione alla PNL è scritto come la PNL può essere integrata nella formazione tennistica. Quanto scritto è valido per i professionisti come pure per i ragazzi.

  44. Mirko's scrive:

    Si ok Federico e poi……….qualcosa di pratico da fare?
    Adesso sei il coordinatore di almeno di questo capitolo, sbilanciati..

  45. Archipedro scrive:

    Beh, Federico… vista l’aria che tira non mi viene nulla da scrivere per incoraggiarti ad andare avanti :-)

    Alfonso, hai erroneamente considerato il mio un attacco personale. Inutile dire che non sono d’accordo con te. Il mio lavoro di ricerca andrà avanti, e m’auguro che di tale percorso potranno beneficiare molti genitori… chi vive un’esperienza stimolante come la mia ha dei doveri nei confronti del prossimo…

    Il mio scrupolo é ora quello di garantire la “sicurezza” dei figli degli amici che dovrei allenare: per fare ciò devo necessariamente acquisire il titolo d’istruttore federale, perché come tecnico della società d’atletica per la quale sono tesserato attualmente non sarei “in regola”. E ciò potrebbe inficiare la loro copertura assicurativa all’interno degli impianti dove li accompagno. In ogni ambiente c’é sempre qualcuno pronto a saltarti alla gola, per invidia o altro, se provi a proporre qualcosa di nuovo… meglio essere prudenti. In passato ho comunque allenato, e questo problema non c’era…

    Avrei tante cose da raccontarvi, ne ho sempre avute… ma, insomma… :-)

  46. Giovanni da Roussillon scrive:

    Ho desiderato in precedenza mettere in guardia dalle distorsioni conseguenti all’applicazione pari pari di metodi di apprendimento prestati dagli esperti commerciali.
    “Vista l’aria che tira”, e tenuto conto che l’apporto del signor Di Carlo mi è sempre parso serio e - per quanto mi è dato capire - competente, lo incoraggio a proseguire nel solco che ha già tracciato, prima da blogger, ora come curatore di questa rubrica.

  47. gianni scrive:

    Premesso che ho un figlio claase99 bravino e vivo in una regione dove di tennis ne capiscono poco, per me come per tanti altri genitori questo blog è utilissimo per saper cosa fanno gli altri, le varie esperienze in giro per il mondo le teorie personali, e di consequenza gli errori fatti da non far ripetere a chi in questo mondo vi è entrato da poco per cui le beghe tra le varie teorie giuste o sbagliate lasciate che siano i fruitori di questo blog a deciderlo la guerra tra i poveri non serve a niente.Genitori come me hanno bisogno di tanti dati da elaborare per cercare di non sbagliare,vogliamoci bene il tutto per i nostri figli,ciao a tutti.

  48. wik scrive:

    Benvenuto federico,
    leggeró molto volentieri i tuoi scritti.

  49. alfonso-giorgio scrive:

    Sono d’accordo al 100% con quanto detto da Giovanni da Roussillon e da Wik su Federico. Con Gianni, invece, non concordo quando scrive che tutte le teorie, sia quelle giuste che quelle sbagliate, debbano essere comunque riportate. E spiego il perchè. Premesso che mi riferisco a teorie e non ad esperienze personali come quelle riferite da genitori e vissute sulla pelle del proprio bambino (e queste positive e/o negative possono aiutare a non far ricadere nello stesso errore altri genitori), poichè parliamo di teorie e della loro corretta applicazione in campo tennistisco e poichè si pressuppone che tali teorie siano evidenziate da esperti del settore che già le hanno sperimentate positivamente, sarebbe “corretto e saggio” riportare solo quelle “giuste” e “acclarate” (come diceva Madmax!). Consideriamo che quasi sempre, in questa rubrica, gli usufruitori di tali teorie saranno dei genitori che, come dice Gianni riferendosi a lui stesso, sono nel mondo del tennis da poco ed il più delle volte, con tutto il rispetto, potrebbero trovarsi in difficoltà nell’individuare a priori solo quello che c’è di positivo rispetto a tutto il resto. Non vedo quindi perchè, visto che le “teorie” dovrebbero venire, come già detto, solo e solamente da gente competente, dobbiamo permetterci il lusso di farci male a prescindere (non dimentichiamo che ci sono in ballo dei bambini!)! Poi trattandosi di un blog ognuno, anche senza competenze specifiche negli argomenti che si stanno trattando, è libero, chiaramente sempre entro certi limiti di correttezza, di parlare di tutto, e di più, comprese le “famose” teorie! Ma questa è un’altra storia, e rischiamo di impelagarci in argomentazioni più serie con parole grosse come “onestà intellettiva”, “voglia di apparire” o per essere più buono “mancanza di umiltà”, e ………… E non mi sembra proprio il caso! Quì si dovrebbe parlare solo di tennis (con tutti gli annessi e connessi) e di bambini!!!!!!

  50. Giovanni da Roussillon scrive:

    Vorrei rivolgere una domanda al signor Di Carlo.
    Posto che un istruttore di un giovane tennista, dopo aver chiarito che la personalità del suo “pupillo” ben si sposa col modello di un campione, sia pure complesso, come Roger Federer. Come spiegare all’allievo i comportamenti infantili, semmai fossero dati, tenuti dal modello in certe circostanze?
    Deve il modello appartenere alla cerchia degli ex-atleti [ciò che ai fini dell’importanza di vivere il presente costituirebbe un fattore di “perdita” d’interesse e di attenzione]?

  51. something blue scrive:

    Mi sembra sia sempre la solita vecchia storia; l’establishment della FIT contro chi anche tangenzialmente si oppone….non se ne esce se non con il coraggo di andare avanti.

  52. Edipo scrive:

    Bravo Gianni!!!!

    Il tuo è il caso tipico, che deve trovare in questo blog, le indicazioni per percorrere la strada del tennis.
    Come vedrai, qui si passa da teorie competenti ad esperienze di genitori non del mestiere.
    E cozzano, madonna se cozzano.
    Ma se qualcosa di acclarato, certo, sicuro c’è, prego tutti di onorare lo spirito della montagna (ndr blog) e di indicare a Gianni, a me ed a tutti quelli che come noi sbagliano e si sbagliano, la via, la verità, la vita.
    Perchè se dobbiamo invece utilizzare il mezzo per darci addosso all’italiota, se ne ha, credo tutti, più che abbastanza.
    Io, Gianni posso solo dirti quello che personalmente ho passato e vissuto e conosciuto negli ultimi 35 anni, altri possono dirti molto di più, chiedi e ti sarà dato.
    Se l’italiano non mi inganna io sarei un esperto, perchè ho esperienza, ma non sono uno studioso.
    Poi ci sono gli studiosi che non hanno esperienza, ed anche loro possono dirti belle cose.
    Poi c’è la razza degli studiosi che hanno esperienza, non ne ho incontrati, ma non si sa mai.
    Chiedi ad ognuno ciò che gli compete, metti insieme e buona fortuna.

    P.S. Questo è l’unico sportello, se vuoi puoi rivolgerti anche alla FIT, ma rischieresti di andare in confusione, meglio prima farti le ossa qui.

    P.S. Bis - Chi ritiene di poterlo fare scriva il percorso da fare in Italia per arrivare al professionismo, bandendo le ciance e senza confusione.
    Mi raccomando una via certa e sicura, come quella che per fare il medico si frequenta medicina.
    Altrimenti se ci si incazza anche Gianni, ha tutta la mia solidarietà.

    N.B. Quando dico in Italia non dico a Milano, Roma etc., ma anche Simericrichi e Canicattì.
    Non fate i furbi :-)

  53. federico di carlo scrive:

    Per Giovanni da Roussillon
    La PNL modella i comportamenti. Ora non è detto che quando si modella bisogna farlo in tutto e per tutto. Si possono modellare certi atteggiamenti in date situazioni e tralasciare altri atteggiamenti in differenti circostanze. La cosa ideale è prendere sempre il meglio dai modelli che si possa adattare al nostro scopo (che è poi l’eccellenza dell’atleta. E siccome ogni atleta è diverso, i modelli devono essere selezionati oculatamente) e fare una specie di patch work rimettendo a posto tutti i tasselli in un disegno organico (che è poi il programma). Potrei per esempio modellare il servizio di Federer, il diritto di Gonzales, la risposta di Nadal, il comportamento di un campione nel gestire un punto importante. Ripeto: modellare non vuol dire copiare il gesto ma capire e riprodurre il come, il processo che porta ad un determinato comportamento.

  54. federico di carlo scrive:

    x Gianni,
    la vita è un viaggio aperto, non è un percorso con indicazioni e tappe prestabilite. Nel mare magno delle opinioni, teorie, possibilità, opportunità, alternative, scuole di pensiero a cui sei esposto, tocca a te scegliere e prendere la tua direzione. Facendo bene e sbagliando, perdendo e vincendo. Come ripeteva giustamente Stefano, citando J. Lennon “la vita è quel che succede mentre si fanno i programmi”

  55. Archipedro scrive:

    Something, se una “verità” esistesse sempre, il conflitto per un suo detentore unico sarebbe per lo meno comprensibile.

    Chi non ha una cultura sportiva evoluta s’immagina che le risposte esatte ed i metodi vincenti esistano sempre. Ma se così fosse nello sport professionistico i figli dei miliardari sarebbero gli unici a poter “capire”, pretendere e poi vincere… Fortunatamente la complessità rimane tale, imperscrutabile, e quindi laddove la ricerca viene umilmente coltivata possono attecchire le idee innovative ed aver corso le rivoluzioni metodologiche. L’analfabetismo di ritorno che ammorba l’Italia è amplificato dalla frustrazione d’un paese che ha avuto dei momenti storici importanti: nemmeno la constatazione che buona parte delle nostre migliori menti vive stabilmente all’estero ci ha aperto gli occhi…

    Breve esempio. A mio parere è polpa, “polpa muscolare”, capire come funzionano i muscoli del tuo bambino: quale sarà la loro evoluzione in rapporto agli allenamenti che gli proponi. T’aspetteresti allora di trovare, in materia di ipertrofia – iperplasia, tutte le necessarie certezze. E ti stupisci di scoprire come alcuni ESPERTI ti illustrino dettagliatamente la scissione delle miofibrille, spiegandoti come cellule satelliti e/o staminali siano in grado modificare numericamente la struttura dei muscoli mentre altri ESPERTI ti garantiscano che l’iperplasia nell’uomo non esiste, che il patrimonio delle cellule muscolari dopo i primi anni di vita rimane quello.

    Tanto valeva allora pensare, altro esempio, che fosse l’acido lattico nei muscoli e non la DOMS “Delayed Onset Muscle Soreness” a farti zoppicare per due giorni dopo un lungo trekking in montagna. Perché la soluzione empirica la problema fa già parte del tuo bagaglio. Ma che origine biochimica ha quel male? Nessuna risposta univoca. Solo un diffuso… “Machissenef… non abbiamo tempo da perdere… siamo dei professionisti, noi”.

    Queste mie sono mere “filosofie”, se chiami “sport” comperare la stessa racchetta da tennis di Federer :-)

    Gli allenatori presuntuosi, che nei decenni hanno fatto la differenza, sono quelli che hanno umilmente raccolto i pezzi del puzzle e speso del tempo per metterli insieme. Non hanno inventato granché neppure loro… ma si sono dati un metodo di lavoro. Una programmazione. E dei fini ben più nobili della vittoria del proprio rampollo all’Orange Bowl…

  56. Elettra scrive:

    a proposito di esperti.
    Domenica stavo seguendo la finale femminile dell’Avvenire ed a proposito della Eccel il telecronisti sostenevano che nonostante fosse in titardo, è una ‘94 e due anni prima era ancora in terza categoria, adesso sta recuperando bene.
    Due anni prima l’atleta tardiva aveva 12 anni, non so quanti seconda ci siano a 12 anni e perdipiù senza fisico, ma mi pare che si siano ampiamente persi i lumi della ragione.
    Tutto ciò in un momento in cui è evidente a tutti che la precocità non ha pagato, nè in termini di equilibrio, nè in termini di risultati e lunghezza della carriera.
    Ci sono ragazzine che fisicamente potrebbero giocare nel WTA a 12 anni, sono quelle che hanno avuto uno sviluppo fisico precoce, una volta si diceva poveretta ora è diventato il modello di riferimento.
    Per fare cosa poi, rimanere posteggiati nei 10000 perchè devi costruirti fisicamente ed atleticamente, col rischio di compromettere lo sviluppo?

  57. something blue scrive:

    Archipedro, nel mio ultimo, sconsolato post non ho neppure da lontano parlato di “verità” ma solo di vizi italici, questi veri, purtroppo….

  58. Archipedro scrive:

    Elettra, condivido sottovoce il tuo pensiero…
    Penso che una cosa sia essere “geneticamente” dotati ed allenabili, altra sia essere più o meno precoci. Quasi tutti confondono i due fattori… qualcuno qui sa come si possano proiettare le qualità atletiche d’un bambino su un atleta formato? Nel tennis è impossibile? Senza un metodo umilmente rigoroso (…) si rischia di bruciare i giovani talentati che sono solo in ritardo, e d’illudere i precoci destinati ad essere ridimensionati dal verdetto del tempo. Troppa fretta d’arrivare… ma dove?
    Inoltre. Una cosa è allenare i bambini con professionalità e scrupolo, ed altra è spingerli a giocare i tornei con i ritmi degli adulti… Quand’è che l’agonismo costruisce performance senza destabilizzare la crescita emotiva?
    Il canale spettacolare del tennis agisce affinché i giovanissimi diventino subito dei fenomeni, ma non s’emoziona più di tanto all’idea che magnifici atleti ancora giovani decidano di mollare… Tanto ormai sono ricchi… arrivati… Bella logica. Educativa. Sportiva. Maldini ha lasciato quest’anno, ed ha la mia età. Bernardi due anni fa. Nell’atletica ci sono primatisti in attività più vecchi di me… sono forse sport meno logoranti del tennis? Lo sono?! Ma allora… chi è che “costringe” i tennisti a giocare così tanto? A chi fa comodo spremerli e poi rottamarli?

    Questo non è solo un “gioco” d’azzardo, mi pare, ma una roulette russa… :-)

  59. federico di carlo scrive:

    x Giovanni da Roussillon,
    “Deve il modello appartenere alla cerchia degli ex-atleti [ciò che ai fini dell’importanza di vivere il presente costituirebbe un fattore di “perdita” d’interesse e di attenzione]?”
    No, il modello non deve appartenere forzatamente alla cerchia degli ex atleti. Faccio un esempio. Se volessi modellare la concentrazione per un mio tennista potrei far riferimento ad un cestista prima dell’esecuzione di un tiro libero, o al piattellista mentre attende di sparare, potrei far riferimento ad uno scacchista mentre decide la sua mossa e così discorrendo. La cosa importante è modellare il metodo, la modalità ed accertarsi che funziona.

  60. Roberto Commentucci scrive:

    A me la Eccel è piaciuta abbastanza. Credo che il commento della Golarsa sia stato condivisibile laddove diceva che l’azzurra è apparsa ben più futuribile della sua avversaria, l’ungherese Bukta, che ha imposto la maggiore potenza derivante dall’essere maggiore di un anno e soprattutto molto più formata fisicamente. la Eccel, esile e longilinea ragazzina trentina, ha buona tecnica, gioca giusto tatticamente, si muove molto bene, ma tira troppo piano, perché davvero, per ora, non ha un muscolo.
    Sul piano tecnico, la meccanica di servizio mi è piaciuta e mi è piaciuto molto anche il rovescio bimane, ottimo in lungolinea. Mi è piaciuto meno il diritto, un colpo arrotato ma poco fluido e non troppo incisivo.
    Credo insomma che in prospettiva se ne possa cavare una buona giocatrice, anche se non è certo Laura Robson (ha una discreta mano, ma la velocità di braccio non mi è parsa eccelsa).

  61. federico di carlo scrive:

    Per Giovanni da Roussillon
    “…….nel solco che ha già tracciato, prima da blogger, ora come curatore di questa rubrica…….” Nel proporre un articolo sulla PNL non ho fatto altro che aderire ad un espresso invito del Sig Commentucci. Ho però già convenuto con Roberto che non posso curare la rubrica a causa di impegni di lavoro che mi impediscono di tenerla aggiornata e anche e soprattuttp perche spero che Stefano Grazia torni presto a scrivere nel blog ad allietarci e pungere con le sue storie, contraddittori ed i suoi resoconti.

  62. Archipedro scrive:

    Roberto, questi dovrebbero circa essere (che io umilmente sappia) i fattori allenabili della velocità (rapidità impulsiva nella sua espressione articolata):

    • tempo di latenza dello stimolo nervoso, di reazione e di azione;
    • la velocità di trasmissione dell’impulso per effetto delle trasformazioni indotte nelle guaine mieliniche;
    • anche la composizione del muscolo si ritiene modificabile - (fibre IIc che si trasformerebbero in IIb e non in IIa o in I) - iperplasia?
    • la capacità di contrazione e decontrazione (antagonista) - attitudine neuro-muscolare rapida;
    • la capacità di reclutamento delle fibre muscolari (carichi massimali) e loro sincronizzazione (w la pliometria!)
    • forza (veloce) esplosivo-elastica (vd. ipertrofia delle fibre IIb) che assieme alla velocità concorre alla potenza, secondo l’equazione P = F x V
    • capacità tecnica nelle sue declinazioni coordinative

    Tradotto in polpa… si può fare moltissimo. Veloci si diventa!

    Ciò che non appare modificabile sono i parametri biometrici (leve ossee ed inserzioni tendinee, angoli lombosacrali…): qualità indubbiamente genetiche, salvo trapianti. Veloci i “giamaicani” lo nacquero…

    Ora io ti chiedo: siamo assolutamente certi che la signorina Eccel non potrà mai avere la velocità di braccio della signorina Robson? :-)

  63. Giovanni da Roussillon scrive:

    Grazie della risposta, signor Di Carlo.
    Con la prima domanda ho inteso creare la premessa alla seguente: se durante l’apprendimento, l’allievo scopre (le immagini corrono sugli schermi) l’incarnazione del modello fare qualche sciocchezza, come ad esempio frantumare una racchetta o sputare sulla scacchiera in segno di disappunto, è previsto un modo standard di affrontare il fatto da parte del maestro? In altri termini, la PNL tiene conto delle implicazioni etiche e comportamentali eventualmente mostrate da modelli/atleti in azione? Si propende a sorvolare? Se ne parla? Si minimizza? Si giustifica?
    Mi preme conoscere il suo parere prima del ritorno eventuale alla… “normalità”.

  64. federico di carlo scrive:

    Pregiatissimo Giovanni da Roussillon,
    il modellamento in PNL ha come scopo quello di acquisire le eccellenze. Frantumare una racchetta ed avere un comportamento ingiurioso contro l’avversario o un arbitro, per esempio, certamente sono da un punto di vista tennistico (senza neppure tirare in ballo la questione etica) non corretti in quanto segnali di ipercriticità personale (frantumare una racchetta) ed indice che l’atleta ha poco focus sulla partita (pensa all’avversario ed all’arbitro invece di pensare al proprio tennis). Quindi, in tal senso, tali comportamento non sono da prendere come modello. Faccio un esempio. Da modellare l’esecuzione tecnica dei colpi da fondo campo di Marat Safin; gesti biomeccanicamente puliti ed assai efficaci. Il suo comportamento verbale e non verbale in campo dovrebbero essere studiati per mostrare ai tennisti come un giocatore NON dovrebbe mai comportarsi.

  65. Giovanni da Roussillon scrive:

    Grazie ancora signor Di Carlo.
    Il nodo della questione sta proprio qui. Allorquando “si modellano i colpi di fondo campo di Marat Safin” l’allievo non può fare a meno di ammirare Safin. All’allievo risulterà difficile disgiungere il Marat gran colpitore dal Marat “capriccioso”, e, conseguentemente, potrebbe provare disagio, rispettivamente essere portato a giustificare i suoi stessi capricci.
    Mi rimane il dubbio che il modellamento possa avvenire linearmente, senza suscitare problemi, se il materiale scelto è associato a persona dal comportamento “strano”.

    Molto cordialmente.

    ______
    L’esempio di Safin è calzante: tanto apprezzo la bellezza del suo tennis, quanto mi insopportano le sue bizze. Eppure sono sessantunenne, mentre gli allievi tennisti presumo siano un tantino più nuovi all’esistenza, e forse un po’ più esposti ai conflitti; sono “assorbenti”, come lei direbbe.

  66. Gus scrive:

    @alfonso giorgio:

    “i pezzi di carta non contano niente”.

    Premessa: “siccome non c’è il medico ti faccio operare dal farmacista”.

    Il pezzo di carta è un attestato che certifica le tue competenze per operare in un certo settore.

    Ciò, ovviamente, non significa che “altri” non abbiano le stesse competenze o magari anche superiori, ma che se vuoi operare in un determinato settore “professionalmente” devi dare delle garanzie che sono certificate dall’Istituto di emissione, che a sua volta deve sottostare a determinati controlli qualitativi e di legge.

    Il problema, eventualmente, risiede nell’autorevolezza di chi rilascia il “pezzo di carta” ma non mettiamo in discussione il metodo, altrimenti è Anarchia allo stato puro.

    Noi dobbiamo chiedere estrema qualità a chi da il pezzo di carta, ma non si dovrebbe arrivare a credere che basti una specie di autocertificazione per stabilire che si sappia fare qualcosa.

    Come potremmo noi genitori capire se un istruttore è tale o sedicente tale?
    Questo senza nulla togliere ad Archipedro o altri (ci mancherebbe), ma finché lavorano sui propri figli è una loro responsabilità, ma quando devono lavorare e avere la responsabilità verso terzi direi che viaggiare verso il fai da te mi sembra quantomeno rischioso. Già così è difficile trovare qualità, figuriamoci se ognuno di noi avesse la facoltà di decidere che avendo visto tre tornei, due letture su Internet e forse un libro è in grado di allenare una società sportiva o dei ragazzini. Ricordiamoci che hanno in mano i nostri figli e che oltre a poter fare seri danni, il tempo perso è irrecuperabile.

    Ed è da qui che riparto per discutere anche di PNL o di altri metodi/strumenti psicologici, applicazioni professionali di metodi e strumenti psicologici, PNL, Hi-Performance (Anthony Robbins) o altro. Non entro nel merito della PNL e do assolutamente per scontato che Federico sia al top della disciplina (poi ci dirà lui quale livello ha conseguito, dove lo ha conseguito e magari qualche dettaglio in più sul sistema sia in Italia che all’Estero). Ma è uno psicologo, è uno psichiatra? Voglio essere molto chiaro. Federico sarà il primo a capire che non è una questione che riguarda lui (che magari è anche psicologo), ma un sistema, un modello in cui dei metodi psicologici vengono applicati da persone quasi sempre non qualificate (qualcuno ricorderà la famosissima “dinamica mentale”, ad esempio), e siccome io sono un genitore che deve affidare a terzi la psiche di mia figlia vorrei che chi lavora su questi metodi fosse invece un signore con un pezzo di carta, laureato in Psicologia e/o Psichiatria. A mio modo di vedere dovrebbero richiederlo anche a chi lo applica nelle aziende, ma finiamo fuori ambito. Ad oggi mi risulta che, in Italia, chi si rifà alla scuola dei fondatori originari della PNL non vuole sottostare a nessun controllo di questa natura, sono quindi autoreferenziali (cioè, se le mie informazioni sono corrette, ritengono di poter stabilire autonomamente i percorsi formativi e il metodo con cui determinare se chi ha frequentato il corso ha o non ha i requisiti necessari, a prescindere da altre qualifiche).

    Probabilmente anche all’Estero la situazione e simile.

    Questo senza nulla togliere, sia ben chiaro, a Federico, ma se devo applicare dei criteri alle mie scelte devono essere “oggettivi” e soprattutto “sicuri e certificati” da Istituti riconosciuti allo scopo con credenziali scientificamente riconosciute con criteri Internazionali, soprattutto quando in ballo c’è la salute fisica e psicologica dei nostri figli.

    Se tali Istituti sono insufficienti si deve chiedere che migliorino, non farli sparire dalla circolazione. Se si tratta di applicare strumenti e metodi di questa natura preferirei che ad applicarli siano dei professionisti e non altri; nel caso specifico Psicologi e/o Psichiatri.

    Invece mi viene il sospetto, per motivi che non mi sfuggono, che proprio dai “pezzi di carta” si voglia stare lontani.

    Gus.

  67. federico di carlo scrive:

    Pregiatissimo Giovanni da Roussillon,
    modellare non vuol dire prendere un atleta e copiarlo in tutto e per tutto. Vuol dire prendere un aspetto del suo comportamento (gesto sportivo, comportamentale, relazionale etc………) e modellarlo a proprio uso e consumo. E’ parte dell’intelligenza e della discrezionalità del docente isolare la parte/i da presentare al discente come modello. E’ chiaro che se presento come modello una partita intera del nostro Safin, il discente sarà esposto al buono (parte tennistica) così come al cattivo (aspetto caratteriale).

  68. federico di carlo scrive:

    Ciao Gus,
    il tuo intervento da lo spunto a molte riflessioni. La prima delle quali è che non sono ne i pezzi di carta ne le auto referenze a certificare la conoscenza, ma il saper fare.
    Tanto per fare un esempio, ho avuto dei professori di lingua inglese alle scuole medie che non hanno mai fatto una permanenza in un paese anglofono ne un corso di aggiornamento sulla metodologia di insegnamento in 30 anni di carriera. Come definiresti quei docenti?
    Quando tu sostieni “devi dare delle garanzie che sono certificate dall’Istituto di emissione, che a sua volta deve sottostare a determinati controlli qualitativi e di legge”, dimmi un po, chi è che verifica se i docenti si aggiornano? C’è qualcuno che va in giro a chiedere se i discenti sono felici dell’operato dei docenti? C’è nessuno che controlla se gli insegnamenti sono aggiornati oppure meno? Sai che il primo comma del docente è ” la libertà dell’insegnamento?” ? Ed allora se il primo comma parla di “libertà” non ti sembra che quel ““professionalmente” devi dare delle garanzie che sono certificate dall’Istituto di emissione” sia un vero controsenso? ossia che una volta che hai la certificazione puoi fare quello che ti pare?
    Seconda riflessione sulla PNL. La PNL non è un ramo della psiclogia ma è una neuroscienza. I fondatori, sia Bandler che Grinder non erano ne dottori ne psicologi. L’operatore di PNL non è uno strizza cervelli. Conosce le modalità secondo le quali conosciamo il mondo, come lo rappresentiamo e come lo verbalizziamo. La psicologia sta attraversando oggigiorno un momento abbastanza difficile, del resto Montale già negli anni 20 aveva scritto le limitazioni (cito a memoria): “Non resta che il pescaggio/nell’inconscio l’ultima farsa/del nostro moribondo teatro/. Manderei alla forca chi lo professa o lo subisce/. E’ chiaro che l’ignaro/ è più che sufficiente per abbuiare il buio/.”
    Dal momento che i fondatori della PNL non hanno la possibilità di ottemperare a tutte le richieste di attestazione ufficiale alla conoscenza ed applicazione della PNL hanno demandato la cerificazione a succursali sul posto. In Italia c’è un’associazione che si chiama NLP Italy che ha assunto tale funzione. Io ho seguito i corsi di mia sorella che è un coach abilitato e che mi ha seguito personalmente nello studio ed applicazione delle pratiche di PNL specialmente in applicazione al tennis. In Italia a tuttora non esiste una sola pubblicazione di insegnamento del tennis con applicazione delle teorie di PNL.

  69. Giovanni da Roussillon scrive:

    La torno a ringraziare, caro signor Di Carlo, e qui mi fermo.
    Concludo con l’auspicio che i “discenti” abbiano la fortuna di incontrare un istruttore sensibile ai pericoli insorgenti dalla disgiunzione tra ciò che un atleta è, ovvero la somma dei suoi atti, e ciò che di eccelso e meno eccelso compie durante la competizione [simile parcellare a me risulta impraticabile e nocivo].

    Con l’augurio vivo di buon successo professionale.

    ________
    [se il commento vi giungesse in doppio, vogliate perdonarmi]

  70. alfonso-giorgio scrive:

    @ Gus
    Sono d’accordo al 100% con te e confermo che chi in ogni campo lavorativo insegna dovrebbe essere in possesso del “pezzo di carta”, compresi i professori d’Inglese (come quello a cui fa riferimento Di Carlo) ed i professori delle altre materie (come d’altronde avviene). Poi, come penso siamo tutti d’accordo, ci sono professori e professori, ……….. e …………, e così via. Altrimenti, come ben dici, sarebbe una totale anarchia! Di solito chi professa il contrario lo fa solo perché non è in possesso di alcun titolo in un campo specifico o chi tale titolo, per un qualunque motivo, non può e/o non vuole conseguirlo. Poi, come ognuno di noi svolge il proprio lavoro, se un docente si aggiorna, se va a fare esperienze all’estero e se approfondisce alcuni aspetti del suo sapere, questo è tutto un altro discorso, anche se, come nel campo del tennis, quelli che di solito ne fanno le spese sono, purtroppo, sempre i ragazzi. Chiaramente quando parlavo del “pezzo di carta” dicendo che tante volte non è necessario possederlo rispetto a competenze che vengono fuori da come uno si esprime, ed ho fatto riferimento nello specifico a Di Carlo, mi riferito solo alla possibilità che ritenevo giusta dare a chi voleva scrivere in un blog e con cognizione di causa. Tutt’altra cosa è l’insegnamento dove, ripeto, è necessario essere in possesso di un titolo professionale per poter svolgere tale attività. Il parlare è tutt’altra cosa. Per esempio, sono convinto che Federico di Carlo sia un bravo teorico per come spiega, anche senza “pezzo di carta”, alcuni aspetti importanti del tennis, per la verità fino ad oggi quasi sempre di natura mentale, mentre non sono pronto a giurarlo che lo sia anche nella pratica, nè tantomeno lo giustificherei se fosse anche lì bravo, ma lo facesse senza alcun titolo (anche se come dice lui, lo fa solo per hobby!).

  71. alfonso-giorgio scrive:

    @ Federico di Carlo
    Anche se non ho capito bene in che campo tua sorella sia un coach abilitato (da quello che scrivi sembrerebbe nella PNL) e se sei anche tu abilitato in questa teoria, visto che parli solo di studio, ti faccio la stessa domanda che hai fatto a Gus: “c’è qualcuno che va in giro a chiedere ai discenti se sono contenti dell’operato dei docenti (in questo caso del tuo operato)”? Ed ancora, come dici a Gus, se: “non sono ne i pezzi di carta ne le auto referenze a certificare la conoscenza, ma il saper fare”, dimostrami una buona volta con dati di fatto e non solo con parole, parole, parole, anche se belle e talvolta convincenti (ti ho sempre detto che per quello che scrivi ti stimo) che quel “saper fare” ti appartiene, così almeno in un caso, questo tuo, potrei ammettere che tutto ciò è vero! Ti prego e ti sarei grato, nel caso ti andasse di rispondermi, di non continuare a farlo con altre teorie e con ulteriori concetti pseudo-filosofici come hai fatto quasi sempre a domande precise e nel tuo ultimo post in risposta a Gus! Grazie!
    P.S. Scusami, ma ti chiedo di nuovo se il tuo è un nick-name è di fantasia. Chiaramente, non voglio sapere il tuo vero nome, ma solo una risposta secca: sì o no!

    @ Something blue
    Prima che mi ripeti la Fit …………., ti voglio anticipare che la Fit c’entrava nè prima nè adesso! Avevo preparato un post di risposta al tuo dove affermavi ciò, ma come si suol dire, “passato il Santo passata la festa!”, e non l’ho più inviato.

    @ Per tutti
    Prima che le mie ultime domande a Federico siano travisate voglio precisare che: NON CI SONO SECONDI FINI, SONO SCATURITE DA SUE AFFERMAZIONI IN RISPOSTA A GUS, SONO STATE DETTATE DALLA NECESSITA’ DI CAPIRE SE IL PENSIERO MIO E DI GUS CIRCA L’IMPORTANZA DEL “PEZZO DI CARTA” SIA O MENO FONDATO E/O CONDIVISO (da eventuali altri post). Inoltre, chiaramente, ho citato più volte il nome di Gus solo perchè ho preso spunto dalle risposte dategli da Federico nell’ultimo post, e di conseguenza HO PARLATO SOLO A NOME MIO ! Spero di essere stato chiaro!

  72. Archipedro scrive:

    Gus, anche quando m’hai chiesto consigli pallavolistici per tua figlia mi sono subito premurato di dirti che non ero un allenatore, ma solo un ex giocatore che aveva allenato (quando i titoli non servivano). Lo stesso vale per l’atletica. E quindi non posso che darti ragione: chi vuole fare l’istruttore, l’allenatore, il maestro o il preparatore atletico deve avere le qualifiche di Legge (in Italia). Nel mio caso sono riuscito a convincere mio figlio di cinque anni a fidarsi della mia esperienza sportiva anche in assenza di titoli :-) Il problema non nasce neppure con i figli dei miei amici, se desiderano il mio aiuto, perché quest’ultimi (adulti) sanno benissimo chi sono e cosa so. Può anche darsi che alla fine il corso per istruttore FIDAL non mi serva neppure… non ho l’urgenza di “specializzarmi” troppo, per via del polimorfismo del piccolo. Effettivamente chi m’ha chiesto di fare il consigliere provinciale Fidal vorrebbe ora che diventassi un tecnico: anche in quell’ambiente si sente l’esigenza d’un rinnovamento metodologico e generazionale. Ma questo forum m’ha aiutato a diventare molto prudente… chi segue i ragazzi da quarant’anni, e non ha altro, potrebbe non capire…
    Il “mio” problema si manifesta quindi solo in questo blog, laddove cerco di rendermi utile, passando informazioni che un giorno potrebbero aprire gli occhi di genitori inesperti… ed è per questo, non per la mia presunzione, che do fastidio. Qui di persone umili se ne sono viste ben poche… :-)

  73. Archipedro scrive:

    Il figlio ora ne ha sette e mezzo… cavoli… il tempo vola :-)

  74. Mirko's scrive:

    alfonso-giorgio scrive:
    16 Giugno 2009 alle 19:32

    @ Gus
    Sono d’accordo al 100% con te e confermo che chi in ogni campo lavorativo insegna dovrebbe essere in possesso del “pezzo di carta”,

    13 giugni 00.54 alfonso giorgio scrive :
    Per ultimo, ti invito a non fare più riferimento ai “titoli” ed “ai pezzi di carta”, perché io sono il primo a credere ed a gridare che “NON CONTANO NIENTE”, ma solo il lavoro serio e professionale, ed eventualmente anche i risultati (ma anche questi devono essere letti nel modo giusto e corretto), devono essere gli unici parametri da tenere in considerazione per poter affermare che un professionista è affidabile e completo nel vero senso della parola. Hai sentito come l’ho detto urlando?

