“Ecco la mia vita di baby-campione”
Giacomo Miccini secondo al mondo under 16

 
15 Marzo 2008 Articolo di Benedetta Iacomucci
Author mug

Parla il padre di Giacomo: “Quante racchette in mille pezzi! E’ impulsivo proprio come me” Si parla di Miccini qui, ma anche di Camila Giorgi, la ragazzina che si allena da Muratoglou, lo stesso centro di Parigi dove sono cresciuti con Bob Brett anche Mario Ancic e Marcos Baghdatis. Sono forse i due ragazzi italiani più conosciuti nel mondo, con Quinzi che fra gli under 12 è forse il n.1 del mondo

(Benedetta Iacomucci è una giornalista del Resto del Carlino di Macerata)

— MACERATA —TRA RECANATI e Bradenton. Tra Lucio Battisti e l’hip hop. C’è un po’ tutto il suo mondo, in quella hitlist di pre-partita: il mondo di un ragazzino di 16 anni ancora da compiere, che a 12 già girava per aeroporti con la racchetta in valigia, che già si allenava in Florida all’accademia di Nick Bollettieri (il talent scout di Agassi e la Seles, per dirne un paio) e che ogni tanto pensa alla sua Recanati, ai suoi due fratelli, agli amici di scuola che non vede più.

OGGI Giacomo Miccini si trova al secondo posto nella classifica mondiale Under 16, si è appena qualificato per gli Us Open, e sono in tanti a pronosticargli un futuro degno dei più grandi. Sempre che riesca a tenere a bada quel caratterino che ogni tanto gli gioca qualche scherzetto, come quella volta (forse più di una) che mandò in mille pezzi la sua stessa racchetta: «Fuori del campo ho un carattere assolutamente tranquillo — confessa —, dentro un po’ meno. E’ per questo che ascolto Battisti e l’hip hop prima di una gara importante. Mi rilassa». Ed è anche per questo che Nick Bollettieri, il suo guru, gli ha regalato un bigliettino che porta sempre in tasca. «E’ il miglior consiglio che mi abbia dato — confessa — Nick dice che lo devo leggere ogni volta che entro in campo: c’è scritto: “Preoccupati del prossimo punto, e non di quello ormai passato”». E funziona? «Abbastanza».

ESSERE CONSIDERATO a 15 anni un astro nascente dello sport mondiale è anche una bella responsabilità: «Non voglio correre troppo — dice Giacomo —, so di avere ancora tanto da lavorare. Però ho fatto molti sacrifici, mi sono dato da fare tantissimo, quindi non posso che essere felice di quanto si dice di me». Ma qual è la giornata tipo di un enfant prodige del tennis? «Sveglia alle 6.30, riscaldamento dalle 7.15 alle 8, poi tennis fino alle 11, ginnastica fino a mezzogiorno, poi pausa pranzo. Si riparte alle 14.30 fino alle 17 e poi c’è la scuola, dalle 18 alle 20: vengono degli insegnanti privati a casa, ma quando sono fuori per tornei, seguo delle lezioni online». In tutto fanno quasi otto ore al giorno di allenamento. Mai avuto ripensamenti? «No, questa è la mia strada e la voglio percorrere fino in fondo — dice —. Ma se non dovesse andare come vorrei, sarei comunque contento di lavorare nell’azienda di mio padre». Il mobilificio Giessegi, di Appignano, del quale il padre Gabriele, è amministratore unico.

COME PER TUTTE le promesse, c’è già un alone leggendario dietro alle gesta del giovane Giacomo: di lui si dice che a tre anni già conoscesse il punteggio del tennis, che avesse una sorta di “predestinazione” rispetto a questo sport. Il resto, invece, è storia: il primo torneo di categoria vinto a nove anni; il primo allenatore, a Macerata, Giovanni Torresi; il mito di Ivanisevic; la palla di battuta sparata a 200 km orari; da ultimo, l’ospitalità di Nick Bollettieri, che da quest’anno gli “abbona” la retta da 36mila euro l’anno. Evidentemente, ripone nel nostro ottime speranze. «Qui in America c’è un allenamento molto più intensivo — dice Giacomo —; in Italia era difficile riuscire a conciliare lo sport e lo studio. Qui, invece, grazie alla possibilità di frequentare la scuola online, riesco a portare avanti la mia passione».

IL PROSSIMO appuntamento in agenda lo porterà in Canada, dove attualmente si trova e si allena. Poi, a luglio, Giacomo tornerà in Italia, dove lo attendono altri appuntamenti sportivi ma anche, immaginiamo, serate e rimpatriate con i vecchi amici: «Loro, insieme alla mia famiglia, mi mancano più di tutti — dice —, ma quando sento la gente che mi dice che ce la posso fare, che devo andare avanti, ritrovo tutta la carica e l’entusiasmo».

