Elogio di “Open” di Andre Agassi
“E’ una grande storia d’amore”

 
15 Novembre 2009 Articolo di Stefano Grazia
Author mug

Il “master-commander” di Genitori e Figli consiglia ai suoi adepti di leggere “Open” che considera addirittura tra i tre migliori libri di tennis da lui letti. “Dopo l’ultima pagina non corri a prendere a tuo figlio per iscriverlo a un corso di tennis”.

A Londra Gatwick sono riuscito a trovare l’ultima copia del libro di Agassi e credo sia un libro che tutti i Genitori & Figli dovrebbero leggere al piu’ presto. Per capire meglio, non per evitare certi errori che comunque tutti, in un modo o nell’altro, non possiamo evitare di commettere.
Mi piacerebbe che la redazione elevasse ad articolo questo mio intervento ma non credo lo farà mai perché quanto scrivo è in netto contrasto con la linea editoriale sul caso Agassi (nota di UBS: sorry Stefano, ti sei sbagliato. E se invece era una provocazione per vedere se così l’avremmo pubblicato…beh, non l’abbiamo colta. Non ci sono linee editoriali su Ubitennis quando si tratta di opinioni, credo di averne ospitate di… bianche e di nere, milioni di volte; non pubblico quelle che calunniano qualcun altro, le accuse gratuite e non comprovabili, le pugnalate alle spalle di chi non può difendersi; ho sempre pubblicato anche tante cose scritte da molti senza affatto condividerle), ma poiche’ credo di essere uno dei primi italiani ad aver letto tutto il libro di Agassi,forse vi interessa sapere che cosa ne penso.
Sul volo London-Tampa ieri ho letto il piu’ bel libro di tennis di sempre e forse uno dei piu’ bei libri di sport mai scritti. Vabbe’, dai: uno dei tre piu’ bei libri di tennis, gli altri due essendo “Jimmy Connors saved my life” di Joe Druckel e “500 anni di tennis” di Gianni Clerici.
Gia’ nella lobby del London Gatwick Airport ero stato assalito da un impulso irresistibile, illogico, catartico, liberatorio. Quello di appropriarmi di un computer, allacciarmi ad Internet e scrivere al Blog di Ubaldo, il blog dove a decine si erano presi il gusto di condannare l’autore senza nemmeno aver mai letto il libro, mai avuto l’intenzione probabilmente di farlo. Sarebbe stato un post, il mio, pieno di insulti (Nota di UBS: e io non te l’avrei fatto passare!), di rabbia, IN YOUR FACE. Perche’ ero andato di corsa alla fine del libro,quando Andre e sua moglie aspettano con impazienza uno squarcio in una giornata di pioggia per correre ad un campo pubblico e giocare a tennis. E pur oppressi da impegni precedenti e cose da fare, non riescono a smettere, continuano a giocare anche quando riprende a piovere. Perche’, scrive Andre e sono le ultime parole del libro, “I just want to play a little while longer”.
Questo per quel che riguarda l’accusa di Andre che odia il tennis, che in effetti e’ il tema del libro. Lui continua ad essere oppresso da questo senso di colpa e a mentire con i media e ogni qual volta che cerca di confidarsi con amici, questi non gli credono. Solo Steffi, anzi Stefanie Graf, gli dice: “Ma e’ ovvio. Non e’ cosi’ per tutti noi?”
Ma non e’ cosi’ semplice e non e’ una frase ad effetto ne’ un sentimento monocromatico. Bensi’ come un diamante ha mille sfaccettature anche l’atteggiamento di Agassi verso lo sport che gli ha dato tutto e lo ha privato di tutto non e’ spiegabile in quattro e quattr’otto. Quello che mi ha fatto piu’ rabbia e’ leggere decine, centinaia di commenti che lo giudicavano come un ingrato, uno che sputa sul piatto in cui aveva mangiato, sulla base di estrapolazioni, come se si potesse giudicare un film solo dal trailer.
E questo emerge ancora piu’ clamorosamente nell’episodio dell’anfetamina o presunta tale datagli dal padre, quando viene riportato solo parte di cio’ che e’ successo e non che Andre, su suggerimento di Philly,il fratello che sara’ anche stato tutto quello che dice Ubaldo ma che qui emerge come il fratello che tutti vorrebbero avere avuto, e’ che Andre _ dicevo _ gioca male apposta per dissuadere il padre dal continuare in futuro a dargli la pillolina magica (Nota di UBS: il padre ha negato di avergliela mai data). Cosa che in effetti non fara’ piu’. Potrei continuare per ore, ma il mio punto e’ questo: prima di criticare cosi’ violentemente qualcuno o quello che ha scritto, bisognerebbe davvero provare a conoscerlo e a leggere il libro.
Ho sempre sostenuto che Agassi era stato inferiore a Sampras non perche’ meno talentuoso, anzi: Gilbert ha sempre sostenuto il contrario, ma perche’ personaggio caratterialmente molto piu’ complesso e interiormente sfaccettato del monodimensionale Pistol Pete, probabilmente piu’ simile a Federer. Un personaggio cosi’ era perfetto per un libro e forse in futuro anche per un film,e tra l’altro ricordo che gia’ nel 94 suggerivo a Clerici in una lettera _ allora non si usavano ancora i computer come si fa adesso _ inviata al suo indirizzo di Como,di scriverne lui la biografia. Ammetto di essere di parte: arrivato da Lagos il mattino di mercoledi’ nel pomeriggio ero gia’ da Feltrinelli International a cercare il libro.
Non trovandolo ho comunque comprato quello di Panatta, divertente e sbarazzino ma di tutto un altro spessore, non me ne voglia Azzolini. Aggiungo che non sono un lettore occasionale: ho sempre letto montagne di libri e pur non avendo i gusti raffinati di De Roussillon o Chloe _ ma qualche classico l’ho letto anch’io _ ed orientandomi maggiormente verso la narrativa moderna da Scott Fitzgerald in poi e abbandonandomi di recente a quella di consumo e pulp, i 300 metri quadri della mia vecchia casa in Italia sono occupati da libri,libri che la rendono inabitabile sommergendola a poco a poco: romanzi, saggi, classici, thriller, sceneggiature, saggi,libri di storia,ovviamente fumetti e graphic novel.
Una parete intera e’ occupata da libri di sport. Credo di saper distinguere ancora se un libro e’ buono o no. Soprattutto un libro di sport. E questo e’ un ottimo libro, molto pulp, ricco di emotivita’, molto onesto,piu’ dei pur ottimi Uncover di Pat Cash e Breakpoint di Spadea, quasi al limite dell’ingenuita’ e anche nettamente scritto meglio, grazie al Pulitzer Moheringer che poi non ha voluto apparire sulla “front cover” nonostante le insistenze di Agassi che gli dedica quindi una pagina nei ringraziamenti. Un libro di un livello e di un peso diverso da quelli di McEnroe, Becker, Nastase, Sampras,Pietrangeli-Lea Pericoli, Bertolucci, Panatta e dei mille altri che son stati e saranno scritti.
Certo, non e’ Tolstoi e nemmeno Alain De Botton, per chi lo conosce, o Mordechai Rilcher, ma nell’ambito dei libri di Sport e’ un gran bel libro e mi piange il cuore che un Clerici, forse roso dall’invidia (Nota di UBS: sono queste annotazioni assolutamente gratuite, che più d’una volta ho visto scappare all’agile penna di Stefano Grazia, che mi hanno sempre indotto a…controllare un tantino le sue esternazioni! Perché Stefano ti permetti di avanzare malignità gratuite del genere? Ve lo immaginate Clerici roso dall’invidia perché Agassi ha scritto un libro?) lo abbia bollato come spazzatura.
Non lo e’, come non lo sono “A Handful of Summer” di Gordon Forbes o il succitato “Uncover” di Pat Cash. E’ invece un buon libro e credo che tutti, genitori e figli, dovrebbero prima o poi leggerlo. Non e’ un libro facile, non e’ un libro che ti toglie dubbi , non e’ un libro sulla bellezza dello sport ma anzi e’ uno di quelli che ne esplora le ambiguita’ e le insidie piu’ nascoste. Non e’ uno di quei libri per cui dopo aver finito l’ultima pagina corri a prendere tuo figlio per iscriverlo a un corso di tennis. Non e’ niente di tutto questo ed e’ proprio per questo che ognuno di noi dovrebbe leggerlo. E’ anche una grande _e divertente _ storia d’amore, devo dire. Ma questo e’ passato in secondo piano ed e’ un peccato.

