Davis e Fed Cup fanno bene al nostro tennis?

 
12 Novembre 2009 Articolo di redazione
Author mug

L’effimera notorietà che il tennis vive in occasione di vittorie “nazionali” si è ripetuta una volta di più grazie al trionfo di Reggio Calabria. Prime pagine e articoli su tutta la stampa, vasta eco tra i non addetti ai lavori e l’immancabile passerella televisiva in una trasmissione di punta. Enrico Riva

Il tennis “azzurro” di coppa Davis e di Fed Cup, che in occasione degli appuntamenti casalinghi rappresenta un’opportunità irrinunciabile per vedere qualche incontro dal vivo in Italia, riesce sempre a ritagliarsi uno spazio nel mondo dei media non specialistici.

Il livello del dibattito si abbassa inevitabilmente, non tutti coloro che vi si affacciano incidentalmente hanno le competenze necessarie per analizzare l’impugnatura di un dritto o la posizione alla risposta ma tutto sommato questo e’ il male minore. Se serve a pubblicizzare il tennis ben venga, il movimento ne beneficerà dicono gli addetti ai lavori.

Eppure la sensazione è che non sia esattamente così. Quando si parla di competizioni a squadre, lo sport “minore” cede il passo a un marchio molto più ingombrante e radicato che, di fatto, ruba completamente la scena: “l’Italia”.

Accade in occasione delle Olimpiadi, ogni qual volta una disciplina di nicchia assurge alle cronache per celebrare un successo nazionale. Dei protagonisti si perde traccia quasi immediatamente, quello che rimane negli occhi è che sono italiani. Vi ricordate che siamo forti nel tiro con l’arco, nel tiro al piattello e nel taekwondo? Ovvio! Certo… da lì a ricordarsi i nomi dei protagonisti ce ne passa.

“Il tennis non è uno sport di squadra e ognuno pensa per sé” ricorda sempre Rino Tommasi e forse non è del tutto vero. Molti giocatori affrontano le competizioni in rappresentanza del proprio paese con orgoglio e dedizione, spesso rinunciando ad appuntamenti remunerativi e prestigiosi. Inoltre nella specialità individuale per eccellenza, in cui la pressione ricade esclusivamente su se stessi, la Davis e la Fed Cup rappresentano riti di condivisione e di aggregazione universalmente apprezzati.

Puntare sugli appuntamenti “nazionali “ per promuovere la racchetta in Italia è tuttavia un errore strategico perché lega inscindibilmente le sorti del tennis a quelle dei suoi compatrioti. Pensare che un ragazzino possa entusiasmarsi per Seppi e Starace perché li vede indossare la maglia azzurra è pura utopia; chi è cresciuto a pane e tennis lo ha fatto grazie al gioco di McEnroe, di Borg, di Edberg o di Sampras, non certo per le vittorie di Gaudenzi e Furlan che hanno portato il paese a giocarsi la finale di Davis.

Il fascino di questo sport risiede soprattutto nella sua globalità, che permette di superare le barriere nazionali e che consente, senza timore di passare per antipatriottici o disfattisti, di seguire con passione le gesta di atleti nati in paesi lontanissimi dai nostri. La forza e la penetrazione del tennis stanno nell’immagine universale che giocatori come Federer, Nadal, le Williams o Sharapova portano con loro, nella capacità di diventare i beniamini per ciò che rappresentano sul campo, nell’abilità di diventare sinonimi dello sport che praticano. Djokovic, Murray, Clijsters sono tennisti prima di essere serbi, scozzesi o belgi.

Il tennis a squadre assume più la dimensione di un ritrovo familiare, di una festa popolare, di un rito di appartenenza. Per carità, legittimo e apprezzato. Ma utile soprattutto a creare attenzione e dibattito attorno al “marchio” Italia, lasciando nell’ombra quello che invece gli appassionati del settore vorrebbero emergesse: “il Tennis”.

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14 Commenti a “Davis e Fed Cup fanno bene al nostro tennis?”

  1. TCC'75 scrive:

    Se la vittoria serve a legittimare un lavoro appena sufficiente (faccio la somma tra maschile e femminile) allora è deleteria.
    Se serve a mandare un tennista in televisione, ben venga.
    Il fatto è che noi non dovremmo esattamente sperare che quello che si vede in tv siano le gambe della Pennetta (c’è gente più bella, non me ne voglia Flavia), ma la Pennetta che gioca a tennis (bene) e che vince. Se questo non accade è perchè i successi delle nostre ragazze sono apprezzabilissimi in singolare (per me vale più la finale giocata e persa al terzo da Errani a Portoroze che l’aver vinto la Fed Cup), solo da noi che conosciamo già il tennis. Per il grande pubblico è una notizia in breve sul TG Sport.