IL PADRE

“Quante racchette in mille pezzi! E’ impulsivo proprio come me”

— MACERATA —E’ VERO, quel caratterino così poco malleabile gliel’ha passato lui, Miccini senior. «Siamo gente impulsiva» confessa papà Gabriele, amministratore unico di un’azienda di mobili di Appignano, la Giemmegi. Ma è anche merito suo se tutto sommato quel figliolo ha ancora i piedi ben saldi al terreno. E se, vada come vada, l’avventura sportiva sarà vissuta con serenità. «Io non lo forzo in alcun modo a proseguire — dice —. Quando subisce una sconfitta, quando manda in frantumi la racchetta e per 3 o 4 giorni stacca il cellulare perché non vuole parlare con nessuno, io lo lascio fare e non mi intrometto in alcun modo. Anche il fatto di trasferirsi in America è stato casuale. A me interessava che imparasse l’inglese, il tennis era secondario. Anche perché ci sono almeno 2mila giovani atleti che lottano per rientrare tra i primi venti campioni al mondo. Parlarne adesso è prematuro». Ma che ci crede, e tanto, è subito chiaro a chi lo sente raccontare di quel figlio: «E’ il minore dei tre fratelli, e come tutti i figli più piccoli è sempre stato il più sveglio. Poi, il fatto di vivere all’estero, l’ha fatto maturare più in fretta. Purtroppo ci vediamo poco, ma la mamma abita con lui. E se, finita l’avventura vorrà venire a lavorare in azienda, sarò contento»

CAMILA GIORGI, 16 ANNI

«Ogni gara uno stimolo in più per essere tra le prime cento»

— MACERATA —A CINQUE ANNI faceva ginnastica artistica. Poi vide i fratelli che giocavano a tennis. E fu amore. Oggi Camila Giorgi, 16 anni, dopo aver vissuto qualche anno a Macerata, si è trasferita dal ’92 (anzi 2002; n.d.r)a Parigi, all’accademia Mouratoglou dove si allena 5 ore al giorno per raggiungere il suo obiettivo per il 2008: «Essere tra le prime cento tenniste al mondo». Per farlo, vale la pena tener duro: «Macerata mi manca — dice —: la città, gli amici… Ma qui ho un sogno da realizzare». Forse il suo rientro in Italia potrebbe essere più vicino di quanto sembri: se tutto andrà bene il prossimo appuntamento agonistico sarà infatti a Civitavecchia, tra due settimane. Ma occorre prima passare le selezioni. Non è dura per un sedicenne questa vita di continue prove? «No, il fatto di migliorare mi dà la carica per andare avanti. Vivo questa avventura con molto entusiasmo». Camila ha chiuso il 2007 con un bilancio di 17 vittorie e 13 sconfitte, classificandosi alla 574ª posizione nella classifica Wta. Il 2008 è appena cominciato.

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13 Commenti a ““Ecco la mia vita di baby-campione”
Giacomo Miccini secondo al mondo under 16”

  1. Avec Double Cordage scrive:

    bello iniziare la giornata con delle buone speranze per il futuro, il nostro subcomandante stefano grazia sarà sollevato nel constatare per l’ennesima volta che la forza oscura affligge un po’ tutti… vedrò di tenere a mente il consiglio di nick, anzi adesso vado e lo scrivo su un foglietto anche io ;)

  2. marco scrive:

    Complimenti a questi ragazzi per la loro forza e volonta’, ma da appassionato di questo sport purtroppo il fattore economico e’ RILEVANTE, chi si puo’ permettere spese cosi’ ingenti per far emergere un potenziale campione??

  3. dino scrive:

    Oggi Camila Giorgi, 16 anni, dopo aver vissuto qualche anno a Macerata, si è trasferita dal ’92 a Parigi.
    Mi spiegate come è possibile, già giocava nel grembo materno ?
    Saluti

  4. Karlovic 80 scrive:

    Se il mito di Giacomo è Ivanisevic allora vuol dire che il ragazzo oltre che bravo è anche intelligente.Speriamo che prenda da lui non solo la battuta.
    Comunque a 15 anni già un servizio a 200 kmh mi sembra un grande traguardo(e Commentucci potrà confermare).Se continua così lo vedremo almeno top 10 e per parecchi anni.
    D’altronde,se gente come Ferrer,Davydenko e compagnia bella è stata top 5,non vedo perchè Jack(con molto talento per essere un 15enne)non possa ambire a quelle posizioni.
    Mamma mia,Bollettieri si “frega” 36 mila euro l’anno!!!

