Genitori e Figli 2
La nuova stagione
Capitolo terzo: la vera rivoluzione
del tennis italiano

 
29 Novembre 2008 Articolo di Stefano Grazia
Author mug

 I consigli e le proposte di Genitori & Figli alla FIT. Perché il domani sia migliore.

 

non sia mai che a qualcun altro venga in testa di fare ancora una lista del genere. ma “genitori e figli” non vi basta? o volete che questo blog diventi l’elenco telefonico di londra?”
(chloe de lissier, 20 novembre 2008 alle 16:41
in risposta ad ADC in un’altra area del Blog)

Ci siamo interrogati tante volte anche noi qui, a Genitori & Figli, su quello che si dovrebbe o potrebbe fare per migliorare lo stato del Tennis Italiano, secondo alcuni in stato comatoso da trent’anni e secondo altri in lenta o addirittura netta ripresa. Alcuni articoli sul Blog dell’ “autorevole Commentucci” hanno sviscerato le realta’ spagnole, argentine, francesi chiedendosi perche’ non sia possibile ricreare qualcosa di simile qui da noi. Altri collaboratori di G&F, primi fra tutti l’indomito Mad Max e l’irriverente Andrew, hanno contestato a piu’ riprese la Federazione rilevando nei Circoli il lato debole di un sistema vecchio e logoro che ha riempito i campi si ma di pensionati e non di ragazzi. Cogliendo al volo la proposta di Super Tennis, il nuovo canale monotematico di Tennis prodotto dalla FIT, proprio un paio di giorni fa l’ottimo Roberto ha condensato per l’ennesima volta i punti chiave di una discussione che da un paio d’anni sta appassionando il Popolo del Blog. Onestamente, lo confesso, a me interessa relativamente,al contrario del nostro Roberto, avere un Italiano che trionfi finalmente in uno Slam perche’ ritengo che nello sport, e in quelli individuali soprattutto, ci si debba liberare dall’eccessivo peso del tifo campanilista anche se capisco perfettamente l’effetto propagandistico e trainante che potrebbe sortire dal trovare sotto un fungo anche in Italia un Federer,un Djokovic o un Murray. In realta’ io sono piu’ interessato al ritrovarmi un sistema che consentisse in egual misura a tutti di abbeverarsi sulle sponde del fiume Tennis: a me adulto con trascortsi sportivi d’altro genere, all’ex agonista, allo Junior con velleita’ e al Nikolic di turno che da piccolo voleva solo divertirsi e farsi comprare dal suo Maestro Pierino la focaccia.In questo momento l’anello debole di questa catena sembra essere quello riguardante i ragazzini: alle prime armi e in procinto di diventare agonisti veri. Se vogliamo, questa dovrebbe essere al contrario l’area su cui concentrare i maggiori sforzi. Sia perche’ allargando la Base questa potrebbe partorire il futuro non Numero Uno, che quelli ha ragione Galliani, ma diversi futuri Top 20 and Top 10, sia perche’ creerebbe comunque i futuri frequentatori dei Circoli.Ora secondo me si puo’ stare a disquisire per ore e anche per giorni ma il punto cruciale di tutta questa sporca faccenda e’ uno solo: negli altri sports giovanili, quelli di successo, durante la settimana ci si allena e alla domenica si va in giro con la squadra a fare gare. Secondo me e’ tutto qui. Provate a immaginare un mondo ideale in cui vostro figlio si allena dal lunedi’ al venerdi’ presso l’Associazione Sportiva Tennis tal dei tali e al Sabato e alla Domenica viene portato a fare gare, da ottobre a giugno. Vuoi mettere le motivazioni? Ti alleni per qualcosa, stai in gruppo con la squadra, i costi sono contenuti e magari anche assorbiti … perche’ quando io andavo in trasferta col Bologna Rugby, per quanto poverissimi, non pagavamo certo ne’ il viaggio in treno o in pullman ne’ il pranzo ne’ le maglie … Ci pagavamo le scarpe, questo si, e gia’ ci lamentavamo. Quindi l’ho scritto e l’ho riscritto e lo ripeto ancora evitando di fare liste telefoniche per la gioia di chloe de lisser:VOLETE DAVVERO MIGLIORARE LO STATO DEL TENNIS ITALIANO GIOVANILE? METTETE I TORNEI NEL FINE SETTIMANA. In questo modo migliorerete la Qualita’ dei giocatori e la QUANTITA’. In ogni sport di successo ci si allena durante la settimana per poter giocare la domenica… Sembra una sciocchezza ma sarebbe questa la VERA RIVOLUZIONE per il tennis italiano: ALLENARSI da LUN a VEN e GIOCARE OGNI SABATO E DOMENICA un bel Torneo (e possibilmente non un torneo a squadre…la squadra-associazione sportiva- ti porta in giro e alla fine dell’anno in base ai risultati ottiene un ranking e in base al ranking magari una sovvenzione, un premio, una coppa).L’altra cosa, e mi meraviglia sempre che non venga presa in maggiore considerazione, e’ che-sic stantibus rebus-in attesa della costruzione di centinaia di campi pubblici comunali in tutta italia in cemento (a costo zero di manutenzione)i campi di ogni circolo dovrebbero essere gratis a tutti gli Under 14 (prima delle 17 e ovviamente se non occupati da un socio pagante).
Si riapra il Dibattito.
“No!Il Dibattito no!”
(Nanni Moretti)

Ecco il documento che Roberto Commentucci, in rappresentanza della redazione del Blog, ha prodotto e inviato alla redazione di Supertennis, in vista della puntata di martedi prossimo, 2 dicembre, del talk show “Tennis Club” che andrà in onda sul canale monotematico federale alle ore 21, sul canale 224 delbuquet Sky.

Alla cortese attenzione del dr. Giancarlo Baccini
Redazione di Supertennis.

ALCUNE CRITICITÀ DEL SISTEMA DI
ADDESTRAMENTO TENNISTICO IN ITALIA

Premessa.
Con il presente documento si intende fornire una serie di spunti alla discussione sui problemi connessi con la crescita di giovani agonisti in Italia, che si terrà nella puntata di martedì 2 dicembre del talk show “Tennis Club”, in onda su Supertennis.
I temi che seguono costituiscono una sintesi delle principali evidenze emerse in quasi due anni di discussioni fra genitori di giovani agonisti, maestri, preparatori atletici, dirigenti di circolo, giornalisti, coach e addetti ai lavori sul blog “Servizi Vincenti”, di Ubaldo Scanagatta.
La finalità del documento è quella di contribuire costruttivamente e in modo trasparente al dibattito sui problemi del nostro movimento, in modo da offrire a coloro che definiscono le politiche federali in materia di settore tecnico un patrimonio (si auspica utile ed interessante) di esperienze, di analisi, di conoscenze e di proposte.
Si precisa che non si intende in alcun modo censurare l’operato della attuale gestione federale, né si vogliono fornire pretestuosi argomenti a possibili speculazioni e strumentalizzazioni da parte di correnti di opposizione all’attuale dirigenza federale.
Un ringraziamento sentito va alla redazione di Supertennis per aver avviato l’iniziativa e per aver sollecitato il parere dei tesserati. Riteniamo che si tratti di una operazione molto proficua e potenzialmente molto efficace per migliorare l’interazione fra i vertici delle Federazione e la base dei praticanti.
Si riportano di seguito le principali problematiche individuate, nonché alcune possibili linee di azione.

- Promozione: le recenti teorie sull’apprendimento della tecnica tennistica, nonché le storie individuali dei giocatori professionisti, hanno dimostrato che per avere concrete speranze di arrivare al professionismo i bambini vanno avviati al tennis fra i 4 e gli 8 anni. Una promozione mirata ai risultati agonistici dovrebbe pertanto essere svolta prioritariamente nei confronti dei bambini che frequentano la scuola elementare. Al riguardo, per il tramite dei Comitati Regionali potrebbero essere acquistati dei kit di minitennis da destinare ai bambini delle scuole elementari. Detti kit potrebbero essere utilizzati nelle ore pomeridiane, quando le palestre sono per lo più libere, dai bambini che frequentano il tempo pieno, previa dimostrazione di un istruttore federale. L’iniziativa potrebbe essere concordata su base decentrata dai Comitati stessi con i Provveditorati agli Studi o con i singoli istituti scolastici, coinvolgendo i Circoli e i maestri del territorio, che avrebbero così l’opportunità di operare un reclutamento diretto nelle scuole.

- Reclutamento: oltre alla concorrenza di altri sport più popolari, in primis il calcio, il nostro movimento deve fronteggiare i pregiudizi e i timori, ancora molto diffusi fra la popolazione italiana, circa la presunta pericolosità per la salute dei bimbi della pratica del tennis in età inferiore ai 10 anni. In questo modo molti bambini, potenzialmente promettenti, arrivano alle nostre scuole tennis ad 11-12 anni compiuti, e iniziano quando è già troppo tardi per avere risultati di eccellenza a livello agonistico. Al riguardo potrebbe essere opportuno avviare una campagna di informazione sull’opinione pubblica, sulle famiglie, coinvolgendo allo scopo l’ordine dei medici pediatri, al fine di rassicurare sulla assoluta non nocività dei corsi di mini tennis per bambini sani.

- Disponibilità e costi dei campi: In molte realtà, soprattutto quelle dei piccoli centri, è molto difficile reperire campi a costi contenuti dove allenare i giovani agonisti. L’azione di sensibilizzazione sui circoli dovrebbe essere più capillare, privilegiando le esigenze dell’agonismo rispetto all’attività sociale e ricreativa. Potrebbe essere emanata agli affiliati una circolare (giuridicamente non vincolante) volta ad invitare le direzioni dei circoli a consentire l’utilizzo gratuito dei campi (quando non occupati dai soci) da parte dei figli dei soci che frequentano la locale SAT o la scuola di agonistica, come già avviene in alcune realtà più “illuminate”. Tale prassi dovrebbe diventare generalizzata. Nel contempo, andrebbe rilanciata l’opera di sensibilizzazione nei confronti delle amministrazioni locali per la realizzazione di campi pubblici in duro.

- Costi di attrezzature, dei viaggi e dei tornei per gli agonisti: I costi per l’attività agonistica internazionale, già a livello di under 12 - under 14, sono molto al di sopra delle possibilità di una famiglia di medio reddito. Questo scoraggia molti ragazzi promettenti. Oltre ai programmi di sostegno economico per i meritevoli, che la Federazione ha utilmente avviato, sarebbe opportuno che si sfruttasse la capacità di “massa critica” dei tesserati agonisti, stipulando convenzioni con ditte produttrici di materiali tecnici, con agenzie di viaggi, con strutture alberghiere (le spese di trasferta per i tornei all’estero sono le più rilevanti) al fine di ottenere sconti e riduzioni. In tal modo, si incrementerebbe l’utilità dei contributi federali erogati, senza appesantire il bilancio della FIT, e si allargherebbe la platea degli agonisti, includendo quelli provenienti da famiglie appartenenti a fasce di reddito inferiori.

- Qualità dell’addestramento di base. Molti coach professionisti lamentano che quando iniziano a lavorare con i nostri migliori ragazzi di 15-16 anni li trovano ancora alle prese con difetti di natura tecnica nei fondamentali o con un fisico mal costruito, a causa della qualità non sempre elevata dell’addestramento (tecnico e atletico) di base che hanno ricevuto negli anni precedenti. Occorre intensificare gli sforzi già intrapresi, molto meritori, per migliorare la qualità dei maestri di base diffusi sul territorio. Inoltre, appare necessario diffondere programmi di preparazione atletica più moderni destinati ai giovani agonisti e vigilare con più attenzione sulla qualità dell’addestramento di base nelle realtà periferiche.

- Informazione alle famiglie. I genitori di agonisti promettenti lamentano spesso la grande difficoltà ad orientarsi nella jungla di circoli, coach privati, accademie, programmi di allenamento, eccetera. Ciò dipende anche dalla scarsa cultura sportiva dei genitori, che deve essere accresciuta. Ne risultano scelte a volte contraddittorie, a volte sbagliate, che portano l’atleta a perdere tempo prezioso prima di trovare una sistemazione tecnica adeguata. Occorrerebbe, in prospettiva, definire con maggiore chiarezza, informandone i genitori, quali sono le strutture adatte per supportare un percorso agonistico ad alti livelli e quali invece sono adatte all’attività amatoriale e all’addestramento di base. Su questo occorre una maggiore trasparenza ed informazione. L’esperienza fatta in questi anni insegna che, seppure con il progetto PIA siano stati fatti notevoli passi avanti, non è sufficiente, per un circolo, avere i requisiti per partecipare ai PIA per poter garantire la capacità di crescere correttamente agonisti di alto livello.

- Copertura del territorio. Stante la qualità disomogenea delle diverse strutture sparse sul territorio nazionale, è cruciale che i giovani talenti con elevato potenziale siano tempestivamente riconosciuti, avviati e concentrati verso centri tecnici di buon livello. A tal fine, vista l’impraticabilità, per i costi eccessivi, di una soluzione basata sul modello francese (un centro tecnico nazionale più 10 centri tecnici federali regionali) è necessario migliorare le sinergie tra il settore tecnico federale e le strutture private di alto livello (accademie e team privati dei nostri giocatori e coach professionistici) sparse sul territorio, con le quali andrebbero stipulate apposite convenzioni. Ciò consentirebbe di offrire a tutti i giovani promettenti, indipendentemente dalle disponibilità economiche delle rispettive famiglie e dalla provenienza geografica, di accedere ad una sede di allenamento di alto livello, non troppo lontano da casa e nella quale possono trovare altri agonisti promettenti, facendo “massa critica” negli allenamenti e nella programmazione dell’attività agonistica.

- Regolamenti di tesseramento. Alla luce dell’entrata in vigore delle norme relative all’albo nazionale dei procuratori degli agonisti, con il quale si è inteso giustamente contrastare il mercimonio, spesso dannoso quanto immorale, di giovani atleti promettenti da parte di figure senza scrupoli, si potrebbe valutare la possibilità di abolire le norme vigenti in tema di vincolo al circolo di primo tesseramento per gli agonisti under 14. Tali norme, infatti, paiono avere l’effetto di limitare la possibilità, per i bambini davvero promettenti, di potersi trasferire presso strutture più adatte ad assecondarne il percorso di crescita agonistica.

- Organizzazione dei tornei. In molte realtà estere i tornei giovanili fino alla categoria under 14 vengono organizzati in forma compressa, dal venerdì alla domenica, facendo svolgere ai bambini più partite al giorno. I vantaggi di questo sistema sono molteplici. Giocare tornei nel week-end consente di meglio conciliare gli impegni scolastici e i programmi di allenamento, permettendo un training meno frammentario, più continuo ed efficace. Inoltre, si limitano le spese per le trasferte, che diventano più brevi. Al riguardo, si potrebbe sensibilizzare il Ministero per la Salute per la rimozione dei regolamenti vigenti, che sembrano essere di ostacolo alla disputa, da parte dei bambini, di più di due match al giorno, impegno peraltro che in quelle fasce di età (fino ad under 14) è ampiamente sopportabile.

- Superfici di gioco. Nel nostro paese la grande maggioranza delle competizioni giovanili si svolge sulla terra rossa, superficie predominante. Ciò, assieme ovviamente ad altri fattori, porta una serie di inconvenienti nella costruzione di agonisti adatti al tennis professionistico odierno, nel quale sono fondamentali la qualità dei colpi di inizio gioco e un atteggiamento tattico propositivo. Competere solo su terra può portare ad adottare stili di gioco troppo difensivi, o a non far emergere tempestivamente lacune tecniche poi difficilmente colmabili (il servizio, la capacità di rispondere aggressivi, quella di giocare vicino alla linea di fondo). E’ necessario incentivare l’organizzazione di tornei su campi veloci, sulla scia di quanto fatto all’estero (in Spagna, ad esempio, i tornei sul veloce, sia professionistici che giovanili, sono ora oltre il 50%).

Roberto Commentucci

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299 Commenti a “Genitori e Figli 2
La nuova stagione
Capitolo terzo: la vera rivoluzione
del tennis italiano”

  1. Avec Double Cordage scrive:

    Stefano hai detto tutto, tentero di non stilare più elenchi telefonici, certo senza campi pubblici il tutto sarà sempre una cosa zoppa, perché se i ragazzini il tennis lo possono praticare esclusivamente in un circolo dove c’è bisogno di iscriversi con tutti i costi annessi, saranno sempre solo alcuni dei figli di chi già pratica il tennis ad essere introdotti, mentre con i campi pubblici qualsiasi ragazzino che vede una partita del grande slam tra Nadal, Federer, Murray, Djokovic, Tsonga in TV, che se messa nell’ottica giusta in una trasmissione che si potrebbe produrre sul nuovo canale Supertennis e distribuire anche ad alcune emittenti locali, al ragazzino appariranno come i vari Hulk Hogan del Wrestling, come dei supereroi dei fumetti, come i Mazinga Z dei cartoni animati, insomma la cosa più logica da ragazzini e che si vada ad imitarli e a giocare tu sei Roger io Rafa a Uimbledon… ma aspettando e sperando che anche da noi come negli altri paesi con i plotoni di top 100, Russia, USA, Francia, Spagna, si inizi a costruire dei campi pubblici che permetterebbero il formarsi di associazioni sportive, il primo passo in questa direzione è sicuramente spostare i tornei al fine settimana, una cosa talmente logica che è difficile credere come non possa essere altrimenti, la situazione attuale con tornei durante la settimana è quasi come avere una macchina senza ruote

    Sempre aspettando i campi pubblici per fare un primo passo è sicuramente necessario rendere gratuito l’accesso ai campi (o almeno ad alcuni campi) nei circoli durante le ore buche pomeridiane se non ci sono prenotazioni, certo l’ostacolo di andare in un circolo e trovare il coraggio di provarci ci sarà sempre, in questo potrebbe aiutare molto forzare la costruzione di zone per i bambini e principianti con un piccolo spiazzo e una rete da minitennis e una parete, la stessa cosa si potrebbe fare anche nei parchi pubblici, costerebbe meno di un vero capo da tennis pubblico ma per i ragazzini sarebbe della stessa utilità, e non toglierebbe nemmeno un socio pensionato ai circoli

    Un altra cosa che in concomitanza di campi pubblici farebbe miracoli è il minitennis a scuola, senza pretendere che faccia parte delle ore di ginnastica, certo sarebbe bello ma pochi insegnati di educazione fisica simpatizzano per il tennis, basterebbero già dei corsi per principianti durante le ore pomeridiane nelle palestre delle scuole elementari e medie, sarebbero un ottimo punto di partenza e un ottima pubblicità per i circoli se ci mandassero i loro maestri di tennis. Certo se poi per praticare il tennis fuori dalla scuola un figlio di impiegato, magari pure precario come sta diventando sempre più frequente, deve iscriversi ad un circolo che e sborsare 500 euro, allora sarà sempre il calcio a vincere. Se invece per i primi due anni il ragazzino può andare ai campi pubblici gratis con un genitore o un fratello, e basta comprare una racchetta da 20 euro e un tubo di palline allora se gli piace e se ha un minimo di talento, dopo i primi due anni le possibilità di iscrivere il figlio ad un associazione sportiva o ad un circolo ci sono anche per ragazzi di famiglie con redditi medio bassi, facendo un sacrificio.

    E sappiamo che per arrivare nei piani alti la predisposizione al sacrificio è necessaria, e di norma meno si ha più si è disposti a fare scrifici e lavorare sodo per arrivarci, io penso che una nutrita schiera di tennisti professionisti proveniente da ceti medio bassi sarebbe anche un ottimo punto di partenza per avere a fine della loro carriera da pro un bon numero di ottimi coach, motivati a tirare fuori il massimo dai loro ragazzi

    Non riesco poi mai a capire quale sia la paura di fronte ai campi pubblici in cemento o sintetico, non credo che un pensionato socio di un circolo andrebbe a giocare a tennis in mezzo ad un parco in periferia su un campo duro come il cemento che gli rovina le ginocchia, per giunta senza doccia e spogliatoio, anche se il tutto è gratis

    la regola dei campi pubblici comunque dovrebbe essere quella di dare la precedenza ai ragazzini, se giocano a tennis e non a perdere tempo

    direi quindi priorità assoluta CAMPI PUBBLICI

    aspettando i campi pubblici: -TORNEI IL FINE SETTIMANA

    -AIUTI ALLE ASSOCIAZIONI SPORTIVE PER INTRODURRE SQUADRE DI TENNIS, O LA CREAZIONE DI CENTRI REGIONALI O PROVINCIALI

    -ACCESSO GRATUITO DEI RAGAZZI AI CAMPI DEI CIRCOLI NELLE ORE BUCHE

    -FORZARE LA COSTRUZIONE DI PARETI-PALLEGGIO E ZONE MINITENNIS NEI CIRCOLI E NEI PARCHI PUBBLICI

    -MINITENNIS NELLE PALESTRE DELLE SCUOLE

    -PROGRAMMI IN TV CAPACI DI APPASSIONARE I BAMBINI AL TENNIS DEI CAMPIONI

  2. madmax scrive:

    probabilmente qualcuno ci deve aver letto poichè già l’anno scorso ma per come leggo ancor più da quest’anno, in particolare nel periodo novembre/febbraio i tornei “rodeo” sono considerevolmente aumentati e questo a tutto vantaggio degli alllenamenti…

    per quanto riguarda i campi gratuiti nelle ore morte per i ragazzi fino all’u 14 sarebbe interessante sapere da enzo lo jacono i risultati dell’esperimento fatto.. come già avevo scritto mesi fa in questi mesi invernali ovviamente non potrebbero essere totalmente gratuiti (riscaldamento+illuminazione) e un prezzo di 5 euro potrebbe essere ragionevole… ovviamente lo “sconto” dovrebbe valere sempre quando uno dei due giocatori (2 se i giocatori sono 4) è un under 14

    un consiglio che posso dare invece a tutti (soprattutto ai genitori) è che le palestre scolastiche nel week end sono quasi sempre completamente vuote perciò chiudere un accordo vantaggioso con chi le gestisce è facilissimo

  3. andrew scrive:

    grazie Grazia e ADC…mi avete quasi commosso…sento una comunanza di vedute quasi assoluta (se credessi nell’assoluto)…

    Credo che un notevole contributo al tennis possa e debba venire da chi ha praticato altri sport, affinché vengano veramente messi a nudo i limiti del sistema di allenamento e di organizzazione del nostro tennis, che sport ancora non è…

    Non a caso, il CCV (coach certificato vaffantennis) di mio figlio viene dal calcio. Non a caso, il CCV non riesce a vincere un set contro di me a tennis. Ma non a caso, durante le lezioni a mio figlio e altri, io raccolgo le palle e lui svolge la lezione. E sarei disposto a lucidargli le scarpe perché continuasse a seguirlo.

    Io credo che la fallacia (la fallacia?) del sistema tennis italiota risieda in gran parte nella mancanza delle cosidette ASSOCIAZIONI SPORTIVE, dove ora invece operano CIRCOLI e MAESTRI, protetti in modo assurdo dalla federazione e uniti in modo inscindibile e impenetrabile.

    A dire la verità, nello statuto del mio ex-circolo, esiste una figura che dovrebbe occuparsi dell’aspetto tecnico-sportivo del sodalizio (così amano chiamarsi i circoli e infatti per essere soci bisogna essere “sodali”). Questa figura dovrebbe essere il trait-d’union tra il consiglio direttivo (composto da membri co-optati) votato dall’assemblea dei soci (dove si discute al massimo su “abbonamento sky o meno”) e i maestri. Tuttavia, all’ultima assemblea che mi ha visto partecipe, avendo espresso la mia insoddisfazione a discutere ancora di Sky e avendo chiesto lumi su tale figura, è stato frettolosamente fatto il nome di una giovine ex-tennista (di 20 anni, che poi, da me interpellata, mi ha detto evasivamente che il suo ruolo era di “stimolare i ragazzi” e si è pure arrabbiata quando ho chiesto in che modo avesse intenzione di stimolarli).

    Purtroppo, questo sistema non è fatto né per diffondere il tennis né per praticarlo appieno come sport. NESSUNO ORMAI ALL’INTERNO DEL SISTEMA CREDE PIU’ NON SOLO ALLA POSSIBILITA’ DI CREARE DEI CAMPIONI (O DEGLI SPORTIVI) MA ANCHE AL MERO FATTO CHE CIO’ SIA UNO DEI COMPITI (O OBIETTIVI) DELLA FEDERAZIONE.

    Per cui, questo il lato che mi ha commosso, è un piacere sentire qualcuno che ancora ci crede, fors’anche (fors’anche?) ingenuamente.

    Un errore clamoroso, secondo me, è insito anche nella figura del maestro ( o rabbi) sganciata da qualsiasi compito di associazione sportiva. Il maestro attuale, per vivere, deve FORZATAMENTE abbassare il livello del tennis fornito, in quanto deve PER FORZA fare quantità più che qualità (oltreché dover trattare “con i guanti” i propri clienti per non vederseli emigrare). C’è poi, in sottofondo, il lato spiacevole a dirsi, ossia che si tratta pur sempre di liberi professionisti a cui non sempre conviene “alimentare concorrenza in casa propria”.

    Per questo, le associazioni sportive, delle quali i maestri dovrebbero essere degli allenatori pagati con contratto e non “a testa di bambino” (o gambe divise per due), DOVREBBERO ESSERE I RIFERIMENTI DEI GENITORI QUANDO PORTANO IL FIGLIOLETTO.

    basta per il momento…ho le salsicce sulla brace, devo scappare…

  4. Mauro scrive:

    Roberto e Stefano G., visto che non avete inserito nel documento unitario le problematiche della scuola, manderò a parte una mail.
    Max, le palestre scolastiche, da chi sono gestite generalmente?

  5. giancarlo scrive:

    qualcuno si è accorto che i Comitati Regionali sono stati ridotti semplicemente ad esattori delle tasse federali e svuotati di qualsiasi contenuto di promozione del tennis? Perchè quando il Comitato più grande e quindi quello con un potenziale bacino di utenza incassa 900 e la Federazione gliene rende 150, appena sufficienti per gestire l’attività istituzionale, come può operare un’efficace promozione sul territorio???
    Qualche anno fa (almeno 8/10) un bravissimo ed indimenticato Consigliere Regionale del maggiore Comitato d’Italia aveva intrapreso un ottimo rapporto con il Provveditorato, facendo inserire il tennis nelle scuole elementari, con corsi agli insegnanti, giornate promozionali, fornendo loro tutto il materiale necessario (naturalmente comperato con le risorse allora disponibili) - bè, tutto finì quando la Federazione ridusse drasticamente il ritorno economico ai CR, aiutata allora anche da chi, in regione era opposto al CR.
    Poi qualcuno vada a guardare le nuove tasse federali : può l’incentivazione all’attività giovanile passare attraverso ingiustificati aumenti di tutte le voci? (tessera, quote FIT, iscrizioni ai campionati a squadre e individuali, trasferimenti) - i PIA sarebbero una buona idea, ma aderire ad un PIA è solamente una spesa, perchè oltre ad un mancato ritorno tecnico c’è anche uno svantaggio economico (si spende più di quato la FIT ritorna, quando lo ritorna)- fare i conti per credere, ve lo dice uno che ha già provato.
    Sono pronto a ricredermi quando leggerò la parola GRATIS per tutte le tasse federali riguardanti l’attività giovanile, soldi che ciascun circolo potrebbe dedicare ai propri giovani.

  6. madmax scrive:

    mauro a sarnico da una polisportiva… ma anche a parabiago la palestra delle scuole elementari veniva “affittata” a chi ne faceva richiesta (io avevo chiesto e non c’erano problemi, poi il “mio” circolo si era reso disponibile a darmi le chiavi di quella comunale che loro adoperavano ed allora non se ne fece più nulla..

    giancarlo ha detto tutte cose verissime (e noi le varie problematiche le abbiamo portate a galla), il punto però è che questo è un blog di genitori che avrebbero l’ambizione di fare e dare il meglio ai propri figli in prospettiva pro e di conseguenza non possiamo fermarci davanti ai tanti problemi burocratici del tennis italiano. con questo è ovvio che cercheremo per quello che si potrà, di far si che il sistema migliori ma il nostro compito principale è quello di aiutarci dando più info possibili a chi certe problematiche dovrà affrontarle dopo di noi, onde evitare che ci vada a sbattere contro….

  7. Avec Double Cordage scrive:

    scusate l’ignoranza, ma non so quanto costa essere soci FIT (non ho mai avuto bisogno di iscrivermi ad alcun che per giocare a tennis in Austria e Germania), ad ogni modo ho dato un occhiata alla lista delle tasse federali che Andrew ha postato nel precedente blocco e mi pare di aver capito che grosso modo per dei ragazzi si parla tra i 7€ e i 13€ a seconda del fatto se si fa agonismo o no e se si è under 14 o no

    allora se per utilizzare i campi dei circoli gratuitamente nelle ore buche, si chiedesse di fare la tessera FIT diciamo che costi 7€ io penso che molti genitori la farebbero fare ai propri figli, (magari con la tessera ti danno pure un buono-sconto di una o due grandi catena di negozi sportivi valido in tutta italia, questo sarebbe un ulteriore incentivo) allora mettiamo che oggi anno ca. 250.000 ragazzi in più farebbero la tessera FIT allora ogni anno entrerebbero quasi 2 milioni di euro in più senza alcune spese, e con 1 o 2 milioni di euro all’anno qualche campo pubblico in cemento da qualche parte lo si potrebbe pure costruire ogni anno, o no?

    Dite che non si trovano in tutta Italia 250.000 ragazzi che vogliono andare a giocare a tennis gratis o quasi perché 7 euro all’anno mi pare proprio un cifra alla portata di tutti?
    magari Nikolik sa come siamo messi con le cifre, io so solo che in tutto siamo quasi 60 milioni in Italia, ma non so quanti siano i ragazzi nella fascia d’età tra gli 8 e i 14 anni forse 5 milioni, probabilmente meno e allora effettivamente 250.000 ragazzi sarebbero troppi, ad ogni modo penso che la percentuale di ragazzi potenzialmente interessata sia alta, io direi che un 20% con un promozione mediatica fatta bene si riuscirebbero ad interessare al tennis, se liberato dalla muffa elitarista, specialmente se ci fossero i campi pubblici.

    Mi ricordo che una volta nelle zone di montagna d’estate praticamente tutti i ragazzi conoscevano il tennis, era comelo sci d’inverno, anche perchè in tv lo facevano vedere, è solo che era difficile trovare un posto dove praticarlo, ma l’interesse in un 50% dei ragazzi c’era, ecco adesso con la concorrenza di molte altre cose come playstation etc. la percentuale sarà più bassa ma non bassissima anche perché i genitori potrebbero dare una spinta nella direzione del tennis, mentre per cose come la play station o lo skateboard è difficile che questo accada.

  8. Avec Double Cordage scrive:

    io penso che quello che ho descritto sopra sia proprio il modo per trovare i soldi per costruire i campi pubblici, specialmente adesso che c’è un canale televisivo a disposizione dove produrre trasmissioni che secondo me (ditemi se sbaglio) si potrebbero pure dare a terzi tipo reti locali, o anche vendere

    e questo indipendentemente dai numeri dei giovani interessati, perché anche se fossero piccoli numeri é una fonte che si ripete annualmente e non ha spese e che può essere graduamente aumentata con una buona promozione, bisogna vedere se c’è la lungimiranza nei circoli (perché é chiaro che questi ragazzi da adulti andranno a finire nei circoli) e la volontà da parte della federazione di costruire alcuni campi pubblici ogni (dipende sempre dalla lungimiranza dei circoli visto che sono loro a formare la federazione) anno e anche la volontà di creare le trasmissioni adatte ai ragazzi e ai bambini, ma non i teletubbies del tennis per i figli dei malati di tennis, quello non servirebbe a nulla, quello che serve è una specie di tennis formato wrestling, e quello si può fare solo prendendo come base i tornei dello slam con Nadal, Fed, Tsonga, Murray e Nole …non certo con la “serie A” con Cipolla che si dichiara entusiasta del grande evento

    se poi fossero veramente 200.000 i ragazzi che si potrebbero interessare, allora i campi pubblici bisognerebbe costruirli per forza, perché nei circoli probabilmente non ci sarebbero abbastanza campi per tutti

  9. stefano grazia scrive:

    be’, sulla scuola c’e’ parecchio da dire, dall’utopia alla realta’ ma adesso mi sto guardando All Blacks-England (rinunciando,fatto piu’ unico che raro,ad una partita di tennis) e quindi rimando la palla (anzi:la pallina) a nikolic: che fine aveva fatto la tua Proposta? (magari ricordaci anche i punti salienti)

  10. Avec Double Cordage scrive:

    @Mauro
    per le palestre delle scuole la cosa migliore è chiedere informazioni all’assesorato dello sport del comune

    @madmax
    quello che scrivi è verissimo, i campi pubblici e le ore buche gratis nei circoli e i tornei il fine settimana e tutto il resto utile ad ampliare la base di ragazzini praticanti, sono cose che sono anche utili a quei genitori che come voi stanno già formando un possibile atleta, o che si stanno avviando a farlo, ma non sono solo queste le cose che interessano nell’ambito G&F anche perché sono cose che la singola persona non può cambiare mentre allenamenti e programmazioni si

    per questo ha già scritto varie volte che sarebbe utile se Ubaldo, Roberto Commentucci o qualcun altro della redazione aprisse un ulteriore spazio come lo è G&F dove il tema centrale invece è l’ampliamento della base e altre cose che possono aiutare il movimento tennistico italiano (quello della FIT ma anche tutti quei movimenti e quelle persone che stanno al di fuori della FIT ma che hanno a cuore il tennis italiano) in generale e nella creazione di un costante ciclo di giocatori da top 10, come avviene in Spagna da almeno 20 anni, un paese che per molti versi è simile al nostro anche se ha quasi 15 milioni di abitanti in meno e fino a metà anni settanta era governato da un regime totalitario

    la lettera scritta da Roberto a Supertennis andrebbe benissimo come articolo iniziale, o pure si potrebbe partire direttamente da questa puntata di G&F visto che l’articolo introduttivo scritto da Stefano tratta proprio il medesimo argomento e a partire dalla prossima puntata di G&F si potrebbero differenziare le due cose da una parte “Genitori & Figli” con gli argomenti inerenti ad allenamenti e programmazioni dei ragazzi e dall’altra “Campi Pubblici & Associazioni sportive etc.” dove le enfasi è su come allargare la base per estrarne il campione o i campioni capaci di rilanciare il tennis in Italia, secondo me questa rubrica dovrebbe essere curata Roberto Commentucci come Stefano Grazia cura “G&F” magari basterebbe un pezzo ogni mese invece di uno ogni due settimane come fa Stefano, visto anche che la maggioranza saranno proposte che difficilmte saranno realizzabili, ma non si sa mai che qualcuno riesce a fare un proposta realizzabile

    per citare Einstein: Tutti sanno che una cosa è impossibile da realizzare, finché arriva uno sprovveduto che non lo sa e la inventa

  11. Gus scrive:

    Il talento:

    Joch (1992, 90) da “l’allenamento ottimale” di Jurgen Weineck (il libro consigliato da Baraldo).

    “ha talento, oppure è un talento, colui che, sulla base di attitudini, disponibilità alla prestazione e delle possibilità che gli sono offerte dall’ambiente in cui vive, ottiene (possibilmente in gara), risultati della prestazione superiori alla media della sua età, suscettibili di sviluppo, che rappresentano il prodotto di un processo di cambiamento attivo, pedagogicamente guidato e controllato, secondo un’intenzione, attraverso l’allenamento, che è finalizzato ad un elevato livello di prestazione sportiva da raggiungere successivamente.”

    Secondo Ulbrich(1985, 274) in una distribuzione normale, circa il 6% di tutte le persone che compongono la popolazione hanno un valore superiore in una caratteristica (indice). Secondo le ricerche di Joch (1992, 206), nell’insieme di un gruppo di talenti, solo il 3% di essi è rappresentato da soggetti pluridotati. (dal libro di Weineck)

    Personalmente ritengo ci sia un legame strettissimo tra “talento” e patrimonio genetico. Ad esempio, non credo che i 100 mt verrano mai più vinti da un bianco (a livello assoluto). Se il talento incide solo per il 10%, qualcuno mi dovrebbe spiegare come mai da quando i neri corrono in massa i 100 e i 200, i bianchi non vincono più e mai vinceranno più.

    Visti i dati di cui sopra si può facilmente immaginare, quindi, quanto sia difficile la ricerca del talento.

    Faccio una debita premessa: i dati raccolti sono troppo pochi per stabilire delle regole di tipo generale, però, anche solo per “giocare” posso provare a tirare qualche conclusione personale.

    Uomini:

    Ranking-Coach pro <= 14 anni-Sportivi in famiglia
    1 No Si
    2 No No
    3 Si Si
    4 No Si
    5 No Si
    6 No No
    7 Si (accademia federazione) Si
    8 No Si
    9 No No
    10 No No

    Si può verificare facilmente dai dati che ho pubblicato che 8 degli attuali top ten non hanno avuto un supporto professionistico da strutture pubbliche o private prima dei 14 anni. Per strutture professionistiche si intendono accademie private o pubbliche (cioè della Federazione, ma orientate all’agonismo di alto livello) che hanno l’obiettivo dichiarato di formare giocatori professionisti, o coach professionisti, o singoli coach alla Piatti per intenderci. 8 dei primi dieci giocatori hanno trovato nelle strutture vicine o addirittura in famiglia, i maestri che li hanno formati. Naturalmente su questo si potrebbe aprire un ulteriore discussione, ma per ora mi fermo qui.

    Allo stesso tempo si può facilmente verificare che 5 dei primi dieci sono figli di atleti professionisti di alto livello e il 6° è nipote di più di uno di questi (Nadal). Questo significa che la caratteristica base del “ talento” e cioè l’attitudine è maggiormente probabile. A maggior ragione laddove gli sportivi professionisti in famiglia sono più di uno, meglio ancora se padre e madre. Questo significa che per 6 di queste famiglie una volta avuto anche solo il sentore di un qualche talento, (semplicemente magari osservando un Djokovic bambino sul campo da tennis) è stato molto semplice decidere cosa fare. Ancora di più perché la loro esperienza sportiva professionistica li ha già formati in tal senso. Il problema che molti di noi hanno, è che è stato più volte citato anche in passato nel blog, è proprio riconoscere il talento, per evitare di disperdere risorse di varia natura per il conseguimento di obiettivi non del tutto idonei. Per queste persone è ovvio che è stato più semplice decidere di intraprendere tutte le azioni necessarie per sviluppare e promuovere il talento e la predisposizione dei propri figli.

    Emerge quindi chiaramente che il talento, nella sua definizione più completa è la base per essere un top ten. Ma quanto conta invece essere nelle mani giuste? Ovviamente molto, ma probabilmente meno di quello che si pensi, almeno fino ai 14 anni. Solo 1 su dieci (Djokovic, che peraltro ha entrambi i genitori ex sportivi pro) decide per un’accademia privata prima dei 12, molto probabilmente perché in quegli anni, in Serbia, non era possibile fare diversamente, ma anche in questo caso, investire su di lui, è stato relativamente semplice. Sono convinto che per Djokovic, Pilic o Bollettieri o Piatti, sarebbe stato sostanzialmente la stessa cosa.

    Per evitare discussioni infinite, non sto dicendo che non servono sacrifici, lavoro, sudore, allenamento, ecc.ecc. Tutti questi giocatori, pur avendo un enorme talento, hanno lavorato moltissimo.
    Ed è altrettanto ovvio che se uno ha un figlio come Federer e lo manda da Piatti è in una botte di ferro.

    E’ anche possibile, anzi lo ritengo probabile che nel tempo si affineranno sempre di più le tecniche di selezione dei talenti e quindi, a parità di talento vincerà quello allenato meglio, intendo qualitativamente. In questo concordo pienamente con Max, forse non nei prossimi 10 anni, ma questo non si può sapere.

    Peraltro un maggior numero di talenti selezionati e il conseguente necessario aumento della qualità del lavoro porterà con sé anche una maggior domanda di qualità e di conseguenza anche una maggior offerta e magari non sarà necessario trasferirsi in Florida per trovare un buon centro di allenamento.

    I dati attuali però sono questi e i nostri figli hanno 10/12/14/16 anni oggi e non tra 10 anni.

    Perché allora parlavo di ottimismo della ragione e non ho colto i segnali che pensavo da questa indagine. Perchè se il presupposto c’è (quella predisposizione, l’attitudine, ecc.ecc.), potete essere sufficientemente certi che non serva un Dio in terra per farlo diventare un giocatore professionista, ma “solo” una buona struttura e dei buoni genitori e questa è una buona garanzia per tutti coloro che sono qui, a seguire un sogno: la serenità del proprio ragazzo. Anche perchè molti, qui, sono oltre la buona struttura e i buoni genitori. Potremmo definirli genitori di “talento”. :-)

    E veniamo alla ragazze.

    Nel settore femminile, dove secondo me c’è ancora meno selezione del talento, chi si affida alle strutture migliori ha maggiori probabilità di successo.

    Qui si dovrebbe anche fare un discorso sull’adolescenza che nelle femmine è di un paio d’anni anticipata rispetto ai maschi, ma siccome si fa per gioco :-)

    Donne:

    Posizione Ranking -Coach pro <= 14 anni -Sportivi in famiglia
    1 Si No
    2 Si No
    3 Si Si
    4 Si No
    5 No No
    6 Si No
    7 Si Si
    8 No Si
    9 Si No
    10 No Si

    Qui ben 7 ragazze su 10 sono andate in un’accademia o in una struttura professionistica ma 4 su dieci hanno un genitore o entrambi sportivi professionistici. Per capirci qualcosa bisognerebbe avere più dati. Ma se immaginiamo che nelle accademie ci vadano in egual misura ragazzi e ragazze emerge che per le ragazza che fanno l’accademia (accademia o equivalente, come già detto) è più facile affermarsi, mentre per i ragazzi non è la stessa cosa, non è sufficiente, ci vuole maggior talento.

    Max quindi parte avvantaggiato e su questo concordo con lui pienamente.

    E’ una prima disamina, discutibile, fatta di corsa, in qualche parte anche contradditoria, leggermente e volutamente provocatoria per suscitare una qualche reazione, ovviamente, ma che secondo me rappresenta abbastanza bene la realtà. Per i genitori è comunque importante sapere che per la qualità della vita dei nostri figli sarebbe molto importante scoprire in quale gruppo di talenti è vostro figlio, ed è questo supporto che noi dovremmo chiedere alle istituzioni con grande determinazione.

    Ho messo il caschetto, giù le botte :-)

    Gus.

  12. stefano grazia scrive:

    Forse non mi sono spiegato bene e non riesco a farmi capire da Gus ma quello che voglio dire è: OVVIAMENTE PER ENTRARE NEI TOP 100 DEVI ESSERE TALENTUOSO, il fatto è che quel TALENTO CE L’HANNO TUTTI i primi 500 al mondo…La differenza la fa poi il FISICO e il MENTAL e IL BUON ALLENAMENTO (Genitori appassionati, capacitaà di finire nelle mani giuste, capacitaà di organizzarsi). Alla fine siccome un po’ di talento ce l’hanno tutti (tennis everybody has), ecco che essere talentuoso conta ’solo’ il 10% _ma se il talento non ce l’hai, non arrivi da nessuna parte…diciamo che il talento è indispensabile ma nel complesso delle cose non è sufficiente e anzi conta molto relativamente… ANEDDOTO (no! l’aneddoto no!).. Mi trovavo in saudi arabia, lavoravo come Medico per la Saipem lungo la pista PS11 a 2 ore da Yanbu, a 3′4 ore da Jeddah e da Rihad… A quel tempo non avevo nemmeno cominciato a giocare a tennis e comunque in mezzo al deserto l’unica cosa che facevo era leggere (circa 10 libri al mese) e correre (due ore al giorno, fra i cammelli lungo la pista). Fra gli operai della Saipem c’era un ragazzo di ormai ttent’anni che aveva fatto parte di quella famosa squadretta dell’oratorio di cui avevan fatto parte i due fratelli Baresi, Franz e Beppe poi finiti uno al milan e uno all’inter ed entrambi in Nazionale. Ne faceva parte anche un altro exmilanista di cui non ricordo il nome, talentuoso ma sciagurato, che ebbe meno fortuna e dissipò poi il suo talento nelle serie minori. Ebbene il ragazzo della Saipem sosteneva che a quel tempo, nella famosa squadretta dell’oratorio che tutti venivano a vedere, le stelle non erano certo i fratelli Baresi sui quali nessuno avrebbe mai scommesso un soldo. e nemmeno l’altro milanista. Lui sosteneva che i talentuosi, quelli bravi, erano altri ma che poi a 13,14 anni uno dopo l’altro cominciarono ad interessarsi ad altre cose: alle ragazze, al motorino…qualcuno finì fra gli autonomi, qualcuno finì a farsi le pere, qualche altro scelse il motocross… Solo Franz e Beppe continuarono a darci dentro senza pallini per la testa. Quel ragazzo che era con me nel deserto saudita era diventato un appassionato di motocross e aveva abbandonato il calcio per i carburatori sporchi e la puzza d’olio bruciato e mai e poi mai, dice, si sarebbe aspettato che di tutta quella squadretta fossero proprio i due Baresi ad essere arrivati alla Serie A…
    Non so se la storia è vera ma assomiglia a tante altre…Per esempio nessuno dei Coaches della Bollettieri avrebbemai pensato che la Sharapova sarebbe diventata Numero Uno… E questo lo so per certo perchè quando io e mia moglie frequentavamo l’Adult Program alla Bollettieri negli anni appena prima del 2000 Maria e Yuri si allenavano alla domenica in un campo adiacente ai nostri (là dove oggi hanno spianato e fatto il grande parcheggio) e tutti ci dicevano ‘povera bimba,che padre ‘baaad’, di girare alla larga, etc etc e che la stava sicuramente rovinando …

  13. madmax scrive:

    gus come dicevo è una questione di differente lettura… tu nel fatto di avere in famiglia degli sportivi ci vedi un patrimonio genetico, io invece una maggiore cultura sportiva, il sapere come muoversi e la possibilità di giocare maggiormente… opinioni.. io ricordo panatta quindi un super talentuoso il cui padre era solo un custode…. ma del foro italico però… dopodichè il tennis è un po’ più complesso dei 100 mt…. tu puoi essere il più veloce e non vincere mai. il più estroso e non vincere mai, il più rapido o il più alto e non vincere mai, perciò…. e per quanto riguarda i dati attuali… in qualsiasi campo della vita fa fortuna sempre chi arriva prima, chi è capace di leggere in anticipo cosa succederà nel futuro e i nostri ragazzi le partite che contano è appunto tra 10 anni che le giocheranno….
    nello specifico poi le più forti in assoluto degli ultimi anni e cioè henin sharapova e le sorelle williams non hanno in famiglia nessuno sportivo….

  14. madmax scrive:

    aggiungo poi che il tuo pensiero sconfesserebbe piatti che più di una volta ha asserito che a suo parere chiunque lavorando bene può entrare nei top ten (a mio avviso esagera ma penso che se spostiamo il limite ai primi 100 ha perfettamente ragione)… e questa sua opinione sembrerebbe prendere corpo in quanto anche nell’ultimo tennis italiano si fa notare come nei tornei giovanili in giro per il mondo si stiano facendo molto onore gli atleti asiatici che pur non avendo nessun patrimonio genetico, sono in tanti lavorano come nessuno al mondo ed hanno federazioni (soprattutto quella cinese) che nel tennis stanno investendo moltissimo

  15. Lucabigon scrive:

    Beh avere un talento sopra la media aiutava quando c’erano le racchette di legno. Adesso aiuta ma molto meno perchè se mentalmente non sei a posto, se non tiri delle gran sciabolate e così via, fai poca strada. Un Laver o un McEnroe non avrebbero spazio nel tennis moderno. Ci sono così tante e tali viariabili che è impossibile stabilire chi possa sfondare e chi no. Di certo è necessario crescere in un ambiente che utilizzi procedure di prim’ordine e in Italia di posti simili non ce ne sono molti. I tecnici federali poi…che Dio li aiuti!

  16. Gus scrive:

    @stefano g: io ho capito benissimo quello che dici. Non sono solo d’accordo sul fatto che Federer abbia lo stesso talento di Crugnola. Spesso si confonde il talento (che io preferirei chiamare, predisposizione genetica) con il fisico. Non è così. Borg, aveva una capacita fisica eccezionale, ma una forza mentale ancora migliore e questo è il talento che intendo io, cioè una predispozione genetica che rende “facile” ciò che per altri è complicatissmo e su cui devono lavorare ore e ore e che magari nonostante il sacrificio non li porterà mai fino a lì. Spero si capisca che comunque, anche secondo me, il talento va accompagnato al lavoro.
    @max: non sono un esperto e quindi mi fido di te quando dici che correre i 100 mt in 9.80 sia più facile che giocare a tennis, rimane il fatto che quando vedrò un bianco vincere i 100 mt alle Olimpiadi rivedrò alcune mie convinzioni sulla predisposizione genetica.
    Sconfesserei Piatti: mi sembra un’esagerazione, ma se lui mi vuole convincere invece di allenare Djoko e ora girare intorno a Quinzi, prenda che ne so Crugnola e vediamo se lo fa entrare nei primi 50 (e non ho preso uno senza talento tecnico). Le provocazioni intelligenti le sa fa fare anche Piatti.
    Gli atleti asiatici non hanno predisposizione genetica? Scusa ma il medagliere Olimpico ultimo chi ha visto al primo posto?
    @lucabigon: è ovvio che il tennis moderno richiede un talento diverso dal tennis di Laver, anzi richiede ancora più talento.

    Quello che però secondo me è più interessante è che non è detto che se uno ha un figlio con i giusti talenti, necessariamente si debba passare da professionisti di livello internazionale prima dei 14 anni. Necessariamente significa che se ci si riesce meglio, ma non perdete la speranza se non è così.

    Imho, per i genitori non è una brutta notizia.

    Gus

    Gus.

  17. StefanOB scrive:

    …sul talento fisico del tipo “atleta naturale”…

    Maschile:
    nei circoli Italiani arrivano gli scarti degli scarti degli Sport maggiori…
    io da grande volevo fare il calciatore…anche l’NBA non mi dispiaceva…anche lo sci (maccerto che stupido erano i tempi di Tomba e di Jordan)……………voi?

    Femmminile :
    la situazione è decisamente migliore perchè la bimba sogna di fare la Star nella maniera che piace anche a papà (lo sport) invecie di rompersi le scatole con il solfeggio ed il conservatorio che c’è da studiare… poi recitazione? nono tanto se divento una tennista famosa poi mi fanno fare l’Isola dei famosi e poi vado a fare un paio di Film…(fossi stata femmina…)

    cmq: manca il modello! in Italia intendo! i bambini non sanno e non vedono Tennis…
    benissimo la FIT co sto SuperTennis…MA RAGAZZI CHE SI STA SEMPRE VEDERE QUELLE TRISTEZZE DI PARTITE TIPO ITALIA UNGHERIA DI DAVIS 1979…… NOOOOOOOOOOO! PERFAVORE NOOOOOOO!!!
    QUALCUNO LI FERMI!!! :)
    p.s. so che dico cose dette e ridette….ma REPETITA IUVANT

  18. StefanOB scrive:

    quasi dimenticavo: oramai lo sanno anche le pietre…sono 3000anni che si sa… il frutto non casca mai lontano dall’albero…
    il pedigree è la legge!
    Usain Bolt 9”69……………ma ha dichiarato di allenarsi per 9 e 52

    FENOMENO DLLA NATURAAAAA!!!

  19. Mauro scrive:

    @Adc Grazie.

  20. stefano grazia scrive:

    Gus, per onor del vero e di cronaca Piatti l’ha già fatto: ha portato nei top 30, a ridosso anzi dei top 20, sia Caratti che Furlan…

    Poi, ecco, forse non ci siamo intesi sul significato di talento a cui tu, giustamente, dai un significato più vasto e omnicomprensivo mentre forse quel 10% provocatorio a cui mi riferivo è più centrato sulla tecnica…

    quello che,credo,voleva dire Max è che non puoi paragonare sport dove il talento è solo fisico e lì si, predisposizione genetica, come l’atletica,il nuoto, etc con sport, quelli classificati come Sport di Destrezza (dallo sci agli sport di squadra)dove vi sono innumerevoli variabili e dove tecnica e intelligenza strategica contano in egual misura o forse più … Se vogliamo dare al termine TALENTO questo significato comprensivo, vabbè, allora stiamo dicendo tutti la stessa cosa … Io intendevo all’inizio il talentuoso come colui che ha doti naturali, fisiche nel senso di coordinative neuromuscolari, e abilità superiori alla media per un determinato genere di sport … Roland Matthes lo chiamavano Sughero perchè aveva doti di galleggiamento straordinarie e suppongo che Phelps o Thorpe o Spitz avessero le stesse doti… Ma negli sport di abilità vere e proprie il talento per essere definito tale deve attingere ad altre predisposizioni… Se rimaniamo negli sport acquatici o di atletica direi che devi essere più talentuoso a fare TUFFI o il Decathlon che i 100 metri …Ma io mi riferivo davvero ad un altro tipo di talento, quello che appunto aveva Scott Draper capace di vincere nella stessa settimana il Doppio Misto agli Aussie Open e un Torneo Professionista di Golf … Il Talento può essere la capacità di Quarterbacks tipo Joe Montana o Flutey (non mi ricordo il nome, ma era un QB alto 170 e rotti famosissimo nei College Football e che dopo diversi anni in Canadà giocò anche nell’NFL coi Buffalo Bills e i Diego Chargers vincendo spesso la partita con dei lampi di genio) di leggere la partita e di vincerla pur non avendo il braccio migliore, il fisico migliore, le gambe più veloci… certo non si può paragonare la complessità di una gara di tennis o di rugby, vere e proprie partite di scacchi in velocità, a semplici (per modo di dire) gare di velocità e di forza… Forse l’equivoco nasce da questo: predisposizione genetica è una cosa (e pensate solo a cosa potrebbero fare i figli di Andre e Steffi…ma o non giocheranno affatto -perchè i genitori,con tutti i milioni di dollari che hanno, non gli augurano certo di passare quello che hanno sofferto loro- o giocheranno a golf come le figlie di Lendl), la tecnica, fondamentale, è un’altra cosa e il talento forse è la combinazione delle due cose e di qualcos’altro ancora…
    Ciò detto, credo che per entrare nei Top 100 il talento da solo non sia più sufficiente ma non perchè uno senza talento ci possa arrivare, ma au contraire perchè TUTTI I TOP 100 IN UNA MISURA O NELL’ALTRA SONO TALENTUOSI. La differenza la fa soprattutto il fisico e la testa.Agassi ha cominciato a vincere più slams di Courier,di cui era infinitamente più talentuoso, quando ha registrato FISICO e TESTA. E mettiamoci anche il CUORE (come dice sempre Enzo). Ma ciò non significa che Courier fosse un caprone, se non aveva un po’ di talento anche lui nei 100 non ci metteva nemmeno piede… Dire che Lendl o Muster erano privi di talento secondo me è fuorviante e ci riporta sempre all’ancestrale quesito: cos’è il talento? E’ un termine troppo vago per essere preso davvero come termine di paragone in una scala di valori. Secondo me tra l’altro quello che un Coach guarda in un bambino più che il cosiddetto talento è la ‘Allenabilità’ del soggetto stesso, la sua capacità/disponibilità a farsi allenare … Poi dipende dalla bravura dell’Allenatore a non soffocare il Natural eventuale che è in lui. Poi magari Seppi non potrà mai diventare Numero Uno mentre Canè, chissà, avesse avuto un’altra testa nei Top 10 ci poteva entrare… E così abbiamo ragione tutti e due.

  21. stefano grazia scrive:

    Nikolic, se ci sei batti un colpo: tempo fa avevi preannunciato un Piano Rivoluzionario per la Scuola e lo Sport…Io non mi trovavo d’accordo perchè abituato con l’Educazione Fisica in una Scuola Americana (mio figlio ogni mattina dalle 7.30 alle 8.25 fa PE, l’ora di Educaz Fisica…fanno atletica ogni sett fanno al lunedì il Test di Cooper, al Giovedì il Miglio, ma fanno anche tutti gli sports: un mese il calcio, il mese dopo l volley, poi il basket, etc etc…perfino il crickett…) e nel pomeriggio, dopo le 15, ora in cui escono, vi sono le extraschool activities, dove in molti vengono approcciati ad un determinato sport (golf,tennis,soccer, baseball,etc) ed altri, i più bravi, allenati nel Competitive Soccer o Tennis o Basket o Baseball…etc etc…Ogni Trimestre ha il suo sport e blah blah blah…Il Tennis per uno come Nicholas NON è assolutamente all’altezza -e infatti in questo mese dedicato appunto alla racchetta lui sta facendo a scuola l’Assistant Coach- ma il compito della scuola dovrebbe essere dare una preparazione atletica generale e la Propaganda: insegnare i rudimenti base del maggior numero di sports possibile…
    ALTRO DISCORSO CHE A NOI INTERESSA DA VICINO: il connubio scuola-sport nel miniatleta che comincia a pensare di poter intraprendere un giorno la strada dello sportivo professionista… Credo sia questo uno dei problemi maggiori in Italia.