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35 Commenti a “Elogio di “Open” di Andre Agassi
“E’ una grande storia d’amore”

  1. Avec Double Cordage scrive:

    Grande subcomandante Stefano! Ci voleva!

  2. stefano grazia scrive:

    Contento di essermi sbagliato,ubaldo,e vi ringrazio:anche se come ben sai noi della Vecchia Guardia non facciamo differenza fra Articoli e Commenti, mi sarebbe dispiaciuto che la mia opinione, criticabilissima peraltro,passasse inosservata solo perche’ relegata in uno dei vecchi articoli sul caso Agassi.Volendo, potrei approfondire vari episodi narrati nel libro ma non vorrei esagerare…

  3. stefano grazia scrive:

    Ubaldo, scusa: ma perche’ io non posso avanzare l’ipotesi di un Clerici scocciato dal gran can can sul libro di Agassi, non roso dall’invidia dunque perche’ lui abbia scritto un libro ma perche’…ne vendera’ migliaia di copie, e lui invece puo’ bollare come spazzatura il libro senza probabilmente averlo letto?
    Ma e’ ovvio: perche’ lui e’ Gianni Clerici e io non sono un c….
    Ed e’ giusto! sono il primo a riconoscerlo.
    Pero’ secondo me il suo commento, riportato proprio su ubitennis, rimane comunque inelegante … e un po’ da rosicone,su.
    Approffitto per una riflessione e un paio di anticipazioni:
    Il libro e’ certamente cupo, dominato dalle contraddizioni e insicurezze del protagonista, percepito esternamente-dai fans e dai media-come un campione fully confident e dai detrattori come un arrogante pieno di se’ mentre lui stesso non si riconosce nel personaggio e si ritiene fragile e inadeguato. Il suo problema,nel tennis come nella vita,a un certo punto pensa di averlo individuato, ed e’ la smania di perfezionismo.E’ indubbio che a volte questa contorta introversione, questa masochistica autodistruzione, questa perdita d’identita’ di cui alla fine e’ lui solo il primo responsabile e questa incapacita’ di reagire, mette a disagio il lettore che dubita a volte della sincerita’ dell’autore…ma poi non si fa molta fatica a rendersi conto che se prendi un ragazzo normale, con una personalita’ non piatta ma al contrario complessa,magari fragile almeno a suo modo e sicuramente curiosa, e la catapulti nel rutilante mondo dei media e dello stardom, be’, le cose che Agassi racconta ti sembrano abbastanza normali. Lasciando perdere il talento con la racchetta, sono le stesse cose che sarebbero successe a molti di noi da ragazzi. Che sono successe, a diversi livelli, a molti di noi. Solo che di quello che capitava a noi non scrivevano i giornali, solo che noi magari giocavamo a livello amatoriale, solo che noi uscivamo tutt’al piu’ con la reginetta del liceo e non con Barbra Streisand, Brooke shields o Steffi Graf. Tanti comunque gli episodi da raccontare… Illuminante la sua ricerca di un father surrogate, che a turno trova in vari amici piu’ anziani incluso Nick Bollettieri ma che soprattutto alla fine identifica con Gil Reyes, incredibile figura di guru autodidatta.Non e’ nemmeno vero che non si parli di Perry Rogers,il suo grandissimo amico dell’adolescenza, anche se non si fa cenno dei travagli anche economici degli ultimi anni. Toccante il resoconto del suo rapporto con Brad Gilbert al quale, si sente, e’ legato da sincero affetto. Molto sincera la descrizione della relazione con Brooke Shields e rivelatrice la descrizione di quando Agassi la accompagna alla realizzazione del suo episodio per Friends e di come si senta un estraneo al mondo del cinema e della TV. Molto sinceri e forse ingenui i tocchi di pennello con cui traccia la natura dei suoi rapporti con alcuni dei suoi avversari: solo Pat Cash forse era stato cosi’ brutalmente sincero e nemmeno MacEnroe… Connors-l’unico che non lo applaude negli spogliatoi dopo il suo ritiro- e Becker ci fanno la figura peggiore e anche se certe frecciatine non mancano, non e’ che Sampras debba poi lamentarsi: Agassi gli riconosce di essere stato da lui annichilito…Racconta l’episodio gia’ ricordato su questo blog della scommessa su quanto Pete avrebbe lasciato di mancia al valletto del parcheggio. Meno di 5 dollari, fa Gilbert. Ma no, non e’ possibile,ribatte Agassi. Un dollaro, dice il valletto.Ah, pete, pete, non ptremmo essere piu’ diversi, tu ed io…chiosa Andre. ma poi, quando viene segato per l’ennesima volta in finale agli USOpen, Andre racconta che a rete Sampras gli si avvicina e con un sorriso gli da un piccolo buffetto sulla spalla e lui non puo’ fare a meno di pensare di essere stato liquidato come il valletto del parcheggio… A proposito di questo, e’ anche mplto sincero nel raccontare una cosa che io ho sempre sospettato: che tante smancerie o gli applausi al colpo dell’avversario o i gesti di dare le racchette al ball boy come a dire: no, sei troppo forte per me…ai campioni non sono mai piaciute, non le possono sopportare..gioca e vinci e perdi come un uomo, e basta, lascia stare lo show per il pubblico…A Muster che dopo averlo sconfitto in un secondo turno al quinto al RG quando lui era appena tornato dopo essere sceso a 140 nel ranking e nessuno gli dava piu’ credito, a Muster che con condiscendenza gli mette una mano sulla testa e gli dice: Nice Try, Agassi invece di apprezzare gliela giura…Magari suonera’ antipatico, ma molto umano, molto reale, molto veritiero. Di episodi cosi’ il libro e’ pieno: confesso che io la storia di Agassi la so quasi a memoria avendo letto le due bio non autorizzate, i due libri di Gilbert,il libro del padre-consigliato un tempo anche da Clerici- e decine di interviste…A grandi linee molti degli episodi narrati li conoscevo gia’ e la maggior parte vengono confermati e semmai arricchiti dal punto di vista del protagonista…Memorabile il racconto dell’incontro che sfocia in litigio fra Mike Agassi e Peter graf con il padre di Steffi che vuol vedere le famose macchine lancia palle costruite dal padre e poi comincia a criticare il gioco di Andre dicendo che Mike avrebbe dovuto insegnargli il rovescio slice della figlia e Mike che punto sul vivo gli urla che il rovescio di sua figlia e’ bullshit e che avrebbe dovuto imparare il rovescio a due mani,altroche’…I due quasi si menano. Alla fine pero’ Agassi riesce a perdonare anche il adre quando andando a trovarlo prima di un intervento al cuore e dopo una sconfitta con Sampras a Indian wells lui gli chiede carta e penna e gli scrive che avrebbe dovuto giocargli di piu’ sul rovescio. E lui capisce che anche se non riesce a fare differenza fra amore per il figlio e amore per il tennis, lui, Andre, capisce che e’ comunque amore, un amore di cui in fondo non ha mai dubitato.
    Si, non e’ Tolstoi, ma e’ un libro che si legge d’un fiato. Almeno da chi a volte come me il tennis preferisce persino leggerlo che guardarlo.
    ah, e domani sera su Tennis Channel c’e’ un’intervista in esclusiva di Agassi.
    Ma probabilmente ne avete gia’ abbastanza e prometto di non scocciarvi piu’: chi sa l’inglese, si compri il libro su Amazon…Chi non lo sa aspetti l’edizione in italiano (a Frankfurt c’era gia’ quella in tedesco, sara’ interessante sentire i commenti di Becker…). E se poi siete delusi, maleditemi pure, ma credetemi,di tutte le autobiografie che ho letto, questa e’ la migliore.Come dice Jon Wertheim, Foster Wallace probabilmente non si sarebbe lamentato.