    Alfonso-giorgio, non ci sono parole per definire la tua ipocrisia.

  75. Mirko's scrive:

    Sig. Gus, non confondiamo lucciole per lanterne, Cosa centra la medicina con il tennis in italia, cosa centra l’anarchia. Lo abbiamo capito o no che giuridicamente i titoli della fit non contano nulla? e che sono del tutto autoreferenziali?
    No, non credo che Lei lo abbia capito visto che paragona le due cose.

  76. mamoxi scrive:

    Leggo spesso questo blog che reputo molto interessante avendo due piccoli tennisti in casa e conosco il tennis essendo stato un discreto giocatore… Ho conosciuto giocando molte persone che poi hanno scelto la professione di maestro di tennis con tanto di targa appesa al circolo e la mia esperienza mi dice che questa qualifica è necessaria legalmente ma che non garantisce nulla sulla qualità dell’insegnamento, anzi, una volta raggiunta provoca un livellamento verso il basso (parlo di realtà di circoli di provincia). Quindi ben vengano le informazioni date da chi interviene in questo blog con passione ,anche senza titoli, ma con senso costruttivo e alla ricerca di una qualità che spesso chi vede il tennis come un lavoro di routine non ricerca piu’ , anzi , dà fastidio……. Un saluto

  77. Archipedro scrive:

    A proposito dell’uso dei nickname… c’è solo un personaggio al mondo che ti propone un link al suo sito, dove uno anche va ad informarsi (per l’umile gusto della conoscenza), e poi nei contatti si descrive come… “Venerabile Maestro del Vaffantennis”, con una sola mail altrettanto ermetica… :-) Federico, viceversa, esiste…
    Andrew, prima che tu parta vorrei solo che ti ricordassi che ci avevi promesso un alternativo forum di sopravvivenza dalle tue parti…

  78. federico di carlo scrive:

    X Alfonso Giorgio,
    1) Ognuno apporta in un blog il proprio contributo secondo le proprie modalità e le proprie possibilità. Non mi sono mai proposto di allenare i vostri figli ne di dare le mie competenze a pagamento. Quindi prima di avanzare richieste e pretese pensa bene a cosa scrivere e come scriverlo.
    2) quando sarà obbligatorio dichiarare il proprio nome e cognome dei bloggers allora risponderò alla tua domanda con un si o con un no. Visto che non so il tuo nome non ti dirò niente sul mio. Autorizzo la redazione a passarti la mia mail e se vuoi puoi contattarmi in privato.
    3)Visto che tu, insieme a tanti altri, chiedete riscontri pratici e meno teoria, saresti così gentile da farmi tuoi esempi in cui apporti al blog contestualizzazioni pratiche? Prima di chiedere, cominciate a dare…….
    4) Non ti sembra che un blog, strumento mediale su cui si scrive, sia per definizione il posto della teoria e non quello della pratica? La pratica si fa sul campo, non a parole.
    5) Mia sorella è istruttore certificato di PNL (oltre ad essere avvocato) ed anche autorizzato a rilasciare diplomi di NLP practitioner
    6) Ho scritto in precedenza che posso operare nel campo del tennis in Italia soltanto perchè a) sono in grado di fare il lavoro convenientemente; b) perchè i ragazzi apprezzano il modo in cui lavoro. Chi insegna sa benessimo che il feedback è più importante di qualsiasi teoria di insegnamento.

  79. mah ! scrive:

    ”Qui di persone umili se ne sono viste ben poche…”

    Ben detto !

    ”Il “mio” problema si manifesta quindi solo in questo blog, laddove cerco di rendermi utile, passando informazioni che un giorno potrebbero aprire gli occhi di genitori inesperti… ed è per questo, non per la mia presunzione, che do fastidio.”

    Fastidio a chi ?

  80. federico di carlo scrive:

    Pregiatissimo Giovanni da Roussillon,
    insegnare, insieme ad alcuni altri lavori (come il medico, per esempio), dovrebbe avvenire solo per “vocazione”. Soltanto chi ha nell’animo nient’altro che il bene del discente dovrebbe accedere a tale alto uffizio.

  81. Francesco Davila scrive:

    La sua affermazione, sig. Di Carlo, mi pare molto idealistica e pertanto alquanto “umanistica”. A parte la contraddizione con altre sue posizioni espresse altrove in questo blog, desidero chiederle: come si fa a stabilire chi ha “nell’animo” nient’altro che il bene del discente? E chi sarebbe preposto a questa decisione? Qualcuno che ha la “vocazione” di operare per il bene degli insegnanti?

  82. Archipedro scrive:

    So a chi “non” dovrei ancora aver dato fastidio… Mamoxi, spero che tu ti riferissi anche a me. Lo spero soltanto! :-)

    Sui titoli.
    Mi pare che solo negli ultimi anni i corsi d’aggiornamento, riferiti all’esercizio d’una attività d’insegnamento, siano diventati obbligatori. Fino a non molti anni fa uno era “insegnante” per sempre, e si volevano viceversa abolire gli Albi e liberalizzare le professioni proprio per evitare indebite rendite di posizione. Non ho mai progettato, in quasi vent’anni, una scuola. Ma io lo posso fare, e voi (presumo di) no. Non senza l’apposito timbrino. Tuttora mi chiamano secondo il mio titolo, ma chiunque di voi potrebbe fare il mio attuale lavoro. Dove vi porta questa sterile querelle?

    Francesco Davila, si cercava solo di difendere un principio… quello che qui nessuno dovrebbe cercare di zittire nessuno… A me è capitato, come a Federico, che qualcuno m’abbia chiesto un contributo, e che poi sulla base di quel contributo qualcun altro, non distante, m’abbia attaccato. “Chi sarei io per dire che…”
    La reazione, visto che il silenzio è improduttivo, é diventata “presuntuosa”. Ma io preferirei di gran lunga entrare nel merito dei contenuti… e, lo giuro, non vi chiederò il vostro codice fiscale… :-)

    Sulla presunzione.
    Chi dice ad un genitore che il suo piccolo tennista è un brocco o un futuro campione, per stare sull’argomento, sulla base di quali parametri oggettivi si regola? Non vi sembra che esprimere giudizi assoluti su dei bambini sia ben più pericoloso che parlare di tecniche d’allenamento, su un blog, senza aver conseguito apposita “laurea”?
    Chi è l’incosciente? Chi è il presuntuoso?!

  83. federico di carlo scrive:

    Per Francesco Davila,
    dal mio punto di vista insegnare è forzatamente una forma di altruismo. Fine dell’insegnamento è l’apprendimento del discente e non “l’autocelebrazione” dell’insegnante. Come si fa a stabilire? Semplicissimo, basta chiederlo agli studenti. E chi sarebbe preposto a questa decisione? Ovvio: chi usa e paga per il servizio ricevuto.

  84. andrew scrive:

    Archi…

    Il mio forum è attivo…ho appena provato a creare una discussione con l’account del mio cane e funziona…però devi registrarti per postare…

    Io intanto continuo a lottare per la diffusione del tennis (tramite il vaffantennis)…ma è sempre una battaglia con istituzioni e circoli, perché le istituzioni sono parecchio inefficienti e i circoli operano per fare terra bruciata intorno e garantirsi il monopolio sul tennis (con l’approvazione e l’esempio di FIT e Coni, entità equiparabili a una qualsiasi FederCampeggio, ossia in lotta per la spartizione e la gestione della torta….)…

    Ad esempio, noi vaffantennisti qua operanti, si aspettava da Gennaio un bando di gara per la gestione di un centro sportivo comunale poco distante, con due campi in erba sintetica. Tuttavia, per beghe interne al consiglio comunale la gestione è stata data temporaneamente a una associazione sportiva (una di quelle associazioni sportive che oggi nascono come funghi per accaparrarsi il mercato dei bimbi abbandonati in autostrada d’estate alla chiusura delle scuole e composta in gran parte da insegnati ISEF in cerca d’autore e di soldi). Il bando di gara slitta continuamente e sono stati da poco approvati i criteri generali per la pubblicazione del bando. Intanto, l’associazione sportiva ha già messo le mani sul centro e, benché ufficialmente il mandato temporaneo sia fino a questo settembre, già parlano di progetti di palloni invernali, di un maestro di tennis per i bambini, di band che suoneranno la sera. Ovviamente, uno di questi soggetti è anche bagnino d’estate presso il circolo monopolista-duopolista del territorio e quindi il maestro credo di poter intuire da dove possa venire.
    Insomma, sembra che bando di gara pubblico o non bando di gara pubblico, le cose sembrano già decise “a monte”.
    Ma poco male, noi non abbiamo bisogno della “roba”, se non fosse che ciò comportebbe che un centro comunale si trasfermerebbe in un altro feudo privato. Infatti, io e il CCV, che usufruivamo del campo per allenare degli allievi, ci siamo sentiti richiedere una cifra superiore per l’uso dei campi, in quanto svolgevamo lezione. Capito? Tu insegni ai ragazzi e quindi devi pagare di più, non di meno…

    Ma non ci arrendiamo….vaffantennis lives on!!

  85. l'italia ha proprio rotti i c... scrive:

    Leggere questo tutti contro tutti rende bene l’idea di che paese sia l’italia.

    Qualche riflessione alla rinfusa..

    FIT:

    Beh che dire chiamarla cupola è puro eufemismo. Ormai l’arma di ricatto più in voga attualmente è lo sguinzagliare il Procuratore Federale, altrimenti ci sono le varie squalifiche dai campionati a squadre o nei casi di rifiuti alla nazionale la squalifica di quattro anni da parte del Coni (la Fit in realtà non può farlo). Ovviamente la mannaia è pronta a cadere sulla testa sia dei giocatori che dei loro coach. E come una cupola che si rispetti persegue fini di lucro tant’è che con la banda Volturno Lombardi ed il terzo di cui non ricordo il nome hanno formato il Settore Tecnico d’Investimento. Come, ma non sono quelli del Settore Tecnico? Si peccato che a parte Lombardi (ma fino a ben vent’anni fa) gli altri non hanno mai insegnato.. In compenso però sono considerati degli eroi nazionali poichè con il sistema dei corsi hanno portato la Fit ad essere tra le prime (mi sembra la seconda) federazioni sportive in Italia. Nonostante questo però investimenti veri sui giovani zero, ma solo “esche” a pioggia che come abbiamo avuto modo di constatare negli ultimi decenni non portano a nulla.

    Infatti oltre che della banda bassotti la Fit si è circondata anche di tutto un gruppo di responsabili tecnici che sia come giocatori che come tecnici l’alto livello l’hanno visto solo in cartolina. Ma cosa pensano che facendo indossare la felpa con scritto Italia o facendo fare da sparring in fed cup al primo che capita sia sufficiente per farne un buon tecnico? Assolutamente no tant’ che girando un po’ nelle entry list dei vari tornei internazionali giovanili sono capitato nell’ under 12 di Padova ed ho visto che Giulia Sartori (la figlia di Max) è nelle quali. Ma l’hanno mai vista giocare? Lei è senza alcun dubbio la ragazzina di quella categoria che a livello tecnico è superiore a tutte le altre di almeno due o tre spanne (e lo sanno molti giocatori pro, lo sanno all’estero, vari scouts e chiunque l’abbia vista a parte i nostri responsabili tecnici) mentre loro avranno considerato che è uscita presto a Maglie. Che dire, poveretti..

    Certo in questo modo da una parte entrano soldi e dall’altra ne escono pochi ed ora anche i Centri Estivi, forse però dare un po’ di soldi a Piatti & Co sarebbe stato un po’ meglio nell’ ottica di creare dei giocatori. Per pensarlo però si dovrebbe perseguirlo quell’obbiettivo..

    Passiamo ai genitori.

    In giro per il blog ne ho incontrati un paio che mi hanno fatto riflettere.

    Uno si domandava perchè la Bonometti era in tabellone e chi poi l’ha battuta no. Beh che dice questo genitore, forse perchè avendo cambiato coach alla fine dell’anno scorso ed essendo stata convocata a Tirrenia dove ha battutto sia Chinellato che Bestetti ed avendo poi raggiunto le semifinali sia a Maglie che in Croazia forse se lo meritava? Tant’è che dopo un paio di risultati negativi l’hanno subito riportata in quali. Poi essendo consapevoli del livello dei selezionatori risulta chiaro che può venir fuori tutto ed il contrario di tutto, ma in questo caso considerando che si prendono in considerazione i risultati e questi a questa età variano di mese in mese rende onestamente complicate le scelte, semmai l’errore ripeto è quello di non rendersi conto al di là dei risultati quando c’è un giocatore di un altro pianeta. Detto questo comunque senza saperlo a mettere i ragazzi/e in quali viene dato loro un grosso vantaggio per il futuro (in Italia oltretutto se si partecipa ai tornei a tiro di macchina quando si perde si torna a caso e quindi anche per quanto riguarda le spese, no problem) ma questo non credo lo sappiano. Purtroppo di questa svista ne pagheranno le conseguenze le varie ragazzine che in quali incontreranno Giulia, che almeno imparino (loro i loro genitori ed i loro coach) qualcosa..

    Un altro genitore si lamentava del criterio di assegnazione delle teste di serie dell’Avvenire. Questo genitore è sicuro che (immagino che la richiesta sia dovuta ad una non assegnazione al proprio figlio/a) che il propio figlio/a abbia le carte in regola? E’ proprio sicuro (perchè a quell’età è ancora necessario pensare al domani e non all’immediato) che il proprio/a figlio/a non abbia problemi tecnici, sia un giocatore serio e lavoratore, lavori bene a livello fisico e che abbia un coach che dia ampie garanzie riguardo una crescita futura costante che di conseguenza giustifichi un investimento su di lui/lei?

    Ed ora i maestri.

    Anche loro (la maggior parte) si è adeguata usando le targhe come specchietto per le allodole ed ancora molti, troppi sono i Maestri (ma anche i Tecnici Nazionali) che dicono ai propri ragazzi di usare il palleggio alto in partita, che non fanno adottare impugnature corrette, che non danno importanza alla preparazione atletica che tanto per farla breve usano ancora metodi obsoleti

    Conclusioni:

    Fit da rifondare, esami per le varie qualifiche da rifare, genitori da informare…

  86. Francesco Davila scrive:

    Ognuno a questo mondo fa le cose per se stesso, sig. Di Carlo. Io amo i miei figli perchè sono i miei figli. Se quelle stesse creature fossero figli di mio fratello non farei per loro le stesse cose che mi sento di fare. E’ perciò altrettanto evidente che l’insegnante è tale perché insegnando ritiene di realizzare sé stesso. Che da ciò possano discendere benefici per gli allievi, tanto meglio. La “vocazione”, l’”altruismo”, il “bene altrui” sono concetti spiritualistici, del tutto astratti, fanno parte di un radicato linguaggio enfatico che non ha nulla di quella scientificità a cui lei giustamente dichiara di ispirarsi.
    Penso inoltre che il parere degli allievi non costituisca un sistema di giudizio efficiente: in primo luogo non ne sanno abbastanza, altrimenti non avrebbero bisogno di imparare; inoltre, la storia è piena di esempi di “cattivi maestri” molto amati e apprezzati dai discepoli.
    Ma il punto nodale della questione è un altro: quest’epoca è caratterizzata dalla crisi delle ideologie. I grandi sistemi sono tutti falliti e le stesse religioni, di qualunque genere, mostrano i loro grandissimi limiti. Dovremmo perciò avere una maggiore consapevolezza di essere stati esposti ad auto-inganni collettivi e a illusioni sociali, e di esserlo tuttora. Ma, purtroppo, continuiamo a conservare tutti le nostre cattive abitudini: la partigianeria e l’ideologismo a oltranza, per esempio. E’ indispensabile invece imparare a fornire dimostrazione e documentazione delle proprie teorie e a richiedere altrettanto per quelle degli altri. Le affermazioni generali non bastano più.

  87. francesco scrive:

    Per Federico
    Condivido completamente la tua idea sull’insegnamento , io sono un insegnante di ed fisica nelle scuole superiori e ho potuto constatare i danni che provocano negli allievi i docenti che non avevano la vocazione per questo lavoro
    Lo stesso nel tennis . fondamentale è il maestro e la sua vocazione per questo lavoro , per cui prima di iscrivere i nostri figli a una scuola tennis bisognerebbe conoscere bene il maestro a cui verranno affidati e anche se non sara la clinic di Bollettieri il maestro farà la differenza
    Vista la tua facilità di scrittura perchè non pensi di scrivere un libro su un argomento mai trattato dagli addetti ai lavori ” CRESCERE UN CAMPIONE DI TENNIS CON LA PNL “

  88. federico di carlo scrive:

    Ciao Francesco,
    se non ricordo male mi sembra gia di averti annunciato in un altro post che una pubblicazione del genere è già stata concepita nelle mie intenzioni. Mi manca solo il tempo ed il modo di mettere nero su bianco.

  89. federico di carlo scrive:

    Pregiatissimo Francesco Davila,
    esiste una grande differenza tra il conoscere ed il saper insegnare, tra la cultura e la sua divulgazione. Fondamentalmente insegnare vuol dire saper comunicare. La buona comunicazione è fondata sulla ricezione del messaggio. Non è scontato che la buona emissione del messaggio, almeno così percepita dall’emittente, si riveli poi tale per il ricevente. Se non si ha a cuore l buon esito della ricezione, l’apprendimento di chi ci è di fronte, la comunicazione dell’emittente non ha praticamente senso. E’ questo il motivo per cui molti discorsi, interventi, libri, articoli e pubblicazioni vengono scartati: hanno un senso per chi li ha pronunciati o scritti ma non per chi ne dovrebbe usufruire.

  90. mirmidone scrive:

    Comunicazione di servizio per Andrew

    Per cortesia, mi puoi comunicare il tuo cellulare a questo indirizzo di posta elettronica :

    anchor@libero.it

    Non riusciamo a contattarti

    Grazie

    Mirmidone

  91. Stefano Grazia scrive:

    Da qualche tempo meditavo di abbandonare momentaneamente il mio autoesilio per fare i complimenti a Federico e all’Umile (questa mi ha fatto ridere davvero) Archipedro che hanno contribuito ottimamente a mantenere vivo il Blog. Vorrei pero’ fare un appunto e dare un consiglio: il Blog si sta inesorabilmente trasformando da Genitori & Figli a Genitori SENZA Figli (che giocano a tennis). Si parla molto ma di consigli pratici, terra terra, anche un po’ volgari, ve ne sono stati recentemente molto pochi. di quelli che insomma un Genitore grezzo e incolto come me dice: oh, bella…adesso vado sul campo con mio figlio e provo anch’io a fare cosi’.
    Ho deciso di sospendere il diario della Canaglia di Lagos un po’ per proteggere la privacy di mio figlio e un po’ perche’ a 12 anni e’ giusto far parlare la racchetta (e a fine anno non manchero’ di dare…i numeri) ma voi che avete bimbi e bimbe che la puberta’ non l’hanno ancora raggiunta forse potreste dare un po’ di polpa al blog raccontando quel che accade a loro (e a voi) sul campo e fuori dal campo. E’ cosi’ che potreste unire l’utile (la catarsi) al dilettevole (scoprire che quel che succede a loro-e a voi- magari succede anche agli altri), oltre che a fornire a Federico degliappunti pratici su cui fornire le sue diagnosi.
    Tra l’altro, e lo scrivevo poco fa da Bradenton dove mi trovo attualmente in una mail agli aficionados, mi piacerebbe chiedere a Something Blue e a Giovanni de Roussillons, che tanto hanno disprezzato i miei metodi e tanto sembrano apprezzare Federico, qual e’ la differenza fra il mio utilizzare come riferimento film , letterartura e biografie degli uomini illustri e la Visualizzazione PNL? in fondo in fondonon sono stato anch’io inconsciamente,senza saperlo e in modo molto grossolano e primitivo, un anticipatore del PNL? Lo dico scherzando ma non troppo perche’ anche qui a Bradenton vedo fare tante cose che anch’io facevo e non saprei piu’ dire se le facevamo perche’ le avevo viste fare qui o perche’ le avevo lette altrove o perche’ me le ero inventate io di sana pianta partendo ovviamente dal mio background culturaltennistico, accresciuto anche grazie al blog e in particolare,che lo voglia o no Giorgionso, a Mad Max col quale potro’ anche non trovarmi d’accordo (ma e’ raro) ma che comunque mi ha sempre dato motivi,anzi: stimoli, di riflessione. E spero che la cosa sia stata reciproca. Voglio infine, prima di ritornare nella mia Fortezza della Solitudine, dirvi che mentre in Italia si continua a dissertare di pane e fantasia, di codici morali e filosofie utopiche, qui alla Bollettieri ci sono nanetti di 6-8 anni dai perfetti groundstrokes che non fanno dormire a Nicholas sonni tranquilli: non puoi fermarti un attimo, c’e’ gia’ qualcuno piu’ piccolo di 2-3 anni che sta cercando di prendere il tuo posto e fare le cose meglio e prima di te… Ora so gia’ a memoria tutte le vostre obiezioni ma il punto e’ questo: qui alla Bollettieri ogni anno 10-15-20-30 piccoli topini fra i 6 e i 10 anni imparano perfettamente la tecnica…Nel resto del mondo in altre Academies succede ogni anno la stessa cosa…100 di questi bambini verranno bruciati, perderanno interesse, scoppieranno, non saranno bravi abbastanza, ma 10 ogni anno continueranno…Quanti nuovi giocatori credete che entrino nei top 100 ogni anno? E quanti ce ne restano? Voi potete avere tutte le ragioni ma se vuoi diventare campione mondiale di ginnastica artistica devi sottoporre il tuo fisico a determinate cose e farlo prima di diventare donna, se vuoi diventare un campione di nuoto sai gia’ che devi fare ore e ore in piscina … se vuoi avere una chance nel tennis, a prescindere da tutte le belle cose che ci siamo detti, devi cominciare presto a capire la differenza fra committment ed involvment. nella Colazione con uova e prosciutto, la gallina e’ ‘involved’, coinvolta, mentre e’ il porco ad essere ‘committed’. Non c’e’ via di scampo (quasi quasi mi faccio uno shampo).
    Ok, torno sul campo: un abbraccio a tutti e tutto il mio supporto ad Archipedro e a Federico Di Carlo e a chi scrive sul blog per condividere prima che per criticare dal vostro e per sempre SubComandante in congedo (temporaneo o definitivo solo il tempo lo dira’)

  92. Stefano Grazia scrive:

    Ah, scusate, e poi chiudo davvero: dimenticavo la cosa piu’ importante: sono bastati tre giorni di Academies e Nicholas e’ risorto e sta giocando il miglior tennis di sempre con la miglior attitude e behaviour… A egregie cose DAVVERO l’animo accendon l’urne dei forti,o Pindemonte…

  93. Archipedro scrive:

    Andrew, non appena mi cacciano da qui verrò a cercar stabile dimora nel tuo forum tendenziale… beh, ci verrò comunque. Ma ancor più a cuore mi sta il vostro vaffa-sito tennistico, del quale abbiamo simpatiche foto, tra le quali quella tua, per soli adulti, nell’atto di lanciare il vortex, mio dono per il tavernicolo, oltre la rete, in mezzo alle macchine, verso il suo giroscopico destino volante… :-)
    Non lasciare, nostro prode, che vi sottraggano qui sintetici fondi: eventualmente chiama me per le procedure d’espropriazione popolare… che ho i titoli giusti… Mi piaceva l’idea dei vostri discepoli che arrivano in ordine caotico per imparare il vaffan-verbo dalle cristalline parole semplici, anzi essenziali, del Grande Maestro della Testa di Racchetta Levante…

  94. Archipedro scrive:

    Andrew, io mi sono registrato, con non poca fatica, così ora potrò sproloquiare su più fronti… ma guarda che quella cosa del “name, second name, middle name, and enter your real last name…” sarà anche una genialata umoristica delle tue ma risulta perplimente… Nel senso, se uno non ha i vaffanticorpi… L’inglese, tra l’altro, in Italia è come sai un optional… (altrimenti come camperesti?) Se ti preme di superare i tre utenti, cagna moderatrice compresa, usa almeno un altro idioma…

    http://www.vaffantennis.it/

    p.s. Però magari tu semplicemente sei troppo avanti… un futurista della comunicazione… mi daresti lezioni di simpatia? :-)

  95. Nikolik scrive:

    Ahi, ahi, ahi, amici miei, da vecchio protagonista, pur senza figli, di questo sub-blog, Genitori e Figli (sono ormai due annetti che scrivo qua) devo confessarvi che, quando ho letto di questa PNL, Programmazione Neuro Linguistica (nientemeno!), sono rimasto sconcertato.
    Ho pensato: ma non era meglio quando litigavo con Stefano e Madmax?

    Eh, sì, perché, insomma, dovrete pur ammettere che un pover’uomo come me sia rimasto, quantomeno, perplesso, leggendo dell’esistenza di un certo “canale sensoriale preferenziale” mediante il quale, nientemeno, ciascuno di noi (quindi, anche io, inconsapevolmente) assumerebbe “le informazioni sul mondo”.
    Ma non solo: ho appreso, drammaticamente, che “la verbalizzazione ed il comportamento non sono altro che il risultato del funzionamento della programmazione (la nostra rappresentazione del mondo) e delle nostre modalità di apprendimento”.

    Oh, Federico, io sono un uomo semplice!
    Spiegami in due parole come si fa a vincere una partita con questa PNL.
    E cerca di convincermi che questa PNL non è come la medicina omeopatica, che non guarisce nessuno da nessuna malattia!
    Insomma, io sono un utente di questo blog, un cliente, e non potete farmi passare dal disquisire sulle mutande del figlio di Stefano al funzionamento della programmazione, che poi sarebbe, nientemeno, che la mia rappresentazione del mondo.

    Beh, un progresso però l’abbiamo fatto: cliccando sul nome azzurrino di Federico sono piombato sul sito di una fantastica azienda che produce olio di oliva (immagino la sua).
    Stefano ci ha sempre parlato di posti bellissimi, la Giamaica, l’Africa, gli Stati Uniti, l’Australia, il Sudafrica, ecc., ma non ci ha mai offerto nemmeno un crostino.
    Speriamo che, con Federico, noi vecchi protagonisti del sub-blog Genitori e Figli si venga premiati almeno con un fiasco d’olio d’oliva.

  96. Archipedro scrive:

    Timeo danaos et dona ferentes… (o ferentis?) :-)

    No, scherzo dai, sono commosso… il primo apprezzamento da quando, tanti mesi or sono, ho deciso d’invadere il vostro campo da gioco…
    Quello del “pistolero” non è ancora tennis, me l’avete fatto capire bene, e forse non lo sarà mai. Non posso renderlo ancora un inconsapevole zimbello… Per cui le soddisfazioni vaffantennistiche ce le teniamo per noi. Al limite ci scruta ilare San Gaspare Bertoni, fu monsignore benemerito, che c’ospita gratuitamente nel suo omonimo istituto. Abbiamo fatto un piccolo passo in avanti, rispetto al campo di periferia tristonazzo…

  97. Giovanni da Roussillon scrive:

    Per Bacco!

  98. alfonso-giorgio scrive:

    @ Mirko’s
    Carissimo, io sarò pure ipocrita se questo ti può fare contento, ma sicuramente non in questa occasione! Tu invece, prima di sparare sentenze, devi imparare a leggere attentamente i post! E’ vero io ho scritto:
    13 giugni 00.54 alfonso giorgio scrive :
    Per ultimo, ti invito a non fare più riferimento ai “titoli” ed “ai pezzi di carta”, perché io sono il primo a credere ed a gridare che “NON CONTANO NIENTE”, ma solo il lavoro serio e professionale, ed eventualmente anche i risultati (ma anche questi devono essere letti nel modo giusto e corretto), devono essere gli unici parametri da tenere in considerazione per poter affermare che un professionista è affidabile e completo nel vero senso della parola. Hai sentito come l’ho detto urlando?”

    ma fammi vedere dove hai letto che dico che non bisogna avere il “pezzo di carta”! Al contrario è talmente evidente che quando parlo di professionista affidabile faccio riferimento ad una persona che necessariamente per esserlo deve essere in possesso di un titolo professionale (l’ingegnere è professionista perchè ha acquisito la laurea e così via) mentre avevo voluto rafforzare, nel post a cui tu fai riferimento, il pensiero che non basta “il pezzo di carta” per poter affermare che ……… perchè i parametri …………….! Non ho riscritto tutto il papiello perchè non vorrei continuare ad ammorbare qualcuno! Spiegato l’arcano, giusto per ricambiare la tua cattiveria gratuita, ti invito ad esercitarti più spesso nella lettura perchè non potrai che trarne giovamento! Scherzo, naturalmente, e scusami. Ma sarebbe il caso di dire che quando ce’ vo’ ce’ vo’!

  99. alfonso-giorgio scrive:

    @ Federico di Carlo
    Sotto ad ogni tuo (ap)punto troverai un mia breve risposta e poi, stai certo, non scriverò più alcunchè in risposta a tuoi post, perchè la cosa ha preso una brutta piega e può sembrare, ma ti posso assicurare che non è così, che, che io ce l’abbia con te.

    X Alfonso Giorgio,
    1) Ognuno apporta in un blog il proprio contributo secondo le proprie modalità e le proprie possibilità. Non mi sono mai proposto di allenare i vostri figli ne di dare le mie competenze a pagamento. Quindi prima di avanzare richieste e pretese pensa bene a cosa scrivere e come scriverlo.

    Risposta: come già ho scritto non ho figli che giocano a tennis! Non ho mai detto che hai accampato pretese economiche ma, quando uno scrive su un blog e dimostra di avere delle competenze, deve mettere in preventivo che a qualcuno venga la curiosità di approfondire se tutto ciò che uno dice lo ha applicato nella pratica! Poi uno è padrone anche di non rispondere!

    2) quando sarà obbligatorio dichiarare il proprio nome e cognome dei bloggers allora risponderò alla tua domanda con un si o con un no. Visto che non so il tuo nome non ti dirò niente sul mio. Autorizzo la redazione a passarti la mia mail e se vuoi puoi contattarmi in privato.

    Risposta: io sono uno di quelli a cui facevo riferimento prima (riferito ad approfondire) e ti chiedevo se il tuo era un nick-name di fantasia (il mio si vede subito, e in questa rubrica è a tutti noto che lo sia) perchè in Abruzzo e tantomeno nella provincia di Teramo il nome con cui scrivi dice qualcosa nel campo del tennis a nessun addetto ai lavori. Questo chiaramente non vuol dire nulla, ma sai la curiosità ……

    3)Visto che tu, insieme a tanti altri, chiedete riscontri pratici e meno teoria, saresti così gentile da farmi tuoi esempi in cui apporti al blog contestualizzazioni pratiche? Prima di chiedere, cominciate a dare…….

    Risposta: io ho sempre ammesso di essere un tantino incompetente, ed avendo mai enunciato teorie (per me lo devono fare solo i tecnici, specialmente in un blog come questo dove ci sono utenti che sono dei genitori e potrebbero essere tentati ad usare il fai da te) non posso dare riscontri pratici. Tu al contrario ……

    4) Non ti sembra che un blog, strumento mediale su cui si scrive, sia per definizione il posto della teoria e non quello della pratica? La pratica si fa sul campo, non a parole.

    Risposta: - mi pare e come! Ma, purtroppo, non c’è più sordo di quello che non vuole sentire! Il campo sul blog chiaramente non c’è, ma materialmente sul campo hai lavorato con le tue teorie? E se sì, con quali risultati ed a che livello? E la ventesima volta che te lo chiedo e tu non rispondi! Eppure mi sembra una domanda facile facile.

    5) Mia sorella è istruttore certificato di PNL (oltre ad essere avvocato) ed anche autorizzato a rilasciare diplomi di NLP practitioner

    Risposta: questo, non ero sicuro, ma lo avevo già capito nel tuo ultimo post ed ho avuto conferma andando a visitare il sito della PLN Italy (o PNL?), dove ho visto che anche là c’è la figura del coach (così la avevi denominata, mentre ho anche imparato che practitioner è una qualifica superiore), il cui titolo si acquisisce con un totale di 16 ore di lezione, spalmate in tre giorni. Sembrano pochine le ore previste, ma mi risponderai è importante la qualità e non la quantità! Non ti preoccupare, lo so, lo so!!!!!!!!!

    6) Ho scritto in precedenza che posso operare nel campo del tennis in Italia soltanto perchè a) sono in grado di fare il lavoro convenientemente; b) perchè i ragazzi apprezzano il modo in cui lavoro. Chi insegna sa benessimo che il feedback è più importante di qualsiasi teoria di insegnamento.

    Risposta: così rispondevi a Gus in un post precedente
    “Ciao Gus,
    il tuo intervento da lo spunto a molte riflessioni. La prima delle quali è che non sono ne i pezzi di carta ne le auto referenze a certificare la conoscenza, ma il saper fare.”