  22. madmax scrive:

    gus è sempre una questione di opinioni…

    cmq non è più facile correre in 9.80 i 100 è più facile correre che giocare a tennis come complessità di movimento ed infatti tu continui a parlare dei 100 mt (ma potremmo parlare dei 10.000 e gli africani) in cui è necessaria una sola predisposizione mentre qui parliamo di tennis dove le predisposizioni (e le conseguenti conoscenze di chi insegna) devono essere molteplici tant’è che non esiste un filo conduttore che porta ad uno stesso popolo guardando per esempio l’albo d’oro di wilmbledon…

    piatti prima di allenare djoko ha portato nr 3 al mondo ljubicic che a detta di tutti aveva poco talento e lo stesso piatti inizialmente credeva molto più in vico che di talento (io invece lo chiamo estro) ne aveva maggiormente…

    per te i cinesi vincono per predisposizione genetica? per me assolutamente no e vincono esclusivamente perchè sono svariati milioni si allenano il triplo degli altri e spesso sono anche molto ben aiutati dal doping…
    la predisposizione genetica sarebbe fondamentale ma perchè lo sia veramente dovrebbero tutti praticare sport (ed in particolare lo sport a cui uno è portato) e soprattutto allenarsi tutti alla stessa maniera mentre nella realtà molti non cominciano nemmeno ed ancor di più si allenano in maniera sbagliata (in questo caso mi riferisco al tennis ovviamente o agli sport di nicchia) perciò quello che geneticamente sarebbe più portato o non farà mai il suo sport migliore o si rovinerà…. infatti quando piatti (e questo è soprattutto il mio pensiero) dice che allenandosi bene si può riuscire credo che lo dica sapendo bene che il 90% non si allena come dovrebbe…

    ed infatti i paesi che hanno raggiunto i migliori risultati a livello sportivo (est europa e stati uniti fin da subito poi africa ed ora la cina), l’hanno fatto perchè (anche se per motivi diversi) in quei paesi quasi tutti praticavano sport (ma a parte gli stati uniti che cominciano dalle scuole per gli altri era la chance di portare in alto il nome del proprio paese prima e di cambiare vita poi) con anche una maggior probabilità quindi di trovare chi era più portato geneticamente…
    detto questo però non si può certo prretendere che dall’oggi al domani qui da noi tutti si mettano a fare sport anche perchè se uno si scopre portato all’hockey su prato è meglio che vada a fare il guardiano notturno!! non a caso infatti i paesi sopra citati, al tennis hanno sempre pensato poco (stati uniti a parte ma che in questo caso non fanno testo) poichè non essendo sport olimpico non portava vantaggi derivanti dall’aver dato lustro al loro paese.. dal momento che ci si è accorti che può portare vantaggi economici personali e da quando è diventato sport olimpico le cose sono cambiate e tra 10/20 anni credo che i cinesi saranno i tennisti da battere…

    in fondo credo che noi non la si pensi così diversamente (tant’è che non ho fatto correre a mia figlia i 100 mt) il punto a mio avviso è capire dove c’è ancora spazio per poter essere ancora determinanti o meno…nel tennis siamo al limite ma dovrebbe ancora essercene..

    ti faccio un esempio…io non ne ho assolutamente voglia ma se aprissi domani una scuola di fantini nel giro di 10 anni avrei tutti i migliori fantini del mondo e lavorando con dei cinesi sarebbe proprio una passeggiata…

  23. Pinot scrive:

    Se quella delle partite il sabato e la domenica ci sembra una proposta sensata (e, secondo me, lo è) e riteniamo che possa modificare lo stato di cose esistenti (e può), qualifichiamo e sosteniamo questa proposta. Il resto, pur condivisibile, rischia di rimanere una somma di belle proposte confuse nel “dibattito” e derubricate al capitolo “già discusso” il giorno dopo.

    Quanto al talento (grazie Baraldo per il manuale di Weineck), prendendo in prestito cose di altro livello, leggevo che secondo diversi nobel, il Nobel è per il 10% genio e per il 90% lavoro.
    Ecco dev’essere così anche per il talento.
    Quanto agli esempi. Ecco due miei compaesani.
    Legrottaglie , buon pedatore de la pelota, è partito da un paese dove ancora oggi il campo sportivo è in terra battuta. Fuori casa già a 13-14 anni, su e giù fino a Bari, fino ai 17 poi serie C e duro lavoro, serie B e duro lavoro e poi il colpo di fortuna Chievo, Juve, Nazionale. Padre operaio, calciatore di Terza categoria. Intravedete genio? Eppure è lì. Tanti bambini più talentuosi di lui ora sono operai Ilva. Lui ha avuto una costanza ed una determinazione fuori del comune ed ha fatto la valigia.
    Mastrangelo. Fino ai sedici anni era canzonato per l’altezza. Nella squadra di calcio in porta. Poi la pallavolo. Ai 18 anni fuori casa. Cuneo. Duro lavoro. Poi in giro per l’Italia. Da oltre dieci anni ai vertici della pallavolo nazionale. Campione mondiale, bronzo a Sidney, argento ad Atene. Intravedete genio? Papà bidello, calciatore di Terza categoria come il padre di Legrottaglie.
    Anche lui ha fatto le valigie a 17 anni e poi duro lavoro.
    Chi lo conosce afferma che è un atleta serio, che si allena seriamente e fa la vita da atleta.
    Naturalmente hanno il fisico, anche i genitori.

    Chi si avvia allo sport come impegno agonistico, ha ”talento”, in caso contrario la selezione è già avvenuta, ma chi ha talento può emergere solo con il lavoro. Nel caso del tennis, perché uno sport individuale e non si gioca in strada, è necessario che il lavoro sia “corretto” fin dai primi anni.
    E perché sport individuale la psiche è fondamentale.

    Il “genio” è altra cosa. Allora Parliamo di Federer, Maratona, Schumacher, Valentino, Cassano…
    Un altro livello…

    C’è un bambino che gioca a calcio con mio figlio. Nove anni. Mancino, gioca come un veterano, controllo, palla attaccata al piede, distribuzione della palla ai compagni, tiro in porta quando utile, insomma emerge tra tutti, una spanna sopra tutti. E’ già conosciuto e sotto “osservazione”. Emergerà? Famiglia non abbiente, piccoli di statura.
    Emergerà?

  24. Edipo scrive:

    Intanto ciao a tutti, sono il marito di Elettra, attraverso la quale ho conosciuto il blog, che apprezzo moltissimo.
    Premetto che la passione che ho per questo sport è grandissima e sono felicissimo che esista un luogo dove molti dibattono con partecipazione e sensatezza, cosa che fino a poco tempo fa non era assolutamente rintracciabile in nessun luogo o circolo o organizzazione.
    Qui c’è la summa e quasi certamente i burocrati “poterologi” incompetenti si guardano bene dal metterci piede (e figuriamoci bocca), perchè finalmente sarebbero in minoranza e verrebbe fuori tutta la loro incapacità.
    Veniamo all’argomento.
    Io ho iniziato a giocare a 9 anni e mezzo, con un maestro straordinario, ed in un circolo dove c’erano due campi in terra, senza pallone per il mal tempo e senza illuminazione per la sera, un campo era dedicato esclusivamente ai soci, l’altro alla SAT dove meravigliosamente ruotavano 140 ragazzi nell’arco della settimana e dove il maestro riusciva anche a curare due corsi, uno cat. ragazzi ed uno cat. allievi (under 14 e under 16) da 4 componenti ciascuno per poterli seguire meglio in agonistica.
    Avevamo solo la SAT e già era un miracolo logistico, per l’agonistica il maestro dava delle indicazioni, ma molto serenamente ci diceva che non era quello il luogo in cui pensare di crescere, che dovevamo andare al Foro Italico (i tempi di Panatta), in un circolo, secondo lui, si doveva (e poteva) fare solo la SAT, dopodiché bisognava andare in luoghi deputati allo scopo professionistico.
    Per chi non se lo poteva permettere, zaino in spalla e tornei su tornei, e speranza su speranza.
    Io a 12 anni ero campione regionale ed a 13 un C1, non potendo andare al foro italico o in giro per tornei ho dovuto smettere.
    Ben venga tutto, dunque, qualsiasi miglioria, campi comunali, gratis nei circoli fino alle 17, qualsiasi disponibilità è bene accetta.
    Credo però che alla base di tutto debba esserci una ristrutturazione chiarificatrice del concetto di scuola.
    Un circolo non ha quasi mai la struttura per il professionismo, ma sicuramente sempre quella per la SAT, è naturalmente deputato a questo ed a nient’altro, che faccia questo e si colleghi con strutture centrali che facciano il resto, magari scelte in maniera adeguata dalla federazione e con risorse che vengano dal tennis professionistico e non dalla “lippa” amatoriale.
    Il modello?
    Nessun modello e tutti, non facciamo che vince Nadal e tutti giochiamo come lui o vince altro e tutti come lui.
    Ognuno ha un suo modo e deve essere nella capacità dei maestri valorizzare quello che ha.
    Il talento?
    Esiste nel tennis come in qualsiasi altro sport.
    Trentanni fa forse era più semplice individuarlo, dal momento che i materiali utilizzati, racchetta di legno e scarpetta superga a buccia d’arancio (chi può pensare di fare anche un solo passo in campo con quelle ciabatte terribili oggi?), rendevano il tennis molto difficile da un punto di vista tecnico e perciò molto più selettivo.
    Oggi nuovi materiali e tecnologie hanno reso possibile sfruttare altre caratteristiche, atletiche ad esempio, che prime non facevano molto la differenza e che adesso diventano un plus se non addirittura un modello imitativo.
    E’ come se prima ci volesse un talento e adesso se ne possono avere due o tre o forse più, prima c’era il giocatore d’attacco ed il pallettaro, adesso diverse declinazioni degli stessi.
    Pertanto risulta più difficile individuare un talento, tuttavia si può, l’importante è non stabilirlo a 6 anni, che trovo sia una bestialità, e lavorare anche su ragazzi che per qualche motivo iniziano a 10 oppure 11 o addirittura 12 anni, perchè se hanno talento niente gli è precluso.
    In sintesi, vale la pena di lavorare su tutti quelli che presentano caratteristiche di facilità tecnica, predisposizione atletica, ed intelligenza tattica, senza stressarli troppo soprattutto se iniziano a 6 anni, e aspettare che ne abbiano 15 o 16 per stabilire alcunchè.
    E qui che ci vuole struttura, qualcuno che ci aiuti ad avere il tempo (ed il tempo è denaro) di valutare.

    Gus grazie per le schede…..

  25. Gudpis scrive:

    Genitori figli. Proposte, idee. Panatta contro Lendl. Barazzutti contro un Ungherese, Pinochet e la Davis. CHE BARBA. Oggi mi sono svegliato male, e mi girano. A dire il vero, stavo li bello propositivo, lodavo Super tennis, lodavo la Gazzetta, lodavo anche il nuovo stile Fit, un filo più ponderato, tranquillo. Poi la MAZZATA: quote Fit 2009. Sono basito. Ad un circolo sui 100
    soci con una ventina di atleti, tra campi, affilizione, tessere sociali e agonistiche si chiedono €2.000,00 circa. Così, giusto per partire! Con ritorno in servizi pari a 0 virgola un pò! Più altri Pizzi vari per tornei ecc… Sono abituato a pagare per quello che faccio, non ho problemi. Qua è il principio che fa arrabbiare: ti fanno un aumento, indiscriminato, che devi subire, non lo motivano e poi ti minacciano: tassa se non raggiungi il numero di soci dell’anno precedente.
    Eppoi la puntualità, guai se fai passare un giorno , guai se ritardi a pagare. E loro non sono capaci di mandare una lettera che sia una in tempo! Ti arrivano gli avvisi per le coppe regionali il giorno prima che le devi ospitare nei tuoi campi. Mi dicono che non si sa neanche se per i CR si riuscirà a votare entro l’anno (cosa che credo sia una violazione clamorosa allo statuto). Ragazzi facciamo sentire, diamogli qualche scacco matto. Ci sono le elezioni dei CR, cambiamo qualche faccia!

  26. Avec Double Cordage scrive:

    allora vediamo di come far diventare questa cosa dei tornei il fine settimana realizzabile, visto che per voi genitori di “sisperasarannocampioni” é per giustificato egoismo la cosa che vi interessa di più tra “campi pubblici, tennis a scuola, pareti palleggio e minitennis nei parchi pubblici, campi gratis nelle ore buche, tennis per ragazzi in TV” se non l’unica cosa che vi interessa (dato anche che i vostri figli hanno già iniziato a giocare a tennis, anche per questo trovo che sarebbe giusto aprire una rubrica dedicata a tutti gli altri punti importanti per aumentare le chance del tennis italiano), senza aspettare che qualcun altro, con minore fretta di voi genitori, si dia una mossa

    …direbbi…

    Perché non affiancate voi stessi ai tornei già esistenti dei raduni dei migliori 10 o 20 junior in classifica, organizzati da voi stessi in privato il fine settimana?
    Non mi sembra una cosa complicatissima da organizzare, magari il venerdì e sabato giocate un giorone all’italiana con tutti contro tutti giocando tie break al 4 pari, magari solo un set, e domenica due turni ad eliminazione diretta con una semifinale e una finale per il primo posto e una per il terzo posto

    direi che una definizione di talento che può andare bene a tutti potrebbe essere: talento definito come abilità innate o ereditate, o secondo la teoria della mielina acquisite
    precedentemente all’inizio della preparazione tennistica o sportiva, o nei primi due tre anni di questa se si parte prima dei 5 o 6 anni di età
    il talento quindi può essere di vario tipo, può essere il talento di tocco di McEnroe (probabilmente innato e nemmeno ereditato perché altrimenti non si spiegherebbe bene perché suo fratello ne era provvisto di così poco rispetto a lui) il talento atletico di Noah, il talento da ballerino di Federer (difficile dire se prevalga la parte innata o quella acquisita nell’infanzia giocando a calcio o altro), il talento di coordinazione braccio-occhio di Agassi, il braccio di Leconte etc. insomma i talenti sono molti e Federer è forse uno dei rari casi che ne molti di altissimo livello

    penso anche io che il talento non influisca più di tanto nel trovare diciamo un top 20, magari un top ten si perché nei top 10 ci sono magari anche i 5 più talentuosi dei top 20, ma non è detto che questi siano i più talentuosi di tutti i primi 100 o 200

    Roberto che ne dici comunque? Si può instaurare questo “think tank” su servizi vincenti, con un articolo al mese scritto da te o Ubaldo o altri, incentrato su “tematiche e proposte mirate al rilancio del tennis in Italia creando un habitat ideale per lo sviluppo di giocatori top 10″

    O facendo un cosa del genere, concentrata in una rubrica invece di tanti commenti sparpagliati in varie zone del blog, dove magari dalla discussione ne esce qualche idea utile, c’è il rischio di dare troppo fastidio alla federazione?

    secondo me questa rubrica, affianco a G&F, sarebbe il compito più importante che il blog potrebbe adempiere, perché a differenza delle news e discussioni su Federer-Nadal sarebbe una rubrica unica nel panorama italiano, come adesso lo è G&F

    Stefano tu cosa ne pensi? In questo modo anche G&F si potrebbe focalizzare più su quello che più interessa voi genitori-manager-coach

  27. omissis scrive:

    per commentucci

    - PROMOZIONE. l’acquisto di kit di minitennis avviene già da tempo in molti comitati regionali per poi supportare le iniziative di promozione del tennis sia nelle scuole pubbliche, che nei centri tennis di nuova affiliazione, sia in alcune palestre. cioè in ogni occasione (seria) di promozione del tennis.
    - COSTI ATTREZZATURE, VIAGGI, TORNEI. anche queste iniziative esistono già e sono sussidiarie alla fit centrale che le approva e stimola.
    il progetto casa lazio ad esempio da voi più volte citato distribuisce ormai da due anni risorse di questo tipo proporzionalmente alle capacità del bilancio.

    - ORGANIZZAZIONE TORNEI. sono ormai diversi anni (almeno 5) che si organizzano tornei rodeo nei week and in molte regioni italiane.
    in lombardia vi è un’attività intensa di tale tipologia di tornei.
    con tutto il rispetto del blog (e di mad max) i comitati regionali (lombardia in testa) sono stati i promotori di tale iniziativa ben prima del blog.

    - SUPERFICI, CAMPI IN CEMENTO E CENTRI TECNICI REGIONALI. qui il discorso è complesso. le risorse permetterebbero un investimento in tal senso solo con il supporto delle realtà amministrative locali. L’individuazione delle aree dove far sorgere centri con almeno 15 campi in cemento, la gestione di tale ipotetico centro, la diffusione nazionale di tali realtà sono esigenze vere che però si portano appresso un’enormità di problemi concreti.
    non credo che la fit centrale sia d’accordo con la creazione di centri tecnici e forse neanche i maestri che vedono nei centri una concorrenza alle loro scuole.

    - ADDESTRAMENTO DELLA BASE. la qualità degli insegnanti di tennis è aumentata notevolmente. certo però che ogni maestro deve fare i conti con il proprio guadagno e con i costi di gestione. non è facile per la fit o per i comitati stilare una classifica di bravura e di merito (che poi i pia in realtà già indicano) anche perchè i parametri di giudizion possono essere diversi.

    - ABOLIZIONE DELLO SVINCOLO. è un falso problema, anche se posso essere d’accordo al momento già è possibile svincolarsi con l’accordo delle parti. resta solo il divieto di giocare il campionato a squadre per il nuovo circolo. ma mi sembra che non possa essere una grave perdita per il ragazzo (anche se si divertono molto i ragazzi a fare squadra).

    - CAMPI IN CEMENTO. campi in cemento e strutture coperte queste si ma si comprende facilmente come siano operazioni di notevolissimo costo che senza le realtà amministrative pubbliche è difficile realizzare.

    - ASSOCIAZIONI E SISTEMA CIRCOLI. vorrei far capire a
    ANDREW
    che quasi tutti i circoli esistenti in italia sono associazioni sportive. solo alcune sono srl o cooperative a r.l. Qui si fa confusione: il problema è che l’associazione decide in base alla volontà dell’assemblea dei soci che non sempre sono disposti a sviluppare una costosa attività di tennis agonistico.
    le associazioni esistenti (sia accademie o srl o associazioni riconosciute (poche) o di fatto, tutte hanno diritto di voto nella fit.

    a proposito per GUDPIS. le elezioni per i comitati devono essere tenute entro la fine di marzo come da statuto coni.

    - per GIANCARLO
    considerare i comitati come semplici esattori delle tasse federali è riduttivo. se un comitato ha la capacità progettuale può fare molte cose anche se sono d’accordo che la fit centrale dovrebbe far ritornare ai comitati più risorse magari sulla base di progetti presentati al consiglio nazionale e da questo approvati.

    omissis

  28. Edipo scrive:

    per omissis
    allora è tutto a posto, non c’è nessun intervento da fare, è che probabilmente, dal momento che tutto c’è già e che migliorarlo è impresa ciclopica, dobbiamo essere felici per ciò che abbiamo e smetterla di lamentarci.
    Resta il rimpianto che altre nazioni ci riescono, evidentemente la non possibilità di organizzarci meglio è endemico, è semplicemente una questione di etnia, siamo italiani e non possiamo superarci.
    A parte la polemica, ma si finisce sempre per arrendersi alle complicazioni che sorgono soltanto perché, come già a Babilonia, gli astanti parlano tutti lingue diverse e la politica riesce soltanto a trovare plausibilissime giustificazioni.
    Continuiamo a parlare tra di noi, così, per divertirci o per passare il tempo lietamente e dimentichiamoci dell’autostima dei nostri figli che spesso si illudono di poter fare qualcosa, ma nessuno ha il coraggio di dirgli subito che sono delle pippe, e noi continuiamo a spendere tanti soldi per avere indietro una pippa, frustrata e in discussione.
    Sarà.
    Per me resta che nella mia provincia il presidente del comitato provinciale è un uomo che viene dal calcio amatoriale e lo stesso l’ex vice-presidente della Federazione regionale.
    Siamo meglio noi, che non c’importa del potere che questi assurdi signori.
    E comunque, omissis, vai a vedere i centri pia, perché il fatto che ci siano è proprio quello che ci fa perdere la pazienza.

  29. Roberto Commentucci scrive:

    Caro omissis, ti ringrazio per la tua cortese risposta. Sono contento di apprendere che molte delle problematiche segnalate sono già alla vostra attenzione e che state cercando di risolverle.

    Sulla valenza segnaletica dei PIA, circa la qualità delle strutture, non riesci a convincermi.

    Mi rendo conto che i problemi connessi con la creazione delle infrastrutture sono i più complessi.

    Vorrei poi dire che tra tornei nel week end e tornei rodeo c’è una certa differenza. I tornei rodeo sono un buon passo avanti, ma si giocano con un sistema di punteggio diverso, mentre i tornei nel week end che proponiamo noi sono tornei veri, con il regolamento e il punteggio tradizionali. E’ chiaro che la possibilità di organizzarli dipende dal numero di iscritti, che non può essere eccessivo, ma con i nuovi tabelloni dovrebbe essere possibile farcela in parecchi casi.

    Sulla responsabilizzazione dei comitati regionali sono d’accordo, andrebbero premiati con contributi più elevati quelli che dimostrano con i fatti una maggiore capacità realizzativa. Ovviamente con trasparenza e senza alimentare clientele.
    A tal fine, la Federazione deve avere il coraggio di cambiare politica con riferimento alla trasparenza amministrativa, oggi del tutto insufficiente.
    E’ necessario che sul bilancio federale ci sia maggiore trasparenza, che si sappia esattamente come vengono ripartiti i fondi federali.
    La federazione è stata eticamente risanata, ed è gran merito dell’attuale gestione. Quindi non si deve aver timore di mostrare in pubblico i bilanci.
    Vi sarebbe maggiore condivisione tra base e vertici nelle scelte di investimento e questo renderebbe meno amare per la base anche pillole indigeste, quali l’aumento dei contributi federali, che si è reso necessario, presumo, per il taglio dei contributi dello Stato al CONI deciso in sede di legge Finanziaria.

  30. andrew scrive:

    Ma allora è solo un problema di comunicazione meramente linguistico!!

    Essendo che ognuno di noi soggetti parlanti può avere la propria personale definizione per ASSOCIAZIONE SPORTIVA, è giusto che si assuma una definizione di riferimento e questa non può che essere dettata dalla federazione.

    Allora, se ho ben capito, per la FIT, ASSOCIAZIONE SPORTIVA = insieme di soci.

    Ma non si potrebbe cambiarla?

  31. Avec Double Cordage scrive:

    caro omissis, visto che sei così informato sembrerebbe che la tua voce venga dall’interno della FIT, ti prego di correggermi se sbaglio.

    Se dovessi avere ragione però, caro omissis, tu a differenza di noi svolgi un incarico ufficiale se sei un funzionario FIT, in un certo senso sei un nostro rappresentante, ti fa onore che hai preso il tempo per parlare qui, nella piazza pubblica, ma sarebbe in questo caso anche giusto che tu ci dica il tuo nome, perché a differenza di noi non devi tutelarlo da essere confuso con la vita professionale, essendo stato eletto e incaricato di svolgere un ruolo pubblico.

    Quanto ai campi pubblici (o almeno i campi in cemento) è bello vedere che ci sia comune accordo che c’è una vera necessità, ma sarebbe anche ora di fare un primo passo, e costruirne uno!

    Mica bisogna costruili tutti subito, basterebbe fare dei piccoli, passi e non c’è bisogno di costruire subito delle mega strutture con 20 campi come in Florida …insomma ci si accontenterebbe già di una cosa simbolica in giro per l’italia un paio di volte all’anno, e con tutti i grandi personaggi che ci sono in federazione si riuscirà pure ad avere un dialogo con le realtà amministrative pubbliche, per realizzare qualcosa di piccolo, o no!?

    Buon dio, una parete con uno spiazzo in cemento per il minitennis in un parco pubblico, o un campo in cemento nella periferia di una cittadina di provincia… non cìè bisogno di nessun custode e nessun gestore per delle cose così piccole, e non stiamo mica parlando di costruire 10 cattedrali al centro di Milano!

  32. stefano grazia scrive:

    Mentre saluto Edipo e Gudpis e mi complimento con Pinot per il suo post,ad Oliver dico che non sono d’accordo nel disperdere il seme e che di“tematiche e proposte mirate al rilancio del tennis in Italia creando un habitat ideale per lo sviluppo di giocatori top 10″ se ne può, anzi se ne deve, parlare anche qui, e dove se no? Anche se Mad Max ogni tanto ci invita a rimanere concentrati sull’obiettivo principale, ritengo sia meglio parlarne qui che frammentare tutte le discussioni in quindici rubriche che poi fanno 4 posts a settimana, o comunque 100, 200, e poi più nulla…Qui se ne parla sempore, certo ci si ripete, a volte annoiamo chloe, ma teniamo accesa la brace… E secondo me davvero dovremmo concentrarci su qualcosa di concreto.
    Poi onestamente per noi è ormai troppo tardi:mad Max ha già il suo giro, io manco vivo in Italia (e già che ci sono vi tranquillizzo: le notizie che sentite sulla Nigeria ancorchè vere non toccano la comunità di espatriati che vive a Lagos, Abuja, Port Harcourt…si tratta di periodici clash più che religiosi quasi tribali e di campanile che si ripetono ogni tot anni…E che ci dovrebbero ricordare che in fondo noi parliamo di sciocchezze, e che le nostre beghe sono solo canzonette…Tra l’altro io me ne sono accorto per caso ieri sewra guardando la CNN e notando una riga che scorreva nei sottotitoli…Sono andato su Internet e ho letto…Stamane mi chiama mia sorella mentre stavo portando Nicholas a fare due ore di allenamento sugli ’skills’ dicendomi che l’aveva chiamata nostra zia preoccupata per aver visto in TV o letto sul giornale che in Nigeria c’erano stati più morti che in India… Viviamo in uno strano mondo dove si passa in pochi km dall’età della pietra (o del Medioevo) all’età del razzo, dove mentre noi ci preoccupiamo di un dritto o di un rovescio altri cercano solo di portare a casa la pelle … E poi mentre mangiando un panino facevo un rapido zapping nel primo pomeriggio dopo l’allenamento e prima di correre a giocare a tennis col mio vecchio amico Gianguido Carella in Nigeria da 30 anni, mi son visto Filippo Volandri che faceva l’inviato speciale a Quelli che il calcio con Simona Ventura… E’ uno strano mondo.

  33. madmax scrive:

    Omissis probabilmete ti è sfuggito ma io sono quello che più di una volta qui ha detto che soprattutto in lombardia (la mia regione) i rodeo ci sono, nonostante mi sembri che per la cat. under siano cominciati solo da un paio d’anni… dopodichè chi normalmente tiene moltissimo a enfatizzare i propri meriti (e spesso anche quelli che meriti non sono vedi fed cup) non siamo certo noi e prova ne è il parlare di promozione nelle scuole.. i miei figli (8 scuole in due) di tennis a scuola ne hanno sentito parlare solo quando si elencavano gli sport che fanno male alla salute, se questa è promozione allora la fed cap è la vittoria più importante del tennis mondiale…

    il pia darebbe l’idea di chi è un valido maestro in prospettiva pro? ecco allora siamo completamente a posto perchè con questa promozione e questo tipo di parametro di giudizio dei maestri già l’aver vinto la fed cup è un risultato eclatante… ma infatti se avesse giocato la clijsters e la henin fosse stata al meglio non sarebbe accaduto!!

  34. stefano grazia scrive:

    Omissis (o Trophy?): in fretta e furia, poi rileggerò con calma ti rispondo a razzo:
    non vogli)(non vogliamo?) i Tornei Rodeo, con set ai 4 e magari senza vantaggi…Quelli vanno benissimo per Adulti Tristonazzi ed nc…No,no: prendete i veri tornei, quelli che di solito durano una settimana e fateli nel week end, al massimo da Venerdì… Solo quei 4′5 tornei lasciateli normali, quelli importanti, i Gran Slams, magari d’estate…
    Trophy diceva che non bastavano i campi, che i tabelloni erano troppo grandi, 200 giocatori, blah blah blah…E allora divideteli-accorpateli in 5-6 circoli, fatene di più in tutta italia e così ci si decentra…
    Sullo SVINCOLO: si, è un falso problema, ma non giocare per 4 anni le competizioni a squadre mi sembra un po’ una …porcata? Giusto non poterla giocare per il primo anno, magari, ma dopo basta…

  35. andrew scrive:

    comunque, a parte le divagazioni linguistiche…

    Caro Omissis, io parlo essenzialmente per la realtà che conosco, ma guarda caso:

    1) Solo un paio di anni fa, Vincenzo Martucci descriveva in una serie di articoli sulla Gazzetta, la situazione dei circoli italiani.
    2) Marco Lombardo, qualche giorno fa, ha scritto un articolo sul Giornale su cosa sono i circoli italiani.
    3) Su 0-15 di questo mese, un certo Raffaele Cirillo descriveva con particolare dettaglio la stranezza dei circoli.

    Quindi, sono perlomeno contento di sapere che non sono l’unico ad avere le traveggole e riquindi continuo ad affermare che i CIRCOLI NON SONO ASSOCIAZIONI SPORTIVE OPPURE SONO ASSOCIAZIONI SPORTIVE SOLO NOMINALMENTE.

    AvecDC (Con la DC): io aspetto sfide da qualsiasi altra associazione vaffantennistica osi sfidare il Vaffantennis Bassano Team….

  36. stefano grazia scrive:

    Vedere Filippo Volandri in TV mi ha fatto pensare ad alcune cose… Intanto: bravo a Volandri, che è telegenico ed è spigliato, più di tanti altri exsportivi che hanno tentato il balzo … Ma vederlo lì , lui che solo l’anno scorso aveva battuto Federer (si,vabbè…),e vederlo con a fianco mio figlio,mi ha fatto fare alcune considerazioni … Qual è la molla che spinge uno a fare sport professionistico? Diventare un Campione o trovare il Modo di farsi strada nella Vita, guadagnare un po’ di soldi, diventare famoso, fare pubblicità, ritagliarsi uno spicchio nel mondo dello showbiz?
    Perchè io non critico affatto Filippo, che fa benissimo a pensare al futuro, a mettere fieno in cascina, divertendosi e magari acchiappando pure, e provando ad inventarsi un futuro ma certo mi fa pensare che se uno già a 25-30 anni comincia più a pensare al futuro, forse di giocare a tennis proprio non gli piaceva tutto sto granchè… Penso anche alla Henin… Alla Kournikova…penso ai figli di Andre e Steffi che forse non giocheranno mai a tennis a livello agonistico vero perchè i Genitori non li faranno cominciare troppo presto e non gli faranno fare tutto quello che han dovuto fare loro perchè, essendo miliardari, non ce n’è bisogno… E allora mi chiedevo se giochi a tennis (o un altro sport) solo per guadagnare od elevarti al di sopra della mischia, appena ci sei riuscito smetti, appena davvero puoi, prendi i soldi e scappi … E allora,in questi casi, potendo…Vale davvero la pena di scegliere uno sport professionistico piuttosto che una carriera universitaria che ti conduca a una laurea (in medicina, veterinaria, arti drammatiche, giornalismo, politiche sociali…) che ti permetta magari di girare il mondo , pagato due lire ma senza stress e frustrazioni ? Mentre invece se giocavi a tennis per l’amore del competere, e magari anche For the Love of the Game, qualunque game esso sia, qualche chance in più magari ce l’hai, e comunque le motivazioni sono sicuramente più nobili e durature…
    Cosa dite, mi sto rimangiando tutto quello che ho scritto finora? Ma neanche per sogno: io ho sempre sostenuto che certe decisioni si prendono a 13-14 anni e per poterle prendere a quella età ci devi arrivare con un certo bagaglio tecnico-culturale, che non puoi presentarti a 12-15 anni e dire: oooh, bene, adesso sapete che vi dico così di pacca? Che voglio fare l ‘atleta professionista di calcio,tennis, sci, nuoto, golf, o chissà cosa… Questo è stato il nostro compito di Genitori: portarlo a quel punto. Poi dovrà decidere lui. O dovranno decidere gli altri se è bravo abbastanza (della serie: sei bravo si, ma non abbastaza…). Si dovranno soprattutto verificare le motivazioni.

  37. Avec Double Cordage scrive:

    Stefano hai ragione se ne deve parlare anche qui a G&F di quei temi tipo “come fare ad allargare la base anche alle famiglie di reddito basso, come fare a costruire i campi pubblici, etc.” ma il fatto è che qui su G&F ne parla solo un ristretto gruppo di utenti del blog, mentre tutti quelli senza figli e che sono solo di semplici appassionati di tennis in TV e che lo praticano solo per hobby non scrivono qui su G&F anche per non dare “fastidio” e molti non lo leggeranno nemmeno, specialmente i giovani che se un testo supera la lunghezza di un SMS gli scoppia la testa, figurarsi i mattoni che ci lanciamo addosso noi

    Mentre invece tutti questi utenti che non frequentano G&F e per i quali sarebbe troppo impegnativo leggersi tutti i commenti tecnici sul lancio del giavellotto etc. dovrebbero invece essere motivati a dibattere dei suddetti temi dei campi pubblici etc. perché sono l’unica via per allargare la base e creare dei top 10 con una certa regolarità che darebbero di nuovo slancio al tennis italiano e quindi farebbero godere anche il semplice appassionato, con il tennis più presente di adesso nel panorama mediatico (e non sto parlando dei volandri italici a quelli che il calcio… dovrebbero pigliarlo dove sanno loro)

    si potrà quindi tranquillamente continuare a parlare del tema campi pubblici etc. anche qui su G&F, anche se in verità si è detto già tutto quello che si sapeva fino adesso e che è “state of the art”, e molti dei genitori si saranno anche rotti le scatole di questo tema (e come dare torto) ci vuole quindi nuova linfa che possa portare nuove idee …che possono solo uscire da una discussione collettiva allargata a tutti magari con un pezzo provocatorio scritto da Andrea Scanzi come lo era quello di “30 anni alla canna del gas”, ma che contenga anche un richiamo a trovare delle soluzioni da aggiungere alle proposte che già ci sono, appunto quelle elaborate su G&F

    e poi questa sarebbe solamente la seconda rubrica tematica, o la terza se vogliamo mettere anche quella del dottor parra, e comunque non sono divisioni rigide e non ci sarebbe la disperisione esagerata che hai descritto, e G&F non avrebbe nulla da temere, anzi riceverebbe ottima pubblicità visto che la maggior parte delle idee sono state elaborate su G&F

    guarda lo dico con onestà secondo me Stefano hai torto ad ostacolare una tale rubrica, sarebbe molto importante coinvolgere anche gli utenti più giovani di ubitennis in questo argomento di “come fare ad allargare la base” anche quelli che utilizzano i pezzi su Federer e Nadal stile chatline, magari si riuscirebbe persino a lanciare una cosa simile ai meetup di Grillo, certo non in quella dimensione ma in uno spirito del DIY simile …sarebbe molto importante coinvolgere il più gente possibile, perché questo è il tema centrale per tutti tranne appunto per voi che già vi siete avviati, per voi è interessante solo perché anche voi siete appassionati e perché potrebbe facilitarvi il tragitto, ma voi lo scalino difficile che bisogna abbassare lo avete già superato

    vedi qui su G&F sono rari anche gli interventi di molti altri che pure scrivono molto nelle altre parti del blog, e che sicuramente potrebbero sviluppare delle buone idee sull’argomento “come allargare la base”, sono rari persino gli interventi di quelli della redazione, proprio perché questo non è il tema centrale qui e il tema centrale di G&F non si presta ad incursioni spontanee anche perché la rubrica è curata troppo bene, ci si sente quasi irrispettosi e in disturbo specie se non si sa bene di cosa si sia parlato nei precedenti 4000 post

    ad ogni modo sto aspettando un parere anche da parte di Roberto, e magari anche di Ubaldo

    @Andrew
    non sto con la DC, tranquillo ; ) … lo so che aspetti dei team, e ci sto lavorando, ma non sono ancora a quel punto, anzi sono ancora molto lontano da un team, ma ti prometto che lo ricorderò e che lo dico in giro

  38. angelica scrive:

    Stefano, ti propongo un articolo curioso. Sa tanto di grande bufala
    http://www.repubblica.it/2008/11/sezioni/ambiente/dna/dna/dna.html?ref=hpspr1

    “Da grande voglio fare il calciatore”. Quando il figlio fa una richiesta del genere ai genitori non resta altro che comprare un pallone, degli scarpini e magari contattare una scuola calcio. Oggi però si può fare molto di più. Con 149 dollari e un prelievo di Dna i genitori possono sapere se il proprio figlio è destinato o meno a diventare un campione proprio come Maradona o Pelé.

    Arriva dagli Stati Uniti - Boulder, Colorado - il test del Dna che consente di conoscere qual è la propensione atletica naturale del proprio bambino. Si chiama Atlas, come la divinità greca Atlante - simbolo di forza e resistenza - ed è prodotto dalla società Atlas Sport Genetics con lo scopo di individuare la natura del gene ACTN3, uno degli oltre 20mila geni che compongono il genoma umano, riconosciuto già dal 2003 come uno dei geni responsabili di alcune capacità atletiche dell’uomo.

    Il futuro dei propri figli sembra ora più chiaro e se il piccolo sarà o meno un campione non è più solo una questione di inclinazione e tenacia. Richiedendo il test online direttamente sul sito dell’Atlas i genitori ricevono a casa il kit per il prelievo del Dna. Il processo è semplice: basta passare l’apposito tampone, una sorta di bastoncino dall’estremità in cotone, all’interno della guancia del bambino e sopra l’arcata gengivale. Successivamente il tampone viene rispedito all’azienda che si occupa di analizzare i dati e di spedire una risposta alla famiglia nel giro di due settimane.

    I test sono divisi in tre categorie: quelli per bambini di età superiore ad un anno, dal costo di 149 $, quelli per bambini dai sette anni in su, 249 $, e quelli per ragazzi sopra ai dieci anni, 999 $. Quanto più cresce l’età del bambino, tanto più è difficile analizzare solo il suo Dna. Dai sei anni in su infatti si iniziano a sviluppare anche le prime capacità motorie, la forza e il coordinamento. Ecco dunque che, in questi casi, all’analisi del Dna si aggiunge anche la misurazione del salto in lungo e il alto. Grazie a questi dati sarebbe possibile conoscere meglio la potenza del bambino.

    La presenza o l’assenza di caratteristiche genetiche legate al gene ACTN3 pare essere strettamente legata allo sviluppo di prestazione atletiche riguardanti la velocità e la potenza, come avviene nel calcio, nella pallavolo e nel basket, e la resistenza, come avviene nel ciclismo o nella corsa. Ogni essere umano possiede due copie di ACTN3, ereditate ciascuna da un genitore, che spingono il corpo a produrre una specifica proteina dei muscoli chiamata alpha-actin-3. I ricercatori hanno scoperto che alcuni individui possiedo una variante che previene la formazione di questa proteina dei muscoli. In questo caso non ci sono effetti negativi sulla salute, ma le prestazioni atletiche potrebbero essere compromesse.

    Dall’analisi del Dna di numerosi atleti professionisti, tra i quali anche molti velocisti olimpionici, è emerso che la presenza di questa proteina contribuisce all’abilità dei muscoli di generare contrazioni più potenti alle alte velocità. All’interno di ogni gene ci possono però essere delle sottili differenze che sono più o meno frequenti in determinate popolazioni. Tra le varianti dell’ACTN3 più comuni gli scienziati ne hanno individuata soprattutto una, la R577x, che altererebbe la lettura del gene da parte del corpo.

    In base alla presenza o meno di questa variante gli studiosi hanno individuato tre tipi di atleti: quelli che possiedono la variante in entrambe le copie dell’ACTN3 hanno una predisposizione naturale per la resistenza e sono più inclini a sport come la corsa, il nuoto e lo sci di fondo; quelli che possiedono una sola copia di variante sono ugualmente adatti agli sport di resistenza e di velocità e potenza, come nel calcio e nel ciclismo; quelli infine che non hanno nessuna copia di variante nel gene hanno una predisposizione per sport basati sulla velocità e potenza come il calcio, il sollevamento pesi e gli sport di velocità.

    Aldilà delle conclusioni di carattere morale - come ad esempio spiegare ad un bambino che il suo Dna consiglia di mettere nel cassetto il sogno di diventare calciatore per abbracciare invece una carriera da ciclista - è la stessa società a mettere i clienti sull’attenti: il test non è infallibile ma può servire a orientare i giovani all’attività sportiva.

    Molti studiosi invece scuotono la testa e, quella dell’Atlas Sport Genetics, viene considerata l’ultima truffa della pseudo scienza. I geni responsabili delle attività atletiche sarebbero infatti circa 200 e le capacità sportive di un individuo sembrano essere più vaste della sola potenza, velocità e resistenza.

  39. Gudpis scrive:

    Un saluto a tutti innanzi tutto!
    @ omissis.
    apprezzo la tua risposta pur ritenendo quando affermi, per ciò che iguarda qualche aspetto, come un programma di cose da fare non attuato nella realtà.
    La tua risposta riguardo le Assemblee coglie un aspetto che non conoscevo. Non a caso ho messo un “credo”. Comunque la prassi è violata, perchè ho partecipato a tre votazioni e sempre a novembre, max primi dicembre. Tranne una volta, quando per comporre delle situazioni il cui esito poteva essere incerto, si slittò di mesi, in un tripudio di spirito democratico (si vota solo in presenza di un candidato unico!! Aspita!). Vabbè acqua passata!
    Detto questo vado avanti. Mi piace (come ha fatto notare anche Commentucci) il nuovo stile FIT. Si ribatte nel merito alle osservazioni, si parla con quello che fino a poco tempo fa era il nemico, gli si dà in parte anche importanza. In questo modo intendo le repliche di omissis (voce federale). Manca un piccolo passo ulteriore: l’ammissione che qualcosa non va, e l’ammissione che qualche ulteriore esagerato sacrificio economico lo state chiedendo agli affiliati.
    Eppoi c’è questa idea che la FIT siete Voi. La vostra e la voce interna alla FIT. Errore! La fit siamo noi! Ho tanto di tessera che lo attesta. La fit sono io. La mia è una voce interna alla fit.
    E sì sono un rompiballe che ha studiato scienze politiche e politicamente il fatto che l’elezione nazionale del consiglio fit derivi dai presidenti di circolo lascia intendere che politicamente si fa provenire il governo nazionale da noi…. movimento dal basso.
    Vi chiedo di ascoltare la nostra voce, non solo per la necessità di risponderci, ma anche nel merito di quello che diciamo. Io lancio un grido d’allarme: se pensate che i circoli abbiano la capacità di subire ogni drenaggio, a mio avviso vi sbagliate. E state pur tranquilli che dovremo riversare i vostri aumenti sui soci e atleti e scuole col rischio di allontanare gente. Meditate meditate.

  40. fulvio scrive:

    forse qualcuno potrà rimanerci male,ma per Nadal si sono comportati cosi fino ai 14 anni,vi riporto la giornata di ieri vista da un coach che ha da fare con le nostre vostre problematiche
    http://caperchi.coaching.sport-blog.it/

  41. stefano grazia scrive:

    Bravissima Angelica: avevo saputo anch’io di questa cosa ieri guardando di sfuggita uno dei Tg italiani e infatti mi ero ripromesso di accenarne anch’io (ma tu l’hai fatto meglio, pubblicando l’intero articolo)…La cosa buffa nel Servizio al Tg che ho visto io e’ che dopo il cappello introduttivo la giornalista chiedeva ad uno scienziato/studioso se la cosa era possibile e mentre lo scienziato ascoltava concentrato io con mia moglie a mo’ di battuta anticipavo la sua risposta: NO!
    Sarebbe stata una buona battuta, con la guiornalista che ci metteva 5′ a presentare l’articolo e a fare la domanda e lo Scienziato che le rispondeva cosi’, con un no secco e senza scampo….
    E DAVVERO LO SCIENZIATO LE HA RISPOSTO COSI’, non con un no secco ma con brevi parole di sicuro scetticismo concludendo con la sua personale opinione : negativa.
    La mia personale opinione: chissa’, magari in un futuro non necessariamente migliore, sara’ possibile predeterminare chi fara’ il calciatore e chi il tennista, chi fara’ lo scienziato e chi il medico, chi il governante e chi l’opposizione,e chi fara’ il rapinatore e chi il terrorista (minority report, anyone?) ma mi piace pensare che ci sara’ sempre comunque qualcuno che si ribellera’ al sistema e alla volonta’ di tutti e decidera’ ‘against all odds’ di fare lo stesso il tennista anche se non aveva nessuna chances di riuscirci secondo i test di laboratorio e le prove atletiche del PIA… Scherzi a parte, nello stesso servizio TV la cosa positiva e’ che all’inizio fanno alcune interviste ai genitori e ai bambini riguardo lo sport in cui vorrebbero eccellere e proprio il primo bimbo dice il tennis (cioe’ il padre dice che prima giocava a tennis ma poi si annoiava e stranamente ha deciso di darsi al tennis…Grande spot propagandistico…Fossi in Baccini & Co direi,soorridendo eh!, che e’ stato frutto di un accorto lavoro di intelligence…

  42. stefano grazia scrive:

    ADC: ostacolare no, mi attribuisci troppa importanza: non ho voce in capitolo (per es io avevo auspicato la creazione della Rubrica di Off Topics ‘Cafe’ Universe’ gestita dal Barone Rampante solo che quegli sciagurati poi non scrivevano altro che li’ sopra anche quando si dibatteva lo stesso argomento altrove e quindi non se ne fece nulla… Certo, se vogliamo fare una Rubrica monotematica su questo argomento non mi tiro certo indietro…Per queste due settimane comunque parliamone qui, poi se un domani qualcuno vuole tirare le somme e aprire una Rubrica (E IL PIU’ ADATTO POTREBBE ESSERE SOLO IL NOSTRO ‘AUTOREVOLE COMMENTUCCI) io saro’ fra i primi a collaborare …
    Intanto per il momento guardatevi SuperTennis e poi diteci cosa e’ successo … Datemi altri 200-300 posts a settimana, su, che cosi’ manteniamo autorevolezza, ora che anche Angelica e’ tornata a visitarci (Ricordatevi che fu lei a indicarci l’\Articolo del NY Times sulla Mielina…)…

  43. Avec Double Cordage scrive:

    @Gudpis
    visto che hai studiato scienze politiche potresti spiegarci ed analizzare lo spirito democratico del funzionamento delle elezioni FIT, e anche cosa si elegge etc.

    lo so, non c’entra nulla con G&F, (anche per questo sarebbe meglio se in futuro ci fosse sta benedetta rubrica dedicata a temi che riguarano l’allargamento della base - campi pubblici etc, così si può alzare anche una voce critica senza interferire con quelli di G&F che se possibile preferirebbero sicuramente avere dei buoni rapporti con il sistema federale evitando conflitti “superflui” ed evitando di parlare di cose che come le defiisce Pinot sono “Il resto, pur condivisibile, rischia di rimanere una somma di belle proposte confuse nel “dibattito” e derubricate al capitolo “già discusso” il giorno dopo”) ma a mio avviso anche questo è un fatto che almeno si dovrebbe conoscere, e probabilmente anche aggiornare al passo dei tempi, anche se sarà altrettanto impossibile farlo …almeno quanto sarebbe necessario farlo

    mi sembra di aver capito che il sistema funzioni più o meno come le elezioni presidenziali USA, il sistema dei grandi elettori, che due mesi dopo l’election day vanno a Washington ad eleggere il presidente, sistema inventato nel 1700 al tempo delle carrozze…

    Ma qui da noi questi grandi elettori (=i presidenti dei circoli) vanno ad eleggere la persona che è stata scelta nel circolo dopo una campagna elettorale e un elezione interna o eleggono chi pare a loro? Va beh che a sto giro si poteva solo scegliere tra un candidato o non votare proprio, ma normalmente come funziona. Vanno all’assemblea, li si presentano i due o tre, candidati e dopo il loro discorso ne scelgono uno in base a quello che pensano loro, o i presidenti dei circoli hanno ricevuto un mandato dai soci del circolo di eleggere un certo candidato?

    Ho letto l’articolo sui circoli apparso su “zeroquindici 0-15″ e devo dare ragione ad Andrew, pare che uno dei problemi basilari sia proprio quello che i circoli nella maggioranza si definiscono associazioni sportive, ma non sempre sono associazioni sportive di tennis, pare invece che spesso il numero di soci che se ne infischiano del tennis sia anche superiore ai tennisti. Allora è ancora più chiaro che la FIT abbia difficoltà nel rappresentare in modo ottimale il tennis agonistico.

    La soluzione democratica sarebbe dare le tessere FIT solo a tennisti praticanti svincolandola dalla necessità di essere soci di un circolo o meno, lo si potrebbe fare dando la tessere on line via internet.

    Una volta fatto questo anche le elezioni si dovrebbero svolgere via internet con elezione diretta dei rappresentanti tramite la base elettorale di tutti quelli iscritti all FIT con un a tessera, cosi non ci sarebbero più conflitti di interesse di presidenti di circolo che devono tenere conto degli interessi di chi è socio del circolo perché ci va a giocare a calcio a 5, o nuotare, o a giocare a carte e del tennis non gli frega nulla.

    E l’iscrizione ed elezione diretta via internet oggigiorno è realizzabile senza problemi, se c’è qualcuno che non lo sa fare può sempre farla tramite un circolo la tessera FIT, ma appunto senza dovere iscriversi anche al circolo, e anche il voto lo può dare li, basta che abbiano un computer

    In questo modo si formerebbero anche automaticamente delle associazioni sportive di tennis, dedite solo all’agonismo, perché il potere elettorale di quelle finte verrebbe a cadere

  44. Galadriel scrive:

    chi c’era all’incontro con Tony Nadal e Piatti?

  45. andrew scrive:

    Gudpis…

    Spiega brevemente a tutti noi perché continui ad affiliarti alla FIT.

    I circoli con due campi come il tuo possono fare diversamente. Potrebbe addirittura essere l’inizio di una rivoluzione che, sono sicuro sarebbe anche approvata dalla FIT, ossia Circoli grossi con piscina, biliardo e gente danarosa come collettori/emanatori di tessere e organizzatori di eventi e Circoli piccoli/Associazioni sportive che non si affiliano direttamente ma affiliano i propri iscritti interessati a fare attività agonistica.

    Puoi eventualmente fare così:

    1) Con i soldi risparmiati di affiliazione e tutta quella sequela di tasse, contribuiti, balzelli, prebende, pizzi etc…, puoi coprire per il primo anno la tassa di trasferimento a un circolo amico di grosse dimensioni per l’attività agonistica di chi lo desidera.
    2) Nel tuo circolo, ti concentri come associazione sportiva ad allenare i giovani e meno giovani agonisti.
    3) Formi delle belle squadre miste di agonisti con le quali sfidi altri circoli come il tuo che hanno seguito il tuo stesso percorso, oppure vieni su qua al Nord ha sfidare il Vaffantennis Bassano Team (e viceversa).
    4) Quando vieni su al Nord, ricordati di portare una bella scorta di ciauscoli.
    5) Quando vengo al Sud, ricordati di predisporre una bella scorta di ciauscoli.

    Che ne pensi?

  46. fulvio scrive:

    @Galadriel,posso dirti che oltre a 180 tecnici -maestri paganti erano presenti per la federazione Furlan-Carnovale-Infantino,oltre alla Farinae la Grande e per la FFT cera Solves,aspetto altre notizie utili e poi le posterò

  47. andrew scrive:

    Grazie Fulvio del link…

    leggendo di Zio Toni Nadal, ho ritrovato molto del VCM (Vaffantennis Certified MethodTM) e del CCV (Coach Certificato Vaffantennis)…

    Adesso ribattezzerò il CCV in “Zio Sergio”…

  48. Avec Double Cordage scrive:

    Stefano ma si chiaro, per ora parliamone qui, e anche in futuro ne parleremo anche su G&F, lo avevo anche scritto, che questo potrebbe essere il primo appuntamento di quella rubrica visto anche che il tema è proprio questo, e c’è un tuo pezzo introduttivo perfetto e la lettera di Roberto a Supertennis dove viene elencato quasi tutto

    quello che intendo è che poi quando ci sarà il nuovo articolo di G&F allora una volta al mese ci dovrebbe anche essere un articolo su queste tematiche per “raccogliere” il dibattito e renderlo “storicamente” rintracciabile appunto nella stessa forma che avete pensato per G&F, e soprattuto rendendo la discussione accessibile ad una base più vasta

    …come anche nell’argomento trattato è centrale allargare la base di tennisti ragazzini, qui per questo tema centrale è necessario allargare la base di lettori e blogger

  49. Gudpis scrive:

    @ Avec
    in primis complimenti! Hai battuto ogni record! Una parentesi lunga NOVE righe! Sei un grande! La domanda che mi fai è di difficile risposta. Dovrei anche studiarci un pò su. Credo che Omissis ci potrebbe dare una mano…
    Innanzi tutto i circoli sono divisi in fasce (se non erro 3) in base alla appartenenza ad una di esse si può esprimere un certo numero di voti (questo per differenziare i micro circoli da quelli più grandi che fanno più attività federali). Il voto è demandato ad ogni circolo e credo dappertutto decida il consiglio direttivo che delega il Presidente o un membro a votare (giusto?). Succede quindi che il Presidente per esempio del TC PIZZO CALABRO debba andare a Verona in Assemblea a votare. Dato che il Presidente di Pizzo quella domenica ha qualcosa di meglio da fare che attraversare l’Italia per votare per il Pres. della FIT, può consegnare la delega a qualcuno che ci va… E qui sta l’inghippo che ha creato tanti problemi: gli zelanti presidenti dei Comitati regionali da sempre si sono fatti carico della raccolta delle deleghe, che poi hanno votato a loro piacimento (quando hanno votato rispecchiando le preferenze del delegante… sono avvenuti dei veri casini!). Non solo: alcuni di essi hanno pubblicamente sostenuto che di fatto il voto delle deleghe era da gestire da parte loro come una sorta di grande elettore USA al contrario: quello è obbligato a votare il presidente secondo l’esito del voto popolare del loro stato, mentre i Presidenti dei Cr pretendevano di decidere loro chi votare con le deleghe dei circoli, adducendo che esisteva un potere di indirizzo regionale. Credo che la posizione dei Presidenti regionali fosse inattaccabile sotto il profilo giuridico, in quanto essi potevano decidere o meno se ritirare e votare la tua delega, deprecabile dal punto di vista morale, perchè ti obbligava a partecipare all’Assemblea fisicamente o trovare un delegato che votasse secondo le tue preferenze.

    @Andrew
    accettiamo la sfida…. premesso che siamo delle schiappe pazzesche! Ci appelliamo alla vs. clemenza tennistica!
    Perchè mi affilio? Perchè i miei predecessori lo fanno da sempre. Perchè ho voglia di stare nelle istituzioni in maniera virtuosa. Tutti gli anni invio tutti i nominativi dei soci alla FIT e sono orgoglioso di farlo. Mi permetto di dire quello che secondo me non va… proprio perchè ho la coscienza a posto. Altrimenti non mi permetterei. Il tennis è un grande sport che merita di essere trattato meglio in Italia.
    Detto questo, affermo che guardo con interesse ai movimenti che dall’esterno tentano di migliorare la situazione. Credo che tutto contribuisca: sia chi fa pressioni dall’esterno, sia chi le fa dall’interno.
    Se poi il contributo che ci viene chiesto diventerà insopportabile… Addio FIT. Ho delle idee a riguardo e considero volentieri i tuoi spunti.
    Il ciauscolo non è proprio delle mie zone…. ma stai tranquillo che sò come procurarmelo…. magari ci beviamo su anche un bel Verdicchio!

  50. Roberto Commentucci scrive:

    Ragazzi, io vi ringrazio per la stima, ma vi confesso le mie perplessità sulla realizzazione di una rubrica fissa sulle tematiche federali che sia svincolata da Genitori & Figli.
    Mi spiego.
    Ritengo che il dovere principale di una Federazione sia quello di propagandare la pratica dello sport, in questo caso il tennis.
    Questo obiettivo può essere perseguito in vari modi: con le iniziative promozionali (e come abbiamo visto forse la FIT non ne fa abbastanza), e con i grandi risultati sportivi a livello mondiale, mediante i quali si ottiene risonanza medatica, spazi in tv e sui giornali, etc.
    Come vedete, entrambe le strategie sono strettamente connesse con il tema di QUESTA rubrica. Anzi, in un certo senso, a mio avviso, G&F costituisce la lente migliore attraverso cui giudicare e dibattere di tematiche federali, perché mette in relazione ogni singolo aspetto dell’organizzazione della FIT con uno e un solo obiettivo: stimolare la crescita degli agonisti in Italia, che è poi l’obiettivo primario della Federazione.
    In questo senso, G&F è anche la cartina di tornasole più efficace con cui giudicare e discutere ogni scelta gestionale e progettuale da parte della FIT.
    Ad esempio, si parla di Supertennis: il modo migliore per parlarne é: serve il nuovo canale per aiutare ad avere più giocatori e poterli seguire meglio?
    Oppure, ancora, si parla delle modifiche dello statuto federale: il modo migliore per parlarne è: sarà utile per migliorare il settore tecnico?
    O ancora dell’assunzione di Infantino: sarà utile per migliorare il sistema di addestramento al tennis in Italia?
    E così via.
    In questo modo, si riesce ad utilizzare, nella discussione, parametri di giudizio più omogenei, perché tutti coloro che vi partecipano hanno in mente il medesimo obiettivo.

    La mia paura, invece, è che se si realizza una rubrica fissa sulle tematiche federali, così in astratto, si finisce per creare un luogo di scontro tra federalisti e antifederalisti senza alcun approfondimento sui contenuti, e quiindi senza costrutto, ma in cui ciascuno cercherebbe di diffamare le posizioni e le azioni altrui. Insomma, io non credo che sia utile far diventare il blog un luogo dove gli attuali dirigenti federali e coloro che lo erano fino a qualche anno fa se ne dicono di tutti i colori, dando la stura ad ogni pretestuosa nefandezza. Non me la sento.