  4. Otello Lorenzi scrive:

    Ho letto il libro. Se ne ricava un notevole sovvertimento dell’esperienza vissuta e dell’intera personalità dell’autore, con una profonda compromissione della “percezione del sé” e delle capacità relazionali con le persone, con le cose e con la realtà nel suo insieme. Agassi mostra marcati disturbi del pensiero, del senso di sicurezza e dell’identità, nonché seri problemi nella capacità di vivere i sentimenti e le emozioni inerenti alle relazioni interpersonali. In sostanza, ne viene fuori il quadro di una persona con molti disturbi nel comportamento.
    Mi pare di aver inteso che Stefano Grazia svolga la professione di medico. Immagino perciò sappia a quali sindromi sono riconducibili le percezioni e le relative descrizioni che Agassi dà dei fatti della sua esistenza. Peraltro, non si può liquidare la questione nemmeno con un presunto valore artistico dell’opera, in quanto non è evidentemente questo il caso. Perché insistere allora nella sperticata lode di un atteggiamento complessivo chiaramente dannoso non solo per lo stesso Agassi ma per tantissima parte delle figure significative della sua esistenza?

  5. stefano grazia scrive:

    Aggiungo che ho letto,a suo tempo,anche la autobio di Bollettieri e ci sono le stesse storie, sia sul rapporto fra i due sia sullo scontro con Becker con prima Nick che da nuovo coach di Boris tifa ovviamente per il suo pupillo a W e poi, SCARICATO, AGLI USOPEN fa un tifo indiavolato per il suo ex. E sulla storia del divorzio con Andre, mentre in Open Agassi glissa, nel suo libro Nick e’ molto sincero e pubblica in toto una toccante lettera di Agassi che lo rimprovera prima di averlo abbandonato perche’ ritiene che non sia piu’ un giocatore e poi di venire a bussare a quattrini quando lui torna numero uno.
    Comunque ieri sera su si.com ho cliccato sull’audio di PODCAST, una rubrica di Richard Deitchs con l’intervista prima di Wertheim ad Agassi e poi la chiaccherata fra lui e lo stesso Wertheim, Jon dice che e’ rimasto sorpreso dal fatto che forse lo stesso Andre e’ scioccato dal can can che e’ scaturito dal suo libro e che comunque non ha rimpianti: una volta che decidi di scrivere la tua storia, devi scrivere tutto.Non puoicerto lasciar fuori la storia della droga, Per questo entrambi lo apprezzano e lo ammirano e criticano aspramente il commento, giudicato ridicolo, di Martina Navratilova che equipara Agassi a Clemens, un eroe del baseball che,e’ saltato fuori da investigazioni, si era dopato di anabolizzanti tutta la vita e aveva sempre negato. Infine i due si chiedono come si possa giudicare da un punto di vista letterario il libro ed entrambi convengono che abbia elevato lo standard per ogni sport bio che verra’ (he sets a new standard, dice Jon. Da un punto di vista letterario,dice Deitchs, io lo metto a un livello molto molto alto).

  6. stefano grazia scrive:

    Sui giudizi sinceri ma brutali a volte espressi sugli avversari, i due sono curiosi di sapere il commento di Sampras che e’ l’unico a non aver risposto alle email di Wertheim,nemmeno per dire che vorrebbe dire cose ma e’ meglio di no… Wertheim pero’ identifica secondo me giustamente l’approccio usato: quello che ho scritto e’ quello che in quel momento,a 18-20-23 anni etc e in quel dato momento io ho pensato e pensavo di Chang, di Becker, di Courier,di Pete … Che Pete fosse talmente assorto nel tennis da non avere altre distrazioni e che questa fosse una delle ragioni della sua superiorita’ non e’ una interpretazione nuova(la versione di Foster Wallace: il campione puo’ giocare di fronte a 30000 spettatori e non sbagliare la facile volee’ decisiva perche’ riesce a fare il vuoto intorno a se e questo piu’ gli riesce piu’ ha veramente la testa vuota…della serie essere stupidi non e’ indispensabile, pero’ aiuta, come diceva Bob Hope per il golf). Agassi comunque nell’intervista racconta di aver ricevuto non solo critiche ma anche molte telefonate di support e cita fra gli altri Jim Courier e Pat McEnroe… Per cui l’opinione di Otello Lorenzi sia sullo stile che sui contenuti e’ rispettabilissima ma cosi’ come lo e’ la mia, Che differisce profondamente e irrevocabilmente dalla sua. Che sia io poi un medico e’secondo me, del tutto irrilevante.

  7. stefano grazia scrive:

    We want have both, but we can’t, concludono i due giornalisti giungendo alla stessa conclusione che io avevo espresso giorni fa sul sito: ci lamentiamo dellla melensaggine e assoluta mancanza di spessore del 99% delle vite degli Uomini Illustri (leggi: bio di Sportivi e non) e ci chiediamo perche’ mai uno dovrebbe scrivere certe cose al limite dell’agiografico e soprattutto perche’ uno dovrebbe leggerle poi quando arriva uno che prova a scrivere come stavano veramente le cose in lui e attorno a lui (Agassi ma anche Pat Cash o Vince Spadea), tutti a dargli addosso e ad accusarlo di sputare nel piatto in cui fino a poco tempo prima mangiava. You can’t win, non puoi vincere. Ma secondo me, Agassi -quello che io ho sempre definito un Beautiful Loser ante litteram intendendo beutiful non come gracious ma come splendido talentuoso grande giocatore- secondo me, Agassi qui ha piazzato un vincente. E quando dico questo, credetemi, non lo dico per sperticata simpatia o idolatria da tifoso ultras come lascia supporre Otello: sono abbastanza ‘detached’ dalla persona per cui ho tifato ma che ho,imparando a conoscerla, anche valutato come estremamente diversa da me…non so se sarei riuscito a farmela piacere come amico,non so se gli sarei piaciuto io …Su alcune sue riflessioni io non mi trovo d’accordo, a volte provo disagio o imbarazzo di fronte a certe sue paranoiche frailita’ o a come prende cappello anche per certe frasi innocue buttate la’ o come reagisce di fronte al peso della fama… Qui io giudico solo la Bio, il suo libro, e sono felice di osservare che alcuni illustri giornalisti, ben piu’ degni di credito di me o di Otello, la pensino come me.