    Cosa volgiamo? E’ suffiente dire ‘Ho vinto!’ o vincere sul serio?

  2. Fabio scrive:

    Articolo di una inutilità unica.

  3. David Thomas scrive:

    Secondo me l’aumento di popolarità potrà anche essere effimero ma intanto qualcuno sa come si chiamano le nostre tenniste e si accosta al tennis femminile sapendo di avere qualcuno da tifare con la speranza di una vittoria…
    Poi vorrei dire che io da bambino non conoscevo il tennis se non per la davis, che era nei weekend quando non si andava a scuola…ho l’immagine di me impazzito davanti alla tv a 12 anni per Gaudenzi che batte Gambill a milwakee come neanche a una partita di calcio, quindi non é vero che nessuno si emozionerebbe se seppi&starace&fognini&bolelli facessero qualche bella partita in davis…noi italiani siamo campanilisti, si sa e se ci fosse un’italia che avanza in davis lagente comune saprebbe che esiste qualche tennista che non si chiama federer o nadal…

  4. andrew scrive:

    sicuramente no…è infatti molto meglio la Serie A di tennis, i campionati a squadre giovanili, le competizioni a squadre tra veterani, interbancarie, a rotelle, B, C, D1, D2, D3, coppa italia, coppa invernale, coppa comitato, coppa giuseppucci, coppa del nonno, doppio giallo, eccc. ecc.

    viva le competizioni a squadre nel tennis, viva le lotte (finte) tra circoli, viva lo squadrismo! Dio, Patria, Famiglia!

    Abbasso l’individualismo nel Tennis!

  5. MixMox scrive:

    Non so bene il motivo percui ogni volta che sento il termine “maglia azzurra” accostato al tennis provo una sorta di fastidio. Forse perchè è mutuato dal calcio e mi ricorda che il nostro paese conosce e vive per un solo sport. La nostra scarsissima cultura media sportiva ci fa filtrare ogni altro sport attraverso gli occhi del calcio ed ecco che come per magia quando il tennis diventa sport di squadra assume una connotazione più famigliare e tifabile. Comunque un pò di bollicine mediatiche non fanno mai male, perchè magari possono far avvicinare al tennis qualche sig.Rossi con il rispettivo figlio i quali, una volta svezzati, comprenderanno con stupore che il tennis che conta, quello che scrive la storia del nostro sport, era da tutt’ altra parte

  6. madmax scrive:

    @ david thomas

    probabilmente sei l’unico a cui è accaduto!!

  7. TCC'75 scrive:

    Dai madmax, non è l’unico david thomas…
    Se uno non conosce il tennis, come lo può approciare in TV? Solo con la Davis. Ma non perchè questa o la Fed Cup siano i Campionati del Mondo, come qualche fanatico ha scritto, ma perchè noi non siamo capaci di vincere niente (3 roland Garros in quasi 130 anni di tornei Slam!). E quelle, che genialmente qualcuno ha definito ‘Pirro Cup’, sono l’unico mezzo di propaganda che il nostro tennis ha per battere un colpo.

    Ciò che è insopportabile è trasformare automaticamente in anti-italiano che si azzarda a contestarne il valore tecnico.
    Ognuno faccia il proprio lavoro. Sentir dire che l’Italia del tennis è la nazione numero 1 del mondo fa rabbrividire. Inoltre è un insulto da parte della FIT (che poi saremmo noi) all’intelligenza di tutti quelli che ne finanziano quel brogliaccio scadente che è Super Tennis versione cartacea.

  8. Pedrinho&Luvanor scrive:

    I medici hanno parlato chiaro. La Pennetta in minigonna provoca nei ragazzi italiani una ipertrofia del braccio destro con contemporaneo abbassamento della vista.

  9. Fabio scrive:

    @madmax
    Ha ragione David invece …

  10. madmax scrive:

    Ovviamente i filo federali non contano!!