  51. giancarlo scrive:

    ringrazio Commentucci per il discorso sulla trasparenza della FIT, un sogno che finora è rimasto tale - certo sarebbe più digeribile l’aumento delle tasse federali che, guardate bene, non possono essere legate alla diminuzione dei contributi CONI in quanto, notizia di due/tre giorni fa, lo Stato ha confermato le stesse cifre dello scorso anno senza riduzioni.
    Poi il balzello della tassa di riaffiliazione legato alla conferma o meno dei tesserati 2008 è una cosa talmente fuorilegge che penso necessario un intervento del CONI magari sollecitato da qualche presidente di Circolo.
    La FIT non lo dice, ma credo che quest’anno ci sia stata una diminuzione delle riaffiliazioni causa aumento dei costi e questo avverrà anche nel 2009; parecchi circoli sono approdati agli Enti di Promozione, dove, mantenendo lo status di ASD affiliato al CONI e le conseguenti agevolazioni fiscali, il costo è nettamente inferiore:
    Poi quelli che vogliono la tessera FIT AGONISTICA possono farla anche in un’altro Circolo o all’Ass. Orsini (dove tesserano chi è senza Circolo) senza pagare la tassa di trasferimento (purchè il vecchio Circolo comunichi alla FIT entro il 31 Marzo 2009 l’intenzione di non riaffiliarsi).
    Tutto il seguito ve lo lascio immaginare…

  52. madmax scrive:

    ciao fulvio…mah io sicuramente non ci sono rimasto male primo perchè so capire le cose che leggo e secondo perchè so ancora distinguere tra cose vere e propaganda…

    tony nadal può dire tutto tranne che fin dall’inizio abbia allenato il servizio di rafa come primo sistema per fare punto perchè fino ad un paio di anni fa con il servizio il punto non lo faceva nemmeno senza avversario dall’altra parte!! a meno che non sapesse insegnarglielo..

    per quanto riguarda il discorso fisico qui si è sempre detto che il lavorare nei primi anni di età (ma soprattutto il lavorare correttamente visto che ancora oggi c’è chi fa lavorare i bambini in maniera errata figuriamoci 15 anni fa, perciò è vero che a volte molto meglio non lavorare proprio e non fare danni) è fondamentale per sviluppare certe doti e che per chi non sa cosa fare l’unica alternativa è quella del far praticare molti sport differenti. (che non da gli stessi risultati ma che è meglio di un calcio nel sedere).. detto questo molte di quelle capacità nadal infatti non le ha certo sviluppate in maniera eclatante (in più esiste anche il patrimonio genetico e quindi probabilmente qualcosa aveva già di suo come dice gus) come dimostrano i risultati indoor e come si sarebbe ancor più evidenziato se non fosse cambiata la tendenza riguardo ai campi velocissimi che ora invece si sta cercando di uniformare (più lenti i velocissimi, più veloci i lenti). dai 14 in poi sono altre le capacità che si possono migliorare quelle in cui infatti nadal è debordante…. dopodichè poi è chiaro che a sapere di avere un nadal come figlio uno si “accontenterebbe” anche di vincere solamente sulla terra ma poichè questo è impossibile nell’incertezza preferisco creare un atleta il più possibile completo e con più armi possibili a disposizione…. soprattutto dato che a differenza sua io il tempo fortunatamente ce l’ho.. o meglio lo trovo

  53. Avec Double Cordage scrive:

    beh Roberto quello che dici è vero, ed anche molto ragionato, ma sta a noi a non far scivolare il dibattito in un pro o contro FIT

    è però necessario allargare la base di discussione, ed anche G&F ne guadagnerebbe potendosi maggiormente concentrare sui temi pratici, quelli delle strategie di allenamento etc.

    terzo punto la rubrica non dovrebbe essere assolutamente centrata su tematiche federali o beghe federali, certo si tratterebbero anche quelle, ma il tema centrale e predominante deve essere sviluppare nuove idee, magari iddee pratiche ed attuabili di come allargare la base, non di criticare la FIT a vuoto

  54. Nikolik scrive:

    Cerco, pur brevemente, ed in piena esaltazione federale, di battere il colpo richiesto da Stefano, in ordine al presunto Piano Rivoluzionario per la Scuola e lo Sport che avrei indicato tempo fa.

    Stefano, questo Piano, che, al contrario di quanto sostenuto, è altamente realizzabile e non astratto, ha avuto conferme nelle recenti parole del Presidente Petrucci, che ha recentemente parlato, ancora una volta, dell’Educazione Fisica nelle scuole.
    Penso ancora che le immense risorse, economiche ed umane, presenti nella scuola e nelle ore di Educazione Fisica, se gestite dalle singole Federazioni, risolverebbero tanti problemi e, soprattutto, renderebbero effettivo l’insegnamento dell’Educazione Fisica, che ora è solo una farsa, una farsa costosa, però.
    E’ chiaro che tutto deve passare dal CONI, su impulso e pressione delle varie federazioni.
    Datevi da fare, voi tennisti.
    So che molte3 federazioni stanno già lavorando sul punto e ci credono.
    Una di sicuro!

  55. Mauro scrive:

    Fulvio, anch’io quando ho letto il resoconto di Caperchi sono rimasto allibito, anche se poi rileggendo meglio dice che ha praticato agonisticamente il calcio.
    Questo a mio avviso cambia tutto, perchè reputo il gioco del calcio (l’ho praticato agonisticamente per tanto tempo) quello che fisicamente più si avvicina al tennis; movimenti brevi,scatti continui, esplosività, destrezza, coordinazione etc , l’unica controindicazione è la possibilità di infortuni.

  56. stefano grazia scrive:

    Quale, la Federazione Italiana Sport Equestri?

  57. stefano grazia scrive:

    Saluto Fulvio e lo ringrazio per il Link. Che poi qualcuno ci debba rimanere male non lo so neanch’io perche’ alla fine,e per esempio, io avrei dovuto essere un negriero stakanovista sfruttatore di bambini ma alla resa dei conti abbiamo preso atto che mio figlio fa meno ore di tennis di tutti gli altri … Sul fatto poi che Zio Toni ce la racconti giusta, facciamo anche finta di crederci anche non e’ che si debba prendere per oro colato tutto quel che si dice in determinati ambienti e in pubblico…E’ quello che NON si dice li’ ma si dice a tavola fra addetti ai lavori che conta … Che prima dei 14 anni non abbia fatto preparazione atletica ci posso anche credere se per preparazione atletica zio Toni intendeva sollevare pesi per irrobustire il fisico, ma non e’ che avessi dubbi… i dubbi semmai sono su cosa hanno fatto fra i 14 e i 18, quello si che sarebbe interessante sapere e secondo me non lo sa nemmeno Rafa… Io non so se Rafa faceva o meno esercizi particolari di footwork ma non e’ che se non li faceva lui significhi che sbagliamo noi a farli fare (e credo che anche Piatti, che tu piu’ volte ci hai detto essere un Vate, sia d’accordo con noi su questo o perlomeno e’ quello che lui scrive regolarmente sulla sua rubrica su Tennis Italiano)
    Alcune cose interessanti fra le annotazioni di Caperchi pero’ ci sono anche per noi:
    Per esempio quando scrive:
    “di colpire la palla in modo che si riesca a fare con scioltezza uno swing con un buon finale sopra la spalla opposta del braccio che gioca” e il check viene fatto leggedo l’espressione del viso al momento di colpire … Questa cosa qui io la vedo in certe fotografie scattate sotto sforzo: in queste foto spesso vedo Nicholas colpire perfettamente in anticipo ma CON GLI OCCHI CHIUSI per lo sforzo dell’impatto…la cosa unm po’ mi preoccupava perche’ ho presente gli occhi dilatati di Agassi & Co nelle immagini rubate durante i matches…Poi ho visto alcune foto scattate da mia moglie a Quinzi e anche lui ha gli occhi chiusi…Allora mi son detto che deve cessere cosi’ nei ragazzini, un normale processo evolutivo (e poi non succede sempre, ovvio). Certo, se gli faccio fare dei baskets handfeeding Nicholas colpisce con estrema naturalezza e mentre lo fa con me discute di tutt’altro, di quel che ha fatto a scuola, di scienze, di film, di cose che vorrebbe fare e che non c’entrano niente di solito con quello che stiamo facendo…Ma questa cosa di controllargli l’espressione del viso mentre colpisce mi piace e la implementero’. Piu’ interessante invece il fatto di fare allenare Rafa con avversari piu’ scarsi il che -questo si- e’ un po’ una rivoluzione anche se io dentro di me ho sempre sostenuto che devi variare gli avversari e imparare a giocare anche con quelli piu’ scarsi e a trovare il modo di vincere convincendo con quelli appena un po’ piu’ sotto di te… Paul Forsythe, il braccio destro di Jaramillo alla Bollettieri, diceva a mia moglie che devi imparare a stravincere con quelli piu’ scarsi. Invece quando ti alleni e perdi netto con quelli piu’ forti hai sempre dentro di te una scusante e non so se alla lunga questo possa essere utile. Come le donne a livello di Giocatrici di Club che giocano benissimo con il Maestro o quando giocano con gli amici maschi e poi vanno a fare un torneo ed escono al preimo turno e si lamentano dicendo che l’altra e’ una pallettara e loro preferiscono giocare con i maschi …
    Vabbe’.
    Tornando all’allenamento col giocatore piu’ scarso, quella di fare allenamenti per mettere la palla lontano mi sembra una ottima idea da fare propria. Credo che tutto sommato lo facciamo fare un po’ tutti ma l’idea di farlo per default mi sembra interessante
    Il fatto di ricercare ‘tecnicamente’ di colpire forte o veloce e solo dopo preoccuparsi di prendere le misure del campo,di mettere la palla dentro, mi sembra una cosa che abbiamo sempre ripetuto tutti anche noi di G&F e che sia il credo dagli Appennini alle Ande, inteso dalla Bollettieri alla Vavassori.
    “Il gioco contro il muro che consente di coordinare occhio e mano ripetutamente” e’ un’altra cosa da implementare nella regolare routine. Da quando siamo a Lagos abbiamo di nuovo un Muro e di tanto in tanto lo utilizziamo: per esempio ieri Nicky ha fatto un ottimo allenamento sugli “skills”, cioe’ quell’allenamento che noi facciamo di solito la domenica mattina prima di andare al mare e basato sugli skills, cioe’ sui fondamentali: un’ora di basket handfeeding e un’oretta a rifare tutti i colpi fino a farene 5 perfetti (decide Nicky). Ecco, ho ritrovato proprio in quello che riporta Caperchi le mie considerazioni sul fatto che finalmente io Domenica scorsa avevo fatto semplicemente l’assistente in Campo mentre l’Allenamento l’aveva fatto tutto Nicholas: aveva un lavoro da svolgere e l’ha svolto alla perfezione. Io ero sul campo semplicemente ad aiutarlo.
    Cioe’, credo, quello che intende Toni Nadal, e con lui Caperchi, quando scrive :”Altra cosa fondamentale su cui ha insistito Tony Nadal è il principio di rendere qualsiasi cosa o aspetto del gioco e della mentalità una “problema del giocatore”.Che ogni cosa sia interesse del giocatore svilupparla.Tanto fino a quando non è suo interesse non la sviluppa davvero.”
    Tra l’altro alla giornata di ieri ci eravamo arrivati col solito rollercoaster di eventi, di cui volevo anche parlarvi e lo faro’ in un’altra occasione, con alti e bassi memorabili (altissimi gli alti con la sconfitta 6/1 del 13 enne con cui si allena, bassissimi i bassi con conseguente punizione per tutto il week end: invece che party di compleanno da un amico al sabato pom e mare la domenica, un intero libro da leggere e soprattutto niente partitaq degli All Blacks!).
    E invece la Domenica uno staordinario allenamento (e tra l’altro e’ riuscito anche a leggere tutto il libro!) non tanto per quello che ha fatto (in altri ha giocato meglio o comunque ha fatto cose piu’ eclatanti) ma per come lo ha vissuto … Che si stia a poco a poco completando quel processo di formazione che ci permettera’ di farci da parte ?

  58. omissis scrive:

    per stefano grazia

    non conosco trophy personalmente ma ne ho sentito parlare dal mio presidente mariani.

    ricordo un suo intervento bomba a castellanneta 4 anni fa in assemblea…con contestazione feroce dell’allora opposizione…quanto meno è uno coraggioso…

    ma vengo a noi.
    tornei week end senza punteggio abbreviato li può proporre solo chi non conosce la REALTA’ del tennis giovanile delle grandi regioni.
    come si fà a giocare in un solo week end con 200 ragazzi iscritti con partite intere ??

    i rodeo danno una soluzione intelligente.

    le assemblee.
    mi risulta che 4 comitati debbano ancora fare le elezioni.
    e comunque la delega è una per delegato nelle regionali quindi la democrazia è assicurata.
    in lombardia c’era un oppositore ma ha preso pochi voti.
    perchè quando la fit ha consenso è elezione bulgara e quando c’è dissenso la fit è in crisi ?
    come la giri la giri si critica sempre per partito preso.
    omissis

  59. wik scrive:

    I tornei rodeo non sono nemmeno tennis, è un altro sport !
    Si gioca con 100 iscritti e non con 200 soluzione semplice, ma forse il circolo e la fit così facendo guadagnerebbe meno perchè non si potrebbe raddoppiare la quota ?

  60. madmax scrive:

    il punteggio dei rodeo è un falso problema che tra l’altro fa capire ancora una volta quanto sia spesso sbagliato l’approccio ai tornei under… il torneo a questa età deve essere solamente un momento di verifica del lavoro fatto in settimana perciò che si giochi un tie break un set al 10 due al 4 o 6 poco cambia l’importante è vedere come si comporta l’atleta durante la competizione…. tra l’altro un match corto potrebbe servire ad imparare ad “entrare” subito nel match oltre che a imparare a giocare in situazioni differenti dal solito…

  61. wik scrive:

    Una delle cose più importante in un incontro è stabilire un ritmo e dei tempi, ritmo e tempi che vanno ripetuti e meccanizzati tanto quanto l’esecuzione dei colpi, sono livelli di attenzione e concentrazione che vanno abituati, studiati e stabiliti.
    Se uno dei miei ragazzi perde non mi importa un accidente, ma quello che mi interessa è di vedere che stà in campo secondo i modelli studiati in maniera corretta, sà entrare in partita, e se ne esce deve sapere rientrare, ed effettuare tutti gli esami che una partita ti chiede in maniera corretta. E coi punteggi di un rodeo questo non è possibile. E’ un altro sport, da noi li abbiamo aboliti da tempo proprio per queste ragioni, e riusciamo a organizzare tornei da 150 atleti in due giorni, due giorni e mezzo al massimo.

  62. madmax scrive:

    questa è la tua idea wik mentre a mio avviso (ma non solo) a questa età i ragazzi devono soprattutto essere messi in continua difficoltà cambiandogli sempre le carte in tavola per stimolare l’adattamento…poco tempo fa uno dei più grandi manager internazionali degli ultimi 20/30 anni mi spiegava infatti che uno dei tanti problemi dei giovani agonisti italiani è quello di conoscere cosa fare in campo prima ancora di sapere come farlo… e questo per quei pochi che sanno farlo.. oggi su supertennis vedevo un reportage su federer con dei filmati girati dai genitori durante i suoi match quando aveva 10/12 anni. bene già a quell’età faceva lo split step. io sono stato alla lambertenghi quest’anno e lo split step non l’ho visto fare a nessuno/a…. forse prima di saper entrare ed uscire dalla partita sarebbe più utile essere in grado di saperla giocare tecnicamente….

  63. Gudpis scrive:

    @omissis
    nessuna critica per partito preso…. per carità. Osservazione di alcuni fatti con il proprio punto di vista. Non ci si può trapiantare quello degli altri. Democrazia?… bè… non si può dire che non ci sia. Però se dal centro faceste qualche giretto in periferia, vi accorgereste che qua non sono tutte rose e fiori. Prendete questa come una soffiata più che come una critica.
    Per esempio una delega a testa è fattore base di democrazia? Non credo basti, se davanti al seggio si pone uno che distribuisce deleghe a chi non ce l’ha chiedendogli prima per chi voterà… o no?
    Anche l’accettazione di governi regionali sospettati di non avere simpatia per Roma è un problemino che in Italia non riusciamo a risolvere. E non mi dire che questa non è democrazia. Caspita: governo di un colore e Governatori di un altro sono all’ODG in Italia.
    Ripeto per la novantesima volta: non prendete tutto come una sfida e ogni parola dissonante come un’eresia. Vogliamo tutti collaborare, nessuno ha la possibilità di rovesciare alcunchè. Scegliete la strada della collaborazione e scendete dalla fortezza che vi siete costruiti. Questo gioverà soprattutto a Voi! Abbiamo tutti bisogno di una FIT simpatica (odio gli slogan, ma questo deve passare).
    un saluto e grazie.
    Ciao

  64. andrew scrive:

    Ultime novità sul dibattito di stasera su SuperGulpTennis…

    Intanto, il dibattito ha cambiato ordine del giorno e verterà su: Serie A1 e Settore Tecnico.

    Una evidente dicotomia, un paradosso tennistico, due termini conflittuali…

    Tuttavia, sarà presente Marco Lombardo, giornalista del Giornale, e il presidente FIT Binaghi e sono curioso di sentire se Lombardo azzarda, introduce, stimola sul tema dei circoli…

  65. stefano grazia scrive:

    Questa volta non sono d’accordo con Mad Max (vabbe’,capita) e sto con Wik: i tornei Rodeo sono un’altra cosa… Certo, possono essere utili, certo le partite sono una verifica, ma se e’ cosi’ impossibile organizzare tornei normali nei week ends come e’ che in US e in Francia li fanno? Come dice Wik ma chissenefrega dei tornei con 200 iscritti, fatene con 100, accorpate diversi circoli…O vogliamo far passsare l’idea che in Italia giocano a tennis molto piu’ che in Florida e Francia? Perche’ allora la situazione e’ piu’ grave e viene a crollare il corollario di Nikolic, quello sulla base dei praticanti: abbiamo dunque una base straordinaria di praticanti e non riusciamo a tirare fuori dei top 100? Facciamo semmai piu’ tornei “piccoli” con tabelloni a 16 o 32 per categoria e lasciamo i tabelloni da 64 e 128 solo a quei 4-5 tornei possibilmente estivi, quelli si da giocare in una settimana … Ma i tornei di Mirandola e Salsomaggiore & Co io credo si possano giocare nei week end, anzi si dovrebbero (e anche tutti i tornei Nike…)
    Poi si possono avere, soprattutto nella stagione invernale, anche i Tornei Rodeo, per carita’ ed e’ vero (torno ad essere d’accordo con Max) che i Bimbi devono imparare a gestire le cose diverse, che la varieta’ fa bene, che imparano ad entrare subito in partita, etc etc … Ma al tempo stesso in un torneo vero puoi andare 4/0 e ancora perdere il set e quindi…devi imparare anche a restarci in partita, il discorso vale anche al contrario … Scherzi a parte, la Domanda Vera e’: ma come e’ che certe cose non sono possibili solo da noi?

  66. stefano grazia scrive:

    Andrew: ci dai una brutta notizia! Mi aspettavo almeno una 50ina di commenti su questo argomento…Dici che non hanno ricevuto abbastanza email o che ne hanno ricevute troppe? Hanno spiegato il motivo di questo cambiamento?
    Roberto, tu forse conosci Marco Lombardo che vedo ogni tanto collaborare sul Blog: fagli avere il Manifesto Programmatico di G&F … Magari riesce a piazzare una domandina/considerazione sull’argomento…

  67. stefano grazia scrive:

    Omissis:tornei week end senza punteggio abbreviato li può proporre solo chi non conosce la REALTA’ del tennis giovanile delle grandi regioni.come si fà a giocare in un solo week end con 200 ragazzi iscritti con partite intere ??

    E’ la stessa risposta che mi aveva dato Trophy un anno fa… secondo me e’solo una questione di pigrizia mentale…Intanto si facciano piu’ tornei nella stessa area cosi’ i giocatori si distribuiscono, poi -eventualmente- si faccia lo stesso torneo in piu’ Circoli: per es a Bologna, un Torneo si puo’ giocare in una decina di Circoli: l’U10 al TCA, l’U12 ai Giardini, l’U14 alla Virtus etc etc etc Partita al Sabato Matt e Pom, semifinale dom matt e finale alla dom pomeriggio…Eventualmente si possono avere un primo turno al Ven pom o la finale al Lunedi’ pom… Sempre meglio che andare su e giu’ per la Val camonica tutta la settimana… Se uno viene da fuori magari pernotta in un motel convenzionato…O mi volete dire che in Italia tutti i tabelloni sono sempre da 64 e 128 anche per U10 e U12?

  68. madmax scrive:

    stefano io non ho mai detto che in italia non si possano creare tornei a punteggio normale nel week end ho detto che a mio parere non sono necessari e che cmq si possono organizzare dal sabato al lunedì (solo le finali al max le semi così non si creano troppi disagi ai soci e si riempiono i buchi ai circoli che nel nord soprattutto di domenica sono vuoti) in più circoli…
    perchè trovo che non siano necessari tornei week end a punteggio normale? semplice perchè come ho sempre sostenuto da bambini c’è bisogno di tutto (e soprattutto di allenarsi), perciò nella stagione invernale vanno benissimo i rodeo con punteggio corto (volendo le finali del lunedì si possono far giocare a punteggio “intero”) mentre poi da giugno a settembre si organizzeranno solo i tornei dalla classica durata settimanale (appunto perchè facciano l’uno e l’altro)… questo anche perchè i migliori già dall’under 12 (ma anche prima) hanno tutta una serie di tornei a loro dedicati, da quelli di macroarea a quelli a squadre fino agli eta perciò non hanno certo il problema di giocare tornei a punteggio normale…per tutti gli altri invece credo che l’importante sia il divertimento ed il cambiare avversario più volte possibile..

  69. Roberto Commentucci scrive:

    A mio avviso i tornei week-end con punteggio tradizionale si possono organizzare anche da noi. E’ però necessario un cambio di mentalità e bisogna compiere un passo avanti sotto il profilo della capacità organizzativa. Rispetto ad altre realtà straniere (USA, Francia) in Italia (parlo per la mia esperienza diretta nei circoli della capitale) scontiamo la carenza di strutture (campi) e soprattutto il fatto che i campi esistenti sono monopolizzati dai soci, in primis dai pensionati, anche nel fine settimana, adiffeenza di quanto capita al nord d’Italia.
    Un esempio: la scorsa domenica al mio circolo, che dispone di 13 campi (ovviamente tutti in terra rossa), un numero elevato per lo standard romano, si giocava un torneo under nell’ambito del PIA del Lazio.
    Ebbene, il sottoscritto ha avuto un vivace alterco con 4 arzilli vecchietti che stavano letteralmente assalendo la segreteria, inviperiti perché avrebbero dovuto aspettare un paio d’ore per disputare l’ennesimo doppio domenicale e non avevano intenzione di staarsene a giocare a carte “mentre fuori c’è un bel sole”… “Bisogna finirla con questi ragazzini rompipalle tra i piedi tutte le domeniche!” ha tuonato uno di loro, rivolto al Capo dei Maestri…
    Qui, come del resto in tanti altri settori di attività del nostro Paese, siamo ormai allo scontro generazionale. E purtroppo il potere ce l’hanno quasi sempre i più anziani.
    Tutto questo rende la convivenza fra le esigenze dell’agonismo e quelle del tennis ricreativo sempre meno conciliabili, e complica enormemente il compito di chi, come i dirigenti federali, è chiamato a fare i conti con le due anime del nostro tennis, tra loro sempre più lontane.
    Infine, nella mia regione sotto il profilo della dotazione infrastruttturale è stato davvero un bruttissimo colpo l’aver perso il bellissimo Centro Tecnico delle 3 Fontane, che il CONI ha destinato alle esigenze della Federazione dei Disabili, per i quali, peraltro, il centro è del tutto sovradimensionato.
    Tanto è vero che versa da anni in condizioni di degrado. Un posto simile, sarebbe stato perfetto per organizzare tornei week-end a volontà, sia su base regionale che su scala nazionale, essendo collegato in modo magnifico. Ma purtroppo il CONI, a suo tempo, ha deciso altrimenti.

  70. stefano grazia scrive:

    Aneddoto(no,l’Aneddoto no!):
    ieri mia moglie era andata a comprare della carne sudafricana (Nicholas ha bisogno delle sue proteine…) da un amica italiana che le importa appunto dal Sud Africa e che fra le altre cose si occupa anche di artisti nigeriani e infatti la sua casa era piena di quadri e di persone che erano interessate (alla carne e all’arte)…Fra queste una coppia di giovani italiani, fratello e sorella… Mia moglie viene presentata, parlano, alta fuori che mia moglie si sveglia sempre alle 6 per portare Nicky a scuola mezzora prima e farlo allenare al Servizio… L’italiano la guarda e chiede: Tutte le mattine?
    Gabri’: Be’, si…
    Italiano: Quanti anni ha?
    Gabri’: 11
    Italiano (scuotendo il capo categorico): Smettera’ di giocare a tennis
    Al che la Gabri’ risponde: Benissimo, si vede che non era destinato a diventare un Pro: selezione naturale. E poi spiegava la solita tiritera: che noi volevamo che giocasse, fra gli altri sports, anche a tennis e che a tennis ormai sa giocare…Se invece vuole diventare un Pro, la strada e’ una sola e in salita…
    Nel prosieguo della conversazione salta fuori che i due fratelli erano stati spinti e obbligati dal padre a giocare a tennis e li portava,dicono, a tutti i tornei possibili e immaginabili:a lei proprio non piaceva e quindi alla prima occasione ha smesso (lei dice dopo aver battuto la tds di un torneo dopo aver trattato col padre la possibilita’ di smettere se davvero fosse riuscita a batterla…e gia’ questo la dice lunga sulla mentalita’), lui non so bene se per sfinimento o mancanza di risultati…
    Ma la Considerazione rimane questa: ok, se giochi a tennis controvoglia, non vai da nessuna parte…ok, ci sono i Genitori Cattivoni…ok, ci sono casi di esaurimento psicofisico… Ma alla fine il discorso rimane uno: ci sono solo 100 giocatori che ogni anno sono i Top 100 e ogni anno solo un piccolo numero di giocatori riesce a farvi parte in pianta piu’ o meno stabile … Ma davvero credete che per entrare a far parte dei top 100 non si debba aver lavorato molto e bene fin dall’inizio? Davvero credete che di questi 100 Top Ten ve ne sia uno che fino a 14 anni giocava due volte a settimana nel Circolo sotto casa?
    Certo, smettono in tanti, in tanti non ce la fanno, e’ dura, durissima: it’s supposed to be, come spiegava Tom Hanks a Geena Davis in A Leaugue of their own, anche se li’ parlavano di baseball, perche’ se non fosse dura ci riuscirebbero tutti… Quindi si, i nostri bimbi potrebbero smettere, ma la risposta alla velata accusa e’: e allora? E’ nell’ordine naturale delle cose…Se smetteranno, poi magari riprenderanno la racchetta a 20 anni e comunque giocheranno sempre 10 volte meglio di me che ho cominciato a 30… Se smetteranno significhera’ che non erano stati costruiti per durare o per eccellere in quella determinata cosa, e quindi magari meglio saperlo prima che dopo, e comunque eccelleranno in altro: musica, disegno, scienze… L’importante e’ comunque averci provato, aver ben combattuto…E accettare il verdetto (you’re good,son, but not enough) senza rimpianti, consapevoli di aver fatto tutto quello che era da fare.Nel mio caso specifico comunque si tratterebbe solo di svegliarsi un quarto d’ora prima perche’ comunque, per battere il traffico e non passare un’ora in auto, e’ meglio-anzi si deve-partire prima e quindi fra il restare mezzora a scuola a grattarsi e farsi invece una mezzora di servizi, Nicholas hascelto i servizi…Ha scelto davvero lui? Ovviamente all’inizio no, ma adesso sembrerebbe proprio di si visto che a volte mia moglie ne farebbe volentieri a meno…E invece le tocca.

  71. fulvio scrive:

    stefano se ti dicono che è vero che un top 100 si allenava 2 volte la settimana e non giocava tornei di nessun genere,digli che NON TI RACCONTI DELLE PALLE!!
    i players dell’età del mio e quelli di 2 anni più vecchi o giovani,hanno tutti effettuato o stesso percorso,fatto di allenamenti giornalieri,fatto di tornei e fatto di solo tennis a 360°

  72. stefano grazia scrive:

    “Bisogna finirla con questi ragazzini rompipalle tra i piedi tutte le domeniche!” ha tuonato uno di loro, rivolto al Capo dei Maestri….

    Ecco un’altra frase da mettere ad epigrafe prima della nuova puntata di G&F…Cosa ci rispondono i Giorgi giorgi? E se invece di dare addosso ai Genitori per una volta non dessimo addosso ai Pensionati da Circolo?
    Una soluzione comunque ci sarebbe: rimpiazzare la meta’ dei campi in terra con campi ’spaccaossa’ in cemento: si spazzerebbe via un’intera civilta’, Gone with the wind…Due piccioni con una fava.
    Scherzi a parte: probabilmente io prima di fare figli ero molto piu’ sensibile alla mancanza di Tornei per Tristonazzi (e infatti mi ricordo che una volta rientrato a Bologna quando lavoravo in rotazione un mese/un mese su una piattaforma al larfo di Tripoli)rimpiangevo i tempi di Lagos quando giocavamo tornei al Circolo Locale e organizzavamo un Circuito per Espatriati (ETP=Expatriate tennis players) sui campi privati…Il tutto con classifiche, scontri indiretti, comparazioni, giornalino coi risultati…Mentre invece a Bologna giocavo con 20 persone diverse in 5-6 circoli diversi e che non si conoscevano nemmeno fra loro … Ritornato a Lagos e accolto come il Messiah del Tennis tutti speravano che ripristinassi le vecchie abitudini e risollevassi il tennis espatriato dal sonno comatoso in cui era sprofondato…Ma non ne avevo, non ne ho, piu’ voglia: ora passo il tempo ad allenare mio figlio, gioco solo nel lunch break tre volte a settimana con un palleggiatore e a sera e nei week end mi dedico a Nicholas…Non c’e’ piu’ tempo se non per una partita occasionale con un vecchio amico o un doppio misto, ma piu’ che il termpo non c’e’ piu’ la voglia, non ci sono piu’ le motivazioni… Ma capisco che all’Arzillo Vecchietto (e con la vecchiaia si diventa sempre meno empatici e piu’ egoisti) di mio figlio non gliene frega niente e allora? E allora secondo me a maggior ragione ci si deve frammentare per i tornei in piu’ circoli, e forse a maggior ragione ci si deve suddividere in Circoli per Vecchi Citrulli (come me, beninteso) e Circoli Associazioni Sportive.
    Oppure semplicemente e’ per questo che poi uno sceglie un Academy invece che il Circoletto del Gatto Sdozzo per far allenare suo figlio.

  73. fulvio scrive:

    stefano se ti dicono che è vero che un top 100 si allenava 2 volte la settimana a 14 anni e non giocava tornei di nessun genere,digli che NON TI RACCONTI DELLE PALLE!!
    i players dell’età del mio e quelli di 2 anni più vecchi o giovani,hanno tutti effettuato o stesso percorso,fatto di allenamenti giornalieri,fatto di tornei e fatto di solo tennis a 360°

  74. stefano grazia scrive:

    Grazie Fulvio,e seciondo me neanche Toni Nadal ce la racconta giusta giusta…

  75. wik scrive:

    @madmax
    fai piovere sul bagnato ! tutto il footwork và insegnato al pari dell’escuzione del colpo sin dall’inizio, come và insegnata la gestione della partita !
    Sembra che la struttura mentale dei ragazzini debba segnare queste tappe
    colpo-footwork-gestione tattica-gestione della concentrazione. Poi non si sà perchè gli Italiani vengono accusati tutti di avere il braccino al momento opportuno. Questo tipo di crescita è sbagliata. Per esperienza diretta mi sono accorto che addiruttura il footwork và inserito ancor prima dell’esecuzione del colpo.
    Ti riporto un mio scritto del 26 di ottobre in risposta a Stefano Grazia

    Rialacciandomi al tuo discorso ho un’esperienza interessante da raccontarti.
    Di ritorno un paio di anni fa da un workshop che come tema aveva l’analisi delle principali scuole di tennis, preso dall’entusiasmo mi unii all’insegnamento di ragazzini principianti, cosa di cui normalmente non mi occupo, ad uno dei miei allievi che cosí si paga da vivere unendo l’utile al dilettevole.
    In quella nidiata si tentó di introdurre seguendo le indicazioni emerse dal convegno, un discorso a ben piú ampio respiro rispetto ai tradizionali metodi di insegnamento.
    Invece di ragionare a: dritto, rovescio, volée, ecc. ecc. si partí da una filosofia ben diversa, ovvero “se ti arriva una palla cosí e colá cosa devi fare dal punto in cui sei per mandarla dall’altra parte della rete ?”
    In questo modo si introdussero inizialmente, ancor prima dell’esecuzione del colpo vero e proprio, concetti che normalmente non vengono insegnati se non a livelli ben superiori di capacitá.
    Concetti come lo step, l’uso della X spagnola, e della differente modalitá di colpire a seconda di che tipo di palla arriva, alta o bassa, lunga o corta, il dover scegliere un opzione ecc. ecc.
    Preso da questo punto di vista il tennis davvero cambia forma e connotati, anche se ti dico il vero, un ragazzino non é facile interessarlo con questo schema di lavoro, quello che infatti ti chiede é colpire la palla per mandarla al di lá della rete, e il lavoro piú difficile fu proprio l’inventare esercizi in forma di gioco per non perdere la loro attenzione.
    Ma usando questo sistema ci siamo accorti di come queste cose fondamentali alla loro evoluzione entrassero a far parte integrante e imprescindibile del loro tennis. Cosa non facile eh !!, perché una volta che si é acquisita una certa padronanza con la racchetta un atleta principiante agisce solo ed esclusivamente colpendo e non sente l’esigenza di approfondire gli aspetti di come arrivare a colpire una palla, aspetti che invece sono fondamentali nel proseguo di una eventuale attivitá agonistica anche a livello di banali tornei di circolo. E questo da un punto di vista didattico é errato.

    I risultati furono davvero buoni, eccetto per i miei livelli di stress che raggiunserro i massimi storici visto che tenere a freno un’agguerrita banda di ragazzini vivaci é una delle cose che mi riesce peggio.

  76. Nikolik scrive:

    Belle queste domande di Stefano Grazia. Penso che ognuno di noi dovrebbe rispondere.
    “Ma davvero credete che per entrare a far parte dei top 100 non si debba aver lavorato molto e bene fin dall’inizio?”
    No, mai creduto, hai ragione.
    “Davvero credete che di questi 100 Top Ten ve ne sia uno che fino a 14 anni giocava due volte a settimana nel Circolo sotto casa?”
    No, mai creduto, hai ragione.

    Posso farne qualcuna io?
    Ma, dopo aver sentito l’esperienza di quei due fratelli, davvero credi ancora che sia colpa della FIT se un ragazzo/a smette a 15-16 anni, come dicevate tempo fa? Sarà che non ne hanno più voglia loro, o no?
    E ancora: davvero credi che solo i figli dei ricchi possono diventare campioni, viste le spaventose motivazioni personali che un atleta deve avere per diventare top 100?

    Ah, sono d’accordo con Stefano Grazia anche quando dice “neanche Toni Nadal ce la racconta giusta giusta…”.
    Di sicuro. Di sicuro Toni Nadal non ce la racconta giusta giusta sulle ragioni del successo del nipote, di sicuro.

  77. madmax scrive:

    e fulvio ovviamente ha super ragione… domenica sera alle 20.30 io mia moglie e mia figlia uscivamo dalla palestra dopo aver fatto 10-14.30 17-20 (poi ho dovuto risitemare la palestra) e pensavo: “ma guarda come siamo conciati!!” ma non era meglio passare un giornata di relax al centro cmmerciale e andare al cinema?
    tra le altre cose mia figlia è da qualche giorno che ha il raffreddore ed una sera ha avuto anche 37 di febbre e quindi è un po’ giù.. ieri vedendola sempre un po’ giù decido di lasciarla a casa dall’accademia ed allora le dico che avviso la transportation… nonostante il tour de force della domenica mi dice:” non ci pensare nemmeno, io in accademia ci vado eccome!!” e quindi come d’incanto i miei dubbi della domenica sera sono scomparsi…

    per chi si domandasse come mai tutte ste ore…

    10-12.30 atletica 12.30-12.45 riposo con merenda 12.45-14.15 lavoro con racchetta e palla medica per appoggi e aperture

    16.45-17.30 riscaldamento +lavoro di equilibrio al servizio (dopo questo esercizio tutto è stato ripreso con la videocamera) 17.30-18.30 lavoro dal cesto per appoggi e aperture 18.30-19 stesso lavoro in palleggio 19-19.30 voleè+ esercizio dinamico di 6 palle (1° incrociata prima di dritto poi di rovescio 2° e 3° attacchi spostandosi sul dritto e venendo progressivamente avanti 4° e 5° voleè voleè 6° smash) 19.30-20 servizi

  78. wik scrive:

    @Stefano Grazia e Commentucci
    Se vi dicessi che da noi quando si svolge il torneo i campi sono vietati agli iscritti che ne dite ? E che viene firmato all’iscrizione questo obbligo ?
    Eh !! Perchè ? Perchè non esiste circolo senza confronto con gli altri circoli, senza competizione ludica o agonisitica. Questo perchè ? Perchè i circoli sono nati come associazioni di tennisti e tali restano, e lo sviluppo dello sport tennis resta uno dei principi motori. Ma questo è stato possibile grazie ad un associazionismo creando un apposito circuito parallelo, ma si badi bene “in piena collaborazione con la federazione”, assolutamente non antagonista alla federazione. E la federazione ha accettato e collaborato volentieri. La visione del circolo “chiuso” basato sul doppio dei pensionati l’abbiamo azzerata, un circolo chiuso è un fallimento dal punto di vista sportivo, è questa la scelta che abbiamo fatto.
    Mi domando se questo sarebbe possibile in Italia, se la federazione boicotterebbe al contrario di collaborare questo tipo di attività timorosa dello svliuppo che potrebbe avere in termini di potere, o tenderebbe a mantenere vecchi schemi in uso che comunque favoriscono il portafoglio del proprietario che gli garantisce voti ? Non lo sò, spero che l’attuale gestione federale sia più propositiva di quella che lasciai molti anni fa.

  79. stefano grazia scrive:

    Seciondo? Ovviamente ’secondo me’…Non sto nemmeno piu’ a contarli, gli errori di battitura…
    Due righe per max, il mio mad max: massi, infatti non e’ che non sono d’accordo in linea di massima, diciamo che preferisco i Tornei Normali ANCHE PERCHE” e soprattutto forse, in realta’ quella che non si possano fare mi sembra davvero una scusa, una bufala, una dimostrazione di No, I Can’t che potrebbe essere lo Slogan non solo della FIT ma di innumerevoli istituzioni italiane, inclusa la Scuola… Io rimango perplesso: ma come, in US, in Francia, suppongo nel paese di wik e in tanti altri SI, e da noi NO? Ma perche’? Perche’ no.
    Comunque Venerdi’ Nicky e Gabri’ volano in Florida (l’agognato Resident Permit Nigeriano e’ arrivato e non corrono piu’ il rischio di non rientrare e perdere tempo per la scuola) e dovrebbe riuscire a giocare un paio di torneini.
    Si allena durante la settimana (non sappiamo bene ancora con chi e in quale gruppo) e gioca nel week end.
    Poi pero’ ” stacchiamo’ per 2 settimane e vanno a sciare: io li raggiungero’ il 30 Dicembre. Faremo un po’ di polivalenza, dunque, usando muscoli diversi e ossigenandoci per bene. Lo portero’ fuori pista sotto i piloni e fra gli alberi per evitare la pazza folla (ci mancherebbe di essere centrati da qualche buzzurro che crede di saper sciare ingannato dalla facilita’ con cui ci si illude di imparare sui nuovi modelli-per cui vanno forte e perdono il controllo!) ma anche lo lasceremo dormire fino a tardi, andremo sulle piste alle 11, anche a mezzogiorno…Relax, dormite, 3-4 ore di sci e sane letture al calduccio, verso sera, di fianco a una cioccolata calda … Per chi vive 11 mesi all’anno all’Equatore o giu’ di li’, non e’ male come idea…Anzi,non vedo l’ora.

  80. Avec Double Cordage scrive:

    “Qui, come del resto in tanti altri settori di attività del nostro Paese, siamo ormai allo scontro generazionale. E purtroppo il potere ce l’hanno quasi sempre i più anziani.”

    Roberto beh hai colpito nuovamente in pieno centro, è esattamente quello che penso anche io, una delle poche speranze di via d’uscita dall’evidente degrado italiano è lo svecchiamento. Il problema è che in Italia non è ancora passata l’evidenza del degrado, mentre dall’estero lo si è capito già da decenni che l’Italia sta colando a picco, e nemmeno tanto lentamente ormai. Già dopo la fine della prima repubblica eravamo in emergenza, già allora era tempo di svecchiare, liberarci di campanilismo e furbizie, ed investire su educazione (minimizzando la durata negli anni ma che duri tutto il giorno e con più giorni liberi, utilizzando, internet streaming ed i massimi esperti, con classi piccole e due o tre insegnanti ad ogni lezione, concentrandosi su imparare ad imparare), ricerca tecnologica ed energia rinnovabile, specialmente le energie rinnovabili visto che siamo seduti su di un enorme pontile in mezzo al mediterraneo, con una linea costiera lunghissima che con le tecnologie nascoste nei cassetti grazie a moto ondoso, marea, osmosi, sole e vento basterebbe per rifornire di energia mezza Europa.

    Politicamente invece di investire sul rappacificamento del bacino mediterraneo e il progresso dei paesi nord africani, che ci metterebbe nuovamente al centro, in una posizione strategicamente ideale per il commercio come nell’antichità, continuiamo a destabilizzare questi paesi e cosi volutamente ad importare poveri cristi clandestini, mano d’opera ideale per la criminalità che maggiormente nel sud mantine florida la sua economia dei furbi e della corruzione, bloccando la crescita infrastrutturale, tenendo lontani investimenti stranierei, smaltendo abusivamente scorie di ogni tipo, per fortuna che non abbiamo il nucleare…

    Bisogna che questi vecchi se ne vadano, che vadano in pensione o a cuccare a Cuba, che lascino il loro posto ai giovani più aperti e meno furbi, invece di inalzare l’età pensionabile, in molte aree andrebbe abbassata.

    Ci sono troppe persone anziane, analfabeti informatici, che non parlano nessuna lingua straniera e campano ancora di anticomunismo e antifascismo quando ormai i regimi sono mediatici e multinazionali.

    Visto che gli asili nido francesi non si vogliono introdurre che si occupino dei rapporti sociali gli anziani (cosa rischiosa anche quella visto il rimbambimento incalzante), così stiamo bloccando tutto.

    …poi ovviamente ci sono anche le eccezioni, ma appunto sono eccezioni, e ad ogni modo non voglio certo fare l’Adolf della situazione.

    Questo conflitto generazionale è un altro buon motivo per separare i circoli dall’agonismo giovanile, che andrebbe gestito da delle associazioni sportive dedite esclusivamente al tennis giovanile da praticarsi nei campi pubblici sul cemento.

    @wik
    in che paese lavori tu? scusa se lo avevi già detto

  81. madmax scrive:

    wik un fatto è la gestione tattica altro è la gestione della partita… a questa età credo che si debba entrare in campo cercando sin da subito di dare il proprio massimo senza pensare al fatto di essere avanti o meno nel punteggio o se si è al primo 15 o al match point o se la partita va al 4 o al 6 e per il discorso mentale non è certo il tipo di punteggio del match che ti può far crescere o meno… addirittura il discorso tattico a questa età è un di più (a livello femminile non lo considerano nemmeno le top ten e qui io penso che sbaglino ma tanto per dire..).. ma tutto questo oltre a pensarlo io lo dice anche chi negli ultimi decenni ha scoperto/lavorato con molti dei/lle top ten che hanno appena smesso e ancora in circolazione… e questo post lo riallaccio al mio precedente dove raccontavo “una domenica bestiale in palestra” e da dove a mio parere si evince chiaramente che per fare dell’altro ancora bisognerebbe allenarsi 8/10 ore al giorno già a 8/10 anni il che mi sembrerebbe esagerato.. (anche se poi in alcuni paesi lo fanno eccome, paesi che poi saranno le nazione dei/lle nostri/e avversari/e dei prossimi anni)

    nikolik sono in generale d’accordo ma continuo a pensare che se quei due fratelli avessero vinto più spesso non avrebbero mai smesso

  82. wik scrive:

    @avec
    Brasile, Bahia

  83. fulvio scrive:

    x wik,credo che quello che tu stia dicendo sia vero,ma…..da anni vado a Salvador per affari e frequentando qualche tennis club voglio ricordare che l’accesso è quasi del tutto proibitivo a gente…comune.esistono club privati,molto esclusivi per esempio quello della petrobas PRAI DO FLAMENGO,o altri ancora più esclusivi a patamares,certo che se per circoli tu metti quello sulla Orla dove si gioca per 5 rais all’ora ,posso darti ragione,ma ripeto che in Brasile il tennis è un lusso che pochi possono permettersi,non equipariamolo di certo ai circoli italiani,dove in certi,si va solo per business e la quota è proibitiva,ma nella stargrande maggioranza dei circoli o club italiani l’acceso è libero a tutti soci e non!ho girato molti circoli in giro per il Brasile da sau paulo a porto allegre,da florianopolis a belo horrizonte sempre dietro al mio ragazzo,e senza retorica posso dirti che sono esclusivamente per gente ricca e ….non di colore!!!

  84. Avec Double Cordage scrive:

    grazie Wik, un mio amico americano che ha giocato con Mardy Fish da giovane, è stato in Brasile per un po’ di tempo, magari l’hai conosciuto, si chiama Blake Mosley

    adesso sta alle Hawaii ed allena il team di ragazze di un college …non male come combinazione poi lui è anche un surfista

    anzi stanno cercando delle ragazze per il team, magari qualcuno conosce qualche ragazza che sa giocare a tennis in modo discreto e che ha interesse a passare qualche tempo ad un college alle Hawaii

    qui ci sono delle info

    http://www.goswords.com/news/2007/7/16/071607aaa_237.aspx

    chi fosse interessato gli do volentieri l’indirizzo di Blake, magari via e-mail

    avecdoublecordage [AT] gmail.com

    wik che effetto ha avuto Kuerten li in Brasile, e il dopo Kuerten come sta andando?

  85. madmax scrive:

    beato te wik, allora se decido per una vacanza da quelle parti ti chiedo l’indirizzo….ovviamente non solo quello tuo!!!

  86. wik scrive:

    @max
    opinioni,
    ma io continuerò a voler vedere il massimo al settimo gioco, continuerò a far gestire la concentrazione anche ad un ragazzino all’interno di un set completo e alla ripresa del set, e questo non vuol dire sia in grado di farlo bene, ma che lo voglio vedere gestire una partita, non subirla.
    E continuerò a volerlo entrare in campo a stabilire chi ha la supremazia sulle diagonali, e lo voglio al momento giusto, al momento che secondo la logica dovrebbe arrivare il braccino usare invece la tattica più concreta e vincente che nell’andamento dell’incontro si è rivelata tale.
    Ovvero opziona, e questo opzionare lo convoglia all’uso della concentarzione secondo determinati obiettivi, e non a perderla perchè obbiettivi non ha. Quando lo introduciamo questo ? a 14-15 anni ? Io no, altri facciano quello che credono opportuno, ma se a 11-12 voglio la tecnica completa a 14-15 voglio il bagaglio completo.
    E da lì in poi concretiziamo tutto.
    Ok andiamo in campo a fare un rodeo, che tempi imposti ? che sesto-settimo-ottavo gioco imposti ? diamo tutto da subito, e un ragazzino è in grado di mantenere concentrazione totale dall’inizio alla fine ? poi quando dovrà farlo per davvero più avanti casca l’asino, và in crisi di gioco e dobbiamo tornare indietro per recuperare il tutto. No a me così non stà bene, meglio allora giocarla agli otto in un set solo.
    La filosofia che più mi piace è proprio quella di vedere il tennis nel suo insieme, nei suoi aspetti completi e inserirlo in piccole dosi, ma insegnare a settori e a scomparti più completi non è nelle mie intenzioni, a lungo termine soffre di carenze che poi pesano sul risultato finale. La crescita generale a piccoli passi offre più solidità, anche se è più difficile e faticosa.

  87. andrew scrive:

    non sono d’accordo sul discorso Giovani-Vecchi, sulla necessità di svecchiamento…

    anche in generale, ne farei più un discorso di MENTALITA’ e non di età, sesso, religione, razza, ecc.

    Purtroppo, l’ambiente Circolo ha ormai rovinato generazioni di persone e anche le ultime leve non fanno eccezione e non sono affatto estranee alle logiche imperanti.

    Per questo, non a caso, qua ci si trova a discutere in particolar modo tra persone che vengono chi dall’ippica, chi dal rugby, chi dall’atletica, chi dalla pallavolo oppure chi come me ha vissuto marginalmente il circolo da piccolo e quando dopo 30 anni ne è rientrato, cacchio, era ed è ancora tutto come prima, tale e quale.

    L’unico aiuto al tennis può venire dall’esterno, da altri sport, dove hanno operato sportivi, atleti.

    Una considerazione:

    1) Credo sia solo da un paio di anni che qualche ragazzo, timidamente, quasi con eroismo, si mette a riscaldarsi palleggiando a metà campo prima di un allenamento o di una partitello con l’amico. Perchè? Perché la mentalità è che per fare delle cose un po’ professionali devi almeno essere un “fenomeno”, una di quelle stelle del firmamento proiettate verso la classifica ATP. L’”ambiente” circolo è ancora lì che ti giudica e cerca di sblollire le tue velleità.

  88. Mauro scrive:

    Wik, che è la x spagnola?

  89. wik scrive:

    @fulvio
    vero, il tennis è elitario e molto e questo perchè non esiste classe media come la intendiamo noi, ma ricchi e poveri, ma non è precluso in base al colore, e di programmi di inserimento attraverso il tennis di bambini meno abbienti ce ne sono molti. Questo non vuol dire che chi si avvicina al tennis sia di mentalità un figlio di papà, un figlio di papà non ha voglia di sporcarsi le mani con il tennis, è figlio di gente ricca si.
    Questo non toglie che non esiste una preclusione di principio e soprattutto in base al colore,
    questo non toglie che a parte eccezioni e che sempre ci saranno il circolo non sia impostato come attività sportiva e non come circolo chiuso, soprattutto fuori dalle grandi città che sono la fucina dei giocatori agonisti.
    Guarda la realtà migliore sai qual’è ? Il campo di condominio, nelle grandi città e non solo gli agglomerati di case o appartamenti hanno spessissimo il campo, realtà che è anche Argentina ! E dici poco ? Significa che chiunque può avvicinarsi al tennis e giocare gratis o con somme irrisorie destinate allla manutenzione. E in questi campi c’è quasi sempre anche la disponibilità di un maestro, scarso tecnicamente e questo sarà il problema del futuro, ma c’è. Ma guarda, anche in questo, sai che stà facendo la CBT ? Paga tecnici espertissimi dall’estero che vengano a insegnare ai tecnici nostrani le migliori tecniche di insegnamento ! Ovvero, quasi tutti i potenziali atleti possono accedere al tennis !!!!! E ti voglio vedere cosa succederà quando per le mutanti condizioni economiche del Brasile esisterà una classe media in grado di permettersi di giocare, e non manca molto !!!!!!

    @avec
    Kuerten ha cambiato tutto, è lo stesso effetto che ha avuto Panatta da noi 30 anni fa, ora non si dovrà sprecare questa possibiltà come si è fatto da noi. Vedremo.

  90. Roberto Commentucci scrive:

    A me pare che il paragone tra i circoli brasiliani e quelli italiani che esce fuori dal confronto tra wik e fulvio sia ancora più “premiante” per la lungimiranza dei circoli “carioca”: voglio dire, se si riesce a far mettere in secondo piano le esigenze dei soci rispetto a quelle dei giovani agonisti in una realtà fortemente elitaria e post-coloniale quale quella del Circolo Brasiliano, a maggior ragione dovrebbe essere fattibile la stessa cosa da noi, dove il tennis è sicuramente meno “elitario” che in Brasile.
    Ripeto, da noi non è un problema sociale, sia i nonni che vogliono il campo per fare il doppio, sia i nipoti che vorrebbero il campo per fare il PIA, appartengono più o meno alla medesima classe sociale. Il problema è che anche qui, come in tanti altri campi di attività del paese, i nonni non vogliono mollare l’osso e se ne fregano di quel che ne sarà dei nipoti (degli altri, ovviamente, non dei loro).
    A loro, poi, della possibile costruzione degli agonisti di domani non importa nulla. Domenica scorsa, uno di quei signori, mi ha risposto, chiaro chiaro: “Ma quali giocatori de domani, in Italia nun se po’… Ma nun li vedi questi, ma andò devono annà? In Italia in campioni nun ce so, e manco ce saranno mai… E allora tanto vale che se famo er doppio noiantri, no?” Ecco, questo è il comune sentire prodotto da 30 anni di batoste, oltre che da una buona dose di egoismo, nel praticante di circolo.
    Da questo punto di vista, sarebbe interessante fare una statistica sull’età media dei dirigenti dei Circoli italiani nonché dei dirigenti della Federazione, sia accentrata che decentrata. Credo che si spiegherebbero molte cose.

  91. wik scrive:

    @Mauro
    L’uso delle diagonali e non delle linee perpendicolari per spostarsi in un campo.

  92. Avec Double Cordage scrive:

    beh wik, allora questi campi dei condomini in Argentina e Brasile che hai accennato sono praticamente dei campi pubblici, questo spiega molte cose

  93. stefano grazia scrive:

    ANDREW:Una considerazione:1) Credo sia solo da un paio di anni che qualche ragazzo, timidamente, quasi con eroismo, si mette a riscaldarsi palleggiando a metà campo prima di un allenamento o di una partitello con l’amico. Perchè? Perché la mentalità è che per fare delle cose un po’ professionali devi almeno essere un “fenomeno”, una di quelle stelle del firmamento proiettate verso la classifica ATP. L’”ambiente” circolo è ancora lì che ti giudica e cerca di sbollire le tue velleità.

    HAI RAGIONE…io la chiamo ‘Fora l’esen Sindrome’…Se lo fai a Bologna subito ci sara’ qualcuno fuori campo che dira’ col sorrisino: fora l’esen!
    Eppure da Bollettieri io l’ho imparato,questo elementare piccolo sistema di warm up, a fare nel 92 o nel 93…E per anni l’abbiamo usato ,io e mia moglie, come metro di misura: se vai a giocare con qualcuno per la prima volta e questo si piazza subito a meta’ campo, be’, e’ gia un segno di qualche affinita’ elettiva con qualcuno…Invece qui se ti azzardi a farlo con qualcuno al Circolo magari quello si vergogna, magari in un campo privato dove non lo vede nessuno, forse ancora ancora, ma al circolo no,eh…che qualcuno potrebbe prenderti in giro per dei mesi.
    Della serie: ueila’, fenomeno…ma chi ti credi d’essere?
    E anche della serie: mal comune mezzo gaudio/io non ce l’ho fatta e non ci ho neanche provato il che mi va benissimo finche’ non ci riesce nessuno di quelli che conosco e conoscevo fin da piccolo…
    Qualcuno dira’: eddai, solo per il palleggiare a mezzo campo… Ebbene si, anche da questo… E’ quando ti fanno vergognare o sentire in imbarazzo per fare le cose giuste … Non e’ solo questo ovviamente ma rientra in quello stato di cose.
    Quando il tuo entusiasmo viene mortificato da chi appartiene alla categoria di Ignoranti atavici per non far loro toccare con mano la mediocrita’ in cui preferiscono sguazzare (e lo dice uno che della mediocrita’ aurea ha fatto il suo stile di vita…poi,certo, e’ una questione di punti di vista)

  94. fulvio scrive:

    in Argentina il tennis è senzaltro un’altra cosa dal Brasile.li lo sport è una cultura in primo luogo,basta guardare una televisione argentina per entrare subito in sintonia suulla cultura sportiva che alleggia in quel paese.a buenos aires ci sono parchi grandissimi,dove si possono trovare campi da tennis popolari,ma anche professori o personal trainer che dopo le 5 pomeridiane radunano quantità di persone e svolgono con loro le attività sportive .penso sia davvero,l’argentina il paese per autonomasia più votato allo sport,dal calcio alla pallacanestro ,dal tennis al polo,e per finire all’atletica.ma per favore non mettiamo sullo stesso piano le federazioni ,cioè le nostre e le loro,li nonosstante tutte le critiche(parlo di fit)vinciamo noi italiani 1000 a zero.per non parlare del brasile,dove quasi la federazione è inesistente ,se parliamo a livello agonostico,e se si vuole andare avanti non rimane che benificiare di qualche sponsor se no non si esce neanche dallo stato in cui si gioca.

  95. wik scrive:

    @Grazia
    L’”ambiente” circolo è ancora lì che ti giudica e cerca di sbollire le tue velleità.
    Oh che bella questa ! Quando secoli orsono feci il mio primo Mestre e presi una sonora batosta 6-0 6-1 da un austriaco di dimensioni doppie le mie, quando tornai al circolo ero lo zimbello perchè avevo “osato”, e giustamente mi avevano bastonato. Avrei dovuto rimanere al calduccio e giocare il torneo della parrocchia del quartiere, avrei sicuramente vinto ! e sarei stato osannato !
    Ma con l’andar del tempo io crebbi tennisticamente e salii le classifiche, i miei amici rimasero lì a far conti di come rimanere nc e non passare C per poter vincere i tornei parrocchiali.
    Questa mentalità ha creato i non giocatori di oggi.