  8. Otello Lorenzi scrive:

    Il fatto, Stefano Grazia, è che tu confondi i fatti con i sentimenti e le informazioni con le opinioni. Se sono medico e ho di fronte un individuo che mostra evidenti segni di disturbi del pensiero, dell’affettività e della percezione, combinati tra loro in varia misura, non posso farmi sopraffare dai miei sentimenti e dimenticare che questi comportamenti si traducono in una limitazione, più o meno grave, della realtà.
    Dal libro di Agassi emerge un individuo con una rimarchevole serie di blocchi, esaltamenti, depressioni e percezioni distorte della realtà. Si può simpatizzare con le sofferenze che una tale persona prova, certo. Ma questo non può impedire, soprattutto a chi è in possesso delle informazioni per saperlo, che si trova di fronte a un essere umano che ha reagito a una serie di eventi, più o meno traumatici, con una combinazione di valutazioni e azioni profondamente errate.
    Fra le lettere di Van Gogh e le “confessioni” di Agassi corre un bello scarto, tanto di forma quanto di contenuti, volendo anche tacere dell’abissale differenza di statura espressiva. Ma nessuno, che non sia altrettanto disturbato, si sognerebbe di affermare che il grande pittore olandese non avesse una personalità gravemente problematica e che la sua visione della realtà non fosse spesso violentemente distorta. Come nessuno, che abbia mezzi e facoltà di pensiero ancora integri, può affermare che i comportamenti personali che Agassi dichiara non discendano da seri disturbi del pensiero e dell’emozione.
    Pertanto, Stefano Grazia, se, come dichiari, le tue conoscenze mediche sono irrilevanti, lo sono allora ancora di più le tue simpatie personali.

  9. Ubaldo Scanagatta scrive:

    @grazia: “perchè io non posso avanzare l’ipotesi di un Clerici scocciato dal gran can can sul libro di Agassi, non roso dall’invidia dunque perche’ lui abbia scritto un libro ma perche’…ne vendera’ migliaia di copie,”

    Caro Stefano le ipotesi che (non suffragate da fatti) puoi avanzare sono milioni, su chiunque. Semplicemente non si fa, non si dovrebbe fare. Punto. Io potrei avanzare le peggiori ipotesi sul conto di migliaia di persone che conosco, o delle quali ho sentito parlare e le loro possibili, probabili, eventuali, improbabili, sensazioni, ma non mi permetto di scriverle. E non è che se oggi l’ha fatto Gianni Clerici, o Stefano Grazia, da domani mi metto a farle anch’io…perchè l’hanno fatto loro. Clerici è geloso e roso dall’invidia perchè Agassi venderà tanti libri, Grazia è geloso e roso dall’innvidia perchè le opinioni di Clerici fanno più opinione di quelle di Grazia…., io non ci penso nemmeno a interpretare ed attribuire a qualcuno le sue sensazioni se nemmeno lo conosco bene. Mi pare un’intrusione non richiesta nella privacy degli altri. Diverso è se esprimo un’opinione su un fatto, una volta che il fatto sia assodato. Tu scrivi Clerci che probabilmente non ha nemmeno letto quel libro etc etc: allora, intanto c’è quel probabilmente…Poi hai pieno diritto di ritenere che chi non abbia letto quel libro, ma magari 8-9 ampi stralci, non possa giudicarlo: sia che lo ritenga una spazzatura sia che, d’acchito, lo ritenga invece un capolavoro. E fin lì si potrebbe concordare o meno con te, ma comunque esprimi una tua opinione e ci mancherebbe che tu non la esprimessi. Diverso è però quando fai seguire alla tua opinione _ basata su più fatti, l’uscita dl libro, la recensione dello stesso che tu supponi fatta senza aver letto lo stesso _ l’illazione che quella recensione sia stata così severa per quello che non può essere altro che un tuo pregiudizio assolutamente non comprovato nè comprovabile: il Clerici roso dall’invidia. A questo si aggiunga le considerazioni che fai poi: ah…perchè Clerici è Clerici e può dire quel che vuole, mentre io sono Grazia e non posso (ho tradotto in breve il tuo concetto). No, Stefano, ti sbagli. Se invece di Clerici era Pinco Pallino, la tua illazione _ roso dall’invidia _ restava tale e gratuita. E a te _ come se l’avesse scritta Clerici a commento di un cpmmento di Grazia _ l’avrei fatto presente. Come ho appunto fatto.

  10. Ubaldo Scanagatta scrive:

    @Grazia citazione di bob hope: prima di boib hope l’ha scritta un certo George Bernard Shaw.

  11. Otello Lorenzi scrive:

    Errata corrige: Ma questo non può impedire, soprattutto a chi è in possesso delle informazioni per saperlo, di capire che si trova di fronte a un essere umano che ha reagito a una serie di eventi, più o meno traumatici, con una combinazione di valutazioni e azioni profondamente errate.

  12. enzo cherici scrive:

    Mi dispiace, ma si continua a far confusione. L’ho già scritto in un precedente commento e lo ribadisco. Un conto è il giudizio sul libro (e allora occorre senz’altro leggerlo), un altro è il giudizio sull’Agassi che esce dal libro (bastano e avanzano le anticipazioni e gli stralci).
    Se si continua a dire che bisognava leggere il libro, a mio avviso si fa confusione. La maggior parte delle critiche era piovuta su Agassi, non sul libro scritto da Agassi. Che non ho letto e sul quale ho piena fiducia nel parere di Stefano che lo descrive come molto ben fatto. Ma, estremizzando, io posso scrivere un bellissimo libro su Al Capone, ma non per questo Al Capone diventa uno stinco di santo. Esagero volutamente il concentto, solo perché sia chiaro che vi è una profonda differenza tra l’opera ed il soggetto della stessa.

  13. xavier scrive:

    Caro UBS, non entro nel merito delle opinioni di Grazia o altri sul libro di Agassi, non avendolo letto. Però, tutto sommato immaginare Clerici invidioso non è un azzardo, visto come ha parlato in diretta Sky di Mc Enroe che stava facendo il suo stesso lavoro, cioè commentando la finale di Wimbledon 2009.

  14. FlavioPannatta scrive:

    Sono d’accordo con Chierici (CHIerici, non CLerici). I motivi per cui il popolo di Ubitennis si è fatto rodere il chiccherone sono molti, e non hanno nulla a che vedere con la bontà o meno dell’opera letteraria.
    I miei personali, in ordine di imprtanza descrescente:
    - il fatto che l’ATP abbia coperto Andre Agassi
    - il fatto che Andre Agassi faccia delle rivelazioni che compromettono la sua integrità sportiva solo nel 2009, a prize money e trofei acquisiti
    - il fatto che Andre Agassi abbia preso tutti quanti per il culo per svariati anni
    - il fatto che taluni stralci di evedente carattere sensazionale siano stati pubblicizzati in anticipo per creare hype attorno all’uscita del libro
    Stop.

  15. Ubaldo Scanagatta scrive:

    ragazzi: ad immaginare si è bboni tutti. Però ritengo più corretto tenersi le proprie immaginazioni per sè, anzichè darle in pasto al pubblico. Quella di Clerici su McEnroe non l’ho sentita, ma un conto è dare un giudizio su un telecronista, buono o cattivo che sia, un altro è dire che poichè il giudizio è stato molto critico allora uno è invidioso, che è come dire che se invece il giudzio era buonissimo era perchè i due (il critico e il riticato) erano fratelli, cugini, parenti stretti, amici e compagni di merende. E’ chiaro il concetto?