    E con le tue ultime affermazioni non ti sembra che predichi bene e razzoli male? Non ritieni che ti stai autorefenziando e poi, come dicevi a Gus nello stesso post chi certifica la qualità del tuo lavoro? A chi hanno detto i ragazzi che apprezzano il lavoro del loro docente? Mi sembra che la risposta sia ovvia viste le tue premesse! A te i ragazzi lo hanno riferito e molto probabilmente tu stesso ti certifichi (o al massimo lo fa tua sorella che ha le competenze per farlo su certi aspetti, ma, spero che così non sia, perché risulterebbe alquanto “sconcio” visto come ti esprimevi sull’eventualità che una possibile certificazione per un docente potesse essere fatta dalla sua stessa amministrazione)! Ed ancora chi certifica che il feedback sia stato interpretato in modo corretto? E potremmo non finirla più ed io mi sono stancato, credimi sulla parola!

    Cari Di Carlo e Commentucci, scusatemi, ma mi chiedo chi me lo fa fare a stare ancora quà alle ore 2.20 a scrivere! Ed a chi interessano le mie argomentazioni stupide? A nessuno! Non lo ripetete, cari amici del blog, lo so, sono cosciente, e l’ho detto prima io!!!!!

  100. Archipedro scrive:

    Temevo che questo primo esperimento autogestito di “genitori e figli” non sarebbe andato lontano, anche perché Commentucci s’era scelto, in contemporanea, l’argomento più amato dagli sportivi italiani da poltrona … un tema irresistibile… “Federer ed il suo assoluto talento… sarà il più forte di sempre?” Infatti i suoi post sono volati in tripla cifra, facendo questa volta tremare la leadership tematica sulla quale Stefano aveva costruito tanta ironica-mai-sarcastica autorevolezza 
    Qui però il nostro Federico s’è difeso, ed ora potremmo quasi immaginare un sorpasso a breve. Stranezze del blog: anche chi proprio non ti vuole bene può ritrovarsi tuo involontario complice. Darti importanza cercando di sminuirti. Senza alla fine ricordare nemmeno dove voleva arrivare… “Manca l’analisi, e poi, non ho l’elmetto…”
    Ma vorrei andar oltre la prospettiva della PNL, che come ogni argomento specialistico può non aver intercettato un vivido interesse di massa. Perché Federico, in quanto esperto di tennis, potrebbe in prospettiva rinnovare il suo coraggio raccontando qualcosa della sua estera esperienza con i ragazzi. Sarebbe veramente interessante, trattandosi di mondi diversi dal nostro. Questo ovviamente solo dopo che avremo superato il post nostro competitor con le chiavi di casa…

  101. andrew scrive:

    Insomma, Federico…fa’ contento Alfonso-Giorgio…

    spara lì 5-6 nomi di allievi da te allenati, che so’ Garrison, Brown, Newman, Menatwork, Nick Cave, ecc. ecc.

    tanto non lo rassicuri comunque, in quanto è necessario che:

    1. Tu sia un maestro certificato FIT
    2. Tu operi in un circolo certificato FIT
    3. Il circolo nel quale operi partecipi a campionati a squadre certificati FIT
    4. Ci sia almeno un elemento, anche non allenato da te, ma casualmente passante per il circolo nel quale esponi la targa, che si sia messo in luce in competizioni certificate FIT
    5. Tu abbia contribuito in iniziative certificate FIT
    6. Continua a tuo piacimento ad esporre punti, premurandoti di finire con “certificato FIT”

    Se vuoi, puoi avere gratuitamente la certificazione vaffantennis, semplicemente richiedendola.

  102. Archipedro scrive:

    Anche il discorso sulle decine e decine di fenomeni sfornate dalla Bollettieri ispira una legittima domanda, anzi due…
    Quanti giovani sono recentemente diventati dei top tennisti partendo da quel vivaio? Di quale estrazione sociale erano?
    La mia umile idea è che senza il patrimonio genetico delle Sharapova e Kurnikova, e la loro atavica, gelida fame (di bambini), la sua fabbrica di campioni proprio non sarebbe la stessa…
    E siamo a cento.

  103. federico di carlo scrive:

    X Nikolik,
    ti faccio i miei più sinceri complimenti perchè era tanto tempo che non leggevo un post in cui mi si facesse riferimento e terminassi di leggere il post con il sorriso sulle labbra.
    Cercherò di scrivere nel modo più semplice possibile. I teorici della PNL non hanno inventato niente quando sostengono che apprendiamo attraverso un canale preferenziale (visivo, uditivo o cinestesico). Una conoscenza ed un intuizione che gia i latini avevano avuto 2000 anni fa. Se ciascuno di noi utilizza questo canale privilegiato, facendo passare le informazioni attraverso questo canale privilegiato possiamo farle arrivare più velocemente e completamente a chi ci è di fronte.
    Autoreferenzialmente, conoscendo il nostro modo di interagire con le sollecitazioni esterne possiamo utilizzare degli strumenti che ci permettono di rendere al meglio.
    Su un campo da tennis i concetti della PNL, che riguarda fondamentalmente il come si apprende, possono essere usati veramente in modo molto, molto intenso. In partita, invece in cui si pensa più al cosa che al come, I concetti di PNL vengono applicati nel mentale per rendere il comportamento in gara una combinazione di consapevolezza caratteriale inconscia e di capacità tennistica inconsapevole.

  104. claudiotn scrive:

    Sempre il solito problema. Quale strada devono seguire i genitori per poter portare i/le loro bimbi/e al top del panorama tennistico? Tanta passione ed equilibrio perchè la crescita del giocatore è difficilmente misurabile. Comunque la passione e l’equilibrio contano fino ad un certo punto, così come i genitori (forse in campo femminile le cose sono leggermente diverse). Il massimo risultato credo sia di portare il figlio ad essere un agonista (come diceva Killbill) e credo che non sia un risultato disprezzabile, anzi nella vita “normale” potrebbe diventare molto utile.
    Ad un certo punto, però, cambia tutto. La tecnica è stata insegnata, il fisico si è sviluppato, ma poi entrano in campo fattori che o ce li hai oppure no. La testa e la determinazione del giocatore per esempio sono cose che non si insegnano (”cojones” li aveva chiamati un coach spagnolo un paio di mesi fa ad un torneo ETA alle Azzorre).
    Leggevo qualche commento su Sara Eccel, vista alla finale dell’Avvenire. Lei queste qualità le ha. Probabilmente ha ancora molto da imparare a livello tecnico, il fisico è ancora acerbo, ha molti margini, però è già capace di stare attaccata al match e magari a vincerli. Mi diceva Nicola Bruno il suo allenatore che negli ottavi o quarti non ricordo ha giocato contro una cinese. Lui (che ogni tanto esagera..) si è detto “qua portiamo a casa 3 games”. Lei ha sbagliato 4 palle e game ne ha portati a sufficienza per vincere il match.
    Dopo la finale e dopo la premiazione si incontrano, lei uscendo dal campo e lui dalle tribune, lei gli chiede se la può accompagnare in palestra e lì si è fatta 45 minuti di tapis roulant parlando del match e di quanto era distratta da tutta quella gente, di quello che forse avrebbe potuto fare.
    Tutto questo per dire cosa? Mah, forse che è giusto dare ai figli tutti se stessi per farli diventare giocatori di tennis, ma che è inutile sentirsi dei falliti oppure dare la colpa al maestro là, al circolo di qua (poi è ovvio che la qualità dell’insegnamento/allenamento conta), perchè, come dice il subcomandante Grazia, noi genitori (o zii nel mio caso) siamo “involved, sono i bimbi/ragazzi invece ad essere “committed”.
    Guarda un po’, tanto parlare ed in fondo è solo una questione di uova e prosciutto.
    Saluti a tutti.

  105. federico di carlo scrive:

    Per Alfonso-Giorgio,
    con questo messaggio intendo non dare più seguito alla discussione, perchè, al tuo pari, comincio ad averne abbastanza………
    Ti risponderò in modo assai semplice cercando di tenere il personale, anche se sono stato chiamato in prima persona, distaccato dall’argomentazione.
    Non mi sto assolutamento autoreferenziando semplicemente perchè non ne ho bisogno. Il mio posto nel tennis già lo ho trovato, mi basta, mi avanza e soprattutto mi rende felice. Potrete andare a cercare il mio nome in lungo ed in largo. Non lo troverete mai. Sarei stupido se non tutelassi la mia privacy e professione principale di responsabile commerciale per l’estero iscrivendo il mio nome in associazioni, albi, referenze tennistiche o di altro genere. Lo stesso buon Nikolik che è andato a visitare il mio sito è rimasto invischiato nell’olio…… ;-)
    D’altra parte ognuno è libero di fare ciò che vuole con quanto legge nel blog: lo può usare, lo può ignorare, lo può plaudire o lo può criticare. A me sembra, e correggimi se sbaglio, che nelle occasioni in cui ho avuto delle riserve su quanto leggevo, di averlo fatto sempre e solo verso quanto veniva detto e MAI contro chi lo ha detto. Non mi è mai passata per la mente e mai sognerei di andare a verificare la credibilità personale di Archipedro, Gus, Andrew etc…..Con gli stessi Max e Stefano con cui ho avuto più e più volte da discutere si è creato nel tempo un bel rapporto perchè basato sull’onestà intellettuale e sul rispetto della persona.

  106. andrew scrive:

    Ciao ClaudioTN…

    vuoi dire che Sara Excel è ancora in versione 5.0?

    Hai scritto parole sagge e di grande equilibrio. Anch’io la penso più o meno come te, che l’obiettivo debba essere di “lanciare” nell’agonismo i nostri ragazzi con il maggior entusiasmo possibile e fornendogli le migliori basi possibili (e non basterà…).

    Ma io insisto che sia necessario pensare di avviare IL MAGGIOR NUMERO DI RAGAZZI POSSIBILE e creando L’AMBIENTE PIU’ ADATTO POSSIBILE affinché ciò si realizzi. E questo io non lo vedo. Sono evidentemente cieco.

  107. federico di carlo scrive:

    x Andrew,
    come ben sai non sono interessato alle certificazioni, ma ti prometto che non appena saranno passate due settimane di lavoro “matte e disperatissime” verrò volentieri a farti visita nel tuo blog.

  108. Archipedro scrive:

    Andrew, è qui che le nostre storie si separano, quando tu pensi ad un tennis di massa, e ad uno spirito ecumenico dello sport agonistico. Tipo quelle feste universitarie in cui più gente arriva, la più sconvolta possibile, e più ci si diverte. Ciò nel vaffantennis è possibile, forse ne è l’essenza, ma il ragazzo che coltiva delle ambizioni probabilmente paga l’approccio destrutturato e semiserio. Con tutta la simpatia che ho per voi, devono esistere dei progetti solidi, costruiti attorno alle persone (Giacobazzi direbbe… ormai è tutto intorno a te… ma attento che non ti colpiscano alle spalle… ): allora il campo dei partecipanti si restringe. Perché le forze sono quel che sono. E si diventa pragmatici. Il che ovviamente non significa sconfinare nel giudizio sommario per poi coltivare il mito della “razza ariana”. Quando parlo d’approccio professionale con i bambini piccoli devo innanzitutto trovare dei genitori irragionevoli che mi seguano. E poi solo il tempo è buon giudice. Nessuna certezza.

    Martedì assieme al piccolo s’è allenata una bambina di sei anni (seconda volta) che ha già esperienze di ginnastica artistica (soft) alle spalle: un carattere solare… ci ha illuminati. Stesso programma per entrambi… salto in alto, a due piedi, il lungo, vortex dx-sin, saltelli, corsa scalzi… Due ore. Neanche una piega. Solo sorrisi. Lei se lo vorrà sarà una grandissima agonista, quando avrà trovata la sua strada. Per i genitori un impegno mentale, per me una momentanea, gradita responsabilità. Questo rapporto elettivo non lo puoi massificare più di tanto…
    Il fratellino maggiore ci ha raggiunti al campo dopo la di lui ginnastica. Ed era scuro in volto. Lo sport estivo all’aria aperta, evidentemente, è più vicino al gioco… Venerdì ci sarà. Però con il freddo autunnale mi ritroverò forse nuovamente solo con il piccolo…
    Sto quindi con Yoda, maestro Jedi.. “Solitaria la nostra via (della forza) sarà”…

  109. Elettra scrive:

    Sarà ma a prescindere dalle certificazioni mi pare che Federico abbia sempre e solo detto cose che non cozzano con il buon senso e questo mi pare già molto rispetto alla media nazionale.

  110. andrew scrive:

    ARchi…no, no, che tennis di massa…voglio anch’io il mio campo sempre libero a mia disposizione…:-)

    ma non si può mica seguitare (seguitare?) a sottoutilizzare i campi o a utilizzarli per fini privati poco sportivi e per la semplice necessità di mantenimento/conservazione di questo sistema di reclutamento, addestramento e fruizione del tennis.

    Non c’è neppure più un sano “rischio di impresa” che faccia vivere l’impresa. Un “dare” oggi per eventualmente prendere domani. Liricamente, si potrebbe dire che preferisco far morire (per mia incapacità o per aver preso una cantonata pazzesca) una cosa viva (il vaffantennis) che far (soprav)vivere una cosa morta (il tennis circolocentrico).

    Scusate, non ho dormito stanotte per consegnare un lavoro…e ne perdo in lucidità…

  111. alessio.princ. scrive:

    buon giorno vi seguo da circa 2 anni e mai come adesso ho pensato di esprimere il mio parere.penso che l’argomento in questione sia stucchevole,o per lo meno poco interessante a chi come me ha da ”imparare” sulla gestione dei figli.fino a poco tempo fa seguivo attentamente l’evolversi di genitori del tipo Grazia Max Fulvio Heramio a altri ancora che mi scuso di non citare.gli argomenti filavano via lisci .oggi come oggi faccio fatica a legare tra loro gli argomenti di Federico di Crlo,che sia ben inteso,sono molto professionali,ma che a noi poveri ”umani” danno pochissime indicazioni sulla gestione dei propri figli. gradirei ,qualora ne voleste, ritornare a esternare le paure,le difficoltà,i problemi.le gestioni di ragazzini di 10 14 anni che con i loro genitori provano a seguire una strada che li porti tra qualche anno,se ci riusciranno,nel circuito dei pro.
    scusandomi se qualcuno ritiene offensive le mie cose,porgo un buon proseguio a tutti
    alessio.p

  112. Archipedro scrive:

    No, io non voglio sposarmi con Andrew in campagna… io voglio essere Andrew. Che lavora nella sua bat-taverna come io preparavo gli esami, di notte. Ed evidentemente fa all’amore di giorno, perché lui non si risparmia. Che si diverte a rubare i pali e reti per approntare improbabili campi da tennis su improbabili terreni comunali, rischiando denunce e ritorsioni, per la sola gioia di sentirsi uomo. Di liberare fanciulli dal giogo dell’ovvietà. Che ha dato un nome imperdonabile al suo pensiero, evocante offese e volgarità, quando viceversa egli vive da puro. E dorme, quando dorme, profondissimi sonni epicurei… Che accetta di stare con chiunque, e riesce anche a sembrare felice… :-)

  113. nicoxia scrive:

    Federico,quando la gente non è in grado di verificare ed eventualmente sfruttare, le notizie che gli arrivano da altri canali non di loro conoscenza,fa come la volpe con l’uva.Mi ripeto,ringrazio chiunque scriva nel blog in base alla sua esperienza.Criticate nel merito non per denigrare.

  114. nicoxia scrive:

    Federico,tu hai detto che dopo aver constatato l’approccio mentale del tuo allievo al match vai via.Non servirebbe verificare l’applicazione dei tuoi schemi o metodi nelle varie fasi del match che cambiano in base a molti fattori non solo quello mentale.Per esempio verso la fine del match quando si è stanchi come fai a verificare se l’approccio mentale è lo stesso.

  115. federico di carlo scrive:

    Nicoxia,
    Non ricordo esattamente le mie parole ma per approccio mentale intendevo “ciò che riguarda l’atteggiamento mentale in generale durante tutto lo svolgersi di una partita”. Concordo pienamente con te che il comportamento tenuto nei momenti topici della partita e nei cambiamenti di situazione sono quelli che rivelano e testano l’effettiva consistenza mentale dell’atleta. Ci mancherebbe altro!!!!!!! Il corpo influenza la mente e viceversa. Quando sei stanco fisicamente anche la mente lo è. La cosa importante è che i ragazzi considerino e pratichino l’allenamento mentale esattamente come qualsiasi altro colpo. Bisogna assicurarsi che abbiano capito, interiorizzato e sappiano mettere in pratica durante la partita i principi essenziali, e che abbiano una linea di condotta generale. Alla fine, come si suole dire, practise makes perfection; diventa una routine. Una volta che vedo solidità nel gioco mentale, i ragazzi devono anche “farsi le ossa da soli”; devono acquisire sicurezza di se; prima o poi abituarsi all’idea che non ci sarà sempre il coach, il genitore o qualcun altro dietro l’angolo a guidarli ed a sostenerli nei momenti difficili.

  116. The Wild Duck scrive:

    L’elenco degli ALUMNI alla NBTA (Nick Bollettieri Tennis Academy) e’ lungo e prestigioso e un po’ fuorviante perche’ include sia i veri prodotti dell’Academy come anche chi dall’Academy vi e’ passato per un breve periodo (come la Hingis o le Williams che si allenavano soprattutto da Rick Macci ma che comunque qui ci son state a lungo) o chi vi si e’ allenato da quando gia’ era PRO (lo stesso Sampras, per es, e poi Stepanek, Korda, Rios, Becker,Pierce,Philipoussis…)…
    Copia & Incolla:
    Andre Agassi Boris Becker Paul Annacone
    Pete Sampras Bjorn Borg (quando tento’ il come back,credo…)
    Nicholas Pereira
    Jim Courier Brian Gottfried Fabiola Zuluaga
    Martina Hingis Jimmy Arias Pablo Arraya
    Venus Williams Marcelo Rios Aaron Krickstein
    Serena Williams Mauricio Hadad Max Mirnyi
    Monica Seles Rafaella Reggi Alexandra Stevenson
    Anna Kournikova David Wheaton Lisa Bonder
    Tommy Haas Carling Bassett-Seguso Pam Casale
    Mary Pierce Tim Mayotte Mirjana Lucic
    Petra Korda Thomas Enqvist Sandra Cacic
    Xavier Malisse Iva Majoli Andre Sa
    Mary Joe Fernandez Maria Sharapova Mark Phillippoussis
    Anke Huber Paul-Henri Mathieu Caroline Vis
    Tatiana Golovin Nicole Vaidisova Daniela Hantuchova
    Sabine Lisicki Kei Nishikori Jelena Jankovic

    Dopo Arias, Krickstein, Gottfried,Agassi, Courier,Wheaton, Seles,insomma,sono comunque arrivati Malisse, Haas,Mirny,Sharapova, Vaidisova,Jankovic, Mathieu ed ora e’ la volta di Nishikory e Michelle Larcher de Brito in attesa di Miccini, Ryan Harrison e chissa’…E’ comunque un bel palmare, considerata anche la globalizzazione del nostro sport che non permettera’ piu’ la concentrazione di un gran numero di talenti nello stesso posto …

  117. Archipedro scrive:

    The Wild Duck, grazie. Hai ragione, é evidente che alla Bollettieri il tennis lo sanno insegnare molto bene.
    Mi chiedevo solo… forse sanno anche selezionare molto bene i giovani… cercano e trovano quelli con la fame dentro e fuori… e con le imprescindibili qualità fisiche… ne sfornano molti, ma sanno sin dall’inizio quali sono i pochi su cui puntare veramente…

  118. something blue scrive:

    Federico che ne pensi, sinceramente, della Bollettieri. Non ti sembra che, da un punto di vista tecnico, salvo qualche eccezione, producano tennisti come polli in batteria? Ma forti, direi, dal punto di vista mentale.

  119. Archiedro-seru-tituli scrive:

    Come noto il servizio nel tennis, analogamente a quanto avviene per la pallavolo, è l’unico colpo la cui esecuzione non è condizionata dall’avversario (o dal compagno). Stupisce quindi che, viste anche le attuali regole, la sua dinamica non sia oggetto dell’attenzione che meriterebbe (pensiero mio), esattamente com’è avvenuto con l’introduzione della battuta in salto nel volley, a partire dagli anni ’80. Sull’efficacia della quale tutte le squadre di vertice costruiscono le proprie vittorie. Perché statisticamente conviene forzare il servizio, per condizionare il contrattacco avversario, che giocarlo in sicurezza, facendo schizzare alle stelle le probabilità d’un immediato punto subito.
    Applicando tale principio nel tennis molti giocatori potrebbero/dovrebbero decidere di giocare sistematicamente due prime palle alla massima velocità, ed in molti casi tale strategia sarebbe vincente (ancorché logorante, nel corso d’un intero torneo). Dovrebbero allenarsi quindi ad hoc (…).
    Ma il punto interessante è un altro. E cioè cosa differenzia un tennista alto da uno basso in fase di battuta. Nel tennis (e ciò nella pallavolo con il servizio non avviene) un giocatore alto con i piedi sulla linea di fondo “vede” i limiti dell’area di battuta sopra la rete. Non v’è quindi tanto il problema di colpire la palla piatta, per tentare un ace alla massima velocità secondo una traiettoria rettilinea: quello teoricamente lo possono fare tutti. Ma piuttosto la facoltà di poter calibrare mentalmente la traiettoria ideale da eseguirsi senza soffrire la percezione dell’ostacolo che sta nel mezzo. Condizione “dominante” simile a quella del pivot sotto canestro: massimo orientamento spazio /temporale ed anticipazione motoria.
    Nuovamente esiste un’analogia con la pallavolo: gli schiacciatori d’altissimo livello che attaccano una palla veloce inquadrano visivamente il capo al di sopra della rete, da un’altezza di circa m.2.80: si tratta d’un attimo, ma è quanto basta per eseguire il colpo da una condizione d’assoluto privilegio.

    Vi ho convinti? Ehi, sveglia…! :-)

  120. Roberto Commentucci scrive:

    Archipedro, non per frenare il tuo entusiasmo, ma sinceramente nel tuo ultimo post hai fatto un pò la scoperta dell’acqua calda, non avertene a male.
    Con una piccola differenza. Nel tennis a differenza che nella pallavolo il battitore ha a disposizione due palle di battuta. Negli anni la tecnica di esecuzione della prima e della seconda palla si sono venute modificando. Si è compreso ben presto che tirare due prime palle uguali non ha molto senso, mentre è molto più producente cercare il punto diretto con la prima e usare un colpo molto carico di rotazione (e quindi più sicuro in termini percentuali) con la seconda palla. Nel contempo, la rotazione della seconda palla, se ben eseguita, consente di tenere lontano l’avversario e iniziare comunque lo scambio da una posizione di vantaggio.
    Inoltre nel tennis è avvenuto l’opposto di quanto è successo nella pallavolo. Fino ad alcuni anni fa era consentito il servizio “in salto”, mentre ora non si può più fare.
    Infine, per quanto ne so (la pallavolo mi piace molto) anche nel volley si è assistito, dopo una fase in cui tutti volevano tirare catenate in salto, ad una grande diffusione di servizi “ibridi”, i cosiddetti “jump-float” nei quali la pericolosità deriva più dalla rotazione impressa alla palla che non dalla potenza. Tra l’altro, questa seconda categoria di servizi si presta maggiormente ad essere indirizzata nel punto del campo dove la ricezione avversaria è più debole, in modo da condizionare poi le scelte tattiche di costruzione del gioco avversario e sviluppare una coerente strategia di muro.
    Insomma, non di sola potenza si vive al servizio, nè nel volley, nè nel tennis.
    Concordo poi con te che il servizio è un colpo storicamente trascurato nel nostro paese, sia perché è ritenuto “noioso” da imparare e da insegnare, sia perché i nostri giovani, giocando quasi solo sulla terra, faticano a capirne l’importanza come colpo aggressivo.
    L’altezza ovviamente è un fattore dirimente: i talent scout della IMG o delle altre società di marketing sportivo ormai cercano soprattutto atleti che siano alti (e per alti intendo da 1,90 in su) e nel contempo veloci e rapidi di piedi, anche se tecnicamente un pò meno validi (la tecnica si può sempre perfezionare, i cromosomi no), mentre sono più freddini rispetto a ragazzini tecnicamente perfetti, ma di statura media.

  121. Archipedro-seru-tituli scrive:

    Roberto, l’acqua calda mi emoziona. Anche in quel campo ci sono tante cose che crediamo di sapere ed invece ci sfuggono… sono sicuro che se entrassimo nel merito delle proprietà termodinamiche dell’acqua calda riusciremmo ad individuare spazi di riflessione…

    Stupisce, non avertene a male, che un “moderatore” come te, che dovrebbe avere a cuore lo svilupparsi d’una libera discussione, scriva righe di questo tenore. Comunque ammetto che l’analisi delle proiezioni del campo visivo nelle diverse discipline sportive, legato all’allenamento nei bambini delle capacità coordinative, propriocettive e cinestetiche, lo sto facendo ora.

    Ma come… io cerco di documentarmi, per essere degno di voi… :-)

  122. Archipedro-seru-tituli scrive:

    Inciso sui fondamentali del volley.
    A mio parere… nei servizi “jump-float” della pallavolo la pericolosità non deriva affatto dalla rotazione impressa alla palla ma da tre fattori: l’altezza da cui parte il colpo, il fatto che il giocatore di proietta contemporaneamente all’interno del campo, rendendo necessari movimenti ricettivi più rapidi, e la deformazione che la mano imprime alla palla. La stessa identica della battuta “flottante” da fermo: si cerca tutto il contrario della rotazione, perché è la deformazione meccanica della palla a renderne ondivaga la traiettoria…
    Solo nella battuta in salto potente s’utilizza il top-spin per aumentare la velocità angolare della palla…
    Ma io comunque parlavo d’altro, nell’accostare tennis e pallavolo….

  123. Archipedro-seru-tituli scrive:

    Non posso fare a meno di rilevare che gli aggiornamenti dei commenti all’interessantissimo post di Roberto sono tempestivi, mentre quelli di G&F no. Sicuramente é un caso… però strano…

    Archipedro, dai, non mi diventare un dietrologo anche tu…

    Devo anche lavorare, ogni tanto… :)

    E grazie per la precisazione sul jump float, molto interessante.
    Rob. Comm.

  124. uditivo!!!! scrive:

    cose per venditori di pentole che fanno le megaconvenscion dove piangono e sbraitano dicendo di amarsi e poi camminano nei carboni ardenti

  125. andrew scrive:

    sarà che sono (sono?) un traduttore e non esiste un albo ufficiale dei traduttori con ordine ufficiale dei traduttori a protezione dall’ingresso dei nuovi traduttori (più che a tutela dei consumatori di traduzioni, solito vecchio refrain dei protezionisti) ma a me questa storia dei titoli fa ridere…Sono 15 anni che faccio questo lavoro e qui le regole le fa il mercato, che sà distinguere e segmentare l’offerta di traduttori in base alle esigenze.

    Ovviamente, essendo che questa federazione è in mano all’ordine degli avvocati e degli ingeggneri, che ben conoscono le regole del protezionismo, del conservatorismo, del settarismo e di ogni -ismo esistente sulla terra, la chiusura e la mancata diffusione del tennis non sorprende…

    Archi…mi è piaciuta molto la tua “acqua calda”…Anch’io preferisco l’acqua calda alla “doccia fredda”…

  126. Gus scrive:

    @federico di carlo
    Ci tengo a precisare che il mio intervento è assolutamente un punto di vista generale. Credo che chi mi legge sul blog abbia capito che non è nel mio stile insinuare nulla o attaccare personalmente. Ho molto rispetto verso le persone e quindi non mi permetterei mai di mettere in dubbio qualità e buona fede.
    Il mio intervento partiva dal presupposto che in qualunque attività viene richiesto un requisito minimo per svolgerla.
    Non credo piacerebbe a nessuno che un pilota di aereo sia uno “senza pezzi di carta”, un controllore del traffico aereo non sia abilitato, un medico ecc.ecc.
    La PNL stessa rilascia delle abilitazioni ad operare a vari livelli con questa metodologia. Immagino che anche qui ci saranno trainer bravi, meno bravi, pessimi. Anche la PNL, quindi, come tutti gli altri, rilascia dei certificati abilitativi.
    Il problema che mi ponevo io però era un altro e se cioè un metodologia che applica tecniche di “mental training”, (era di questo che si parlava, siamo d’accordo?) e quindi direttamente collegate alla sfera psicologica dell’individuo, possa essere affidata a chiunque, anche senza quei requisiti minimi che invece secondo me sono necessari Ovviamente tu dici di si e per dimostrare la tua tesi ci tieni subito a smarcare la PNL dalla Psicologia (così si evita di dover “sottostare” a qualche requisito minimo).
    Io invece credo che quando si applicano metodi e/o tecniche che possono influenzare il comportamento si debbano avere determinati pre-requisiti. E’ il mio punto di vista, naturalmente.
    Naturalmente tu potresti essere il miglior mental trainer del mondo, sia chiaro.
    Anche i medici omeopati, sono medici.
    “Seconda riflessione sulla PNL. La PNL non è un ramo della psicologia ma è una neuroscienza. I fondatori, sia Bandler che Grinder non erano ne dottori ne psicologi. L’operatore di PNL non è uno strizza cervelli”.
    La psicologia è una delle discipline connesse alle neuroscienze, insieme ad altre, ma che comunque dovrebbero essere applicate solo a chi ha un certo requisito minimo, IMHO.
    Non sarà mica un caso che Bandler e Grinder presero come modelli di riferimento e studio Fritz Pers, psicoanalista tedesco in seguito naturalizzato USA, Virginia Satir Psicologa, Milto Erikson, Psichiatra.
    Ribadisco che, secondo me, il problema non sono “i pezzi di carta” ma chi li da e il controllo qualitativo su questi ultimi.
    Credo in pochi metterebbero in dubbio una laurea presa ad Harvard o al MIT, almeno come requisito minimo.
    Gus.

  127. Gus scrive:

    @Archipedro
    “Gus, anche quando m’hai chiesto consigli pallavolistici……”

    Lo sapevo già, perché lo avevi più volte esplicitato e te li ho chiesti sapendolo, quindi eravamo entrambi consapevoli del nostro rapporto.

    Spero di essere stato chiaro nei miei precedenti post e non ho mai messo in discussione le competenze di nessuno che non “dipendono” solo dal “pezzo di carta”. Ma se non vogliamo più richiedere nulla a nessuno siamo sicuri di costruire un sistema migliore?

    Io credo e ne sono convinto che il “pezzo di carta” serva per offrire della garanzie “minime” a chi si rivolge a persone o strutture che si prendono “cura” di altri. Più queste strutture sono didatticamente preparate, severe e affidabili più i requisiti minimi salgono e magari diventano modelli di riferimento.

    “Nel mio caso sono riuscito a convincere mio figlio di cinque anni a fidarsi della mia esperienza sportiva anche in assenza di titoli…..”

    Sei troppo intelligente per non capire che questo non è un modello replicabile. :-)

    “Può anche darsi che alla fine il corso per istruttore FIDAL non mi serva neppure… non ho l’urgenza di “specializzarmi”
    “ed è per questo, non per la mia presunzione, che do fastidio. Qui di persone umili se ne sono viste ben poche… “

    Secondo me, tra diversi di voi, c’è una certa predisposizione alla dietrologia.

    Non credo tu dia fastidio a nessuno, ma devi consentire di poter dissentire da te senza farne un caso personale. -)

    Ironizzando e scherzando mi pare che dal punto di vista statistico non manchino i permalosi :-)

    Gus.

    Ironizzando e scherzando mi pare che dal punto di vista statistico non manchino i permalosi 
    Gus.
    1. Archipedro

  128. Gus scrive:

    @Mirko’s:
    “Sig. Gus, non confondiamo lucciole per lanterne, Cosa centra la medicina con il tennis in italia, cosa centra l’anarchia. Lo abbiamo capito o no che giuridicamente i titoli della fit non contano nulla? e che sono del tutto autoreferenziali?”

    Non c’è bisogno del Sig, va benissimo semplicemente Gus.

    La discussione nasceva dall’affermazione che “i pezzi di carta non contano niente” che lei conferma anche in questa occasione.

    I titoli FIT, può darsi, non contino niente da un punto di vista qualitativo, è un suo giudizio che non voglio discutere.
    Le altre sue affermazioni, invece, sono sbagliate.

    “No, non credo che Lei lo abbia capito visto che paragona le due cose.”

    Poiché sono duro di comprendonio, lascio a lei dimostrarmi che i titoli FIT giuridicamente non contano nulla e che sono autoreferenziali, possibilmente con la semplicità che si conviene, considerando che il suo interlocutore ha un QI decisamente inferiore alla media.

    Gus.

  129. Gus scrive:

    @Archipedro:
    “e si volevano viceversa abolire gli Albi e liberalizzare le professioni proprio per evitare indebite rendite di posizione”

    Infatti, non è questa la sede ma attenzione che gli Albi riflettono esattamente la situazione di altri. Siccome la scuola non è ritenuta adeguata, io Albo e solo io stabilisco chi può e chi non può e gli siamo andati anche dietro, legislativamente parlando.

    Non è necessario farti cogliere la similitudine con altre situazioni. :-)

    Gus.

  130. Gus scrive:

    @archi:
    “Non vi sembra che esprimere giudizi assoluti su dei bambini sia ben più pericoloso che parlare di tecniche d’allenamento, su un blog, senza aver conseguito apposita “laurea”

    Assolutamente si, ed è proprio per la delicatezza di certi ruoli che servirebbe maggior selezione e qualità. Esattamente il contrario del fai da te.

    Gus

  131. Gus scrive:

    @federico di carlo:
    “Non mi è mai passata per la mente e mai sognerei di andare a verificare la credibilità personale di Archipedro, Gus, Andrew etc”

    Mi rendo conto che ognuno di noi ha le sue sfere da proteggere e anche la sua privacy. Io sostengo fin dall’inizio che in un blog come questo si dovrebbe usare il proprio nome e cognome. Io l’ho fatto fin dall’inizio, ma anche in questo caso ognuno rimane della sua idea. La tua credibilità non è in discussione e me ne guardo bene dal cercare di capire chi sei.

    Gus

  132. Gus scrive:

    @Archiedro-seru-tituli

    “Perché statisticamente conviene forzare il servizio, per condizionare il contrattacco avversario, che giocarlo in sicurezza, facendo schizzare alle stelle le probabilità d’un immediato punto subito.”

