Lombardi ai coach:
“Non basta copiare”

 
31 Marzo 2009 Articolo di Roberto Commentucci
Author mug

Virtual Tour: day 8!

“Gli allenamenti vanno personalizzati all’atleta”. Pregi e difetti dei nostri tecnici. “La formazione prima era un debito, ora un reddito per la Fit, ma è giusto così”. Vecchie teorie e nuove conoscenze sfociano in conflitti generazionali fra i maestri. La bravura di Piatti, le difficoltà comunicazionali di Furlan. Su Tirrenia: “Mi aspettavo di più”.

Qualche settimana fa, in questo articolo  avevamo parlato del problema dei coach in Italia, sostenendo la tesi che il nostro paese non disponga di un adeguato numero di allenatori preparati e disposti alla dura vita nomade del coach. Avevamo anche formulato una proposta alla Federazione. La cosa ha incuriosito il prof. Lombardi, Referente Tecnico della Scuola Nazionale Maestri, che ci ha rilasciato questa intervista.

Dr. Lombardi, cosa pensa del problema dei coach in Italia? Ritiene praticabile la proposta contenuta nel mio articolo?

Condivido molte cose del suo articolo, la sua disamina è per larghi tratti corretta. Non sono del tutto d’accordo con la sua proposta, di mandare dei seconda categoria all’estero a studiare da coach. In linea di massima sono un po’ perplesso, tra l’altro, sul pescare fra i seconda categoria, figure che non sono riuscite a sfondare nel tennis che conta. Nella mia esperienza, a volte queste persone si portano dietro un fardello di frustrazione e di ricordi negativi, che inevitabilmente tendono a trasmettere al loro assistito. Bisognerebbe vedere caso per caso. E poi vede, qui da noi si crede erroneamente che per essere un bravo coach sia sufficiente essere stato un giocatore.
Non è così. L’esperienza agonistica, che pure è preziosa, deve essere messa a sistema con la conoscenza. Anche gli ex giocatori devono studiare. Altrimenti quel che loro hanno imparato resta esperienza individuale, non è trasmissibile né riproducibile. Negli altri paesi, in primis la Francia, dove molti ex giocatori diventano coach, le cose funzionano in modo diverso che da noi. Prima di mettersi ad allenare, questi ex giocatori studiano. Da noi, da un lato alcuni ex professionisti non avevano le caratteristiche adatte (in primo luogo caratteriali) per allenare – penso ad esempio a un Cané – dall’altro lato quelli che allenano a volte lo fanno senza aver maturato i necessari approfondimenti scientifici.
Tra i nostri coach privati la situazione è variegata. Alcuni sono effettivamente molto bravi e preparati. Altri, più semplicemente, hanno avuto la fortuna di trovarsi a gestire giocatori di talento, ma non sempre riescono a dare ai loro assistiti ciò di cui avrebbero bisogno in termini di sviluppo tecnico. Alcuni vanno in giro per il circuito, guardano i metodi di allenamento degli altri e li copiano. Ma senza domandarsi se si tratta di un tipo di lavoro adatto al loro giocatore, o funzionale ad un progetto di sviluppo a lungo termine del loro assistito. In altre parole, tutti lavorano bene, fanno esercizi validi, ma non tutti lavorano nel modo “giusto”, ossia personalizzato alle caratteristiche del giocatore. Ovviamente non sto parlando di tutti. Ce ne sono di molto bravi anche fra i nostri, primo fra tutti Piatti.
Riccardo ha una specie di sesto senso: capisce quasi “ad istinto” qual è la cosa giusta da fare. Ma riconosco che nella sostanza lei ha ragione, i coach italiani davvero bravi non sono molti.

Qual è il suo compito come Referente Tecnico della Scuola Nazionale Maestri?

Sono responsabile della definizione dei contenuti didattici dei corsi e anche della loro gestione organizzativa. Tengo a dire che per la Federazione siamo diventati un centro di profitto, con un fatturato di 850.000 euro l’anno e un utile di 200.000 euro, mentre quando ho iniziato ad occuparmene, nel 2001, questa attività era in perdita per 500 mln. di lire l’anno.