  96. pibla scrive:

    Non è che stasera sia cambiato il tema della puntata del talk-show di SuperTennis, è che però il tema dei giovani e del settore tecnico è stato accorpato con quello delle finali nazionali a Brà che sarà il primo evento trasmesso in diretta da SuperTennis ed il fatto che siano previsti in Studio il Presidente Binaghi e Santopadre, in rappresentanza di una delle squadre presenti a Brà, ed a quanto pare nessun responsabile del settore giovanile, mi fa pensare che la distribuzione dei tempi sarà più o meno, 3/4 del tempo a parlare di Serie A ed 1/4 a parlare del Settore Tecnico, tempo in cui si snoccioleranno le solite banalità assortite e già il fatto che il tema Settore Tecnico e giovani sia stato accorpato con la Serie A fa capire tutto……
    Prevedo un bello spottone per la Serie A e se qualcuno aveva delle aspettative dal programma di stasera sarà bene che le ridimensioni, sennò temo che rimarrà parecchio deluso, lieto di sbagliarmi…
    Un saluto a tutti.

  97. stefano grazia scrive:

    Sul Ritmo do Brazil:
    e’ un po’ la stessa situazione che si riscontra nei paesi africani dove siamo stati noi e dove il divario fra ricchi e poveri e’ ancora forse piu’ accentuato che in sud America e dove la Classe Media come la intendiamo noi non esiste ma sono spesso le Compagnie (di solito straniere) a farsi carico di molti benefit, dal Sistema Sanitario all’iscrizione al Circolo anche per i Locals. In questo contesto i Condomini hanno spesso il campo da tennis (o almeno avevano: adesso i proprietari della terra (i landlords) preferiscono buttare giu’ le grandi case con giardino e costruire palazzi a piu’ piani e suppongo che vi sia anche meno attenzione a campi da tennis).
    Nei paesi africani poi di solito manca completamente la Federazione o meglio c’e’ ma e’ una pura entita’ astratta, a volte un ostacolo, un inghippo, una carica politica, e comunque non hanno il becco di un quattrino…
    In questo contesto a tennis ci giocano i ricchi (anche se ora preferiscono darsi al golf), i Circoli hanno l’obbligo del Tutto Bianco e gli Africani sono quelli che ci tengono di piu’: io sono stato bloccato per avere delle scarpe nike grigie o al golf per giocare con la maglietta non infilata nei pantaloni, per non avere la cintura, per indossare il cappellino all’incontrario… A Tennis a volte la situazione e’ ridicola: in un Circolo devi avere tutto bianco ma la maglietta puo’ essere anche una TShirt, senza il colletto…Nell’altro grande circolo invece puoi indossare i pantaloncini di un altro colore e i bambini possono vestirsi come gli pare MA TU ADULTO DEVI GIOCARE CON LE POLO, non puoi stare senza colletto…Capisco che debbano premunirsi dal ritrovarsi con una maramaglia anarchica in fatto di vestiario ma la regola forse potrebbe essere riservata ai Coaches e ai Ball Boys mentre ai Membri potrebbe essere richiesto solo un vestito da tennis, ma non e’ questo il punto piu’ curioso…La curiosita’ e’ che sono quasi di piu’ i bambini poveri ad approcciarsi al tennis perche’ vedono nella possibilita’ di diventare ballboys (raccattapalle) e poi forse coaches, una possibilita’ di guadagno…Per molti ragazzini riuscire ad entrare nel gruppo di raccattapalle e’ un gran colpo…alcuni poi sono fratelli ,parenti di altri coaches, magari imparano da loro, comunque giocano nelle ore in cui i campi sono vuoti (I Circoli qui non fanno pagare il campo, si paga solo la quota annuale) e bene o male alla fin fine di bambini che giocano benino fra gli 8 e i 14 anni ne ho visti di piu’ al Lagos Lawn Tennis di Lagos che in uno qualsiasi dei Circoli di Bologna. Ovviamente non mi riferisco ai corsi SAT, sto parlando di bambini che sanno gia’ giocare. Il problema e’ che poi NON hanno possibilita’: fino a 12-14 aa potrebbero vincere per dire qualunque torneo Nike o comunque competere per vincere, poi pero’ gli manca la possibilita’ di progredire: un po’ perche’ non gli hanno insegnato mai a vincere domani ma semmai a vincere subito, un po’ perrche’ non hanno i soldi per andare fuori o per arrivare all’eta’ del College ancora competitivi…E’ uno strano paradosso, anche difficile da spiegare e non so se ci sono riuscito.

  98. wik scrive:

    @fulvio
    il fatto che quasi non esista sono arrivato a valutarlo come un pregio rispetto al che esista e non funziona, perchè non impedisce. Se esiste ed è dimensioni a livello Spagna Francia ecc, deve funzionare altrimenti è peggio.
    Non stò valutando l’attuale FIT che non conosco, valuto il passato che purtroppo ho conosciuto molto bene, dove gli spazi erano impediti. Se c’è poco gli spazi sono difficilmente raggiungibili ma con l’impegno possibili, ma non bloccati.

  99. wik scrive:

    @Grazia
    uhm, un po’ diverso dall’Africa il Brasile, ho 20 anni di Africa sulle spalle, Mozambico Angola Zimbabwe ecc. ecc., non è assimilabile. Diciamo che il Brasile funziona per il 7% della popolazione, il bacino è quello su una opolazione di 180 milioni di abitanti. In Africa ci sono altri numeri ben più tristi.

  100. Avec Double Cordage scrive:

    ancora con questa seria A tra le dunlop!

    interessante questa storia del dress code africano, d’altronde non è certo una sorpresa

    @andrew
    beccati questi supereroi pensionati, tanto per rimanere in tema di vecchi rimbambiti

    http://www.youtube.com/watch?v=O5tmD_HH43Q

    e giovani rinco……

  101. andrew scrive:

    wik…resta in Brasile…

    qua semmai la situazione sta peggiorando…C’è il sito di regime, il consiglio unico, ora la televisione di regime…tutto sotto controllo, certificato da 30 anni di fallimento sportivo…

    Alla FIT interessano i Circoli e i Centri Estivi…Dopo tu puoi anche fare quello che ti pare, provare a diventare campione, anzi se lo fai per gli affari tuoi va anche meglio, che poi un campione riempie i circoli, l’importante che non gli tocchi “la roba”…

  102. Roberto Commentucci scrive:

    Tanto per riequilibrare un po’ i toni, dopo i catastrofistici post di andrew…

    Wik, a mio avviso questa gestione federale, pur non esente da criticità, è nettamente migliore della precedente. La Federazione è stata eticamente e finanziariamente risanata, gli Internazionali d’Italia rilanciati, e si è tornati ad investire. Si sta cercando di ammodernare il settore tecnico, migliorare la scuola maestri e la qualità dell’insegnamento di base, ma è un processo lungo.
    Il tasso di interventismo della Federazione è sicuramente aumentato, a volte le scelte tecniche e infrastrutturali sono criticabili, però è un fatto che da alcuni anni stiamo tornando a popolare i tabelloni dei tornei internazionali giovanili, che a inizio decennio erano quasi privi di azzurrini. Inoltre, anche la nostra presenza nei tornei pro sta aumentando considerevolmente.
    Ieri sera stavo iniziando a scrivere un pezzo di analisi sulla stagione 2008 dei giocatori italiani nei tornei challenger e future, e per farlo, con un mio amico abbiamo preso in considerazione i dati degli italiani nel periodo 2004-2008. Ebbene, al di là dei risultati agonistici (che comunque mostrano un trend positivo), quello che colpisce è il dato relativo al tasso di partecipazione, ovvero al n. di presenze nei main draw dei challenger e dei future: nei challenger, siamo passati da 380 presenze nel main draw nel 2004 a 640 presenze quest’anno; nei future, addirittura dalle 619 presenze in main draw del 2004 (+ 360 nei tornei satellite, che ora non ci sono più) siamo arrivati a 1953 nel 2008. Ciò vuol dire, atteso che il numero di tornei organizzati in Italia nel periodo è rimasto sostanzialmente stabile (e con esso lo stock di wild card da destinare a italiani) che nel quinquennio un numero molto maggiore di atleti italiani (circa il doppio) ha iniziato ad avere i requisiti e i mezzi economici/tecnici per entrare nei tabelloni dei tornei professionistici.

    Insomma, effettivamente la Federazione quando dice che la base di agonisti si è allargata molto dice la verità. Adesso vedremo se questa base più ampia sarà sufficiente per trovare delle “punte” di eccellenza.

  103. andrew scrive:

    roberto…sei un “riequilibrista”….:-)

  104. Elettra scrive:

    Il problema è che un bambino iscritto alla scuola tennis non può giocare nel circolo non essendo socio, per cui si dovrebbe vietare ai circoli che non garantiscono l’accesso ai campi agli allievi di fare la scuola, che la facciano ai soci ottantenni.
    Vale lo stesso per i tornei, se non garantiscono il regolare svolgimento delle partite perchè devono garantire le ore ai soci che non ne organizzino, tanto sappiamo tutti quali sono quei circoli.

  105. Viviana Rinaldi scrive:

    Cmq chi scrive di queste cose dovrebbe andare in giro a vedere le varie realtà che esistono tra le scuole tennis (non solo Fit) ….il tennis in questo Paese non è solo della Federazione (per fortuna)….il concetto più giusto cmq è quello di puntare ad allargare la base con i ragazzini…ma farli allenare tutti i giorni dal lun al ven è una pazzia! hanno troppi impegni…giocare il sabato e la domenica va benissimo (i miei già lo fanno) ma non troverete mai i genitori pronti ad accompagnarli sempre…ecc…

  106. trophy scrive:

    ciao a tutti.

    c’è una verità che và detta con chiarezza.
    non è il sistema circoli che non funziona in assoluto.
    bensì servirebbe un sistema circoli anche come quello attuale (che sviluppa un buon ambiente per la crescita dei giovani tennisti dai 5 ai 10 anni) ma che trovi un proseguimento organizzativo e tecnico - se vi sono elementi di buona o più che buona potenzialità - in strutture diverse dai circoli tradizionali stessi.
    mi spiego meglio.

    un circolo può anche investire risorse per la scuola di base (spazi, maestri di qualità etc) ma deve far sempre i conti con l’assemblea dei soci (sovrana in ogni vera associazione) che spesso privilegia altre esigenze contrastanti con la crescita agonistica dei ragazzi con spiccate capacità.
    la fit ed i cr cercano in ogni modo di stimolare i circoli ad investire sulla scuola tennis e sull’agonismo ma il potere di intervento all’interno dei club è limitato; anzi troppo si fà per invogliare i club a dare spazio, risorse ed energie al tennis giovanile.

    ma alla fine il mio convincimento è che servano strutture sussidiarie e complementari a tali realtà.

    allora se si vuole migliorare si dovrebbe investire in strutture territoriali scevre dalle problematiche tipiche dei soci di circolo.
    in altre parole ricorrere a progetti infrastrutturali di concerto con i comuni e con gli enti pubblici.

    la fit aveva intrapreso questa strada ma al momento vi è un rallentamento dovuto alla congiuntura economica odierna nota a tutti.
    oltre il progetto televisivo non si può al momento “rischiare” troppo con investimenti strutturali che comunque sono nelle intenzioni della fit centrale.

    nel frattempo dobbiamo agire sull’esistente aumentando la promozione con iniziative diverse dal passato; un comitato regionale dovrebbe in futuro presentare progetti adatti alla scuola pubblica ed a realtà sociali differenti rispetto alle solite (i figli dei soci) come ad esempio le famiglie con reddito basso, le case famiglia, i campi rom e le zone suburbane dove la motorietà di base e la voglia di emergere sono antropologicamente innate nei giovani.
    e dove un progetto tennistico gratuito (o meglio finanziato dalla fit e dal comune) possa offrire non solo una speranza sportiva ma anche sociale.

    d’altra parte non è un caso che la “fame” dell’est ha prodotto atleti di livello nel tennis degli ultimi anni.

    non sto qui ad anticipare i progetti che mi appresto a presentare con le elezioni del lazio dell’anno nuovo, non è uno spot pubblicitario, ma certo è che compito di un comitato regionale, res sic stantibus, deve essere quello dell’allargamento della base verso settori nuovi della società giovanile piuttosto che cercare di “fare buoni giocatori”.
    i giocatori li fanno i maestri coach che rischiano e investono, la fit centrale col settore tecnico, o imprenditori dello sport che però si contano sulle dita della mano.

    noi (CRLAZIO) abbiamo ottenuto un piccolo successo in tale direzione facendo RICONOSCERE DAL MINISTERO DELLA P.I. IL TENNIS COME DISCIPLINA UFFICIALE NELLA SCUOLA MEDIA PUBBLICA, ora starà a noi presentare progetti credibili per non sprecare l’occasione.

    mi scuso se sono riapparso all’improvviso nel sito ma ritenevo giusto un intervento da parte di chi giornalmente (senza retribuzione alcuna) con un gruppo di validi dirigenti deve operare sul territorio con la responsabilità di scelte che si integrino nella realtà esistente…magari anche per cercare di cambiare qualcosa !).

    vi leggo spesso con interesse.

    non sono omissis!

  107. Roberto Commentucci scrive:

    Ho notato che Quinzi, pur essendo iscritto al torneo under 14, non è in tabellone all’Eddie Herr, un importante torneo giovanile che si gioca da oggi in Florida, e che è un tradizionale prologo dell’Orange Bowl. Forse Fulvio conosce la ragione della rinuncia dell’azzurrino.

  108. Avec Double Cordage scrive:

    @trophy
    beh praticamente stai dicendo di costruire campi pubblici in cemento, d’accordo che con una crisi davanti alle porte magari i comuni avranno altro a cui pensare che facilitare la costruzione di campi pubblici (intanto potevano evitare di vendere infrastrutture etc. a hedge funds delle isole Cayman ed investire in banche tipo Lehman Brothers), ma visto che tu dici che questa cosa è nelle intenzioni della FIT perché non costruiscono almeno uno camp pubblico all’anno, tanto per fare un azione simbolica, e se non bastano i soldi per un campo intero allora che si costruisca un campetto piccolo per il minitennis con una parete per il palleggio.

    Secondo me basterebbe uno degli avvocati funzionari dilettanti, che in una azione solitaria potrebbe tranquillamente sganciare i soldi per una cosa del genere senza nemmeno accorgersene, crisi o non crisi, non sono certo loro a subirla …si faccia mettere una targhetta con il suo nome se lo fa felice

  109. stefano grazia scrive:

    ROBERTO:L’aveva notato anche mia moglie che oggi stava navigando alla ricerca di un paio di torneuzzi in zona da far giocare a Nicky… Invece il britannico Alex Sendegeya, classe 96, figlio di due medici, madre inglese padre ugandese,suo(di Nicky) compagno di bagordi allo ormai dissolto Strategy Zone e da quest’anno Full Timer all’Academy (e quindi gioca in casa visto che l’eddy Herr si gioca sui campi della Bollettieri) aveva passato 3 turni e doveva giocare gli Ottavi nella Categoria U12 (il tabellone e’ da 128).Quinzi invece pur essendo U12 avrebbe giocato l’U14.
    WIK: si, certamente non c’e’ paragone fra Brazil e Sud America e Africa (a parte forse il Sud Africa e certi paesi Nord africani come il Marocco. Facevo solo una assimilazione alla lontana, cosi’ per dare un tocco di colore e informare su realta’ diverse. Ma concordo con quel che dici. In Angola poi era perfino peggio: nonostante una civilizzazione apparentemente superiore o forse solo piu’ occidentalizzante, per quel che riguardava il tennis le strutture erano infinitamente inferiori a quelle che possiamo utilizzare in Nigeria. Forse perche’ se e’ vero che Dio creo l’uomo e il portoghese creo’ il mulatto, e’ anche vero che mentre francesi e inglesi avevano la cultura del Circolo, i portoghesi avevano piu’ la cultura del Bar , magari sulla spiaggia di fronte all’oceano…cafe’, fumo, caipirinhas e bailar. Ma jogar a tennis poco.Muito poco.Vanno di piu’ sport come il volley, specie il beach volley, e perfino la pallamano (soprattutto femminile), probabilmente d’importazione cubana e russa. Durante gli anni della guerra l’Angola e’ rimasta sotto l’influenza di questi due paesi. Ora invece e’ piu’ sotto l’influenza di Americani,Inglesi e Francesi o meglio dell’Oro Nero.

  110. Avec Double Cordage scrive:

    beh se non erro anche i cinesi si stanno dando molto da fare in Angola, se non sbaglio in cambio del petrolio costruiscono strade etc. …di fatto schiavizzando la popolazione locale

  111. Nikolik scrive:

    Mi permetto di intervenire solo per manifestare il mio più vivo, e sincero, apprezzamento, per quanto scritto da Trophy, che approvo in pieno.
    Significativo è stato il punto in cui ha scritto della grande funzione sociale del tennis e dello sport, approvo in pieno.
    Ed evidenzio una frase: “ma certo è che compito di un comitato regionale, res sic stantibus, deve essere quello dell’allargamento della base verso settori nuovi della società giovanile piuttosto che cercare di “fare buoni giocatori”. Fantastica frase, che si riallaccia a quello che ho sempre sostenuto, cioè a quali devono essere i veri fini di una federazione. Fantastico il riferimento “all’allargamento della base verso settori nuovi della società giovanile”, ho sempre detto che il tennis deve entrare nella società sportiva italiana. E, ancor più, il riferimento al fatto che non ci deve essere l’ossessione della ricerca del campione, che non è compito della federazione.
    Enorme, per me, poi, il riferimento al tennis come sport scolastico, per cui veramente sta prendendo piede il progetto, tutt’altro che irreale, di conquistare la scuola, progetto che, da sempre, sognamo e di cui ho parlato a lungo.
    Insomma, per me l’intervento di Trophy è uno dei migliori di sempre, perchè mi incoraggia sapere che i nostri dirigenti hanno le idee chiare su quello che si deve fare.
    Viva tutte le Federazioni!

  112. Roberto Commentucci scrive:

    Ho visto tutto il talk show su Supertennis, grande successo per noi, Ubitennis e genitori e figli sono stati citati 2 volte, una da Lombardo e una da Caputi, che ha letto parte della mia mail.

    Ho fatto un piccolo sunto del dibattito, che vi sottopongo in anteprima:

    Stasera al Talk Show “Tennis Club”, presentato da massimo Caputi e Carolina Boniek hanno partecipato il presidente della Fit Angelo Binaghi, il direttore della Scuola nazionale maestri Roberto Lombardi, il presidente del Tc Viterbo (bi-campione d’Italia femminile in carica) Giorgio Barili, Vincenzo Santopadre del Circolo Canottieri Aniene (una delle quattro squadre in lizza per lo scudetto maschile) ed i giornalisti Marco Lombardo e Silvano Tauceri de “Il Giornale”.

    L’argomento principale in discussione, dopo una breve promozione della fase finale del campionato a squadre di A1, che avrà luogo a partire da venerdì prossimo, è stato l’organizzazione del settore tecnico e la crescita dei giovani agonisti.

    Il presidente Binaghi, in sintesi, ha dichiarato che:

    -La Serie A nella politica federale è soprattutto un veicolo per stimolare i club ad investire risorse sul settore agonistico e sulla formazione dei giovani. Se necessario, le regole della competizione potranno essere riviste per cogliere questo obiettivo con sempre maggiore efficacia;
    - Ad una precisa domanda di Lombardo, Binaghi ha detto che non ha preclusioni di massima alla cooptazione di ex giocatori nei quadri federali, (come dimostrano i casi di Furlan e Barazzutti) purché esistano determinate qualità morali. “E purtroppo,” ha sottolineato Binaghi, “io questa qualità in alcuni dei nostri ex atleti non le vedo proprio”. Non ha tutti i torti, diciamolo.
    - La FIT ha un ottimo rapporto con quasi tutti i coach privati “li ho inventati io, nel 2000″, ha dichiarato Binaghi.La Federazione ha abbandonato la strada centralista e autoritaria che aveva improntato la gestione del settore tecnico fino ad una decina di anni fa. I coach privati e il centro di Tirrenia devono far parte di un sistema sinergico: i team privati e le loro accademie avranno un ruolo sempre più importante ora che da Tirrenia iniziano ad uscire i primi giocatori prodotti da Tirrenia , che ha iniziato l’attività 4 anni fa. Starà a loro inserire questi giovani nel tennis professionistico. - La FIT deve arrivare a sinergie più strette con le accademie private e con le strutture che producono agonisti, certificandone e verificandone la qualità. In questo modo, ai genitori resterà la scelta su dove avviare il proprio figlio, ma sarà una scelta più informata: fra le migliaia di affiliati che abbiamo, dobbiamo scremare quelle realtà che assicurano la necessaria qualità. - Non possiamo certo fare come in Francia, dove grazie ai proventi del Roland Garros (100 mln. di euro, mentre l’intero bilancio della FIT ammonta a 13 mln. di euro) si hanno centri federali sparsi sul territorio.
    - Il gap con gli altri paesi dipende soprattutto dalla scarsa cultura sportiva della scuola italiana, che ci consegna molti bambini con deficit motori e coordinativi perché fra i 3 e gli 11 anni non hanno fatto nulla di propedeutico. La promozione nelle scuole dovrà essere intensificata e svolta su base decentrata dai centri tecnici più meritevoli.

    Lombardi ha rivendicato il merito di aver cambiato i programmi di addestramento di base, rendendoli più vari e divertenti per i bambini (mini tennis) in modo da abbassare il tasso di abbandono, in passato molto elevsto, visto che prima di toccare la palla, con i vecchi sistemi facevano fare ai bimbi 2 mesi di movimenti a vuoto (e i bimbi più svegli se ne andavano a giocare a calcio!). Ha confermato che i nostri bambini, sulla base di una ricerca svolta tra i 120 under 10 migliori d’Italia radunati a Sestola nel 2004, hanno mediamente capacità motorie e coordinative molto più scarse rispetto ai loro coetanei francesi e svizzeri.

    Caputi e Lombardo hanno cercato di provocare Binaghi sulla mancanza di risultati. Lombardo ha citato il sito Ubitennis e il blog “Genitori e Figli”, definendolo una iniziativa di grande successo dove si svolge un dibattito che in Italia è diventato un punto di riferimento. Caputi ha letto parte della mail spedita alla redazione dal sottoscritto a nome del blog, citandone la fonte e la provenienza, e definendola estremamente interessante. E’ stato letto il suggerimento relativo al coinvolgimento dei pediatri nella promozione, convolgimento necessario per sfatare il falso mito, ancora moltodiffuso, che il tennis sia dannoso per la salute dei bimbi.

    Sono stati poi proiettati alcuni servizi che hanno messo in evidenza i miglioramenti nei risultati agonistici dei nostri tennisti negli ultimi anni, in particolare nel settore femminile. Un po’ di propaganda, forse eccessiva nei toni, anche se fondata su analisi numeriche (tra il 2000 e il 2007 il numero di top 100, fra uomini e donne, è passato da 8 a 18 e si è abbassata la loro età media).

    In conclusione, la parte più incoraggiante del dibattito è stata quella relativa all’intendimento federale di coinvolgere sempre più i nostri Team privati nei programmi di crescita dei nostri giovani e alla certificazione della qualità delle strutture. La visione del presidente su questi punti è parsa davvero lucida.

    Speriamo ora che alle dichiarazioni seguano i fatti.

  113. andrew scrive:

    Nikolik, il Nobel per la “Caricatura della bontà d’animo” non è ancora stato istituito, quindi non impegnarti così a fondo che rischi di bruciare la tua candidatura…

    Roberto, scrivi cosa pensi del “dibattito” su SuperGulpTennis, se qualcosa se ne può pensare…

    Altrimenti, parto in tromba io…

  114. andrew scrive:

    Il buon Roberto non si sbilancia…

    Io, francamente, ho visto una trasmissione leggermente (leggermente?) pilotata con perla finale di Baccini che aveva preparato un servizio di magnificazione dei risultati del tennis italiano con lassi temporali studiati ad arte in base, indovinate, al “metodo Tommasi” e, reindovinate, tutto questo “senza Tommasi”.

    La trasmissione è stata divisa equamente in Serie A e Settore Tecnico (inteso generalmente come Tennis Italiano).

    Binaghi ha subito messo in chiaro che era il padrone di casa, che avrebbe gradito poco eventuali critiche e supportato da servizi trionfalistici sui successi internazionali degli azzurri e delle azzurre (alle Azzorre?), tutto si è svolto nel più “soft” degli ambienti.

    Lombardo, sommerso dalla logorrea presidenziale, non è stato molto incisivo nel proporre temi scottanti…Un po’ va capito, so per esperienza che non è facile discutere in ambiente tennistico senza alzare i toni, anche perché sono talmente tanti e incrociati e incasinati da 30 anni i problemi che tirarne fuori uno garbatamente e con educazione non sortisce alcun effetto e passa come acqua fresca, NONCHE’ FACILMENTE NEUTRALIZZABILE. E infatti è passato tutto un po’ come acqua fresca. Inoltre, era praticamente solo perché l’altro giornalista pareva più di qua che di là (salute cagionevole).

    Santopadre, bravo ragazzo, ha chiesto di disputare le partite di Serie A anche con il ritorno, così le squadre non sono penalizzate con le superfici. (Vincenzo: chissenefrega!!). Purtroppo non ha molto l’aria dello statista e gli mancava di alzare il braccio per chiedere la parola al “maestro” Binaghi, ma comunque sembra gagliardamente disposto a imparare come si agisce in Federazione.

    Insomma, è stato un po’ un comizio binaghiano. ESATTAMENTE dal 2000, il tennis si è risollevato, è una marcia lunga, bisogna essere integerrimi, gli ex-tennisti che iniziano per P. non lo sono, IO ho inventato i team privati, la Serie A così sono gli ALTRI che la vogliono così, avete voluto l’ATP e quindi cosa volete dalla federazione, ecc. ecc. (belli e commoventi i paragoni con le altre nazioni solo per quanto faceva comodo alla FIT o non faceva comodo alle altre federazioni)

    Per il resto, come dice Roberto, dichiarazioni d’intento.

    Io resto convinto che i fatti vadano nella direzione da me sempre descritta, ossia tenuta del potere federale basato sui circoli (curiosamente a volte si è avuta quasi l’impressione che non siano i circoli a votarli, e anche Tropiano a volte glissa sul fatto), rafforzamento di Centri Estivi e Voci di propaganda, tutela dei maestri e delle realtà amiche come stati-cuscinetto, NELLA PERENNA ATTESA CHE QUALCHE CANE DI TENNISTA ESCA FUORI PER SUO CONTO E FINALMENTE POSSANO GLORIARSI IN SANTA PACE E SMERDARE DEFINITIVAMENTE I CRITICI.

  115. andrew scrive:

    Ma il fatto più incredibile, se ancora non si vuole credere, è che mentre mezza Italia (Io e ADC) si sgola per avere più apertura, più campi pubblici, più tennis, più possibilità di accesso, più tennis come sport (e di questo non si è minimamente accennato in trasmissione, solo un accenno ai pediatri), Binaghi ha chiaramente riaffermato che tutto rientrerà nei Circoli (anche se Tropiano apre in controtendenza ai campi ROM e forse anche ai Sinti e ai testimoni di Geova), sì dicevo, mentre siamo semplicemente qui a chiedere un ambiente meno “malsano”, la federazione, per bocca di Binaghi (prossimo presidente ITF?) trova il tempo di polemizzare con l’ATP, rea di aver relegato le federazioni in secondo piano (tradotto: gli ha tolto molta della “roba”).

    Questi sono ancora con il dente avvelenato ai tempi precedenti l’era Open!!!

    A questo punto, se vogliamo avere i campi pubblici e tornei fine-settimana e un ambiente sportivo-professionale, DOBBIAMO RIVOLGERCI ALL’ATP!!!

  116. stefano grazia scrive:

    Io la puntata di SuperTennis non l’ho vista ma eviddentemente ce ne devono essere state due e Andrew e Roberto non hanno visto la stessa…

    E POI della serie Piu’ Off Topic di cosi’ si muore:
    ADC: schiavizzando la popolazione locale? (i cinesi in angola)
    No way…Actually ci sono molto cinesi, per lo piu’ detenuti: sono loro gli schiavi…Vivono nelle favelas, si mischiano molto: fra 20 anni la popolazione angolana, gia’ una fra le piu’ belle al mondo perr via del melting pot, sara’ ancora piu’ bella assumendo anche tratti orientali …
    No, gli Angolani non si fanno schiavizzare, anzi…Si fanno pagare l’affitto (dagli expatriati del petrolio) piuttosto caro: case a 20-30.000$ AL MESE…
    Diciamo che si schiavizzano fra di loro e come molti altri paesi sono divisi da beghe interne e da una netta differenza fra i ricchissimi e i poveri, ma forse un cenno di classe media in stile occidentale e’ piu’ rintracciabile…

  117. Elettra scrive:

    Io ho seguito la trasmissione e mi sembrava la vecchia tribuna politica.
    Si è parlato di tutto e di niente, evitando accuratamente di sfiorare qualsiasi argomento spinoso.
    Ho aspettato inutilmente che iniziasse una qualche discussione costruttiva, ma in realtà ognuno divagava sui temi che gli erano più congeniali.
    L’unica apertura interessante di Binaghi mi è sembrata quella del riconoscimento delle accademie private e del progetto di certificare le più serie.
    Ciò su cui non concordo è che il sistema dei PIA possa essre il vivio da cui attingere gli atleti che un domani si recheranno in accademia, poichè vuol dire non comprendere assolutamente come funzionino nella realtà.
    Per quanto attiene il riconoscimento del dibattito aperto su questo blog, mi spiace per Commentucci ma non credo che si possa essere felici per essere stati citati a proposito della necessità di informare i pediatri dei vantaggi inerenti a questo sport.
    Certamente nella sua mail ed in quella di altri frequentatori del blog, c’erano spunti molto più interessanti e complessi.
    Di fatto la trasmissione doveva chiarire cosa è necessario fare per formare giovani agonisti e di ciò non si è parlato.

  118. stefano grazia scrive:

    Ricevo da mia sorella questa email:
    “Sto guardando una trasmissione di tennis su supertennis nuovo canale di sky dedicato solo al tennis. E’ un dibattito su come si formano i campioni, c’e lombardi, il presidente della fit ed altri….e’ arrivata una mail di commentucci ….e …orrore…..sacrilegio e’ stato dfinito il gestore del blog genitori e figli ..aHHHHHHHH !!!!
    Se ridanno la mail scrivo subito!!!!!”

    ROBERTO, TRADITORE! USURPATORE! MARAMALDO! BRACCOBALDO!ANZI NO:BRACCUBALDO!

    Ovviamente …SCHERZO!!!! Anche mia sorella.

    Faccio invece un commento ai commenti (aspettando quel fiume in piena che probabilmente sara’ Mad Max): in realta’, diciamocelo bene e diciamocela tutta, a molti di noi quello che fa e fara’ la FIT interessa fino a un certo punto perche’ e’ troppo tardi, perche’ abbiamo gia’ preso le nostre decisioni, perche’ siamo emigranti o perche’ emigreremo, perche’ tempus fugit, perche’ non si puo’ aspettare madama la marchesa, perche’ intanto devi prendere il toro per le corna e non lasciarti sfuggire le occasioni … E perche’ in fondo tutto quello che ha detto Binaghi e’ bello, bellissimo, ma in pratica cosa succede, cosa cambia, quando cambiera’? Se quest’estate quando tornero’ in Italia trovero’ campi pubblici o campi gratis nei Circoli dove allenarmi, tornei nel week ends (APPPROPOSITO: ma neranche un accenno in TV? Eppure secondo me rimane l’unico cambiamento che davvero si puo’ imporre e sarebbe il piu’ rivoluzionario ed il piu’ utile) e molti piu’ coaches disponibili, allora bene, altrimenti ne trarranno profitto i figli di mio figlio se mai ne avra’ (sto finalmente leggendo La Strada di Cormac McCarthy, il libro suggerito anche da Trophy, e il mio ottimismo anche in virtu’ delle notizie da Mumbay,Jos e Thailandia sta scemando… Vi immaginate essere un Federer o un Nadal e…scoppia la Terza Guerra Mondiale!Al danno anche la beffa…Be’, a Coppi successe la stessa cosa…a 20 anni vince il Giro d’Italia e poi scoppia la guerra…)MA STO DIVAGANDO…

  119. Roberto Commentucci scrive:

    Stefano ovviamente mi dispiace per l’equivoco mediatico, io ho solo scritto a Caputi che mandavo la mail a nome della Redazione del blog… D’altronde come ben sai i tempi televisivi sono concitati e spesso i conduttori non vanno troppo per il sottile. Sorry, davvero.

    Volevo linkarvi una bella intervista di Paolo Rossi (Repubblica) a Francesca Schiavone, che si è da poco trasferita a Barcellona, alla corte di Gabriel Urpi, coach di Flavia Pennetta. E qui ci spiega le differenze “ambientali” tra Spagna e Italia in termini di cultura sportiva e di qualità dell’addestramento di base:

    http://www.federtennis.it/upload/public/TAPDF/2008120311267511.pdf

    L’articolo è riportato sul sito FIT.

  120. stefano grazia scrive:

    Sulla SCUOLA:Se davvero la FIT trovera’ il modo di far entrare il tennis nelle scuole benissimo ma onestamente lo ritengo impossibile al di la’ di iniziative personali ed occasionali perche’ non e’ il tennis: e’ tutto lo sport a mancare dalle scuole e se vogliamo, in una scuola PRIMA del tennis ci devono entrare nuoto, atletica e uno sport di squadra: calcio, rugby, basket, pallavolo…POI CI PUO’ ENTRARE ANCHE IL TENNIS (e il golf, in quanto sport socializzanti da praticare per tutta la vita: questa dovrebbe essere la scusa, la chiave). Pero’ a me sembrano tutte gran chiacchere e io ho, noi abbiamo invece delle scadenze ben precise …

    Vorrei anche dirvi: non illudiamoci sull’erba del vicino sempre piu’ verde: 10′ fa mi ha telefonato mia moglie reduce da una sconfortante conversazione con la Preside della Scuola che si e’ rivelata contraria e anche un po’ acida al riguardo di Nicholas che perdeva una settimana di scuola per andare negli States ad allenarsi :avessimo detto che andava a trovare i nonni in Italia o che era malato non se ne accorgeva nessuno…In una scuola all’estero e’ normale che all’inizio dell’anno e intorno a Natale e Pasqua gli studenti espatriati approffittino per fare dei ponti…E’ prassi. Quindi non crediate che in una scuola americana la vita per lo sportivo sia una pacchia. Anche qui ci sono scuole e scuole.

  121. andrew scrive:

    Roberto!! Dì qualcosa di sinistra!!

  122. stefano grazia scrive:

    MA FIGURATI, ROBERTO! ERA UNA BATTUTA (anzi, diciamola pure tutta: mia sorella mi prendeva per i fondelli…) E poi il vero Gestore sei tu, che hai la chiave del moderatore, io sono (con Mad Max) semmai il motore …

    PIUTTOSTO:

    Va benissimo discutere su UTOPIA e sulle generazioni future ma sara’ la lettura del libro, sara’ che oggi il cielo e’ plumbeo, sara’ che ieri mi son visto in DVD l’episodio pilota di Twin Peaks che non avevo mai avuto modo di vedere (e non e’ che mi abbia entusiasmato come del resto mai mi ha entusiasmato David Lynch che ai miei occhi rimane colui che ha rovinato per sempre banalizzandolo e ridicolizzandolo quel capolavoro della fantascienza che e’ il primo volume di DUNE), sara’ insomma che oggi sono afflitto dal pessimismo cosmico o piu’ semplicemente dalla disillusione, vorrei che fosse ben chiara anche questa cosa: che io non ho nulla contro la Federazione e come Nikolic non la ritengo responsabile di non aver creato un altro Panatta (del resto anche in Francia non hanno ancora avuto il nuovo Noah. Ma hanno 4 giocatori nei Top 20,lo so lo so). Io e la Federazione,semplicemente, corriamo al momento su due binari diversi: se mai si incroceranno non lo so. Spero di si, se e’ vero che intendono collaborare coi Privati. Spero di si perche’ avro’ bisogno di soldi. Sara’ un DO UT DES. Cinico ma onesto. Che possiamo fare d’altro? Per noi ormai il tempo e’ passato. Per me, che vivo all’estero, non e’ mai cominciato.
    Dalla Federazione in fondo io mi aspetto solo che SE E QUANDO mio figlio se lo meritera’, venga un qualche aiuto economico. Se verra’ saro’ riconoscente, se non verra’ … vorra’ dire che o mio figlio non e’ bravo abbastanza o che mio figlio non giochera’ la Coppa Davis (eheheh…battuta!anzi: battutaccia). Scherzi a parte:
    Dalla Federazione mi aspetto che mi aiuti come puo’ se mio figlio si meritera’ d’essere aiutato. Punto.Se uno SPONSOR CRUDELE mi dicesse: ti do un milione di dollari ma tuo figlio NON puo’ giocare incontri per la nazionale del suo paese, in quanti direbbero: no,grazie… Il che mi ricorda il film Proposta Indecente quando il miliardario robert Redford offre un milione di dollari (di allora) a Demi Moore per passare la notte con lui. Mi ricordo che feci la provocatoria domanda a un gruppo di signore e una molto saggiamente rispose: ma come, ci danno anche dei soldi?
    Tornando al Tennis:
    1)mio figlio deve essere per prima cosa molto molto bravo
    2)se lo e’davvero, allora mi aspetto che prima o poi qualcuno si faccia avanti
    E’ un discorso egoistico ma e’ finito il tempo delle fiabe, delle mele e anche delle pere che ci facciamo noi Genitori.Ho capito che sarebbe bello che tuo figlio bravo lo facesse diventare la Federazione d’Utopia ma Utopia non esiste e non esiste nemmeno nell’80% dei Paesi che producono campioni…Diciamo che Tennis Utopia esiste solo in Francia e Spagna e forse qualcosina abbiamo in UK, Australia, US e Argentina (ma sono convinto che si lamentano anche li’). Il fatto e’ che quando di soldi ce ne sono pochi di Quinzi (o Miccini) ce n’e’ uno e tutti gli altri son nessuno.( E comunque mi chiedo: chi si prendera’ i meriti se Quinzi o Miccini arriveranno nei Top 20? I Genitori o la Fit?) E’ giusto cosi’ ma e’ crudele: fra i 10-20 altri che sgomitano per le briciole, qualcuno sara’ raccomandato, qualcuno avra’ i genitori piu’ intriganti, piu’ avveduti, piu’ politici, qualcun altro magari riuscira’ con gli scarti degli altri a sopravvivere e diventera’ un Santopadre o un Mose’ Navarra o un Cipolla, e caccia via … E’ la legge della jungla.
    Quindi prendiamone atto: it’s a jungle out there, e ognuno fa quello che puo’… Finche’ si parla di quel che si potrebbe fare e vengono delle idee anche carine, certo, tutto ok, ma metterle in pratica in tempo utile per i nostri figli? No Way.
    IL VERO VALORE AGGIUNTO DI QUESTO BLOG SONO LE INFORMAZIONI :CHE CONDIVIDIAMO E CHE CI CONSENTONO O ANCHE IMPONGONO IL CONFRONTO, LA COMPARAZIONE, LA COMUNICAZIONE. Period.

  123. fulvio scrive:

    Le informazioni che mi sono state su Quinzi del perchè non giocherà il torneo in Florida,sono perchè giocherà SanGenevienne in francia,per permettere a il suo coach Cerignoli e al super visor Piatti di proseguire e completare il lavoro tecnico e tattico che si sta svolgendo da 1 mese a Montecarlo

  124. Avec Double Cordage scrive:

    quindi in questa “discussione” di Supertennis (non c’è nulla su youtube vero?) non è stato accennato all’allargamento della base di ragazzi alle fasce di redditi più bassi, non sono stati accennati i campi pubblici e i corsi di minitennis nelle palestre al di fuori delle ore scolastiche, non sono stati accennati i campi gratis nelle ore buche, e non sono stati accennati i tornei il fine settimana …ciò è quelli ci sono già come hanno scritto omissis o trophy, e quindi va bene cosi?

    ho letto l’intervista a Francesca Schiavone, e le due cose che ha detto sono la cultura sportiva e gli spazi, immagino riferendosi a strutture sportive pubbliche e parchi e quindi anche campi pubblici

    per quanto concerne la cultura sportiva potrebbe essere che essendosi la cultura sportiva italiana formata durante il ventennio, quando i risultati sportivi per parecchi anni erano secondi solo a quelli statunitensi, praticamente alla pari con quelli tedeschi e di molto superiori a quelli francesi, ci portiamo dietro ancora le vecchie idee. Infatti gli sport che vanno meglio sono gli sport di squadra mentre gli sport individuali sono relegati a nicchie elitarie e visti in un ottica snob, eccezzione quelli sport individuali dove ci si allena in gruppo, come nuoto, atletica, scherma, sci etc.

    per lo stesso motivo probabilmente manca anche la cultura degli spazi pubblici, che sono sempre circondati da cancelli con custodi e orari ridicoli, per quale motivo una pista d’atletica comunale ad esempio può essere accessibile al pubblico solo per due ore, per due giorni alla settimana, deve forse riposarsi il resto del tempo…

    ragazzi mi sa che ha proprio ragione Andrew, bisogna rivolgersi all’ATP, d’altronde è normale, senza concorrenza non si muove niente, e la FIT ha bisogno di concorrenza e di una spinta dall’esterno per muoversi

    Stefano nelle ultime cose che hai scritto praticamente dai ragione a me, a voi Genitori con figli già avviati, tutta questa storia non interessa più di tanto, si, vi farebbe felici ma non vi mettereste certo ad impegnare energie e reputazione per una cosa della quale i vostri figli non profitterebbero e che andrebbe a vantaggio solo di quelli che nasceranno dopo il 2012, sempre che si riesca cambiare qualcosa nei prossimi 4 anni

    e quindi ci vuole un martellamento mediatico costante per i prossimi anni con una base di discussione che sia la più ampia possibile, due cose non fattibili all’interno di G&F

    Visto che Roberto non se la sente, e io rispetto il suo punto di vista, vorrei sapere se c’è il coraggio e la voglia da parte di Ubaldo di andare a ficcarsi in un casino simile.

    se Ubaldo vuole mettere a sua disposizione il blog per una rubrica del genere, bisognerà cercare qualcuno che la gestisca nel modo che Stefano sta facendo con G&F, visto che il candidato ideale Roberto dice no, vorrei chiedervi se vi viene in mente qualche nome, io ho pensato ad Enzo Cherici, Giorgio Spalluto e Marcos che anche se non frequentano spesso G&F mi sembrano interessati all’argomento di come creare le basi per avere regolarmente dei top 10 in Italia

    escludendo in partenza madmax per ragioni di quiete pubblica, Andrew che non potrà essere il moderatore per ovvio conflitto d’interesse con il suo vaffantennis, io nemmeno perché non abbastanza competente in materia e italiano, e troppo coinvolto in altre cose e troppo prolisso, e a partire dalla prossima settimana non mi vedrete più per qualche mese

    all’interno del blog mi rimangano solo Stefano che non credo abbia voglia e tempo di aggiungere un altra rubrica mensile, ma se lo facesse sarebbe un grandissimo e Nikolik che con l’ultima risposta a trophy mi sembra che stia dicendo proprio esattamente quello che noi si va dicendo da quasi due anni (2 A N N I !) su questo blog, campi pubblici per allargare il tennis ricreativo a fasce di reddito più basso e ingrandire la base il più possibile, perché più grande il numero più alte le probabilità di trovarci dei talenti

    …ovviamente con Nikolik c’è il rischio molto concreto che ogni mese l’articolo per la nciare la discussione si trasformi in una lode al signore, cosa che per un certo verso potrebbe anche incentivare la discussione e magari non sarebbe nemmeno male perché sarebbe possibile far vedere se ci sono stati dei passi positivi da parte della FIT che Nikolik sicuramente evidenzierebbe e che altrimenti rischierebbero di andare persi nella maggioranza dei commenti critici

    certo tra quelli competenti che scrivono spesso ci sono anche Gudpis e wik, ma non credo che loro abbiano il tempo di curarsi una rubrica

    concretamente mi rimangono quindi Ubaldo in persona, Enzo Cherici, Giorgio Spalluto e Marcos e magari Stefano se lo facesse solo all’inizio per far decollare la cosa, poi magari nella discussione salta fuori uno come madmax è apparso per G&F al quale Stefano potrebbe passare il testimone e concentrarsi nuovamente solo su G&F

    ad ogni modo prima bisogna vedere se ad Ubaldo non darebbe fastidio una rubrica del genere, quindi ci vorrebbe una sua risposta qui nel blog, ma mi pare di capire da quel che ha scritto Roberto che per il bene del blog di Ubaldo sia meglio non alzare troppo la cresta, sarebbe un peccato perché il potenziale per fare qualcosa che potrebbe portare anche la FIT ad attivarsi per seguire, imitare ed eguagliare azioni partite da privati ci sarebbe, specie se si riuscisse a fare qualcosa con il supporto dell’ATP, fossero anche solo delle piccole azioni simboliche come un campetto di minitennis con una parete palleggio in un parco pubblico, o dei corsi pomeridiani di minitennis in una palestra scolastica …con il giusto risalto mediatico queste cose avrebbero sicuramente un effetto anche sulla FIT, insomma bisogna darsi da fare dal basso, perché se aspettiamo che le cose cambino dall’alto passano “minimo” altri due anni

    per la terza volta quindi faccio la domanda:
    UBALDO COSA NE PENSI?

    lo so, sono un rompiscatole

  125. Avec Double Cordage scrive:

    Stefano Grazia scrive: …metterle in pratica in tempo utile per i nostri figli? No Way.
    IL VERO VALORE AGGIUNTO DI QUESTO BLOG SONO LE INFORMAZIONI :CHE CONDIVIDIAMO E CHE CI CONSENTONO O ANCHE IMPONGONO IL CONFRONTO, LA COMPARAZIONE, LA COMUNICAZIONE. Period.

    ++++++++++++

    Esattamente!
    ….è quello che vado dicendo da un anno a questa parte, il valore di G&F sta nell’aiuto, nell’informazione, nell’esmpio e nello strumento di comunicazione che può dare ad altri genitori con figli che già praticano il tennis e si vogliono avviare all’agonismo serio, ciò è top 100 ATP

    ma non è qui che si possono sviluppare idee per rendere possibile l’allargamento sostanziale della base, anzi in un certo senso se non fosse un azione che all’apparenza è totalmente utopica, con G&F ci sarebbe persino un conflitto d’interesse in questo

  126. pibla scrive:

    La penso esattamente come Stefano, Tennis Utopia e cioè la Federazione che straaiuta (pessimo neologismo) i giocatori esiste solo in Francia, in Inghilterra, negli USA ed in Australia (io, caro Stefano, Spagna ed Argentina non le metto nemmeno, perché lì non è la Federazione che funziona ma il sistema globale e la possibilità di fare sport, e non solo tennis, gratis per i bambini che funziona), che guarda caso sono le quattro Federazioni che godono dei proventi dei tornei dello Slam e quindi hanno come minimo 10 volte più fondi di ogni altra Federazione e poi, per dirla tutta, almeno due di questi paesi non è che attualmente se la passino benissimo in quanto a tennisti, mentre gli inglesi, se non trovavano Murray (scozzese) erano letteralmente allo sparo.
    Quindi dalla Federazione più di tanto non ci si può aspettare, se non, come dice MadMax che almeno non mettano i bastoni tra le ruote.
    Va riconosciuto che tra questa e la passata gestione c’è davvero un abisso, non che ci volesse molto, ma è così.

    SUL DIBATTITO DI IERI SERA:
    le cose interessanti a mio avviso sono:
    1-come già scritto da Roberto, l’idea che la Federazione cerca di preparare i migliori e poi ci devono pensare i coach privati e le Accademie che devono aumentare la sinergia con Tirrenia e, ma questo lo dico io, ricevere anche qualche aiuto nei primi tempi che prendono i ragazzi ed a questo proposito l’idea di una certificazione sulla qualità delle varie Accademie;
    2-l’idea che il problema non è il tennis che non entra nella scuola, o perlomeno non tanto questo, quanto il fatto che è proprio lo sport che non entra in modo adeguato nella nostra scuola, questo ovviamente non dipende dalla Federazione, ma sul punto pare che nelle prossime sett. partirà una collaborazione del Coni (Petrucci) con i vertici del Ministero (Gelmini) e qui, lascio alle vostre illuminate sensibilità ogni interpretazione o giudizio….
    3-il fatto che, ok la Serie A e la competizione nazionale a squadre, ma che dai Circoli che vi partecipano la Federazione si aspetta che venga sempre più incrementata l’attività agonistica giovanile e sulla base di ciò verranno valutati questi circoli;
    4-Lombardo ha fatto il possibile, il fatto che non vi fosse alcun responsabile del settore giovanile ma che ci fosse il responsabile del Settore Tecnico Generale (Lombardi), ha fatto sì che si parlasse più in generale e non in modo specifico dell’attività giovanile;
    5-in realtà la gran parte dei problemi da risolvere sono chiari e la Federazione, da un punto di vista agonistico, punta giustamente alla costruzione del movimento (maggior numero di giocatori possibile a livello di top 100), l’arrivo del Campione è difficile che sia il frutto del lavoro della Federazione, certo, se questa lavora bene aumantano le possibilità, ma sicurezze non ve ne sono.

    Considerate le premesse e di quel che si trattava, io pensavo peggio e poi, mio PERSONALISSIMO parere, Binaghi ha sicuramente alcuni difetti notevoli (uno dei più gravi a mio avviso è quello di aver assoldato uno come Baccini per le Comunicazioni e Relazioni Pubbliche), ma nel complesso non è malaccio e qui mi aspetto fischi ed insulti (SCHERZO).
    Un saluto a tutti.

  127. pibla scrive:

    Sì, rileggendomi, volevo dire la Federazione che straaiuta e crea i giocatri di vertice, ci mancava il “crea”.

  128. Avec Double Cordage scrive:

    OFF TOPIC
    ok Lynch con Dune ha toppato, però è stata colpa anche della produzione che non gli ha fatto fare quello che voleva… e poi Mullholland Drive è un capolavoro dai, lasciamo perdere la storia del film e cose del genere ma guardiamolo solo come FILM, ovviamente in lingua originale, altrimenti è inutile parlarne

    come un quadro che vien guardato solo come opera d’arte e non come ritratto fotografico …che so per fare un esempio tennistico, come un rovescio di Gasquet che è stupendo anche se è fuori

  129. atti scrive:

    Brava Elettra ! Si è parlato di tutto e di niente, anzi no, ottima la presentazione delle finali scudetto di A1, ed i vari filmati passati con sottofondo musicale trionfalistico durante la trsmissione, inducevano a concludere che il futuro è già adesso e che tutto è programmato e pianificato .
    Nessun accenno ai costi eccessivi per gli under (tasse dei tornei comprese), ne a come sostenere e accrescere la fascia degli agonisti non di primissimo piano.
    “Interessante” per il futuro del tennis Italiano anche il progetto di reclutamento nei ceti “meno abbienti”; o forse copiando il calcio qualche fenomeno nascosto potrebbe essere adottato dal talent scout di turno (leggasi avvoltoio)… per tutti gli altri un assaggino, tante belle promesse e poi.. ?
    Poi, per come la vedo io è difficile sostituire la formula del circolo con quella delle società sportive, troppi sono i costi di gestione, ci vorrebbero investimenti in strutture pubbliche, anche coperte (d’inverno un agonista non puo’ dipendere dal tempo), ritengo percorribile una formula mista ben distinta che sfrutti sinergie comuni con politiche gestionali separate chiare e programmate; nel caso della società sportiva bisogna coinvolgere i genitori renderli partecipi del progetto, perché attualmente è una giungla dove ognuno pensa per sé.
    E’ impensabile riuscire a creare una rete capillare di società sportive simile a quella dei circoli, semmai, in ogni provincia e/o regione dovrebbe esserci una struttura che permetta agli agonisti, ciclicamente di accrescere il bagaglio tecnico, oltre a supportare, programmare e accompagnare i piu’ meritevoli nei torni nazionali e internazionali a livello giovanile (invece spesso al massimo vengono organizzati raduni di MacroArea per l’ennesimo mini torneo per eleggere il migliore di quel week-end) .
    Per esempio, da noi, il supporto regionale con alcuni raduni week-end (4-5 all’anno), non lo vedo produrre valore aggiunto, considerati anche i costi; molto meglio e molto piu’ semplice organizzare raduni fissi (es. 1 volta settimana), magari itineranti nei vari circoli, con programma condiviso anche dai maestri dei ragazzi, ma già qua si potrebbe aprire un romanzo sintetizzabile nei famosi orticelli dove gli altri non possono mettere il naso…
    Buona l’idea della FIT di supportare ulteriormente i migliori coach privati, basta che cio’ non sottragga ulteriori risorse, già scarse, verso la fascia appena sotto dei “fenomeni annunciati”, che sarebbero,credo, gli unici beneficiari dei servizi “convenzionati”offerti dalle accademie e dai coach privati.

    Sono anche d’accordo con Fulvio.. col cavolo che Nadal non ha fatto niente di atletico fino ai 14… Zio Tony vai a raccontare a qulcun’ altro questa favola !

  130. Lucabigon scrive:

    @ Stefano Grazia: ma Nicholas quando giocherà qualche torneo di livello? Sarebbe stato interessante vederlo all’Eddie Herr se avesse avuto i requisiti per parteciparvi…

  131. stefano grazia scrive:

    Lucabigon:
    l’ho gia’ scritto piu’ volte:vivendo in Africa, durante l’anno non possiamo giocare tornei in Italia, e questo va da se’. Fino all’anno scorso poi avendo Nicky in pratica ben poca esperienza e ben poco peso, non ci ponevamo neanche il problema di giocare tornei importanti: prima volevamo vedere se poteva vincere o giocare per vincere in quelli meno importanti.
    Chiamala politica dei piccoli passi ma e’ quello che abbiamo fatto: l’anno scorso ha vinto a dicembre gli ultimi 2 tornei U10 e quest’anno ha giocato 5 Tornei U12 e 1 Torneo U14, vincendone due e facendo finali e semi.
    A questo punto mia moglie era anche tentata dal portarlo all’Eddie Herr ed eventualmente all’Orange Bowl mentre per me era troppo presto. Quelli dello Strategy Zone avevano anche loro indicato il Prossimo Anno, quando sara’ nel suo ultimo anno U12. MA IL PROBLEMA E” CHE PER GIOCARE QUEI TORNEI DEVI ANDARE IN FLORIDA A FINE NOVEMBRE e noi abbiamo gia’ problemi a perdere 3 gg adesso e 5 a gennaio e quindi il discorso e’: il prossimo anno vediamo cosa fara’ nell’Estate Italiana Nicholas e poi decideremo se fare un altro anno “in camuffa” (sotto il radar) nel Continente Nero o se fare il Grande Salto e andare alla Bollettieri per tutto l’anno o almeno il primo Quadrimestre (frequentando la Scuola Interna all’Academy, la Pendleton).
    Il problema e’ tutto qui: la Scuola, l’Educazione… Prima di fare il Grande Salto vogliamo sapere se ne vale la pena perche’ comunque ci va di mezzo l’educazione del bimbo che crede si di essere The Chosen One, un predestinato (non nel tennis, eh, nella vita…) ma che ancora ci mette tre ore ad organizzarsi e cambiare scuola ogni anno, amnno e mezzo magari non aiuta. E poi e’ anche un fatto di soldi: finche’ sto in Nigeria con la Famiglia la Scuola Americana me la paga la Compagnia, nel momento che sto in Africa con Contratto Single oltre a prendere anche meno soldi, mi tocca pagare la Scuola all’Estero a mio figlio senza contare che le spese si raddoppiano comunque nel tenere due case aperte. E’ QUINDI ANCHE UNA VOLGARE QUESTIONE ECONOMICA ma certamente non secondaria: se mio figlio fosse davvero gia’ un Quinzi o un Miccini potrei anche sentirmi confortato, se ancora non lo e’ in attesa che lo diventi (potrebbbe non diventarlo mai ma potrebbe anche avere tempi diversi di maturazione) ritengo che 11-12 anni non siano ancora date limite, penso che tutto sommato un altro anno col suo papa’ lo possa fare.
    Vantaggi (a parte quello economico):
    1)me lo godo ancora un po’, e scusate se e’ poco.
    2)continuiamo senza lo stress del risultato a costruire il gioco per vincere domani (come Richard williams insegna)
    CERTO, SE A LUGLIO E AD AGOSTO CI STUPISCE E SUSCITA L’INTERESSE DI QUALCUNO, ci ragioneremo sopra, per ora non abbiamo proprio tutta sta fretta: come dice il Maestro Albertini (quello di Gigi Neri), stiamo comunque ancora parlando del Nulla.
    Tra l’altro proprio stamattina, lo ricordavo prima, mia moglie ha avuto una sorta di shock quando parlando quasi casualmente con la Preside dell’American School si e’ accorta che questa era proprio quasi arrabbiata se non addirittura offesa per il fatto che noi davamo per scontato una piena comprensione e supporto e soprattutto piena disponibilita’ da parte della Scuola per aiutare chi eccelle nello Sport. Magari lei avra’ pensato che volevamo tenerlo a casa da scuola per mesi facendolo frequentare on line mentre noi chiedevamo solo la disponibilita’ ad aiutarlo a recuperare, ma fatto sta che mia moglie si sente come una che ha preso una porta sbattuta sul grugno mentre era convinta che la stessa porta le venisse spalancata con un sorriso…Capisci dunque che al momento anche i Progetti di partecipare il Prossimo Anno ai Tornei Importanti in Florida e’ un attimo nel Limbo…
    Ma per quest’anno va bene cosi’… E poi anche a Pasqua credo che approffitteremo delle feste non per giocare a tennis ma anzi per STACCARE: forse voi non ve ne rendete bene conto ma noi in questi 3-4 anni per il fatto che VIVENDO IN AFRICA E DOVENDOLO ALLENARE NOI, ad ogni vacanza invernale ed estiva ci sentivamo moralmente e tecnicamente costretti ad andare poi in un Academy a fare il Tagliando e il Controllo delle Gomme nel timore di aver combinato qualche guaio o comunque per completare il processo di crescita tecnico. Non avevamo molto tempo per fare solo tornei: anche l’estate scorsa alla fine abbiamo scelto ancora la Florida per poter abbinare TRAINING E TORNEI. Fossimo rimasti in Italia O SI ALLENAVA O GIOCAVA TORNEI…
    Insomma, le ragioni sono molteplici : logistiche, tecniche, economiche e fisiche … Nicholas se continuera’ a competere probabilmente raggiungera’ i migliori risultati un attimino piu’ tardi degli altri perche’ anche se tecnicamente, ci dicono, e’ fortissimo,paghera’ sempre all’inizio/da junior lo scotto fisico. Qui gioca spesso alla pari con ragazzini di 13-14 anni (e gli africani fisicamente sono mooolto piu’ atletici di un italiano medio) ma prima di buttarlo nelle arene coi leoni voglio dargli la possibilta’ di giocarsela se non alla pari, quasi…
    Se davvero e’ solo una questione di crescere in ritardo rispetto agli altri, vorra’ dire che ci prenderemo le nostre soddisfazioni un paio d’anni dopo.