    E guardate che io sono uno cresciuto con le sfide Panatta Alexander (e mi sono molto appassionato oltre ad aver fatto le notti in piedi e un tifo sfegatato), ma per me che abitavo a Milano in zona San Siro e che la mia famiglia era associata al circolo di via Pinerolo dove tutti i top players che giocavano al torneo che si svolgeva al Palazzetto dello Sport si andavano ad allenare, quello era il vero tennis, quelli erano i veri giocatori da imitare e seguire e quello era l’evento che per nessun motivo al mondo avrei saltato. In seguito la Coppa Davis non l’ho mai più vista ed ho seguito il tennis solo per i vari Borg, Clerc, Lendl, Graf, aspettando sempre che arrivasse l’italiano che potesse essere al loro livello.. Ed ogni tanto guardando Camporese ci avevo anche sperato, così come per un paio di match l’ho sperato anche vedendo Bolelli essendo però alla fine semmpre smentito. Perciò mi sono rotto altamente di guardare queste mediocri mezze figure (che spesso lo sono più a livello mentale che come talento perchè nessuno mi toglierà mai dalla testa che se un Bolelli, una Schiavone ed una Pennetta fossero nati oltre confine sarebbero tutti dei top five, perchè Bolelli non avrebbe i problemi di spostamento e nella risposta, Flavia a livello atletico e con il servizio ci avrebbe lavorato fin da subito e non avrebbe nemmeno pensato su cosa scegliere tra giocare per la nazionale o andare a Bali mentre per la Schiavone basta notare che appena si è allenata qualche mese all’estero ha vinto subito un tier 1) e pretendo solo dei giocatori di altissimo livello che lottino fino alla fine in tornei dello slam, il resto non mi interessa….

  11. anto scrive:

    Ricordatevi quando c’era Albertone Tomba……..lo sci era al top…..ora se chiedete a qualsiasi disgraziato chi ha vinto l’ultima coppa del mondo di sci, ti risponderà lance Armstrong……

  12. Enrico Riva scrive:

    anto: e’ proprio li’ il problema secondo me. puntare tutto su un italiano ti regala un decennio d’oro quando ti capita tra le mani un campione ma ti getta indietro nell’anonimato quando il campione va in pensione. il tennis avrebbe la possibilita’, per la sua internazionalita’, di non doversi riferire ad un giocatore come italiano o meno. federer, nadal e tanti prima di lui sono diventati idoli ed esempi per tantissimi appassionati in italia indipendentemente dal loro passaporto.

  13. madmax scrive:

    Oh finalmente qualcuno che scoperchia il pentolone..

    Enrico il dramma è proprio questo, e cioè aspettare che il campione caschi giù dalle nuvole.. Per avere un campione (e non per fare il sei al superenalotto) bisogna creare un sistema da cui possano uscire molti giocatori top 30 dopo se il campione c’è viene fuori. Creando solo dei top 3/400 (perchè questo è quello che crea ora la federazione) è già un miracolo poi che i centri e/o coach privati riescano a portare questi giocatori nei top 50..

    Per far questo però ci vogliono coach bravi (che costano) e denaro per creare dei centri federali regionali e/o finanziare (non dar loro l’elemosina) i giovani più promettenti.. Molto più comodo prendere da tutte le parti (rinnovi, nuove targhe etc), darci Super Tennis e dire che siamo campioni del mondo..

  14. king of swing scrive:

    @ madmax mi piacciono i tuoi discorsi…vorrei aggiungere che oggi un coach bravo si avvale anche di uno staff adeguato…soprattutto ritengo che abbia particolare importanza un preparatore atletico davvero di qualità…che sappia rispondere alle esigenze di ogni nostra giovane speranza…se Bolelli Fognini Pennetta fossero cresciuti in Spagna…a livello fisico sarebbero stati già preparati come si deve fin da giovanissimi…cosa che in Italia purtroppo non succede…è questo il vero problema che abbiamo rispetto agli spagnoli…

    prendiamo il caso di Bolelli…

    ha potuto lavorare con un preparatore atletico di spessore solo appena è stato seguito da Pistolesi…solo a 20 anni quindi…vedi quanti anni si sono persi…

    stesso errore è stato commesso su Fognini…Sosa (il preparatore atletico di Ljubicic e ora di Fabio) aveva proprio fatto notare che il ragazzo aveva bisogno di fare più pesi da giovane…

    in Spagna questi errori nella costruzione di un giocatore non accadono…

    gente come Sanguinetti ha fatto best ranking a 30 anni….se Dado avesse raggiunto l’apice prima non avrebbe secondo voi vinto di più?