Ritiene che sia una scelta di policy corretta, per un ente di matrice pubblicistica, qual è la FIT, quella di farsi pagare per le conoscenze che vengono fornite al sistema?

Io credo di si. Bisogna anche dare un segnale sull’importanza della conoscenza. In più, noi forniamo ai maestri anche molti servizi gratuiti: ad esempio la possibilità di frequentare le conferenze tenute da esperti mondiali, come il prof. Elliot, e i programmi di aggiornamento che distribuiamo attraverso il sito federale. Inoltre, forniamo loro gratuitamente l’accesso al sito I-Coach dell’ITF, un database in cui vi sono contenuti tecnici di grande qualità, come i colpi dei principali campioni in slow motion, articoli di tecnica e biomeccanica. Ciò fornisce alle persone motivate gli strumenti per migliorare continuamente la propria professionalità.

Come era secondo lei la preparazione media dei maestri di tennis italiani quando ha assunto il suo incarico?

Direi piuttosto scadente. Per vent’anni non erano stati curati gli aggiornamenti, e i programmi risentivano di una impostazione tecnica superata, da “gesti bianchi”. Inoltre i requisiti per l’ottenimento della qualifica di maestro erano troppo poco selettivi.

Nel confronto internazionale, come valuta la qualità attuale dell’addestramento di base in Italia?

Diciamo che siamo molto migliorati, ma si deve riconoscere che i maestri francesi, ad esempio, restano ancora più bravi dei nostri, sebbene le differenze siano diminuite.

Una critica che viene mossa ai contenuti didattici della scuola è che l’insegnamento ha un taglio troppo teorico e scientifico, di difficile comprensione per le basi culturali degli allievi, mentre viene dato poco spazio alle esercitazioni pratiche. Alla Scuola ribattono che gli allievi non vogliono concettualizzare le conoscenze e che vorrebbero dei banali manualetti di esercitazioni. Come stanno le cose? Forse ci si potrebbe venire incontro a metà strada.

Il problema è reale soprattutto per gli Istruttori di primo e di secondo grado. Ma nella nostra visione sono i Maestri coloro che dovrebbero progettare l’allenamento. E i Maestri vengono prescelti fra persone in possesso di basi culturali più solide, che consentono loro di apprendere il necessario bagaglio concettuale. Perché vede, per allenare con successo, non basta lavorare bene, fare dei buoni esercizi: bisogna fare gli esercizi giusti, adatti per il ragazzo che si ha di fronte. L’allenamento deve essere personalizzato. E per fare questo, i Maestri devono possedere degli strumenti di analisi, in modo da capire chi hanno di fronte e di cosa ha bisogno per rendere al meglio, stilando così un programma di allenamento personalizzato. Gli Istruttori, invece, hanno il campito di mettere in pratica il piano di allenamento progettato dal Maestro.

Tuttavia, dr. Lombardi, il problema è che girando per i Circoli capita che in genere a dirigere le Scuole siano i maestri più anziani e meno aggiornati. Non crede che questo vanifichi molti dei vostri sforzi?

La nostra strategia è stata quella di sottoporre i maestri ad un autentico “bombardamento culturale”. Quelli che hanno creduto nella nostra visione, basata sulla conoscenza, sono soprattutto i più giovani, che ormai sono entrati in collisione con i “vecchi”, con coloro che hanno rifiutato l’aggiornamento. Arrivano al punto di scriverci o di chiamarci: guarda, che Tizio del Circolo x non vuole adottare le nuove tecniche… Le cose stanno cambiando rapidamente, mi creda.

Da circa 5 anni è attivo il centro di Tirrenia. Come valuta i risultati ottenuti finora?

I risultati per ora sono inferiori alle aspettative. Conosco Renzo (Furlan) da tanti anni, è stato anche mio giocatore, oltre che allievo di Riccardo Piatti. Diciamo che anche lui nei primi tempi ha dovuto fare un po’ di esperienza prima di riuscire ad ottimizzare un metodo di lavoro. Ora è molto migliorato. Ma deve progredire ancora sul piano della comunicazione.