  16. mirco73 scrive:

    @enzo cherici e altri
    Io non penso che da parte di Stefano Grazia ci sia stato un fraintendimento tra il giudizio del libro in senso letterario e un giudizio sull’Agassi giocatore e uomo. Leggere degli stralci di una storia non può che restituirci una visione parziale dei fatti e conseguentemente il giudizio che ne ricaviamo sulla persona, non può che essere viziato alla base. Premetto di non aver letto il libro (solo alcuni stralci) e quindi sono sicuramente impossibilitato nel giudicarlo ma mi fido di Stefano Grazia di cui spesso condivido le opinioni. Quello che secondo me ha dato fastidio è stato il giudizio preventivo ad un libro prima della sua uscita e alla demolizione sistematica dell’Agassi uomo e giocatore. La facile equazione passata dai giornali è stata: “Agassi ha fatto uso di doping e droga = restituisca i premi e le medaglie”; Agassi portava il parrucchino=ha preso in giro tutti quanti e dovrebbe vergognarsi; Agassi odia il tennis=sputa nel piatto in cui mangia” e cosi via. L’analisi dell’Agassi uomo prima ancora che giocatore dovrebbe basarsi quantomeno su una buona conoscenza della sua vita e dei suoi pensieri e leggere il libro aiuterebbe a formarsi un giudizio più completo. Premettendo che ogni opinione sia lecita con toni moderati, a me sinceramente a dato fastidio leggere molti giudizi scandalizzati del tipo” Agassi rovina il tennis” oppure “avrebbe dovuto tacere”, “è un vigliacco” ,e insulti e giudizi di varia natura. Prendere quindi un capitolo dove si parla di droga senza capire il percorso che ha portato all’assunzione di tale sostanza è riduttivo e pregiudizievole. E capisco perfettamente il giudizio di Ubaldo sul commento di Grazia verso Clerici che non penso sia “roso dall’invidia” ma è altrettanto vero che il famoso giornalista ha espresso un giudizio tagliente e spocchioso liquidandolo con poca eleganza e sensibilità senza aver nemmeno letto il libro(non era ancora uscito). Il giudizio sarebbe risultato sgradevole anche se lo avessi espresso io o qualsiasi altra persona. Sono stato e sono ancora un ammiratore del giocatore Agassi e forse anche per questo mi sono immedesimato nella testa di un bambino che alla tenera età di 7 anni già sapeva di dover diventare senza se e senza ma il numero 1 al mondo per realizzare il sogno di un padre padrone, che , ha di fatto minato la parte più importante della sua giovane esistenza. La cosa strana è che tutti si aspettavano un Agassi cresciuto senza ripercussioni ma anzi giudizioso e maturo; un ragazzo minimamente toccato dalla sua infanzia negata ma che sia un esempio per gli altri.
    Bè , forse ,dopo questa biografia a cuore aperto riuscirà a diventarlo.

  17. gigi scrive:

    Forse non avete capito che Clerici è semplicemente un intellettuale prestato al tennis,un signore che sa apprezzare l’arte e distinguerla dalla comune spazzatura.Invidia’?Può darsi.Chi non sarebbe invidioso che tale mediocrità intellettuale trovi più spazio di un bel libro,magari scritto da noi.?Son invidioso anch’io,se dico che gran parte degli scrittori di best sellers,che fanno un mucchio di soldi,son scrittori mediocri?
    Non mi stupisco ,comunque,che un simile libro,che descrive i tormenti di un mezzo psicopatico,sia pure consigliato ai genitori.Mi viene in mente lo sketch della famiglia siciliana con la figlia che vuol laurearsi,ecc,di Zelig.
    Piuttosto,però ,io consiglierei la biografia di un operaio ,tanto per far sapere a cosa si va incontro se non ci si allena a dovere,per entrare nell’anche troppo dorato e tollerante mondo del tennis.E capire cosa vuol dire veramente avere problemi reali,ben diversi dai litigi con l’attricetta o il conto in banca che scema perchè non si ha il minimo buon senso,che qualcuno chiama “generosità”!

  18. Alessandro scrive:

    Leggo questo sito/blog molto molto spesso anche se non scrivo mai. Ho letto di tutto e di più su Agassi, continuo però a leggere da molti commenti sull’uomo e sul tennista avendo letto solo una ben misera parte del libro e questo sinceramente non mi sembra per nulla onesto. Riserverò il giudizio sul libro ma anche sull’uomo solo e soltanto quando avrò letto quello che l’uomo ha deciso di far sapere, non si degli stralci che chissà, magari son solo serviti a far notizia e come spesso accade fanno capire l’esatto contrario di quello che in realtà l’autore vuol far sapere, proprio come succede SEMPRE con i titoli degli articoli di tutti i giornali. Leggere tutto, informarsi, capire e solo poi dar giudizi, farlo prima, perdonatemi, non è molto onesto né molto intelligente.

  19. enzo cherici scrive:

    @ Mirco73

    Riporto un esempio che ho già fatto in un commento nel sito.

    Mettiamo che io decida di scrivere la mia auto-biografia. Ad un certo momento esce un’anticipazione del libro in cui racconto che 10 anni fa ho portato a termine una rapina in banca. Il libro potrebbe essere bello o brutto, ma chiunque sarebbe autorizzato fin da subito a dire: “Enzo Cherici è stato un delinquente”. Non c’è certo bisogno di leggere il mio libro per arrivare ad una conclusione simile.
    Sia chiaro, sto estremizzando al solo scopo di rendere chiaro il concetto. “Open” sarà sicuramente un ottimo libro. Anch’io come te mi fido di Stefano e non ho nessunissima difficoltà ad ammettere che possa essere un ottimo scritto. Ma non mi occorre di leggerlo per poter affermare fin da ora che Agassi mi ha deluso.

  20. Avec Double Cordage scrive:

    ecco il ilink per il podcast con l’intervista di Jon Wertheim ad Agassi citato da Stefano

    http://sportsillustrated.cnn.com/podcasts/richard_deitsch/listenlive.player.html?file=http://ht.cdn.turner.com/si/richarddeitsch/audio/2009/11/12/111209agassi.mp3

    devo dire che anche se in liniea di principio Enzo Cherici ha ragione poi nel dettaglio non condivido la sua posizione, direi che prima di giudicare agassi bisognerebbe comunque leggersi questo libro e non solo per poter giudicare il libro che poi ovviament enon ha scritto lui, lui ci ha messo i fatti ma già il modo di raccontarli non è stato deciso solo da lui

  21. sanantonio scrive:

    La cosa che mi ha dato più fastidio è stata l’operazione di marketing. Far uscire delle notizie scandalistiche per far crescere l’interesse e ovviamente vendere più copie e infatti siamo tutti qui che ne parliamo e aspettiamo di leggerlo. Non che mi stupisca più di tanto, chiunque conosce gli Stati Uniti e gli americani sa benissimo che hanno il segno del dollaro nell’anima, si può essere anche dei grandi estimatori di quel grande paese ma quella è una cosa indubitabile. Far soldi è la loro mission! Non c’è niente di male, ha funzionato con Bollettieri, ha funzionato con Agassi, ma per favore lasciamo stare i sentimenti, i figli, il grande amore…altrimenti non sei più il grande tennista, il grande uomo, il grande scrittore, sei solo un grande ipocrita.

  22. xavier scrive:

    Caro UBS, il tuo esempio è calzante, ma il commento del pur grande Clerici sul telecronista Mc Enroe fu infelicissimo, credimi, ed interpretabile nel senso di un “ma che, solo perché hai vinto 8 slam credi ora di poter fare giornalismo sportivo? Tornatene ai tuoi cheeseburger e non tentare di unirti a noi grandi professionisti!” Presumo che Stefano Grazia per il caso dell’ex immigrato e coattello Agassi diventato prima campione e poi addirittura scrittore abbia intravisto nel commento di Clerici qualcosa di simile.