    è questa la chiave del successo…i Nadal e i Ferrer arriveranno ai 30 già spompati ma hanno già vinto tanto…una cosa è sfondare a 20-22 anni…un’altra a 30 anni o anche più tardi..come è successo a Pozzi…

    Bolelli e Fognini hanno perso il treno per sfondare giovanissimi…ed è questo un handicap per loro…

    Hewitt se non avesse vinto i due Slam da giovanissimo..non li avrebbe mai più vinti…la giovane età gli permise di battere addirittura Sampras in finale agli Us Open…

    per questo ritengo che non è tanto un problema di coach bravi…il vero problema è che questi coach devono essere affiancati da uno staff adeguato…e ripeto la preparazione atletica soprattutto per i ragazzini è alquanto scadente…

    in Spagna i ragazzini lavorano sodo dal punto di vista atletico ma non vivono questa cosa male…perchè nel frattempo si divertono pure tanto…e il divertimento è importantissimo…perchè uno che si diverte non solo non molla ma s’impegnerà sempre di più…

  15. madmax scrive:

    @ King

    Queste tematiche le abbiamo già discusse nella rubrica genitori&figli in quanto da genitori di mini tennisti sono problematiche che abbiamo , stiamo e continueremo ad affrontare giornalmente…
    Molti di noi che ci stanno provando sul serio e che hanno figli di interesse nazionale (per quanto lo possano essere ragazzini di 11/12 anni), hanno anche avuto modo di confrontarsi con i top coach italiani (Piatti, Sartori,Coppo, Vavassori etc) ed alla fine il problema è sempre e soprattutto la preparazione atletica anche perchè oltre al fisico risulta fondamentale per la testa, in quanto se lavori sodo ti tempri e molli molto meno facilmente..

    Il problema però è che per lavorare con dei bambini ci vogliono dei preparatori atletici di alto livello, onde evitare danni al fisico e questo in uno sport povero come il tennis, senza l’aiuto della fit non può accadere.

    Per via del mio tipo di lavoro nello sport decisi per mia figlia che ancor prima di diventare una tennista dovesse diventare una grande atleta. Tramite conoscenze arrivai a un preparatore che aveva già lavorato nel tennis e collaborato con Piatti, Vavassori e Bertini. Quando lo conobbi (ma ancora oggi) però, nonostante lui fosse stato un ex tennista ed un appassionato di questo sport, nel tennis aveva solo delle collaborazioni e delle consulenze, ma nulla più e mi domandai il perchè… Risposta semplice.. Lui nonostante problemi famigliari non le permettano di spostarsi oltre i 15/20 km da casa (dovendo perciò rinunciare a proposte veramente indecenti), continua a lavorare in università, nel basket, nella pallavolo (entrambi femminili in serie A), nel calcio (serie D) più un po’ di tennis soprattutto a livello personalizzato. Totale incassi alla fine dell’anno 200.000 euro. (Parliamoci chiaro lui è uno dei top tanto è vero che è stato chiamato anche da Alberto Cova non da pizzi e fichi..)

    Fino a settembre di quest’anno mia figlia si allenava a Palazzolo alla Vavassori ed il suo preparatore guadagna 900 euro al mese, possono essere bravi uguale? Ovviamente no, e questo problema non ce l’ha solo la Vavassori ma tutto il tennis italiano che invece con l’intervento della federazione potrebbe risolverlo.

    Io ovviamente già dall’età di sette anni ho affidato mia figlia a questo preparatore, ma l’ho potuto fare solo grazie al fatto che mia moglie è una preparatrice atletica e non lavorando ha del tempo libero, di conseguenza acquistando i programmi e affittando un palazzetto con dei controlli mensili è stato possibile, ma immagina in quanti possano fare una cosa del genere..

    Da qui di conseguenza nasce anche l’ulteriore problematica che i genitori giustamente non si fidano a far fare preparazione fisica troppo presto essendo molti gli esempi di ragazzi rovinati che hanno convinto molti di loro del fatto che un inizio precoce della preparazione fisica comporta dei rischi. Nella realtà è vero esattamente il contrario nel senso che una preparazione fisica adeguata previene gli infortuni, chiaramente però se chi te la fa fare è all’altezza e come dimostrato dagli stipendi differenti oggi nel tennis italiano è quasi impossibile che ciò accada..
    Se a questo aggiungi che nessuno all’entrata di un circolo viene informato che senza una preparazione fisica adeguata potrà mai sperare di fare qualcosa e che già di per se i giovani d’oggi voglia di far fatica ne hanno ben poca avrai ben chiaro il quadro della situazione…..

  16. TCC'75 scrive:

    @anto: hai ragione sul fatto che alla fine uno sport minore (o meglio di nicchia) esce dall’anonimato solo se è in grado di produrre un fenomeno come Tomba. Quei 10 anni hanno consentito ad una federazione seria e a dei coach (non so manco se si chiamano così gli allenatori di sci) bravi di lavorare per ottenere, oggi, una squadra che è la più forte dai tempi della ‘valanga azzurra’.
    Se invece qualcuno si illude che aver vinto 2 coppette contro la Flipkens e la Glatch porti un impennata nelle iscrizioni ai corsi di tennis, è proprio fuori di testa!

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