Da più parti si sente dire che lo staff del centro, sebbene sia migliorato sul piano qualitativo, non sia ancora quantitativamente sufficiente per assicurare un lavoro adeguatamente personalizzato e specifico su tutti i ragazzi, soprattutto per quanto concerne la parte atletica. Cosa ne pensa?

Ma vede, la personalizzazione del lavoro si imposta a livello di progettazione, di pianificazione dell’allenamento e dell’attività agonistica. Non è necessariamente funzione del numero di persone, che a mio avviso ora sono sufficienti. Quel che forse ancora manca presso il Centro è una maggiore concettualizzazione dell’allenamento.

Altri paesi, come la Francia, hanno costruito una rete periferica di centri tecnici che noi probabilmente non ci possiamo permettere per motivi finanziari. Ne risulta una certa difficoltà nella copertura del territorio, che forse i PIA non sono riusciti a risolvere completamente. In più, in questo modo la FIT non riesce a seguire più di 2-3 ragazzi per ciascuna annata, limitando lo spessore del movimento. Non crede che si potrebbero coinvolgere le strutture dei team privati sparse sul territorio, per creare una rete di centri di alta qualità con Tirrenia al vertice? Crede alla possibilità di instaurare sinergie con i team privati?

Ma vede, noi stiamo cercando di arrivare proprio a questo. Stiamo creando una nuova figura di centro tecnico riconosciuta dalla FIT: l’Accademia. Che non sarà una Sat, ma un centro di alto rendimento, riservato a coloro che hanno ambizioni di agonismo. Ovviamente, potranno fregiarsi del titolo di Accademia riconosciuta dalla Federazione solo quei centri che assicureranno determinati standard qualitativi. Non basterà cambiare il nome alla scuola esistente: occorreranno infrastrutture, persone, competenze. Ciò consentirà anche di orientare le scelte dei genitori dei bambini promettenti, permettendo loro di indirizzarli, dopo il primo avviamento, verso quei centri dove possono essere seguiti al meglio.

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17 Commenti a “Lombardi ai coach:
“Non basta copiare””

  1. andrew scrive:

    bellissima “quella” su Furlan…

    L’hanno preso manifestamente (detto da G. Risi a SuperGulpTennis) per contrabbandare l’idea di un tennis solido e tenace, gli hanno dato inizialmente due campi scoperti in una pineta e adesso… eccoli qui che dicono “visto che non funziona?”….

    Vogliamo “Chanche giardiniere” alla guida della FIT!!!

  2. pedrinho&luvanor scrive:

    Lombardi……perchè?
    Hai rinnegato il tennis da “gesti bianchi” degli anni 80.
    Non dovevi farlo.
    Ho una cassetta in VHS dove in piena era Borg, fai vedere come si fa un diritto alla Panatta e un rovescio alla Barazzutti.
    Una cassetta bellissima.
    Un Lombardi con il caschetto biondo alla Caterina Caselli e completino Fila.
    Ci tengo molto.
    La conservo insieme al Panatta-Borg 1978.
    Non mi resta che metterla in vendita su E bay per tre euro, sperando che un fan di Tonino Rasicci l’acquisti per fare un tuffo nell’amarcord di quel ground zero del tennis italiano.

  3. Agatone scrive:

    A me Lombardi sta molto simpatico

  4. Nikolik scrive:

    Bellissima intervista, con una bellissima novità alla fine: effettivamente, Lombardi conferma che la Federazione intende collaborare strettamente con le Accademie private, come più volte le era stato chiesto di fare.

  5. andrew scrive:

    uffa!! ma quanto ci vuole prima che queste persone portino i libri (dei conti sportivi ed economici) in tribunale? Comincio a diventare impaziente….

    non è che se i libri non vanno al tribunale, il tribunale possa andare ai libri?