  132. Gudpis scrive:

    Continuo a ripetere il concetto: è la settantesima volta che lo enuncio, ma il siparietto finale con conteggio dei risultati secondo il metodo Tommasi….ieri su super tennis, mi fa pensare che occorra ribadirlo ancora. Se il sordo non sente…. amen, vorrà dire che ci consoliamo tra noi blogger fanatici tennisti di ubitennis.
    Il tennis italiano, a livello professionistico, a livello di risultati, conta quanto il due di bastoni quando comanda denari!
    Facciamo ridere. Basta. Non è colpa dei ragazzi. Ognuno fa quello che può secondo le proprie forze e secondo l’ambiente in cui si è formato. Basta col dire che siamo forti. Basta; non offendete la nostra intelligenza. Di tennis ne capiamo, non siamo stupidi. Da Panatta in poi non c’è stato più un risultato degno di nota, di quelli che contano: Slam o ms. Date la colpa a chi è venuto prima, date la colpa al latte delle mamme italiane povero di dna tennistico, fate ogni scarica barile possibile immaginabile…. ma non dite che siamo forti! Altrimenti quelli degli altri sport ci piglieranno per i fondelli altri 20 anni, e non avremo campioni per altri trenta. Continuando così, chi sostiene tale tesi, dimostra di non capire tanto del nostro sport, di non comprenderne riti e priorità.
    Prendiamo coscienza della situazione per migliorarla.

  133. Lucabigon scrive:

    Molto esauriente la tua risposta Stefano. E’ ovvio che presto o tardi arriverà il momento della grande decisione. A mio parere, un pò come dici tu, l’estate prossima sarà la deadline e lì si potrebbe dover decidere il trasferimento all’Academy oppure no.

  134. under8 scrive:

    avevo intenzione di portare il mio piccolino al Lemon Bowl per il torneo under 8. qualcuno per caso ha fatto questa esperienza e mi può dire se ne vale la pena?…e se eventualmente mi può dare qualche dritta per la sistemazione logistica…

  135. massimiliano scrive:

    @stefano grazia
    I tornei u12 u14 fatti in florida a noi amici del blog dicono poco e non possiamo esserti d’aiuto con un nostro parere:quanti iscritti c’erano,che classifica avevano,erano tornei nazionali o locali..
    ANatale c’e’ il Lemon Bowl,ma tu ci hai detto che sarai in Florida,questa estate ci sono i tornei della Nike Tour che per nicholas potrebbero essere utili,ci giocano dei buoni U12 e u14 e sono organizzati molto bene.In Italia i migliori under12 sono 4.2,4.1 se nicholas vuole puo’affrontare gli u14 che hanno classifica 3.3,3.4.Credo che questo potrebbe essere un buon inizio perche’ sinceramente quando ti sento parlare di iscrivere Nicolas all’Eddie Herr resto un po’ perplesso,li’ ci vanno i migliori under nazionali che come sai bene fanno gia’ una vita quasi professionistica.Se riuscissi a fare tornei in Italia a Nicolas oltre ad avere tutto il nostro affettuoso tifo potremmo aiutarti con le nostre opinioni e conoscenze dato che molti di noi hanno i propri figli che fanno gli stessi tornei summenzionati.
    Ciao Stefano

  136. Avec Double Cordage scrive:

    Gudpis, hai perfettamente ragione prima di tutto un analisi e la presa di coscienza, inutile prendersi in giro, i risultati italiani non fanno proprio esattamente schifo, però se li mettiamo in rapporto alla popolazione e ai risultati potenziali che negli altri sport sono realtà, allora siamo mediocri e mal messi, è un insulto alla ragione negarlo.

    Noi pensiamo di conoscerne anche il motivo, la base troppo piccola ed elitaria in mancanza dei campi pubblici (non la base di agonisti ma la base che sta sotto a quella e che fornisce gli agonisti, la base di ragazzini e genitori che giocano per hobby, ed è li che la FIT dovrebbe attivarsi e sbaglia, non nella creazione del campione come giustamente Nikolik fa notare, quello non puoi forzarlo, puoi solo aumentare la base per farlo saltare fuori perché da qualche parte c’è anche da noi, magari non ogni anno, ma ogni 5-10 anni con 60 milioni di persone ne nasce più di uno, ne sono sicuro), ma prima che non si ammetta che i risultati attuali (e parlo solo dell’ATP, perché la WTA conta quanto la serie C2 nel calcio, se esiste ancora, li siamo messi meglio ma non basterebbe nemmeno una Sciarapovetta a distogliere un ragazzo dal calcio, anzi a maggior ragione considererebbero il tennis non uno sport ma un giochetto per femminucce) non vanno bene non si andrà alla ricerca del problema che sta alla radice, e non lo si risolverà nemmeno.

    è inutile che continuiamo a dircelo a noi stessi che lo sappiamo già, bisogna che queste cose le sappiano anche i ragazzini che sul blog litigano se sono migliori le mutande di Nadal o la bandana di Federer (e che non vanno certo a leggersi i mattoni di G&F), quando lo sapranno anche loro allora la FIT non potrà più rifugiarsi dietro ai successi della serie A tra circoli e quanti giocatori piazzati intorno alla posizione 70 ATP abbiamo

    …servono top ten!

    non per i circoli, quelli vanno avanti anche con pensionati e tristonazzi che intendono il tennis come gioco non dissimile dalle boccie, ma per il tennis come sport.

  137. Avec Double Cordage scrive:

    va beh che avevano già esagerato ma qui non si consce limite, paragonare Bolelli che aveva chiesto di non giocare uno spareggio per la serie C contro una mezza squadra a Moggi è proprio assurdo

    leggettiva questa cosa scritta da chisachi che è in prima pagina sul sito della FIT, è veramente una perla che merita di essere conservata anche qui su G&F

    http://www.federtennis.it/DettaglioNews.asp?IDNews=39923

    03/12/2008

    PER SOTTRARSI ALLA GIUSTIZIA
    Bolelli come Moggi: no al tesseramento
    Simone Bolelli, il giovane tennista emiliano che Il Consiglio Federale ha deciso di escludere per sempre dalle convocazioni in Coppa Davis in seguito al suo rifiuto a vestire la maglia azzurra contro la Lettonia, ha chiesto alla sua società di appartenenza, Il Geovillage di Olbia, di non essere tesserato alla FIT nel 2009.
    La mossa, che apparentemente ha soltanto un fine “propagandistico” anti-federale, sembra in realtà un tentativo di sottrarsi alla giustizia sportiva, sul modello di quanto già fatto, per esempio, da Luciano Moggi nell’ambito della vicenda denominata “Calciopoli”. La Procura Federale ha infatti da tempo aperto un procedimento disciplinare nei confronti di Bolelli, che è anche stato sottoposto a interrogatorio, e sta per deferirlo al Giudice Sportivo per violazione dell’articolo 18 del regolamento di Giustizia, che specificamente si riferisce ai casi di rifiuto della convocazione in Nazionale.
    La mossa di Bolelli è ricalcata su quella del suo coach Claudio Pistolesi, che ha già chiesto (e ottenuto) la cancellazione dall’elenco dei Tecnici Nazionali con l’identico obiettivo “moggiano” di non essere giudicato – in quanto “non tesserato” - dalla Corte Federale, presso la quale si svolgeranno due procedimenti a suo carico (di cui uno precedente alla vicenda-Bolelli). Pistolesi si è inoltre negato ben due volte all’interrogatorio da parte della Procura.
    Come già avvenuto nel caso-Moggi, il tentativo di sottrarsi alla giustizia sportiva mediante rinuncia al tesseramento è non soltanto inefficace ai sensi di una sentenza del TAR del Lazio ma è anche causa di perpetua impossibilità a tesserarsi. L’articolo 9 dello Statuto e dell’articolo 73 del Regolamento organico della FIT dicono infatti: «E’ inibito il tesseramento…alle persone che si siano sottratte volontariamente con dimissioni o mancato rinnovo del tesseramento ai procedimenti disciplinari instaurati a loro carico o alle sanzioni irrogate nei loro confronti».

  138. madmax scrive:

    ho aspettato a scrivere perchè prima volevo vedere la trasmissione ed ora l’ho rivista..

    beh a mio parere ci troviamo davanti ad un grosso problema nel senso che tutto dipenderà molto dalla fortuna, situazione che parlando di tennis è pura follia.

    era la prima volta che ascoltavo binaghi e due sono state le sensazione da me avute:

    la prima sensazione avuta è stata molto positiva e cioè quella di una persona che ha un progetto in testa e questo già di per se è ottimo, tra l’altro le sue idee che partono dalla riforma delle serie a ma che hanno come obbiettivo il far si che finalmente i circoli siano realmente incentivati alla crescita dei giovani mi sembrano ottime (in più ha anche detto di voler certificare le scuole migliori il che avrebbe poi la stessa valenza della mia vituperata guida michelin, ovviamente sarà necessario capire che criterio verrà usato per la certificazione), poi però la doccia fredda..

    infatti viene detto che i giornali dicono bugie e che i risultati dei tennisti italiani sono ottimi, che i rapporti con i coach lo sono altrettanto, per non parlare poi di come preclude ogni tipo di chiarimento con chiunque si sia scontrato con la fit…

    la conclusione che se ne trae è che o avremo la fortuna che lui indovini tutto (e purtroppo lui lo crede dimostrando di fatto il contrario come supportato anche dalla sua idea che i risultati dei nostri atleti siano ottimi) oppure nessuno potrà mai fargli cambiare idea perchè su alcune cose non transige considerandole affronti personali…

    un ultimo appunto.. signor presidente a parte il fatto che i risultati degli italiani non sono affatto ottimi ma vorrei ricordarle che i migliori sono da attribuire principalmente a flavia pennetta che da anni ormai si allena in spagna, dunque è a questa nazione che eventualmente i buoni risultati dovranno essere annoverati…. perciò non parli più solo d’istinto e faccia uno sforzo ulteriore che idee buone ne ha ma provi a pensare che questa non è la guerra dei roses ed un po’ collaborazione in più non farebbe male… consideri però nelle collaborazioni non si può sempre prendere ma a volte è necessario anche dare…ma non calci nei denti…

  139. andrew scrive:

    Che finezza, la nostra federazione, che insieme di uomini integerrimi e pieni di valori…

    Ecco come viene presentato il caso Bolelli sul sito FIT:

    PER SOTTRARSI ALLA GIUSTIZIA
    Bolelli come Moggi: no al tesseramento
    Simone Bolelli, il giovane tennista emiliano che Il Consiglio Federale ha deciso di escludere per sempre dalle convocazioni in Coppa Davis in seguito al suo rifiuto a vestire la maglia azzurra contro la Lettonia, ha chiesto alla sua società di appartenenza, Il Geovillage di Olbia, di non essere tesserato alla FIT nel 2009.
    La mossa, che apparentemente ha soltanto un fine “propagandistico” anti-federale, sembra in realtà un tentativo di sottrarsi alla giustizia sportiva, sul modello di quanto già fatto, per esempio, da Luciano Moggi nell’ambito della vicenda denominata “Calciopoli”. La Procura Federale ha infatti da tempo aperto un procedimento disciplinare nei confronti di Bolelli, che è anche stato sottoposto a interrogatorio, e sta per deferirlo al Giudice Sportivo per violazione dell’articolo 18 del regolamento di Giustizia, che specificamente si riferisce ai casi di rifiuto della convocazione in Nazionale.
    La mossa di Bolelli è ricalcata su quella del suo coach Claudio Pistolesi, che ha già chiesto (e ottenuto) la cancellazione dall’elenco dei Tecnici Nazionali con l’identico obiettivo “moggiano” di non essere giudicato – in quanto “non tesserato” - dalla Corte Federale, presso la quale si svolgeranno due procedimenti a suo carico (di cui uno precedente alla vicenda-Bolelli). Pistolesi si è inoltre negato ben due volte all’interrogatorio da parte della Procura.
    Come già avvenuto nel caso-Moggi, il tentativo di sottrarsi alla giustizia sportiva mediante rinuncia al tesseramento è non soltanto inefficace ai sensi di una sentenza del TAR del Lazio ma è anche causa di perpetua impossibilità a tesserarsi. L’articolo 9 dello Statuto e dell’articolo 73 del Regolamento organico della FIT dicono infatti: «E’ inibito il tesseramento…alle persone che si siano sottratte volontariamente con dimissioni o mancato rinnovo del tesseramento ai procedimenti disciplinari instaurati a loro carico o alle sanzioni irrogate nei loro confronti».

  140. Nikolik scrive:

    Stefano, diciamoci la verità, i tornei under 12 non contano assolutamente nulla, per cui non ti stare a logorare sul fatto che tuo figlio, vivendo con voi Genitori in Africa, non possa giocarli.
    Insomma, puoi benissimo aspettare un altro annetto, i tornei sono ovviamente molto importanti, ma, insomma, chi se ne frega dei tornei under 12, l’importante è che tuo figlio continui a lavorare bene. Un anno passa.
    Piuttosto, grazie alle recenti esperienze con quella Preside, vedi bene che, come ho sempre sostenuto, la frequenza di una scuola normale è assolutamente incompatibile con la vita di uno sportivo, c’è poco da fare. Sarà anche americana, ma è una scuola e, quindi, nulla da fare.
    L’unica alternativa sono quelle scuole fatte apposta per gli sportivi, ce ne sono in ogni parte del mondo: sono scuole finte, ovviamente, ma ti garantiscono un diploma facile a 19 anni, anche allenandoti 12 ore al giorno, per cui, insomma, un piccolo paracadute c’è.
    Del resto, non ci credo nemmeno se lo vedo che uno posssa diventare un tennista professionista frequentando regolarmente le lezioni. Non ci credo nemmeno se lo vedo.

    Ma, Stefano, realmente, perché non un’accademia italiana, tra un annetto? Magari, con qualche soggiorno da Bollettieri ogni tanto, come fai adesso. Perché no? Anche la Vavassori del’amico Max andrebbe bene, come anche altre.

  141. madmax scrive:

    ragazzi l’ho già detto e in questo caso la fit non ha tutti i torti… si certo si poteva signorilmente far finta di nulla, però l’arrabbiatura ci può stare benissimo e lui è andato a cercarsela sapendo con chi aveva a che fare..

    bolelli dalla fit ha preso ben più di 100.000 euro (e tutti sanno cosa vuole la federazione in cambio degli aiuti) perciò se si vuole essere liberi stando dalla parte della ragione prima si restituiscono i soldi e poi si rinuncia alla davis altrimenti è normale poi andare incontro a delle ritorsioni….

  142. Roberto Commentucci scrive:

    Io ho sempre pensato che l’errore iniziale sia stato del team Bolelli. A Montecatini ci doveva andare, poi dopo si negoziava. Però ora la FIT prima con le punizioni draconiane, poi con questi comunicati stampa davvero fuori luogo (Bolelli con Moggi c’entra come Madre Teresa con Jack lo Squartatore), sta passando armi e bagagli dalla parte del torto.
    Riporto qui quanto ho scritto sul blog della fit:

    Si dr. Baccini, capisco tutto, il ragazzo ha sbagliato, ma mi lasci dire che a mio avviso l’accostamento che avete fatto nel titolo di oggi, Bolelli come Moggi, è davvero fuori luogo e di cattivo gusto.
    Sono molto amareggiato, mi creda, e con me lo sono molti sinceri tifosi del tennis italiano. Questa vicenda doveva essere gestita in modo diverso. Se nei rapporti tra Stati Sovrani ogni violazione del Diritto Internazionale fosse trattata con lo stesso approccio diplomatico usato in questa triste vicenda, scoppierebbe una guerra nucleare al giorno e l’umanità si sarebbe già estinta da tempo. I principi sono una gran bella cosa, ma a volte per guidare le istituzioni con autorevolezza (visto che l’autorità nessuno la mette in dubbio) occorre anche farsi soccorrere dal buon senso.
    Saluti.

    Devo dire che il Batch, bontà sua, :) non mi ha censurato. Ma spero che si siano resi conto dell’autogol mediatico in cui sono incorsi.
    Troppo, troppo livore.

  143. Nikolik scrive:

    Roberto, via, dai, era logico che qualcosa rispondesero, quelli della Federazione, no? Che ti aspettavi?
    Bolelli si tirato fuori dalla FIT, non è più un tesserato FIT.
    Polemica chiusa, finita, ormai.
    Bolelli non è più nella FIT, è una scelta sua totalmente legittima.
    Di che stiamo discutendo?
    Ormai è inutile dare le colpe. Colpa mia, colpa sua…

  144. andrew scrive:

    Non fate sempre finta di non capire…

    qui è in gioco la dominanza della federazione sull’atleta, dei circoli sugli atleti, qua è in gioco la possibilità di rivoluzionare il tennis in italia, di mandare a quel paese un sistema che ha finora volutamente ostacolato lo sviluppo del tennis in italia…AVETE VOLUTO L’ATP, ADESSO ARRANGIATEVI…ha detto Binaghi

    Che almeno ci consenta di arrangiarci…

    Madmax, smettila con sta storia dei soldi, li avrà anche presi come li ha presi, che so, Allgauer, e mi sembra che Bolelli almeno sia diventato un atleta e una federazione DEVE ESSERE CONTENTA DI AVER CONTRIBUITO A CREARE UN ATLETA.

  145. angelica scrive:

    @nikolik
    “Del resto, non ci credo nemmeno se lo vedo che uno posssa diventare un tennista professionista frequentando regolarmente le lezioni. Non ci credo nemmeno se lo vedo.”

    Ti faccio 2 nomi di giocatrici russe, due top ten:
    Dementieva e Zvonareva.
    La prima, diplomata al Liceo Francese di Mosca (scuola particolarmente dura), chiese alla madre di essere iscritta alla scuola di sport (ovviamente piu’ facile). Rifiuto netto della madre perchè l’educazione è importante e si deve lavorare duramente per ottenere risultati.
    La Zvonareva, è arrivata quest’anno seconda al corso del Ministero degli Esteri Russo (una specie di corso per futuri diplomatici) e come ha detto lei ‘adesso c’è l’esame da superare, altrimenti essere secondi al corso non conta nulla’

    Ma forse tu ti riferi ai tennisti. E forse anche se lo hai letto non ci credi :P

  146. Nikolik scrive:

    Ma no, Angelica, le cose sono molto più semplici.
    Quando io andavo a scuola, in una scuola normale, al liceo, avevo le lezioni tutti i giorni, sabato incluso, dalle 8 alle 13. In più, mi davano i compiti da fare il pomeriggio.
    Era una scuola normale, ovvio, e le scuole normali sono organizzate ancora così, a quel che dicono i miei nipoti.
    Ecco, con questi orari scolastici e con i professori che, alla mattina, se non hai preparato l’interrogazione, o il compito in classe, o non hai fatto i compiti, ti danno 2, tennista professionista non ci diventi, c’è poco da fare.
    Impossibile stare in classe dalle 8 alle 13 e, poi, trovare il tempo di: tornare a casa da scuola, mangiare, fare i compiti, riposarsi un po’ e anche allenarsi professionalmente, impossibile.
    E i tornei? Come le giustifichi, ai professori e ai presidi, le assenze di settimane intere all’anno per disaputare i tornei? Pensa alle nostre Burnett, Trevisan, Giorgi, Confalonieri, ecc., sono tutte in età scolastica e pensa a quanti tornei hanno giocato quest’anno all’estero.
    Come pensi che sia conciliabile una scuola normale con gli allenamenti, le convocazioni in nazionale, i tornei…
    Parlo di scuola normale, con orari scolastici normali, ripeto, non quelle scuole finte per gli sportivi.
    Mi sembra, veramente, di dire cose assolutamente incontestabili, per una volta.
    Insomma, sì, mi dispiace, non ci credo proprio, non vedo proprio come si possa fare a crederci.

  147. stefano grazia scrive:

    Lucabigon & Massimiliano: sembra, pare(così avrebbero detto a mia moglie) che all’Eddy Herr Under 12 l’iscrizione sia free mentre invece a partire dall’U14 ci voglia il ranking o comunque l’essere portato dalla Federazione. Confesso che non mi sono mai preso la briga di controllare perchè generalmente mi occupo di una cosa solo quando la prendo davvero in considerazione. Per ora non l’ho ancora fatto. Come del resto mi aveva rimproverato anche a suo tempo Heraimo per la mia crassa ignoranza in fatto di calendario dei grandi eventi estivi U12. Comincerò a guardarci a gennaio, suppongo.

    MAX: giuro che anch’io leggendo i resoconti della trasmissione ho subito pensato alla tua guida michelin … Certo che ne diciamo di putt*****! (Giorgio Giorgio: SCHERZO!!! Su, dai, torna con noi: non trovi anche tu che siamo tutti molto più equilibrati?)

    Anche a me piacerebbe che mio figlio si diplomasse in una scuola vera, praticasse altri sports, imparasse a suonare benino uno strumento,prendesse parte alla prova di recitazione e che magari imparasse anche a suonare il tip tap… Senza voler sminuire le due Russe (di cui una è, in assenza della Henin, la mia giocatrice favorita anche solo perchè sembra essere l’unica mai vista spesso in compagnia di un libro…non sarà per questo però che non vincerà mai uno Slam?), mi ricordo però di diverse soubrette russe della Domenica In di turno che a 22 anni erano laureata in ‘Ingegneria Bionucleare O giù di lì’ e qualche dubbio mi era sempre rimasto … Comunque fossero anche Scuole di serie B, studiare e allenarsi e avere anche la pretesa di divertirsi è impossibile: il divertimento deve essere per forza di cose o lo studio o il tennis, non si scappa…di tempo non ne rimane. E’ dura, è durissima. Se vogliamo, esaurito il discorso su SuperTennis possiamo aprire un Dibattito anche su questo. Ma domani: adesso me ne vado a letto.

  148. chloe de lissier scrive:

    la questione dibattuta da nikolik e angelica (frequentazione scolastica e pratica tennistica) trova risposte abbastanza esaurienti in due capitoli del libro di david foster wallace “tennis, tv, trigonometria e tornado”. più precisamente nel primo, intitolato “tennis, trigonometria e tornado”, nel quale l’autore parla diffusamente della sua personale esperienza giovanile; e nell’ultimo, “l’abilità professionistica del tennista michael joyce come paradigma di cose tipo la scelta, la libertà, i limiti, la gioia, l’assurdità e la completezza dell’essere umano”: capitolo nel quale wallace riesce a tracciare un quadro completo del circuito tennistico professionistico, dei giocatori degli anni novanta, della realtà effettiva del gioco del tennis dal punto di vista della pratica professionistica e soprattutto (cosa più interessante per voi) della crescita di un ragazzino come tanti, senza un particolare talento, ma che è riuscito ad essere a lungo un giocatore fra i primi cento e che attualmente, se non ricordo male, è il coach di maria sharapova.

  149. Gudpis scrive:

    Ho tante cose da dire che…. nn sò da dove partire e oltretutto il lavoro mi aspetta.
    Allora: ribadisco. Alla luce degli ultimi toni usati dalla FIT mi sto domandando se il lavoro del direttore della comunicazione non sia da mettere in discussione. Lui è libero di pensare di Bolelli quello che vuole, ma deve agire secondo alcuni vincoli. E’ stipendiato? Chi lo paga la FIT? Chi finanzia la FIT? NOI come tennisti e anche i cittadini italiani! Allora almeno certe regole di comportamento il Direttore le deve seguire. Non può continuare ad impelagarsi in polemiche urlate e che talvolta scadono nel personale. Ovviamente non sono fesso, comprendo benissimo che il Direttore non agisce di suo impeto. Immagino che la comunicazione non sia casuale…. la firma è la sua, ma il pensiero è quello del Presidente. Ecco perchè a mio avviso il Coni deve cominciare a metterci un pò il naso nelle vicende del tennis.
    Ripeto il mio più grande rammarico. Sono sicuro che ci siano le qualità gestionali per fare bene. Ma i limiti personali e caratteriali di queste persone ogni volta emergono drammaticamente.
    Roberto apprezzo il tuo articolo, ma ti chiedo: pensi davvero che il risultato plebiscitario di Verona conti qualcosa? Certo per Binaghi è un dato che lo protegge da tutto e tutti (Coni compreso), ma in termini di reale consenso nel movimento… pensi sia davvero significativo?. Quel risultato viene dal terrore Robespierriano che è stato attuato dalla attuale gestione…. dalla quantità enorme di lettere della Procura Federale che arrivavono a pioggia sui circoli (scelti casualmente?? uhm) per una qualsivoglia presunta irregolarità. E’ figlia dei commissariamenti.
    Tutto quello che accade adesso con Bolelli è frutto dell’impostazione data ad ogni cosa che non incontra il placet dei lorsignori e che viene resa oggetto di un fuoco di sbarramento che ha un solo scopo: l’abbattimento dell’avversario.
    Altro che sbagliata: la strategia della comunicazione è dettagliata e mirata. Calibrata alla perfezione per il raggiungimento dei loro scopi.
    Vi ho fatto partecipi tante volte di questa realtà. Informatevi, troverete tutte le conferme. Una scommessa: facciamo un indagine sulla attività della Procura Federale negli ultimi 5 anni e paragoniamolo con quella delle altre Federazioni e anche con quella in Fit degli anni ante Binaghi. Scommettiamo che il grafico cartesiano si dirigerà dritto verso l’alto?.
    Rinnovamento? Ma dove? Chi è il nuovo? Il sig Bartolini? Ma dai.. sono sempre gli stessi, con da sempre le stesse deleghe.
    Vabbè basta non ne posso più vivo questa realtà con estremo disagio, perchè sono stato educato alla tolleranza e alla convivenza civile. Alle elezioni dei 4 CR andate tutti a votare e votate contro i lorsignori e se c’è un candidato unico astenetevi come è successo nelle Marche. Il presidente (si quello che fa i pistolotti morali a Bolelli) ha preso la metà dei voti dei presenti e meno voti di alcuni consiglieri …. ed era un candidato unico. Questo è il reale stato di consenso dei lorsignori.
    Un saluto a tutti. Grazie ad AVEC e agli altri e a questo blog.
    Gudpis non c’è più! Io sì!

  150. kill bill scrive:

    Stefano,
    per quanto riguarda i tornei bisogna vedere che intenzioni hai per tuo figlio. Giocherà in Italia o negli USA ? Vuoi entrare nel mondo aiuti Fit o vai a diritto per conto tuo ? In Italia gli unici tornei che contano sono i campionati italiani e i tornei TE sopratutto quelli italiani dove di solito ci sono tutti i migliori, se poi sei molto bravo puoi fare anche gli U 14 ma devi avere una wild card perchè li si entra per classifica.
    Per i campionati italiani ti devi qualificare ai campionati regionali.
    I TE in Italia sono di solito 5 le date le trovi sul calendario TE.
    Una volta fatta l’iscrizione, per tempo, dato che non esistono classifiche TE per gli under 12 il responsabile di settore della Fit , in base a i posti che ha, decide chi entra in tabellone direttamente e chi deve fare le qualifiche.
    Se sei nei migliori 3 italiani ti possono convocare per la winter cup e/o la summer cup che sono le 2 manifestazioni a squdre per nazioni per gli under e sempre come ” nazionale” ti possono portare a i tornei più importanti tipo Auray.
    Attento però perchè se poi ti rifiuti fai la fine di Bolelli !
    Per quanto ho capito qua funziona così : se sei tra i migliori 2/3 la federazione ti aiuta e ti porta in giro a fare qualche torneo internazionale e ti da anche un contributo, se sei nei migliori 10 hai qualche contributo e qualche wild card per i tornei che sono importanti al primo anno U 14 per farti una classifica. Se sei 11° ti arrangi. Non c’è una regola fissa , diciamo che questa è la consuetudine.
    Poi è chiaro che puoi fare come il tuo amico Richard Williams.
    Per quanto riguarda la scuola per quelli che ci provano finito le medie quasi nessuno può frequentare corsi normali perchè non siamo organizzati. Alla scuola pubblica non gliene pò fregà de meno se sei il campione mondiale di tennis. Nelle scuole private sono un pò più accomodanti , dipende.
    La soluzione di Elettra che se ho ben capito manda la figlia ad una scuola serale non è male perchè di solito la mattina per allenarsi c’è più spazio e i coach hanno più tempo.
    Chi è a Tirrenia al centro federale, per quanto ne so, si appoggia ad una scuola privata che manda al centro dei tutor e che ti organizza poi l’esame da privatista a fine anno. A tue spese.

  151. Lucabigon scrive:

    @Gudpis: ho scritto anch’io sul blog FIT deprecando l’uso che si fa della comunicazione in quel sito. Risultato: censurato ignobilmente. Ormai la comunicazione della Federtennis sembra non avere molte differenze con i vecchi regimi bulgari e queso è meglio che Binaghi se lo metta in testa qualora mai dovesse leggere queste frasi. A prescindere poi da chi possa avere ragione tra lui e Bolelli ma la FIT campa anche con soldi pubblici e DEVE essere gestita in un certo modo e non di certo accostando un giocatore ad un delinquente patentato. E’ ora di finirla!

  152. marcos scrive:

    la scelta, a mio parere, va fatta in terza media.

    se a 13/14 anni sei un terza categoria (o molto vicino), allora vale la pena di guardarsi intorno, alla ricerca d’un liceo abbordabile e conciliante. purtroppo, i licei concilianti sono privati e costano parecchio. non so se esiste qualche liceo sportivo pubblico…ma sarebbe il caso di inventarlo, se non ci fosse: già il tennis ad un certo livello, infatti, è uno sport assai pesante da sopportare dal punto di vista economico, fin dalle elementari. se, a quell’età, sei molto lontano dalla terza categoria, conviene iscriversi ad un liceo più serio: ciò non significa rinunciare del tutto ad un’eventuale carriera professionistica. certo, però, la strada è molto più complicata.

    quanto a bolelli: gli invio il mio più caloroso in bocca al lupo.

  153. FERRAUTO scrive:

    Salve a tutti,

    sono un genitore di una bimba ‘98 che vi segue da un po’.
    Volevo chiedere agli esperti una battuta riguardo la preparazione atletica.
    Per farla breve, vi racconto cosa mi e’ successo andando alla ricerca di un preparatore atletico.
    Ebbene, sapendo che la bimba e’ carente come preparazione atletica, in quanto nel circolo dove si allena la preparazione si fa in gruppo e 1 volta la settimana, ho deciso di andare alla ricerca di un preparatore atletico.
    Abbiamo parlato un po’ in privato, gli ho spiegato cosa cercavo da lui,e poi dopo aver conosciuto la bimba, le chiede se voleva fare un test atletico per poter eventualmente lavorare in futuro con lui.
    Mia figlia accetta e dopo 15min di prove, mi chiama in disparte e mi dice che secondo lui la bimba non va bene e che ha poche possibilita’ di diventare un’atleta, neanche con tanto lavoro e che non vorrebbe sfilarmi del denaro inutilmente.
    Io ho apprezzato molto la sua sincerita’, pero’ mi resta un dubbio, e visto che ci sono molti esperti, mi chiedevo: “E’ possibile che a una bimba di 10anni sono gia’ precluse le possibilità di diventare un’atleta?”
    A “10 ANNI” è già tardi per recuperare atleticamente?
    A voi la risposta.
    Grazie

  154. fulvio scrive:

    non voglio entrare nella questione di Bolelli,anche se conosco bene i fatti,voglio rispondere a Bill Kill sulla questione dei contributi Fit.credo che come in tutti gli altri sport ,il tennis sia selettivo.dare contributi di migliaia di euro a destra o manca ,temo sia improduttivo e deleterio.mi spiego se a 14 15 anni sei fuori dal ”giro” ,diciamo non sei nei primi 10 ,cosa pretendi di avere? la federazione investe milioni nel settore tecnico,a volte li regala,come è successo a me con mia figlia,la quale all’età di 13 anni abbandonava definitivamente questo sport,ma fino a quell’età lì faceva prendere dei bei contributi al suo circolo di appartenenza.lo sport come la vita ci insegna che a volte fare una selezione, sia la cosa più giusta.certo, a seguire quei giocatori fuori dalla ”rosa dei papabili” dovrebbe essere a mio avviso il comitato regionale in questione,ma da qualche anno a questa parte credo che i comitati regionali esistano solo per…statuto!chiudo dicendo che a volte il comportamento dei federali può far discutere,ma le scelte che fanno sui selezionati per i contributi sono reali,è difficile che sbaglino,chi prende il contributo è quello che ha maggiori chance degli altri,quasi….sempre!!

  155. madmax scrive:

    e qui riconcordo totalmente con fulvio in quanto trovo che i contributi siano dat a caso e spesso anche a gente che non li merita assolutamente cosa che di fatto impedisce poi di aiutare come servirebbe quelli bravi veramente…

    ferrauto.. non conosco tua figlia ma giocando lei a tennis presumo che sia normo dotata… certo è verissimo che essendosi sviluppata poco a livello motorio problemi ne avrà (ricordo che quando portai mia figlia da giovanni aveva 7 anni e mi disse che se avessi aspettato ancora un anno sarebbe stato tardi), però mi anche sempre detto che comunque cominciando dopo non avrebbe magari raggiunto il suo massimale, che avrebbe dovuto lavorare di più delle altre e che ci avrebbe messo più tempo ma che cmq con l’impegno e la voglia si migliora sempre e chissà mai poi che tia figlia abbia doti personali superiori alla media così da compensare il ritardo… considera poi che soprattutto in italia non sono poi tanti gli atleti (ed ancor di più se parliamo femmine) che cominciano a prepararsi atleticamente sin da subito (e correttamente) perciò ti consiglio di cominciare subito che qualcosa puoi ancora fare… semmai postaci il programma che ti danno da seguire così potremo valutarlo, tenendo presente che a 10 anni perchè un programma sia valido deve essere un programma di almeno 6 ore settimanali…(ovviamente basilare è cosa ti fanno fare ma questo lo vedremo quando lo posterai)

  156. stefano grazia scrive:

    Ferrauto: spero che Buzzelli e Baraldo rispondano al tuo accorato appello: cosi’ su due piedi mi verrebbe da dire…dipende.
    Dipende, piu’ che dalla volonta’ e dalla fede che smuove le montagne,dal soggetto-che potrebbe essere davvero un caso limite- e dipende dalle aspettative-che potrebbero essere esagerate.
    Sicuramente e a prescindere un po’ di preparazione atletica a parte non potra’ che farle del bene per cui non capisco:quel preparatore allena solo ed esclusivamente chi diventera’ un Top 10? Se e’ cosi’ e’ stato davvero onesto, comunque non vedo perche’ non indirizzarti a qualcun altro. A meno che davvero non vi siano grossissime carenze di cui anche tu ti rendi conto ad occhio nudo.
    Per esempio nella mia breve esperienza di assistant Coach della squadretta di calcio di mio figlio nel Torneo Interno dell’American School ho avuto la possibilita’ di vedere all’opera una decina di ragazzini e ne ho biecamente approffittato per mettere alla prova Nicholas. Devo dire che 3-4 dei ragazzini sono abbastanza dotati atleticamente mentre almeno 2, forse 3 sono negati. Non sto parlando di qualita’ tecniche, sto parlando di qualita’ atletiche. Ma a parte quelli negati (sovrappeso, impacciati, non coordinati, lenti) ve ne sono anche un paio di magri e appassionati e anche con velleita’ calcistiche…ma appena li vedi correre sembrano dei vecchi…Non so se riesco a spiegarmi ma quando fanno per scattareli vedi subito: partono gia’ in ritardo, appoggiano male, non sono fluidi, sono comunque lenti, corrono dietro la palla senza riuscire ad intercettarla… Troppe fibre rosse poche fibre bianche? Buoni per la maratona?
    Non e’ che puoi infierire ma forse in quei casi e’ meglio gia’ cercare di evitare grosse delusioni e magari avviarli a sport piu’ adatti…
    La domanda forse da fare al Preparatore Atletico era: ma sarebbe negata solo al tennis o proprio a tutti gli sports?
    E comunque: io la preparazione atletica gliela farei fare lo stesso e comunque.

  157. kill bill scrive:

    Fulvio,
    la mia non era una critica perchè non ne faccio mai se non conosco bene i fatti. Tra l’altro posso anche dire che le liste dei 10 a mio modesto vedere nelle categorie che conosco sono fedeli ai risultati e il numero mi sembra anche sufficente.
    Mi sembrava utile dire ciò che so su quanto si possono aspettare i genitori come aiuti. Ho semplicemente esposto la situazione senza commentare.
    Chi ne sa di più può come sempre smentirmi o completare.
    Anzi se qualche federale ci spiega e ci dice anche quanto prende e chi.

    Casomai sull’argomento posso dire che visto che ci lamentiamo che molti lasciano l’attività perchè appunto si sentono un pò tagliati fuori si potrebbe creare un mini circuito con, la butto li, i primi 4 ricevono una wild card per un torneo o una settimana premio a Tirrenia.
    Per esempio al torneo TE di Correggio U 14 organizzano per quelli che rimangono fuori dai tabelloni un piccolo torneo i giorni precedenti dove ti giochi le 4 wild card per le qualifiche.
    Ecco ad esempio un modo per coinvolgere non 4 ragazzi ma molti di più ad un costo limitato per chi organizza ( l’uso dei campi ).
    Certo si può anche dire : bè sei 11° che vuoi ! allora non lamentiamoci che poi a 16 anni non gioca più nessuno o che bisogna allargare la base.

    Sul caso Bolelli non mi esprimo.
    Sul fatto però che ci sia l’obbligo, per tutti, di rispondere ad una convocazione non sono d’accordo.
    Credo che vestire la maglia azzurra sia un onore ed un privilegio che ogni atleta vuol raggiungere e sia il coronamento di un sogno ma non capisco l’obbligo. Certo se non accetto una convocazione devo anche aspettarmi di non essere più convocato è normale , ma il resto ……

  158. Mauro scrive:

    @Ferrauto, alla larga dal quel presunto preparatore. Perchè….?

    1) Un buon preparatore deve far emergere il massimo da ciascun giovane, qualunque siano le sue potenzialità
    2) 10 anni sono troppo pochi per effettuare simili sentenze
    3) Nel tennis ci sono altre doti, come l’anticipo o l’intuizione di cosa farà l’avversario che possono compensare i deficit fisici. Nel famoso raduno a Roma, Piatti ci disse che Caratti da punto di vista della rapidità era carente, ma compensava molto bene con altre doti.
    Lo stesso Catizone, non considerava solo la perfomance assoluta nei test ma anchel’uguaglianza di una coppia di risultati (esempio 10 metri prima prova 212 sec seconda prova 212 sec, piuttosto che una 212 e l’altra 190) dando importanza alla costanza.
    4) Questo è il più importante, se tua figlia ha veramente voglia di emergere e di compensare le lacune che ha, nulla potrà fermarla.

  159. Gus scrive:

    Devo dire che, secondo me, la ricostruzione della trasmissione fatta da Andrew ed Elettra (per quello che ci riguarda) rappresenta meglio la realtà di quanto fatto da Roberto.

    Siamo stati citati, sostanzialmente, solo per la storia del pediatra e probabilmente solo perchè Caputi era coinvolto visto che suo figlio non lo ha fatto giocare a tennis su indicazione del suo pediatra.

    Per il resto Binaghi, che non conosco personalmente, mi è sembrato molto sulla difensiva e ad ogni domanda ha risposto con un monologo di 5 minuti. Esageratamente autoritario. Su Santopadre ho poco da dire ma non credo conosca i problemi del tennis meglio di molti di noi. Oppure se li conosce si guarda bene dal dire qualcosa.

    Gus.

  160. andrew scrive:

    se a qualcuno interessa, sul sito ITF c’è uno studio norvegese sulle cause dell’abbandono del tennis giocato da parte delle ragazzine, con consigli per coach, genitori, club.

    In Inglese…

    http://www.tenniseurope.org/Development/Develop_Federation-Development-Project.aspx

  161. stefano grazia scrive:

    Io poi veramente paragonerei mia figlia/o anche agli altri … insomma, come si posiziona in confronto agli altri? Mi spiego: io ho notato anche questo, che Nicholas molto spesso contro il cronometro NON rende al massimo mentre se ha un avversario DA BATTERE si trasforma in Usai Bolt anche solo per poter terminare a braccia levate e ululare al cielo… Esistono tipi cosi’ e comunque io per esempio, non avendo le cellule fotoelettriche, so benissimo che i tempi presi da me possono non corrispondere al vero (anche se ho notato che siamo passati dal 2″ all’1″75 quasi costante con punte 1”65 e 1″85) mentre quando gareggi con qualcuno non si scappa…E ho visto che Nicholas batte regolarmente nei 6 metri e in tutti i circuiti con ostacoli e slalom (cioe’ cambi di direzione) i figli di Kienka, lui di 13 aa e lei di 16, che non sono dei lessi…Ovvio sui 20 metri e’ un’altra storia avendo i due gtambe da fenicotteri… Aggiungendo poi che nella squadra di calcio Nicky e’ il piu’ veloce, e che detiene i record per il 6th grade di Test di Cooper e sul miglio, mi sono fatto questa idea, che pur essendo piccolino, atleticamente non e’ certo da buttar via, ANZI…Eppure ai Test di Buzzelli a Luglio secondo me ha fatto veramente pena (con l’eccezione del Reaction Time): Bioritmi negativi? Assenza di stimoli? La conferma comunque che i Tests sono importanti ma poi era Joe Montana che vinceva le partite per San Francisco.
    Tra l’altro, vabbe’ che erano altri tempi, ma Lindsay Davenport non avrebbe allora mai potuto giocare a tennis…E guardiamo poi come ha saputo trasformare (direi scolpire) il proprio fisico … Non sara’ diventata la Sharapova ma per come ha saputo trasformarsi ha tutta la mia ammirazione … A rischio di incorrere in facili battute, alla fin fine c’e’ piu’ bellezza in lei che in molte,moltissime veline.

  162. valeria scrive:

    Ferrauto : non ho capito se il preparatore abbia detto che la bimba non poteva farcela perche’ a 10 anni era troppo “vecchia”per iniziare oppure se in base ai test la ritenesse non idonea per diventare un’ atleta…Se fosse giusta la seconda ipotesi proporrei costui come allenatore dell’ anno e vorrei conoscerlo per fargli giudicare anche mio figlio. Dati gli enormi sacrifici che deve affrontare un ragazzino per emergere trovo fantastico che ci siano allenatori e preparatori trasparenti……Se questo signore,dopo aver valutato mio figlio mi dicesse che ha le carte in regola per diventare un atleta….gli crederei!!!!! A voi non e’ mai capitato di vedere bambini con evidenti limiti fisici allenarsi per diventare dei professionisti ? Oppure sentire commenti poco lusinghieri uscire dalla bocca del maestro ,lo stesso maestro che poco prima davanti ai genitori aveva prospettato un futuro sfolgorante!!!!! Io credo che un po’ di trasparenza farebbe bene a tutti

    (anche quando fa male) per essere indirizzati con realismo esoddisfazione verso una pratica agonistica o amatoriale verso uno sport o verso un altro. Oggi per giocare a tennis bisogna essere un atleta…..selezioniamo gli atleti e insegniamogli a giocare a tennis!!!!

  163. francesco scrive:

    @Ferrauto

    Non credo che Marion Bartoli, finalista a Wimbledon, all’età di 10 anni fosse una scheggia, è inguardabile anche adesso!
    E Romina Oprandi, che quasi fece semifinale a Roma in evidente sovrappeso?
    A mio avviso sarebbe opportuno sentire anche un altro preparatore prima di fare scelte importanti.
    In bocca la lupo!

  164. anto scrive:

    @ Mad Max–(ricordo che quando portai mia figlia da giovanni aveva 7 anni e mi disse che se avessi aspettato ancora un anno sarebbe stato tardi), —non esageriamo. Credo che ci debba essere un po più di razionalità. Il tennis femminile a differenza di quello maschile perdona moltissimo…..basta guardare una semi pensionata di 37 anni (ndr kimiko Date) che dopo 12 anni di inattività totale, è rientrata quest’anno ed è già nelle prima 200 del mondo……vorrei vedere uno come Sanguinetti rientrare…….non toccherebbe nemmeno i 400 atp

  165. Elettra scrive:

    Neanche se le mancassero le gambe non potrebbe diventare un’atleta, chiunque può diventarlo, poi di vertice o meno si vedrà, naturalmente a patto che la bimba collabori e si diverta.
    Mio figlio ha 11 anni ed è 1,67 con il 47 di piede, è un bambino gigantesco, è ovvio che sia scoordinato ed abbia difficoltà motorie, ma è diventato un buon atleta grazie al basket, con la preparazione atletica ha migliorato la coordinazione e non prende più a calci la scaletta perchè non gli entrano i piedi.
    Forse non diventerà un cestista ma sicuramente sarà un’atleta.
    Fulvio, mi togli una curiosità se lo sai, i migliori under sono selezionati in base alla classifica?
    Perchè se è così il problema è grave, soprattutto per le ragazze, in Italia l’ingresso in quali o nei tabelloni TE è determinato dalla classifica, così ci sono under con classifiche spropositate che non passano un turno nei tornei internazionali o negli open e nei III con gente di classifica molto più bassa.
    Di fatto stanno sfalsando tutte le classifiche.
    Io non sono contraria gli incentivi economici e non credo che debbano essere distribuiti a pioggia, ma credo che la selezione a prescindere dal contributo economico debba essere fatta a vari livelli (regionale e nazionale) ed in tempi diversi, sulle caratteristiche e potenzialità dell’atleta e non sul risultato immediato che dipende da troppi fattori che spesso non hanno nulla a che fare con il gioco.
    Se poi i selezionatori fossero terzi e non parti in causa, sarebbe anche meglio.

  166. madmax scrive:

    anto nel mio post non mi ero fermato qui e c’era anche il proseguio.. ma a prescindere da questo a tutte le persone che fanno parte del team ho sempre chiesto di ragionare e lavorare perseguendo solo ed esclusivamente l’eccellenza assoluta… se poi basterà meno benissimo ma poichè ora come ora nessuno può sapere quanto talento abbia mia figlia, pretendo che venga portata al suo top a livello tennistico, a livello fisico ed a livello mentale.. anzi quando cominciai quest’avventura lo feci con un chiodo fisso in testa: creare una super atleta… solo in un secondo momento mi resi conto (nella realtà in quel momento non avevo ancora una sufficiente conoscenza del problema perchè altrimenti di norma sono un perfezionista) della necessità di creare anche una giocatrice tecnicamente perfetta…

    valeria io sinceramente non ho mai visto nessun bambino italiano allenarsi come un pro ed anzi spesso non lo fanno proprio nemmeno i professionnisti…

    per la cronaca ieri sera in un programma televisivo hanno ripercorso (con lei presente) il cammino di federica pellegrini.. tanto per farla corta ad un certo punto le è stato chiesto: secondo te da dove arriva questa tua passione, te l’hanno inculcata, hai di tuo il fuoco dentro o cos’altro? lei c’ha pensato un momento e poi ha risposto: boh io sono sempre stata così ho sempre voluto essere la migliore la più bella etc poichè già dai tempi delle elementari se arrivavo a casa con un distinto i miei genitori mi chiedevano come mai visto che prendi sempre ottimo!! ed allora per non sentirli ho fatto sempre di tutto per prendere ottimo e di conseguenza in piscina per vincere….. il suo ex allenatore di lei poi ha detto.. federica correva solo per vincere, dal secondo in poi per lei era sempre una sconfitta…. e questo alla faccia di chi dice che bisogna saper perdere..

  167. Gus scrive:

    @ferrauto: io a questi personaggi gli toglierei la parola e magari anche di più.

    Lo sport è per tutti, per tutte le età. Smettiamola di pensare che lo sport sia per persone eccezionali e lascia che tua figlia giochi e si diverta. Poi, come dice Elettra, il livello lo vedremo, ma evitiamo di esagerare.

    Aneddoto (si aneddoto, si lo so, :-): io ho lavorato vicino a Roberto Barbera per tre anni, ad Alessandria. A Roberto è stata amputata una gamba per un incidente in moto.
    Nonostante questa menomazione grave e che lo costringe ogni tanto ad una serie di interventi chirurgici per le cisti che si formano per lo sfregamento con la protesi nel punto di amputazione, questo ragazzo che faceva danza (e quindi altro rispetto a quello che fa ora) ha saltato a 41 anni 6 mt nel lungo, record mondiale 2008 paraolimpico, titolo italiano nel lancio del peso con 10,78, ha una serie impressionante di record sui 100 e 200, ecc.ecc.

    Quindi come puoi vedere tua figlia sarà un’atleta di sicuro, se lo vorrà.

    Quando Nikolic parla di “motivazioni spaventose” per entrare nei top ten e avendo lavorato fianco a fianco con ragazzi così, sinceramente mi viene da sorridere.

    Fai in modo che tua figlia si diverta e vedrai che atleta diventerà.

    Gus.

  168. Gus scrive:

    @madmax: Valentino Rossi, quindi non un pinco pallo qualsiasi, in una recente intervista ha detto che negli ultimi due anni in cui non aveva vinto il mondiale, la cosa più importante è stata quella di imparare a perdere, cosa a cui non era abituato. A nessuno piace perdere, ma la cosa più bella delle recenti olimpiadi, per me, non è stato quando la Pellegrini ha vinto, ma quando ha vinto dopo aver perso e io da ormai vecchio sportivo (45 anni a brevissimo), ho pianto come un bambino.

    Pensa che io sono andato a vedermi le finali del mondiale di ginnastica ritmica a Torino e mi sono femato a vedere una serie infinita di premiazioni. Mi commuovevo all’inno delle vincitrici ogni volta, a vedere quelle ragazzine laggiù che dopo una vita di allenamenti raggiungevano un sogno.

    Gus

  169. Gus scrive:

    @nikolic: ma come avrà fatto Blake ad arrivare ad Harvard e superare i primi due anni? Harvard, non il liceo di Torino.

    Mi rendo conto che è un problema, è ovvio, ma come faranno gli Usa ad avere quasi tutti gli atleti pro a disposizione “solo” dopo l’Università?

    A mio modo di vedere è un problema di organizzazione e non di possibilità.

    Se il sistema educativo tenesse in diversa considerazione l’educazione sportiva e lo sport, forse il problema sarebbe diverso. Certo che se noi continuiamo a pensare che se conosci Dante sei un intellettuale e invece se conosci un pò di matematica un mezzo analfabeta, figurati con lo sport.

    Gus.

  170. valeria scrive:

    Domani andro’ a Trento per il Polla, se qualcuno di voi ci sara’ fatemelo sapere….mi piacerebbe ” dare una faccia” a qualche nome….

  171. stefano grazia scrive:

    GUS: anch’io sono un morboso guardone delle premiazioni e mi commuovo sempre, soprattutto quelle femminili perchè mi commuove sempre un pochino di più la ragazzina che fa sport, che sceglie di fare sport …
    Poi : imparare a perdere, voler sempre vincere…Non credere mai ad un campionissimo che te la racconta…Accettare la sconfitta senza picchiare moglie, figli e genitori è un conto, non aver paura di perdere è un altro conto, ma imparare a perdere un campionissimo proprio non lo vuole mai perchè quella è la differenza fra lui … e me!

  172. Gus scrive:

    stefano: vabbè su questo possiamo intenderci, però imparare a perdere, almeno per me significa sostanzialmente due cose:

    (1) rispettare il valore del mio avversario
    (2) tornare a casa e migliorare per vincere la volta successiva

    Il tennis in questo è tremendo, perchè alla fine ne rimane soltanto uno (Highlander) :-)

    Gus.

  173. marcos scrive:

    nei momenti meno felici (bioritmi, guai fisici, forma precaria, tensioni), il timore della sconfitta ti si para davanti come un muro invalicabile: non c’è avversario che non sappia profittare della tua debolezza.
    lo stesso capita nei momenti più importanti (palle break, seconde di servizio, set point): il timore della sconfitta ti paralizza.

    per vincere a qualunque livello, per diventare un campione, devi liberarti del timore della sconfitta: come si fa…serve arroganza? clamorosa sicumera nei propri mezzi? certezza di essere più forte del tuo rivale? sopravvalutazione delle proprie capacità? sottovalutazione di quelle del tuo rivale? ostentata baldanza?

    no, bisogna solo imparare a perdere: riconoscere che la sconfitta è una delle due eventualità. un evento normale, naturale, da prendere in considerazione. esattamente come si prende in considerazione la vittoria, l’altra eventualità. non è un disonore e non è una malattia. non si teme ciò che si riconosce come normale.

    se non si ha paura di perdere, se non si consumano energie mentali per cercare di allontanare questa paura, nei momenti più difficili, se non si perde concentrazione, pensando a ciò che sarà dopo la sconfitta…allora, è più difficile che tecnica e tattica ti tradiscano. se sei più forte tecnicamente e tatticamente, anche se l’altro non teme la sconfitta, alla fine, per solito, vinci. se, invece, sei più forte tatticamente e tecnicamente, ma temi la sconfitta, alla fine, per solito, perdi.

    è fondamentale che si impari a perdere fin da bimbi: è il miglior esercizio per garantirsi le vittorie anche nei match alla pari. è l’unico modo per allontanare definitivamente uno dei peggiori nemici del tennista: il braccino, che vanta vittime illustrissime.

    come bisogna imparare a perdere, così bisogna imparare a cavarsela nel disordine: il bimbo perfetto, che ha ritmi di vita perfettamente scanditi, che sa esattamente dove riporre le scarpe, mettere la sciarpa, trovare il tubo di palline da tennis, che si alza e mette in ordine, subito dopo aver giocato, che si alza e sparecchia, subito dopo aver mangiato, che sa allacciarsi le stringhe e farsi il bidet a 4 anni, che chiede il permesso per qualsiasi cosa lo allontani dagli automatismi dell’ordine insegnatogli, rischia di sbattere il muso al primo granello di sabbia trovato sul suo corridoio di marmo appena levigato. rischia di non saper trovare la via giusta al primo bivio. rischia di perdere partite già vinte, confondendosi alla prima palla corta, al primo serve&volley, al primo pallettone, ai primi back dell’avversario.

    per cavarsela ovunque e sul campo da tennis, a mio parere, bisogna saper perdere (saper ascoltare gli altri, se stessi ed il mondo, per provare a conoscerne tutti gli aspetti) ed essere in grado di trovare la via più semplice in un labirinto inestricabile, esercitandosi, fin da bimbi, nel costruire un proprio ordine in mezzo ad un mare disordinato.

    saper perdere ed orientarsi nel disordine non significa abituarsi dolcemente alla sconfitta od allenarsi solo quando si ha voglia, naturalmente. ma chi va avanti a muso duro, seguendo solo il mito della vittoria, nell’ordine e nella disciplina, casca nel primo fosso.

    per il fatto che si gioca in due, che non c’è pareggio e che ci si stringe la mano al termine, il tennis è proprio lo sport che maggiormente insegna a perdere, mettendo dignitosamente a nudo i limiti che tutti abbiamo: il tennista che non riconosce tale straordinario insegnamento non è in grado di dare tutto se stesso nei momenti più importanti del match.

  174. Mauro scrive:

    C’e qualcuno che andrà al TTK di Roma del 27 dic?

  175. FERRAUTO scrive:

    Allora,

    vi posto il programma che mia figlia ha intrapeso da ieri:
    15min di riscaldamento, 15 min di streching, percorso con coppelle a terra da fare nel piu’ breve tempo possibile con cronometro, percorso con cerchi a terra unguale alle coppelle, navetta da 10mt, percorso dentro i cerchi coordinando braccia e piedi( cioè mani dentro un cerchio e piedi dentro l’altro, insomma a canguro), imparera’ a fare la spaccata, corsa laterale etc. etc. totale 2ore di allenamento (in palestra e quindi anche se piove lavorerà lo stesso) x 3 volte la settimana.
    A proposito del preparatore, lui si riferiva la fatto che per l’età che ha era troppo indietro atleticamente e non era sicuro che anche con molto lavoro riuscisse a recuperare il tempo perso.
    Ritiene pure che non puo’ allenarsi per + di 3 ore al giorno, in quanto dopo quel limite il muscolo affaticato non rende piu’ bene.
    Ad ogni modo ho iniziato con lui, voglio fidarmi, lui ha una mentalità vincente e questo mi rende tranquillo, cioè sono sicuro che anche se io vado via( come e’ successo ieri) per mezz’ora, mia figlia lavora di sicuro, come mi ha confermato lei stessa alla fine della lezione.
    Dimenticavo una cosa, ritiene che per recuperare dovrebbe quasi abbandonare il tennis per 1 anno e fare solo preparazione atletica.
    Io non vi nego che sono daccordo con lui, perchè ritengo mia figlia effettivamente atleticamente indietro, pertanto non mi resta che fidarmi.