  5. federico scrive:

    Veramente costosissima l’ accademia di Bollettieri… certo che lui non sembra neppure troppo simpatico…
    Anche Casal e Sanchez (Emilio) chiedono cifre molto alte (a dire il vero molto simili a quelle dell’americano… un caso?) per iscriversi alla loro “scuola”.
    Comunque il tennis è uno sport dove si può emergere tardi anche se più difficile (pensiamo a Stich o a Sanguinetti dove si è parlato ieri). Secondo voi è utile fare iniziare molto presto i giovani?

  6. Voortrekker Boer scrive:

    Io di Miccini ho visto qualche video più o meno recente e devo dire che non mi ha entusiasmato più di tanto, poi sicuramente potrà migliorare ed evolvere, è cmq da apprezzare lo sforzo suo e della sua famiglia.

  7. Mario scrive:

    la mia prima di servizio non so neanche se arriva a 150…
    è già da un po’ che seguo i risultati di miccini e spero che confermi l’impressione che ho avuto l’unica volta che l’ho visto giocare: mi ricorda vagamente murray, anche sotto l’aspetto caratteriale.
    se riesce a sviluppare bene il suo fisico e mettere su qualche chilo può davvero diventare un ottimo giocatore

  8. asterix scrive:

    Dei 36.000 euro che costa Bollettieri più di 30.000 glieli passa la FIT. C’era scritto pure sul Corriere della Sera

  9. roberto p. scrive:

    vitto,alloggio, 8 ore di allenamenti…siamo sicuri che ( in termini assoluti) sia così caro?

  10. stefano grazia scrive:

    Il primo anno che abbiamo portato Nicholas a Bradenton (dopo esserci andati tanti anni per frequentare lk’Adult program) era il 2004 e in quella stessa settimana d’agosto c’erano, anche loro per la primissima volta, sia Miccini,12 anni, che Quinzi, otto … Fra loro e mio figlio c’era e c’è ancora un oceano di differenza ma questo è il bello di frequentare le Academies importanti: venendo a contatto coi migliori, scendi subito dal pero…(E c’era anche il Giancarlo,il figlio di Ubaldo,allora 14enne … C’era poi un’altra ragazzina italiana,Gaia Sanese, che si sarebbe poi fermata anche lei, e all’Adult Program c’era perfino una delle sorelle Carlucci,quella impegnata in politica, col marito avvocato e ottimo tennista…insomma, quell’anno la concentrazione d’italiani era inusuale … e d’allora è cominciato il trend…) Giacomo era lì per vedere come era l’Academy, l’aveva chiesto lui di venire al padre: era già entro i primi 3-4 U12 d’Italia ma sentiva di non progredire abbastanza … I primi due anni credo abbia pagato tutto la famiglia Miccini … e ai 36000$ dovete aggiungerci casa (visto che era con la mamma) e scuola…Comunque alla Weil Academy in California ne chiedono 40000…Il costo prevede vitto e alloggio … Una volta davano scholarship con maggiori facilità: adesso le danno solo se sei un fenomeno e contemporaneamente se non te lo puoi permettere…Che l’abbiano data a Miccini che se lo può permettere significa,secondo me, una sola cosa: che davvero ci credono…
    Un saluto ai Miccini (e già che ci sono anche ai Quinzi)

  11. Roberto Commentucci scrive:

    Intanto ieri sera Giacomo, nel primo turno delle qualificazioni di un future in Canada, è stato sconfitto per 64 63 da un altro ragazzo del ‘92, l’americano Ryan Harrison, già semifinalista al torneo juniores all’Aus Open, e già in classifica mondiale.

    La classe ‘92 sembra destinata a dominare le prossime stagioni del tennis professionistico. Oltre a Miccini, Harrison e al celebre talento australiano Tomic, vi sono infatti almeno altri 2 ragazzi fortissimi: l’indiano Bhambri (anche lui in semi all’Aus Open Junior) e il serbo Krajnovic.
    Young guns…

  12. riccardo scrive:

    a 16 anni agassi, nadal, borg e chang erano già affermati nel tennis che conta e lui esce al primo turno di qualificazione in un future. Sono troppo pessimista? Forse Ubaldo ricorderà Mocci, giovane mio conterraneo promettentissimo fin da quando aveva 12 anni. Perso competamente….

  13. max scrive:

    erano tempi diversi… tutti i sopra citati si sono sempre distinti per le loro qualità fisiche ed allora erano in pochi ad allenarsi veramente a livelllo fisico quindi chi lo era (oltre ovviamente ad essere un fenomeno) poteva sopperire alla differenza di età e strutturale. ora è diverso chi è buono vermente e chi frequenta strutture di un certo livello è preparato a tutti i livelli e quindi le differenze fisiche e biologiche non possono essere pareggiate (contro quelli bravi)…

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