    Come certamente saprai, ci sono enormi differenze tra femminile e maschile nel volley come nel tennis e le statistiche nel volley femminile non dicono esattamente questo.

    @Andrew:
    “sarà che sono (sono?) un traduttore e non esiste un albo ufficiale dei traduttori con ordine……”

    Sei sicuro che il mercato sia questa panacea di tutti i mali. Il “regolo” di tutto? Ma forse andiamo a finire da un’altra parte :-)

    “Ovviamente, essendo che questa federazione è in mano all’ordine degli avvocati e degli ingegneri….”

    Concordo e lo ribadisco. Attenzione che il problema sono gli “albi”, che sono autoreferenziali e in pieno conflitto di interessi e non la scuola che invece ha altri compiti. Nel caso specifico, Andrew, gli albi rappresentano il mercato che stabilisce chi può e chi non può fare certe cose. Non la scuola che è terza parte rispetto al mercato, ma gli albi.

    Gus.

  133. Mirko's scrive:

    Gus, ti confermo che i vari titoli di maestro, istruttore etc. della Fit non hanno nessuna valenza giuridica, cosa significa questo, che tutti possono insegnare tennis a chiunque senza essere perseguiti dalla legge. Chiunque invece, non può fare il medico, perchè se esercita senza titolo è perseguibile dalla legge, incorre in un reato penale.
    Spero di essere stato chiaro.
    Credo, ma non sono sicuro, che esista invece l’albo dei maestri di sci giuridicamente disciplinato.

  134. Archipedro scrive:

    Gus, se qualcuno dice che sono permaloso… m’offendo!!! :-)

    Continuano a chiedermi, anche stamattina, perché non mi metto a fare l’allenatore professionista, conseguendo le apposite certificazioni. Così mi posso anche far pagare… questa benedetta economia che deve girare! Ed io a rispondere che fino a due anni fa mi mancava il progetto… perché non esiste lo sport senza lo sportivo…
    Nei prossimi anni, grazie magari al vaffantennis, vi saprò dire dove mi porterà il cuore. Quanti genitori m’affideranno i loro piccoli. A quali condizioni (se mi facessi pagare poi sarei condizionato…). Cosa eventualmente sapremo costruire insieme…. tennis, atletica, pallavolo, calcio, basket… poco importa. Per me c’é l’agonismo. Si parte dalle attitudini e poi si coltiva il talento. Velocità, tecnica, equilibrio… Una conoscenza che é sopratutto sperimentazione applicata alla persona. Tante infinite individualità, pochissime certezze. Praterie d’ignoranza da esplorare.

    Comes what may… :-)

  135. Archipedro scrive:

    Gus, nella pallavolo la distanza tra universo maschile e femminile è anomala: non approfondisco, per non annoiare nessuno. Però ci sono delle analogie con la pallavolo: in alcuni fondamentali le donzelle sono vicine agli uomini (ricezione, palleggio, difesa a terra), ed in altri molto meno efficaci. C’entra in particolare la forza esplosiva elastica / riflessa, componente fondamentale per convertire in azione verticale una qualsivoglia spinta veloce – orizzontale… Corrono veloci quasi come gli uomini ma proprio non decollano… Nel tennis tale diversa “potenza” nei colpi è figlia dell’altezza, a parità di rete, e della muscolatura superiore del corpo.

    La battuta in salto di un pallavolista viene eseguita con un impatto all’altezza di m.3.20 circa (ben sopra quella del canestro). Circa ottanta centimetri sopra il nastro. Con il corpo che si proietta m.1-2 all’interno del campo: è praticamente una schiacciata dalla seconda linea…
    Nota es. che gli attacchi dalla seconda linea delle donne avvengono sempre dai tre metri… e sono quasi delle piazzate… esattamente come le loro battute in salto, salvo rare eccezioni extracomunitarie… Allora la battuta flottante da ferme, che sanno eseguire perfettamente, diventa un arma utilissima…

  136. Gus scrive:

    @archie:

    non mi pareva di aver detto cose diverse, ma forse capisco male io. Tu parlavi in generale di “forzare” il servizio….

    E’ parzialmente vero solo per gli uomini (perchè ultimamente ci si allena così tanto su certi tipi di ricezione che anche quelli diventano meno efficaci o troppo rischiosi). Per le donne, invece, non mi risulta sia vero.

    Nel tennis io sono d’accordo con Roberto e credo che un servizio più tattico sulla seconda (ma per chi ha visto Federer da vicinissimo, scopre anche sulla prima, ovviamente a ottima velocità) alla fine è più efficace di un tentativo continuo di aces.

    Gus.

  137. Gus scrive:

    @archi:

    1.Archipedro sotto la nota è un refuso di un copia/incolla non faceva riferimento a te come numero 1 dei permalosi. Me ne sono accorto solo ora.

    Scusa, ma davvero non era voluto. :-)

    Gus.

  138. Archipedro scrive:

    Beh, Gus, era la prima volta che mi trovavo al primo posto in qualcosa… almeno in questo blog!

    Quindi saremmo mediamente d’accordo? Mi dispiace tantissimo… :-) Se non litighiamo come si deve, magari su un tema sostanziale come quello di “Federer-il-più-forte-di-sempre/ma-però-non-ha-avversari”, trascineremo nel baratro G&F, assieme a tutta la nostra pigrizia umorale…

  139. nicoxia scrive:

    Siamo oltre la metà dell’annata agonista dei nostri figli,mi sembra che a nessuno interessino le problematiche che stanno affrontando in pratica,quando ne ho proposta una l’unico che ha dato una sua valutazione è stato Federico.

  140. nicoxia scrive:

    Può anche darsi che abbiate tutti figli perfetti senza problemi,se volete essere d’aiuto a quelli che seguono il blog diteci come fate.

  141. nicoxia scrive:

    Secondo me se ognuno di noi esponesse anche un solo problema,con le varie valutazioni si amplierebbero le conoscenze.Il blog dovrebbe servire a questo.

  142. Archipedro scrive:

    Nicoxia, se avrai la voglia di raccontare i “problemi” di tuo figlio sicuramente raccoglierai delle risposte, con suggerimenti e pareri… Per quanto mi riguarda ammiro chi tenta di condividere le proprie esperienze, da quelle edulcorate alle più fallimentari.
    Filtro il folgorante preludio sportivo del piccolo con tutte le mie vicissitudini, rinunce e fallimenti: e mi rendo conto che i problemi arriveranno anche per lui. Forse, con un genitore così motivato, le sconfitte (in senso lato) saranno ancora più brucianti, o insopportabili. Non riesco a non entusiasmarmi, ora, al presente, ma una vela di malinconia già pervade la mia anima. E quando mi dicono… “Beh, se non altro gli rimarrà il ricordo del vostro tempo passato insieme…” nel senso… nessuna garanzia di successo… io annuisco di buon grado. E’ proprio così. Probabilmente siamo nel bel mezzo d’un sogno. Ogni sensazione tendente alla certezza dev’essere curata con pesanti dosi d’umiltà. Qualcuno sa dove posso comperarne un quintale? :-)

  143. federico di carlo scrive:

    x Gus
    “Io invece credo che quando si applicano metodi e/o tecniche che possono influenzare il comportamento si debbano avere determinati pre-requisiti. E’ il mio punto di vista, naturalmente.”

    Nell’incipit al capitolo sta scritto: “Una raccomandazione: Ci sono molti facinorosi che si dicono esperti di PNL avendo solo letto alcuni libri o avendo fatto un corso per venditori. La PNL è una cosa seria e le applicazioni terapeutiche dovrebbero essere fatte soltanto da chi ne ha le debite certificazioni.”

  144. federico di carlo scrive:

    x Something
    “che ne pensi, sinceramente, della Bollettieri. Non ti sembra che, da un punto di vista tecnico, salvo qualche eccezione, producano tennisti come polli in batteria?”
    La fama ed il buon lavoro fatto negli anni permettono alla Bollettieri di vedersi offrire il “materiale tennistico” migliore in circolazione. Mi spiego meglio: i circoli ed altre accademie fanno a botte per accaparrarsi gli atleti; la Bollettieri può permettersi il lusso invece di scartarli. Alla Bollettieri hanno una filosofia tennistica abbastanza standard e semplice per cui cercano di formare giocatori aggressivi soprattutto con i colpi di inizio gioco (servizio e risposta). Insistono moltissimo sul concetto di due colpi da usare come lethal weapons (di solito servizio e diritto).
    essendo poi il tennis uno sport mental e richiedendo il professionismo iper specializzazione, le capacità mental sono considerati un vantaggio competitivo ed una caratteristica indispensabile degli atleti che vengono selezionati.

  145. federico di carlo scrive:

    x Archipedro
    “Filtro il folgorante preludio sportivo del piccolo con tutte le mie vicissitudini, rinunce e fallimenti: e mi rendo conto che i problemi arriveranno anche per lui. Forse, con un genitore così motivato, le sconfitte (in senso lato) saranno ancora più brucianti, o insopportabili. Non riesco a non entusiasmarmi, ora, al presente, ma una vela di malinconia già pervade la mia anima.”

    Chi in alto tende, sovente cade. Sta nella natura delle cose. Ma saltando e cercando di raccogliere le stelle, forse non ne avrai nessuna in mano ma neanche finirai con un pugno di terra.

  146. Archipedro scrive:

    Federico, è mio dovere di genitore assecondare le capacità del piccolo. Riconoscere i suoi meriti. Cercare d’essere obiettivo rispetto alle sue prospettive, che sono ottime. Condurlo per mano dove io non ho potuto andare…
    Parli di “mental factor” secondo una precisa metodologia… credo che ci sia del “mental” anche nella sfida d’un padre che entra in campo dalla panchina… :-) … ed in poco tempo deve darsi un ruolo autorevole… Forse, quando non parti da titolare, affronti la partita con uno spirito diverso…

    Nicoxia, un problema di mio figlio? Il suo amato papi :-)
    Rischia d’assomigliare a me, e non a ciò che avrei dovuto essere. Ed è anche difficile spiegargli perché debba puntare in alto, partendo da qualità ben superiori alle mie…
    Soprattutto oggi. Sopratutto in Italia.

  147. federico di carlo scrive:

    x Archipedro,
    il buon Stefano avrebbe fatto cenno all’annosa dicotomia tra il being involved ed il being committed. I genitori e gli istruttori sono soltanto committed. Possiamo dare delle raccomandazioni e consigli, ma alla fine sono i ragazzi che vanno in mezzo al campo e subiscono in prima persona le conseguenze di ciò che fanno. Alla fine il motivo per cui i figli vanno su un campo da tennis è per esprimere se stessi e le proprie possibilità e non gratificare/seguire le aspirazioni dei genitori e maestri.

  148. Archipedro scrive:

    Federico, assolutamente d’accordo.
    I genitori dovrebbero aprire la mente alla complessità per capire dove indirizzare i figli sulla base delle di loro specificità… Evitando di piegarli alla moda del momento. O, forse peggio, ai propri gusti / ambizioni personali.
    Non é difficile inquadrare precocemente le potenzialità dei giovani. Ma bisogna darsi il tempo d’osservarli personalmente. E con gli occhiali adatti… :-)

  149. Gus scrive:

    @federico di carlo:

    x Gus

    “Io invece credo che quando si applicano metodi e/o tecniche che possono influenzare il comportamento si debbano avere determinati pre-requisiti. E’ il mio punto di vista, naturalmente.”

    “Nell’incipit al capitolo sta scritto: “Una raccomandazione: Ci sono molti facinorosi che si dicono esperti di PNL avendo solo letto alcuni libri o avendo fatto un corso per venditori. La PNL è una cosa seria e le applicazioni terapeutiche dovrebbero essere fatte soltanto da chi ne ha le debite certificazioni.”

    Io non ho mai detto il contrario, infatti. Solo che “probabilmente” le certificazioni PNL le si possono ottenere senza determinati pre-requisiti. Secondo me, sopratutto se poi uno applica la PNL in “applicazioni terapeutiche” come dici anche tu, invece dovrebbe possederli. Tutto qui. :-)

    Gus.

  150. Gus scrive:

    @archi

    “Non é difficile inquadrare precocemente le potenzialità dei giovani. Ma bisogna darsi il tempo d’osservarli personalmente. E con gli occhiali adatti…”

    Io, invece, credo che sia molto difficile e che quindi dovrebbe essere la scuola (una scuola “idealizzata”, in questo caso) a supportare i genitori nella valutazione delle predisposizioni.

    Sei sicuro, ad esempio, che tuo figlio non abbia una predisposizione per qualcosa che tu non gli hai mai neppure fatto provare?

    Che ne so, suonare o cantare, per esempio?

    Io il dubbio, per quanto mi riguarda ce l’ho, anche perchè non ho gli occhiali adatti per vedere tutto. Anzi. :-)

    Gus

  151. federico di carlo scrive:

    Ciao Gus,
    io credo che i genitori possano capire le inclinazioni ed i talenti dei loro figli con l’opportuna osservazione. Questo è già importantissimo perchè permette di incanalare i figli nella direzione che asseconda di più le loro caratteristiche naturali. Occore però poi il metodo scentifico e la misurazione per poter stimare dove possono arrivare ed ovviamente di poter raggiungere il loro potenziale. In questo le strutture sono indispensabili ed insostituibili.

  152. Archipedro scrive:

    Gus, può darsi che tu abbia ragione, che con il tempo siano gli “insegnanti” a doverti segnalare, sulla base d’una precisa esperienza settoriale, se tuo figlio ha dei talenti. Ho però due timori: che queste indicazioni siano spesso tardive. E che non siano prive d’interessi particolari. Mi fido molto di più delle persone che hanno una visione ampia del mondo, ed una costante voglia d’interrogarsi sulle proprie certezze. Di sperimentare. Di battere sentieri inesplorati. Mio papà era alpinista…
    Siccome la mia teoria è quella che anticipando certe forme d’apprendimento strutturato le capacità fondamentali attecchiscano e si sviluppino in forma più armonica (lavorare prima e meglio per lavorare di meno da adolescenti, rischiando meno infortuni…) non me la sento d’aspettare più di tanto. Inoltre ci sono delle forme d’allenamento che vanno bene sempre, e non hanno ricadute negative: esiste forse un male ad essere coordinati, reattivi, veloci, coordinati, equilibrati, eleganti, elastici… non credo proprio. Sarebbe come affermare che il gioco stesso possa nuocere alla salute dei nostri piccoli. Sono ben altri i pericoli… :-)

  153. nicoxia scrive:

    Uso corretto dei piedi nel servizio,a che età si deve insegnare o a quale punto della crescita tennistica,nei tornei giovanili in pochissimi li usano in modo corretto.Stessa domanda per il caricamento delle gambe.

  154. Archipedro scrive:

    Nicoxia, spero che un tecnico del tennis ti risponda. Se mi permetti un contributo, non darei molta importanza alla posizione dei piedi o delle gambe, che è soggettiva, che può essere ancora influenzata da molti fattori (soprattutto nei periodi di disarmonia morfocinetica) e che può essere corretta facilmente in funzione della crescita definitiva. Ma alla “expertise” di cui quegli arti inferiori dispongono. All’equilibrio ed all’impulsività che sanno garantire ad ogni gesto tecnico.
    Verificherei, se fossi in te, che mio figlio sappia saltare un ostacolo in sforbiciata da entrambe le parti, o sappia infilarsi un calzino stando in equilibrio su un piede. Che possa eseguire tre-quattro ribalzi consecutivi a due piedi con un bastone per terra che li separa, ogni volta ruotando il corpo di 180°… che sappia salire una rampa di scale agevolmente e rapidamente con un piede solo… potrei andare avanti all’infinito.
    Sono le cose che gli avrebbero dovuto insegnare tra i 6 ed i 12 anni. Le basi che da bambini abbiamo acquisito correndo sui prati dalla mattina alla sera, quando di pericolosi esercizi lattacidi nessuno parlava. E’ la velocità di quei giamaicani che se non riescono ad emergere nello sport rimangono a mollo nella povertà… E’ la coordinazione del britannico Thomas Daley, che a tredici anni ha vinto gli europei dalla piattaforma, e l’anno scorso è arrivato settimo alle Olimpiadi. Quanto ci metterebbe lui a capire come eseguire una battuta?
    Il tennis vero viene dopo. Adesso dovresti ancora preoccuparti di costruire l’atleta :-)

  155. federico di carlo scrive:

    x Nicoxia,
    quel “corretto” è un aggettivo che non mi piace tantissimo. Ai tempi di Mcenroe, il suo posizionarsi con i piedi sulla riga del servizio era mostrato ai ragazzi come “quel che NON si dovrebbe fare”.
    A livello giovanile, ti dico un po quale è il mio pensiero. Fino ai dieci anni è necessario far assumere ai ragazzi una posizione dei piedi che permetta una fase “aerea” perfettamente coordinata ed in completo equilibrio. Tra gli undici ed i dodici anni bisogna introdurre il movimento dei piedi che permette il passaggio del peso da dietro verso avanti. Dopo i dodici anni con lo sviluppo ed allenamento intensivo della massa muscolare si può iniziare a lavorare su caricamento, salto ed uso esplosivo delle gambe. Ovviamente l’età dei ragazzi che ho dato sono puramente indicative perchè il movimento del servizio è quello che deve tenere maggiormente conto dello sviluppo fisico dei ragazzi.

  156. federico di carlo scrive:

    X Archipedro,
    io non sono assolutamente per le teorie del precocismo in generale perchè penso che ci sia una stagione per tutte le età. Questa mia convinzione generale però non mi rende cieco di fatto alla incontrovertibile verità che:
    1) Ogni età ha il suo massimo sviluppo di alcune caratteristiche psico somatiche. Agilità, equilibrio e coordinazione, per esempio o vengono sviluppate precocemente durante l’adolescenza o verrano sviluppate moooooolto limitatamente più tardi nel resto della vita;
    2) Il cervello in età adolescenziale apprende moooolto più facilmente e velocemente che in età puerile.
    Premesso ciò, sono convinto che la capacità più grande del coach è quella di trovare il modo per alimentare le capacità di apprendimendo stimolando adeguatamente i ragazzi ma senza creare ipertrofie o ancor peggio distrofie. Mi rendo perfettamente conto che un’attività del genere, come hai scritto giustamente, richieda un paio di buoni occhiali e soprattutto un’attenzione indefessa. Purtroppo nei circoli dove c’è una buona conoscenza tecnica specifica, spesso non tutti i bambini vengono seguiti pedagogicamente come invece meriterebbero. E questo alla fine ci riporta alla diatriba del coach verso genitore/coach (che magari hanno conoscenze tecnico specifiche non adeguate ma che hanno molto più tempo, attenzione ed a cuore la crescita dei propri figli).

  157. nicoxia scrive:

    Sembrano informazioni poco importanti,ma quando si sentono posizioni diverse da diversi maestri,tu genitore ti chiedi chi avra ragione.Un genitore si affida ad un maestro,ma non essendo esso perfetto,come si fa a capire quando sta sbagliando,magari su mille aspetti del tennis è bravo in cinquecento un genitore attento potrebbe segnalare un atteggiamento sbagliato.La federazione con i raduni per me sta cercando di fare questo,ma per gli altri che non vengono convocati,solo il genitore puo farsene carico.Dove il genitore puo attingere queste informazioni,io nell’arco di 2 anni da questo blog ne ho apprese parecchie,secondo me con la collaborazione di tutti potebbero essere molte di più.Ad esempio ho sentito dire che un preparatore atletico di posizione ha detto che bisogna correre con i talloni perchè c’è meno rischi di infortuni ma forse perchè correvano sull’erba.Io ho sempre saputo che si corre sulla punta ma quale è il modo corretto,se c’è un modo corretto.

  158. federico di carlo scrive:

    Nicoxia,
    i pareri quanto più disparati e contrastanti che vogliano essere servono soltanto a farsi delle opinioni per poter fare poi delle scelte. Devi però partire dal presupposto che la perfezione non appartiene a questo mondo di umani assolutamente fallibili ed imperfetti. Non esiste il giusto e lo sbagliato a priori. Non esiste il vero o il falso. Esistono correnti di pensiero, prese di posizione e situazioni.
    Per ciò che riguarda la posizione dei piedi su un campo da tennis, i giocatori dovrebbero stare sulle punte piuttosto che sui talloni. A proposito, esiste una famoso aneddoto di Agassi che, a chi gli domandava quale fosse il momento per poggiare i piedi durante uno scambio, rispose secco “quando il punto è finito!”

  159. nicoxia scrive:

    Federico,più pareri conosco più possibilità di scelta ho,perchè se ho solo quello che per vincere a tennis bisogna stare fermi possibilita ne ho poche.

  160. Gus scrive:

    @federico di carlo:
    “Ciao Gus,io credo che i genitori possano capire le inclinazioni ed i talenti dei loro figli con l’opportuna osservazione.”

    Ciao Federico,
    naturalmente il ruolo dei genitori è fondamentale e nessuno lo può sostituire. Concordo quindi con te.

    Aggiungerei al ruolo dei genitori, il ruolo fondamentale della scuola, che io ritengo per la società (non quindi per l’individuo) ancora più centrale. Ruolo purtroppo fortemente sottovalutato da tutti.

    La scuola, nel mio caso, “conosce” mia figlia da quando aveva 2 anni e mi sarebbe piaciuto avere delle relazioni, delle valutazioni, non solo basate sul giudizio/voto, ma qualcosa di più articolato, con delle valutazioni psicologiche/comportamentali/attitudinali.

    Purtroppo questa responsabilità e a questo livello non è condivisa e sicuramente c’è una dispersione del talento naturale delle persone terribile.

    Prendiamo il caso che ci interessa maggiormente: lo sport agonistico.

    Si da per scontato che a scuola il professore sia “almeno” laureato in Scienze motorie. In seguito ha vinto un concorso e quindi deve essere considerato un professionista. Poi possiamo stabilire se scarso, ecc.ecc. ma non è questo che mi interessa.

    Secondo me, con dei test specifici, con l’esperienza, ecc.ecc. questa persona dovrebbe essere in grado di segnalare ai genitori quali sono le predisposizione migliori per i nostri figli.

    Mia figlia, come ormai di certo sapete, gioca a pallavolo. Può darsi che ci abbiamo anche indovinato oppure no, ma se fosse stata maggiormente portata per la ginnastica artistica o i tuffi, come avremmo potuto scoprir lo da soli?. Un professionista, sicuramente, a 6/7 anni avrebbe potuto capirlo più facilmente di me. E magari una scuola “seria” o meglio un sistema “serio” avrebbe una rete e lavorerebbe con le con le associazioni sportive, così magari si possono organizzare verificare ancora meglio tali predisposizioni. Nulla di fantascientifico.

    Ma se non si sente il peso e l’etica della responsabilità tutto questo rimarrà carta straccia.

    Una nota a margine: noto che spesso qui si da per scontato che i genitori siano “illuminati”, colti e preparati. Sappiamo tutti, invece, che ad essere “buoni” la situazione è assai diversa da così. E’ per questo che io ritengo che per dare a tutti le stesse opportunità la scuola sia centrale in qualsiasi sistema. Purtroppo per mille motivi che non è il caso di discutere nel blog, la scuola in Italia è considerata sostanzialmente un costo e non un investimento. Alla fine si ritiene (e si è ritenuto) che molto potesse essere delegato alla famiglia. Se mi posso permettere una sollecitazione politica, una visione molto classista, che così facendo non prende nemmeno in considerazione il tentativo di equilibrare il sistema.
    “Questo è già importantissimo perchè permette di incanalare i figli nella direzione che asseconda di più le loro caratteristiche naturali. Occore però poi il metodo scientifico e la misurazione per poter stimare dove possono arrivare ed ovviamente di poter raggiungere il loro potenziale. In questo le strutture sono indispensabili ed insostituibili.”

    Penso che le nostre posizioni siano molto vicine. :-)

    Gus.

  161. stefano grazia scrive:

    I genitori e gli istruttori sono soltanto committed…
    Io in realta’ intendevo dire che erano solo involved, come la gallina che mette l’uovo. Il porco invece ci mette la sua propria carne ed e’ quindi piu’ impegnato (committed). Stessa differenziazione la faceva la Navratilova fra chi si impegna il giusto e chi e’ veramente committed e qundi si allena a 360 gradi …

    Sono tornato dalla Florida stamttina, ho un sonno bestiale, vi ho letto un po’ di fretta…Forse scrivero’ un pezzo introduttivo proprio su questo ma voglio anticiparvi che alla Bollettieri sono in corso grandi cambiamenti aqnche … ‘filosofici’. Il nuovo direttore dello Junior Program mi ha fatto una testa cosi’ sull’importanza della consistency e delle palle alte e profonde, non da pallettaro moonballer ma in heavy top spin, per intenderci. E sul fatto che in US hanno scoperto l’importanza di far giocare ai giovani piu’ partite sulla terra rossa e quindi la Bollettieri avrebbero intenzione di convertire diversi hard court in clay… Suppongo che sia per abituare i giovani a sviluppare pazienza nel proprio gioco.Stessa cosa ho letto casualmente nel libro Tennis Confidential II di Jphn Fein, in un capitolo in cui si analizzavano cause e rimedi per riportare in auge il tennis americano.
    Ah,comunque il dado e’ stato tratto, abbiam varcato il Rubicone: ad Agosto,che dio ci perdoni!, Nicholas comincera’ l’anno come Full Timer a Bradenton. Per cui in autunno potro’ incominciare a scrivere una rubrica dal titolo ‘Genitore SENZA figlio’ …

  162. Gus scrive:

    @Archipedro:

    “Gus, può darsi che tu abbia ragione, che con il tempo siano gli “insegnanti” a doverti segnalare, sulla base d’una precisa esperienza settoriale, se tuo figlio ha dei talenti. Ho però due timori: che queste indicazioni siano spesso tardive. E che non siano prive d’interessi particolari.”

    Ciao Archi, ovviamente la mia non era una sostituzione, ma un integrazione.

    Mi permetto però di rilevare che le nostre maggiori preoccupazioni (assolutamente giustificate per lo stato attuale della nostra società) spesso non sono sul metodo/merito ma si basano sulla sfiducia. Secondo me, questa è una strada che non porta da nessuna parte. Perché senza etica, senza una cultura della responsabilità civile, senza questi presupposti non c’è metodo che tenga (a livello di sistema). Può esserci solo Gus che conosce Archi e individualmente risolviamo la questione. La dispersione del talento riguarderà, però, la maggior parte degli altri che non sono Gus e non conoscono Archi.

    Ma senza una centralità del ruolo della formazione certi valori non si recupereranno e siamo in un loop. Spero di essermi spiegato.

    “Mi fido molto di più delle persone che hanno una visione ampia del mondo, ed una costante voglia d’interrogarsi sulle proprie certezze. Di sperimentare. Di battere sentieri inesplorati. Mio papà era alpinista…”

    Ma nessuno te lo impedirebbe.

    La mia domanda, però, è un’altra: “ma se esistono persone così preparate, così aperte, così inclini all’insegnamento, perché non sono a scuola ad insegnare?”

    “….esiste forse un male ad essere coordinati, reattivi, veloci, coordinati, equilibrati, eleganti, elastici… non credo proprio. Sarebbe come affermare che il gioco stesso possa nuocere alla salute dei nostri piccoli. Sono ben altri i pericoli… ”

    Concordo, ma perché di tutto questo devono poterne usufruire in pochi, invece che “quasi” tutti?

    Gus.

  163. Archipedro scrive:

    Nicoxia, il modo in cui lavorano i piedi è legato a ciò che devono fare: se i tennisti tendono a tenerli storti, e ad appoggiare il peso sull’esterno, un preciso motivo biomeccanico ci sarà (…). Secondo me quelle anomalie posturali andrebbero corrette. Guardavo a Grado i piedi delle tenniste… un disastro: chissà quanto lavorano, tanto e male, quei poveri tendini da terra rossa. Sull’atletica ho trovato un interessante studio in cui, tramite dei sensori applicati nelle scarpe, hanno analizzato le diverse pressioni per i saltatori, i lanciatori… risultati che possono servire anche per altri sport… pallavolo… basket… molto interessante. Indicazioni tutt’altro che prevedibili. Ma gratuite, grazie ad Internet, basta cercarle: la vera sfida per noi genitori… l’inglese 
    In generale, se devo insegnare ad un bambino una tecnica di corsa per spingerlo a diventare veloce… farò tutto tranne che proporgli l’esercizio tallone-punta… il movimento corretto è punta-punta, con un veloce molleggio “riflesso”; ed il tallone che, anche in fase di camminata, quasi non tocca. Il ginocchio s’alza con l’aumentare della velocità… con la spinta massima è parallelo al terreno.
    La corsa sull’erba è tornata di moda, per via dei giamaicani, che hanno le piste in erba. Ho iniziato a correre in quel modo a Paderno, trent’anni fa: a parità d’azione elastica ti costringe ad usare bene i piedi, prevenendo microtraumi ed infiammazioni. Ottima anche la corsa sul bagnasciuga, in un velo d’acqua fredda. Le scarpe possono mascherare i problemi irrisolti, ma poi in gara non ti salvano sempre…

  164. Archipedro scrive:

    Gus, non è facile stare su questo blog, quando ti senti incompreso, se non con lo spirito di chi non s’accontenta di fare il solo bene del figlio. E cerca di contribuire ad un ragionamento condiviso. Se non ripeteremo l’errore d’offendere chi non la pensa come noi, cercando piuttosto d’illustrare le nostre diverse posizioni nel migliore dei modi, forse questo sito potrà nuovamente essere utile. E contribuiremo a migliorare l’ambiente sportivo anche a favore delle persone meno fortunate :-)

  165. federico di carlo scrive:

    x Archipedro
    ” Gus, non è facile stare su questo blog, quando ti senti incompreso…….”
    Quando ho iniziato a lavorare con i ragazzi e allora non conoscevo niente di PNL tornavo spesso a casa frustrato perchè mi rendevo conto che i ragazzi non avevano capito esattamente ciò che avevo in mente e spesso lo avevano anche frainteso. Anche io mi sentivo incompreso e tendente a pensare che ciò fosse dovuto a manchevolezza dei ragazzi. Ho capito più tardi che quando gli altri sono ben disposti alla comunicazione ma per qualche motivo non mi comprendono, la colpa è MIA perchè non sono in grado di formulare ciò che penso assecondando NON il mio ma il LORO modo di capire e comprendere. In questo occorre un grande sforzo per mantenere un rapporto ed un dialogo civile, educato e rispettoso delle idee altrui. In un blog in cui si perde maggior parte della componente comunicativa (non verbale e paraverbale), mantenere un comportamento “equilibrato” è ancora più difficile. A mio avviso in ciò si prova la maturità di una comunità (il blog) e dei soggetti che la compongono.

  166. federico di carlo scrive:

    x Gus,
    “Secondo me, con dei test specifici, con l’esperienza, ecc.ecc. questa persona dovrebbe essere in grado di segnalare ai genitori quali sono le predisposizione migliori per i nostri figli.”

    Condivido completamente. In ciò purtroppo in Italia siamo mooooooooolto indietro. Immagina che gia negli anni settanta in Cecoslovacchia i bambini di 7 anni venivano diretti allo sport dopo essere stati sottoposti ad accurati test fisio e psico metrici. Se ciò venisse fatto a scuola, o meglio, se il sistema scolastico si facesse garante per un’oculata organizzazione e gestione dei dati in contatto e collaborazione con le varie federazioni, allora si che la base, non solo tennistica, potrebbe veramente allargarsi!!!!!!

  167. Roberto Commentucci scrive:

    Vi segnalo questa brutta esperienza di un genitore, apparsa sul blog della Federazione Italiana Tennis:

    http://www.federtennis.it/TribunaApertaBlogCommenti.asp?IDPost=632

    A me pare molto incoraggiante che sull’organo ufficiale della Federazione si inizi parlare, senza remore, di argomenti un tempo considerati tabù:

    La competenza “disomogenea” dei maestri, le manfrine “politiche” di alcuni circoli, l’assurda regola del vincolo per gli agonisti under 14.

    Credo che con gli argomenti portati avanti in questi ultimi due anni su questo blog “Genitori & Figli” abbiamo contribuito a smuovere le acque, abbiamo dato voce a disagi reali, abbiamo denunciato problemi e dinamiche prima poco o punto note, anche ai vertici federali.

    E mi illudo che si sia avviato, anche grazie a noi, un dibattito all’interno della Federazione, dibattito del quale la pubblicazione del post di sopra sul sito FIT è sintomo e indiretta testimonianza.

    Grazie ancora a tutti coloro che hanno contribuito, e che contribuiscono a migliorare la consapevolezza e ad aumentare l’informazione su questi temi.

  168. andrew scrive:

    ragazzi…Madmax mi ha fatto bere due bottiglie di prosecco con la zuppa napoletana e non sono piu’ in grado di leggere i commenti…

    comunque, qua a Lussino…3 ore di tennis la mattina e 2 di atletica il pomeriggio…

    Pesce e malvasia a volonta’…

  169. Elettra scrive:

    Roberto
    sembra la fotocopia della storia di Marta un pò meno cruenta.