  23. Anakyn scrive:

    Mah… il piacere che si prova nel leggere un libro può dipendere da diversi fattori: tra questi può esserci sia l’effettivo valore dello scritto, ma anche l’attrazione che proviamo verso la materia narrata.
    Questo secondo fattore è soggettivo, e secondo me rischia di essere quello che ha condizionato maggiormente Stefano nel dare il proprio giudizio su “Open”.
    In altre parole: il fatto che Agassi sia il suo mito “storico” (assieme ad altri, passati e presenzi, ma probabilmente più di tutti gli altri) ha secondo me fatto pendere pesantemente la bilancia del suo giudizio a favore della sua autobiografia.
    Nella sua “recensione” c’è molta ed evidente emozione, e sebbene questo favorisca l’impatto delle sue parole, può distorcerne l’obiettività di pensiero.
    Che è poi un’altra declinazione di ciò che affermavo altrove in questo blog: un mito rimane un mito, qualunque cosa faccia, qualsiasi cosa dica o scriva.

    Naturalmente è vero che per poter pretendere di fornire giudizio esaustivo e compiuto su un libro è necessario leggerlo per intero; ma come ricordava Chierici, alcuni fatti si possono dedurre anche da ciò che Stefano definisce “trailer”, e tali fatti possono bastare per formarsi un’idea del personaggio, e decidere in che misura aderisca o si allontani dai propri canoni di sportività.

  24. Voland scrive:

    @enzo cherici Seguendo il tuo ragionamento posso affermare tranquillamente che almeno… diciamo un terzo degli utenti di ubitennis sono dei drogati. Semplicemente perchè almeno una volta nella vita si sono fumati uno spinello.

  25. enzo cherici scrive:

    @Voland
    Che un terzo degli utenti di Ubitennis abbiano fumato uno spinello lo stai deducendo tu. Non te l’hanno detto loro, come invece avvenuto nel caso di Agassi attraverso l’autobiografia.

  26. Stefano Grazia scrive:

    Tirto per i capelli mi tocca ricordare che cosi’ come ci sono i divi, i superdivi e poi c’e’ Marlon Bando o nel tennis junior ci son i buoni giocatori, poi i fenomeni e poi c’e’ Luigi Quinzi, anche fra gli Scriba ci sono i giornalisti, i buoni giornalisti e poi c’e’ Gianni Clerici. Io questo non l’ho mai messo in dubbio ma cosi’ come sono cresciuto a Tommasi e Clerici, allo stesso modo non vedo perhe’ io non li possa criticare quando lo ritengo opportuno cosi’ come ho fatto con Rino per esempio in occasione della lettera della Signora Cipolla e di quella che io ho battezzato la sua Sindrome da Marchese del Grillo. La mia stima, affetto e ammirazione per i due non verra’ mai meno: ho tutti i libri di Clerici e almeno 5 diverse edizioni di 500 anni di Tennis:pure confermo la mia frase che non mi sembrava poi tutto sto granche’ a paragone di certe battute di Scanzi a proposito di questo e quello e sulle quali non mi sembra Ubs abbia mai avuto da ridire. Mica ho detto che era un evasore di tasse o un pedofilo … Ho anche detto che in una scala da 1 a 10 il mio giudizio vale 2 o 3 mentre quello del Vate Gianni 9.5. Se poi pero’ il semplice scrivere in un blog che forse quel tal giudizio cosi’ poco elegante (e non condiviso almeno dal punto di visto letterario da molti ‘ottimi’ giornalisti)era dettato da un travaso di bile, scatena queste reazioni allora diciamo pure che siamo,anzi siete, tutti rimasti invischiati nella trappola del politically correct,che bisogna stare attenti a quel che si dice, quel che si scrive, che allora e’ meglio sempre leggersi delle biografie melense, buoniste, tutte uguali, agiografiche, che se scrivo che I envy Sampras dullness perche’ e’ quella ristrettezza di interessi alla base della sua capacita’ di focus solo sul tennis, oddio oddio oddio, e poi se lui se la prende? No, no, scriviamo pure che Sampras e’ bello, buono e simpatico, un amico (e in un certo senso comunque Agassi non lo nega) … Non scriviamo nulla di nulla perche’ chiunque potrebbe adombrarsi, offendersi, rimanerci male… Pensate come ci deve essere rimasto bene Fulvio Fognini allora alla famosa battuta, peraltro a quel tempo corretta, di Tommasi…

  27. Voland scrive:

    @ enzo cherici
    Bah, le statistiche in merito al consumo di cannabis sono consultabili da tutti, certo credere che gli utenti di ubitennis siano una gioiosa eccezione è lecito, ma se vogliamo arrivare al nocciolo della questione capirai che il contesto all’interno del quale avvengono i fatti è assolutamente determinante.
    Drogàti!!! :)

  28. gigi scrive:

    Sapete ,alla fine,qual’è il vero problema di queste diatribe?Che si discute,si discute di Agassi,del libro,ora anche di Clerici,ma del vero ,importante problema che il kid ha sollevato,cioè la tolleranza del potere verso i campioni(e le conseguenti,gravi ma chiare parole di Barazzutti) nessuno ,quasi parla.Meglio far gli struzzi.In un altro capitolo ho fatto rilevare come un competente di scommesse abbia notato sistematicamente strani andamenti di certi incontri e delle relativa puntate,invitando i colleghi bloghisti ad andarlo a leggere.
    Voce clamante nel deserto.Meglio non rischiare di scoprire le impurità di questo sport ed allungare le pagine con infinite e ripetitive discussioni su Federer-Nadal,Agassi,il suo libro e pochissimo altro.
    Commento scontanto:ma se non ti piace,perchè lo leggi?
    Mia domanda:perchè Scannagatta non si decide a privilegiare la qualità sulla quantità?

  29. Ubaldo Scanagatta scrive:

    caro Gigi, alla qualità si aspira tutti, ma non sempre la si può raggiungere. Essere riusciti a mettere su questo sito senza avere altri mezzi che la passione mia e di chi vi collabora non è stata roba da poco. l’organizzazione (anche se tu magari non la noti) ci ha consentito di fare un prodotto dignitoso (magari non di grandissima qualità, ma dignitoso me lo consenti?) Soltanto inserire pezzi e foto in continuazione, oltre 7.000 articoli in un anno e mezzo, credimi è tanto. Certo se potessi inserire 7.000 articoli tutti di grande qualità sarebbe bello, ma a parte che non…tutti i gusti sono alla vaniglia!, per cui c’è a chi piace Scanzi e a chi no, c’è chi vuole agassi e tutto sul suo libro, e chi no, c’è chi vuole cose per genitori e figli e chi no….c’è chi contesta Tommasi e chi no, a chi non piace Scanagatta e…che ci posso fare? Fra i miei compiti mi sono assunto anche quello di cercare di formare giornalisticamente i ragazzi che collaborano. Spesso mi accusano di cazziarli troppo. Ma io credo di aver notato nei più volenterosi di loro progressi enormi. Magari i primissimi articoli di alcuni d loro non saranno stati di grandissima qualità…ma poi sono migliorati. E migliorano giorno per giorno. Tanto che se qualcuno per motivi suoi (o miei) non scrive più per il sito, riusciamo ad andare avanti…dignitosamente (…) lo stesso. Barazzutti ha detto gravi e chiare parole…ma senza mezza prova. E se qualcuno avesse detto qualsiasi cosa, grave e chiara, in qualcosa che in qualche modo lo riguardasse…ma senza prova, avrebbe sparato fuoco e fiamme nei confronti dei giornalisti che scrivono sulla base di sensazioni. Quindi, lasciamo perdere quest’argomento per favore. L’Atp e la Wta dovrebbero _ se avessero prove su doping e scommesse _ far sapere le cose come stanno e assolutamente non coprire le eventuali scorrettezze …come invece parrebbe che abbiano fatto nel caso di Agassi. Allora…io ricordo che quando Volandri perse da Canas all’US Open anni addietro, e l’argentino correva come una spia, Filippo si lasciò tentare dall’avanzare alcune illazioni…ovviamente non provate. Quando poi qualcuno pubblicò in America un elenco di incontri su sui l’Atp, su segnalazione delle società di scommesse, c’era anche un suo match con non ricordo più chi (il che non significava, fra parentesi, che lui dovesse essere coinvolto altro che come giocatore di quel match) lo stesso Volandri si risentì moltissimo per essere stato tirato in causa senza lo straccio di una prova. Idem quando poi c’è stato ila sua famosa squalifica dovuta al Ventolin e comunicata quando lui era pronto a scendere in campo in Australia…Ecco, come vedi da questo esempio, si reagisce in modo molto diverso quando si è toccati personalmente… o quando si parla di altre persone. Che poi Canas sia stato uno degli squalificati per doping c’entra e non c’entra. Finchè non ti beccano con le mani nella marmellata e non vieni denunciato…sei sempre innocente e nessuno può permettersi di considerare colpevole di doping qualcun altro. Anche se corre due volte più di lui. Mi sono spiegato Gigi? Io agenti infiltrati che possano occhieggiare fra le carte Atp o Wta non li ho, e nemmeno fra Bet&Fair, Bet&Win e compagnia bella.