  6. king of swing scrive:

    anche a me Lombardi sta simpatico Agatone…però pedrinho&luvanor mi sta ancora più simpatico…ahahahaah…

    ma in Spagna ce l’avranno un lombardi? per carità tutto può essere utile…però noto questo…si parla sempre di utili…200.000 euro…di qua…altri 200.000 euro di la..però poi sprechiamo tempo e denaro per Tirrenia eccetera eccetera…

    cioè se si pensava prima ai team privati non si sarebbe risparmiato tempo e denaro?….a me appassionato di tennis non importa degli utili in denaro della FIT…m’interessa lo sviluppo del nostro movimento tennistico…e insomma da questo punto di vista non vedo utili purtroppo anzi siamo fortemente in rosso!!…

    ho una forte sensazione…purtroppo sempre negativa…ci dicono che la Federazione vuole collaborare con le Accademie private…ma siccome durante questa sua presidenza…Binaghi non si è dimostrato molto disponibile al dialogo…temo riuscirà solo a rovinare tutto come al solito…in qualche maniera…

  7. mauro scrive:

    Premesso che una accademia di riferimento mi possa piacere….. è corretto per un giocatore. Ma come sono gestite queste accademie da privati o da coach “dipendenti” della fit???

    Cioè io istruttore preparo (a basso costo per avvicinare i bimbi al tennis) un allievo per il tennis vero e poi lo passo a chi chiedera’ cifre pesanti per un vero agonismo?? e magari è una accademia privata!!!

    Potrebbe anche essere, accademie gestite direttamente dalla fit con coach che per la patria e un contratto federale onesto(quindi senza interessi personali privati) facciano da riferimento a costi decenti per gli allievi promettenti……… e magari noi lavoratori di base(cosi’ ci vuole lombardi) abbiamo qualche nota di merito da mettere nelle nostre scuole per valorizzarle!!!!! QUESTO VORREBBE DIRE AMMAZZARE I CENTRI PRIVATI………….non si realizzerà mai!!!!!era uno scherzo……..

    ma in francia non è così ?????

    In italia sicuramente no……. dopo che ho visto Risi rappresentare i Maestri……. Centri Federali Estivi……. Centri estivi privati……Trentino….eccccc…

    Approvo Furlan per il merito e coraggio ha scelto la federazione!!! non pensate che poteva benissimo aprire una accademia privata?? non aveva i numeri??? scelta coraggiosa ma forse unica….. i bravi coach preferiscono il privato e la federazione li deve ultra sovvenzionare??? e noi uomini di base preparare a loro i giocatori con tanti sacrifici e nessun merito????
    IO NON FACCIO IL MEDICO….NON HO FATTO GIURAMENTI!!!

    Datevi una risposta al perchè in Italia non ci siano giocatori di livello……ci vuole una struttura agonistica chiara e meritocratica, mi sono stancato dei soliti noti ……….MA QUESTA E’ UN’ALTRA STORIA…..

    DAL SITO FIT su questo mio lungo pensiero (scusate…) BACCINI risposte ……..ZERO!!!!

    GRAZIE

  8. giovanni scano scrive:

    Almeno ora abbiamo un colpevole. Furlan cinque anni senza risultati, pero’ sta migliorando…….

  9. madmax scrive:

    molto difficilmente se ne farà qualcosa di valido..

    prima d tutto vedremo il criterio usato per gli standard richiesti…

    dopodichè vedremo anche quanti soldi verranno chiesti per essere “marchiati” come accademia riconosciuta..

    se ben li conosco richiederanno tecnici nazionali (molti di questi accettati ai corsi solo grazie alla laurea ma che esperienza di alto livello zero) come direttori e parecchi soldi per essere “autorizzati”.. ovviamente quelli bravi veri li manderanno a fare un giro..