  170. Archipedro scrive:

    Gus, citi la Cecoslovacchia… non è un caso che uno degli allenatori-pallavolisti che ho stimato di più si chiamasse Milan Slambor, olimpionico proveniente proprio da quella scuola. Introdusse moltissime innovazioni nella preparazione dell’allora nostra prima squadra, tra cui molte, a mio parere, di notevole spessore pedagogico. Lo stretching a coppie, ad esempio, e gli esercizi di rilassamento… che “costringevano” i giocatori ad aiutarsi tra di loro. Circuiti sempre a coppie, con carico naturale. Lui stesso, allenatore-alzatore, si responsabilizzava in rapporto alla salute dei giocatori ed era molto attento alla valorizzazione delle specificità tecniche. Mi allenai con Milan mezza stagione. Alla sua partenza subentrò un blasonatissimo tecnico FIPAV “nostrano”, con esperienze pseudonazionali. Quest’ultimo, dopo pochissimi allenamenti, mi stroncò per via dell’altezza. La “sua” squadra, visti i metodi hard, fu prima nel girone d’andata di serie A2 ma rischiò la retrocessione a fine d’anno. Ovviamente lui se ne andò subito dopo, sbattendo la porta… Ma io ero già con la mente all’università, e la cosa non mi diede alcuna soddisfazione…

  171. Archipedro scrive:

    Errata corrige: é di Federico la citazione :-)

  172. julien scrive:

    ma qualche risultato mai? In Italia ci sono 20 tornei junior internazionali, 200 giovani atleti che fanno i tornei, 400 genitori, possibile che in questa rubrica ci sia sempre solo teoria? Vedo con piacere che torna Stefano, almeno sentiamo qualche storia vissuta ma l’altro dell’ave maria dov’e’ finito? Doveva insegnarci come si diventa n.1…
    La teoria e’ una bella cosa ma quello che conta sono i tornei, fare le partite e possibilmente vincerne qualcuna, qui invece e’ tutto un: sta giocando il suo miglior tennis, ha grande talento, fara’ il full timer, il mentale e il subliminale…

  173. federico di carlo scrive:

    Julien,
    ti faccio notare che “sta giocando il suo miglio tennis e farà il full timer” sono parole scritte proprio da Stefano (Grazia) che più e più volte ci ha deliziato con le vicesssitudini del suo Nicholas. Prima di fare sparate a zero su tutto e su tutti leggi bene i posts e pensaci un attimo prima di scrivere. Se poi sei così interessato a leggere delle esperienze altrui presuppongo/immagino che anche tu farai parte di quella schiera dei 400 genitori o che vorresti far parte di quella schiera in quanto hai un figlio che gioca. Ripeto il mio appello: invece di chiedere sempre, cominciamo prima a dare……..

  174. federico di carlo scrive:

    Andrew
    “ragazzi…Madmax mi ha fatto bere due bottiglie di prosecco con la zuppa napoletana e non sono piu’ in grado di leggere i commenti…”

    Ed io che ti ritenevo uomo di saggi e nobili principi …..:-) Vengo invece a sapere che bastano una bottiglia di prosecco ed un piatto di zuppa per corromperti…..:-)
    Non ho parole ;-)

  175. Kill Bill '' il tranvato '' scrive:

    Roberto,
    la federazione recepisce a tal punto che quest’anno gli anni di inibizione per i tornei a squadre per chi cambia circolo è passata a due anni da uno che era l’anno scorso !!!!!! e la tassa è lievitata a €. 120,00.

    Ti voglio segnalare un altro assurdo sportivo, visto che è il periodo dei campionati regionali :
    mi hanno detto che la partecipazione ai campionati italiani di categoria , vale a dire i posti assegnati ai vari comitati regionali , non è proporzionale ai RISULTATI ma al numero di tesserati di quel settore di età.
    Finchè si ragiona ancora per ” numero di tessera ” e non per risultati dove vuoi che andiamo ?

    Il racconto di quel padre che hai segnalato è quello che avviene normalmente nei circoli e che abbiamo più volte raccontato.
    E Voi volete aumentare la base ?????? così nelle Sat invece che 10 per campo ne mettono 20 e il livello scende ancora.

    Perchè tanto stupore poi se quelli che vanno avanti a livello giovanile sono
    figli di maestri o ragazzini che hanno la fortuna di fare un’altro tipo di percorso ?

    E poi si assiste ai dibattiti televisivi dove alla fine la colpa è dei genitori che non hanno un educazione sportiva.

    Centri Estivi : per rilanciare i centri estivi si sta dicendo sul canale federale che finalmente il livello è tornato buono e che sono indicati a chi vuole giocare sul serio a tennis.
    In poche parole che fino all’anno scorso non era così.
    Se l’avesse detto un genitore ?

  176. federico di carlo scrive:

    X Elettra,
    si è ripresa Marta dall’infortunio? Come procede la stagione per lei?

  177. Elettra scrive:

    Federico
    la stagione di Marta per il momento non procede, prima gli infortuni, poi lo studio e gli esami a scuola (è stata promossa in terza liceo), ora di nuovo gli infortuni.
    Purtroppo, come tutti quelli che non hanno mai lavorato deve imparare a gestirsi ed ha la tendenza ad esagerare per cui andando sempre al 120% si fa male.
    Per esser più chiari, l’altro ieri doveva fare 4 ripetute da 1000 m e sulla prima ha abbassato di 6 sec. il suo tempo e poi ha deciso che non poteva scoppiare ed ha fatto le altre tre, di conseguenza è due giorni che non gioca per una contrattura alla schiena.
    Tornei ne ha fatti proprio pochini.
    Ha fatto il suo primo torneo internazionale in Slovenia ove è uscita al primo turno ed ha giocato il doppio con una potoghese per cui si sentiva molto internazionale, oltretutto era un grade II ed il fatto di non essere stata presa a pallate ha fatto morale..
    Gli altri tornei coincidevano con gli esami per cui non li ha fatti, poi tanto non è competitiva per cui non è che si sia persa un granchè.
    Ha fatto il campionato a squadre under 16 e si sono classificate per gli italiani ed ha fatto i mondiali scolastici, giocando abbastanza bene e vincendo quelle che poteva e doveva vincere, ha anche scoperto di rendere bene in doppio.
    Alterna momenti positivi in cui vince diverse partite a momenti negativi in cui perde tutto.
    Ma questo dipende molto dal fatto che essendo in piena crisi adolescenziale un momento si sente bella e brava e poi basta un nulla per farla andare in crisi.
    In compenso si allena sempre molto bene e con voglia.
    Adesso dopo i suoi allenamenti aiuta con i bimbi e la cosa le piace moltissimo e la gratifica, per cui è felice.
    Dal punto di vista tecnico è cresciuta molto, ma sembra che la maggiore disponibilità la metta un pò in crisi, nel senso che tenta sempre nuove strade e se è in buona procede tutto bene, ma se la giornata è no la stozzeresti.
    A proposito di mental alterna partite perfette a partite inguardabili e dal momento che a me si legge tutto in faccia evito di andarla a guardare, perchè del risultato non me ne frega nulla ma non sopporto i suoi sbalzi di umore.
    Il coach dice che è tutto normale e che l’anno prossimo andrà meglio, speriamo sia così e mi consolo perchè tutto sommato almeno non mi tocca litigare per non mandarla in discoteca.
    Forse ora farà qualche open, che fino all’anno scorso erano la sua attività prevalente, non so perchè ma al momento mi pare che abbia più voglia di allenarsi che di fare tornei.
    Per anni ha fatto solo tornei senza fare allenamento, quest’anno il contrario, magari l’anno prossimo troveremo un equilibrio.

  178. Mirko's scrive:

    Julien, comincia a dirci qualcosa tu, poi vedremo.
    Kill Bill, o chi lo sa, sapete per caso se hanno pubblicato da qualche parte le assegnazioni per i campionati italiani?

  179. Archipedro scrive:

    Se avessi una figlia quindicenne che sta attraversando una fase critica cercherei di farle capire che le giocatrici che hanno avuto exploit eccezionali a sedici anni si sono spesso dimostrate non delle vere campionesse ma delle giganti con le gambe d’argilla… Capriati, Hingis… percorsi da non imitarsi. Tra l’altro, nel contesto “mammone” del nostro paese, i giovani tendono a maturare una propria consapevolezza ed autonomia in ritardo, fenomeno non sempre negativo, rimanendo ad oltranza legati alla famiglia ed agli ambienti di provenienza. E forse, grazie anche a questa lentezza nello sviluppo agonistico, si dimostrano spesso longevi da un punto di vista tecnico ed atletico: emergono, si direbbe, alla distanza. Magari, nel frattempo, riescono anche ad aprire qualche libro…

  180. federico di carlo scrive:

    Ciao Elettra,
    ho spesso avuto modo di conoscere il comportamento di Marta attraverso i tuoi racconti e quelli di tuo marito. Da quanto leggo e per ciò che mi pare di capire (ovviamente corregetemi se sbaglio) Marta ha una grandissima volontà e voglia di applicazione che non riesce poi sempre ad applicare in partita per cui va un po a corrente alternata.
    Come hai scritto giustamente tu, ciò è dovuto all’età ad alla tempesta ormonale a cui si è soggetti. Avendo a che fare con i ragazzi ho trovato che è assai difficile consigliarli perchè in questa età sono molto permalosi; guai a toccare la loro autostima!!!!!!. Una parola sbagliata al momento sbagliato rischia di far saltare il rapporto di fiducia. Bisogna analizzare i fatti sempre a mente fredda, lontano dalla partita; analizzare sempre e solo i fatti non implicando la persona, far capire che il comportamento è naturale, ci può stare ma non produce risultati eccellenti. Ed allora bisogna fare qualche piccolo correttivo, prendere una strada un po diversa……
    Passiamo ora alla parte costruttiva. L’idea è questa: se Marta riesce a lavorare bene in allenamento con concentrazione, focus, energia facendo cose che le piacciono e la stimolano, perchè non modellare lo stesso comportamento in partita? Per fare ciò bisognerebbe farla lavorare sui processi e le modalità che usa in allenamento e farglienee attingerere automaticamente attraverso delle ancore nei momenti in cui ne ha bisogno durante la partita.
    Ho letto (con il sorriso fra le labbra) le tue parole che qualche volta vorresti strozzarla. Invito ad alzare la mano quanti dei genitori non abbiano almeno una volta avuto voglia di fare lo stesso a causa del comportamento dei propri figli in mezzo al campo!!!!!!!
    Un caro saluto a te ed alla tua famiglia

  181. andrew scrive:

    …ho smaltito il prosecco ma sono sempre di corsa…

    stamattina ho dato una lezione di vaffantennis a 4 ragazzini per pagare un debito con uno di loro, che mi aveva trovato il portafoglio che regolarmente perdo in vacanza…

    Intanto, madmax e’ sicuramente cambiato, si e’ fatto piu’ tranquillo (sempre relativamente), forte della consapevolezza di essere sulla buona strada.

    Ho avuto il piacere di giocare con sua figlia per 3 giorni e se avessi due lire quasi quasi la sponsorizzerei…

    In bocca al lupo a tutti i genitori e figli impegnati nell’under12 di trieste…

  182. Kill Bill '' il tranvato '' scrive:

    mirko’s
    sul sito fit a carte federali regolamento campionati individuali ho trovato questo :

    Art. 8 - Parametri di ammissione
    1. Ciascun Comitato regionale ha diritto di ammettere almeno un gio-
    catore ed almeno una giocatrice a ciascuna prova dei Campionati individuali di terza categoria e del settore giovanile.
    2. Il numero complessivo dei giocatori e delle giocatrici che ciascun
    Comitato regionale può ammettere ai Campionati individuali di terza categoria e del settore giovanile, compresi quelli indicati al comma precedente,è calcolato come segue:
    a) per il Campionato nazionale di terza categoria, in proporzione al
    numero delle squadre ammesse, per tale regione, alla fase nazionale
    del relativo Campionato a squadre:
    1) due maschi per ogni squadra maschile qualificata al tabellone
    nazionale della serie C;
    2) quattro femmine per ogni squadra femminile qualificata al tabellone
    nazionale della serie C;
    b) per i Campionati del settore giovanile under 16, under 14 e under
    12, in proporzione al numero delle squadre ammesse, per tale regione,
    alla fase nazionale del relativo Campionato a squadre:
    1) due maschi o due femmine per ogni squadra maschile o femminile
    qualificata direttamente al tabellone nazionale;
    c) per i Campionati del settore giovanile under 13 e under 11, sulla base
    della proporzione (x : 48 = a : b), in cui:
    1) “x” è il numero dei qualificati da ammettere al tabellone nazionale
    per ogni regione;
    2) “a” è il numero dei tesserati atleti della regione della medesima
    classe di età al 31 dicembre dell’anno precedente;
    3) “b” è il numero complessivo dei tesserati atleti della FIT della
    medesima classe di età al 31 dicembre dell’anno precedente.
    Art. 9 – Ammissioni senza qualificazione
    1. In aggiunta ai giocatori qualificati tramite le selezioni regionali, sono
    esonerati dalla selezione ed ammessi direttamente:
    a) a tutti i Campionati del settore giovanile, i giocatori e le giocatrici
    classificati di prima e di seconda categoria;
    b) ai Campionati under 16 i giocatori con classifica minima di secondo
    gruppo di terza categoria e le giocatrici con classifica minima di
    primo gruppo di terza categoria;
    c) ai Campionati under 14 i giocatori con classifica minima di quarto
    gruppo di terza categoria e le giocatrici con classifica minima di secondo
    gruppo di terza categoria;
    d) ai Campionati di terza categoria ed a tutti quelli del settore giovanile,
    i giocatori e le giocatrici eventualmente designati dalla Commis
    sione Campionati e classifiche, sentito il Settore tecnico nazionale.

    ma non sono riuscito a trovare il criterio di ammissione delle squadre per regione al campionato nazionale a squadre U .

    Da quanto sopra,ad esempio, visto che alla fase nazionale U 14 maschile del campionato italiano a squadre la mia regione ha diritto di partecipare con una sola squadra ne deduco che ai campionati italiani individuali U 14 maschili andranno in 2 . Più gli eventuali esonerati.
    Idem per gli U 16 maschili.

    Mi rimane il dubbio che se ne possa aggiungere 1 ( quello spettante ad ogni comitato regionale ) anche se la specifica ” compresi quelli indicati al comma precedente ” dovrebbe escluderlo.

    Gli U 11 e 13 vanno in base al numero dei tesserati di quel settore.

    Io l’ho capita così.

  183. Elettra scrive:

    Archipedro
    hai ragione ma la pazienza è una virtù sconosciuta per mia figlia, che si considera perseguitata dalla natura perchè dimostra due anni di meno ed è convinta che rimarrà così per sempre.
    Purtroppo gli ormoni non hanno il cervello per cui aspettiamo pazientemente prima o poi lo farà anche lei lo sviluppo e si renderà conto che con un fisico come il suo prima dei 18 non concludi nulla, ma in compenso se ti va arrivi seranamente a 40 anni.
    Io ero come lei ed i risultati li ho fatti tutti dai 20 ai 24, certo lo sport era diverso, ma prima io avevo la muscolatura, il fisico e di conseguenza anche la testa di una bimba e nella mia categoria di età tiravo con le donne.

  184. Archipedro scrive:

    Elettra, se la segui come stai facendo non vedo il problema :-)

    Declinerei ulteriormente il concetto di “muscolatura”, perché nel tennis c’è la particolare e complessa necessità di trovare l’equilibrio tra velocità, forza e resistenza sulla base delle caratteristiche genetiche, dello stile di gioco e delle personali attitudini all’allenamento.
    Forse è proprio per questo, perché determinate scelte nella preparazione non danno risultati immediati, che molti tennisti non riescono a puntare troppo sul fattore atletico, affrontando precocemente serie di tornei impegnativi senza avere tutti gli anticorpi necessari. I rischi sono elevati. Peraltro i risultati derivanti da un’accorta preparazione atletica settoriale possono essere evidenziati attraverso test (o gare) che non solo non fanno male all’autostima ma soprattutto consentono una lettura oggettiva degli incrementi di prestazione.
    In atletica vanno oggi di moda, a livello giovanile, cinque prove multiple: ostacoli, alto, lungo, giavellotto e corsa medio-veloce. Non è un caso che io abbia istintivamente iniziato proprio da queste discipline con il piccolo, che sono le più immediate e significative. In quel pentagramma si riassumono moltissimi dei parametri utili al monitoraggio dell’agonista che pratica altre discipline “terrestri”.

  185. Elettra scrive:

    Federico
    ti dimostri sempre di eccezionale sensibilità nel cogliere le sfumature di Marta, effettivamente è quello che stiamo cercando tutii di fare.
    Purtroppo, come tu hai evidenziato a quest’età sono eccessivamente permalosi e non comprendono che sbagliare una cosa non comporta necessariamente essere tutti sbagliati.
    Aggiungici una naturale superficialità nel giudicare quello che le accade e la tendenza ad archiviare le difficoltà come risolte la prima volta che le dice bene.
    E’ andata in Slovenia con un maesto che è tornato indicandola come esempio di comportamento costruttivo in partita, comunicandoci che dal punto di vista mental è fortissima ovvero lei rende il 50% in più di quello che vale dal punto di vista fisico e tecnico.
    Ha perso al primo turno contro una ragazzina Slovena nettamente più avanti di lei, ma la partita è durata 1 ora e mezzo e non certo a pallonetti, ovvero ben oltre le più rosee aspettative di chiunque.
    Due settimane prima aveva fatto un terza in cui il maestro che la accompagnava ci consigliava di rivolgerci ad uno psicologo.
    Trovi qualche valida alternativa allo strozzarla?
    Dal momento che non siamo stupidi ed ogni volta che Marta è chiamata ad un appuntamento importante non delude è evidente che è una questione di stimoli.
    In accademia stanno facendo una cosa molto intelligente, la tengono a giocare match con tutte quelle che la mettono in crisi, evitando accuratamente di farla giocare con quelle forti o con i maschi con cui si trova particolarmente a suo agio.
    Per cui gioca con ragazze più basse in classifica, forti ma più piccole di età, che rimandano tutto di là, che non le consentono di appoggiarsi, insomma tutte quelle che normalmente le fanno venire l’ansia perchè lei “deve vincere” quelle partite se vuole diventare una tennista.
    Quando perde la pazienza la fanno ridere e cercano di farle capire che lei non “deve vincere” ma deve giocare al meglio per cercare di vincere ed il suo meglio deve tenere conto delle difficoltà tecniche che sta affrontando in questo momento, non di quell’assoluto che esiste solo nella sua testa.
    Le stanno insegnando ad analizzare il suo gioco ed a ridurre i rischi e le stanno spiegando che essendo fisicamente piccolina ma potente ha imparato bene ad appoggiarsi ed è il motivo per cui gioca agevolmente con quelle più forti (ovviamente entro una certa misura) ma deve imparare a spingere usando il top e deve darsi il tempo di costruire la muscolatura per spingere e questo è il motivo per cui fatica con quelle che non le danno ritmo, insomma si incomincia a parlare di tennis e non di fantasie infantili.
    Mio marito sta cercando di fare quello che dicevi tu, ovvero ricreare in partita i meccanismi dell’allenamento costruendo con lei un metodo che le possa permettere di organizzare e gestire le situazioni prima ancora che si trasformino in ansie.
    Quando lei riesce a mantenere l’attenzione e la concentrazione sul match non ci sono problemi, sono le situazioni esterne che non gestisce.
    Grazie per la comprensione da parte di tutta la famiglia.

  186. federico di carlo scrive:

    Sai Elettra,
    in giovane età si vive molto alla giornata, si tende a superare gli ostacoli della vita sperimentando piuttosto che analizzando. Anche noi eravamo così: è l’età. I genitori, i maestri la scuola invece tendono a creare un metodo. Purtroppo spesso ne nascono conflitti. L’escamotage che stanno usando in accademia, di farla giocare con avversari che la mettono in difficoltà è estremamente valido. Occorre però trascorrere del tempo e fare in modo che sia perfettamente consapevole di quello che succede mentre gioca. Il mentale, il suo comportamento deve essere analizzato (video analisi)ed allenato esattamente come ogni altro colpo. Se non ha la consapevolezza del suo comportamento non riuscirà mai ad arrivare al comportamento incosapevole (unconsious confidence) dei professionisti di tennis. Insisto particolarmente sul mentale perchè stiamo parlando di tennis femminile. Faccio questa rilevazione perchè nel femminile il mentale conta mooooolto di più che nel maschile per due motivi principali: 1) essendo molto importante diventa un vantaggio competitivo essenziale; 2) le donne hanno un comportamento più condizionato dalle emozioni (ovviamente non vuole essere assolutamente discriminatorio dal punto di vista del sessismo ma è un discorso puramente generale) e dunque devono lavorare molto più degli uomini per ottimizzarla.
    Non sono molto d’accordo su quel “deve vincere”. Un tennista non può sapere se l’esito del suo sforzo sarà una vittoria o una sconfitta. Il concetto di vittoria produce pressione su un tennista mettendogli quella che tecnicamente si chiama “ansia da risultato”. L’ansia è un’emozione e deve essere tenuta lontano dal campo da tennis. L’approccio ideale è quello di giocare punto dopo punto facendo quanto stabilito da un game plan. Se gioca concentrata e determinata, la vittoria arriva come una conseguenza. Può anche capitare che ciò non basti per vincere se gioca con un avversario che è in giornata o che è più forte. Vincere o perdere non dipende completamente da noi ed è un processo che non possiamo determinare. Ma quando fa del proprio meglio, anche se alla fine perde, di cosa può un allenatore o un genitore rimproverare il proprio figlio/atleta?
    Il vincere e il perdere non sono determinabili esattamente come non lo sono un’interruzione per pioggia, la presenza dei propri genitori alla partita, la decisione errata di un giudice di sedia, il vento ecc. Marta deve imparare ad assentarsi, a disconnettere la parte vigile del cervello ed entrare in trance. Io sono sicuro che con l’aiuto Vostro e dei suoi maestri Marta potrà arrivare a questi livelli perchè l’impegno, la sua dedicazione e pervicacia, l’amore che nutre per il tennis sono l’auspicio migliore per superare tutti gli ostacoli sulla strada del successo.

  187. Archipedro scrive:

    Abbiate pazienza con me… :-)

    Jack London in Zanna Bianca dedica ad un uomo braccato dai lupi, che ha già perso i cani da slitta ed il compagno, questo passo:

    “Mentre ammucchiava la legna sul fuoco, involontariamente cominciò considerare con interesse il suo corpo, quel corpo a cui non aveva mai badato gran che. Osservò il movimento dei muscoli, ed esaminò con ammirazione l’agile meccanismo delle dita. Alla luce del fuoco, piegò lentamente, ripetutamente le dita, una alla volta, poi tutte insieme, ora allargandole, ora stringendole rapidamente. Studiò la struttura dell’unghia, e si punse i polpastrelli, controllando la reazione dei nervi. Questo lo affascinò, e cominciò a provare una gran tenerezza per quel suo corpo che lavorava in modo così stupendo, regolare,delicato. Poi gettò uno sguardo spaurito sui lupi che lo circondavano, aspettando… E come una folgore lo colpì il pensiero che quel suo corpo stupendo, quella sua carne viva, non sarebbe stato altro che un pezzo di carne qualsiasi, un pasto per quelle bestie ingorde; un pezzo di carne che le loro zanne fameliche avrebbero dilaniato e lacerato a brani e che per loro sarebbe stato un cibo qualsiasi, come per lui un alce o un coniglio”.
    Ogni allenatore, ma genitore fa lo stesso, le dovrebbe avere ben in mente, quando si trova di fronte a dei giovani che non comprendono a fondo la propria straordinaria natura. Questi bambini devono imparare ad amarsi e a rispettarsi, prima che la dopata società dell’apparire in cui viviamo li convinca, da fragili adolescenti, a farsi manipolare corpo, mente ed anima…

  188. Mirko's scrive:

    Grazie Kill.

  189. Elettra scrive:

    Federico
    il “devo vincre” e “devo fare il positivo” sono condizionamenti di un malinteso senso dell’agonismo che non abbiamo mai condiviso, ma purtroppo ed a volte per fortuna i figli non frequentano solo noi e non sempre è agevole accorgersi per tempo di determinate storture.
    Come te pensiamo che se uno è più forte e gioca al meglio farà necessariamente bene, se poi perde vuol dire che è più bravo l’altro.
    Questo vale anche per quando non sei in forma, se l’altro vince è più forte, punto.
    Torni a casa e lavori.
    Da lì discende anche la convinzione che la tenuta mentale sia questione di dote innata, ora incomincia a capire che tutto è frutto di un lavoro.
    Ad un certo punto date le ultime intemperanze riteneva di non avere il carattere giusto, in realtà analizzando i suoi match oggi si rende conto di avere un eccesso di aggressività e di carica agonistica proprio perchè è dominata dalla sua parte emozionale e non da quella razionale.
    La prova è che quando è molto concentrata resta sul pezzo, quando si rilassa o è distratta dalle sue emozioni è un disastro.
    Aggiungici un esasperato perfezionismo, per cui non basta vincere ma bisogna giocare bene e non sbagliare tecnicamente i colpi, un movimento o un timing sbagliato sul diritto per lei equivale a riperdere il diritto.
    Ha uno standard assoluto che può fare la differenza in termini di stimoli a patto che esca la sua parte migliore e non quella peggiore e deleteria.
    Ovviamente l’allenamento intensivo ha esasperato il tutto, perchè ritenendo di non dover minimamente lavorare sul piano mentale ed investendo tutte le sue energie sull’allenamento tecnico e fisico si aspettava un’esplosione di risultati a suon di pallate.
    Nella sua visione infantile e romantica della cosa non aveva considerato nè il tempo necessario ad assimilare e condizionare la tecnica, nè il tempo di farsi un fisico ed una muscolatura.
    Oltre ad una visione di gioco decisamente poco incline alle fasi interlocutorie e che ovviamente aumenta in modo esponenziale i rischi.
    Poco tempo fa, in una delle rare occasioni di confronto sul ritmo, ha giocato con una maestra che è un II categoria ed hanno fatto punti.
    Ovviamente tutto bellissimo ed ad altissimo livello (sempre in proporzione ai suoi mezzi non a quelli dell’altra), alla fine dei punti la maestra le faceva notare che forse non scegliendo sempre la soluzione più complicata e rischiosa rischiava anche di vincere ai punti.
    La risposta è stata si lo so, ma io quella facile non la vedo sarò costretta a tenere dentro queste o smettere.
    Ovviamente si lavora molto anche su questo.

  190. Elettra scrive:

    Archipedro
    temo che l’unico rischio che non corriamo con nostra figlia sia quello della manipolazione è certamente più incline a porsi fuori e contro , nel suo caso sono più preoccupata che prenda contatti con la realtà e smetta di credere negli assoluti che affollano solo la sua immaginazione.

  191. nicoxia scrive:

    Elettra,avevo descritto una partita di mio figlio facendo notare l’alternanza del bel gioco a dei cali di concentrazione che gli facevano sbagliare i fondamentali,avevo attribuito all’adolescenza queste distrazioni,ma forse erano causate dall’accellerazione di informazioni che abbiamo dovuto inserire per colmare il gap con i suoi coetaeni,avendo anche lui iniziato tardi il percorso.Ci siamo fermati e stiamo dando alla mente il tempo di metabolizzare le informazioni,senza aggiungerne di nuove,a distanza di un mese secondo me i risultati si iniziano a vedere.Le ultime due partite sono state ottime pur avendone persa una 6 3 6 0.

  192. Elettra scrive:

    Nicoxia
    a proposito di quel che dici proprio oggi la sua maestra le ha spiegato che è normale essere in tensione in match, prima non sapeva fare nulla e faceva solo del suo meglio, mentre oggi deve fare delle scelte ed è cambiato il suo modo di giocare avendo a disposizione diversi colpi deve solo darsi il tempo di riorganizzare il tutto.
    Quanti anni ha tuo figlio?

  193. andrew scrive:

    l’oselin de la comareeee…. oppure … Osteria numero ventiiii…..

    ebbene sì, il vaffantennis è tornato in patria dopo una fruttuosa tournee in Croazia, dove si è svolta una Colonia vaffantennistica “pietrangeli-free” aggratis, non sponsorizzata dal comico Max Giusti.
    COLONIA, per rispetto alla lingua italiana
    VAFFANTENNISTCA, perché si è praticato il vaffantennis
    PIETRANGELI-FREE, perché non c’era Pietrangeli
    AGGRATIS, perché il vaffantennis era gratuito
    NON SPONSORIZZATA DAL COMICO MAX GIUSTI, perché, anche avvedutamente, Max Giusti non ci ha dato una lira e, inoltre, non gliela avevamo neppure richiesta.

    Ma, bando alle ciance, passiamo a descrivere ciò che questa Colonia ha contribuito ad apportare nel bagaglio d’esperienza di un bambino di 11 anni appena compiuti e di un “adulto” di 43 non ancora compiuti.

    1. Sia Io che Alessandro abbiamo potuto vedere all’opera una mini-professionista, ossia la figlia di Madmax, che si è allenata nei vaffcourts in cemento crepato, tra l’oleandro e l’elicriso, con ammirevole serietà e costanza.

    2. Alessandro, giocandoci contro, ha potuto toccare con mano che una bambina di 10 anni non gli ha consentito, con il suo gioco aggressivo, di prendere una sola volta l’iniziativa. Io, modesto 4.2, giocandoci contro, ho potuto toccare con mano che con una bambina di 10 anni, se non sapessi fare il back di rovescio e un po’ di servizio, potrei già perderci.

    3. Alessandro ha persino svolto una sessione pomeridiana di atletica, ma ha saltato le successive. Io ho saltato anche la prima.

    4. Alessandro ha concordato con Madmax, che giudica negativamente il CCV. Io, ascolto le critiche, ma sono ancora dalla parte del CCV.

    5. La Colonia è proseguita dopo la tre-giorni con Madmax. Chiaramente, non sui binari ferrei precedenti. Alessandro ha giocato con me qualche set, ha giocato una bella partita con un altro ospite dell’albergo perdendo 63 63 ma impugnando una racchetta Spalding anni 80 con una corda rotta ma comunque giocabile. Al chè mi è venuto un dubbio: o è un genio o è un deficiente. Forse, più semplicemente, non è molto concentrato sul tennis.

    6. La parte atletica dei giorni successivi è consistita in passeggiate nella macchia mediterranea per raggiungere le coste, tuffi e nuotate. Molto bello un sentiero di 30 minuti in salita e 30 minuti in discesa, dove ho provato a farmi seguire da Alessandro con la tecnica dei passi saltellanti da pietra in pietra con appoggio sulle punte dei piedi. Tuttavia, dopo 3 minuti, rimanevamo soli io e il cane (che stranamente non ha mai morsicato Madmax ma solo la figlia e la moglie).

    fine prima parte….

  194. andrew scrive:

    inizio seconda parte…

    Ieri pomeriggio, tornando a casa e visto che StefanoGrazia-Atti-ClaudioTN si erano incontrati a Bassano il giorno prima senza aspettarci (brutti bastardi!!!), ci siamo fermati a Trieste per vedere il torneo u12.

    Credo che aver visto in azione dei suoi coetanei più “sviluppati” nonché aver annusato un po’ di ambiente agonistico internazionale abbia avuto un certo effetto su Alessandro, se positivo o negativo o entrambi, ancora non lo so. Tuttavia, mi ha chiesto di tornare ad allenarsi, anche se devo capire quale ragione lo ha mosso.

    Comunque, fendendo con il macete la coltre di spocchiosità già conculcata in molti dei nanetti presenti, siamo entrati con il cane che, essendo femmina e venendo da un viaggio di 2 ore e mezza, si prestava molto bene a chiazzare con l’urina la verde erba del circolo.

    Il circolo era pieno di bimbetti saltellanti che fuori dai campi si divertivano tra loro, di borsoni da 9 racchette che parevano muoversi da soli con berretto e scarpette, con qualche coppia di soci che regolarmente non sapeva chi stava giocando la partita che guardavano.

    I campi invece erano pieni di mini-giocatori già alle prese con idiosincrasie varie, manie di persecuzione, comportamenti indotti o drogati, di tutto un po’. Interessante quel bimbo italiano che, rotte le corde della racchetta, si dirige al borsone strapieno di racchette, estrae una matassa e depone racchetta da incordare e matassa sui gradoni esterni. Immediato scatto del padre-allenatore che, con corsetta e fare da lacché dignitoso, giunge dalla parte opposta, preleva il tutto e sparisce.
    Un patetismo che nel 2009 fa quasi tenerezza e che mi ha ricordato di quando facevo sci e c’erano alcuni genitori che arrivavano dalla pianura con gli sci da gara dei figli appositamente sciolinati (gli sci) e che regolarmente (i figli) vedevano solo le code dei miei roy-ski arancioni dalle lamine rigate e dal fondo abrasivo.

    Alla prossima…

  195. Stefano Grazia scrive:

    Saluti da Porto San Giorgio dove ho finalmente rivisto Quinzi e non ho saputo resistere alla tentazione di scrivervi che e’ effettivamente alto 175 (e pensare che l’anno scorso quando mia moglie scrisse che era piu’ di 160 ci fu una sollevazione popolare…)Ho parlato col padre che mi ha detto che lui si sta allenando a PSGiorgio con un gruppo di argentini ma che,essendo cliente IMG, ad agosto tornera’ per tre mesi alla Bradenton, ovviamente suppongo spesato. E’ comunque un Pianeta a parte, scriviamolo subito.
    Con Mad Max in quel di Trieste pensavamo di scrivere un Post in comune (col nick Mad Doc o Sub Max o Mad Grace) ma poi c’erano troppe cose da fare…tutti e due abbiamo scoperto un po’ di nostalgia del blog, soprattutto scoprendo che diverse persone ci venivano a dire che ci leggevano o ci avevano letto e come mai avevamo smesso…Onestamente indietro non si torna, nel senso che la parte cosi’ personalizzata non puo’ piu’ essere ripresa per le ragioni gia’ esposte e facilmente comprensibili, ma conto di scrivere presto un nuovo articolo introduttivo dal titolo Genitore Senza Piu’ Figlio col quale piu’ che raccontarvi di mio figlio vi faro’ parte delle considerazioni che girando per la prima volta per Tornei Eta in Italia mi son affiorate alla mente. Con Mad Max continuiamo ad andar d’accordo su tutto all’85% e a battibeccare furiosamente sul restante 15% (tanto e’ vero che una sera si rifiutava di parlar di tennis) ma confesso che e’ quasi piu’ importante quel 15% di contradditorio perche’ ad andare a veder bene, il giorno dopo ognuno dei due ha sempre aggiunto alle sue posizioni qualcosa dell’altro.Ma ve ne parlero’ piu’ profusamente nell’Articolo che conto di scrivere in questo week end di mare.Voi intanto continuate cosi’ che andate bene (ma non abbiate paura di volare basso e di toccare i temi terra terra, perche’ a sentire in giro i genitori dei bambini al torneo, sono quelli che interessano di piu’… )
    Andrew! Ci siamo visti con Atti a Padova (dopo un pellegrinaggio che mi ha molto commosso nell’area Sacra Famiglia dove ho vissuto dal 62 al 69) mentre sei ancora in tempo per il meeting con Claudio Tn in occasione della nostra salita a Runnigg…
    Federico! Noi siamo all’Hotel Bellavista (in collina) e a prescindere dai risultati credo che resteremo almeno fino a lunedi’ onde evitare il traffico dopodiche’ contiamo di fare un salto alle Grotte di Frasassi e forse anche al Castello di Gradara, giusto per non parlare solo di Tennis.