  30. Avec Double Cordage scrive:

    l’argomento toccato da gigi mi pare molto interessante e sinceramente meriterebbe anche più di un solo commento da parte di Ubaldo, certo è già qualcosa anche perche la risposta e stata tempestiva, ma un pezzo sul blog di Ubaldo o di qualcun altro ci sta tutto, direbbi. In sintesi direi che i problemi del tennis accennati da gigi interessano solo (purtroppo) una piccola parte degli appassionati di tennis, la stragrande maggioranza di loro si accontenta di seguire il tennis a partire dai quarti di slam o magari anche qualche semi di masters 1000 e parlare un po’ di Federer e Nadal. Questa maggioranza certe cose preferisce non saperle, e godersi una facciata pur sapendo che forse è finta senza però andare a controllare, sono degli spettatori che vogliono essere divertiti e non vogliono che qualcuno rompi il giocattolo, ATP e ITF lo sanno e ci guadagnano sopra. Per gli addetti ai lavori però la cosa è diversa o almeno lo dovrebbe essere almeno per buona parte di loro (genitori di figli con talento, maestri di tennis e gestori di accademie mentre per altri come alcuni produttori e magliari e TV subentra nuovamente il fattore “non rompiamo il giocattolo”), tra di loro penso che la maggioranza sarebbe ben interessata ad avere indagini giornalisitche che facciano luce anche su fatti poco belli. In questo senso il caso del libro di Agassi è un esempio, lui ha puntato un fascio di luce sul conflitto d’interesse tra sindacato giocatori e associazione di organizzatori di tornei che risiede all’interno dell’ATP. La prima reazione è stata abbastanza chiara, tra quelli che non vogliono che qualcuno guardi dietro la facciata molti si sono offesi, giornalisti e semplici appassionati di tennis, la maggioranza direi. La maggioranza del giornalismo sportivo è un giornalismo celebrativo, sicuramente è anche un fatto di costi ma ci sono pochissime indagini (per fare un analogia prevale il giornalismo del teatrino porta a porta ballarò su quello di report… il modo che ha Scanzi quando scrive sul tennis è uno non dissimile dalla satira, è un ruolo importante perchè permette di mettere a nudo alcune cose che altrimenti è difficile esporre, crea spunti di riflesisone e dibattito e polarizza come la satira), ma più che i controlli antidoping potrebbe essere il giornalismo investigativo ad opporsi con risultati al doping e ad imbrogli connessi a scommesse e partite vendute. Penso che il miglior modo per ridurre il doping è quello di rendere pubblico il macchinario che c’è dietro agli atleti che si dopano, sicuramento uno non entra in farmacia e si compra una siringa o va dal pusher all’angolo e si procura una bomba, i veri colpevoli sono i medici, gli allenatori e i manager che rendono possibile ed organizzano il doping, questi non li becchi con il controllo dell’urina, come le bugie di Nixon noel caso Watergate non le scoperchiavi con un detector, è il giornalismo investigativo che ha il potere di combattere in questi casi, e questo dovrebbe essere il ruolo primario del giornalismo, scovare e riportare le notizie mentre oggigiorno la tendenza è quella di farsi mandare le notizie da pubblicare. Secondo me ci sarebbe anche molto più spazio per un giornalismo volto a proporre miglioramenti del “sistema tennis”, certo non ha molto senso dibattere sulla formula del masters, i calendari etc. fin che il comando è in mano ad un oligopolio ATP, ITF, NIKE, WTA …quello è un dibattito abbastanza sterile almeno fin o a che il loro dominio non venga messo in questione, perché chi comanda pensa solo a fare cassa. Il tema centrale di un approccio giornalistico volto a proporre miglioramenti e lanciare un dibattito pubblico all’interno della comunità invece (io penso) è che per uno sport globale come il tennis dove il circo professionistico viene pagato essenzialmente dall’appassionato che compera i prodotti sponsorizzati, biglietti, abbonamenti pay tv, etc. ci vorrebbe un potere che faccia riferimento direttamente a questi e che sia indipendente dagli organizzatori di tornei associati in ITF e ATP. Fino a pochi anni fa una simile forma di controllo sarebbe stata impossibile, ma da quando internet è alla portata di tutti le cose sono cambiate e un controllo più diretto e democratico se limitato ad ambiti concreti non è più pura utopia. Rimane il problema della maggioranza degli appassionati che preferiscono rimanere spettatori bambinoni creduloni, ma un giornalismo di qualità può svolgere anche una certa funzione educativa migliorando e cambiando almeno in parte questa situazione, o almeno provarci. Certo che alla luce di quello che accade nel nostro paese con temi ben più importanti come funzione e controllo dell’amministrazione pubblica, informazione, infrastrutture, giustizia, ricerca scientifica, politica energetica tendente all’età della pietra (ancora all’uranio pensano) invece che al futuro dell’energia rinnovabile… uno ha ben poche pretese e speranze.

  31. gigi scrive:

    Caro Ubaldo,il commento di avec Double Cordage,riportato sopra,ti dimostra che si può anche discutere di qualcosa e che io non son certamente il solo che vorrebbe poter aver modo di confrontare idee(ed esprimerle,ovviamente)su argomenti non triti e ritriti.Il guaio è che manca non soltanto la cultura sportiva,che non sia mera sportineria,e la curiosità.E quando manca la curiosità,e tu lo sai,sei intellettualmente finito anche se il tuo cervello funziona sempre bene.
    Io non ho criticato i tuoi giornalisti,ma chi,come me commenta.A me non dà alcun fastidio Scanzi,sebbene talvolta esagerato ed esagitato( anche perchè a criticare,come a pensar male,spesso ci si azzecca),ho dato ragione ad Ansaloni sul tema Bagdatis e poi son l’unico qui che scherza un poco,con citazioni e battute che,però,ne convengo,mal si adattano alla serietà dei temi trattati,tipo “viva Federer,abbasso quel dopato di Nadal”,oppure “viva Nadal e abbasso quel frigorifero di Federer”.Adesso è venuto fuori anche il tema-calcio,coi”juventini-federasti”.Che squallore,Ubaldo!
    Detti anche perfettamente ragione a Commentucci,quando disse le mie stesse cose e credo che uno dei motivi del suo allontanamento sia stato proprio un’incompatibilità sua con queste infinite diatribe .
    Certo devo farti i complimenti e ringraziarti per questo sito che hai messo su
    e darti tutto il merito anche per la fatica che fai.E capisco che tu non puoi modificare i commenti e gli interessi di noi tuoi accoliti.Però la tua assenza dal contesto delle discussioni(peraltro pienamente giustificata)nega spesso la possibilità di un sereno ed interessante dibattito,con relativo innalzamento del livello.Mi spiego:quando tenevi la rubrica “Risposte incrociate” su Matchpoint(rubrica che ci manca molto)ti feci una domanda che tu ritenesti molto interessante.Notasti che non era una delle solite banalità che di solito ti venivan chieste,e m’invitasti a partecipare al tuo blog “Servizi vincenti”.Ovviamente,la tua risposta fu,come sempre,esauriente e molto ragionata( e certamente non conformista).Siccome la questione da me proposta riguardava Federer e Nadal e le superfici di gioco,se l’avessi posta qui ,molti mi avrebbero considerato matto,fuori dal comune buon senso del sapere tennistico e si sarebbero ,al solito,divertiti col dileggio.i due schieramenti mi avrebbero certamente considerato entrambi di parte(dell’altra parte,ovviamente) e piovuti sarebbero gentili insulti ed inviti di darmi all’ippica.
    I giornalisti,comunque ,come nota a.D.C., fan la loro parte.Basterebbe citare le infinite interviste a giocatori;lo stesso Matchpoint,pur diretto da due ottimi come D.Anzolini e Semeraro,quante interviste alla Pennetta avrà già fatto,specie da quando ha imparato a tirare qualche colpo decente?E Serena Williams,che cose davvero interessanti aveva da dirci?Insomma,non voglio farla lunga.Certo è che che buttare il sasso nello stagno non ha effetto,perchè esso è prosciugato.Guarda ad esempio il mio invito ad andarsi a leggere su un altro forum l’intervento di un esperto sulle scommesse.Caduto nel vuoto(oh.intendiamoci,mica che su quel forum si sia scatenato il dibattito:tutto il mondo è paese.).
    A te,comunque,e sinceramente,vanno i miei complimenti e ringraziamenti.Non è facile,ma se puoi fare qualcosa ,fallo.
    Volevo darti un messaggio positivo,invece te ne ho dati due negativi?Va bene lo stesso?(W .Allen).
    Per finire,tieni ben presente questa” legge dell’apertura mentale”di Murphy:”Anche la gente più conservatrice non sa resistere a un cambiamento in peggio.”

  32. gigi scrive:

    Dimenticavo:naturalmente,complimenti ed adesione ad avecDouble Cordage,il cui intervento mi risolleva lo spirito davanti al monitor.
    A proposito(ma che rompipalle ’sto gigi),nel blog dedicato al tennis in chiaro in tv,feci notare come,da campione,mi pare che l’interesse della gente sia molto ridotto e che noi ci inganniamo pensando al nostro piccolo mondo di ubitennis; siamo sempre in pochi per fare davver “odiens”.Ancora una volta,nessun dibattito.Certo,in parallelo,c’era il libro.

  33. Ubaldo Scanagatta scrive:

    A volte i commenti, le mail, le chat, non riescono _ per incapacità degli autori _ a trasferire i toni. Io non mi sono affatto risentito dei suggerimenti di Gigi e di Avec Double cordage. Ci mancherebbe. Ho solo cercato di spiegare la difficoltà a mantenere 7.000 articoli (e figurarsi i 180.000 commenti…!) su un livello di qualità apprezzabile da tutti. Purtroppo impossibile. Io stesso, avendo un decimo del tempo di prima, mi accorgo di scrivere molto peggio, molto meno chiaro. a volte tiro via…e non si dovrebbe far mai. Una sola cosa dico a ADCordage: il giornalismo investigativo è bellissmo, ma richiede tempo, tempo e tempo (mesi per condurre un’inchiesta) e spesso anche denaro. Un sito come il mio non se lo può permettere. Tutt’al più potrei chiedere a qualche volontario: ti va di perdere un mese per scoprire come funziona esattamente il discorso antidoping, etc? Il Washington Post incaricò due inviati di seguire per 6 mesi, senza scrivere un solo rigo fino a che non fossero riusciti ad andare a fondo su tutto quel che potevano…sul famos caso Watergate. In italia nessun giornale, nè Corsera nè Repubblica, avrebbe pagato lo stipendio per 6 mesi a due suoi redattori per seguire le tracce d’una storia che avrebbe potuto anche finire in nessuna riga pubblicata. Oggi come oggi il giornalismo investigativo è un’utopia. Perchè i giornali se mandano un inviato da un magistrato, da un inquirente, da un poliziotto o da un carabiniere, pretendono che tu scriva qualcosa _ magari anche di superficiale o erroneo - giorno per giorno. E nessun giornalista, che non fosse uno con l’autorevolezza di un Montanelli o un Biagi (ma 20 anni fa…), potrebbe permettersi di dire doo un mese di zero righe prodotte. “lasciatemi lavorare in pace ancora un mesetto o due…”. Quella del giornalismo investigativo è una scelta che può fare, semmai, un giovane che voglia scrivere un libro avendone le qualità e le giuste entrature…Ma da un giornalista dipendente…scordatevelo.

  34. Freddo scrive:

    Il tema è interessante e volevo raccontare la mia esperienza, trovo molto giusto quello che dice Ubaldo ed anche sostanzialmente vero. Riviste e giornali non hanno ne il tempo, ne le risorse, ne la voglia per fare un giornalismo d’inchiesta. Ho collaborato per tre anni con Matchpoint con almeno un mio articolo circa ogni mese ed in una piccola rivista le esigenze sono abbastanza chiare, non si rischia troppo su i servizi.
    Mi è capitato di sentire da giocatori racconti su doping e su scommesse. In particolare mi era stato segnalato il caso di una clinica in svizzera dove alcuni gocatori tra cui un’italiano erano soliti andare, diciamo per ritrovare la condizione, quando chiesi alla rivista la possibilità di investigare per scrivere un pezzo, la risposta fu più o meno, siamo una rivista di sport meglio non andarci a cercare casini..Mi è poi capitato per una serie di circostanze di sapere che il giocatore trovato positivo a Parigi era Puerta, pensate un pò prima che lo pubblicasse l’Equipe ed anche lì il mio editore, non si sentì di pubblicare la notizia che aveva diverse fonti e conferme..
    In generale è così, è difficile fare delle inchieste perchè sono rischiose, ci vogliono prove chiare e per la maggior parte di giornali, rivisti, siti etc il gioco non vale la candela…E’ chiaro che se lo fà l’Equipe è diverso ma non esistono purtroppo giornali così in Italia ne ci sono troppe pubblicazioni equivalenti al mondo come prestigio e potenzialità economiche. Perchè se si fà causa all’Equipe più o meno se ne frega mentre le piccole pubblicazioni devono per lo meno spendere diversi quattrini per difendersi e questa diventa arma di ricatto per chi ha più potere e soldi. E’ quindi poi la logica conseguenza è che se qualcuna ti querela o minaccia di querelarti ci stai piuttosto attento a non scrivere di quel tema, di quella situazione o quell’istituzione…spero di aver dato il mio contributo alla discussione ed un’immagine eloquente di come purtroppo in una piccola redazione alcune cose sono piuttosto complicate.

  35. lello scrive:

    tutto giusto quello che scrive il primo post, soprattutto che è una bellissima storia d’amore lasciata in secondo piano….

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