    Saluti

  176. FERRAUTO scrive:

    Volevo aggiungere, la felicità che ho provato quando sono arrivato in palestra e mia filgia mi viene incontro con in viso il quadro della felicità dicendomi ” Papi, questo si che e’ fare atletica, penso che in 1anno recupero alla grande”.
    E qui ha ragione Elettra, quando dice che se lei lo vuole…..

  177. madmax scrive:

    quante banalità da libro cuore leggo..

    valentino è vero, l’ho sentita anch’io quell’intervista ma questo l’ha detto dopo che già per 7 volte era stato campione del mondo e soprattutto dopo aver appena vinto l’ottavo titolo… e cmq il fatto che prima non accettasse la sconfitta non l’ha per nulla candizionato!! intendiamoci io sono d’accordissimo sul fatto che sia necessario imparare a perdere ma questo avverrà naturalmente con la crescita e non si potra mai pretendere che un bambino non si arrabbi considerando poi che si allena tutto il giorno (e nella sua testa lo fa per vincere e non fa nulla se i genitori ed i maestri gli dicono che i risultati al momento non sono importanti etc etc etc). in più la lista degli antipatici, di quelli che non ammettono nemmeno dopo una sconfitta la superiorità dell’avversario è chilometrica e piena di fuoriclasse, da mc enroe in poi..

    nel tennis poi un po’ di arroganza spesso mette a disagio l’avversario perciò… (e per dissipare ogni dubbio lo dice uno che ha una figlia esattamente all’opposto..)

    detto questo non bisogna sopravvalutarsi ma certamente nemmeno il contrario. è necessari insomma avere una grandissima fiducia in se stessi (che spesso si avvicina molto alla baldanza), non devi essere un perfettino ma nemmeno uno che non sa nemmeno dove si trova insomma come abbiamo sempre detto bisogna avere il giusto mix di tutto ed essere persone e giocatori a 360°..

    come ha fatto blake ad arrivare ad harvard? semplice non diventando mai il nr 1 al mondo…

    il fatto degli atleti pro dopo l’università… a parte il fatto che non sono tanti gli sport dove fin da giovanissimi ci si deve allenare così tanto e dove si gioca da professionisti già a 15/16/17 anni, a parte il fatto che molti possono correre la mattina presto (a mia moglia in russia veniva a prenderla tutte le mattine il suo preparatore alle 6 del mattino prima di andare a scuola acqua neve che ci fosse e la seguiva in macchina) in più gli sportivi americani prima di essere scelti dalle squadre professioniste giocano per le stesse università che ai loro giocatori concedono dei crediti, che di fatto è come andare in una scuola più soft..

    mauro io non vengo a roma poichè ho deciso di ricominciare con i tornei dalla fine di gennaio in poi (anche perchè mia figlia è più di un anno che non fa una partita e sto aspettando che in accademia arrivino le due settimane dedicate ai match poichè lavorando a blocchi ora è il periodo delle entrate e dopo si passerà al gioco di volo)…
    sabato prox penso invece di essere da mielik per l’annuale amichevole con l’albinea appunto per farla rientrare in clima partita…

  178. madmax scrive:

    ferrauto non lo so, non vedo lanci con palla zavorrata (1 kg), tavolette propiocettive, salti, tappeto elastico, andature varie e nemmeno un piccolo circuito, dopodichè poi bisogna vedere per le navette i tempi di lavoro e quelli di recupero…

    per quanto riguarda le 3 ore benissimo ma se ne fa 2 di prep. fisica non vedo perchè non metterci anche un’oretta di tennis più un paio i giorni che atletica non la fa proprio…

    c’è qualcuno che nel week end sarà a bra?

  179. Gus scrive:

    Sarebbe interessare capire i motivi che vi portano a credere che debba stare ferma nel tennis per 1 anno, a parte il fatto che sia indietro atleticamente, ma su quello state già lavorando.

    Gus.

  180. stefano grazia scrive:

    che dio, il dio del tennis, ti ascolti Marcos, perche’ mio figlio vive nel disordine e nell’anarchia: sua e dei suoi genitori. Se tutto quello che hai elencato sono le stimmate del campione lui dovrebbe diventare un campionissimo….Pero’ io sono convinto che debba imparare ad organizzarsi per poter sopravvivere in una boarding academy prima e nel tour poi … (ma ho capito il tuo concetto: saper trovare la “tua’ via nel disordine della vita)

    Sull’imparare a perdere ecco il punto di vista di due campioni:
    Sampras nel 99: “It hurts me more now than it did 10 years ago. I believe it’s a good thing, because it tells me I still care” (mi fa piu’ male ora che 10 anni fa ma credo sia una buona cosa: mi dice che ancora ci tengo)
    Lendl: “I have seriously thought about retiring but that was on a good day. On a bad day, I’ve thought about killing myself” (Ho pensato seriamente di ritirarmi ma questo perche’ ero in una buona giornata. Fosse stata una brutta, avrei pensato di suicidarmi)

    No, scherzi a parte, siamo d’accordo sia sul fatto di avere prospettiva (if you can meet Triumph and Disaster and treat those impostors just the same), sia sul significato della sconfitta (trattare l’avversario con rispetto e ripromettersi di fare di tutto per batterlo la prossima volta), ma se davvero credete che la differenza fra un campione (ma anche un semplice pro) e noi non stia nel RIFIUTO DELLA SCONFITTA (e cioe’ nell’incommensurabile Ego ) allora temo che siate un po’ naif. Brad Gilbert racconta, all’inizio del suo celebrato Winning Ugly un curioso episodio con Jimmy Connors che nella locker room nudo e con l’asciugamano ai fianchi lo insultava dicendo che lui, Gilbert, era un brocco, che non meritava di stare sullo stesso campo con lui, che come giocatore faceva schifo…e questo dopo che lo stesso Gilbert lo aveva battuto in una partita del Master (credo a New York). I like that attitude, mi piace questo comportamento, commentava sornione Brad. Allo stesso modo John Mc Enroe (ma anche Becker) hanno sempre raccontato come dopo una vittoria il piu’ delle volte provassero ‘relief’,sollievo, e non gioia. Perche’ per loro la vittoria era la normalita’. Penso a Phelps: poverino, se avesse vinto ’solo’ 5 ori la sua olimpiade sarebbe stata un disastro…Per questo ogni tanto mi trovo a pensare cfhe sia meglio rimanere un journeyman, un onesto sportivo professionista che si barcamena e improvvisamente trova la giornata magica: quella si che e’ gioia pura. Oppure la vittoria di Ivanisevic a Wimbledon… Io comunque ho sempre preferito l’atteggiamento del tanto deprecato Canguro Mannaro.
    Di Hewitt hanno sempre detto che le ragioni del suo successo erano Il Rifiuto della Sconfitta, il rifiuto di Arrendersi, il rifiuto di credere che l’avversario fosse superiore. E quindi in campo dava il 120%. C’MON e fist pumping con lo sguardo da matto e di sfida inclusi.Finito il match pero’, vinto o vincitore che fosse, si toglieva il cappellino e stringeva la mano a rete all’avversario guardandolo right straight in the eyes, dritto negli occhi.
    Mi direte che e’ meglio fare come Federer: si, ma-lo dico da suo tifoso- e’ un po’ troppo perfettino, tradizione e gesti bianchi , che poi sconfina con l’ipocrisia (del tipo: oh, deh, ho fatto punto con un nastro o con un tuo doppio fallo, come mni dispiace…) che alla fine non ci crede nessuno … Per questo non capisco le critiche alla erezione agonistica/arroganza sul campo di Djokovic e/o Murray … per me e’ cosi’ che intendo lo sport, con un po’ di epos e di pathos: quel che conta non e’ vincere, quel che conta e’ l’aver ben combattuto… Ma sono convinto che per diventare davvero un campione il tuo Ego debba essere particolare. La differenza poi di comportamento sta spesso nell’ipocrisia. Ora, anche a me sta sulle palle Serena quando dopo una sconfitta fa la spiritosa acida e diminuisce il valore dell’avversario…quella e’ scarsa sportivita’, ma allo stesso tempo capisco che la sua forza le deriva dall’estrema self confidence … Purtroppo i campioni dubbiosi, sensibili, anche colti sono meno campioni (o ahime’ spesso non lo sono affatto) proprio perche’ dubbiosi,sensibili o appunto colti. E’ inutile che ce la meniamo: certo, anch’io preferisco un Agassi (che non era colto ma sicuramente intelligente e sensibile e quindi pieno di dubbi) e una Dementieva a molti trogloditi cafoni buzzurri (ma e’ vero che nel tennis la percentuale e’ inferiore a quella di altri sports) ma non per questo mi posso nascondere la cruda realta’: l’Ego di un Campione e’ molto spesso smisurato ed e’ quello che molto spesso fa la differenza con il resto di noi. Si veda un piccolo film considerato in America uno dei migliori film sul baseball: Bull Durham, in cui l’intelligente Kevin Kostner si trova a dover accettare il fatto che dio nel distribuire il talento e’ cieco. Non lo ha dato in misura bastante a lui che se lo meritava ma a Tim Robbins che,nel film, e’ un buzzurro stupido incolto arrogante. (Stupenda la chiosa finale: Sometime you win.Sometime you lose. Sometimes it rains. Think about that!)
    LA DOMANDA E” PIUTTOSTO: come genitore che vuole aiutarlo a realizzare i suoi sogni devo artatamente coltivare questo ego o instillargli il dubbio che e’ sinonimo di intelligenza? La domanda e’ meno banale di quel che appare, temo, e bisognerebbe avere il coraggio di non essere troppo politically correct.

  181. FERRAUTO scrive:

    Gus, lui ritiene che prima bisogna formare l’atleta e poi consegnarlo ad un maestro di tennis o pallavolo o basket o altro.
    Insomma ci sono troppi pareri contrastanti; c’è chi dice che bisogna formare un atleta entro i 12anni e poi impara la tecnica e chi fino a 14anni deve assorbire la tecnica per poi fare atletica.
    Cmq, io sto intrapendento questo programma, e cioè 7ore di atletica a settimana + 7ore di tennis.
    Lo seguiro’ per almeno 1anno e vediamo che risultati avro’.

  182. stefano grazia scrive:

    Ferrauto, da come l’avevi sdpiegata prima sembrava che il Prep atl avesse preferito non allenarla. Invece cosi’ e’ sicuramente piu’ accettabile: cioe’ io l’alleno pero’ sappi che…etc etc. Su quello che fa diamogli tempo (lo dico a Max che gli sta subito facendo le pulci), magari sta cominciando dall’abc, magari ha una sua schedule…La cosa piu’ importante e’ il sorriso di tua figlia al termine dell’ora. Cio’ detto, completamente assurdo che non possa/debba fare tennis per un anno (ma mi faccia il piacere, direbbe Toto’). In America dicono che se per 3 gg non giochgi cominci a perdere gli automatismi…Vabbe’, magari esagerano, ma un anno e’ un anno…Non capisco perche’ non possa continuare a fare almeno 2-3 ore a sett con un maestro privato o con dei bei cesti col papa’ che le tira le palline con la mano e lei nel rettangolo di minitennis che si muove eventualmente anche girando intorno a un cono… Un anno a 10 anni senza tennis mi sembra un po’ troppo.Un anno senza tornei, forse voleva dire.

  183. chloe de lissier scrive:

    non la farò lunga, subcomandante: per quel che può dipendere da te, coltiva l’intelligenza di tuo figlio. è l’unico bene che serve in tutte le situazioni della vita. e insegnagli a non drammatizzare mai nulla.

  184. marcos scrive:

    stefano: quanto a disordine…siete sulla buona strada!

    ti ricordo, poi, che l’ego smisurato alberga molto di più nelle convinzioni dei veri broccacci, piuttosto che nelle coscienze dei campioni, i quali, come dici tu, sono più o meno diretti nell’esprimere il proprio agonismo.

    il mostrare i denti all’avversario non è sintomo di sicurezza….semmai il contrario. ci sono stati campioni che hanno superato le loro insicurezze, mostrando tutta la loro aggressività. altri (quelli che hanno vinto di più), nei loro anni migliori, hanno espresso la loro sicurezza, semplicemente vincendo tutto quel che c’era da vincere. ci sono broccacci che hanno provato a superare le loro insicurezze, mostrando tutta la loro aggressività in campo e spegnendola negli spogliaoi, dopo la sconfitta, fracassando decine di armadietti e quintali di racchette. ci sono broccacci e campioni che considerano la sconfitta come un’eventualità possibile e che ottengono i risultati che il loro tennis consente: non di meno, a causa della paura di perdere.

    siamo, comunque, daccordo su un punto: anche se si ha paura di perdere (perchè non si accetta la sconfitta), è meglio non mostrarla al proprio rivale.

  185. Roberto Commentucci scrive:

    Molto bello il film sul baseball che hai citato, Stefano, è piaciuto molto anche a me.

    Un concetto simile è quello del bellissimo Amadeus, di Milos Forman, in cui l’intelligente ma poco dotato musicista Salieri è dannato dal Fato ad essere l’unico in grado di comprendere e apprezzare in pieno la grandezza e il genio di Mozart, non pienamente percepita dai contemporanei. Genio immenso che la sorte (ma anche, attenzione, il tantissimo lavoro con il severissimo papà Leopoldo) aveva consegnato ad un uomo che si comportava come uno sciocco e che era un totale irresponsabile.

    Sul concetto di fondo, sono solo parzialmente d’accordo. Non credo però che si possa estremizzare, banalizzando nell’equazione: stupido=pochi dubbi=vincente, intelligente=tormentato=perdente.

    Credo invece che l’intelligenza e la conoscenza possano essere un paracadute che ti consente di riprenderti dagli eventi avversi e che ti porta anche a lavorare sul tuo gioco per migliorarlo. Che sia una qualità in se’, anche se porta ad avere dei dubbi.

    Noi qua in Italia negli anni passati abbiamo avuto un sacco di giocatori con un ego alla Jimmy Connors SENZA PERO’ ESSERE Jimmy Connors. E il loro ego era così ingombrante da impedire loro di diventare buoni professionisti. Faccio solo due nomi: Mosè Navarra e Diego Nargiso, che non erano dei predestinati, ma che lo hanno creduto (o glielo hanno fatto credere), finendo per raccogliere molto meno di quanto il loro comunque buonissimo spessore tecnico avrebbe loro consentito.

    Quindi, in conclusione, il compito del genitore è davvero difficile.
    Io, nel dubbio, vorrei che mio figlio sia educato, sensibile, e rispettoso. Se poi mi perderà qualche match perché pensa troppo nei momenti importanti, allora farò intervenire un mental trainer. Ma eviterei di crescere un buzzurro per poi mandarlo alla conquista della jungla (non è il tuo caso, intendiamoci).

  186. madmax scrive:

    è evidente roberto, che parliamo di due atleti sullo stesso livello tecnico poichè è lapalissiano che se uno è un brocco e fa il gradasso contro uno troppo più forte di lui oltre a perdere fa anche la figura del pi..a… dopodichè credo che il caricarsi con un c’mon non sia assolutamente sinonimo di buzzurro.. per quanto riguarda invece il fatto di arrabbiarsi platealmente dopo un errore io personalmente credo sia contro producente anche se poi ci sono delle eccezioni essendo ognuno di noi diverso dall’altro e come i vari mc enroe hanno dimostrato nella storia. comunque essendo una volta sul campo importante solo la vittoria (a livello pro) ben venga qualunque forma e modo che permetta di rendere al massimo..

  187. Avec Double Cordage scrive:

    trovo ottimo l’intervento di Marcos, e il succo di quel che ha scritto secondo me è che a un ragazzino agonista deve essere insegnato a non temere la sconfitta, a non averne paura.

    Questo se non lo si ha già dentro di se spesso lo si può imparare soltanto conoscendola, di persona e anche bene, la sconfitta, specialmente quella amara che può anche sembrare ingiusta, come contro un avversario fisicamente più forte ma tecnicamente inferiore. Per questo è molto importante giocare fin da giovani anche contro avversari più grandi, per imparare a lottare fino all’ultimo senza mai accettare la sconfitta durante il match, senza mai nemmeno pensarci alla sconfitta durante il match pensando solo a vincere i punti e alla tattica, strategia

    In questo io penso possono essere molto utili gli scacchi, perché è un gioco, o sport, mentale basato su tattica, pratica, analisi, studio e genio. Lo si gioca uno contro uno come nel tennis, in una partita ci possono essere degli alti e dei bassi, e nella norma c’è solo un vincitore.

    tutte analogie con il tennis, e se si è bravi una sconfitta a scacchi brucia parecchio, e l’arroganza contro un avversario forte, come la mancanza di concentrazione sul voler battere l’avversario, viene pagata cara

    quello che un ragazzino deve imparare è che l’importante non è vincere, ma dare tutto quello che si ha dentro per farlo senza temere la sconfitta, è quindi quello, più che i risultati che un genitore deve apprezzare e probabilmente anche remunerare

    cosa ne pensate degli scacchi per allenare le capacità tattiche, analitiche e mentali dei piccoli tennisti, c’è qualcuno che lo ha provato?

    a FERRAUTO penso che Stefano dovrebbe ricordargli la teoria della mielina, o meglio al preparatore di sua figlia, che dice che si deve prima costruire una base atletica e dopo insegnare la tecnica, in verità le due cose devono procedere simultaneamente, insegnando la tecnica mentre si incrementano le capacità atletiche coprendo di mielina i circuiti neuronali necessari per il tennis, da subito

    magari Stefano sa dargli il link con la parte di G&F dove avete trattato l’argomento, io non saprei trovarlo, posso solo dare aFERRAUTO il link dell’articolo del “New York Times” http://www.nytimes.com/2007/03/04/sports/playmagazine/04play-talent.html?_r=1&oref=slogin

    la domanda di Stefano su dubbio o ego è difficile, bisogna vedere anche se è possibile farlo o se sono in maggior parte due cose innate, che possono anche coesistere, forse Federer, Sampras ed Evert potrebbero essere dei casi di questa coesistenza

  188. andrew scrive:

    Sarebbe già tantissimo se il giocatore capisse cosa ci sta facendo, lui, in pantaloncini e racchetta su un campo da tennis…

  189. stefano grazia scrive:

    certo, chloe, siamo d’accordo… parafrasando Bob Hope,e’ chiaro che non mi prenderei mai la responsabilita’ di tenerlo stupido nella speranza che anche nel tennis, come nel golf, essere stupidi aiuti per quanto non necessario … Non diventasse un campione, avrei qualche peso sulla coscienza…
    Comunque sei caduta nella mia trappola: confesso che ero quasi sicuro che l’argomento avrebbe stimolato un tuo post. Di cui ti ringrazio. Pur non condividendo a volte le tue scalmane nei confronti di Nadal & Scanzi, un tuo commento nobilita spesso l’arena in cui e’ deposto. Speriamo che prima o poi anche Thomas Yancey ci torni a fare visita: o meglio, speriamo che prima o poi saremo in grado di trovare un argomento che possa di nuovo stimolare una sua annotazione.

  190. stefano grazia scrive:

    vero, roberto, il paragone con Amadeus e’ calzante anzi esemplare…Poi io sono convinto che nel tennis (come nel rugby) essere intelligenti non guasti ma a supporto dei miei dubbi mi sembra di ricordare anche un saggio del gia’ citato (da Chloe) Wallace su Tracy Austin e se non ricordo male alla domanda Come era possibile non sentire la pressione e non sbagliare un colpo in finale agli USOpen davanti a 20-30000 spettatori? , la risposta era: la testa vuota, la capacita’ di non farti venire in testa dei pensieri…La provocazione credo era che era piu’ facile non farti venire dei pensieri in testa se la testa era gia’ vuota di se’… L’incoscienza della gioventu’ o dello stupido… Adesso non ricordo se si riferiva di preciso a Tracy Austin che magari stupida non lo e’ affatto, ma era per dire…
    Sugli scacchi a parte il Searching for Bobby Fischer piu’ volte citato, vi suggerisco il libro The Gambit queen, la Regina degli Scacchi di quel B.Travis gia’ autore de Lo Spaccone e Il Colore dei Soldi (quelli di Paul newman)e soprattutto de L’Uomo che cadde sulla terra (da cui fu tratto un film con david bowie). Il libro racconta la storia di una bambina prodigio e dei demoni che deve affrontare in un gioco in cui come il tennis lo scopo finale e’ l’annientamento dell’avversario. Poi come diceva Clerici e’ vero anche che l’avversario altro non e’ che la proiezione del tuo io e che quindi la partita di tennis altro non sia che una metaforica battaglia contro se stessi. A parte cio’, e’ vero che per certi versi il tennis possa essere considerato una sorta di partita a scacchi in velocita’: lo dicevano anche del rugby(intendendo i giocatori come le pedine) ma credo che la definizione si attanagli di piu’ al tennis, intendendo i colpi come le varie mosse sulla scacchiera.

  191. stefano grazia scrive:

    Ferrauto: fra un po’ tua figlia si allena piu’ di mio figlio e della figlia di Mad Max… L’idea di farne prima un atleta e poi si vedra’ mi va benissimo: se pero’ lei (o tu) avete in mente il tennis, mi sembra che le 7 h almeno lascino socchiusa la porta … Sicuramente alla fine il suo tennis ne trarra’ vantaggio: sia dalla preparazione atletica sia dal non smettere completamente di giocare. Da come ce l’avevi raccontata all’inizio, era saltata fuori tutta un’altra cosa: fossimo al Commissariato di Polizia ti sbatterei dentro per Reticenza…

  192. Pinot scrive:

    Trovo saggio e condivisibile l’intervento di marcos.
    Come contributo, trascrivo da Jim Loehr:

    I segreti del Samurai.

    Il Samurai sa che “il reale nemico è dentro di sè”. La vittoria sull’avversario impone la preventiva conquista di se stessi, ottenuta col controllo sulla paura, sui dubbi, sulla tensione.
    L’autocontrollo, che permetteva al guerriero di conservare calma, lucidità ed equilibrio era considerato l’elemento più importante per la sopravvivenza in combattimento.
    Gli effetti della eccessiva tensione, già allora, erano stati ben compresi. Paura e tensione riducevano le possibilità di reagire con precisione e prontezza. Equilibrio, percezione e velocità di reazione erano compromess. Il messaggio è chiaro:
    Sviluppa il giusto controllo mentale o soccombi.

    La paura di fallire.
    La paura della morte era considerata come il più temibile ostacolo in battaglia. Questa paura consumava a tal punto, che poteva diventare rapidamente insormontabile. Solo quando il guerriero sapeva confrontarsi ed accettava completamente la possibilità di morire, si liberava della paura. L’atleta, nella sua lotta per debellare l’ugualmente potente “paura di perdere”, rivive una simile, sebbene meno drammatica, sfida.
    L’esperienza dimostra chiaramente che finchè l’atleta vive nel timore di perdere, ne sarà vittima. Quanto più avrà paura di perdere, tanto più probabilmente perderà.Ciò significa che bisogna dedicare del tempo a liberarsi dalla paura di perdere, confrontandosi con essa onestamente ed apertamente. Si può perdere e sopravvivere. Diversamente dal Samurai, la vita continua e ci potrà essere un altro giorno di gloria.

  193. Gus scrive:

    Io gli scacchi li farei giocare a tutti perchè lo trovo un allenamento per la mente formidabile, e io infatti sono scarso :-).

    A mio modesto modo di vedere il tennis, dal punto di vista tattico è però molto meno complesso.

    Gus.

  194. ferrauto scrive:

    @stefano grazia

    allora mi sono spiegato male.
    Io prima di far conoscere mia figlia al preparatore, ho parlato con lui in privato, chiedendogli che avevo intenzione di costruire un’atleta e nello specifico una tennista.
    Lui ha recepito che io intendevo un’atleta di alto livello e allora dopo aver conosciuto la bimba, le fa il test e il risultato e’ : “Se non vuoi che non ti rubi dei soldi, io ci rinuncio, in quanto non ci arriviamo a quello che vuoi tu”.
    Ebbene, io insisto affinche’ lui ci provi e accetta di far fare altri test per vedere se riesce ad intuire la volonta della bimba a sbloccare certe cose.
    Al fatto di abbandonare il tennis, lui ritiene che facendo fare possibilmente un altro sport (pallavolo, basket, ginnastica..) riesce a recuperare l’atleta che manca in lei, e qui mi sembra che anche tuo figlio faccia altri sport salutari per migliorare atleticamente.
    Le 7ore di tennis e 7 di atletica, e’ un programma che mi sto imponendo io, non ne ho neanche parlato con lui, anzi pur di farla allenare ho dovuto abbassare notevolmente le mie pretese, cosi’ da stare tranquillo che lui si dedichi alle ore di atletica di mia figlia.
    Purtroppo, non essendo ferrato in materia, ritengo di aver perso del tempo, pensando che la tecnica nel tessis sta alla base di questo sport, invece mi accorgo che se non sei prima un atleta(oggi) non vai da nessuna parte.
    Pensa che per lui, bisogna iniziare a fare atletica da 3anni…..e forse non ha tutti i torti, perche’ mentre ai nostri tempi si cresceva per strada e le doti atletiche le sviluppavi senza che ne eri a conoscenza fin da piccolo, oggi e dico il caso di mia figlia, la giornata tipo e’ scuola-casa-compiti-computer-musica-2ore di tennis-casa-dormire e cosi per tutta la settimana….
    Come si fa a far uscire l’atleta in questo modo?
    Aquesto punto se vuoi puoi pure sbattermi dentro….

  195. massimiliano scrive:

    @ferrauto
    …le 7 ore di tennis e le 7 ore di atletica e’ un programma che mi sto imponendo io…
    …purtroppo non essendo ferrato in materia…
    il blog genitori di figli tennisti si sta trasformando nel blog di genitori esaltati di figli forse(??!!)tennisti.
    Ma tua figlia l’ascolti,o sono solo i tuoi desideri (o frustazioni,paranoie,chiamale come vuoi )che ascolti?Non c’e’ polemica ma solo riflessione perche’ anch’io come genitore me la sono posta e me la pongo in continuazione.
    Il nostro ruolo ricordiamocelo deve essere sempre quello di genitori,di educatori non di improvvisati coach solo perche’ il nostro pupo tira la palla al di la’ della rete piu’ o meno bene.Lasciamoli divertire,giocare con impegno,con serieta’ ma pur sempre per piacere e non dovere..tanto saranno i tornei,le partite che daranno il responso finale.e allora tante aspettative si scioglieranno come neve al sole…

  196. stefano grazia scrive:

    Ferrauto:adesso tutto è più chiaro ma in galera ti sbatto lo stesso (SCHERZO!)perchè hai cominciato a leggerci troppo tardi: in effetti noi è da 2 anni che diciamo che prima cominci, meglio è (ovviamente est modus in rebus mantenendo l’aspetto ludico) e già nel Primo Capitolo della Nuova Stagione (che puoi rileggere nell’Archivio di G&F,sotto Mondo Junior, colonnina a destra) potrai trovare tutta una serie di commenti al mio (e di Mad Max) credo basato sulla Teoria della Mielina… Nel Secondo Capitolo parlavamo proprio di Preparazione Atletica. Nella Prima Stagione abbiamo spesso dibattuto sull’importanza della Preparazione Atletica in età precoce con Mad Max che ci faceva conoscere il Prof Catizone e con gli interventi in prima persona del Prof Buzzelli che ci ammoniva anche sui pericoli di esagerare col fai da te. In tutta sincerità io a fare davvero Preparazione Atletica così come la si intende ho poicominciato solo relativamente tardi (2 anni fa) ma prima, fin da quando aveva 3-4 anni, facevamo, abbiamo sempre fatto, esercizi di footwork, cambi di direzione, recupero al centro, suicide drills, stelle, sprint and shuffle, etc etc e si, mio figlio ha sempre praticato altri sports: nuoto (messo sott’acqua a 3mesi), calcio, karate,sci, golf, skate, bodysurf, qualunque cosa ci fosse da fare, perfino un po’ di baseball a 6 anni all’American School… Le sedute di preparazione atletica vere e proprie le ha cominciate a fare relativamente tardi: partire dai 7 anni quando andava da Bollettieri, col Prof Buzzelli quelle due-tre volte che ci si vedeva a Bologna…Poi ho cominciato a implementare qualcosina in più ma devo dire che è solo nell’ultimo anno a Luanda che abbiamo dedicato 45′ specifici 2-3 volte a sett alla preparazione atletica… Ma hai ragione tu: mio figlio vivendo all’estero,in un certo tipo di estero, è cresciuto davvero all’aria aperta e sulla strada come si viveva una volta o ancora in campagna e comunque frequentando scuole sicuramente più aperte al concetto mens sana in corpore sano …I problemi per noi cominciano adesso perchè ad alti livelli il tempo comincia ad essere poco anche per noi, la logistica (traffico,difficoltà di spostamenti, sicurezza, impossibilità di consultare preparatori e coaches,etc etc) e la mancanza di competizioni ci imporranno prima o poi scelte dolorose … Ma davvero mio figlio, e in generale tutti i bambini degli espatriati all’estero (almeno quelli che non si fanno troppe storie) crescono un po’ più atletici dei loro coetanei in Occidente: certo, poi arrivati a un certo punto si ritrovano, in tutti gli sports, ad un punto morto… Ma secondo me stai facendo la cosa giusta e il sorriso di tua figlia ne è la dimostrazione: se alla bimba poi piace ANCHE giocare a tennis, tanto meglio. Del resto potrai subito fare dei confronti indiretti fra 6 mesi con le compagne di tua figlia.

  197. Edipo scrive:

    avec double cordage, per quanto riguarda gli scacchi, sono abbastanza d’accordo con Gus, che siano comunque una buona attività.
    Applicarli al tennis: non sono d’accordo con Gus sul fatto che il tennis sia meno complesso, piuttosto essendo uno sport dinamico e non statico apparentemente hai meno da pensare.
    E proprio questa è la differenza: negli scacchi prima di fare una mossa puoi attendere molto tempo, nel tennis devi decidere in una frazione di secondo.
    Da questo punto di vista non sembra tanto applicabile al tennis, quantomeno non lo inserirei nella preparazione del giocatore, ma senz’altro in quella dell’uomo (o donna).

    Ferrauto:
    credo che tu sia finito nelle grinfie di quei maestri, su cui abbiamo dibattuto in puntate precedenti del blog, e cioè di un incompetente.
    Nessuno al mondo può stabilire cosa diventerai, che sia il numero 1 o che sia il numero 2000, ci vuole la stessa sfera di cristallo.
    Nel tempo e nella storia è pieno di esempi di campioni che nessuno gli avrebbe dato una lira (Federer compreso)
    Quello che fa di un essere umano un campione, persino a prescindere dalle specifiche capacità atletico-tecniche, è la voglia di diventarlo.
    Sono le motivazioni e non altro che danno la possibilità di superare qualsiasi limite.
    Il problema sta in questo, tua figlia è troppo piccola per essere classificata idonea o non idonea da chicchessia, deve avere soltanto la fortuna di incontrare qualcuno che le faccia amare quello che fa, che le dia gli stimoli giusti e le motivazioni per andare oltre, e purtroppo in questo nostro tennis non ci sono molte persone che siano capaci di far questo.
    C’è molta gente che deve portare a casa la pagnotta e ha pensato di farlo nel tennis, distruggendo con la loro millantata competenza, sogni ed autostima dei nostri piccoli.
    Il consiglio che ti do è di far fare a tua figlia l’attività che le piace dandole la possibilità di sognare di diventare la campionessa che vuole.
    Credimi, la sua capacità di sognare è la molla che ne farà una campionessa comunque, a dispetto del preparatore atletico che è soltanto una dei tanti p…la che troviamo (e troveremo ancora grazie a Binaghi) in giro per circoli.

  198. Avec Double Cordage scrive:

    Edipo non intendevo gli scacchi come allenamento a pensare più velocemente, ma come aiuto per imparare a non temere la sconfitta. Certo per fare in modo che vincere o perdere abbia un effetto, bisogna saper giocare a scacchi ad un livello abbastanza alto, non certo come una partita perditempo a scopa o briscola

    comunque penso che anche per allenare le capacità tattiche e strategiche gli scacchi possano essere utili in vista di un tennis di alto livello, ma non penso che un tennista di livello ATP abbia tempo di pensare a delle tattiche durante uno scambio serrato, in quel ambito le decisioni verrano prese più istintivamente in base a meccanismi provati e riprovati ad oltranza negli allenamenti. La parte tattica invece riguarda i momenti tra due punti o game, non durante gli scambi, specialmente quando si è al servizio, è li che c’è una somiglianza con il gioco degli scacchi dove ogni mossa è fatta in vista delle successive 3 o 4 mosse, cosi anche nel tennis un colpo, specialmente il servizio comporta uno sviluppo del gioco che spesso non favorisce il giocatore immediatamente (come quando si tria un vincente) ma comporta una risposta forzata dell’avversario che poi ti mette in condizione di anticiparlo e svantaggiarlo al colpo successivo, e poi al terzo o quarto colpo concludere con un colpo facile di alta percentuale… beh percentage tennis, una delle cose che molti telecronisti non sanno far risaltare abbastanza secondo me è proprio questo aspetto tattico, Wilander lo sa fare nelle sue telecronache. Ma siccome non ho la TV raramente riesco a seguire commenti italiani, solo lo streaming di Fabretti ma è chiaro che li siamo in un atra disciplina, on so se c’è qualche commentatore di Sky o Eurosport che ti spiega la partita anche dal punto di vista tattico, Bertolucci e Canè saprebbero sicuramente farlo ma oltre a sepere comunicarlo bisogna anche conscere bene le caratteristiche dei due giocatori in campo.

    Certo sulle superfici più lente (beh ormai quasi tutte, visto che non esistono più i carpet veloci e l’erba umida scivolosa e veloce) anche durante uno scambio specialmente in coincidenza con un colpo corto dell’avversario certi giocatori invece di tirare un vincente low percentage, pensano in modo strategico tipo scacchi, è un ragionamento più veloce di quello degli scacchi ma non dissimile, come sarebbe invece se ad ogni colpo si facessero ampie valutazioni strategiche come lo si fa negli scacchi (ma come detto all’inizio non è questa l’analogia tennis - scacchi), li nel tennis probabilmente avvengono solo dei controlli, mentre l’equivalente della mossa scacchistica nel tennis è il punto al servizio o appunto un occasione causata da un colpo debole dell’avversario che permette uno schema ben rodato
    penso questo era essenzialmente il tennis fino a Borg, prima che fosse possibile spazzolare le righe costantemente e colpire winner da ogni posizione a rischio calcolato, quindi prima dell’avvento dei nuovi materiali che permettono sweet spot grandi più del doppio di quelli delle racchette di legno, consentendo quindi di colpire con maggiore velocità di racchetta - maggior spin- e maggior rischio di non colpire esattamente al centro dello sweetspot ma grazie allo spin dato e allo sweet spot più grande la palla finisce comunque in campo e non fuori di tre metri come accadrebbe con una racchetta di legno usando la stessa tecnica e scentrando di un minimo lo sweet spot

    adesso quindi il numero di mosse da programmare mentalmente per un giocatore con un colpo-arma, invece di essere 4 o 5 colpi può essere un 1-2, servizio dritto, o sparare direttamente da fondocampo il vincente su un colpo corto dell’avversario, cosa non impossibile ma rischiosissima con le racchette di un volta

    ciò nonostante trovo che saper giocare a scacchi ad un livello buono (piccoli tornei, specialmente se giocati in forma di partita-lampo) può essere una cosa utilissima per un tennista ragazzino che si avvia all’agonismo, principalmente per il fatto della sconfitta, e di potere “allenarsi” facilmente senza sforzo fisico ad affrontare la “paura di perdere”

  199. Avec Double Cordage scrive:

    magari scacchi non proprio a livelli supersonici come in questo video

    http://www.youtube.com/watch?v=Bzrap8Vtyq8

    ma comunque partite veloci ;)

  200. Edipo scrive:

    avec, che gli scacchi facciano bene l’ho detto, ma che possano essere una metafora nel tennis, mi viene difficile pensarlo e poi come allenamento alla sconfitta perché?
    Non credo che gli scacchisti accettino la sconfitta più di altri sportivi.
    Ribadisco però, sempre secondo me, che il gioco degli scacchi fa bene e se devo trovarci qualcosa a vantaggio del tennis, ci vedo senz’altro quello di non perdere la testa, mai.
    Probabilmente, anche, il vantaggio di ragionare su quello che accade e la possibilità di trovare soluzioni estemporanee, che normalmente sono appannaggio del vero talento, del campione, e non di utilizzare solo gli automatismi, caratteristica, al contrario, di chi non dispone di grandissimi mezzi.

  201. stefano grazia scrive:

    Questo e’ il terzo computer dal quale tento di far partire questo post che tra l’altro non e’ neanche tutto questo granche’ ma gli eventi di una giornata tipicamente africana mi hanno fatto impedito di spedirlo al primo colpo. Cosa e’ successo? Come scrivevo a mia moglie, partita ieri sera per la Florida (e che ci ha messo 4 ore a raggiungere l’aereoporto, di solito ci si mette 20-30′): “Hai schivato una giornatina mica male:
    la notte col temporalone con tuoni e saette e scrosci fragorosi e la camera allagata e l’UPS dei computer che suonava e quindi mi tocca alzarmi, lo spengo ma mi rendo conto del fatto strano: la luce c’e'… Un fulmine ha scassato tutto?
    Faccio per andare al Reddington (uno degli ospedali dove ieri avevo ricoverato un Espatriato,NdStGr) ma devo tornare indietro per via del GREAT LAKE (un tratto di strada all’interno dell’Estate /quartiere dove vivo che facendo un avallamento si allaga al minimo temporale: 200-300 metri invalicabili,NdStgr): macchine ferme o infilate nelle fogne (a cielo aperto e che per via dell’acqua non si vedono,NdStGr), gente con l’acqua alla vita che procede come nei reportage di alluvioni nel polesine…
    La mattina mi metto al PC, scrivo sul Blog, si esaurisce la Battery e va in sospensione: strano perche’ e’ collegato e la PLAGUE funziona…Controllo
    Forse e’ saltato l’AC ADAPTER. Provo a scrivere col MAC ma il provider del MAC (diverso da quello del PC,NdStGr) si scollega ogni 15″
    Due ore dopo The Great Lake e’ ancora li’ ma un po’ calato e riesco a passare ma a fatica…Vado al reddington poi in Agip GuestHouse per un cappuccio e mentre mi mangio 4 pizzette vedo il Camp Boss nuovo che mi guarda male e chiede a qualcuno chi e’ quel signore li’…Ritornando per un altra pizzetta gli dico: allora,vedo che mi guardava male:le hanno detto chi sono ? Tutto bene?, lui si prostra in mille scuse,faccio poi per andare allo Shoprite (Commercial Center dove c’e’ un PC Outlet,NdStGr) ma la superstrada e’ intasata e quindi svicolo di nuovo dentro e mi fermo dal Freddi (nostri amici, quelli del Coach che non ci ha degnato,ndStGr) dove c’era Davide col braccio/spalla bloccato e quindi non poteva giocare a tennis, poi telefona Paola che sta venendo A PIEDI dalla Scuola (fra i 5 e i 10 km?NdStGr)…Quando arriva, dopo 2 h io mi fermo al PC OUTLET di fianco al Frenchies dove mi dicono che l’Adapter is Dead e me lo possono cambiare ma non ce l’hanno li’, next week…Mah, vedremo mercoledi’… Adesso sono qui in Clinica…” e capisco che a voi non ve ne freghi nulla, ma era per dare un po’ di colore al Blog…Cosa e’ che volevo dire? Che in verita’ NON SONO AFFATTO D’ACCORDO con quello che ha scritto Massimiliano e che anzi l’assioma, il postulato del nostro subblog e’ proprio il contrario, e cioe’ quello che ho tentato di postare prima, prima di leggere il commento di massimiliano e cioe’ che la risposta alla domanda di ferrauto: “Come si fa a far uscire l’atleta in questo modo?” e’ CON TANTA PASSIONE, TANTO SACRIFICIO E TANTO AMORE SIA PER LO SPORT CHE SOPRATTUTTO PER I FIGLI DA PARTE DEI GENITORI perche’ inutile menarsela, senza i genitori, i coach e i preparatori atletici nel 98% dei casi non vanno da nessuna parte, anzi nemmeno cominciano. Che sia poi importante affidarsi (almeno di tanto in tanto) ai migliori io l’ho sempre sostenuto e anche che i migliori non necessariamente debbano per forza essere quelli conosciuti ma la dura realta’ e’ che spesso, spessissimo, prep atletici e coach non hanno ne’ il tempo ne’ gli stimoli per fare un lavoro completo e purtroppo a volte non ne hanno nemmeno voglia e/o non lo sanno neanche fare (come dicono poi molti degli stessi coach: infatti i migliori coaches e preparatori atletici sono i primi a dire peste e corna dei propri colleghi, non sono solo i genitori, intendiamoci…Quindi siamo di fronte al paradosso in cui i genitori, quelli che pagano, non possono criticare gli Addetti ai Lavori che pero’ oltre a considerare avvantaggiati gli Atleti orfani si sputtanano fra di loro dicendo che questo e quell’altro non valgono niente…). Quello che diciamo noi, il nostro credo, il tema di questo subblog, il postulato insomma, e’ che GENITORI e COACH devono collaborare e i Genitori agire di concerto per complementare un certo tipo di lavoro e questo soprattutto fino ai 12-14 anni.
    Sotto questo punto di vista non vedo nulla di male in quello che sta facendo ferrauto ma nemmeno nell’atteggiamento del Prep atletico che ha espresso una opinione e poi comunque ha accettato il lavoro. E se la bambina e’ vero che sorride felice al termine dell’allenamento, ma insomma, ma che volete?

  202. andrew scrive:

    Massimiliano…di spiego il mio punto di vista…

    Come già da me scritto, noi Genitori, nel Tennis Italiano, non possiamo più essere solo Genitori. Questo indipendentemente dal nostro volere. È una necessità, un ennesimo ruolo del quale farti carico: l’ASSOCIAZIONE SPORTIVA.

    Noi genitori dobbiamo essere le ASSOCIAZIONI SPORTIVE per i nostri figli.

    La FIT, secondo me, è tutto (anche cose positive che al momento mi sfuggono) ma NON E’ una federazione di associazioni sportive, bensì di Circoli e Maestri, che a loro volta NON SONO associazioni sportive.

    Lo so, ogni sport presenta le sue caratteristiche. Ti faccio comunque l’esempio dell’Hockey. La società sportiva di mio figlio addirittura si lamenta con i genitori se non li portano con costanza agli allenamenti. Perché loro, dirigenti e allenatori, si fanno un mazzo così per portare avanti le attività e vogliono COINVOLGERE e tenere più ragazzi e persone possibili nell’ambiente hockeystico. Questa società è riuscita a portare in serie A nella propria squadra, nove giocatori su 11 provenienti dal suo vivaio e dalla sua città.

    ERGO: se un genitore si lamentasse di questa associazione, sarebbe un esaltato.

    Nel tennis, alle NON-ASSOCIAZIONI SPORTIVE che vi operano, l’interesse è di avere qualche buon elemento che vinca nei tornei giovanili (1 può bastare ma 3-4 sono una buona auto-promozione), le cui gesta da piccoli fenomeni dell’asfittico ambiente possano riempire la SAT per un po’ di tempo o comunque giustificare l’esistenza stessa della NON-ASSOCIAZIONE SPORTIVA di fronte a se stessi e alla non-opinione pubblica (Il fatto che il tennis non sia cagato, propagandato, diffuso, allargato STA ANCHE NEL FATTO che è assai meglio operare in SORDINA, passando un po’ inosservati, si sa mai che si voglia mettere il naso dentro). La maggior parte dei “giovani atleti”, dai 5 a 16 anni, farà al massimo il torneo di FINE CORSO. Tuttavia, con stratagemmi vari, vuoi perché la maggior parte sono comunque figli di soci e quindi vivono il club come COSA LORO, vuoi perché tra un po’ in campo comandano loro e i maestri fanno sì con la testa, molti rimangono senza aver capito di non aver mai giocato a tennis.

    ERGO: se un genitore NON si lamentasse di queste NON-ASSOCIAZIONI, sarebbe un esaltato.

  203. stefano grazia scrive:

    Ah, dimenticavo: ottimo l’intervento di Pinot sul Samurai. Che secondo me e’ comunque una figura fin troppo retorica e abusata e soprattutto diciamocela tutta molto spesso incomprensibile. Ho amato molto il libro Shogun ma mi faceva spisciare dal ridere quando uno dei charachters imbarazzato per aver commesso un errore chiedeva il permesso di fare seppuku e il padrone con suprema crudelta’ glielo negava. Ma bellissimo il paragone fra il guerriero che per combattere al meglio deve eliminare la paura di morire cosi’ come il tennista quella di perdere. Sicuramente pero’ sia il guerriero che il tennista, oltre a non aver paura di morire o perdere, devono essere capaci di rifiutare -nel senso di fare di tutto perche’ non accada- la morte e la sconfitta perche’ altrimenti, se l’accettassero supoinamente (non ne ho paura, quindi che mi frega?) non sarebbero ne’ buoni guerrieri (e quindi inutili al loro paese o alla persona che devono proteggere) ne’ buoni giocatori.

  204. andrew scrive:

    StefanoGrazia…

    vai a ripescare Costa Azzurra nel Great Lake del blog…c’è ancora gente che posta nel primo G&F.

    Qualcuno di voi ha visto la propaganda dei Centri Estivi su SuperGulpTennis?

    L’altro giorno c’era un ragazzino di 12 anni che dichiarava di giocare da 7 anni, ossia da quando ne aveva 5. Non so se facesse parte di quella schiera di bambini che “NON vogliono assolutamente imparare a giocare a tennis”, ma la cosa mi ha fatto un po’ di tristezza comunque…

  205. stefano grazia scrive:

    E’ bestiale il gioco delle sfumature. Io ho fama di essere un combattente ,un grintoso, uno che non ci sta a perdere. Ma in realta’ sono solo un mediocre aureo, uno che lotta fino alla fine e che non si da mai per vinto, ma che ha avuto e ha paura di perdere e spesso e’ stato tentato di non presentarsi o di trovare scuse ma sempre le ha scacciate per via del raziocinio e del senso interiore dell’onore, di una moralita’ sportiva di fondo. Ma se l’aspetto esteriore e’ quello del guerriero (soprattutto negli sport di squadra), la verita’, che so solo io ed ora anche voi, e’ quella di uno che tutto sommato non e’ mai stato un match winner. Per dirla tutta, io ho sempre avuto qualcuno che era piu’ veloce di me, che nuotava meglio di me, che era piu’ bravo di me a calcio e anche nel rugby dove ero un playmaker dalle mani d’oro ma il Man of the Match era spesso un altro, ovviamente anche nello sci e nel windsurf (ero il piu’ bravo della Jamaica! The king of hellshire…ma a Hookipa, Maui, ero una m*****a qualunque) e ovviamente figuriamoci nel tennis…il migliore dei Tristonazzi dell’Agip ma non della comunita’ Italiana il cui migliore non era il migliore della Comunita’ Espatriata il cui migliore le prendeva al Torneo coi Locals che a sua volta le prendevano da chiunque fosse un C1 e via di questo passo…Per dirla tutta io non mi sono mai i******o come s’i****a mio9 figlio quando perde un drill perfino con un bambino di 2-3 anni piu’ grande di lui, nemmeno a 10-11 anni… Ho avuto i miei sogni ma c’era sempre qualcuno che era un filino piu’ bravo di me qualunque fosse lo sport … E devo dire che su questa mediocrita’ aurea ci ho giocato la mia vita (E’ forse meglio non essere il migliore, dice il piccolo protagonista di searching for Bobby Fischer, cosi’ quando perdi non e’ poi cosi’ grave)
    Mi rendo conto che il rifiuto della sconfitta e’ solo un piccolo tassello ma temo che sia fra i piu’ importanti. Certo, da solo e senza supporeto fisico e tecnico e strategico fa di te solo un arrogante maleducato ma alla fine a parita’ di mezzi di solito vincono sempre quei due o tre. (e si, certo, devi una volta sconfitto saperla accettare e tornare a lavorare per rifarti la prossima volta ma adesso sto parlando di un’altra cosa: del rifiuto della sconfitta mentre stai ancora giocando non della capacita’ di elaborarla dopo ne’ della paura di perdere. Ma della capacita’ di impedirti di perdere.)

  206. Edipo scrive:

    carina la storia dell’Hockey che diceva Andrew, mi ha fatto tornare in mente una cosa che mi era sfuggita.
    E’ assolutamente vero che altri sport, a me è capitato nel basket con mio figlio e nella pallavolo quando ero ragazzo, gli allenatori si lamentano con i genitori quando non sono sufficientemente coinvolti, ma a me è capitato anche nel tennis.
    I due maestri che mia figlia ha avuto prima di entrare in Accademia solevano organizzarsi così:
    se non vai e non partecipi nel modo giusto ti accusano che senza il tuo appoggio è difficile preparare qualsiasi atleta (ho un’amica che fa giocare la figlia con lo stesso maestro di mia figlia, il primo da cui siamo scappati, che la domenica deve andare al mare o in montagna e che non è disposta a fare il sacrificio), e che la causa dell’insuccesso della sua scuola sei tu.
    Se invece ti presenti a maniche rimboccate chiedendo soltanto di fare di te quello che vuole, ti dice che così stai troppo addosso, e che probabilmente tuo/a figlio/a non riuscirà a combinare niente di buono per colpa della tua presenza.
    Cacchiarola, la colpa non è mai loro e noi facciamo soltanto errori.
    Ripensando agli altri sport, effettivamente mi sono reso conto che le persone che se ne occupano hanno forse più sale in zucca.
    Certo non parlo di tutti, ma mi viene da pensare che la percentuale è migliore.
    Auguro a nessuna donna di amare un maestro di tennis, perché il fatto che non provi piacere sarà sempre, sicuramente, colpa sua.

  207. costa azzurra scrive:

    buona sera

    è la prima volta che scrivo qui (avevo scritto di là sul vecchio per errore)

    anch’io sono un genitore!

    da quello che leggo siete super informati , fate citazioni di alto livello , complimenti ! E’ interessante questa rubrica.

    io ho poco tempo per documentarmi e quindi forse i miei interventi saranno più terra terra

    la mia esperienza cominciò 8 anni fa : doveva essere un normale sport per i miei figli per non stare a casa davanti a Winnie the Pooh tutto il pomeriggio e poi…..

    …il problema più grosso me lo hanno creato alcune persone molto competenti che mi hanno detto che uno dei miei figli aveva la stoffa del campione….

    così ho dovuto cominciare a pensare in un modo diverso, contattare esperti e sentire pareri vari per poi prendere delle decisioni giuste

    tutto questo però l’ho fatto pensando sempre anche al bene dei miei figli

    i primi consigli sono stati quelli di prendere un aereo e andare in America ma non volevo credere che solo fuori dall’Italia si potesse trovare ciò di cui avevo bisogno

    così cominciai a “provare”

    i miei figli si divertivano a cambiare quasi ogni sei mesi allenatori e non hanno avuto problemi perchè hanno un ottimo carattere

    in questo tour degli allenatori italiani (ci siamo spinti raramente all’estero) abbiamo riscontrato che esistono varie tipologie di allenamento e varie teorie sull’insegnamento del tennis.

    le miei impressioni sono state nel tempo:

    che il campioncino dia fastidio … soprattutto in un contesto di circolo con scuola di avviamento con i maestrini un po’ pierini che preferiscono avere 80 brocchi che rimangono brocchi per vent’anni e che poi portano a lezione anche i loro figli e nipoti ( quindi lavoro assicurato fino alla pensione) è un bene che esistano anche loro , ci mancherebbe avere solo Bollettieri !!

    che il campioncino sia spremuto…. nelle super accademie dove si “lavora ” dodici ore al giorno… e secondo me i bambini non dovebbero lavorare ( e qui bisognerebbe iniziare un lungo discorso.. non oggi..)
    non dovrebbero interrompere gli studi ecc..

    che il campioncino costi tanto…. per gente normale è impensabile e se non arrivano gli sponsor puoi anche mollare tutto come stava per capitare a noi poco tempo fa

    che il campioncino rimanga solo …. se perde

    e che il giorno che perde … rimane solo … con i propri genitori ..

    che sono gli unici che adorano vederlo giocare … vederlo sorridere e fare anche qualche pazzia in campo … anche se poi perde …. anche se ti spara fuori quel.. rigore…

    perchè lo vedi che è il migliore di tutti e che anche se oggi non vince … lo alleni e lo segui e lo consoli e sei con lui

    non lo tradisci e non lo abbandoni come fanno gli allenatori

    e’ così secondo me che poi nasce il genitore coach … perchè chi lo conosce meglio di te ?.. perchè poi gli allenatori che ho conosciuto finora
    avevano tutti qualcosa di buono ma nessuno di loro era veramente completo

    e l’articolo sul tennis italiano di questo mese su Camila Giorgi e suo padre mi ha dato un grande stimolo .

    Spero un giorno di poter dire di aver fatto la cosa giusta .

  208. Avec Double Cordage scrive:

    @Edipo
    mi sa che stiamo dicendo la stessa cosa. Forse non hai letto gli interventi sopra, quelli sul non temere la sconfitta per non farsi venire il braccino, dai quali è partita tutta questa cosa, è proprio per il fatto che una sconfitta a scacchi (se sai giocare conoscendo le varie aperture e strategie e non sei una schiappa che a malapena conosce le mosse) rode quanto una sconfitta a tennis (o in qualsiasi altro sport individuale uno contro uno), che tramite gli scacchi, o meglio dei tornei di scacchi si può allenare la situazione di trovarsi a mente fredda di fronte ai momenti cruciali, i big points nel tennis

    Insomma proprio l’opposto di un allenamento alla sconfitta, se mai un allenamento alla vittoria.

    Permette di focalizzare l’aspetto mentale, perché e il mental quello che ti fa perdere mancando completamente l’aspetto atletico, se ti fai fregare dalla paura di perdere non ragioni più bene sulla strategia, sulla tattica, giochi mosse troppo rischiose o troppo difensive…

    non sto dicendo che giocando a scacchi impari a giocare a tennis, nemmeno che sia una metafora del tennis, sto semplicemente dicendo che ti può rendere più forte mentalmente e la forza mentale può essere di gran vantaggio nel match play

    tutto li, mi sembra che tu stai dicendo la stessa cosa

  209. Edipo scrive:

    @avec
    diciamo la stessa cosa, è soltanto che sono più d’accordo con la freddezza e la preparazione alla vittoria che con il farsi venire braccino, probabilmente anche negli scacchi se dovessi renderti conto che il tuo avversario ti sta battendo potresti fare delle scemenze.
    La paura di perdere, almeno in questo momento, non mi viene in mente niente che possa allenarla.
    Piccola questione, sfumatura, ma in accordo con quanto dici.

  210. Stefano Grazia scrive:

    COSTA AZZURRA: welcome into the Club of G&F…Dicci solo quanti anni i tuoi pargoli…per il resto mi sono riconosciuto in molte cose che hai scrittoe io continuo a pensare che uno degli scopi di questo blog, se non quello principale, sia quello di riconoscersi per affinita’ elettive.
    Comunque, Costa,stai con noi…e se hai tempo leggiti anche i Riassuntoni della Prima Stagione (ce ne sono 11, leggiti almeno gli ultimi 3 o 4).
    AVVISO PER ROBERTO COMMENTUCCI: Per favore, fa disabilitare con COMMENTI OFF tutti i vecchi Riassuntoni e ogni Articolo Precedente della Nuova Stagione: deve essere abilitato ai Commenti solo l’Articolo della settimana anzi Quindicinain corso…

    Ricevuto SubComandante: appena i miei ospiti avranno sloggiato la mia sala da pranzo eseguirò :) (Rob. Comm.).

  211. Stefano Grazia scrive:

    Edipo e ADC: nella prefazione a The Gambit Queen (La Regina degli scacchi) di cui vi ri-consiglio caldamente la lettura (anche a Gus) nella prefazione non ricordo piu’ chi ma un importante Gran Maestro, sottolinea come l’autore abbia saputo bene rappresentare alcuni aspetti della competizione scacchistica: la solitudine, per esempio, e anche la brutalita’ mentale: del come lo scacchista abbia a volte un terrore quasi fisico dell’avversario e arrivi ad odiarlo …

  212. Stefano Grazia scrive:

    mmm,seratina fiacca: meglio, significa che l sabato sera avete ancora qualcosa di meglio da fare…Io invece, prima giornata da solo e mi sono rilassato a casa, guardandomi I’m Legend che pero’ stravolge completamente il libro di Matheson da cui e’ tratto banalizzando il significato (che era l’apologia del diverso). Comunque suggestionato dalle immagini di solitudine e di pericolo e anche da brevi frammenti di un documentario sulla guerra civile in Congo nonche’ dai ricordi angoscianti della lettura de La Strada, un po’ per via di quella sorta di processo di identificazione che ti fa uscire dal cinema dopo un film di John wayne a gambe larghe in cerca del tuo cavallo, nel rpeterela routine quotidiana della sera salendo coi cani al piano di sopra e sprangandomi dentro, forse per la prima volta mi rendo conto di vivere nell’instabilita’, in un paese che io considero sicuro per abitudine e fatalismo(africano) ma che ai piu’ di voi sembrerebbe comunque piu’ pericoloso di quello che appare a noi, un paese che ha gia’ avuto una guerra civile e una decina di colpi di stato, che al Nord ha di tanto in tanto scontri tribal-religiosi e al Sud una criminalita’ organizzata camuffata in guerriglia antigovernativa e contro le Oil Company, un paese dove l’autista della Clinica invece di lasciare l’auto in Clinica come dovrebbe la usa per i suoi business personali, gliela fregano e quindi viene preso dalla polizia per 2-3 gg e esce con una spalla dislocata, un paese dove l’altro giorno rapinano una banca e cercano la fuga buttandosi in un braccio della laguna con la polizia che spara dalla riva e tutti sul ponte che si fermano a guardare (io ero bloccato nel traffico), un paese dove ancora fino a poco tempo fa il ladro veniva linciato e infilato in due copertoni a cui veniva dato fuoco (ne bruciarono uno vicino a casa nostra nel 90), un paese insomma dove io ho deciso di far crescere mio figlio. In effetti averlo fatto giocare troppo presto a tennis mi sembra stanotte, sara’ di certo la suggestione, molto meno pericolosa come scelta.
    L’immagine successiva e’ invece quella delle due Sturmtruppen di Bonvi che dopo aver dissertato di filosofia, morale e poesia, come riprendendosi dalla pausa se ne escono con: Ach, bene: e adesso dov’e’ pure quel maledetto bunker nemico?
    E quindi riprendiamo pure a parlare di tennis: moglie e figliosono arrivati a Miami e al momento sono in viaggio verso Bradenton. Spero che Gabri’ abbia voglia di scrivere qualcosa dall’Academy magari portando qualche notizia di prima mano sull’Eddie Herr, sull’Academy dopo la riorganizzazione post crisi e chissa’, magari anche su Miccini.