  196. Achipedro scrive:

    Sulla pagina della Repubblica on-line di oggi c’è un articolo interessante…

    http://www.repubblica.it/2009/01/sezioni/scienze/cervello/cervello-sport/cervello-sport.html

    interessante nel senso che è interessante pensare che un simile articolo possa occupare una pagina di Repubblica.
    Tra gli sportivi d’altissimo livello, che vincono senza sapere il perché, chi li allena, che studia i perché astrattamente, e chi ci costruisce sopra del “giornalismo“ raccapricciante (penso a quel nostrano minus habens del bar dei rutti), esiste evidentemente ancora un vuoto. Nel mezzo. Fatto d’ignoranza. Navigare quotidianamente in quest’iperurania d’idee confuse ci spinge ad avere fiducia nel valore del nostro umile lavoro… Se alleni un bambino cresci ed impari assieme a lui. Seru-tituli, a pensarci bene, può diventare un bel vantaggio… seru-perdite-di-tempo…

  197. Archipedro scrive:

    Andrew, tra i 50.000 euro/anno per l’academy dei tuoi sogni ed il costo d’una racchetta decente c’é una via di mezzo. Se mi consenti ne regalerei volentieri una al tavernicolo. Così magari si toglie la “soddisfazione” di battere una di quelle tue U12 mini-professioniste…

    p.s. Non ci vuole molto, credimi, ce la puoi fare anche tu… :-) brandisci la racchetta come una padella e tira palle alte e profonde… stesso sistema per il servizio, ma anche una palla dritta e forte va benissimo…

  198. Mauro scrive:

    Grande reportage Andrew e soprattutto come al solito molto spiritoso. Purtroppo però come appunto hai notato dalla figlia di Max, per rientrare nello spitito di questo blog, se nello sci ti sono bastati gli attrezzi dalle lamine rigate e dal fondo abrasivo, nel tennis putroppo non basta , ma occorre tanta forza di volontà, abnegazione ed grandi possibilità economiche, tue o di altri.
    Comunque per la cronaca il più grande sciatore di tutti i tempi è stato un cittadino……………sigh…….
    Ho iscritto mia figlia allo stage di Sartori che si terrà a Caldaro dal 12 al 17 luglio, batta un colpo chi ci sarà.

  199. Federico Di Carlo scrive:

    Cara Elettra,
    ho assistito ad una quantità innumerevole di incontri giovanili in cui gli atleti giocano il primo set in uno stato mentale di grazia ed al primo cambio di campo, quasi che si fossero svegliati da una favola troppo bella vanno in confusione totale a causa di “consapevolezza” ed “iper criticità” ed il match viene irreparabilmente compromesso. Il voler raggiungere la perfezione è un’ottima motivazione all’apprendimento ed al miglioramento in allenamento. L’iper criticità su un colpo non eseguito bene in partita in cui l’atteggiamento mentale deve essere unconscious, è contro producente perchè induce l’atleta in uno stato mentale di vittimismo che può facilmente innescare un processo di demoralizzazione ed insicurezza nei propri mezzi. C’era un ragazzo che allenavo che aveva la tendenza a commettere molti doppi falli. Alla fine della partita li ricordava uno per uno ed ogni volta che si apprestava a fare un secondo servizio gli veniva un po di braccino. Durante una partita ho contato statisticamente tutte le seconde di servizio ed ho aspettato poi l’esito della partita. Il giorno successivo abbiamo parlato a freddo del match. Ovviamente LUI non ha potuto evitare di parlare del problema con le seconde elencandomi tutti i doppi falli. Allora gli ho chiesto se aveva idea di QUANTE seconde aveva tirato e quale fosse la statistica di seconde ben giocate e punti conquistati. Gli ho dimostrato che i doppi falli statisticamente erano in percentuale assai meno dei punti conquistati e che il problema esisteva soltanto nella sua mente. Abbiamo focalizzato l’attenzione sulle buone seconde e cambiando il suo approccio mentale al colpo ha deciso autonomamente (in verità l’ho indotto senza che lui se ne accorgesse)di lavorare al suo atteggiamento mentale generale in campo. Per evitare questi inconvenienti è assai importante far notare a Marta non solo il suo comportamento tennistico ma anche a quello verbale e non verbale (postura, camminata, respirazione etc). Deve iniziare a capire che la mente influenza il corpo e viceversa. Così come si allena e mette in pratica in partita un colpo, così deve fare per il mentale. Mettere a fuoco un elemento ad ogni match e quando lo ha assimilato procedere al successivo, con impegno e determinazione.
    Buon fine settimana

  200. andrew scrive:

    Grazie archipedro…ma ha già una racchetta. Solo che la sua la stava usando un altro bambino e allora ne ha presa una dal bar della piscina…

    Guarda che, come ti ho scritto nel forum del mio sito, ho trovato un altro bambino di 7 anni completamente ambidestro, da far concorrenza a Mati…

    Mauro…

    se accompagni tua figlia, passa a Bassano per una sessione di vaffantennis…

  201. Pinot scrive:

    x mauro
    Ho iscritto mia figlia allo stage di Sartori che si terrà a Caldaro dal 12 al 17 luglio…

    dove trovo i riferimenti dello stage?
    grazie

  202. Stefano Grazia & Federico Di Carlo eccezionalmente insieme... scrive:

    … vi salutano da Porto San Giorgio!
    Siamo alla Vela, un ristorantino sul mare a 200 metri dal Circolo …

  203. Mauro scrive:

    Grazie per l’invito Andrew.

  204. Federico Di Carlo scrive:

    Bella giornata di tennis trascorsa ieri a P.S.Giorgio insieme a Stefano, Gabri e Nicholas. Sempre straordinario vedere genitori così appassionati infondere le proprie energie per la più auspicabile riuscita dei figli. Situazione non dissimile vissuta per molti dei genitori presenti al torneo. Soddisfazioni ed arrabiature, gioie e dolori. Sarà una generazione ingrata e buttata al vento se non saprà approfittare delle opportunità offerte da questi genitori straordinari. Mi veniva in mente un detto che ripetono spesso i contadini delle mie parti “Spesso Dio da il pane a chi non ha i denti ed i denti a chi non ha il pane”.

  205. Mauro scrive:

    Pinot, su “Tennis Italiano” di luglio, penultima pagina. Ci si vede lì allora.

  206. Pinot scrive:

    x Mauro

    Purtroppo no. Si parte dai ‘99 ed il mio è ‘00.

  207. Archipedro scrive:

    Ah, mai prestare la racchetta al bambino che passa… Altrimenti s’illude di poter giocare a tennis senza essere ricchissimo… :-)

  208. Gus scrive:

    Ciao a tutti,

    scrivo tra i G&F un post da appassionato quale ritengo di essere, perché nei luoghi del sito che dovrebbero essere deputati allo scopo c’è sempre troppo “tifo” per i miei gusti. Qui mi trovo più a mio agio e trovo maggior equilibrio e moderazione.

    Volevo scrivere un paio di appunti sulla finale di ieri, ma in generale sul torneo e sul tennis.

    Uno sul crinale su cui corre il tennis maschile di vertice e cioè tra uno sport estremamente spettacolare e uno discretamente noioso. Il secondo sui commenti di Sky della coppia Clerici-Tommasi.

    Io credo che nei prossimi mesi (non anni, mesi) qualcuno debba decidere che tennis vuole e cosa fare per evitare che i tornei più importanti del mondo tornino ad essere, come qualche anno fa, uno scontro tra titani al servizio che sarà anche un esercizio divertente per chi lo fa, ma diventa di un noioso non trascurabile per chi lo guarda.

    Poiché le cronache riportano che il campo a Wimbledon è stato rallentato, direi che quindi l’imputato n°1 sono le palle che erano evidentemente troppo veloci e l’andamento del torneo e dei grandi servitori mi pare sia lì a testimoniarlo.

    Alla fine ieri è stata una partita emotivamente valida, ma dal punto di vista spettacolare cosa si è visto?

    Raramente si è andati oltre l’uno-due. Sarei curioso di vedere quanti punti sono stati giocati con più di 5 scambi. Insomma rispetto all’anno scorso direi un livello di spettacolarità (non parlo dal punto di vista tecnico, perché anche il servizio è un colpo tecnico, ma è chiaro che con palle iper-veloci, viene aiutato) decisamente più basso. Alla fine il tennis è anche veder scambiare, l’astuzia, la tattica, la corsa, la fatica ecc.ecc.

    Avevo già avuto qualche indicazione a Parigi dove la terra era “veloce” e infatti abbiamo visto emergere anche lì alcuni grandi servitori.

    Spero che qualcuno dia un po’ di equilibrio e stabilità allo spettacolo (anche perché di Wimbledon ce n’è uno solo) prima di tornare ad incontri in cui vincono giocatori con un servizio devastante aiutati da campi e palline iper-veloci.

    Almeno a me, quel tennis non piace poi molto.

    Il commento TV: come ho già detto altre volte Clerici io l’ho sempre considerato un commentatore estremamente sopravvalutato, anche discretamente maleducato, sicuramente molto presuntuoso (basti sentire i toni con cui si rivolge sempre a tutti i registi del mondo). Tommasi lo trovo all’altezza, ma trovo che oggi si debba allontanare dal collega che è veramente noioso e che induce ad abbassare il volume. Sky ha veramente ottimi cronisti/tecnici, che lasci spazio agli altri.

    Gus.

  209. Elettra scrive:

    Gus
    Quanto ai commenti Clerici Tommasi ho scritto anche sul blog della federazione che quando si scambiano le tenniste per conigliette è ora, anzi è già passato da un pò il momento utile per andare in pensione con dignità.

  210. federico di carlo scrive:

    Ciao Gus,
    la finale del torneo maschile sarà stata sicuramente moooooolto noiosa ma per arrivare a quei livelli di noiosità in cui due tennisti come due pugili sembrano darsele di santa ragione senza che qualcuno dei due sembri poter sentire stanchezza, fame e sete ci vuole un’intera vita di sacrificio ed ore passate su un campo da tennis.
    Mi veniva in mente le immagini del mio scricciolo di 10 anni lanciata per la prima volte nell’agone a giocare con una bambina di 2 anni più grande in un torneo nazionale, incontro ad umiliazioni pesanti pur di fare esperienza. E la vedi piangere al cambio di campo perchè nonostante dia tutto quello che ha sa benissimo comunque di essere impotente in una tale situazione.
    E noi siamo li, davanti ad un televisore a provare noia per dei mostri che hanno venduto l’anima al diavolo per raggiungere questi risultati………

  211. francesco scrive:

    Forse la noia deriva dal fatto che i due finalisti non lasciavano trapelare nessuna emozione , come due giocatori di poker cercavano di scalfire la difesa dell’avversario
    Questo è il tennis ad alto livello , se le emozioni venissero esternate , la noia diminuirebbe ma il rendimento sarebbe compromesso dall’eccesso di adrenalina , la scioltezza diventerebbe rigidità
    Io non mi sono per niente annoiato , anzi dalle riprese televisive si vedeva l’occhio di tigre in entrambi , nessuno voleva mollare la preda
    Il tennis è un gioco Killer , se non hai l’istinto omicida non si arriva da nessuna parte

  212. Kill Bill '' il tranvato '' scrive:

    Federico Di Carlo,
    ma è proprio necessario mandare una bambina di 10 anni a giocare con una di 12 per fare esperienza ?
    Voglio dire siamo sicuri che fare una partita in cui si è impotenti serva realmente a qualcosa ?
    Se perdi lottando è un conto ma prendere 60 60, giocando tra l’altro sempre in difesa , che senso ha ?

  213. Stefano Grazia scrive:

    Vorrei attirare l’attenzione dei Genitori e di Roberto Commentucci su due articoli: uno,apparso sull’ultimo Tennis Italiano, e’ la Lettera della madre di Cipolla a Rino Tommasi e per quanto possa capire le motivazioni del Grande Rino, non nascondo che sono rimasto toccato e commosso (in pratica sono le stesse argomentazioni che di volta in volta stancamente ripropongo ogni qual volta la discussione sulla Pochezza dei Tennisti Italiani (ma anche sul Goat o su Questo o Quel Giocatore/rice) degenera in chiacchere da Ultras o da Bar). Meriterebbe di essere riproposta sul Sito con l’eventuale Difesa del Grande Giornalista (che secondo me in questo caso farebbe bene ad accusare ricevuta e soprattutto a concedersi un po’ di riflessione e autocritica: lo facesse, ne uscirebbe ai miei occhi ingigantito). Approffitto per dire la mia su Clerici: da tempo suo fervido ammiratore, possessore di tutti i suoi libri e di ben 5 edizioni de 500 Anni di Tennis, propugnatore da tempo della teoria che un incontro di tennis fra due merdine lo guardavi lo stesso per goderti il Commento del Magico Due e ancora convinto che molto spesso certe affermazioni che ai piu’ paiono offensive in realta’ sono solo dettate da un po’ di ironia e autoironia, DEVO PERO’ RICONOSCERE (e chiamo Marcos a darmi il suo parere) che i miei ricordi risalgono a 20 anni fa…Sentiti alcuni minuti in questi giorni (e letto alcuni articoli dello Scriba negli ultimi giorni,in particolare l’ultimo su Federer che sarebbe il piu’ grande solo dell’ultimo decennio-si, vabbe’, ma che pedante, Dottor Clerici!!!!), devo ammettere che i due sono diventati un po’ indisponenti…Troppo compiaciuti, troppo consci, troppo snob, troppo pretenziosi e superiori….Ahime’, bisogna riconoscerlo…un po’ di autocritica farebbe bene anche a loro.
    IL SECONDO ARTICOLO che voglio proporvi me lo suggerisce invece il grandissimo ADC (Avec Double Cordage) e ve lo ripropongo in Inglese qui sotto. In pratica sostiene che non ci sono Coaches o Maestri che tengono ma che sono solo i GENITORI a creare il Campione. Purtroppo, si tratta di Genitori Maniaci ma il Campione, ahime’, puo’ nascere solo da loro, la Storia lo Insegna. (Non lo dico io, lo dice l’articolo.Federer forse ne e’ l’eccezione ).Non avendo il tempo (e la voglia: studiate l’inglese comunque se volete fare di vostro figlio un campione!) vi traduco solo l’ultimo paragrafo:Non e’ un caso che tre dei peggiori genitori dello sport secondo un classifica redatta dall’ESPN provengano dal tennis(Dokic, Pierce, and Peter Graf). La triste verita’ e’ che per produrre un altro Andre agassi o Venus Williamsnegli US, bisognera’ che un altro pazzo genitore riesca ad entrare in quella Top Ten. Nella sua ricerca di sviluppare una nuova generazione di campioni sara’ bene che l’USTA non dimentichi le parole di Robert Lansdorp, the former coach of Sampras and Lindsay Davenport. “Il Principio di base e’ lo stesso:ogni giocatore che ce l’ha fatta in questo gioco, americano o straniero, ce l’ha fatta per i Genitori che erano dietro di lui/lei”(Every person who has made it in this game, Americans or foreign, it has been the parents who were behind it).
    Sono buono, vi traduco anche il penultimo paragrafo che e’ ancora piu’ significativo: Il successo di Coaches che hanno imparato a giocare da soli (per es Williams, Capriati, and Bollettieri—che non ha preso in mano la racchetta fino a che non entro’ al College) dimostra che l’insegnamento del tennis non e’ prerogativa solo di rinomati guru o di ben strutturate organizzazioni. Il Tennis consiste solo di un pugno di colpi base e strategie. di conseguenza Genitori che non si azzarderebbero ad insegnare, per esempio, il Golf, possono leggere qualche libro, guardare qualche video e comunque dare ottimi consigli tecnici.consists of only a handful of basic strokes and strategies.Cio’ che separa i migliori giocatori dagli altri NON e’ un insegnamento superiore. E’ solo una DEVOZIONE MANIACALE (What separates the best players from their peers isn’t superior teaching. It’s maniacal devotion.).
    Qui io mi trovo abbastanza d’accordo: in parole povere un Genitore Appassionato e’ 10, 100 volte meglio di un Coach Scoglionato. resto dell’idea che il compito del Genitore sia comunque quello piu’ del Manager (cioe’ deve essere in grado di nteragire con un Team di Esperti e fungere da Collante fra di loro. Supervisionare, interagire, comunicare…e poi magari anche scendere in campo per un po’di volume e di rifiniture. Ilfatto che il mio metodo non abbia finora dato eclatanti risultati negli ETA e’ puramente secondario: da un puno di vista tecnico non ho visto nessuno giocare meglio di mio figlio…semmai sono tutti piu’ solidi mentalmente, piu’ pazienti, piu’ esperti, piu’ abili nei colpi interlocutori. E comunque anche per questo mio figlio entrera’ come Full Timer in una prestigiosa Academy, per fare esperienza e per migliorarsi. Ma anche questa e’ solo un’altra mossa (strategica) di un Genitore appassionato.
    Ecco comunque l’Articolo completo inviatomi da ADC:
    Wanted: Insane Tennis ParentsThe only way to end America’s Grand Slam drought.
    By Huan HsuPosted Tuesday, June 2, 2009, at 11:37 AM ET
    With Andy Roddick’s loss at the French Open on Monday, American men have now failed to take the title in 22 straight Grand Slam tournaments, extending the longest dry spell in U.S. tennis history. This stretch of futility, coupled with a dearth of young talent on the women’s side, prompted the United States Tennis Association to overhaul its player development system last year, introducing a host of initiatives such as regional residential training centers, a new roster of national coaches to scout and train prospects, and an increased budget (upward of $100 million over the next 10 years). The plan is comprehensive and ambitious, intended to produce the next Andre Agassi, Pete Sampras, and Venus Williams. Unfortunately for the USTA, national organizations with comprehensive mission statements don’t produce tennis champions. Crazy tennis parents do.
    Consider the Williams sisters. As the story goes, their father, Richard, upon learning of the lucre that women’s tennis offered, decided to make his next two kids into tennis pros. That his wife, Oracene, didn’t want any more children was a minor obstacle—he simply hid her birth-control pills. He taught himself the game, coaching his protégés on rotten courts where their sessions were sometimes interrupted by gunfire before shipping them to a Florida tennis academy for refinement. While his girls racked up Grand Slams (17 singles titles and counting), he made headlines with his histrionic antics at tournaments, erratic ramblings, and general weirdness—he insisted on meeting his daughters’ first hitting coach at a public carwash because he believed the FBI had bugged his car and house.
    Obsessive, overbearing, and downright insane parents are not a new phenomenon in tennis, nor are they uniquely American. Frenchwoman Suzanne Lenglen was the product of a taskmaster father who withheld jam for her bread if she practiced badly. Under Daddy Lenglen’s tutelage, and occasionally fortified with the cognac-soaked sugar pieces he provided during matches, Lenglen won 31 Grand Slam titles between 1914 and 1926. In 2000, Jelena Dokic’s father and coach, Damir, who has admitted to hitting Jelena (”for her sake”), achieved three legs of an ignominious Grand Slam, getting ejected from the Australian Open, Wimbledon, and the U.S. Open. Since Jelena cut ties with him, he’s threatened to kidnap her and drop a nuclear bomb on Australia, where his daughter now lives. Maria Sharapova’s father, Yuri Sharapov, is currently so reviled for his cheating (blatant coaching during matches) and belligerence (making a throat-slitting gesture from the stands) that Anastasia Myskina refused to play in the Federation Cup if her countrywoman was named to the Russian team.
    Why are so many tennis parents unhinged, and why are they so successful at incubating talent? While sociopathy—the utter lack of a conscience—undermines a society, it happens to be really useful on court. Florida-based sports psychologist John F. Murray likens the stress of the game to combat, and the late David Foster Wallace once wrote that tennis “is to artillery and airstrikes what football is to infantry and attrition.” It’s no coincidence that three notorious tennis fathers—Stefano Capriati, Mike Agassi, and Roland Jaeger—were trained as boxers. Great players reduce their opponents to targets that must be eliminated. This was the impulse Gloria Connors (the rare insane tennis mom) was encouraging when she taught her son Jimmy to try to knock the ball down her throat “because … if I had the chance, I would knock it down his”; when Mike Agassi positioned Andre at midcourt and blasted him with close-range shots; when Jim Pierce screamed, “Kill the bitch!” during one of his daughter Mary’s matches.
    Arthur Ashe once remarked that if he didn’t play tennis, he’d probably have to see a psychiatrist. After all, you have to be somewhat crazy to submit to the itinerant lifestyle and brutal competitiveness of professional tennis, where only about 10 percent of the ranked players break even. “If you want to win the French Open, which is like desert warfare, you better darn well have a Jim Pierce beating you into the ground … so long as it’s not abusive,” says Murray, the sports psychologist. (For the record, Pierce was abusive. Mary claims he would slap her when she lost matches.) Murray also notes that the pathology of tennis parents often belies a certain genius, such as Charles Lenglen’s decision to eschew the demure playing style of women in his time in favor of training Suzanne against men, and Gloria Connors’ insistence on teaching Jimmy a two-fisted backhand in an era of one-handers.
    For a long time, the USTA seemed to recognize that its role in developing American champions was to stand aside and leave the training to parents and Svengali coaches like Nick Bollettieri and Rick Macci. (In 1987, Bollettieri’s finishing school had an astonishing 32 players in the main draw of Wimbledon.) But in 1986, with Connors and John McEnroe aging and no obvious American successors on the scene, a panicked USTA launched its player-development program. (Disclosure: I worked for the USTA for a few years during and after college.) The methods—an infusion of money to support new regional training centers and national coaches—will sound familiar to anyone who followed last year’s renovation. Since that first attempt at resuscitation, the development program has been defined not by its production of Grand Slam champions (zero) but by the continual formulation of new plans: The department was revamped in 1995, 2001, 2003, and 2008.
    While the bloated, bureaucratic USTA sputtered, tennis parents continued to spawn champions. Leading the way was Mike Agassi, a self-described “crazy Iranian from Las Vegas who browbeat his kids into mastering tennis.” Mike indoctrinated his son Andre by hanging a tennis ball over his crib and taping a pingpong paddle to his hand. Stefano Capriati boasted that his daughter Jennifer was doing sit-ups as a baby and had a racket in her hand as soon as she could walk. Though Jim Pierce had no tennis background, he pulled daughter Mary out of school to train her full-time, working her up to eight hours a day, sometimes until midnight. He also punched a spectator at the 1993 French Open and was so unruly that he led the women’s tour to add a provision for the banning of abusive players, coaches, and relatives. (In an act of solidarity, Richard Williams later called him “one of the best parents I have ever known.”)
    The approaches of these tennis tyrants may have been objectionable and the psychological damage they inflicted on their children immense. Nevertheless, these parents had a plan, and they stuck to it. They spent time and money and energy and didn’t have to clear their decisions with a committee, answer to a board of directors (or even their spouses), or worry about overtraining or being fair to other players. And the expectations they put on their children, however misguided or unrealistic, originated from a resolute belief in their ability to become champions. Richard Williams’ biggest achievement is not teaching his daughters how to hit forehands and backhands but inculcating them with, in the words of 1990 Wimbledon finalist Zina Garrison, the “strength, confidence, and arrogance you need to become the top player in the world.”
    It’s no surprise that the USTA would try to cultivate star players—the organization doesn’t have much to gain from acknowledging that it has nothing to do with producing Grand Slam winners. The reality, though, is that rational coaches and trainers with sensible development plans can never compete with the designs of an obsessed parent. The success of self-taught tennis players turned coaches such as Williams, Capriati, and Bollettieri—the famed coach didn’t pick up a racket until college—reveals that it doesn’t take long-tenured gurus and well-structured organizations to teach the game. Tennis consists of only a handful of basic strokes and strategies. As such, parents who wouldn’t dare try to teach, say, golf can read a book, watch a few videos, and give capable instruction. What separates the best players from their peers isn’t superior teaching. It’s maniacal devotion.
    It’s no accident that three of ESPN’s 10 worst sports relatives (Dokic, Pierce, and Peter Graf) are tennis parents. The ugly truth is that for the United States to produce another Andre Agassi or Venus Williams, some crazed dad is going to have to add his name to that list. In its quest to develop a new generation of champions, the USTA would do well to remember the words of Robert Lansdorp, the former coach of Sampras and Lindsay Davenport. “The basic principle is the same,” he said. “Every person who has made it in this game, Americans or foreign, it has been the parents who were behind it.”

  214. Gus scrive:

    @federico e altri: mi spiego meglio. Non volevo mettere in discussione ne la capacità dei giocatori di essere dei grandi (anzi) ne altro. Volevo dire che uno sport come il tennis diventa spettacolare se “tutti” i fattori della sfida sono in gioco, altrimenti diventa più noioso. Naturalmente Wimbledon ha un fascino eccezionale per cui, nonostante una sfida monocorde tecnicamente, tutti eravamo incollati alla tv. Però io credo che proprio perchè il livello è eccezionale, appena appena metti in mano a questi campionissimi una palla più veloce o un campo più veloce o entrambe le cose, alla fine si vede un solo colpo e forse non è il massimo per gli spettatori. Almeno per me. Mentre il femminile è già diverso, infatti una certa “velocizzazione” fa ancora bene al tennis femminile e lo rende un pò più spettacolare.

    Gus.

  215. Stefano Grazia scrive:

    Gus, il tennis femminile ERA talora piu’ appassionante di quello maschile perche’ pur non essendoci un paragone dal punto di vista tecnico, APPUNTO aveva il PATHOS e l’EPOS: negli ultimi 2 anni siam tornati allo strapotere Williams e anche li’ e’ noia … ma prima: David Henin contro Goliath (williams, davenport,Davenport,Sharapova…), lacrime (Yankovic,Zvereva,etc)e paura(Yankovic,Novotna…), gossip (Navratilova…) e showbiz(Kournikova,Sharapova…), genitori folli(li conoscete) e molestie (Schneider,Cacic, Dokic,Lucic…)… Di tutto un po’ e sul campo poteva capitare di tutto. Da qui lo spettacolo. Perche’ se parliamo di Sport e’ un conto ma se parliamo di Spettacolo e’ un altro. Tra l’altro dico anche qui quel che ho scritto a Commentucci: Il Tennis e’ davvero la dimostrazione che Dio (o almeno il Dio del Tennis) non esiste. se esistesse, Roddick avrebbe vinto…

  216. federico di carlo scrive:

    Kill Bill,
    ho omesso di scrivere che si trattava di un incontro già di secondo turno e che scricciolo aveva già passato il primo turno (e dunque il suo torneo lo aveva già vinto). Se hai avuto modo di leggere i post precedenti sai che non sono d’accordo a far provare i tennisti in contests in cui non possono essere totalmente competitivi. Di tanto in tanto però vale la pena farlo per stimolarli a migliorarsi ed a tenere d’occhio gli standard a cui devono aspirare

  217. andrew scrive:

    StefanoGrazia…articolo un po’ tagliato con l’accetta ma certo innegabilmente delinea una tendenza di fondo: senza l’interesse (qualsiasi tipo), la passione e l’impegno di chi sta dietro, nessuno va da nessuna parte…

    In Italia, se l’interesse (qualsiasi tipo), la passione e l’impegno fossero profusi per creare dei giocatori di tennis, sarebbe già un buon punto di partenza.

    Chiaramente, invece, se qui qualcuno raccoglie 150.000 euro, si fa subito un giocattolino privato con la serie A per il prestigio suo e del circolo (e per mantenere il monopolio e fare dei campi i propri santi comodi).

    Invece, siamo a martedi e non si riesce ad avere notizia né delle qualificazioni né del main draw del torneo di P. san Giorgio…ah già, dimenticavo l’interesse, la passione e l’impegno…

  218. federico di carlo scrive:

    x Stefano Grazia,
    in un mio precedente intervento avevo scritto che ciò che posso insegnare ai miei ragazzi è fondamentalmente riassumibile nel concetto “etica del lavoro”. Già i latini avevano espresso il concetto con la massima “labor omnia vincit”. Un concetto ancora più importante ai giorni nostri in cui la iper specializzazione e settorialità non rendono più il talento da solo a permettere di eccellere in qualsiasi campo e settore. Lavoro+lavoro+lavoro portano a quella “maniacal devotion” giustamente citata nell’articolo. Una pratica che, tra le altre cose, ben si sposa con la teoria della mielina.

  219. Roberto Commentucci scrive:

    Molto interessante l’articolo segnalato dal bravissimo Avec Double Cordage.
    Riporto inece qui sotto la lettera a Rino Tommasi della madre di Flavio Cipolla, perché ciascuno possa farsi la propria idea.

    Sul numero di luglio del mensile “Il Tennis Italiano” compare la seguente lettera, scritta da Elisabetta Di Lorenzo, mamma del giocatore azzurro Flavio Cipolla

    Caro dott. Tommasi,
    sono la mamma di un giocatore professionista del tennis italiano. Per carattere non amo mettermi in mostra a causa della mia indole piuttosto riservata e mai sono entrata nelle faccende puramente professionali di mio figlio, dunque il mio nome non le dirà nulla, tuttavia penso che Lei potrà identificarmi con una delle tante madri che da lontano e silenziosamente seguono i loro figli-giocatori da casa, attaccate allo schermo del computer, spesso seguendo un tabellone live-score che singhiozza e s’inceppa facendoci sobbalzare sbuffando e maledicendo la tecnologia telematica.
    La conobbi personalmente molti anni fa al Foro Italico, durante gli Internazionali di tennis, dove io ero una giovane addetta all’ufficio stampa e Lei già un affermato giornalista sportivo. La vidi persino giocare a tennis, mi sembra al circolo Parioli, e già allora, rimasi stupefatta ed ammirata dal fatto che, quello che appariva ai miei occhi un comune giocatore da circolo, potesse scrivere di tennis in modo così inflessibile. Sul Suo sito vedo scritto che invece Lei si definisce un “discreto tennista” con all’attivo quattro vittorie consecutive nel Campionato Universitario anni cinquanta.
    Credo che chiunque abbia giocato a tennis, anche solo a livello di terza o seconda categoria, sia in grado di capire lo sforzo, il sacrificio, la volontà, la fatica, il lavoro, la rinuncia, la tenacia ed il sudore, che si nascondono dietro la prestazione vittoriosa o la sconfitta di un ragazzo così motivato da spendere i tre quarti della sua vita sui campi da tennis. Ma allora come è possibile, da giornalista e sportivo come è Lei, esaltarsi e magnificare solo i giocatori tra le prime cinque posizioni nel mondo e gettare il disdoro sui nostri ragazzi, spesso usando nei suoi articoli parole di derisione, e a volte un sarcasmo velenoso quanto negativo, senza contare i Suoi funebri annunci a grandi titoli su un “tennis italiano davvero ammalato”?
    Lei che con il suo lavoro ha girato il mondo, certo sarà a conoscenza di come la stampa estera segua e blandisca i propri giocatori, sostenendoli e puntellandoli nei momenti di crisi e di difficoltà. A giovani giocatori che si affacciano appena nelle ultime posizioni del ranking Atp, viene offerta la possibilità di acquistare visibilità attraverso la stampa e la televisione essendo sospinti e incitati dai mezzi di comunicazione e questa attenzione mediatica naturalmente serve loro da incoraggiamento per proseguire nel difficile ed impervio sentiero della rinuncia e dell’impegno sportivo. Dileggiando i nostri giocatori italiani, perde completamente di vista il fatto che questi professionisti della racchetta sono per prima cosa degli uomini e delle donne che hanno il sacrosanto diritto al rispetto di persone che lavorano con solerzia e applicazione e che hanno bisogno di molte cose, ma certamente non sempre della sua irriverenza distruttiva.
    E’ noto che le critiche quando sono costruttive aiutano nella crescita, ma non quando vogliono esclusivamente colpire: in questo caso hanno la sola finalità di avvilire e mortificare. Quando lei sentenzia che il doppio di coppa Davis Italia-Slovacchia perso dai nostri per 9-7 al quinto set contro due tennisti piazzati in classifica tra i primi 25 del mondo (da Lei definiti mediocri, ma in realtà specialisti), è stato lo spettacolo più deprimente che Lei abbia visto dai tempi di Galimberti-Navarra (guarda caso altri due italiani), Lei non solo esprime una opinione del tutto personale, avvilisce i nostri giovani giocatori e l’impegno da loro speso in campo, ma nemmeno promuove con simili giudizi la buona salute del tennis italiano, né dimostra di avere preso le dovute informazioni sulle reali capacità dei nostri avversari, nell’urgenza di screditare la formazione italiana messa in campo dal capitano Barazzutti. Lei non vede che “macerie” ovunque e sconsolato si aggira per i campi di tutti i circoli del mondo, in attesa del regalo di una gioia o di una soddisfazione che finalmente arrivi dai tennisti italiani, ma invano, e dunque, sempre più demoralizzato, scrive articoli dal sapore apocalittico e inclini allo scoramento.
    Umiliante, deludente, mediocre, patetica, sconfortante, amara, sono gli epiteti che Lei ama usare in riferimento alle prestazioni dei nostri tennisti. Non viene risparmiato nessuno, e secondo la Sua opinione anche i dirigenti della Federazione dovrebbero prendere atto della realtà dei propri giocatori “anziché nasconderla dietro patetiche affermazioni di compiacimento e di ingiustificata soddisfazione”.
    Quando stiamo temendo di perderLa, finalmente sembra riprendere vita nel momento in cui può liberare l’entusiasmo represso scrivendo delle imprese di giocatori al vertice della classifica, confermando la Sua propensione a stare dalla parte del più forte.
    L’esperienza mi ha insegnato che gli uomini burberi, nella maggior parte dei casi, hanno un animo gentile e se si riesce a superare il distacco che frappongono tra essi stessi ed il resto del mondo, rivelano poi il lato migliore del loro carattere, niente affatto scontroso, ma anzi sensibile e garbato.
    Parafrasando dunque un Suo articolo, Le confesso che nemmeno io ho più l’età per scrivere una lettera a Babbo Natale, tuttavia penso che se mi fosse concesso di esprimere un desiderio, questo sarebbe la preghiera di abbandonare il metro di valutazione da Lei adottato per considerare i nostri tennisti italiani, di strapazzarli e rimbrottarli con severità, assumendo posizioni sprezzanti ed integraliste, giudicandoli con saccenteria e la penna affilata come una lama di coltello.
    Mi auguro invece che Lei voglia affiancarli, difendendoli e tifando in modo spudorato per loro, in coppa Davis come nei tornei individuali, accogliendoli e spalleggiandoli con esortazioni incoraggianti, perché il tennis italiano ha bisogno anche del Suo appoggio.
    In attesa di leggerLa nuovamente sulla pagina stampata, con atteggiamento più attento e benevolo, Le invio i miei più affettuosi saluti.
    Elisabetta Di Lorenzo

  220. Archipedro scrive:

    A mio parere, le prime esperienze di gara devono produrre certezze… e non confusione.