  10. marcos scrive:

    a mio parere, tirrenia potrebbe diventare un centro per la formazione/aggiornamento dei maestri e luogo dove, due volte l’anno, si svolgono raduni tecnici, per prendere visione delle migliori realtà giovanili del paese.

    diretto da un tecnico di spessore (furlan, perchè no), potrebbe crescere una generazione di maestri (scelti tra i trentenni di prima e seconda categoria), da smistare ed alternare (ogni quinquennio il maestro cambia circolo, magari nella stessa provincia o regione) nei circoli e nelle accademie, pagati da circoli ed accademie. un sistema così (quello dei coach itineranti e della scuola maestri) costerebbe poco alla federazione, che, cosciente di quel che succede nelle varie realtà locali (grazie alla rete di maestri cresciuti a tirrenia), può dirottare quattrini alle famiglie dei migliori, per non perdere per strada bimbi pregiati. il fatto che si stenti ad avere una larga base qualitativa, necessaria all’avvento d’un campione, è probabilmente dovuto all’abbandono o al ridimensionamento della crescita agonistica di bimbi, le cui famiglie non sono in grado di garantire il meglio (quanto a preparazione) ai propri figli.

    i costi per la federazione, quanto al settore tecnico, si ridurrebbero al mantenimento di un pool d’eccezione a tirrenia (3/4 uomini), al vitto e alloggio per una decina di maestri l’anno (con stipendio base) ed all’aiuto economico per una trentina di famiglie distribuite sul territorio. il resto del lavoro, in piena autonomia, ma con un possibile disegno tecnico organico (non necessario), spetterebbe ai circoli ed alle accademie.

    quanto alla gestione di una struttura pubblica che elargisce servizi, direi che, se l’obiettivo è mantenere i conti in attivo, non si è compresa la profonda missione a cui è destinato il settore pubblico. un conto è evitare gli sprechi, un conto è creare profitto: tutti i quattrini spesi coerentemente in aiuto alla crescita sociale, culturale (e, quindi, sportiva) di un paese sono sempre da considerarsi ricavo e mai perdita.

  11. SALVATORE scrive:

    NON CREDO CHE SIAMO MIGLIORATI…SECONDO ME INVECE SIAMO NETTAMENTE PEGGIORATI ED IL METRO DI MISURA SONO I RISULTATI TOTALMENTE NEGATIVI CHE STIAMO OTTENENDO IN CAMPO INTERNAZIONALE….IL TENNIS DEVE DIVENTARE UN GIOCO PER TUTTI ED ACCESSIBILE A TUTTI, DEVE DIVENTARE UNO SPORT DI MASSA COME IL CALCIO, BISOGNA AUMENTARE LA QUANTITA’ DELLE PERSONE CHE SI AVVICINANO AL TENNIS, QUESTO E’ IL VERO PROBLEMA E POI TROVEREMO I CAMPIONI, NE BASTA UNO PER TRAINARE TUTTO IL MOVIMENTO

  12. anto scrive:

    Un’intervista deludente e non certo per colpa di Commentucci……..risposte abbastanza banalotte……non dice un granchè…..certo che se Furlan in cinque anni non ha prodotto un solo atleta di livello……l’investimento è sicuramente in perdita………come d’altronde quasi tutte le cose pubbliche…..

  13. ettore barbolini scrive:

    Il pesce puzza dalla testa.

  14. king of swing scrive:

    @madmax

    purtroppo credo tu abbia ragione…difficilmente ne uscirà qualcosa di buono…

    @marcos

    interessante il tuo discorso…a me non piace l’idea dei coach itineranti e chiuderei Tirrenia…il pool d’eccezione lo terrei invece…perchè a loro dovrebbe spettare il compito di viaggiare e verificare quel che succede nelle varie realtà locali…

  15. francesco amerini scrive:

    Lombardi e la fit……aria fritta.

  16. capatennis scrive:

    nel frattempo he alla fit si organizzano chi ha un figlio promettente fa bene a spedirlo all’estero….

  17. pierluigi65brindisi scrive:

    io insegno da5anni e metto la mia esperienza maturata a disposzione dei bambini e adulti con corsi e lezioni private,la federazione vuole solo soldi per tessere o quote tornei o per iscriversi a corsi per darti una targhetta,un forte giocatore non significa ottimo allenatore o maestro,conta la comunicazione e l’empatia……lavorare con i bambini con entusiasmo e vedrai che i risultati arriveranno poi per il resto sono chiacchiere……

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