  213. Roberto Commentucci scrive:

    A proposito di Miccini: mi scrive Ivan Sabatini che l’operazione all’anca è perfettamente riuscita e che Giacomo ha già iniziato la rieducazione. In bocca la lupo, Jack, speriamo di riverti presto in campo.

  214. mar scrive:

    @ massimiliano,

    veramente tu credi che io mi impongo il programma senza che mia figlia fosse daccordo con me; hai sbagliato in pieno.
    Pensa che a scuola, in un compito di italiano, mia figlia scrive in un tema sul papà “mio papà è il miglio coach del mondo”, facendosi chiedere dalle maestre “che significva coach?”.

    A questa parola il significato lo ha dato in pieno “costa azzurra”.
    Cioè coach sta per una persona che ha tutto l’ interesse per far realizzare un sogno.
    E chi ha interesse maggiore di un genitore per il proprio figlio?
    Credo proprio “nessuno” o per lo meno nessuno come il genitore.
    Ti racconto questa: un bimbo del gruppo di mia figlia alla fine dell’anno tennistico non sapeva fare bene ancora il movimernto del rovescio, e il papà che in continuazione chiedeva al maestro come mai non ci lavorava per insegnargli bene il rovescio, la risposta era “non ti preoccupare imperarà, vedrai che fra poco…sta tranquillo che…”.
    Bene questo papà durante l’estate, avendo il campo da tennis, porto’ il bimbo alla ripresa dell’anno tennistico, con il rovescio meglio del dritto.
    A questo punto cosa mi dici del maestro??

  215. Pinot scrive:

    Stefano G.

    Mi chiedo la paura è un sentimento innato?
    Che cos’è la paura. La paura del buio, dei serpenti e via via verso le fobie.
    Naturalmente un atleta deve essere una persona equilibrata, ovvero deve trovare equilibrio anche con compensazioni, per esprimere al meglio il suo potenziale. E allora non dovrebbe esistere la paura di vincere e/o di perdere. Da dove deriva? I bambini nascono senza paura. E’ l’esperienza e la conoscenza che portano ad aver paura. I bambini giocano per divertirsi e nel divertimento e nel gioco vogliono prevalere e lì viene fuori la personalità. Per vincere sanno che devono dare il massimo, senza tattiche e senza pensieri. Il massimo.
    Quando si rendono conto che il massimo comporta un rischio?
    Ecco che interviene la conoscenza, non quella di chi dà il massimo e la palla esce di 2 cm, ma la conoscenza che è trasmessa da chi gli dice “di non aver paura” a tirare forte ma poi gli dice anche di non rischiare e poi gli dice anche di metterla dentro. Ecco il bimbo gioca senza paura e tira forte (se quello è il gioco) e vince o perde ma è felice perché gioca. Quando la partita persa diventa “sconfitta”? Quando gli si dice di non rischiare? Quando vede la faccia del papà “nera”, nonostante le rassicurazioni? Quando il maestro perde il sorriso “perché in allenamento quella cosa la sa fare”?
    La paura che è un sentimento razionale si presenta come ansia che è un sentimento irrazionale. Se è poca ti sprona a fare meglio, se è troppa ti blocca, anche paralizza.

    Bisognerebbe eliminare la parola “paura” dalla comunicazione verso i piccoli atleti è un passo, interpretare con loro la “sconfitta” (parola che include dalla guerra alla partita a scopone, ma i bambini non lo sanno ed a tennis è personale) è un ulteriore passo avanti, la comunicazione dei genitori che quantomeno devono eliminare il “doppio legame”, è un altro. Può essere?

    La questione si pone quando il bambino non è più un bambino ma atleta e la questione del “rischio” si intreccia con la vittoria e con la sconfitta ed ecco i pensieri che si affollano e tolgono lucidità mentale ed efficienza fisica. Il braccino.
    La questione non è di “non ho paura e non me ne frega”, ma “ho paura ma la controllo”. E quindi come alleno il corpo devo allenare la mente. Questo il senso “ Sviluppa il giusto controllo mentale o soccombi”. E qui credo che si apre un capitolo che nel blog è entrato saltuariamente. Ma un argomento che a tutti i livelli di gioco, sappiamo che fa la differenza.
    Non concordo col fatto che si possa “rifiutare” la sconfitta come fatto mentale, perché essa è lì e si materializza da un momento all’altro. E’ allora che bisogna sapere che fare, è allora che la capacità di dare il massimo in un momento topico deve venir fuori. Ecco, quella capacità deve essere allenata.
    Quanta tensione o paura di perdere ci può essere in un centometrista che in meno di 10 sec. si gioca mesi e mesi di lavoro? Eppure i muscoli facciali ci dicono che i più veloci sono i più rilassati… si fa per dire.

  216. Stefano Grazia scrive:

    MAR: sai cosa ti rispondera’ Massimiliano: hai visto che aveva ragione il Maestro? Imparera’, duceva, e infatti l’ha imparato…Davvero abbiamo i migliori maestri del mondo

  217. Stefano Grazia scrive:

    Pinot sulla paura o farsela sotto che a Bologna chiamiamo cagarsi addosso e gli americani chiamano choke (da cui il momento di gloria anche sul blog di Jon wertheim del thailandese Udomchoke che ha la pronuncia simile a Who don’t choke, Colui che non si caga mai addosso)
    Ho paura ma la controllo.
    Si, ma succede davvero cosi’?
    In linea di massima sono d’accordo, ma davvero riesci a giocare quando riconosci di avere paura? Direi che puo’ aiutare pensare che anche l’altro sta attraversando i tuoi stessi problemi, ma riuscire a controllare la paura nel tennis e’ davvero possibile?
    Se non dovessi andare a giocare con un amico, vi racconterei del Virus che mi ha preso in tre occasioni, il Virus del Servizio, anni fa. Non la mettevo di la’: 4 doppi falli per game, completa e improvvisa incapacita’ di controllare il braccio…Una volta mi duro’ un mese: per questo ho la massima simpatia per Kournikova, Dementieva e soprattutto Coria… Ora e’ da 10 anni che non mi capita piu’: Puo’ darsi che sapendo che mi puo’ capitare da un momento all’altro io davvero l’abbia esorcizzata?

  218. Stefano Grazia scrive:

    O che piuttosto la paura la si esorcizzi con la confidence, cioe’ diventando tecnicamente (e fisicamente nel caso dei pro) sempre piu’ padroni, sempre piu’ forti?

  219. Edipo scrive:

    @pinot
    ottimo pinot, centrato l’obiettivo.
    sono perfettamente d’accordo con te.
    Un bambino lasciato libero di determinarsi perché dovrebbe avere paura?
    Per lui basta giocare, magari si arrabbia se sbaglia, ma non conosce la paura.
    Quella gliela fanno venire genitori con delle aspettative, che ormai adulti hanno sposato la causa del risultato, l’unica cosa che conta, oppure maestri orripilanti, per timbrare il cartellino e prendere lo stipendio anche il mese prossimo.
    E questo succede quando il bambino è bambino, e poveretto che fa? Mettiamoci nei suoi panni.
    Lui giocava e si divertiva e imitava il suo campione preferito, questo era il suo risultato, che vincesse o che perdesse.
    Sotto il fuoco del nemico genitore o maestro, inizia a non capire qual’è il suo obiettivo, il risultato che conta, poiché cambia ad ogni quindici e sotto due sempre differenti punti di vista, quelli dei suoi nemici.
    Se ha un carattere forte ci manda a c…..re e fa quello che ritiene meglio per sé, ma se è un pò scrupoloso cerca di compiacere l’uno e l’altro dei nemici fino a decidere di smettere di giocare.
    La tensione del match fa parte del gioco, il resto è indotto con la forza.
    Lasciamoli giocare e basta fino ai 15/16 anni poi capiranno da soli quale sarà il loro risultato da conseguire.
    Ed a parte gli scacchi e tutti i sussidi possibili, vedrete che così saranno perfettamente allenati a non avere paura.

  220. Avec Double Cordage scrive:

    OFF TOPIC
    Stefano ho appena scoperto che la benzina in Venezuela costa 3,5 centesimi al litro, http://en.wikipedia.org/wiki/Petrol_prices

    giusto per curiosità in Nigeria quanto costa?

    certo che c’è un disparità di prezzo ridicola per quella che è la materia di base dell’economia mondiale, non c’è da meravigliarsi se è tutto un casino nel resto. Con la differenza di prezzo che c’è tra Egitto e Grecia per uno che vive su un isola greca quasi quasi conviene attraversare il mediterraneo e fare benzina sulle sponde del Nilo, la benzina li costa 6 volte di meno… se poi ti porti dietro pure qualcosa da vendere, magari merce a due zampe… che dici Stefano si potrebbe aprire un business ;) che mondo pazzo, più ci penso e più mi rendo conto che ci stiamo tutti prendendo per i fondelli a vicenda con questa storia delle frontiere, degli stati, delle monete, dei divieti, persino i re ci sono ancora in giro …ma in tutta questa pagliacciata quei pochi che ridono veramente si guardano bene da farsi vedere

  221. costa azzurra scrive:

    edipo ha ragione
    è proprio questo il problema italiano

    non abbiamo un campione perchè non lasciamo giocare a tennis i ragazzi
    ma li costringiamo a “fare il risultato”

    cioè mi spiego meglio … se tu giochi bene anche molto bene ma essendo un ragazzino che GIOCA a tennis non badi necessariamente al risultato ma provi a fare quello che fa Federer o Safin o un altro tuo idolo …. non ti notano … cioè nessuno sa che esisti … finchè non fai il RISULTATO…
    allora ecco che per FARE il risultato gli addetti ai lavori cominciano a consigliarti di ” tirare dentro ” “non rischiare” ” palleggia piano e aspetta che l’altro sbagli” ” fai due seconde palle di servizio ” ecc.

    la ragione per la quale gli “addetti ai lavori” consigliano questo al ragazzo talentuoso è perchè devono dimostrare ai genitori che i ragazzi da loro allenati vincono …e così non si fanno i campioni

    lascialo giocare…lascialo provare a fare i colpi di Federer …che magari non oggi ma domani diventa come lui e se non ci diventasse almeno si sarebbe divertito fino a quel momento…e il genitore non si sentirebbe in colpa…certo che per lasciarlo tentare di imitare Federer bisognerebbe avere un maestro che sappia insegnare il vero tennis di alto livello…

    è tardi … buona notte a tutti

  222. costa azzurra scrive:

    anche pinot ha ragione

    cioè avete colto nel segno ..pinot e edipo .. quindi deve nascere in Italia la nuova scuola del tennis …

    ….riprenderemo l’argomento …

  223. stefano grazia scrive:

    si, in teoria tutto bello, tutto giusto, ma poi comunque esiste il problema di far quadrare il cerchio e cioe’ che se per andare avanti occorre un ranking, occorrono dei contributi ,occorre trovare uno sponsors qualche straccio di partita o di torneo lo dovrai pur vincere perche’ altrimenti il rischio che un giocatore per decidere se merita aiuti venga giudicato con le palette dagli Addetti ai Lavori … Ci deve essere una via di mezzo fra sparare a tutta senza tenerne una in campo e giocare senza paura ma anche con un minimo di senso tattico senza fare la palletta … Eppoi diciamoci la verita’: se un bambino tira 4 palline di seguito contro la rete io qualche dubbio me lo faccio venire: tirane due ma la terza magari me la sbagli ma tirandomela fuori da un metro… In fondo insomma: Di che eta’ stiamo parlando? Fino a 10 anni ok, ma poi qualche cosa bisogna cominciare ad assorbire … Io critico mio figlio se mette di la’ una seconda di servizio ridicola ma anche se fa doppi falli a catena: mettere di la’ una seconda ridicola dovrebbe comunque essere punita regolarmente a certi livelli dalla risposta di servizio quindi il bimbo non puo’ limitarsi a metterla semplicemente di la’… Comunque, sara’ perche’ noi per tutto l’anno di tornei e partite ne facciamo ben pochi/e e quindi abbiamo piu’ tempo per allenare i colpi, ma io credo che fra palletta e sparatutto debba essere privilegiato fin da subito la CONTROLLED AGGRESSION,cioe’ l’essere sempre aggressivo, SEMPRE, ma con CONTROL. Di questi tempi la filosofia da Bolletieri era basata su CONTROL, HURT and FINISH: controlla, ferisci, ammazza… Se non riesci a controllare non riesci mai a passare ai patterns, agli schemi strategici anche piu’ elementari…Quindi controllo si ma aggressivo , quindi Aggressione si ma controllata…
    E comunque parafrasando Arnold Palmer (the harder I train the luckier I get) penso che anche qui si tratti di una maturazione progressiva: the more aggressive I train , the more controlled I get) … Ma ti devi allenare e allenare, coi target, coi coni, con coaches che corrono e ti prendono tutto, anche quelle fuori, tirando sempre forte ma cercando di tenerla dentro…Se avrai la confidence di poterlo fare in allenamento, con una certa regolarita’, poi lo potrai fare anche in partita…

  224. stefano grazia scrive:

    Mi spiego meglio: mio figlio non ha mai vinto un torneo o una partita che contasse fino in pratica a 10 anni…mi sono preoccupato? Certamente no, l’importante era che sviluppasse il suo gioco… Pero’ quando ha cominciato a vincere non e’ che mi abbia fatto schifo…SEMPRE CHE VINCESSE NON SNATURANDO IL SUO GIOCO… Ora vedere che di solito le sue partite sono una sfilza di winners e di unforced errors dovrebbe rassicurarmi ma in realta’ io sono stato contento anche quando , quest’estate, giocando con giocatori diversi, sia di valore che di caratteristiche, ha adottato (da solo) tattiche diverse … Dovrei preoccuparmi perche’ usa la strategia? Questo potrebbe essere uno spunto: se il giocatore e’ forte, non si preoccupa di usare strategie: lui fa il suo gioco, sara’ l’altro a doversi preoccupare…Suppongo che Quinzi non si stia a preoccupare troppo di come giocano gli altri … Ma non e’ anche giusto che uno impari a giocare diverso a seconda dell’avversario? Certo, non a fare la palletta alla Katia Piccolini, ma alternare glki effetti, gli angoli, far correre l’avversario, tirare a tutta o rallentare a seconda delle convenienze… O ancora a 12 aa devono sempre tirare a tutta? Colpire on the rise, si, colpire in anticipo si, ma colpire sempre come le Williams senza sapere,come diceva Sampras, neanche tu dove la mandi? Capisco i pericoli del dover fare risultato ma rimango dell’idea che alla fine a giocare meglio ma perdere sempre potrebbe portare lo stesso a dei ritiri prematuri…

  225. Edipo scrive:

    caro stefano, la cosa e tutt’altro che semplice.
    Andiamo per punti.
    Siamo partiti dalla paura, ed in qualche modo stabilito che non è innata ma proviene dalle indicazioni confuse di coach e genitori.
    Punto primo: se siamo costretti dopo i 10 anni a dare alcune indicazioni per vincere è perché il tennis è costoso e lo sponsor deve essere soddisfatto, resta il fatto che Federer a 11 anni faceva un sacco di ca……te.
    Prima responsabilità della Federazione, rendersi conto che il sostegno ai giovani atleti consiste proprio nell’evitargli tutte queste forme di violenza psicologica.
    Resta inteso che non tutti i ragazzi hanno gli stessi tempi di maturazione per cui non si può stabilire un’età tipo, ed allora occorre personalizzare.
    Attualmente in Italia siamo pieni di baby killer, ma, superata una certa età quasi il deserto, se non fosse per qualcuno che ha mezzi e risorse per farcela da solo ed avere il tempo per rispettare i suoi tempi.
    Punto secondo. non mi risulta che chi prende ranking abbia un privilegio, mia figlia è stata anche 1° del ranking e non solo non aveva sponsor, ma le veniva negato persino il giusto posto in tabellone dagli inciuci circoleschi e di Macroarea (quanto mi piacerebbe fare i nomi ed anche i cognomi), nè tantomeno convocazioni ai raduni.
    Ed anche qui responsabilità della Federazione che definirla vergognosa è un enorme complimento.
    Il signor Bollettieri allena soltanto quelli che gli passa IMG senza calcolare minimamente gli altri e lo stesso vale per Sanchez, per cui le str….te che dice su come sfornare campioni potrebbe serenamente risparmiarsele.
    Il tennis è troppo ricco per farlo funzionare?
    Può darsi, ma credimi i nostri ragazzi, ed io sono stato un agonista e da più di trent’anni ne vedo, sono bravissimi e non hanno niente da invidiare a nessuno, soprattutto nel tennis moderno dove le abilità sono diventate molte.
    Il problema resta sempre e soltanto che in un sistema che prevede la sua diffusione e la sua crescita attraverso i circoli con maestri che non hanno nessuna qualità e competenza nè tecnica nè pedagogica, non c’è niente che possa funzionare e sfido chiunque a contraddirmi.
    Se la Federazione partecipasse davvero alla crescita del vivaio, con l’intenzione e l’obiettivo di trovare i campioni, avrebbe un esercito di ragazzi forti e senza paura, che al momento giusto saprebbero anche, una volta passati al professionismo, capire il CONTROL.
    Ma i nostri ragazzi diventano oggi professionisti prima ancora di fare i conti con la pubertà e l’adolescenza.
    Il tennis è uno sport per essere umani e non per mostri alieni.
    Meditiamo gente, che il progresso spesso ci fa perdere il senso della storia e la nostra voglia di riscrivere tutto daccapo ci fa fare un sacco di stupidaggini.
    Nel tennis nessuno si inventa niente, togliamoci da torno tutte quelle personcine che credono di essere il futuro.

  226. tennista93 scrive:

    Salve, io sono una umile tennista di 15 anni.
    Ho scoperto il vostro blog e volevo darvi il punto di vista di una ragazzina, che ci crede e vorrebbe provarci.
    Io ho iniziato a giocare all’età di 11 anni, in confronto ad altri decisamente tardi, in una città dove le scuole di tennis non sono il massimo, ma per divertirsi bastano.
    sono sempre stata vista come una pazza, perchè volevo “giocare” e non competere, filosofia non accolta in nessuno dei circoli dove sono stata.
    per un bambino il peso di una gara è un fardello pesante da portare, specie se qualcuno te lo monta sulla schiena spingendo verso il basso. L’ansia della gara è normale in qualunque bambino, a meno che non sia estremamente superficiale. Io da piccola imitavo il mio idolo, Federer, e a detta di altri “perchè perdere del tempo a cincischiare, non vuoi diventare forte?”. voglio diventare forte, ma per ora mi diverto così, grazie. Se non ti diverti a quell’età, senza responsabilità, quando?
    Il mio maestro ha sempre contato molto sul risultato, non so se per darmi gratificazioni o per portare un po’ di notorietà al circolo. Non mi ha mai allenato come si deve, perchè non credeva in me, per lui ero una che non capiva cosa bisognava fare. Io lo capivo, e anche meglio di lui credo. Ma non voglio essere capita, mi interessa provarci, dove arrivo e cosa ne faccio del mio tennis sono affari miei, giusto?
    Posso io in questa situazione non avere paura? Dopo che mi costringono a fare il risultato altrimenti nessuno mi allena?
    Non doveva essere un gioco?

    ps= sono la figlia di Edipo e di Elettra

  227. Edipo scrive:

    scusate mi si è incasinato il computer, è solo una prova per vedere se funziona………

  228. Edipo scrive:

    grazie Costa Azzurra, fa bene al cuore….

  229. Stefano Grazia scrive:

    IL BLOG G&F HA FATTO FINALMENTE IL SALTO DI QUALITA’: FINALMENTE ABBIAMO UN COMMENTO, e speriamo non sia l’ultimo e che magari ne arrivano altri, DI UN FIGLIO/A, in questo caso di Clitennestra, cioe’ no,tennista93: la figla di edipo e di Elettra…BRAVA, BRAVISSIMA!!!! Per quello che scrivi e per come lo scrivi, un segno che per fare sport non e’ necessario essere ignoranti o analfabeti, anzi… Fino ad ora ci aveva scritto solo una volta Francesca da Palermo ma solo per dirci, in pratica, che ci leggeva e poi anche una ragazzina ma solo per chiederci,sic!, la foto di Volandri… Sarebbe in effetti interessante sentire anche le voci dei diretti interessati, anche magari per smentire i loro genitori…garantiamo l’anonimato! Anche alla Canaglia di Lagos!

    A proposito di Bollettieri, con mia moglie -che in questo momento e’ appunto a Bradenton-ci siamo scambiati diverse telefonate: oggi era il Primo Giorno per noi DOPO la chiusura del Team Strategy zone a cui ci eravamo affidati con grande soddisfazione negli ultimi 3 anni… Il problema e’ che non e’ ancora chiaro chi e che cosa, cioe’ chi seguira’ Nicholas e che cosa dovrebbe fare…La nostra paura e’ che non essendo lui ancora full timer venga di nuovo messo nel gruppone e ogni settimana conti solo per fare volume, partendo dal presupposto che a casa ci sia qualcuno che ti segua… Per questo i primi giorni saranno un po’ concitati cercando di identificare chi potrebbe essere il nostro nuovo punto di riferimento per i prossimi 2-3 anni… Come la penso io su Bollettieri Academy lo sapete, l’ho scritto in decine di posts:la prima volta andateci sempre e comunque, forse anche la seconda…poi bisogna saper scegliere, sapersi muovere, avere anche fortuna, capire il giro, capire cosa serve e cosa no, cosa e’ business e cosa no …Ci sono cose ottime, cose buone, cose meno buone ma comunque utile e poi anche mangime per i polli da spennare.
    Confesso che a volte mi viene il dubbio di fare anche noi parte della categoria dei polli, non lo nego, ma negli ultimi 3 anni comunque Nicky ha messo insieme un bagaglio tecnico notevole e sicuramente non lo avrebbe messo insieme allenandosi solo con me e mia moglie (a noi magari il merito di aver sposato quei metodi di allenamento e aver insistito nelle altre 42-46 sett restanti quando non era in florida e neanhe in italia ma in angola o in nigeria )
    Gabri’ piuttosto ha incontrato fra un campo e l’altro anche Enrico Slomp che gli ha parlato molto bene di Lance Luciani, il Videoanalista che aveva creato lo Strategy zone Program e che ha trovato giusto quello che cercavamo di fare, cioe’ di prendere il meglio dei due sistemi, l’Americano e l’Europeo, le Academies e il Coach Privato… Ha incontrato anche il padre di Miccini e hanno parlato un po’ di Giacomo: non hanno fretta, la cosa richiedera’ un po’ di tempo, se ho capito bene pensano che l’inconveniente possa essere stato accentuato un po’ dall’iperattivita’ e dall’intensita’ degli allenamenti ma che sarebbe comunque saltato fuori dopo, nel giro di qualche anno, essendo una cosa genetica, di costituzione, ereditaria insomma…Insomma, nessuno accusa nessuno e sono abbastanza sereni…

  230. Stefano Grazia scrive:

    Edipo, d’accordissimo. Comunque Federe faceva un sacco di cavolate a 11-12 anni ma vinceva anche parecchio. Certo, nessuno si sarebbe aspettato diventasse il Numero Uno ma tutti pensavano, sapevano che sarebbe diventato un pro. Le cavolate erano piu’ caratteriali, era diventato imbarazzante per genitori e coaches, lo dovevano cacciare spesso dal campo, una volta suo padre gli ha ficcato la testa nella neve perche’ non la smetteva di lamentarsi di cose inutili dopo un match perso. Cosi’, per schiarirgli non solo metaforicamente, le idee.
    Il guaio e’ che mio figlio avendo letto anche lui parte delle due biografie e avendo ottime orecchie e memoria quando gli fa comodo, pensa che siccome certe cose le faceva anche Federer, le puo’ fare anche lui tanto prima o poi msturera’ da solo. E il guaio e’ che sotto un certo punto di vista potrebbe anche aver ragione. Per cui finisce che tu lo sgridi si perche’ lo devi sgridare ma non perche’ ne sei veramente convinto.
    Maleducazione o Personalita’, this is the Question!, sara’ comunque il tema della prossima settimana. Per ora posso notare che manteniamo i ritmi di 300-400 posts ogni 15 gg e continuiamo ad essere la rubrica piu’ seguita di tutto ubitennis. Grazie ancora a tutti e grazie ad Ubaldo per l’ospitalita’ e a Roberto Commentucci per scacciare perfino gli ospiti a cena pur di leggerci e moderarci.

  231. costa azzurra scrive:

    buona sera a tutti

    un consiglio terra terra :

    il problema piu’ grosso in italia è proprio il costo del tennis dei campi degli allenatori dei preparatori atletici dei tornei delle trasferte ecc. come avete già detto tutti e concordo

    un consiglio per limitare le spese è fare tutti i tornei possibili in Italia e il livello degli ETA italiani è ottimo perchè molti stranieri forti vengono proprio in Italia e confrontarsi con la realtà under internazionale è importante e stimolante

    ci sono giovani tennisti italiani che vanno all’estero anche molto lontano per “fare punti” e questo se lo possono permettere solo alcuni ma non lo trovo un modo giusto per migliorare

    è meglio a volte perdere in un prima categoria eta da uno forte con cui magari giochi al massimo che vincere un torneo di terza dove non ci sono giocatori piu’ forti di te.

  232. claudiotn scrive:

    Buonasera a tutto il blog! Come state?
    Sono stato a Trento a vedere il “Polla” ottagonale per rappresentative regionali under 12 (’97 ‘98). Per cronaca ha vinto la Puglia sull’Emilia Romagna. Il mio Trentino ha concluso all’ultimo posto, purtroppo, ma non fa niente.
    Cosa ho notato di interessante?
    Nel blog si parla sempre di allenamenti, ore d’allenamenti, preparazione atletica, maestri più o meno competenti, circoli che non funzionano, accedemie dove si respira il vero tennis, (o sarà viceversa? :) ).
    Ma il bambino cosa vuole veramente fare? Tanti genitori, che qui scrivono e leggono, diranno “…ma mio figlio vuole veramente giocare a tennis!”.
    Ma ne siete proprio sicuri? Per carità è giusto spingere un po’ i propri figli perchè altrimenti manca un vertice al famoso triangolo (bambino-coach-genitori), ma l’aspetto legato alla motivazione personale, al voler veramente diventare qualcuno come viene trasmesso. Io credo sia qualcosa legato ad una predisposizione naturale del bambino.
    Altra considerazione riguarda la capacità di essere uno sportivo. Nel senso del talento innato non legato solo al tennis, ma allo sport in generale.

    Osservazioni sulle poche partite viste oggi.
    Molti bambini sono figli di maestri e devono convivere con una pressione fortissima che li carica di aspettative. E spesso non amano il gioco. Finora hanno prevalso sui coetanei facilmente per via del maggior numero di ore passate sul campo. Il piacere di vincere quasi sempre faceva dimenticare loro la frustrazione delle rarissime sconfitte. Ora le cose stanno cambiando. Gli altri si avvicinano. Conoscono cosa vuol dire la sconfitta, ma non ne hanno più paura. E giocano più liberi, lottano e si divertono senza drammi.

    Un bambino (’97) fra i primi 8 in Italia del suo anno perde 61 60 perchè voleva andare e sciare invece di giocare a tennis. Cosa contano qui tutte le ore d’allenamento? In questo caso forse l’aver dichiarato la non volontà di giocare a tennis rende forse più facile affrontare il problema. Ma se il bambino non vuole più giocare cosa può fare il genitore, il maestro, il circolo?

    Un altro bambino (’97) scende dai monti per allenarsi d’inverno 2 volte a settimana (solo 2 volte!). Ma quando lo vedi giocare capisci cosa vuol dire avere talento. E qui non parlo di capacità di giocare a tennis, ma di capacità di imparare, di talento atletico. Lo guardi muoversi in maniera fantastica e pensi che può diventare il migliore di tutti. Intuisci la determinazione legata alla voglia di vincere senza isterismi. Non so se diventerà un campione. Però l’inizio del suo percorso nel mondo del tennis è promettente.

    E così alla fine tutti i migliori piani d’allenamento vengono stravolti da una variabile, una sola piccola variabile che non è stata considerata nella programmazione del campione. E che entrerà a far parte dell’equazione personale di ognuno. Equazione che diventerà sempre più complicata fino a diventare irrisolvibile per tanti. Buon lavoro.

    Di nuovo un saluto a tutti.

  233. Avec Double Cordage scrive:

    @costa azzurra
    concordo, è una cosa che si fa notare dall’inizio del blog, ed è dovuta alla mancanza di concorrenza dei circoli con i campi pubblici visto che questi non esistono, se ci fossero esisterebbero anche delle associazioni sportive dedicate unicamente al tennis dove trovare più facilmente allenatori e preparatori che lo fanno più per il bene dell’associazione e molto meno per spennare qualche pollo

    ma è chiaro la federazione è un organizzazione che tutela prima di tutto gli interessi dei circoli e dei maestri, come la chiesa tutela prima di tutto gli interessi delle diocesi e dei preti, e solo dopo quelli del signore con la barba bianca che sta sulle nuvole…

    a parte le disparità del costo della benzina (che in Lussemburgo costa la metà, negli USA un quarto, in Egitto quasi un decimo e in Venezuela quasi settanta volte di meno che in Italia…) anche le palline da tennis hanno dei prezzi molto fluttuanti, un tubo di palline pressurizzate negli USA mi pare costa circa 2 euro, mentre da noi si aggira sui 10 euro, va bene la legge di offerta e richiesta ma qui con il mercato europeo stanno facendo un po’ come gli conviene a loro, ci sono ancora troppi reparti stagni, troppi confini, per internet e telecomunicazioni, come per banche e servizi, tutte cose che bloccano la competitività del mercato che se fosse veramente libero sarebbe persino superiore a quello statunitense, ma è chiaro che se ogni azienda si cura il suo orticello a riparo da concorrenza è più facile spennare i polli…

    bisognerebbe finalmente intraprendere un passo serio per facilitare comunicazione e mobilità, e finirla di ficcare la testa nella sabbia, senza una lingua di riferimento comune che sia parlata da una vasta maggioranza, l’europa sarà sempre una mezza cosa, è inutile continuare a negarlo, l’inglese è la lingua franca globale, viene parlata non solo in due stati dell’ Unione Europea (magari l’Irlanda non sarà uno stato superpotente economicamente ma la Gran Bretagna a livello europeo lo è), ma anche in India è la lingua sulla quale basarsi, come anche nel resto dell’Asia, parzialmente includendo la Cina

    Bisogna che a partire dal primo anno scolastico almeno due materie in ogni scuola vengano insegnate in inglese, che so Storia e Matematica o Geografia, e finirla con le lezioni d’inglese che non servono a nulla se non affiancate da altre materie insegnate nella stessa lingua. Se non si farà questo passo tra qualche tempo converrà insegnare il cinese al posto dell’inglese, perché in qualche modo bisognerà comunicare con i cinesi e prima che loro si mettano ad imparare 20 lingue diverse per comunicare con noi europei, toccherà a noi a parlare la loro. Quindi più sensato e più facile imparare noi un lingua utile a noi per comunicare non solo con loro ma anche tra di noi, poi chi vuole fare sul serio il cinese lo dovrà imparare comunque, come in passato l’inglese

  234. Pinot scrive:

    @ Claudiotn

    e che dici dei bambini e delle bambine della Puglia?

  235. claudiotn scrive:

    @Pinot
    Mi spiace, ma non ho visto le loro partite. Sono stato lì solo ieri e mi sono perso a chiacchiere sugli altri campi.
    Sul sito http://tennis.atatrento.it/ puoi trovare i risultati, sotto manifestazioni, memorial Polla.
    Comunque visto che hanno vinto non dovrebbero essere poi così male… visto che si sono permessi di lasciare a casa la nr 1 italiana (a detta di tanti) del ‘98.
    Se sento qualcosa, ti saprò dire

  236. costa azzurra scrive:

    ciao a tutti

    per quanto riguarda i tornei del finesettimana in LOMBARDIA c’è già da qualche anno questa formula più che altro invernale dei tornei weekend denominati RODEO
    sono di tutte le categorie dagli under 12 14 16 e anche di quarta e open
    penso che possano essere interessanti soprattutto per chi non è lontanissimo dalla Lombardia… vedere sul sito http://www.fitcrl.com

  237. Gus scrive:

    @edipo: io ho scritto
    “A mio modesto modo di vedere il tennis, dal punto di vista tattico è però molto meno complesso.”

    Dal punto di vista tattico, non come sport in generale, ammesso che gli scacchi siano da considerare uno sport.

    Gus.

  238. Gus scrive:

    Lo slogan da portare ovunque è:

    “Il tennis è uno sport per essere umani e non per mostri alieni”

    Che io, nella mia modesta visione, approvo in pieno e anche di più. :-)

    Grazie.

    Gus.

  239. Pinot scrive:

    @Claudiotn

    Grazie…c’era anche un pezzo del mio Circolo, al femminile.
    Mi piacerebbe sentire i commenti.

  240. stefano grazia scrive:

    Ciao Claudio: interessante e foriero di spunti il tuo intervento. Se il bambino voleva andare a sciare cosa doveva fare il genitore? Portarlo a sciare,ovviamente. E andare a sciare con lui. Posso capire che un bimbo ogni tanto preferisca fare altre cose all’allenamento ma se di fronte a un torneo preferisce fare un altro sport…
    A parte questo, ieri ricevo un preoccupante SMS di mia moglie che mi avvisava che Nicky stava perdendo di brutto con il numero uno del Messico, sua eta’ o addirittura un anno piu’ giovane, nella prima partitella della settimana…Mi scriveva che faceva gran colpi e gran errori.Cosa ho risposto a mia moglie?
    Di andare a casa, di lasciarlo giocare, dui non stare nemmeno a vedere e di rimandare ogni giudizio alla fine delle due settimane.Io non voglio sapere nemmeno i risultati ma solo chi lo allenera’ e quello che dira’ dal punto di vista tecnico tattico comportamentale. E che io me ne andavo a letto.E di stargli vicino e punirlo solo se si comporta male FUORI DAL CAMPO DI TENNIS. Dentro l’Academy ora deve essere lui il RESPONSABILE di se stesso, The Captain of His Heart: e’ finito il tempo delle mele, e’ cominciato quello delle pere.
    Per una serie di motivi:
    1) che il bimbo deve rendersi conto da solo del suo valore, del fatto forse di essere “good but not enough” e di trovarsi di fronte alla prospettiva di non essere il migliore: quindi bagno dui umilta’ e due strade: darla su oppure impegnarsi di piu’. Ma dipendera’ solo da lui.
    2)cerchiamo di evitare giudizi dopo un set : alla fine delle due sett avra’ giocato 20 partite: se ne ha vinte 15, bene. Se ne ha vinte solo 5, ok: sara’ lui a capire e a decidere cosa fare.

    Cosa significa? Che sono un grande saggio? Macche’: starei malissimo anch’io, li’ a bordo campo. Per cui devi rimuovere: lascialo li’ a giocare, a dannarsi, a capire, rendersi conto da solo nel processo dii maturazione che lo porta da crisalide a farfalla e non sto parlando del livello di gioco. Io per non soffrire, me ne vado e a casaq, col vantaggio del distacco, sono pronto a parlare se lui lo vuole. Se invece me ne sto li’ e vedo che magari fa questo e quello, finisce che m’incazzo, perdo obiettivita’, faccio fatica a nascondere i miei veri sentimenti… In piu’, col raziocinio, davvero i conti si fanno alla fine: due settimane di full immersion, per la prima volta in tre anni riprende da zero (non fa piu’ parte del programma speciale Strategy Zone), deve convincere il coaches, l’academy, soprattutto se stesso…
    I conti li facciamo alla fine.
    E comunque a Natale vanno davvero in montagna a sciare (io li raggiungo il 29 proprio perche’ ho voluto styaccare la mia figura dal Tennis…anche a Pasqua vorrei staccare e andare con lui in Namibia SENZA racchette: un po’ comre in Searching for Bobby Fischer prima del grande torneo il padre lo porta a pescare…)

  241. Roberto Commentucci scrive:

    Intanto, a titolo di curiosità, vi segnalo questo articolo di Luca Labadini sulle ultime prodezze dei Tomic, padre e figlio:

    http://ubitennis.quotidianonet.ilsole24ore.com/2008/12/09/137916-capricci_tomic.shtml

    Il talentuoso australiano e il suo padre coach l’hanno fatta proprio grossa, non c’è che dire.

  242. Gus scrive:

    Io trovo sempre molto interessante leggere le storie, perchè sono un padre e ho un solo obiettivo: fare in modo che mia figlia sia una donna con dei valori importanti.

    Ora e senza voler dare giudizi che non mi interessano nemmeno, ma se per diventare “forse” un grande tennista, si consente ad un genitore di far “abbandonare” la scuola a suo figlio a 10 anni, io un qualche interrogativo me lo pongo.

    Gus.

  243. Avec Double Cordage scrive:

    beh il numero uno del Messico non è certo un balordo, il problema dei messicani è che hanno una specie di serie A che fa si che a un certo punto pochi giocatori anche se di talento vadano a dare l’anima nel circuito ATP visto che i soldi li beccano anche giocando ad Acapulco

    ma mi sembre che come junior sono sempre stati messi abbastanza bene in Messico, per certi versi il Messico è un po’ un esasperazione del problema italiano

  244. stefano grazia scrive:

    Ci sono Genitori e Genitori.
    Tomic Sr indifendibile, ok. Siamo d’accordo.
    Ma stiamo attenti a giudicarli senza davvero averli conosciuti.
    Ora facciamo gli Avvocati del Diavolo e immaginiamo che davvero il giudice si sia comportato molto male, che Tomic avesse ragione, che il giudice abbia perfino risposto male a certe richieste di controllare il fallo di piede o abbia, con quell’aria che tanto spesso i piccoli uomini che si dedicano all’arbitraggio (mica tutti, eh, alcuni) assumono per fare sfoggio di quell’unica chance di potere assoluto che hanno nella loro misera storia di piccoli uomini. Frustrazione, rabbia, nervosismo…
    Ebbene, Tomic Sr rimane indifendibile.
    Solo o soprattutto perche’ cosi’ facendo invece di proteggere il figlio gli arreca dei problemi.
    Comunque essendo stato il padre ad ordinare al figlio di abbandonare ed essendo il figlio non maggiorenne, forse dovrebbe essere squalificato solo il padre, o no? Quando Galliani ordino’ al Milan di non rientrare in campo in quella famosa finale, fu squalificato lui, mica i giocatori… E non e’ che un figlio di 16 anni possa licenziare il padre.

  245. stefano grazia scrive:

    ADC: beh il numero uno del Messico non è certo un balordo…

    Il fatto e’ che mio figlio non vuol diventare un pro, non vuol diventare un top 100 o un top 10, lui vuole battere il record di Sampras a Wimbledon… Mi ricordo che a 8-9 anni gioco’ un match contro una bambina di 8 anni all’Academy, la numero uno tedesca, e perse 61 (la bambina batte’ subito dopo anche una 13enne) e lui era disperato: io gli dicevo: ma si dai, lo sai che le bambine maturano prime… E lui: ma Agassi non ci avrebbe mai perso alla sua eta’…

    Ora, un bagno di umilta’, si; scendere dal pero, pure; comportarsi bene, impegnarsi, divertirsi…Ma subito subito soffocargli le ambizioni, dirgli che deve farsi tutto sto mazzo per diventare come Volandri o Starace? Certo, magari diventasse come loro, ma questo lo capira’ dopo, ora lui si equipara ai grandi della storia, come Cesare ad Alessandro e Alessandro ad Achille … Chi sono io per dirgli di stare cagato? Serena Williams ha sempre sostenuto che era cosi’ cocky e full of herself da essere convinta di poter battere anche McEnroe…

    In piu’ se credi di essere chissa’ chi e poi le becchi sempre, e’ un ottimo test: o smetti o ti metti a lavorare il triplo … quando io mi accorsi che non avrei piu’ potuto coronare il mio sogno di essere il piu’ grande mediano d’apertura di tutti i tempi, avevo 17-18 anni e dal contraccolpo il mio rugby ne ha sofferto moltissimo…Poi, aggiustate le mie aspettative, ho ripreso a giocare per divertirmi ed eccellere fra i miei pari, serie B,serie A2…finii anche un Nazionale Under 21 per uno stage all’Acquacetosa… Ma non ho mai piu’ avuto il Fire Inside dei primi anni…L’ho ritrovato solo a 30 anni, in Jamaica, quando ero il miglior rugbysta dell’isola, l’autore della winning try contro le Caymans Island, prima vittoria della Jamaica dopo 20 anni di batoste, e il miglior windsurfer, l’unico ad avventurarsi fuori dal reef di Hellshire… Era ormai un fatto di grosso pesce nello stagno, ma la confidence vuol dire tutto…

  246. Avec Double Cordage scrive:

    per quanto concerne il “caso Tomic” sono d’accordo con Stefano, anche le cose che hai detto sul “fire inside” sono verissime, mi ricordo che anche Chris Lewis qui sul blog ha scritto una cosa simile, se non erro la figlia gli chiese se avrebbe mai potuto battere Agassi

    il riferimento al numero uno messicano “non essere uno scarsone” era pensato per te non per tuo figlio, ma vedo che tu hai le idee molto chiare :) …comunque secondo me anche se lo dici a tuo figlio non succede nulla, tanto il numero uno mesicano nella finale wimbledon non lo troverà mai, perché quello andrà a finire per guadagnarsi la pagnotta traquillo e rilassato giocando per la squadra dell’Acapulco

  247. Stefano Grazia scrive:

    Oliver, una curiosita’…ma non sono gia’ cominciate le lezioni di snowboard? Vedo che continui a innervosire chloe con i tuoi post kilometrici in altre aree del blog… Ovviamente qui da noi puoi sempre imperversare a tutto campo …
    Claudio Tn, c’era un certo Gigi Neri a questo Polla? E se c’era, come e’ andato? E’ di Bologna ed e’ allenato da Albertini. Il Prof Buzzelli gli sta curando la preparazione atletica. Giocatorino molto solido, sia come gioco sia come mental. Solo mio figlio e’ riuscito a fargli saltare i nervi e non e’ una cosa di cui potersi vantare, E’ per me comunque un buon metro di paragone per capire a che punto sta in Italia mio figlio…

  248. Avec Double Cordage scrive:

    OFF TOPIC
    Stefano qui ha mollato un pacco di neve come non succedeva dal 1986… in val d’ultimo (vicino Merano) ha nevicato 120 cm in un giorno, adesso più nulla comunque già da una settimana, situazione normale per il versante sud delle Alpi, gran sole di giorno e notti fredde, situazione ideale per creare lo strato di cristalli cuscinetto nella metamorfosi di neve …quindi adesso se fa un altro paio di belle nevicate e sopra questo strato di cristalli e si formano un 30 - 50 cm di neve fresca c’è pericolo slavine che più non si può, almeno in zone aperte fuori dal bosco

    io ho fatto l’istruttore di snowboard in Austria solo per due stagioni a metà anni novanta, ho il pezzo di carta, ma non ci penso nemmeno a rifare l’istruttore, anzi da quando a fine anni novanta sono stato in Canada non mi frega nemmeno più di andare a snowboardare da queste parti, è come se uno che ha surfato le onde della Hawaii dovrebbe farsi venir voglia di surfare a Rimini, o tennisticamente parlando come se uno che è andato a Londra a vedere Wimbledon dovrebbe poi spendere del tempo per andare a vedersi la final four di serie A…

    guarda sono anni che non sono andato più in snowboard e ormai non vado nemmeno più in skateboard, preferisco conservarmi le ginocchia per il tennis e la vecchiaia, sono talmente fuori fuori forma atleticamente che non mi divertirei nemmeno ad andare a snowboardare, per quello che piace a fare a me, saltare cliffs e free ride, dovrei inziare a prepararmi ad ottobre e poi andare a snowboardare quasi ogni giorno, forzatamente quindi sulla pista (e sulla pista per me è come per te può essere dovere giocare a tennis con un tuo superiore ultra settantenne per giunta antipatico e rompiscatole, molto meglio sciare sulla pista, ma sciare mi diverte tanto quanto a te potrà divertirti un videogioco di tennis, con la tavola nella neve fresca è come volare, una sensazione molto fluida, paragonabile a surfare un onda alta 10 metri ma senza strappi e controcolpi e con traiettorie infinite, nella situazione ideale che per me in un canalone con alberi e cliff rocciosi ti senti come un pennello nelle mani di picasso, una sensazione unica per certi versi meglio del surf, con li sci non ci arrivi nemmeno vicino, figurasi in pista con una mandria poi), altrimenti poi quelle poche volte che nevica dopo mezz ora sei spompatissimo e non ti diverti, ci vuole una condizione atletica mica da ridere …e poi ci vogliono anche due tre amici esperti, perché da soli e non si può ed è pure inutile …come avere una Lamborghini ma poterci andare solo da solo e non poterla nemmeno far vedere a nessuno, insomma, sarebbe una cosa molto autoerotica e praticamente inutile oltre che pericolosa

    comunque se vuoi farti delle belle sciate tra gli alberi sotto gli impianti senza rischiare più di tanto ti consiglio “Schlick 2000″ all’inizio della “stubai tal” a Fulpmes tra il Brennero e Innsburck, è una piccola stazione poco affollata e se non è cambiato molto non costa nemmeno troppo, se poi ti rompi le sactole li, a fine valle c’è anche un ghiacciaio non troppo affollato ideale per sciare con la famiglia

  249. costa azzurra scrive:

    buona sera

    ho letto il pezzo di Tomic e vorrei dire che la reazione del padre forse è stata poco “accorta” .. se capisci che l’arbitro non “vede” il fallo di piede significa che non lo “vuole vedere” e quindi meglio non accanirsi e ritentare la prossima volta sperando di essere più fortunato.

    con ciò voglio dire che ci sono arbitri distratti che a volte ti regalano punti che non ti meriti e arbitri che purtroppo giocano a fare i vigili urbani che ti danno la multa per divieto di sosta se vai a bere un caffè e non fermano un TIR che viaggia a 80 all’ora in un centro abitato…

    ma volevo prendere spunto da questo racconto per citare un altro grave problema della crescita tennistica italiana :
    fin da piccoli gli sportivi dovrebbero essere “sportivi” e non “fare i furbi” mentre molto spesso soprattutto negli under ci si imbatte nel fenomeno del “furbetto ” che vede sempre la palla del proprio avversario andare fuori e che si prende i meriti di una vittoria che invece è una rapina ai danni di qualche bravo educato sportivo .

    bisognerebbe premiare di più chi si comporta correttamente ( a me piace molto ad esempio il premio del fair play) ed educare i giovani tennisti al rispetto dell’avversario e delle regole e per questo faccio appello ai genitori prima di tutto e agli allenatori che a volte consigliano :”se ti ruba una palla il tuo avversario tu rubagliene due”

    Ai miei figli ho sempre insegnato che si vincono le partite solo con i colpi di tennis e sono sicuro che si sentono molto meglio giocando una palla dubbia che chiamandola “out” .

  250. Stefano Grazia scrive:

    ADC: le tue sensazioni per lo snowboard sono le mie stesse per il windsurf…ogni tanto mi viene la voglia ma so che dovrei vivere non dico alle Hawaii ma almeno almeno in Jamaica, con tre quattro vele gia’ armate e due-tre tavole sulla spiaggia da usare a seconda del vento…Dovrei riprendere ad allenarmi per poter di nuovo godere, almeno riprendere dimestichezza con power duck & aerial jibe, giusto da povero vecchietto… E dire che ho dato su a tutto questo proprio perche’ arrivato un anno a Lagos ho scoperto che non c’era mai il vento, tanto valeva allora cominciare a giocare a tennis …che i campi non mi costavano nulla!

    COSTA AZZURRA: d’accordissimo. Non credo nessuno col certificato penale immacolato possa pensare diversamente.In linea teorica almeno. Perche’ poi dobbiamo concedere l’errore in buona fede e il fatto che in molti pensano di vedere le proprie palle sempre in e quelle degli altri sempre fuori. E sono in buona fede, sono semplicemente “sbagliati” dentro, come taratura.
    Sicuramente io applaudo sempre mio figlio quando da buona una palla che io magari da fuori avrei giudicato out, a suo favore. Altre volte invece mi sembra che delle palle chiamate da lui fuori fossero dubbie. A volte csi arrabbia in quel modo disperato che solo i bambini possono perche’ io da arbitro in certi drills che gioca contro ragazzini sparring partners (i Kienka kids, per es) gli faccio una chiamata contro E CAPISCO CHE ANCHE SE LA MIA CHIAMATA ERA CORRETTA lui e’ convinto, assolutamente convinto, che stia facendo un errore e si dispera perche’ si sente defraudato per un esasperato senso di giustizia applicato laddove non importa (cosa vuoi che me ne freghi se quella palla era dentro o fuori, era vicino, accetta il giudizio dell’arbitro,per la legge di Boskov: e’ rigore quando arbitro dice e’ rigore, e comunque e’ un dannatissimo drill ai 7 punti con pincopalla, ne facciamo altri 15 dopo … macche’, ci siamo gia’ rovinati la serata… E questo succede anche nei matches in torneo: l’incapacita’ di lasciar andare un punto…L’ho visto coi miei occhi: prima palla, chiamata out dall’avversario, lui chiedere di vedere il segno…sul cemento!!! 10-15′ di discussione, chiamata dell’Umpire, ripetizione del punto per esasperazione oppure disperazione perche’ a suo parere ha subito un’ingiustizia…Questo anche se si tratta di un avversario da battere 60 61… E’ chiaro che da questo punto di vista, stiamo attraversando un lungo processo di maturazione … Ma a volte si legge neglle biografie sportive dei campioni questo fatto ricorrente: voleva vincere sempre, anche a briscola …
    Poi subentreranno i meccanismi inibitori e di difesa ma attenzione a non soffocare troppo il Fire Inside…Fregare no, ma farsi fregare nemmeno … Se l’altro ti frega un punto tu non gliene freghi due ma ti fai valere, chiami il giudice, discuti… L’importante e’ che se la sbrighino da soli, che i Genitori se ne stiano fuori (le uniche volte che sono intervenuto e’ stato per dirgli di concedere il punto, di non sprecare energie inutilmente, dagli sto punto e falla finita… E ti becchi le critiche anche per questo! Durissimo mestiere, quello del Genitore di Tennista in Carriera)

  251. stefano grazia scrive:

    Alcune delle penne piu’ illustri e brillanti di G&f stanno dibattendo in altra area del Blog sull’utilita’ della Serie A nel Tennis…In attesa che ritornino all’ovile (mi raccomando: scrivete pure dove vi pare ma non dimenticate di tornare sempre qui a G&F, magari riprendendo anche quanto stavate scrivendo altrove), volevo segnalarvi quanto e’ cola’ emerso: che la Serie A dovrebbe essere usata maggiormente come Propaganda facendo giocare di piu’ i giovani (per esempio imponendo l’U21 e 1 solo fuoriquota/top 100 per squadra) e che il Padre di Camila Giorgi avrebbe detto che lui spende 200.000Euro all’anno per la figlia al che Fulvio si e’ inalberato dicendo che dice solo delle belinate. Speriamo che sia cosi’ perche’ altrimenti davvero lo dirotto alla vela e con 200.000 euro ci compriamo un catamarano e giriamo il mondo che anche quella e’ scuola di vita… Comunque il padre di Camila Giorgi non spendera’ 200.000 Euro ma il Padre di Miccini, mi sembra sia stato riportato proprio su questo Blog un anno e passa fa, spendeva 70-80.000 Euro all’anno per i primi due anni, solo per farlo allenare da Bollettieri (e farlo mangiare e andare a scuola). Poi credo (spero) sia subentrata la Federazione e/o il contratto con Img.
    Forse Giorgi Sr intende le spese complessive di tutto l’anno fra Academy, viaggi, mangiare,e intendendo che non li spende tutti lui e che magari sono incluse anche le accomodations di tutta la famiglia (cioe’, per esempio, biglietti aerei non solo di Camila ma anche degli accompagnatori, e lo stesso dicasi per le camere d’albergo…Se viaggi da solo o viaggi in 3-4, ecco che si crea una bella differenza…. spero anch’io che non sia vero, per me comunque sono moltissimi anche i 70000 di Miccini … Ma si fa presto a fare i conti: 36000$Bollettieri + lezioni private + viaggi (tornei, viaggi in italia, etc)+ scuola (12-20.000$)+ normal life….
    Quello che voglio dire e’ che NON e’ necessario per diventare un campioncino spendere tutti quei soldi (puoi non andare in un Academy, non avere un coacxh privato, allenarti in gruppo, viaggiare in compagnia e dividere le spese, dormire in macchina, mangiare solo aol McDonald, non andare a scuola o andare in una scuola pubblica italiana dove pero’ probabilmente ti bocceranno ma non perche’ tu sei un somaro e la scuola italiana e’ una scuola vera (non credete a ste bufale, la scuola italiana e’ 79esima nella classifica OCSE…non sara’ veritiera, non ci credo neanch’io, ma anche qui ci sono scuole e scuole all’interno dello stesso paese, ed insegnanti ed insegnanti, ma la scuola italiana si fa vanto di non aiutare chi fa sport…), insomma ci sono tanti modi per contenere le spese (purtroppo molto spesso anche a scapito dei miglioramenti…pero’ forse aumenti la tempra) ma sicuramente non e’ impossibile spenderne tanti.
    Questo volevo dire.
    Alla fine senza contributi (federazione, sponsor, mecenati…) non credo sia proprio possibile…

  252. Avec Double Cordage scrive:

    mi sa che Ubaldo ultimamente ha poco tempo per leggersi i commenti su G&F, quindi ora gli scriverò una e-mail per vedere se è possibile introdurre questa rubrica dedicata a tematiche incentrate sull’allargamento numericamente sostanziale della base a ragazzini di famiglie con redditi più bassi, campi pubblici, tennis nelle palestre scolastiche, minitennis e pareti palleggio nei parchi pubblici, tornei il fine settimana etc. tutto finalizzato a creare regolarmente dei top 10

    in questo tema con madmax sono uscite anche delle idee non malvagie per come usare la serie A a questo scopo, trasformandola in una specie di campionato under 16 internazionale, una specie di misto tra una “coppa davis giovanile - ornage bowl - esibizione - festival slow food e vino” limitando le squadre a ragazzi che non hanno ancora compiuto il 17esimo compleanno, anche stranieri (cosi magari va a finire che naturalizziamo qualche ragazzo dell’est tipo Golubev) più un pro ATP, che però deve essere straniero o essere stato almeno un top 20 per una settimana, il che equivale praticamente alla stessa cosa…

    in questo modo i 16 verrebbero introdotti ai tornei future e challenger e una volta raggiunti 17 anni dovrebbero concentrarsi su qui tornei, senza essere più coccolati nei circoli, mentre i vivai sarebbero composti da ragazzi di 12, 13 e 14 anni essendoci un rapido ricambio nelle squadre visto che per essere competitivi ci sono solo le annate di 15 e 16 anni

    chi volesse discutere queste cose trova l’argomento al seguente link http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2469#comments

    comunque se Roberto potrebbe sollecitare ad Ubaldo questa mia domanda sulla rubrica “allargamento base & top ten”, posta ripetutamente circa due settimane fa mi farebbe un favore, e forse anche a voi, cosi la faccio finita con sta storia e non rompo più le scatole, almeno fino alla prossima volta….

  253. andrew scrive:

    Roberto…

    per caso abiti vicino a un AS ROMA store? Ci sarebbe mio figlio che desidera una maglietta ufficiale di Baptista per Natale ma non riesco a comprarla via Internet… (ho provato a convincerlo per una maglietta Emporio Armani di Volandri ma non gli piace il taglio e preferisce la linea Prada)…

    Magari, se esci a comprarti i sigari, ci faresti un salto (poi ti bonifico…)?

  254. Gus scrive:

    Ma siamo così sicuri che Borg avesse meno Fire Inside di McEnroe?

    Io penso che a tennis, se uno è veramente forte, non ha bisogno di mettersi a discutere i singoli punti, ancora di più se sei su una superficie che non ti consente di capire se hai ragione o torto.

    Poi uno come McEnroe la rabbia ce l’ha nel dna. Io lo adorerò per sempre per come giocava, ma ancora oggi mi chiedo come mai non abbia trovato sulla sua strada un giudice che scendesse dalla sedia e lo prendesse a randellate.

    Gus.

  255. Rik scrive:

    STEFANO GRAZIA: GG al Polla c’era ma ha giovcato solo due doopi e un singolare.
    Ha perso con Andrea Pellegrino che avevo visto all’internazionale di Verona: è uno che tira tutto e, se le palle stanno dentro, è abbastanza ostico.