    Ci sono degli sport che consentono di testare i bambini con criteri utili ed oggettivi. Ve ne sono altri in cui viceversa l’esito della prestazione è legato a fattori aleatori: gli avversari che condizionano la dinamica del gioco o gli stessi compagni, negli sport di squadra, rendono inattendibile un giudizio sulla prestazione individuale. Che tra l’altro risulta non replicabile a distanza di tempo. V’è quindi una differenza sostanziale tra la pratica “agonistica” precoce di sport estremamente meritocratici, quali ad esempio l’atletica, il nuoto e lo sci, ed altre discipline in cui ogni disomogeneità competitiva e relazionale deforma le reali capacità dell’individuo (fragile) a favore di giudizi globali, sommari ed emotivi.

    La mia personale opinione è che un bambino non debba essere spinto a tali competizioni “caotiche”, se non a partire dalla fase puberale: quando cioè ha metabolizzato il valore relativo dei giudizi di merito, ed è in grado d’accettare il “responso del campo” senza farsi troppo carico dei meriti o demeriti che esulano dal proprio dominio.
    Fino a quel momento quel tanto declamato “farsi le ossa” si rivela improduttivo, anzi controproducente, ed ha spesso l’unico scopo di soddisfare le ambizioni (frustrate e frustranti) di maestri-allenatori e genitori. E’ causa statistica d’un precocissimo (e spesso fatale) drop-out dei piccoli che non hanno un carattere aggressivo, destinati a cedere inopportunamente il campo a piccole “pesti arroganti”. Che in termini atletici, e quindi sportivi, magari si dimostreranno inadatte alla medesima pratica sportiva programmata negli anni.

    Pur tuttavia una precoce attività pseudo-agonistica rimane fondamentale non solo per un monitoraggio dei processi di crescita attitudinale nelle diverse fasi sensibili ma anche in presenza dei periodi di latenza (o refrattari), nei quali i giovani, non a caso svogliati e dispersivi, non ottengono risultati. Se tali congiunture vengono affrontate senza una memoria storica delle attività pregresse portano nuovamente ad un frettoloso abbandono delle attività.

    Se non lo conosci da tempo, puoi dire che un bambino ti sembra magro ma non che è dimagrito.

    Infine, sempre nell’ambito di quella sottocultura del risultato “immediato e ad ogni costo”, è sempre la fretta, l’assenza d’un progetto che abbia radici lontane ed un orizzonte temporale consono, ad ispirare periodi di lavoro abnorme, alienanti e stressanti, che producono tanti infortuni. E tanti illustri ex-pseudo-campioni-dello-sport.
    Avanti il prossimo…

  221. Gus scrive:

    @Stefano Grazai:
    sulla lettera: io che adoro lo sport agonistico non ho mai capito come fosse possibile che si potessero esprimere giudizi sommari e iper-critici su atleti che magari non emergevano o in una determinata situazione non raggiungevano i risultati sperati.
    Ricordo un aneddoto personale. Quando giocavo a calcio mi ricordo che si diceva che Adelmo Paris piuttosto che Calloni (ricordate quante ne hanno dette su Calloni?) erano dei mediocri, tecnicamente scarsi.
    Io ero un dilettante, molto giovane. Mi capitava di giocare dei tornei estivi (erano concittadini) con loro o in squadra con me o come avversari. Ebbene, altro che scarsi tecnicamente, non vedevamo “biglia”. Da allora ho capito che prima di sparare ad alzo zero su qualcuno era meglio saperne di più e viaggiare bassi. :-)
    Non mi piacciono quindi i toni “apocalittici” anche perché, secondo me, si tendono a sottovalutare le difficoltà delle famiglie, dei giocatori, ecc.ecc.
    Sono in linea di massima d’accordo con la mamma anche perché o come “l’impressione” che si usino le difficoltà dei nostri giocatori per colpire le politiche federali.
    Su Clerici e :
    “Approffitto per dire la mia su Clerici: da tempo suo fervido ammiratore, possessore di tutti i suoi libri….”

    Detto che in qualcosa di ciò che dici hai ragione, per il resto Clerici in particolare è uno snob ai massimi livelli, condivido pienamente la posizione di Elettra sulle continue battutine direi abbastanza “idiote” quando commenta le donne, del tennis moderno non so effettivamente quanto ne capisce perché di “tecnico” praticamente non dice nulla ma passa il tempo “morto” a lamentarsi dei mancati replay oppure parlando di altro.
    Insomma per me è un vero disastro, che si dedichi alla scrittura e ci lasci vivere il tennis moderno con gli altri commentatori che sono mille volte migliori di lui.
    Tommasi: non è che mi faccia impazzire come cronista, mi piace come giornalista, ma riesco a sentirlo se non è con Clerici.
    Sui genitori:
    “In pratica sostiene che non ci sono Coaches o Maestri che tengono ma che sono solo i GENITORI a creare il Campione. Purtroppo, si tratta di Genitori Maniaci ma il Campione, ahime’, puo’ nascere solo da loro, la Storia lo Insegna. (Non lo dico io, lo dice l’articolo.Federer forse ne e’ l’eccezione ).”

    E Nadal?

    Io continuo a pensare che ogni tanto si perda il “focus” e spesso lo fanno anche i giornalisti, commentatori, ecc.ecc. E’ molto più interessante portare in evidenza mediatica i casi di genitori “particolari”, eccentrici, megalomani, violenti, piuttosto che le storie di genitori intelligenti, ma normali. Non c’è nulla di straordinario in tutto questo l’ho già detto e ripetuto più volte. Solo la materia prima è straordinaria, anche di quelli che qualcuno definisce “scarsi” (gli Adelmo Paris della situazione, per capirsi).
    Io sono uno di quelli che pensa, ad esempio, che un allenatore sia importante, importantissimo, ma se Mourinho allenasse la Reggina, difficilmente vincerebbe lo scudetto. :-)
    Quindi il centro, il focus, non sono i genitori, non sono i maestri, ma per prima cosa bisogna “trovare” il campione e dico “trovare” non a caso, perché il campione c’è già da qualche parte, magari è stato “reclutato” in qualche altro sport, o non saprei.
    Il resto diventa molto più “semplice”, non c’è bisogno di ossessione o di rovinare l’esistenza dei propri figli (è di questi giorni la morte di Michael Jackson, che magari se avesse avuto genitori meno ossessivi…..). Solo semplicemente assecondare le attitudini. Se hai tra le mani un campione “vero” tutto il resto sarà impegnativo, molto impegnativo, ma sarà come per Mourinho allenare l’Inter. Difficile, impegnativo, duro, ma hai sicuramente delle chance per arrivare a giocarti lo scudetto. Per l’allenatore della Reggina, invece, sarà impossibile vincere lo scudetto, anche fosse l’allenatore più forte del mondo. Per chi non l’avesse capito Mourinho fa la parte dei genitori. :-)
    Poi è evidente che i Genitori sono una delle componenti fondamentali, ma da lì a sostenere che dati 10/20 casi (su quanti?) debba diventare una regola il genitore “ossessivo” per fare un campione.

    Se fosse vero, peraltro, sarebbe di una tristezza infinita.

    Basta e avanza un genitore intelligente e già questo è un prerequisito di quelli difficili.

    Gus

  222. bogar scrive:

    Bellissima lettera della Signora Di Lorenzo e credo che in parte abbia ragione. Dico in parte perchè sul fatto che Tommasi ma un pò tutti noi ci lamentiamo che in Italia non abbiamo ancora uno o una tennista (ci arriverà cmq mia figlia eh eh eh) tra i primi 10 cmq è la realtà. Mi fa piacere leggere Di Carlo e la sua PNL. Federico scrive “Pete Sampras, ha passato giorni interi davanti ad un televisore guardando i filmati di partite di Lever, Roche ed altri campioni per modellarne il comportamento in campo? Mi pare che i risultati non siano stati tanto male, vero?”" Io proporrei una PNL per la federazione, copiare l’organizzazione del Tennis in Spagna ed importarla in Italia, visto che siamo un popolo latino anche noi sono sicuro che avremmo gli stessi risultati. Nel mio piccolo ho copiato i risultati di bambini/e che adesso primeggiano in regione scegliendo per mia figlia il maestro chel i ha cresciuti, come a dire se ha funzionato con quei bambini spero che funzioni anche con mia figlia anche se poi ci sono diversi fattori (predisposizione, talento, sviluppo fisico etc etc) che potrebbero non portare identici risultati oppure (si spera) maggiori. Per quanto riguarda invece la maniera condivisibile o meno di invogliare mia figlia a fare bene ed ottenere risultati, moliti genitori usano il: “se non fai non hai” io invece applico (se le mie tasche lo permettono) “se fai hai”. Domenica mattina la bimba (4 anni) era lì che palleggiava da 30minuti a muro, 10 max 12 alla volta. Gli ho detto se batti il tuo recod di 24 palleggi ti compro il gelato, alla volta successiva ben 52 palleggi. Ecco vedete, anche su una bimba di 4 anni il fattore psicologico è fondamentale, solo che uno specialista per un bimbo di 10/12 anni vuole 80 euro a seduta, io con 80 euro ci compro un frigo intero di gelati eh eh eh e chissà quanti tornei vinceràmia figlia! Cmq Federico grazie per le tue “lezioni PNL” un modo di risparmiare grazie a questo blog.

  223. Gus scrive:

    @Stefano Grazia:
    “Gus, il tennis femminile ERA talora piu’ appassionante di quello maschile perche’ pur non essendoci un paragone dal punto di vista tecnico, APPUNTO aveva il PATHOS e l’EPOS: negli ultimi 2 anni siam tornati allo strapotere Williams e anche li’ e’ noia …..“
    Il tennis femminile non sta attraversando un periodo brillante, concordo con te, ma le nuove leve che stanno arrivando magari cambieranno qualcosa. Le sorelle Williams, purtroppo, sono “troppo” avanti rispetto alle altre, ce ne vorrebbero altre tre/quattro, possibilmente non della stessa famiglia. :-)
    Roddick: un grandissimo e correttissimo fighter, ma il tennis è uno sport per gli “highlander”.:-)

    Gus.

  224. Gus scrive:

    @federico di carlo:
    “…..non rendono più il talento da solo a permettere di eccellere in qualsiasi campo e settore. Lavoro+lavoro+lavoro portano a quella “maniacal devotion” giustamente citata nell’articolo. Una pratica che, tra le altre cose, ben si sposa con la teoria della mielina.”

    E’ ormai certo che il talento (che qui abbiamo già più volte descritto) non è assolutamente più sufficiente per giungere all’eccellenza, però come si direbbe in latino:

    Condicio sine qua non

    Rimane quindi la condizione irrinunciabile, non sufficiente, ma senza la quale all’eccellenza non si arriva di sicuro, nemmeno con i genitori alla Hannibal Lecter. :-)

    La “devozione” è un atto di fede che non è che mi convinca molto, poi se è addirittura maniacale mi ricorda Al Qaeda. :-)

    Io lo chiamerei semplicemente “allenamento ottimale”, che è sempre meglio che andare in miniera (questo perché si era parlato anche di “sacrificio”).

    Gus.

  225. Stefano Grazia scrive:

    E’ tutto relativo. Il talento, la devozione maniacale…quali sono i punti di riferimento? Per alcuni puo’ apparire maniacale Mad Max e poi magari si scopre che paragonato nemmeno a Pierce,Capriati o williams ma a qualunque Genitore Venuto dall’est, e’ un pacioccone italiano dal cuore di panna…possiamo fare tutti i discorsi moralisti che vogliamo ma poi nei 100 ce ne entrano solo 100 (e ogni anno di nuovi solo 20-30), per cui non sara’ un caso se di italiani ne entrano pochi: la nostra cultura ‘ateniese’ (politicamente corretta) soccombera’ quasi sempre a quella ’spartana’ di chi ha piu’ fame e per arrivare in vetta e’ disposto a fare piu’ sacrifici (e,ahime’, a farli fare anche e soprattutto ai suoi figli). Giusto o sbagliato che sia, adesso a 12-14 anni devi essere gia’ un professionista e magari abbandonare la scuola: noi potremo sempre gridare allo scandalo e dire che noi questo non lo faremo mai fare ai nostri figli (io almeno non lo faro’ mai fare) ma poi comunque i Masters e gli slams li vincono gli altri…Macche’ Masters e Slams: nei 100, solo nei 100, ci arrivano gli altri. Perche’ anche il numero 400 al mondo, come Paris o Calloni, e’ rispetto alla media un Fenomeno, figuriamoci poi uno che entra nei 100.
    E’, insomma, tutta una questione di punti di vista e di parametri: se io come genitore posso sembrare un aguzzino ai miei vicini di casa che allevano il figlio a playstation, computer e bomboloni, gia’ per uno Sloveno o un Russo o un Argentino o un Americano o anche un Italiano trasferitosi a Palazzolo dal Sud sembriamo dei viziati e petulanti bamboccioni … Con sta storia che a quest’eta’ non conta vincere ma conta giocare bene ci bendiamo gli occhi e ci lecchiamo le ferite ma come scriveva Piatti su Tennis Italiano, una cosa e’ colpire bene la palla e un’altra e’ giocare bene il punto …

  226. federico di carlo scrive:

    X Stefano Grazia,
    “Con sta storia che a quest’eta’ non conta vincere ma conta giocare bene ci bendiamo gli occhi e ci lecchiamo le ferite ma come scriveva Piatti su Tennis Italiano, una cosa e’ colpire bene la palla e un’altra e’ giocare bene il punto …”
    Quando scrivevo che ritenevo l’uso del cesto in allenamento pressochè inutile è proprio a questo che facevo riferimento. Allora ero stato aspramente criticato. Quando poi i ragazzi giocano in partita, pur sapendo colpire la palla benissimo, non avendo una minima consapevolezza tattica di come gestire un punto, spesso perdono e nessuno sa spiegarsene il perchè……………… Hanno una bella macchina e non sanno come guidarla.

  227. federico di carlo scrive:

    X Stefano Grazia,
    credo ci sia una proporzionalità diretta tra tempo, lavoro, motivazione e risultati. Non mi risulta che tra i tennisti pro, fatte pochissime eccezioni (Stich, le Williams, Nabaldian) abbiano la possibilità di dedicarsi ad altre attività a parte il tennis. Possiamo prenderci in giro quando vogliamo ma se stiamo parlando di campioni, delle prime cento posizioni in campo maschile e non di campionati di quartiere, regionali e nazionali, lavoro, focus, metodicità, attenzione ai dettagli, caparbietà e determinazione sono elementi imprescindibili checchè Gus ne voglia dire. E quando dico questo è lo stesso per ciò che riguarda il campo della biologia, della fisica, della musica etc. Sono tanti quelli che si laureano e che studiano ai conservatori lavorando e dedicandicandosi per ore alla loro materia, ma quelli che alla fine vincono i Nobel, che suonano nella filarmoniche dedicano completamente la loro vita ed il loro tempo a specializzarsi in un settore. E ciò li fa diventare maniacali. Quando Federer disse che la rivalità con Nadal lo stesse “uccidendo”, quando Sampras in occasione del suo record dei sei anni come numero uno disse che per raggiungere tali risultati devi essere “ossessivo” parliamo in qualche modo di turbe mentali. Parliamo di persone che vivono esclusivamente per ciò che fanno. Raggiungere l’eccellenza ad altissimo livello richiede lavoro e motivazioni a raggiungere il proprio scopo. E che io sappia non esiste motivazione maggiore della fame……….. Ovviamente uno può decidere di far fare quello che vuole al proprio figlio contestualmente al tennis. Ma se lo scopo è quello di entrare tra i primi cento, nelle eccellenze di uno sport specialistico e globalizzato dubito che un’educazione classica alla polivalenza e alla multilateralità portino da qualche parte.

  228. Stefano Grazia scrive:

    E io che ho detto?

  229. Stefano Grazia scrive:

    Scherzo,Federico: mi fa picere che tu sia d’accordo con me: la cosa fara’ soffrire Something Blue…(SCHERZO ANCORA e me ne torno in esilio)

  230. Gus scrive:

    Posto oggi una cosa che avevo scritto ieri e che per vari motivi non ero riuscito ad inviare. Lo dico perchè viene prima del “checché ne dica Gus” di Federico. Un pensiero “pepato” ci vuole ogni tanto.

    ——————————————————————————

    E’ tutto molto relativo, ma dei punti fermi dobbiamo trovarli.

    Punto fermo n° 1: la materia prima.
    Mi sembra si insista a dare poca importanza (come se bastassero gli esorcismi virtuali dei genitori a cambiare lo stato delle cose) alla materia prima. Tutti vorremmo che non fosse così, che il mondo fosse giusto e quindi “meritocratico” per cui chi lavora meglio (non di “più” che è un criterio che ho già qui definito, quantitocratico) alla fine diventi il numero 1 del mondo. Purtroppo sarà così solo parzialmente. La materia prima è “indispensabile”, il nostro problema come sistema, è andarla a “trovare” e non disperdere il capitale umano che abbiamo nei nostri ragazzi.

    Punto fermo n°2: l’etica e i valori.
    Ci sono molti modi di raggiungere degli obiettivi, ma sposare quelli più “facili”, quelli autoritari, quelli per cui è il più forte, il violento che si impone, li lascio ad altri volentieri. A mio modo di vedere gli si da anche troppa pubblicità a questi casi, anche con articoli come quelli che avete ripreso. Anche la mafia, ottiene sicurezza nei quartieri in cui controlla il territorio e qualcuno ritiene anche siano meglio loro della Polizia. Insomma ognuno si scelga i suoi riferimenti. Dietro a queste storie, spesso, si nascondono vite complicate e giovani immaturi che avranno molti problemi. Non che agli altri non possa succedere, però io scelgo il mio metodo. Se il sistema dello sport agonisitico mi dovesse “obbligare” a valicare certi limiti, me ne farò una ragione e cercheremo altre strade.
    Alcuni valori, però, sono quelli per cui amo lo sport e se si abbandona quella strada, onestamente non so cosa rimarrebbe di positivo da seguire nello sport agonistico.

    Punto fermo n°3: gli altri.
    Gli altri sono i genitori, i coach, il sistema, la scuola, i media, gli sponsor ecc.ecc. Tutto questo ha un’importanza fondamentale è più c’è qualità in questi elementi più sarà facile trovare i campioni e sviluppare correttamente le loro potenzialità. Ma questi sono l’intorno del punto e non il punto.

    Punto fermo n°4: chi vince.
    Ma in questo sport la tradizione non è dalla nostra. La storia, la tradizione, la “scuola” hanno la loro importanza. Distinguerei quindi, decisamente tra le nazioni tradizionalmente forti nel tennis (Australia, Francia, Spagna, Usa) e che, salvo fenomeni imprevedibili, rimarranno forti nel tempo (con alti e bassi, ovviamente, ma con una certa costanza) e gli altri. Io credo che l’Italia abbia “sprecato” delle occasioni per creare “l’intorno” qualitativamente adeguato, quando si è ritrovata tra le mani 4 giocatori, contemporaneamente, che avevano portato il tennis al vertice degli sport nazionali. Purtroppo senza un intorno adeguato, la materia prima finisce da qualche altra parte o si disperde nel nulla. Occorre quindi costruire “qualità” nel nostro paese e questa qualità dovrebbe partire dalla “cultura sportiva”, di cui tutti lamentiamo la mancanza, ma senza cercare scorciatoie.

    Punto fermo n°5: chi sono i fenomeni.
    I fenomeni nel tennis (e me ne rendo sempre più conto) non sono i primi 20, che è un target che qualcuno definisce minimo (ma credo solo per una questione di soldi così Stefano non mi potrai accusare di politically correct) ma i primi 100. Se uno rimane costantemente nei primi 100 uomini, prime 50 donne per qualche anno per me è un gran bel risultato. Abbassare il target non è un segno di resa, ma di razionale presa di coscienza di cosa è il tennis (in particolare maschile) oggi.

    Breve resoconto storico dei n° 1 da quando esiste la classifica del computer (1973) (Fonte Pianeta Tennis)

    Australia 3 (Newcombe, Rafter, Hewitt)
    Spagna 3 (Moya, Ferrero, Nadal)
    Svezia 3 (Borg, Wilander, Edberg)
    Russia 2 (Kafelnikov, Safin)
    Austria 1 (Muster)
    Brasile 1 (Kuerten)
    Cile 1 (Rios)
    Repubblica Ceca 1 (Lendl)
    Germania 1 (Becker)
    Romania 1 (Nastase)
    Svizzera 1 (Federer)

    Curioso notare che la Francia dal 1973 non ha mai avuto un n°1.

    Gus.

  231. Archipedro scrive:

    Paesi ricchi, sport per ricchi, giocatori ricchi… o no?!
    Consoliamoci, l’Italia è stata campionessa del mondo per quattro volte. Nel calcio. Sport per italiani… :-) Roby Baggio… se solo avesse scelto il tennis…

    Si professano valori di facciata, si parla di “fare sistema”, e poi s’utilizzano le scorciatoie per superare la fila… e per ottenere raccomandazioni. Il nostro talento. Emersione dal fondo neppure per galleggiamento, ma per consunzione dell’orizzonte liquido…
    Peraltro la “doppia verità”, nella filosofia classica, é greco-nostrana…

  232. Gus scrive:

    @federico di carlo
    “…..metodicità, attenzione ai dettagli, caparbietà e determinazione sono elementi imprescindibili checchè Gus ne voglia dire.”

    Leggendo “checchè ne dica Gus” da Federico mi è venuto il dubbio che avessi scritto qualcosa di strano e quindi sono andato a rileggermi.

    Proprio non sono riuscito a trovare un punto in diverse delle cose che ho scritto in cui affermavo qualcosa di diverso da lavoro, impegno, dedizione, ecc.ecc.. Ho solo detto che non mi piaceva “devozione maniacale” perché quando c’è qualcosa di maniacale nell’atteggiamento di un uomo c’è qualche problema psicologico sottostante. Nel caso di uno sportivo ho quindi preferito chiamarlo “allenamento ottimale” che riprende il titolo del libro di Jurgen Weineck, che viene considerato tra i migliori del suo genere e che qui aveva consigliato il preparatore atletico di Starace.

    “E quando dico questo è lo stesso per ciò che riguarda il campo della biologia, della fisica, della musica etc. Sono tanti quelli che si laureano e che studiano ai conservatori lavorando e dedicandicandosi per ore alla loro materia, ma quelli che alla fine vincono i Nobel, che suonano nella filarmoniche dedicano completamente la loro vita ed il loro tempo a specializzarsi in un settore.”

    Ed è qui che ti seguo solo parzialmente. Tendi ad escludere sempre che tra migliaia e migliaia di diplomati al Conservatorio uno solo di questi diventerà Riccardo Muti, non perché questi sia il più dotato, ma perché “si dedica per ore e ore alla materia…”.

    Facciamo allora un esempio che sia chiaro a tutti in uno sport ancora più selettivo del tennis, l’atletica leggera, dove essere il 100 al mondo nei 100 mt piani, significa veramente essere un signor nessuno, almeno dal punto di vista mediatico.

    Da quando alle discipline veloci (100,200) sono arrivati in massa gli afro-americani, i neri caraibici, ecc.ecc. mi sai dire quanti bianchi “non dopati” hanno vinto qualcosa di importante o sono da considerare tra i primi 10 del mondo? L’ultimo è stato Mennea, poi c’è stato il greco ma era dopato (Kenteris). Possiamo ragionevolmente pensare che i bianchi non vincono perché non hanno i genitori maniaci, non hanno fame, non sono “maniaci devoti” ecc.ecc. Sono tutte storie, perdonami. Non vincono semplicemente perché “geneticamente” i neri sono più portati alla corsa veloce (fibre bianche, densità ossea, capacità polmonare) dei bianchi. Archipedro o altri spiegheranno meglio il motivo ma è così. Quindi prima viene la predisposizione, la materia, poi tra i neri vincerà non solo il più dotato ma anche quello che si sarà dedicato meglio e con più qualità all’allenamento. Ma tra i neri. Per i bianchi la ribalta sarà quasi impossibile.

    Gus

  233. NIPA scrive:

    Ciao Stefano (ti rileggo con piacere…),

    ……a proposito dell’ACCORDO (almeno sul piano teorico…..) con FDC, e soprattutto sui discorsi fatti con te e Max “A BORDO CAMPO”, credo che ormai una cosa è certa……….. parafrasando Aristotele……”i nostri ragazzi sono CIO’ CHE fanno GIORNALMENTE. L’ECCELLENZA, DUNQUE, NON PUO’ ESSERE UN AZIONE (qualche bel colpo durante un Match), MA UN ABITUDINE (giocare l’intero match tirando bei colpi..) “.

    E siccome in giro per ti TE ho visto che i migliori ragazzi accompagnati dai maestri perseguono questo principio (soprattutto stranieri…), facciamocene una ragione e AMEN.

    E per buona pace mia e di mia moglie (per l’influenza che ciò ha sulla logistica organizzativa sulla quotidianetà della vita familiare), mia figlia e il coach (anche sulla base dell’esperienza maturata finora sui vari campi……) hanno deciso (in verita dalla fine della scuola) di passare ad almeno 3H di allenamento giornaliero……e come tu e Max sapete non in gruppo…….

    Risultati ad oggi?

    Ieri mia figlia ha giocato una partita a Roma ed una a VT e tutte e due non giovanili…..se è questa la strada….allora bisogna percorrerla….il resto sono tutte chiacchiere: LAVORO+LAVORO+LAVORO.

  234. federico di carlo scrive:

    Ciao Gus,
    ben vengano i post pepati quando siano scritti in maniera civile e, quantunque discordi, comunque rispettosa dell’altrui parere. Del resto, se tutti la pensassimo allo stesso modo, il blog non avrebbe senso. Scriviamo qui per confrontarci e per crescere insieme.

    1. Il problema non è quello di trovare la materia prima. Ce n’è tanta. Il problema è quella di valutarla, classificarla ed indirizzarla attraverso strutture competenti con metodo e rigore.
    2. Se i sistemi autoritari fossero quelli più semplici nel raggiungimento di risultati, come è che è la via meno seguita? O siamo noi in Italia a non avere genitori dispotici e tiranni? Una nuova categoria eventualmente da importare?
    3. Se non ci sono le strutture a fare da ombrello nella fase junior in cui la personalità non è ancora formata, molti atleti si perdono per strada. Il secondario (famiglia, scuola etc), come lo definisci tu, finisce per diventare primario.
    4. Se l’Italia non è annoverata tra le nazioni con cultura tennistica un motivo ci sarà; sarebbe il caso di modellare le strutture delle nazioni con più tradizione? E’ possibile che una nazione tennisticamente giovanissima come la Serbia in pochissimi anni riesca a creare un movimento che noi non riusciamo ad avere nell’ultimo trentennio?

  235. federico di carlo scrive:

    Ciao Gus,
    tu hai citato l’atletica leggera ed il mezzo fondo per esprimere il concetto che in alcuni sport alcune caratteristiche di alcune razze sono maggiormente predisposte ad ottenere alcuni risultati. Io potrei citarti il nuoto in cui è esattamente l’opposto per cui i bianchi sono avvantaggiati rispetto ai nuotatori di colore. Ciò, ovviamente suffraga la tua tesi. Non mi sembra però che nel tennis esistano questi vantaggi per cui la discriminante tra il successo o meno lo fa ancora elementi che sono allenabili. Chi lo fa più estensivamente, con metodo e determinazione alla fine, in percentuale, ottiene più risultati. Labor omnia vincit

  236. Gus scrive:

    Il pepato era riferito a te, non a me :-)

    (1) pienamente d’accordo
    (2) sono assolutamente contrario ai metodi autoritari, maniacali, o similia, quindi se è questo che volevi dire, perfettamente in accordo anche sul punto.
    (3) perfettamente d’accordo, ma il punto 1 deve funzionare bene
    (4) noi non abbiamo cultura sportiva, la Serbia probabilmente più della nostra (parlo di cultura di base). Da noi lo sport è visto come un passatempo, una specie di dopolavoro ferroviario. Questo intendevo.

    Gus.l

  237. Archipedro scrive:

    Più che di razze parlerei di popolazioni e della loro predisposizione genetica (e socio-economica) per determinate attività antropologiche, e quindi anche sportive. Continuo ad approfondire questi argomenti, perché m’interessa capire quali saranno gli avversari d’un atleta dalle caratteristiche di mio figlio e company (nelle varie opzioni che considero).
    E’ difficile trovare in rete materiale scientifico di questa natura, almeno organizzato in maniera sistemica. Comunque nella velocità non c’entrano i muscoli, che non presentano sostanziali differenze (…) ma lo scheletro (leve, inserzioni tendinee, angoli posturali) e l’allenamento precoce.

    Nel tennis le caratteristiche che favoriscono le popolazioni “nere” (es. potenza nella componente velocità) compenserebbero quelle rispetto a cui i “bianchi” sembrano essere in vantaggio (capacità propriocettive, cinestetiche, anche mind factors, allenabilità in senso lato). I cubani le mettono insieme meglio tra tutti (…). Viceversa i giamaicani possono solo correre e poi andare a ballare :-)

  238. Stefano Grazia scrive:

    Noi non ce ne rendiamo conto, ma per le frasi scritte nell’ultimo post se Archipedro fosse un coach in un high school o college americano potrebbe venireimmediatamente sanzionato se non licenziato… Sembra impossibile ma e’ davvero cosi’ (l’argomento viene perfino trattato in un buon serial -Friday Night Lights (season 1) in cui il vice coach innocentemente butta li’ che i neri sono piu’ portati alla corsa (wide receiver) mentre i bianchi a fare i Quarter Backs… Sono certo ella buona fede di Archie e io stesso aborrisco un certo politically correct ma a volte bisogna stare attenti ad etichettare con i soliti stereotipi… Io sono d’accordo con voi, nessuno intendeva fare dei pregiudizi discriminanti, e a volte non bisogna dare troppo peso alle parole che poi al;trimenti ci i blocca e non si dice piu’ nulla, ma ve lo volevo segnalare…
    Vista qui a Rungg una ‘99 fenomenale: Ginocchio Deborah…Se non la conoscete gia’ segnatevi il nome.

  239. federico di carlo scrive:

    X Archipedro,
    ovviamente d’accordissimo con Stefano che questo non è un discorso assolutamente discriminatorio raziale, e non sott’intende assolutamente pregiudizi discriminanti ma rimane un pour parler incentrato sulle caratteristiche anatomiche strutturali. Continuando su questa linea, un mio amico istruttore di nuoto mi diceva che la pigmentazione contenuta nella pelle di colore rende più difficile la galleggiabilità sull’acqua. Per questo motivo i nuotatori di carnagione bianca sarebbero favoriti. Non essendo un esperto di nuoto ti affido questa considerazione con i benefici dell’inventario.

  240. nicoxia scrive:

    Stefano,la Ginocchio ha fatto la finale del ttk a Roma giocando con quelle di un anno più grandi di lei,ha iniziato presto e ha alle spalle una famiglia con una grande esperienza tennistica,insieme alla Pafundi sono le più forti,secondo me.Per avvalorare che se il percorso è giusto i risultati arrivano.Io l’ho vista a settembre e aveva i fondamentali già ben assimilati,aveva atteggiamenti e comportamenti già da professionista.

  241. Archipedro scrive:

    Ok, Stefano, speriamo che il mio piccolo datore di lavoro chiuda un occhietto…

    Ho trovato studi scientifici e sociologici dai quali ho (sempre umilmente!) estrapolato gli elementi che mi servono per collocare discrete certezze laddove prima albergavano intuizioni empiriche.
    Nell’atletica seguo prevalentemente due discipline, che poi sono state le mie: alto e lungo. Sono sicuro che se affermo che nella seconda il dominio delle popolazioni nere è assoluto nessuno rimane offeso. Mentre nell’alto sono stati quasi sempre i “bianchi” ad eccellere, Sotomayor (cubano) a parte. Curiosamente il salto triplo, che mette insieme velocità e leggerezza, rimane una disciplina ecumenica… c’entrano la corsa ma soprattutto la rapidità e la leggerezza. La stessa distanza che separa la velocità pura dagli ostacoli, dove entrano in campo fattori che rendono la disciplina estremamente tecnica. Anche per salire con l’asta la velocità è fondamentale ma nuovamente le capacità coordinative tendono, in generale, a fare la differenza. Ed i “bianchi” nuovamente riprendono a vincere.
    Per il dominio dei quarter backs bianchi nel football credo che le ragioni non siano strettamente biologiche e, dallo scorso anno, neppure politiche. Visto che negli U.S.A. hanno eletto un Presidente nero. Costringendomi all’ennesima rielaborazione del mio pensiero unico. Quindi nuovamente assumo che in tale ambito, come nel basket, un “bianco” non possa che dedicarsi ai ruoli dove l’equilibrio, la precisione e la anticipazione/fantasia motoria compensano parzialmente un deficit palese di corsa…
    Siccome oggi dei serbatoi genetici mondiali si sa tutto, e non a caso gli sport professionistici campano sugli immigrati naturalizzati, bisogna accettare che la componente fisica sarà progressivamente dominante rispetto a quella tecnico-mentale. Quest’ultima legata alla presenza di scuole disciplinari “nazionali” particolarmente prestigiose e (sino ad oggi) esclusive. Ciò a dire che forse la nazionale di pallavolo del Dubai vincerà le prossime Olimpiadi del 2020 schierando un palleggiatore italo-polacco di Udine, un centrale vietnamita ed uno vatusso alti m.2,30, un martello cubano laureato al Harvard ed un mandingo nato ad Harem con passaporto turco, nonché un opposto neozelandese, già pilone e tallonatore, nonché un “libero sudafricano” (ma bianco). Come allenatore un maestro tibetano buddho-protestante (con l’arbitro). Tutti ovviamente dopati, ma non il palleggiatore (…), perché nel frattempo le droghe saranno state liberalizzate…

    Per il nuoto (…) ho una parziale spiegazione: gli angoli e le leve che rendono lo scheletro delle popolazioni nere efficace per la corsa veloce (es. maggiore inclinazione media del bacino rispetto alla verticale) tenderebbe a penalizzare la loro idrodinamicità. Non ho viceversa riscontri rispetto a fattori quali le differenze nella densità ossea o specifiche caratteristiche performanti dell’epidermide…

    Mi stupisce che si possa ancora confondere un’analisi applicata allo sport della biodiversità, che è ricchezza e bellezza dell’umanità, con giudizi che attengono alla superiorità o inferiorità “razziale” d’una popolazione. In tutti i casi mi ritroverei nuovamente ad essere uno snob al contrario: qualsivoglia futuro sportivo m’appare di colore caffelatte scuro. E quella tonalità mi piace :-)

  242. Archipedro scrive:

    Volendo essere onesti intellettualmente devo precisare che ho trovato numerosi articoli scientifici che dimostrerebbero come la composizione minerale e la sezione delle ossa tra “neri” e “bianchi” risulti mediamente diversa, con implicazioni in termini di peso. Tale fattore avrebbe nel nuoto, a mio parere, un’importanza sostanziale. A giudicare da come galleggio io stesso devo essere africano… Anzi, chiamatemi Archibedro :-)
    Ho altresì trovato altri articoli equivalenti che confutano tali affermazioni, relativizzandone la base teoretica… è forviante e manicheo distinguere tra “neri” e “bianchi”… per poi affrontare le implicazioni filosofiche delle tesi proposte. Ma a quel punto non ne veniamo più fuori, non da sportivi.

    Vorrei essere neretto se scappo dai rapinatori e bianchetto se cado in acqua senza saper nuotare. Gialletto se il tuffo avviene da molto in alto…

  243. federico di carlo scrive:

    X Elettra,
    come sta Marta? Ripresa dagli infortuni? In torneo al momento?

  244. nicoxia scrive:

    Se non lo mettete nella pagina iniziale il blog non lo trova più nessuno.

  245. nicoxia scrive:

    Visto che dalla redazione non c’è più interesse un grazie a tutti ci vedremo sui campi.

  246. Archipedro scrive:

    Nicoxia, la redazione ha sempre avuto la stessa medesima linea. E quindi credo che se i blogger di G&F avessero continuato ad investire (educatamente) in questo forum, esso sarebbe sopravvissuto benissimo. Mantenendo salda la propria leadership. Mi sembra, molto più semplicemente, che tra i genitori dei “mini-professionisti” sia prevalsa la logica del chiedere, anzi pretendere, in luogo del condividere. Un utilitarismo che in un periodo di vacche magre spegne gli entusiasmi e conduce al declino.

    A Udine, l’ho scoperto da poco, un tennis club è arrivato in A1 maschile! Ma non è quello “ricco” (del Comune), che ha addirittura 6 campi!!! (di cui ben due coperti); famoso nell’urbe come centro-vacanze-parcheggio estivo di bambini. Questo secondo ne ha solo due scoperti, aperti solo 7 mesi l’anno. E per le partite casalinghe chiederà ospitalità all’impianto di Tolmezzo (Carnia - Alto Friuli, ab.10.000 circa: 2 campi in sintetico coperti e due in terra rossa). Ovviamente anche i giocatori che saranno prevalentemente schierati sono stati ingaggiati ad hoc: Mischa Zverev, 1987 (45), Juan Pablo Amado 1986 (228) e Matteo Viola 1987 (372). Personalmente avrei fatto giocare quelli dell’anno scorso, ma tant’é. Comunque… tra Novembre e Dicembre da quelle parti si sorride poco.

    Ammiro chi riesce ad ottenere risultati significativi con siffatta disponibilità di mezzi. E nuovamente mi chiedo quanta mediocrità ci debba essere nel tennis nazionale. A partire da quel substrato di stanchi “intellettuali”, da poltrona giornalistica, che ci campa sopra da trent’anni. O di tristissimi “giornalisti emergenti”, specializzati nello sputtanamento self-indulgente, privo d’umanità e competenza sportiva.

  247. federico di carlo scrive:

    Ciao Archipedro,
    io penso che la scarsa partecipazione al blog di questi tempi sia dovuta soprattutto al periodo denso di impegni agonistici dei giovani tennisti. Dal momento che sono i genitori a doverli accompagnare questi hanno molto meno tempo e modo per partecipare alle discussioni. In tanti anni a contatto con giovani tennisti e genitori mi sono poi accorto che viene vissuto molto come “autoreferenziale”. E’ molto difficile chiedere la compartecipazione a chi cerca di vivere di luce propria.

  248. andrew scrive:

    …scrivo di corsa…

    ho organizzato un torneo su campi comunali. 51 iscritti. Sabato e domenica più gente che alla serie A.

    Tutto da solo…vado ad aprire i campi…heeelp..

  249. Stefano Grazia scrive:

    E anche essere un po’ piu’ autocritici e pensare che magari dopo un po’ di posts sulla comunicazione e il mental, peraltro giustificatissimi, i ‘comuni mortali’ vorrebbero ritornare agli argomenti pratici, terra terra, quelli che ai ‘filosofi & pedagoghi’ magari interessano il giusto ma che sono stati l’essenza delle prime due stagioni…In giro per Tornei sono venuto a contatto con molti Utenti del Blog che prima erano solo nomi (o nicknames) sulla carta e molti ancora che solo ci leggevano e, mi dicevano, hanno smesso perche’ non si affrontano piu’ argomenti concreti o perche’ (quoto) ’si sono squassati i maroni’ a sentir divagar di voli pindarici e di utopie … Il mio invito e’ che qualcuno di voi, magari sotto nickname, prenda il posto che e’ stato mio e di Mad Max e in seconda battuta anche di Mauro e Andrew…Fino ai 12 anni e’ comunque lecito raccontare un po’ di se, magari senza esagerare come ho fatto io …
    Noi comunque stiamo andando bene e quando saro’ rientrato a Lagos (Lunedi’) mandero’ alla Redazione le mie Considerazioni di un Genitore prossimo a distaccarsi dal proprio figlio … Qualche anticipazione: tornei ETA, Vavassori,Bollettieri, Sartori, Popolo del Blog in Torneo, Differenze fra Tornei in Italia e Tornei in US, Differenze fra il pubblico, Videoanalisi e blah blah blah

  250. nicoxia scrive:

    In prima pagina c’è un’icona,se il blog fosse lì,come è sempre stato,sarebbe più accessibile.

  251. nicoxia scrive:

    Domanda,il lavoro tecnico fatto dal coach,deve essere supportato dal preparatore atletico?Il programma deve essere comune e sincronizzato,o sono due cose separate?

  252. nicoxia scrive:

    Potranno sembrare cose scontate,ma per chi inizia ora a fare preparazione atletica in maniera specifica è un mondo nuovo.

  253. nicoxia scrive:

    Secondo me,se il maestro sta lavorando sugli appoggi sarebbe giusto che nello stesso mesociclo il preparatore atletico lavori con esercizi specifici sugli appoggi,e cosi per tutto il resto.Nelle accademie avviene questo?

  254. federico di carlo scrive:

    X Stefano,
    nel tuo post ho letto uno dei motivi per cui molti dei genitori tennisti non fanno attenzione alla comunicazione ed al mental: non li ritengono “argomenti concreti”; sono solo filosofie. Moltissimi sostengono che i giocatori italiani a confronto con gli stranieri spesso peccano per la mancanza di di due cose: velocità di gambe e consistenza mentale. Pochissimi si rendono conto che fino a quando l’aspetto mentale verrà lasciato al caso, all’istruzione che i ragazzi ricevono nella società, su un campo da tennis saranno sempre in svantaggio competitivo rispetto a quei tennisti che ricevono invece una adeguata istruzione tennistica mentale. Detto questo, sarei contentissimo se si tornasse a parlare di esperienza sul campo da gioco piuttosto che di speculare su teorie senza basi concrete.

  255. nicoxia scrive:

    Stefano,il test con Rossi Mattia,sarà valido come riferimento per Nicholas.Facci sapere.

  256. federico di carlo scrive:

    x Nicoxia,
    il team che lavora con i tennisti deve essere senza ombra di dubbio sincronizzato e lavorare contemporaneqamente e contestualmente. A livello di accademia i trainers hanno ottime nozioni tecniche e preparazione dell’allenamento applicato al tennis perchè è solo di tennis che si occupano. Nei club la cosa è molto più difficile perchè trovare trainer esperti “anche” di tennis non è cosa semplice. Nel caso dei club ci si intende per fare un lavoro che sia il più possibile omogeneo, nel senso che se per esempio il trainer li sta facendo lavorare sul potenziamento aerobico e muscolare, si presume che i ragazzi stiano facendo un lavoro tennistico intensivo basato sulle ripetizioni e la forza esplosiva. In accademia si ha dunque l’optimum perchè si fa un lavoro specializzato come sottoinsieme del lavoro generale e perchè si lavora in equipe con piani di lavoro organici ben pianificati ed in cui ogni area (tecnico, tattica, fisica e mentale) interagisce con la sua specificità. Nei circoli invece si cerca quantomeno di lavorare in modo coordinato anche se spesso con risultati purtroppo incongrui

  257. nicoxia scrive:

    Federico,una scaletta di esempi,per noi profani,sarebbe manna dal cielo.

  258. Archipedro scrive:

    Federico, io sarei quello interessato alla “velocità di gambe”. Alla costruzione precoce d’un agonista sotto il profilo atletico. Visto che appunto i “tennisti” italiani sarebbero scadenti sotto quel profilo. C’è direi un concreto nesso…
    Comunque, essendo tu d’accordo con Stefano (si può non esserlo?), prova a fare un post “terra-terra”. Così poi i nicknames del blog ritroveranno il desiderio d’intervenire… Oppure di leggere quei discreti commenti ciclopici ed assolutamente impeccabili, in quanto ironici e mai sarcastici. Ed autorevoli quanto basta… :-)
    Viva l’autocritica e lunga vita ai nicknames!

  259. Roberto Commentucci scrive:

    Eureka, ragazzi, dopo lunghi sforzi ho imparato ad aggiornare il link a Genitori e Figli nella home page di Ubitennis, come voleva giustamente Nicoxia.

    Credo però che Federico di Carlo abbia ragione. Questo è tempo di tornei, più che di letture di blog.

    Confido comunque che con il prossimo articolo del subcomandante ripartiremo alla grande.

    Un saluto a tutti.

  260. Archipedro scrive:

    Questa sì che è concretezza…!
    Quando in Italia c’è bisogno di leadership(s), lo sappiamo bene, anche per far funzionare le grandi ma dispersive coalizioni d’individui “terra-terra”, i nomi sono quei pochissimi… E’ assolutamente necessario che un premier dei nicknames torni a dettare i ritmi del programma… di G&F… :-)
    p.s. Di tanto in tanto qualche signor terra-aria, o aria-aria che è uguale, scriverà comunque. Tipo che la ricchezza con talento sportivo non c’entra … Ma chi ha paura delle filosofie?

  261. federico di carlo scrive:

    Ciao Archipedro,
    ogni anno vedo arrivare al circolo nuovi ragazzi che iniziano a prendere la racchetta in mano. Ogni anno purtroppo mi accorgo che l’obesità infantile diventa un problema sempre più incombente anche dalle nostre parti. Già all’età di 8-10 anni i bambini che vengono al circolo mostrano dei gravi handicap motori dovuti a troppa stasi, troppo tempo trascorso sui banchi di scuola (spesso con posture sbagliate e scogliosi, cifosi, lordosi etc) e davanti al computer, alimentazione troppo proteica e ricca di grassi, poca attività motoria. Ci troviamo davanti a ragazzi che hanno già grosse tare che non possono essere recuperate.
    Ho sempre consigliato ai genitori che me lo hanno chiesto di far fare parallelamente all’attività di pre e mini tennis, sport quali le arti marziali, la ginnastica artistica, il ballo e la scherma. Sono tutte attività che migliorano la coordinazione, l’equilibrio e la agilità che devono essere sviluppate assai precocemente nell’individuo o non verranno mai sviluppate adeguatamente più in avanti con gli anni.

  262. federico di carlo scrive:

    Nicoxia è molto semplice.
    Mettiamo che una partita abbia evidenziato una cattiva esecuzione della seconda di servizio o che il programma preveda: 2a di servizio.
    Target tennistico: 2a di servizio
    Obiettivo tecnico: esecuzione del kick
    Obiettivo tattico: direzionare la palla a piacimento
    Obiettivo fisico: massimizzare la spinta delle gambe
    Obiettivo mentale: giocare i punti critici.
    Il trainer lavora in palestra con i pesi, compressione ed estensione delle gambe ed è presente al momento del lavoro in campo con il coach che spiega il colpo al tennista. Quando il movimento è appreso biomeccanicamente il coach inizia ad inserire dei drills per abituare il tennista a saper usare il colpo con cognizione di causa tattica. Il coach mentale fa simulare al tennista i drills come se fossero eseguiti in un match reale e lo abitua a contestualizzarsi nei momenti difficili che si trova a vivere in partita. Anche se i trainer sono 4, il lavoro viene fatto in modo che tutte le parti convergano sullo stesso target tennistico. fare la stessa cosa a livello di club è pressoche utopico. Spero di essere stato chiaro

  263. nicoxia scrive:

    Federico, chiarissimo,per questo,se è possibile ti chiedo altri esempi,se non altro per sapere quello che è giusto fare.

  264. Stefano Grazia scrive:

    Faccio fatica a capire l’ironia di Archipedro e a chi sono indirizzati i suoi strali … Se sono io il bersaglio, e magari Mad Max, onestamente non lo comprendo … Ho parlato al telefono con Roberto che mi ha ‘beccato’ a Caldaro mentre ero a pranzo con Mauro… Gli ho promesso uno scoop: la foto di Seppi che impara ad andare sul rip stick (skate snodabile) di Nicholas …

  265. nicoxia scrive:

    Qualcuno è al centro estivo di sestola?

  266. nicoxia scrive:

    Stefano,una tua valutazione sul nike,come livello di gioco,comparato su quello americano,in generale,sarebbe di molto aiuto al blog.

  267. Stefano Grazia scrive:

    Nikox:appena rientrato a Lagos scrivero’ nelle mie Considerazioni di un Genitore Senza Piu’ Figlio Tennista anche di ETA e di Nike … Come anticipazione, ti posso dire che l’organizzazione dei Tornei in US e’ molto piu’ omogenea che il livello dei tornei locali e’ sicuramente inferiore (ma dipende dai livelli-ve ne sono diversi- e comunque ti puo’ capitare sempre l’ospite sudamercano o europeo di un Academy in zona) e sicuramente non puo’ succedere quel che ho visto succedere per es a Rungg con Coaches e Maestri (piu’ che i Genitori) a fare coaching spudorato (non del tipo: cuore, gambe, testa (che facevo anch’io), ma con veri e propri consigli tecnici, quasi fosse un allenamento … In America poi (o infatti) un vero e proprio Giudice Arbitro (se non due) in divisa USTA girano fra i campi, controllano i match difficili, comminano warning, penalty points ed anche penalty games … Il livello di gioco del Nike comunque mi e’ sembrato tale e quale quello di un buon torneo americano (tipo l’ultimo giocato a Clearwater): il vantaggio del Nike e’ che con i tabelloni ad entrata magari ti puoi fare qualche partita in piu’ … ma se sei gia’ classificato e incontri un nc come Nicholas magari ti fai un gran viaggio da Roma ed esci subito … In US di solito hai un paio di turni di assestamento… Certo, Mattia Rossi, 3.5, comincia a giocare in semifinale e si risparmia 4-5 gg di albergo…Dal punto di vista economico e’ un vantaggio, ma alla fine di tutto il torneo giochi 2 partite…Un 4.4 magari ha il posto in tabellone, incontra uno come Nicholas o il suo avversario Ciechi, entrambi Nc, che lo fanno fuori subito e per il resto del torneo se ne sta li’ a rompersi i maroni…In US ovviamente i Tornei(quelli minori) sono nel Week end…E comunque economicamente se vuoi accompagnare tuo figlio e’ un bel salasso…10 tornei come questo e ho gia’ pagato meta’ dell’anno in Florida!
    Ma di questo ed altro vorrei parlarvi piu’ articolatamente nell’Articolo per G&F,Season 3… Datemi una settimana: il tempo di rientrare, riassestarmi e scribacchiare felice controllando i miei appunti sui fedeli diari,agende,taccuini (rigorosamente Molhekine … ),liste della spesa, tovagliolini …

  268. Stefano Grazia scrive:

    E comunque economicamente se vuoi accompagnare tuo figlio e’ un bel salasso…10 tornei come questo e ho gia’ pagato meta’ dell’anno in Florida!

    INTENDEVO: in ITALIA/EUROPA girar per tornei puo’ essere un salasso…In US col sistema dei tornei nei week ends la vita e’ piu’ facile (lo so che avete i Rodeo ma datemi retta, non e’ la stessa cosa…Eppoi in Florida e’ estate tutto l’anno o quasi)il che forse contribuisce a dare un’atmosfera diversa … In piu’ se ho capito bene alla Bllettieri organizzano tornei interni e comunque c’e’ moltissima competizione all’interno dei gruppi e fra gruppi per raggiungere il posto al sole…Non so nemmeno se li portano a fare molti tornei…Ve lo faro’ sapere piu’ avanti: come dicevo io vi ho detto pregi (molti) e difetti(non pochi ma e’ soprattutto una questione di prospettiva e di apporto costi/benefici) dello Short Time: mi aspetto che il Full Time sia qualcosa di superiore, che trascenda…Ma con la mia consueta onesta’ intellettuale non vi nascondero’ nulla: sicuramente pero’ i primi giudizi dovranno aspettare qualche mese. Il Giudizio Finale invece lo dara’ il campo.Purtroppo (ecco il primo problema) vivendo io in Nigeria e avendo tot numero di ferie per vedersi un po’ di piu’ sara’ opportuno che durante feste natalizie, pasquali ed estive Nicholas e Gabri’ vengano da me in Nigeria mentre io sfruttero’ i miei tre viaggi e le mie ferie per andare negli US in altri periodi. da qui capite subito l’inghippo: la prossima estate Nicky e Gabri’ giugno e luglio lo dovrebbero passare a Lagos, altroche’ nike ed eta… del resto,anche se non ci fosse questa esigenza, temo che imposterei comunque l’estate del 13esimo anno in modo diverso (e piu’ economico): niente tornei a casa di dio con soste in albergo ma tre mesi a calderino: al mattino sveglia e 30′ di Mountain Bike su e giu’ per le cavedagne intorno a casa e poi robusta prima colazione e poi 2h di tennis, drills e basics. Pranzo alle 13 e poi relax (lettura, compiti…)fino alle 17-18. Alle 18 Match Play invitando i migliori giocatori della zona e/o prep atletica. Oppure un paio d’ore con qualche Coach della zona tipo l’ottimo Albertini.Si potrebbero invtare anche alcuni Bloggers per delle settimane di approfondimento (coinvolgendo magari il Prof Buzzelli. Tornei rigorosamente solo quelli in zona e a tiro di macchina.Basta spendere fortune in albergo. Eventualmente un Eta all’estero e un salto a farsi controllare da un Coach come Sartori/Vavassori/Piatti/Furlan/etc(ognuno scelga il suo)per avere un parere,una opinione…Ma dopo un’estate schizofrenica 9e una vita) sento davvero il bisogno di fermarmi due mesi a casa mia…Anche quest’anno ci ho passato meno di 4 giorni(e solo due di fila…)

  269. federico di carlo scrive:

    Nicoxia,
    non c’è a priori una cosa giusta o sbagliata da fare. Nel mio esempio ho citato come seconda il kick ma per un altro allenatore o per un contesto di un giocatore diverso il colpo più appropriato potrebbe essere lo slice e così di seguito. La cosa importante è che le scelte vengano fatte in modo collegiale nelle 4 aree e che gli opportuni interventi e lavori dei singoli coach vengano pianificati ed eseguiti congiuntamente in un lavoro di equipe. Gli input che vengono dati dai diversi allenatori devono puntare verso una sola direzione: la realizzazione del programma dal punto di vista fisico, tattico, tecnico e mentale.

  270. Elettra scrive:

    Federico
    scusa, ma per impegni di lavoro e cambio di gestore ho avuto qualche problema a seguire il blog per cui ti rispondo molto in ritardo.
    Marta continua a farsi male regolarmente ad ogni sessione dei 1000 ovvero ogni martedì, ma è docuto al fatto che per gli altri è un richiamo per lei è un carico essendo entrata in accademia quando avevano finito la preparazione.
    Non ha nulla di grave sono solo risentimenti muscolari solo che fermandosi in media due giorni ogni 10 non riesce a fare tornei.
    Comunque l’allenamento procede bene e si sta anche impegnando sul lato mental, sono tutti molto contenti del suo atteggiamento e dei risultati per ora solo tecnici ed atletici raggiunti, ma per i tornei ci sarà tempo.
    E’ vero ha perso un anno e giocato pochi match, ma era giusto recuperare alcune cose prima che fosse troppo tardi, quindi a prescindere dalle sue crisi momentanee dovute all’assenza di risultati ma sarebbe più opportuno dire all’assenza di tornei, ma mia figlia queste finezze non le coglie, è sicuramente un altro giocatore.
    POichè io credo fermamente che il lavoro paghi ma che occorra anche un tempo per metabolizzare sono certa che quando sarà in condizione i risultati arriveranno, perchè in allenamento sta giocando molto bene.
    E’ anche un pò sfortunatella, nell’unico torneo giocato in questi due mesi ha beccato una 4.3 di circa 30 anni che le ha fatto 6/0 6/0 in trenta minuti, ovviamente questo l’ha precipitata nella disperazione più nera.
    Dal momento che non è così semplice non farle vedere una palla io ed il padre le abbiamo chiesto come giocava la signora, la risposta è stata: bene ma io devo riuscire a spostare una 4.3 giù di atletica se no cosa mi alleno a fare.
    Per farti capire la capacità di analisi della pupa, si è poi scoperto che la signora in questione era stata la numero 300 al mondo ed è arrivata in finale battendo agevolmente tutti, rientrava dopo due o tre maternità e non ha vinto il torneo solo perchè si è ritirata per un infortunio.
    Lei ovviamente si era limitata a leggere la classifica ed a guardare le apparenze, speriamo che abbia capito qualcosa.
    In ogni caso ad agosto farà due settimane di vacanza, quelle in cui chiude l’accademia, a settembre ricomincerà con la preparazione atletica e ci hanno assicurato che dal prossimo anno tutti i problemi fisici andranno a posto.
    Ciao e grazie per l’interessamento.

  271. Elettra scrive:

    Stefano
    che piacere rileggerti.

  272. nicoxia scrive:

    Federico,se si è in un club,bisogna sopperire alle mancanze con il fai da te,la mia domanda era,se per il kick gli esercizi erano quelli ,per lo slice quali sono e via con tutti gli altri,solo per conoscenza.

  273. federico di carlo scrive:

    Si Nicoxia,
    io ho capito bene la tua domanda ma se volessi rispondere esaurientemente bisognerebbe riscrivere un manuale del tennis in un blog. Purtroppo ciò non è possibile.
    Su un servizio slice, ovviamente il coach tecnico insisterebbe su lancio della palla, impatto e accompagnamento che sono molto diversi dal kick; il preparatore tecnico insiste sulla spinta delle gambe in avanti piuttosto che basso-alto; il preparatore tattico insiste sugli schemi di apertura del campo con il servizio ad uscire o con schema servizio-diritto per i servizi centrali etc………..

  274. federico di carlo scrive:

    XElettra,
    spero che la prossima stagione sia quella buona per Marta per cominciare a calcare i passi nei tornei e fare esperienza. Più passano le stagioni agonistiche e più mi rendo conto che nonostante i junior trascorrano tutto luglio ed agosto con un ritmo talvolta di 2 tornei la settimana, nonostante tutto sia sempre poco. Più partite fanno e più si abituano alla competizione. Ho anche notato che alcuni ragazzi e ragazze soffrono anche dei complessi di inferiorità a giocare contro giocatori sconosciuti. Giocano in modo perfetto quando sono in allenamento con avversari che conoscono, poi quando sono in partita si irrigidiscono magari anche contro avversari più alla loro portata solamente per il fatto che non li conoscono. La prossima stagione, comunque, se Marta dovesse essere a far tornei nella zona Marche-Abruzzo fammelo sapere perchè mi piacerebbe incontrare te e tuo marito darle anche il mio incoraggiamento. Spesso non ce ne accorgiamo ma è solo di incoraggiamento ciò di cui i ragazzi hanno bisogno

  275. Roberto Commentucci scrive:

    Stasera sarò ospite al consueto talk show su Supertennis, in onda alle 22.30. Si parlerà tra le altre cose della dotazione di impianti e di strutture tennistiche nel nostro paese, in particolare della penuria di campi veloci e coperti.
    Andrò a ribadire le mie idee sul fatto che la mancanza di campi in cemento e di tornei disputati sul veloce limita la crescita tecnica dei nostri giovani, e limita anche la qualità dell’addestramento che ricevono su fondamentali quali il servizio e la risposta. Specie se si considera che oggigiorno per la classifica Atp solo il 27% dei punti complessivi è in palio sullla terra rossa.
    Ci sarà tra gli altri anche Cochi, Assessore allo Sport per il Comune di Roma.

  276. Mauro scrive:

    Spero a breve, pc permettendo, di scrivere sulla bellissima settimana effettuata a Caldaro con la famiglia Sartori e dei 2 gg trascorsi con Stefano Grazia e la sua famiglia.

  277. Elettra scrive:

    Federico
    grazie spero che ci sia l’occasione per incontrarci.
    In realtà mia figlia pare avere il problema opposto è molto più a suo agio con quelle che non conosce, mentre con quelle con cui ha già giocato se ci ha perso “deve vincere” per dimostrare a sè stessa che è migliorata, se ci ha vinto “deve vincere”per gli stessi motivi.
    Comunque, pare che stia incominciando a ragionare su tutti questi “devo vincere” per cui speriamo di riuscire a fare almeno un torneo prima della pausa estiva per vedere se incomincia a modificare il suo atteggiamento in partita.
    Per non farsi mancare veramente nulla è riuscita a farsi male facendo il fenomeno giocando a ping pong, doveva imitare un video che ha visto su youtube.
    Poi dicono che le ragazze sono più riflessive.

  278. federico di carlo scrive:

    Cara Elettra,
    purtroppo i ragazzi a questa età hanno bisogno di sperimentare. difficilmente stanno a sentire alle parole degli altri, ci devono sbattere il muso di prima persona. La mia personalissima idea è che i ragazzi un po “wild” come Marta o Nicholas siano comunque da essere preferiti a ragazzi spenti e remissivi. Lo so che è difficile incanalre la loro energia ma se si riesce a farlo rendono molto di più dei ragazzi troppo quieti e timidi. Per evitare la psicosi del dover vincere ho trovato molto utile dare ai miei ragazzi dei targets ed un game plan da rispettare. Dovendo prestare attenzione ad altri elementi si dimenticano del vincere o del perdere e vedono la partita semplicemente come un tassello che si va ad aggiungere alla loro completa formazione. La partita diventa una specie di “allenamento finalizzato”. Non avendo più il chiodo fisso della vittoria si rilassano e giocano più sciolti.

  279. federico di carlo scrive:

    X Roberto Commentucci,
    tra i fattori tecnici a determinare una maggiore presenza di campi in superficie veloce, io citerei anche la statistica tecnica che a livello pro il 75% dei punti sul veloce viene vinto/perso entro i primi 4 colpi (due per ciascun giocatore) di inizio punto. Ovviamente una maggiore presenza di campi veloci permetterebbe ai coach di sviluppare maggiormente le attitudini dei ragazzi a mantenersi aggressivi su servizio e risposta in primis.

  280. Elettra scrive:

    Roberto
    ci aggiungerei anche che i ragazzini che si trovano bene sul veloce e che esistono anche in Italia, praticamente non hanno tornei.
    Non è cosa da poco se consideri le difficoltà che fanno i professionisti a giocare ad esempio sulla terra.
    Ovvero, abbiamo una quantità di giocatori che sono costretti a non sfruttare le loro caratteristiche per adattarsi ad un gioco che non è il loro.

  281. Roberto Commentucci scrive:

    Sono tornato ora dalla registrazine della trasmissione. Vedo ora i vostri suggerimenti. La statistica citata da Federico la conoscevo e ho potuto citarla, mentre l’aspetto descritto da Elettra, purtroppo non mi è venuto in mente. Comunque il dibattito sulle superfici si è aperto. Purtroppo i circoli non potranno fare molto.

  282. Elettra scrive:

    Federico
    l’idea è giusta ed è quello che si cerca di fare, ma essendo Wild come hai detto tu, c’è sempre una certa difficoltà nel seguire un programma che non sia una sua idea per tutte quelle cose in cui non si è ancora rassegnata del tutto al fatto che deve farsi consigliare da chi ha più esperienza.
    Manteniamo la fiducia, nel mentre almeno sul lavoro fisico e tecnico è diventata un soldatino, di terracotta vista la facilità agli infortuni ma anche questo è un segno del fatto che sta lavorando sul serio.
    Anche il fatto di farsi male, spesso deriva da una libera interpretazione dell’esercizio in cui ha la pretesa di rendere come uno che lo fa da anni.
    Marta è fatta così vive di eccessi nel bene e nel male.
    Sino all’anno scorso il peggio che le era capitato era una brutta influenza.

  283. federico di carlo scrive:

    Ciao Elettra,
    credo di poter dire che uno degli insegnamenti fondamentali della PNL sia stato proprio quello di sostenere che tutto ciò che proponiamo agli altri deve passare attraverso il LORO canale e non attraverso quello di chi cerca di insegnare. E’ proprio qui la sfida. Occorre tempo e pazienza.
    E’ molto, mooooolto importante che Marta esegua gli esercizi atletici con il monitoraggio assiduo del trainer. Deve fare gli esercizi esattamente come le vengono richiesti. Se non lo fa corre incontro a due gravissimi problemi: 1) allena muscoli che non dovrebbero essere stimolati; 2) sollecita i muscoli in modo non corretto andando incontro a traumi e lesioni

  284. andrew scrive:

    Roberto…

    Cosa significa “purtroppo i circoli non potranno fare molto”? Vuoi quindi dire che la Federazione non potrà fare molto…

    Io, per dovere istituzionale del vaffantennis, devo continuare a ricordare che I CIRCOLI SONO LA FEDERAZIONE (non mi risulta infatti che i vertici della federazione siano eletti da persone estranee ai circoli).

    Poiché i circoli non sono assolutamente interessati a una diffusione del tennis come sport ma solo al mantenimento della propria posizione di monopolio sul territorio in un generico “ambito tennis” (artatamente mantenuto ristretto e giustamente ignorato, se non tollerato, dalla maggior parte della popolazione), la politica della federazione non potrà che andare in tal senso…e infatti ci sta andando…

  285. gianni scrive:

    Durante la trsmisione di super tennis ho sentito il sig Tropiano dire di allargare la base e quindi dare la possibilita di giocare a tennis a nomadi perchè sono agili e ad altri ceti sociali poco fortunati benvenga,ma qui la domanda nasce spontanea chi paga dopo che gli è stato data un base?Ma ci rendiamo conto che ragazzi ITALIANI bravi e di buon livello già ci sono se si va in giro per tornei ma sono abbandonati al loro destino perchè in ITALIA si fa troppo poco per loro e TROPIAno dice di reclutare rafgazzi che gia di base sono sfortunati ,non voglio ne sembrare razzista ne troppo nazionaslista ma conctreto i migliori in Italia vanno seguiti e aiutati e perchè no allenati tutti insieme.

  286. andrew scrive:

    gianni…

    …non credere che Tropiano scherzi. Il bello è che dice sul serio, maremma maiala!!!

    Penso sia una deformazione mentale che giunge quando, dopo un po’ di tempo passato nell’ambiente circoli, si capisce che discutere di tennis è inutile e anche un po’ palloso. Allora, sopraggiungono le visioni mistiche e si sbanda verso il ruolo sociale del tennis: ma non un normale ruolo sociale di attività sportiva bensì una mano-tesa pia-fanfaniana di ruolo salvifico donato dai più fortunati verso i più sfortunati.

    Ma quando cavolo comprenderanno che i più sfortunati sono loro?

  287. Edipo scrive:

    Mio nonno amava ripetermi che, nonostante l’età, non finiva mai di stupirsi.
    Amava la vita e non era affatto contento di dover morire.
    Ma questi tempi sono arrivati per renderlo contento di essere dipartito.

  288. ermanno scrive:

    sono uno sportivo calcio tennis
    ho seguito da poco il blog curato da FEDERICO DI CARLO
    sulla “”"PNL”"” applicata al tennis ,molto molto interessante
    chiedo se la redazione possa ottenere da lui l’ autorizzazione ad avere la sua EMAIL per un contatto personale
    grazie
    ERMANNO

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