    P.S.: se tu e ADC proprio non vi divertite a sciare ma solo a scivolare ai 15 km/h con quei pezzi di plastica, ci potremmo incontrare sulla Sasslong o sulla GranRisa e vedere chi arriva più sano a valle :))

  256. Avec Double Cordage scrive:

    OFF TOPIC
    caro rik mi ricordo delle gobbe del cammelo anni addietro, é una cosa impressionante vedere quei pazzi saltarle a 100 all ora quando sei li a fianco pista, comunque guarda che con la tavola fuori pista e con pendenza seria vai a 60 o 80 oraie tranquillamente e senza esagerare non certoa 15 all ora come scrivi tu (lo so che scherzi, ma meglio mettere le cose apposto), insomma è una cosa “for the soul” mentre le gare di discesa sono più per l’ego, ne avrò fatte di cose pazze ma rischiare di squartarmi su una lastra di ghiaccio con un piede infilato in una rete di plastica penso che non la farei, almeno non più ;)

  257. stefano grazia scrive:

    Rik, c’e’ un errore: io sono un windsurfer ma uno sciatore…mai usato lo snowboard MA E’ UN MIO CRUCCIO: infatti ritengo lo snowboard bellissimo per il fuoripista -anche se poi l’immagine che mi balza in testa e’ farlo su grandi spazi tipo nordamerica (un po’ come la differenza fra fare windsurf al Garda o a Porto Pollo in Sardegna e farlo ai Caraibi o alle Hawaii: non e’ questione di vento forte ma di vento costante e onde lunghe…e anche di acqua calda!). Adesso scio una volta ogni 2-3 anni ma andiamo sermpre a Folgarida, vicino a Campiglio, dove i miei avevano preso 30 e passa anni fa un piccolissimo appartamento a bordo della Rossa. Non so neanche piu’ se mi piace sciare, mi piace scendere sotto i piloni delle seggiovie con la neve primaverile, mi piace non fare file e fare piste lunghe, facili o difficili non m’importa piu’, basta che si vada…E non vado piu’ a palla, come un tempo, ma disegno sempre serpentine e corti raggi a bordo pista perche’ ho ormai il terrore che la Maramaglia che ha imparato a sciare con i carver spesso perrde il controllo e ti centra… La mia preoccupazione e’ soprattutto questa. Quindi Nicholas me lo porto sempre via dalla pazza folla. L’idea dello snowboard sarebbe quella: grandi distese di neve fresca, nessuno nei paraggi…Lo snowboard sulle piste da sci e’ un abominio. Ma capisco che uno prima debba imparare…
    TORNANDO AL TENNIS: Quanti anni ha Pellegrino? GGNeri e’ un 97, come Nicholas…
    BORG aveva sicuramente il Fire Inside ma ho letto da qualche parte che anche lui da piccolo era un delinquente e infatti fu squalificato per 6 mesi dalla Federazione Svedese per comportamenti scorretti in campo. Insomma, anche lui come Federer ha trovato il modo di controllarsi. NON STO DICENDO CHE CHI NON MOSTRA L’EMOZIONI NON HA THE FIRE INSIDE, al contrario: sto solo dicendo che io preferisco chi le manifesta. Ovviamente senza esagerare, senza diventare antipatico lamentoso gnoloso patetico villano etc etc. Ma un po’ piu’ di ‘grinta esibita’ secondo me servirebbe anche a Federer quando fronteggia Nadal. A volte sembra quasi succube timoroso il che ovviamente e’ una impressione del tutto errata ma non nego che mi piacciono di piu’ i tipi alla Hewitt e Murray. Anche l’ultimo Agassi alla fin fine era un po’ noioso. L’ho sostenuto dagli inizi fino alla fine e lo considero una persona eccezionale e mirabile e’ stato il suo percorso di maturazione: e’ cosi’ che deve succedere. Ma in generale ho sempre preferito i bad boys (dal cuore d’oro) ai troppo controllati. Diciamo quelli con una personalita’ piu’ estroversa. E allo stesso tempo che lasciasse intravedere qualcosa dentro.

  258. stefano grazia scrive:

    Gus, comunque Borg quando McEnroe ha messo la terza in corsia di sorpasso, ha smesso di giocare… Mi ha ricordato un po’ la Henin quest’anno (la mia prediletta Henin, per intenderci …ma non mi posso nascondere che alla Henin piaceva solo vincere e la pressione di chi arriva al top e deve vincere a volte e’ un burden, una spina nel fianco, una spada di damocle)…Invece McEnroe ha continuato a giocare, ha scelto 5 anni di mediocrita’…E’ vero che lui ha ammesso che sforse aveva avuto ragione Borg a darci un taglio netto mentre lui semplicemente non e’ stato capace di dir di no a tutto quel denaro…
    La parabola migliore ovviamente e’ quella di Agassi che precipitato agli inferi invece di rinunciare ha deciso semplicemente di farsi un mazzo cosi’, ha avuto cioe’ la motivazione, la voglia e soprattutto il coraggio di fare tutti quei sacrifici che nessuno gli imponeva (visto che di soldi per i figli e anche per i nipoti ne aveva gia’ guadagnati). Ecco, lui, al contrario di tutto e di tutti, contro tutte le aspettative, il Fire Inside ce l’aveva davvero. Ma anche Sampras che e’ sopravissuto a due anni di mediocrita’ per poter centrare The Last Hurrah (e vaffa,…sempre a spese del mio buon Andre)

  259. Elettra scrive:

    Stefano, la Giorgi è un “rising player”di Mouratoglou e come tale non spende una lira, poichè tutte le spese le copre l’accademia, compresi i tornei vitto ed alloggio.
    E’ il motivo per cui ogni settimana ci sono almeno 15 ragazzini che sostengono il test di ammissione, al punto che guadagnano più con i test che con i risultati.
    Oltretutto, mi risulta che fino all’anno scorso di tornei ne faceva proprio pochini, per cui sono cifre sparate assolutamente a caso.
    Quanto a Tomic, forse non è un gran fenomeno se basta così poco a fargli perdere il match, un conto è quando sistematicamente ti chiamano le palle fuori falsando il gioco, un conto è il fallo di piede che non mi risulta detrminante sul suo servizio o forse molto più semplicemente si cercava una scusa per non perdere da un connazionale perchè sarebbe stato imbarazzante per l’assegnazione delle Wild Card dello Slam o per il posto in Davis.
    Saluti a tutti

  260. Gus scrive:

    Stefano ma questa, secondo me, potrebbe essere proprio la dimostrazione che Borg non sapesse perdere. Sulla Henin ci mettiamo la mano sul fuoco.

    Quindi quando si è accorto che il suo tempo da dominatore assoluto era passato ha preferito ritirarsi.

    In ogni caso, io preferirei che mia figlia in campo si comportasse sempre correttamente, anche perchè, come mi insegnava mio zio, a furia di picchiare chiunque incontri, prima o poi uno che ti picchi lo incroci. :-)

    Gus.

  261. Rik scrive:

    STEFANO GRAZIA: Pellegrino è un 97 (penso che il Polla fosse riservato ai nuovi U12, anni 97 e 98).
    ADC: io non faccio di certo le Gobbe ai 100 km/h con i pazzi incapaci che ci sono oggi sulle piste. Sono come Stefano, ora preferisco la serpentina a bordo pista, dopo che al Tonale ci ho lasciato un menisco per colpa di un idiota che mi ha tagliato la strada. Certo che tu, a volare con il plasticone ai 60-70, mi pari un po fuori :))

    A proposito, non si potrebbe organizzare un bel raduno G&F sulle nevi ?

  262. Avec Double Cordage scrive:

    OFF TOPIC
    @Rik
    fuori a Vancouver Island, BC
    http://a332.ac-images.myspacecdn.com/images01/40/l_0f820bc22c86cc13bc882e8d3346fe8b.jpg

    fuori a Whistler Mountain, BC
    http://a971.ac-images.myspacecdn.com/images01/120/l_2bb7b4e14023beece8c8725d49b7710a.jpg

    ;) certo che sono fuori… fuori pista

    BTW Stefano se ti capita di finire in Canada, a Mount Washington su Vancouver Island tra Courtenay e Campell River c’è un resort che fa per te, 13 metri di base a febbraio, 4 seggiovie che vanno su in un canyon di neve che per tutta la salita se i sotto il livello della neve, quando sei in cima ci sono ancora gli alberi ma molto sparsi, vedi sia il pacifico che la baia tra l’isola e le montagne rocciose, ci sono due sole piste per quattro sciatori tradizionali, il resto è tutto fuori pista per snowboard, senza pericolo valanghe o slavine, nevica ogni notte un 20 o 30 cm perché si alza la coltre di nubi che copre la costa, di giorno splende il sole, e questo andazzo stile groundhog day persiste da novembre ad aprile, l’unico pericolo è finire negli imbuti che si creano attorno agli alberi, gli addetti agli impianti sono ragazze con le trecce bionde… quell’isola è meglio di Utah e Alberta, and it’s safe, ora capisci perché ho smesso? Ho smesso sul più bello, stile Borg

  263. Rik scrive:

    ADC, solo un commento: magnifico !

    p.s.: forse siamo finiti un poco fuori tema, ma per le ragazze con le trecce bionde possiamo fare un’eccezione :))

  264. claudiotn scrive:

    @ Stefano
    non ho visto giocare gg. Sono stato lì solo lunedì e ho seguito solo la squadra trentina (ultima con onore avendo fatto giocare tutti i presenti fra cui anche 2 ‘98). Comunque non prenderei i risultati degli altri come metro di paragone. Nel corso dell’ottagonale sono stati diversi i risultati strani e contro pronostico . Se conosci qualche nome, capisci subito. Come hai sempre fatto, comunque, guarda solo al tuo percorso e ai risultati dei match di Nicholas. Certo qualche riscontro da quei match si può trarre. Il primo è che sicuramente le cose possono cambiare in pochissimo tempo. E così pure le gerarchie. L’importante è lavorare con costanza seguendo i propri obbiettivi a breve, media, lunga scadenza.

    E comunque tutta ’sta neve sta rompendo gli zebedei. E’ da stamattina che sono al circolo che cerco, assieme agli altri del direttivo, di tener su i palloni salendoci sopra e spalando per fare in modo che si possa giocare. Ricordatevi quando ne parlate male :) anche che tanti circoli (qui da noi, tutti) si fondano sul volontariato.

    Sono favorevolissimo al raduno sulle nevi, vengo volentieri se non è troppo distante anche in senso temporale. E visto che si va off topic che ne pensate dello speedriding (sci con parapendio)? Domenica ci riprovo.

  265. kill bill scrive:

    Se volete posso raccomandarvi, il direttore tecnico dello sci alpino maschile è uno dei miei più cari amici.
    A Rik posso presentare il responsabile della discesa, magari gli serve un apripista per la Val Gardena.
    Niente ragazze con le trecce bionde ma uomini sovrappeso sotto stress.

  266. stefano grazia scrive:

    …sara’ meglio tornare a parlare di tennis… Diciamo pero’ che una bella vacanza sugli sci-sempre che uno non venga investito da un bisonte e che non esageri nel disperato tentativo di volersi fare male- e’ un ottimo stacco: ossigenazione, muscoli diversi che lavorano, relax mentale…

  267. stefano grazia scrive:

    Riguardo i tornei piu’ importanti Junior, su cui gia’ Heraimo si era espresso tempo fa, Kill Bill mi fa notare che mi aveva gia’ mandato sul Blog il riferimento: http://www.federtennis.it/upload/public/TORNEOGIOVANILEITFTE/09%20calendar.pdf
    e comunque penso di fare cosa utile a tutti riproponendolo.

  268. anto scrive:

    @Elettra — non sei al corrente che la Giorgi ha lasciato l’accademia francese in quanto il padre non credeva più nel lavoro fatto in Francia. ma io mi chiedo, il contratto firmato dalla Giorgi, sarà stato stracciato…….e le spese fino ad allora sostenute……..

  269. kill bill scrive:

    il tennis è un mistero.

  270. Elettra scrive:

    anto, a luglio era lì e parlava benissimo di Mouratoglou, ho visto i suoi allenamenti.
    Voci di corridoio dicevano che M. non fosse troppo contento della programmazione dei tornei del padre, nè del ranking rispetto all’impegno dell’accademia, ma non saprei dirti cosa c’è di vero.
    Comunque nel sito risulta ancora da loro ed escludo che da agosto ad oggi abbia speso €200.000.
    Forse qualcuno avrà rimborsato l’accademia delle spese sostenute, perchè il contratto standard ha una durata di 10 anni ed include il 25% degli introiti per sponsorizzazioni ed il 10% dei premi in denaro, per capire come è andata basterà guardare dove andrà ad allenarsi.

  271. stefano grazia scrive:

    In attesa del nuovo articolo che uscira’ Sabato, volevo fare un’altra considerazione (No!Anche la considerazione!).
    Su Mediocrita’, predestinazione, confidence.
    Nello Sport e nella vita.
    Come dice Roberto su questo Blog c’e’ chi scrive per criticare la Fit e chi a scopo catartico. Vi ho gia’ accennato che da piccolo io giocavo a rugby. Mi ci aveva portato mio padre che col Bologna Rugby nell’immediato dopoguerra perse di un punto il Campionato Italiano e sfioro’ la Nazionale. Il Rugby era allora uno sport molto diverso da quello di oggi dove giochi con l’imbottitura e non credo che con 172cm per 73 kg potrei ancora avere qualcosa da dire. Ma ero bravo, vedevo il gioco e avevo una gran finta: di me si diceva (parafrasando il retro di copertina degli Album di Lucky Luke) che avevo una tal finta che ci cascava anche la mia ombra. Purtroppo non ero velocissimo e non avevo un calcio potente: ero un playmaker,il regista della squadra, facevo segnare gli altri. Feci un mese in Galles (come fare un mese alla Bollettieri), ospitato con tutta la squadra giovanile del Bologna Rugby in un club gallese: avevamo infatti un allenatore gallese. Il Galles di Barry John, Phil Bennet, Gareth Edwatds, JPR Williams dominava il % Nazioni (allora l’Italia non era nemmeno considerata) e mentre ero la’ mi chiesero se volevo passare un anno in una scuola gallese. Avevo 16 anni e non ci pensavo neanche. Mio padre non so nemmeno se lo venne a sapere ma non ci pensava nemmeno lui: facevo il Liceo Classico e il Rugby era uno sport povero, dilettantistico…ci compravamo anche le scarpe. E solo in pochi (di solito gli ‘stranieri’) avevano un piccolo rimborso spese. Nelle squadre di serie A, nel Veneto, magari ti pagavano gli studi e ti trovavano un posto in banca. Era quello il massimo a cui potevi ambire e figuriamoci, io ero abbastanza snob da non prendere nemmeno in considerazione seriamente una carriera professionista nel rugby. Avessi vissuto a Padova (in effetti ci ho vissuto ma solo dai 7 ai 13 anni) o ad Aquila o anche a Parma, citta’ in cui il rugby si era scavato una nicchia e avevano squadre in Serie A, chissa’…altrimenti tu, giuocatore bravino, non emigravi dalla tua citta’ per andare in una citta’ con la squadra piu’ forte, ti accontentavi di quello che ti era toccato in sorte … Io giocavo in una squadra che rinuncio’ alla Seriwe B (la A2,in pratica) perche’ non c’erano i soldi per le trasferte…Per vendetta ci misero in Serie C girone Sud…Un disastro: ci vollero 2 anni per tornare su. Nei miei anni migliori,subito dopo la giovanile, non c’erano i soldi per gli allenatori e ci ‘mediocrizzammo’, poi venne un gran allenatore, un certo Busson che veniva da Rovigo due volte a settimana, e con lui feci un raduno in Nazionale Under 21. Alla fine dell’anno non c’erano i soldi e non torno’ piu’. Io litigai subito con il nuovo allenatore,un certo Quadrelli, uno dei grandi vecchi del Bologna che si esprimeva cosi’: “l’anno scorso fummo arrivati terzi, quest’anno sperassimo che arriverebbimo primi” che aveva le sue idee e mi voleva mettere in panchina: ora io ero stato forse il miglior giocatore dell’anno precedente, convocato in nazionale, etc etc e lui mi mette in panchina…Ma io facevo sto ragionamento: A parte che Qusadro di rugby non ne capisce, lui puo’ fare la squadra come gli pare, solo che io gioco per divertirmi e quindi preferisco giocare in seconda squadra piuttosto che andare in panchina. Prendessi dei soldi, capirei…In panchina metteteci un giovane o un vecchio.
    A meta’ campionato cambiarono allenatore. L’anno dopo ne presero uno ancora peggiore. Io smisi perfino di giocare. Squadra retrocessa. Due anni persi. E non e’ che gli anni successivi siano stati migliori: allenatori buoni, allenatori scarsi, allenatori analfabeti…Di solito con gli allenatori bravi, quelli che venivano da fuori, ero titolare fisso inamovibile…Con gli allenatori scarsi e analfabeti erano scintille… Mi ricordo ancora uno di questi che fissandomi dritto in faccia col pugno teso mi gridava: io lo so chi ti ‘sibilla’!!! (Secondo lui io ero in combutta coi dirigenti per farlo fuori. Magari.Io volevo solo giocare per qualcuno che credesse in me. Se avvertivo che uno non credeva in me, era come il crollo di una diga. Se poi il soggetto in questione era un grezzo buzzurro incolto ignorante E PER DI NPIU’ NON CAPIVA UN C*$%!! DI RUGBY trovavo faticoso divertirmi a continuare a fare sacrifici-io sono sempre stato quello che si allenava di piu’, presente a tutti gli allenamenti, anche quelkli facoltativi. Perche’ vi racconto queste cose? Perche’ quando eravamo una delle giovanili piu’ forti d’Italia, con me giocava un certo Stefano Romagnoli, pilone, un uomo di mischia. Era un ottimo giocatore, anche lui venne in Galles quell’estate. E poi prese una decisione: gioco’ ancora un altro anno con noi e poi anticipo’ il Servizio Militare andando nelle Fiamme Oro a Padova (che a quei tempi avevano la squadra in Serie A) e completando gli studi, ultimo anno di Istituto Agrario. E poi ando’ al Parma, che gli pagava l’Universita’. Gioco’ in Nazionale, prese parte alla prima World Cup in Nuova zelanda. A fine carriera divento’ allenatore. Alleno’ anche il Bologna portandolo di nuovo in serie A. Non so cosa faccia adesso ma 5-6 anni fa in Sud africa ero nello stesso albergo a Durban in cui era alloggiata la Nazionale Italiana U23 in concomitanza con il campionato mondiale di categoria. Incontrati un paio di bestioni in ascensore scambiai due chiacchere e tutti sapevano chi era Romagnoli. Un mio carissimo amico, il Dr Stefano Della Villa, ideatore e promotore dei Centri Isokinetic per la riabilitazione, qualche anno fa aveva cominciato a lavorare a Roma con alcune squadre di Rugby: nessuno mi aveva mai sentirto nominare. E noi Romagnoli in giovanile lo chiamavamo Il Gigione. Perche’ non sembrava il piu’ sveglio di tutti, e poi perche’ era uno della mischia, per di piu’ un pilone!
    Cosa vuol dire questo? Che feci la scelta sbagliata? No, assolutamente no: mi laureai in Medicina e per non tradire il fanciullo per l’uomo, scelsi di lavorare all’estero: non diventai mai un Medico tipo quelli di ER ma ho vissuto una bella vita, spesso intensa, e ho guadagnato quei soldi che mi permettono di mandare Nicky nelle migliori Academies del mondo senza piangerci troppo sopra. Viste le condizioni (il rugby di quei tempi) non c’e’ stato mai un momento in cui io mi sia pentito di questa scelta…Ho poi perfino giocato in una sorta di Nazionale Jamaicana e un Australiano ubriaco, dopo che avevo segnato la meta vincente contro le Caymans Islands (figuriamoci!) la serra al pub continuava a ripetermi che io ero il piu’ grande trequarti centro che lui avesse mai visto. Era ubriaco,dicevo.
    Ma io a un certo punto mancai di ‘committment’. Romagnoli scelse il sacrificio (lasciare casa, famiglia, amici, Bologna), prese la decisione, il turning point, lo sliding door. Io no.
    E perche’? Perche’ probabilmente io avevo molto piu’ da perdere di quello che non aveva lui, vero. Perche’ probabilmente le aspettative di vita erano molto diverse. Perche’ probabilmente anche a lui il rugby piaceva molto di npiu’ di quanto piacesse a me. E a me piaceva molto. Ma non al punto di lasciare casa anche solo per starmene in Galles, non al punto di andare a fare il Militare nelle Fiamme Oro, non al punto di andare all’Universita’ a Parma, non al punto di sedere in panchina se un allenatore non voleva farmi giocare…
    Certo, lo sport e’ cambiato da 20-30 anni a questa parte, anche il rugby, ma soprattutto altri sports e il postporre la carrtiera universitaria rispetto a una possibile carriera sportiva appare oggi meno aberrante soprattutto perche’, essendo lo sport divenuto business, puo’ essere esso stesso foriero di opportunita’ di lavoro.
    Ma alla fine non si scappa.
    Alla fine a un certo punto ti troverai di fronte a un bivio e te lo dovrai chiedere, se ne vale davvero la pena.
    Io ho sempre detto che volevo portare mio figlio ad un certo livello per cui a 13-14 anni si potesse dire: ok, ho delle chances, posso e voglio provarci. Perche’ al giorno d’oggi in nessuno sport, nemmeno nella Formula Uno, puoi arrivare a 15 anni e dire: ok, voglio fare l’atleta professionista, dove si comincia?
    Nel tennis spregiudicato ed esasperato dei nostri giorni il pericolo e’ che i nostri figli debbano prendere la decisione quando ancora non hanno la possibilita’ di capire cosa li aspetta e cosa si lasciano alle spalle.
    Ma non si scappa.
    Sacrifici.
    Committment.
    Soprattutto committment.
    Lo sapete no che nell’Eggs and Ham breakfast la gallina e’ solo ‘involved’ ma e’ il Pig, il porco, ad essere committed.

  272. maxdauria scrive:

    per alcuni quando si dice che i risultati da giovani non contano pensano alla ricerca di alibi e reputano i vari tornei eta come fondamentali… MA A 10/12/14 ANNI VINCERE SIGNIFICA QUASI LA CERTEZZA DEL FALLIMENTO…

    riporto qui sotto le percentuali dei risultati ottenuti da pro, dei vari top ten under 18 dal 1997 al 2006… da questi risultati è ovviamente escluso nadal che ha vinto il roland garros quando era ancora juniores..

    nei pro come top ten ci sono entrati 11 giocatori, il 12.64%
    come top 25 5 giocatori, 5.87%
    top 50 9 giocatori pari al 10.34%
    e come top 100 16 giocatori equivalente al 18,39 %

    il 52.80 % non è mai entrato nei top 100!!!

    ripeto che questi dati sono relativi agli under 18 (quando qualcosa si dovrebbe aver capito), figuriamoci se si facesse una statistica sugli under 10/12/14..

    i match equivalgono a dritto, rovescio e servizio perciò un qualcosa da allenare alla stessa stregua e stop…

    da ciò si evince che se un bambino non vince un torneo regionale per migliorare non ha bisogno di andare al petite as che anzi non le servirebbe a nulla visto che farebbe fatica a vedere la pallina ma questo non significa affatto che poi non possa recuperare… evidentemente c’è una via di mezzo nel senso che poi come abbiamo sempre detto nel gruppo dei migliori bisogna sempre esserci ma questo dai 14 anni in su mentre prima è proprio una bufala enorme. sicuramente l’andare a giocare anche qualche torneo importante e magari all’estero serve come stimolo e come confronto oltre ad abituare i ragazzi a ritmi superiori ma questo solo quando si sono già superati i precedenti gradi di difficoltà… l’unica cosa che non può aspettare è lo sviluppo motorio che è l’unica cosa che ad un certo punto fa fare a chi l’ha perseguito il salto di qualità….. ma ovviamente è come predicare nel deserto…

  273. maxdauria scrive:

    a elettra… da come ho capito la conosci bene.. tu come reputi la mouratoglou? e ci racconti un po’ come funziona? si potrebbe così conoscere un’altra accademia dopo tutte quelle che abbiamo imparato a conoscere qui nel tempo grazie ai racconti di stefano….grazie e ciao

  274. stefano grazia scrive:

    Anche sulla Sanchez sappiamo poco o nulla…Chi sa parli.
    Ora o anche dopo.

  275. Elettra scrive:

    Mia figlia è stata a fare il test da Mouratoglou come rising player, teoricamente sarebbe l’unica che ha superato il primo test e doveva essere riconvocata ma stiamo ancora aspettando, per cui ritengo che sia una fregatura.
    In ogni caso poichè a noi in realà interessava fare un’esperienza in accademia è stata sicuramente molto positiva, il test era solo una scusa per farla valutare.
    Le uniche note dolenti sono il cibo che è immangiabile (è un dato oggettivo non soggettivo) ed il fatto che è isolata, senza macchina non si può stare.
    I ragazzi non possono scegliere la settimana, perchè le organizzano secondo il livello di gioco.
    Sono in 4 in campo e Fanno 4 ore al giorno di tennis e due di atletica, una il mattino ed una il pomeriggio, la mattina cesto il pomeriggio match.
    Poi a mia figlia hanno fatto fare più ore di match e di lezione privata degli altri, suppongo per quella storia del test.
    I rising player si allenano da soli, con il coach ed il maestro, ognuno segue un programma diverso per cui non è possibile capire esattamente per quante ore, fanno tantissimi cesti e curano in modo maniacale ogni singolo movimento.
    La preparazione atletica è individuale e sono tutte le cose di cui avete parlato sinora.
    Il dietologo è un pazzo, muoiono tutti di fame e chiedono a chiunque di comprare generi proibiti di contrabbando, stanno bene solo quelli che hanno i genitori in accademia o vivono fuori.
    Ian Silva si allena tre ore al giorno più l’atletica, una da solo e due con un bimbo di 10 anni, lo stesso la figlia di Mouratoglou che è coetanea.
    I maestri sono tutti bravissimi e sono solo ex giocatori di livello, i ragazzi si divertono come matti perchè giocano anche loro i punti, ma la disciplina è ferrea non consentono la minima distrazione è tutto un “push push push” ma lo fanno in modo simpatico e li coinvolgono.
    L’accademia è piccola e questo è indubbiamente un vantaggio.
    E’ cara come il fuoco, ma ne è valsa la pena, mia figlia ha visto da vicino i professionisti e ha capito come si allenano e qual’è il livello, mentre fino a quel momento erano un’entità astratta, è stato molto motivante.
    Mi hanno dato una scheda di valutazione molto dettagliata sulle sue caratteristiche come giocatore e su ogni colpo, con un programma di lavoro atletico e tecnico, che abbiamo seguito.
    Le valutazioni coincidono perfettamente con quelle che, successivamente, ha fatto Vavassori.
    E’ possibile concordare programmi personalizzati di allenamento.
    Se vieni preso tra i rising players l’accademia ti assegna un coach, copre tutti i costi e ti trova lo sponsor, sono tutti nike o adidas, in cambio ti vincola 10 anni e vuole il 25% delle sponsorizzazioni ed il 10% dei premi in denaro, però ti mandano in giro per tutto il mondo, almeno così è quanto hanno detto a noi.
    Spero di essere stata utile.

  276. stefano grazia scrive:

    Certo che forse solo da Bollettieri puo’ capitare una cosa di questo genere…Mi scrive infatti mia moglie che a Bradenton, alla Bollettieri, ha incontrato diversi Coaches italiani fra cui Aldo Russo, responsabile FIT Under 12 e Enrico Slomp,il coach di Miccini: “Oggi Aldo Russo era supereccitato perche’ nei primi quattro campi si allenavano la Vaidisova, la Jankovich, Stepanek, Karlovich, Taylor Dent ! Dimenticavo in uno di quei quattro campi c’era anche Ariel(ex coach di Malisse e credo anche di MicciniNdStGr) che ha salutato Nicholas e me, con Nishikori.”
    E si vede che Tommy Haas era momentaneamente fuori citta’ perche’ lui di solito c’e’ sempre…Come del resto la Sharapova. l’anno scorso c’era anche Murray, Malisse fino a due anni fa abitava dentro l’Academy… Insomma, A egregie cose l’animo accendon l’Urne dei Forti…Quasi meglio che andarsi a vedere le Finali di Serie A…

  277. madmax scrive:

    si proprio uguale….

    grazie elettra sei stata gentilissima e credo anche utilissima (ora vedrai quanti proveranno a fare il test!!), tant’è che insisto…

    da come ho capito il “test” è a pagamento… quanto dura e quanto costa?

    ed a un rising player vengono coperti tutti costi… tutti quali? ti faccio un esempio.. la giorgi da come leggo ha come coach il padre.. e le sue spese o quelle eventualmente di un rising player? oppure il padre lavora per l’accademia…

    giustamente come dice stefano sarebbe interessante che qualcuno ci parlasse anche delle accademie spagnole di cui ho sentito opinioni molto discordanti…

  278. Avec Double Cordage scrive:

    @elettra
    a questo punto sarebbe interessante sapere qual è esattamente il programma “nutrizionale” del dietologo dell’accademia mouratoglou, che li fa fare la fame o li da da mangiare solo certe cose?

    Potresti fare l’esempio di una giornata, e quali sono esattamente i cibi non consentiti che i ragazzi si fanno portare da fuori?

  279. stefano grazia scrive:

    Bravissima Elettra, un grande acquisto per il Blog l’arrivo di tutta la tua famiglia (Edipo e tennista93…anzi, Clitenn…ista93, tanto per rimanere in tema). Davvero interessantissima la tua relazione. Sul cibo immangiabiler avevo gia’ sentito da un altro blogger (magari eri stata tu). Un anno e passa fa un altro aveva scritto di Mouratoglou ma ne aveva parlato malissimo (tanto che, ricordo, il suo post era stato parzialmente censurato) ma l’immagine che tu dai e’ invece molto interessante e stuzzica la mia curiosita’… Negli US credo che qualcosa del genere la faccia anche Rick Macci a cui io avevo fatto un po’ il filo e con cui mi ero scambiato delle email : quelo che mi attirava era che era un’Academy piu’ piccola, che ti potevi allenare dalle 15 alle 18 (dopo l’orario di scuola e c’e’ una ottima scuola, la Norbrook, a 8′ di auto -e a 9′ dalla Evert in direzione opposta) e che Macci e’ considerato il piu’ bravo di tutti a procurare sponsors… Ma mia moglie che ci e’ passata un paio di volte (con Nicky che si e’ allenato per 2-3 gg) non e’ mai stata folgorata sulla via di Damasco e poi Nicky era finito nel Programma Strategy Zone alla Bollettieri e volevamo dare un po’ di continuita’… Pero’ anch’io credo che sotto i 13-4 aa l’Academy piccola sia meno dispersiva ed un vantaggio…
    Comunque non e’ che il cibo alla Bollettieri sia un granche’…ma hai la possibilita’ di comprarti panini e pizza al Deli di fianco alla mensa (dove comunque hai pasta, riso, vegetali, pollo… tutto il necessario ma certo non e’ una trattoria italiana…E comunque, una cosa e’ nutrirsi e un’altra e’ gustare il cibo…L’importante e’ introdurre la giusta quantita’ di calorie e liquidi e l’apporto cporretto di proteine, glucidi e lipidi nonche’,possibilmente, il contributo ogni giorno di ognuna delle 7 categorie in cui vengono suddivisi gli Alimenti …

  280. claudiotn scrive:

    @Stefano
    puoi dire a Gabri di salutarmi Enrico se lo vede? Grazie

  281. pibla scrive:

    Seppur in colpevole ritardo e per giunta in parziale off topic con la piega presa attualmente dalla discussione, vi sottolineo che nella puntata di martedì scorso del talk-show di SuperTennis si è parlato anche del centro Federale di Tirrenia, con un servizio all’interno del Centro e la presenza in Studio, tra gli altri, di Renzo Furlan (responsabile di Tirrenia) e di Umberto Rianna (responsabile del Blu Team di Arezzo e coach di Starace).
    A mio parere il momento più interessante della discussione è stato quando un ammiccante Rianna ha chiesto a Furlan se era contento del livello, sia quantitativo che qualitativo, dei suoi collaboratori all’interno del Centro, ovvia e scontata la risposta diplomatica di Furlan che si è limitato a dire che naturalmente si può ancora migliorare.
    Ciò che però è, a mio avviso, chiaramente emerso tra le pieghe della discussione è che i giovani allenatori che affiancano Furlan tendono a cambiare troppo velocemente e molto spesso mancano di esperienza, il risultato è che questi anni vengono utilizzati, senza peraltro potercelo permettere, affinché i giovani allenatori facciano la loro esperienza e solo quando gli allenatori saranno a regime allora potrà diventare veramente utile il lavoro sui nostri giovani, i primi dei quali arrivati a Tirrenia hanno però fatto e stanno tuttora facendo un pò da cavie per l’apprendimento dei nostri allenatori.
    Per quanto poi riguarda la preparazione atletica vi sono state interviste a Carnovale (Responsabile della medesima) ed a Barsacchi, peraltro mi sembra anche preparatore di Volandri, anche in quel settore pare esserci una certa carenza di organico e di programmi personalizzati per gli atleti non si è fatta nemmeno menzione, su questo tema peraltro mi sono anche arrivate voci direttamente che l’organico, a parte Carnovale e Barsacchi appunto, non sia proprio eccelso.
    Anche dopo la trasmissione rimangono quindi più che mai validi i dubbi che già abbiamo avuto modo di esprimere su Tirrenia:

    1) Infantino per Trevisan, Furlan ok e poi??? Siamo al punto che questa mandata di giovani giocatori ci serve per far maturare ed imparare i nostri giovani allenatori che peraltro cambiano con grande frequenza;

    2) La preparazione atletica. Programmi differenziati per gli atleti. Organico abbastanza carente e di qualità probabilmente non super, a parte Carnovale che è il responsabile generale ed ha comunque i suoi begli anni ed a parte l’ottimo Barsacchi che però non sta solo a Tirrenia.

    In sintesi, direi che ha ragione Furlan, si puo migliorare; sì, ma mica poco……

  282. Avec Double Cordage scrive:

    per rilanciare la discussione che è il tema centrale dell’articolo di Stefano, in questa puntata: la vera rivoluzione dell’tennis italiano… ovvero cosa fare con i ragazzini e il sistema per avere dei top 10 regolarmente?

    stavo pensando che potrebbe essere fare un confronto e un analisi dettagliata del tennis con il motociclismo, che attualmente è una delle poche se non l’unica disciplina di sport individuali dove l’italia ha regolarmente dei campioni, un po’ come la Spagna nel tennis e anche meglio della Francia nel tennis.

    Perché?

    direi che ci sono alcune analogie intanto, direi che l’automobilismao sa al motociclismo come il calcio sta al tennis, magari in Italia non è proprio cosi perché automobilismo e motociclismo da noi son quasi alla pari mentre il calcio stradomina il tennis che è preceduto anche da basket e pallavolo, ma generalmente in Europa e anche altri paesi l’equazione ci può stare, ad esempio in Germania, l’automobilismo è costantemente nettamente più seguito del motociclismo, e il tennis è pur essendo in una crisi da un decennio ancora lo sport più praticato dopo il calcio, e le distanza di popolarità attualmente è più o meno quella che c’è tra F1 e motoGP

    anche come tipo di sport l’automobilismo coinvolgendo meno le varie doti fisiche ed essendo più uno sport di squadra può essere molto vagamente associato al calcio mentre il motociclismo richiedendo un maggior numero di talenti ed essendo più individualistico dal fatto che il fattore pilota conta molto di più può essere associato più al tennis (e sci discesa, snowboard freestyle etc.) che al calcio

    moto e auto sono sport che si praticano per agonismo, partendo fina da piccolissimi, in Germania ci sono gare per bambini di ca 5 anni con i kart, e non di rado iniziano anche prima come Sebastian Vettel, in Italia ci sono le gare di minimoto

    entrambe le cose sono molto costose, probabilmente più costose del tennis giovanile agonistico

    come mai nel motociclismo riusciamo a trovare abbastanza regolarmente gente grintosa come Valentino Rossi, Biaggi, Capirossi, Melandri (anche se in crisi), Cadalora, Loris Reggiani, Dovizioso, Pasini, Simoncelli

    che estrazione sociale hanno questi?

    nell’automobilismo invece sono anni ormai che c’è una secca anche se qualche pilota almeno decente c’è, e non si può certo dire che l’automobilismo sia una disciplina poco internazionale, forse questo è il caso per le moto e cosi si spiegano i diversi risultati

    nel motociclismo abbiamo avuto il “federer-borg-mcenroe-sampras” della situazione con Giacomo Agostini, e anche molti altri campioni ma anche nelle moto a fine anni ottanta siamo finiti in crisi, perché questo visto che precedentemente avevamo il moto-Federer, è una cosa normale visto che è accaduta anche con Panatta, Becker, Muster e perché con Borg non è successo ma poi dopo Edberg e PimPim la Svezia adesso è messa maluccio

    insomma penso che possa essere interessante guardare meglio la situazione del motociclismo, e come è organizzato, mi sembra molto sia in mano a privati e poco basato su strutture federali

    probabilmente quello che sta alla base del successo e l’enorme base di “tifosi” di ragazzini, che non corrono certo in moto, ma hanno motorino con gli adesivi etc. trinando una parallela al tennis questi ragazzi sarebbero quelli che giocano nei campi pubblici mentre i politi corridori sarebbero quelli che stanno nei circoli e fanno le gare.

    Beh il problema è che da noi, senza campi pubblici, viene volutamente bloccata la creazione di questa base che nelle moto sarebbero i ragazzini con il motorino, è come se ci fossero degli ostacoli per comprarsi la moto, infatti in Germani dove questi ostacoli ci sono il motociclismo ha poco seguito, e a correre in Germani sono solo figli di addetti ai lavori, come da noi nel tennis, non c’è quindi competizione interna e non escono fuori campioni anche perché la base è troppo ristretta e i talenti vengono risucchiati dall’automobilismo dove in Germania producono Schumacher, Frentzen, Haidfeld, Rosberg (va beh mezzo finlandese), Vettel in serie

    magari c’è qualche esperto di motociclismo che sa dare informazioni “insider” utili per sciogliere il mistero perché nelle moto produciamo campioni a raffica e nel tennis niente del genere

  283. Avec Double Cordage scrive:

    ovviamente volevo dire:

    …stavo pensando che potrebbe essere interessante fare un confronto…

    scusate i molti errori, non avevo riletto, volevo aggiungere che nella F1 potrebbe essere che abbiamo trovato un campione scippandolo all’Austria, si chiama Mirko Bortolotti è del 1990 nato a Trento e cresciuto a Vienna, corre da uno o due anni in Italia e la settimana scorsa ha stabilito il record con la ferrari di F1 sul circuito di Fiorano, dopo esserzi messo alla guida per la prima volta nella vita di una F1, che ha tipo quattro volte la potenza della F3 che guida nel campionato italiano… questo mi sa che va forte!

    strano poi come l’Austria essendo un paese cosi piccolo riesca a sfornare regolarmente piloti da formula 1: Rindt, Lauda, Berger, Wurz sono solo alcuni, strano poi che spesso provengano da zone come il Tirolo dove non ci sono piste

    forse la scaristà (povertà e fame sarebbero parole sbagliate in questo contesto) è verament un gran dono, in questo senso Stefano tu che stai in Africa potresti trarne un vantaggio psicologico per il tuo ragazzo, che potrebbe diventare un fighter insaziabile di vittorie… e se ha veramente talento anche un campione

  284. Elettra scrive:

    Il test dura una settimana e costa €1700 ,come una settimana di training camp, compreso di vitto ed alloggio, se l’accompagnatore alloggia in accademia spende €60 per una settimana.
    La copertura dei costi comprende l’eventuale alloggio per la famiglia che vive all’interno del camp in piccoli prefabbricati è il caso di Silva e di un’altra ragazzina, oltre a tutti gli atleti che vivono da soli. La madre di Ian è il suo coach ed è una maestra dell’accademia ed è pagata per questo.
    La Giorgi vive fuori dell’accademia, il padre a quanto so io lavora come preparatore atletico ma non all’interno dell’accademia.
    I costi coperti sono vitto e alloggio, tutte le trasferte, quelli dell’accademia, le spese mediche ed il coach ma solo se lo scelgono loro, così è stato detto a me, ma non escludo che esistano anche altri accordi.
    La colazione sono cereali dietetici e latte, con poca frutta, chi prima arriva meglio alloggia.
    Pranzo piatto unico con riso o pasta in bianco stracotti e senza alcun condimento, una crocchetta di pesce o una bistecchina e verdure lesse sempre senza condimento, quando va proprio male spezzatino, un panino e yogurth.
    Saluti.
    La sera stessa cosa ed il sabato pizza.
    Le quantità sono poche,soprattutto per quelli grandi, ed il cuoco è un’assassino.
    E’ proibito tutto quello che non è compreso in quel piatto, al punto che i ragazzi non possono sedersi a chiaccherare al ristorante e controllano gli armadietti per vedere se hanno merendine.
    Credo che presto modificheranno il vitto, perchè tutti i ragazzi se ne sono lamentati nella scheda di valutazione dell’accademia.

  285. Avec Double Cordage scrive:

    @elettra
    mmazzaoo, questo è veramente un menu da orfanotrofio moldavo… mi immagino la pasta stracotta senza condimento, dove l’hanno pescato questo Paul Bocuse… ad Alcatraz?

  286. stefano grazia scrive:

    ADC, un giorno ci racconterai cosa fai per vivere(abbiamo capito che vivi un po’ qui e un po’ la’, passi molto tempo in viaggio, scompari poi per 2-3 mesi…) e soprattutto come fai a farti venire in mente certe cose, con quell’entusiasmo fanciullesco di chi passa il tempo a esplorare e a rimuginare finche’ non ti viene un’idea e via, il bisogno di comunicarla ad altri…… Lo dico con ammirazione e simpatia. Il paragone motociclismo -tennis automobilismo-calcio e’ degno di una mente allucinata e un po’ geniale…E la motonautica no? SCHERZO!!! Comunque potrebbe essere sempre frutto della Teoria della Mielina, formulata in effetti per sopiegare come mai c’era un concentrato di campioni di golf in South korea, di baseball in santo domingo, di tennis nello Sparetak di Mosca… per es in south Korea non ci sono molti golf course ma appunto per questo: essendo costretti a fare solo practice range, fin da piccoli i Koreani imparano la tecnica, ripetutamente…Magari in Tirolo fanno gare di Bob o si lanciano in discesa giu’ per i tornanti ‘a fari spenti nella notte per vedere se poi e’ tanto difficile morire’…
    Ritornando al Tennis e al nostro vivere in Africa, in realta’ ho spiegato piu’ volte che noi viviamo una vita in prestito, gli ultimi bagliori di un crepuscolo, quello della vita coloniale, nel senso che noi espatriati che lavorano per Grandi Compagnie viviamo ad un livello inimagginabile in Italia in grandi ville con la servitu’, auto e autista,piscina, circoli golf tennis e scuole private gratis pagati come benefit … certo, ci sono gli svantaggi: la sicurezza, il fatto che puoi essere assalito in casa, senti sparare per strada, non puoi uscire da certe zone, i movimenti sono ristretti, io per esempio sono uno dei pochi che guida anche senza autista (che altrimenti devi sempre chiamarlo o organizzare per tempo in anticipo ogni tua uscita e non puoi dire: toh, stasera andiamo al cinema o al ristorante…), il clima torrido, il traffico bestiale (e adesso va anche bene) con gli okada, i mototaxi, che ti spuntano a frotte in ncontromano, 3 o 4 passeggeri per moto, a sandwich… ,i check point di notte dei poliziotti che non sai se son meglio loro o gli armed robbers,etc etc etc… C’e’ chi si adatta e chi no, chi prende i soldi e dopo un anno o due scappa, e chi invece diventa ‘uno sfigato da estero’, non sa piu’ vivere altrimenti, il mal d’africa e’ anche e soprattutto questo e non solo il vento fra le dune o il barrito degli elefanti… Ora Nicholas vede coi suoi occhi che in Africa si passa in cento metri dall’eta’ della pietra a quella del razzo, ma semmai il suo problema e’ opposto a quello che tu indichi: lui corre il rischio di essere viziato da un mondo irreale, che non e’ quello che ci appartiene davvero: una vita da milionario o da piccolo lord senza avere tutti quei soldi o il titolo nobiliare … Quindi la fame, la necessita’ di soffrire, lui potrebbe non sapere nemmeno cosa sono,e non gli e’ d’aiuto vivere in un mondo che alla fine puo’ essere un micromondo ovattato, protetto, anche se pericolosamente contornato da un altro molto piu’ ostile…Nicholas vive cuna vita di contraddizioni sull’orlo dell’abisso, un blade runner …puo’ essere un gran vantaggio: non ha legami, e’ abituato ai cambiamenti, e’ abituato a viaggiare, pur essendo talora poco empatico e un po’ ribelle e’ comunque abituato a stare con i ragazzi piu’grandi e con gli adulti, e’ bilingue(inglese e italiano) e in piu’ parla un po’ di altre due lingue (francese e portoghese ) a cui aggiungera’ il prossimo anno lo spagnolo… Questi saranno dei vantaggi … Ma sicuramente non ha vissuto una vita che gli possa aver procurato lo stimolo, la fame a fare grossi sacrifici per migliorarsi, per uscire dal ghetto … Ne avevo parlato altre volte: dicevo che questo potrebbe essere un problema. Avra’ mio figlio, che ha vissuto una vita di agi, il Fire Inside?Sapra’ trovare dentro di se’ le motivazioni per soffrire in modo indicibile mentre i suoi amici andranno al muretto, bar, in discoteca, a giocare a calcetto, o semplicemente ma e’ giusto potendo prendersi un anno sabbatico e fare il giro del mondo in barca a vela, farsi invece un mazzo cosi’ su un campo di duro cemento? Quello di cui ha bisogno se lo deve trovare da solo e dentro di se’. Puo’ essere un vantaggio, perche’ no…

  287. stefano grazia scrive:

    Elettra!
    Be’, come dicevo, non credo che la Mensa di Bolletta sia poi troppo diversa ma ci sono due-tre cose a suo favore: innanzitutto le porzioni…ognuno si fa il suo di piatto ed ha molte scelte e puo’ anche fare il bis…Mi sembrano piu’ elastici e comunque di fianco alla mensa, a pagamento, c’e’ un Deli e ti puoi ordinare dei panini (due anni fa erano molto appetitosi, il cuoco era italiano) o la pizza.
    Dove sono inflessibili e’ che l’academy e’ Smoking Free e anche Nuts Free : non si possono mangiare o introdurre noccioline o burro d’arachidi e tutte le merendine a base di arachidi. questo per evitare casi di allergie.
    Certo ho sentito lamentarsi anche li’ e in effetti non lo trovo sorprendente anche se poi bisogna sempre non cadere nel difetto oipposto e dell’italiano che appena arrivato in un paese all’estero cerca gli spaghetti (e la Gazzetta). Ma certo, che in Francia si lamentino del mangiare piu’ che a Bradenton fa un certo effetto… O forse noi semplicemente non ci facciamo troppo caso, un po’ perche’ nei primi anni stavamo dentro anche noi e quindi Nicholas aveva accesso alla Mensa degli Adulti (dove si mangia decentemente se non addirittura bene) e poi perche’ a sera siamo spesso andati fuori a cena. Ora poi Breakfast e cena Nicholas li fa direttamente a casa e quindi il pranzo magari passa inosservato.Ripeto: forse noi ormai ci siamo vaccinati contro tutto, ma se da un lato non ci lasciamo abbindolare dalla propaganda dell’Academy che parla di Cibo Sano e Nutriente studiato apposta per gli Atleti, allo stesso tempo pur essendo alla lunga ripetitivo, artificioso, americaneggiante, non arriverei mai a definirlo uno dei motivi per non andare da Bollettieri, Diciamo che non e’ un issue, al momento di fare i conti, i pro e i contro.
    Anche se quando eravamo in Australia una delle differenze che ci sono subito balzate agli occhi nel paragonare i due paesi, America e Oz,appunto, e’ stato sicuramente il cibo. In Australia ti sembra di mangiare meglio, piu’ naturale, meno artificiale. Con ristorantini e bar piu’ in stile europeo e meno McDonaldiano. Che poi i McDonald vanno anche bene, sono le decine di altri, che ti danno l’idea della plastica, e soprattutto la scarsita’ di quelli tradizionaliu… E’ cosi’ tutta l’America? Mica vero…mi ricordo a Charleston: bellissimi ristorantini, ho mangiato da dio… Ma anche in Florida, se vai a Sarasota al st Armand square trovi ottimi ristoranti…Noi evitiamo accuratamente sempre quando siamo sall’estero quelli italiani (il miglior ristorante italiano l’ho sempre trovato a casa mia grazie a nonne,zie, mamme e moglie…sono stato fortunato) e quindi a me piace mangiare indiano, cinese, tapanyaki, libanese, texmex, etc etc…Mi piacciono soprattutto in america i Brunch al First watch oppure mangiare i crabs, i granchi dalle lkunghe chele, in certi ristorantini sul molo nei paesini di mare… Ma ogni tanto, on the road, mi faccio anche un hamburger e senza troppa vergogna…
    Detto questo, ti credo sulla parola, Elettra, ma certo che e’ strano che proprio in Francia, sia pure in un academy, si mangi peggio che in un academy americana.

  288. Elettra scrive:

    Scusate “saluti” era in fondo ma devo aver toccato da qualche parte.

  289. Francesco scrive:

    A proposito di Talenti

    NON SI NASCE
    CI VOGLIONO 10-15 DI LAVORO MOTIVATO E PARTECIPE
    CI VUOLE UN MAESTRO ADATTO
    CI VUOLE LA VOLONTA DELL’ALLIEVO

    Post un pò lungo ma da leggere

    Trenta anni fa due pedagogisti ungheresi, Laslo e
    Klara Polgar, decisero di sfidare il senso comune
    per cui si riteneva che le donne non potessero
    avere successo in quei settori che richiedono l’uso del
    pensiero spaziale, come gli scacchi. Volevano sottolineare
    l’importanza dell’educazione. I Polgar istruirono
    le loro tre figlie a casa e, nell’ambito del programma
    educativo, le bambine impararono, fin da giovanissime,
    a giocare a scacchi con i loro genitori. L’esercizio
    metodico e la pratica quotidiana diedero i loro frutti.
    Nel 2002, tutte e tre le sorelle erano fra le dieci migliori
    giocatrici al mondo. La più giovane, Judith Polgar, è
    stata il più giovane individuo mai esistito, sia maschio
    che femmina, a guadagnarsi il titolo di grandmaster.
    Attualmente si classifica fra i migliori giocatori al
    mondo e ha vinto contro la maggior parte dei migliori
    giocatori maschi.
    Non sono solo i preconcetti riguardanti le differenze
    di genere che stanno iniziando a cadere. Nel suo libro
    Developing Talent in Young People (Sviluppare il talento
    nei giovani) scritto nel 1985 e diventato una pietra
    miliare nel campo della pedagogia, Benjamin Bloom,
    professore di Psicologia Educativa all’Università di
    Chicago, ha esaminato gli elementi indispensabili che
    contribuiscono a formare il talento. Ha effettuato un
    esame retrospettivo approfondito dell’infanzia di 120
    persone eccellenti che avevano vinto competizioni
    internazionali in campi che spaziavano dalla musica
    alle arti, dalla matematica alla neurologia. Il lavoro di
    Bloom rivelò sorprendentemente che non esistevano
    degli indicatori iniziali che avrebbero potuto predire il
    loro futuro successo a livello internazionale. Ricerche
    successive hanno confermato le sue scoperte dimostrando
    che, in campi quali gli scacchi, la musica, gli
    sport e la medicina, non c’è correlazione tra il quoziente
    intellettivo (QI) e le prestazioni degli esperti. Le
    uniche differenze innate che si sono rivelate significative,
    soprattutto negli sport, sono l’altezza e la dimensione
    corporea.
    Quindi, con che cosa è correlato il successo? Quello
    che emerge chiaramente dal lavoro di Bloom è che tutti
    gli splendidi talenti esaminati, durante gli anni della loro
    crescita, si sono esercitati intensamente, hanno studiato
    con maestri coinvolti e impegnati, e sono stati sostenuti
    entusiasticamente dalle loro famiglie e dai loro parenti.
    Ulteriori ricerche hanno sviluppato il lavoro pionieristi-
    Esperti non si nasce,
    si diventa
    Nuove ricerche dimostrano che
    le prestazioni eccellenti, più che
    da un innato talento o capacità,
    nascono da anni di pratica
    e dalla guida di un maestro.
    di K. ANDERS ERICSSON, MICHAEL J. PRIETULA e EDWARD T. COKELY
    © Harvard Business Review
    2
    ESPERTI NON SI NASCE, SI DIVENTA
    co di Bloom e hanno dimostrato che le differenze individuali
    tra le persone speciali e di talento sono legate a
    differenze nella quantità e nella qualità della loro pratica.
    Queste ricerche mostrano con prove solide e schiaccianti
    che esperti non si nasce, ma si diventa. Le loro conclusioni
    si basano su studi rigorosi, che analizzano le
    dinamiche sottostanti al conseguimento di prestazioni
    eccellenti utilizzando metodi scientifici validabili e replicabili.
    Lo scorso anno la Cambridge University Press ha
    pubblicato in prima assoluta il Cambridge Handbook of
    Expertise and Export Performance – curato da K. Anders
    Ericsson, uno degli autori di questo articolo. Questo
    manuale di più di 900 pagine raccoglie ben 42 capitoli
    scritti da più di 100 eminenti scienziati che stanno studiando
    la competenza e le prestazioni di esperti in
    un’ampia varietà di campi: chirurghi, attori, giocatori di
    scacchi, scrittori, programmatori di computer, ballerini,
    pianisti, piloti, pompieri, e molti altri. Il loro lavoro fornisce
    preziosi suggerimenti su come diventare un esperto
    o un artista eccezionale.
    Ovviamente, il viaggio verso l’eccellenza non è né per
    chi è debole di cuore, né per chi è impaziente: lo sviluppo
    di una competenza autentica richiede un grande
    sforzo, il sacrificio, e un’onesta, spesso dolorosa, autovalutazione.
    Non ci sono scorciatoie per raggiungere
    risultati di punta. Ci vorranno almeno una decina di
    anni affinché le vostre competenze siano riconosciute a
    livello internazionale, e sarà necessario che investiate
    accortamente questo tempo dedicandovi «metodicamente
    » a esercizi in campi a voi sconosciuti e in cui non
    vi sentite a vostro agio. Avrete anche bisogno di un
    maestro che non solo vi possa guidare in un programma
    d’insegnamento metodico e ricco di feed-back precisi
    sulle vostre prestazioni, ma, che vi possa anche insegnare
    a prepararvi da soli. Soprattutto, se volete diventare
    degli esperti, dovete dimenticare gli usi comuni che
    hanno impedito di portare la scienza della competenza
    nell’ambito manageriale. Ci troviamo qui per aiutarvi a
    sfatare questi miti, così da poter sviluppare le capacità
    per diventare dei manager e dei leader migliori.
    Iniziamo il nostro racconto con un po’ di vino.
    Cosa è un esperto?
    Nel 1976, ebbe luogo un evento affascinante ricordato
    come il «Giudizio di Parigi». Nove giudici – compresi
    otto degustatori di vino francesi – confrontarono alcuni
    grandi vini transalpini con vini californiani pressoché
    sconosciuti. Per evitare qualsiasi pregiudizio, l’identità
    dei vini venne tenuta nascosta: una degustazione alla
    cieca. L’esito scioccò il mondo enologico. Quasi all’unanimità,
    i giudici pensarono che i vini a cui avevano dato
    il punteggio più alto fossero francesi, ma si sbagliarono.
    Quel giorno due miti andarono in mille pezzi. Il
    primo a cadere fu quello dell’indiscussa superiorità,
    fino a quel momento, dei vini francesi rispetto a quelli
    americani. Ma fu il crollo della seconda illusione – l’illusione
    della «competenza» – a offrire delle considerazioni
    più rivoluzionarie e interessanti. L’esperimento
    dimostrò che l’affidabilità e la precisione degli «esperti
    » degustatori nel definire o nell’individuare i vini in un
    blind test non erano diverse da quelle di un qualsiasi
    consumatore di vino con un minimo di esperienza; constatazione
    che venne successivamente confermata dai
    nostri test in laboratorio. Ricerche attuali dimostrano
    che molte altre tipologie di «esperti» non riescono a
    riprodurre in laboratorio l’eccellenza nelle loro prestazioni.
    Psicoterapeuti con alle spalle molti titoli e decenni
    di esperienza non sembrano avere più successo dei
    colleghi principianti, con solo tre mesi di tirocinio, nel
    curare dei pazienti scelti a caso. Ci sono anche casi in
    cui la competenza sembra affievolirsi con l’aumentare
    dell’esperienza.
    Ad esempio, la capacità dei medici di identificare
    alcune rare patologie cardiache e polmonari deteriora
    man mano che si allontanano dai tempi del tirocinio o
    dai corsi di aggiornamento. Hanno difficoltà nel diagnosticarle
    perché, non essendo molto frequenti, ne
    dimenticano velocemente i segni clinici caratteristici.
    Le loro prestazioni migliorano solo dopo aver frequentato
    un corso di aggiornamento.
    Quindi, quando si può essere certi di avere a che fare
    con un autentico esperto? La vera competenza deve
    K. Anders Ericsson
    è un professore di Psicologia
    alla Florida State University a
    Tallahassee.
    Michael J. Prietula
    è professore alla Goizueta
    Business School della Emory
    University ad Atlanta, in Georgia.
    Edward T. Cokely
    è Postdoctoral Research Fellow
    al Max-Planck Institute for
    Human Development a Berlino.
    Settembre 2007 3
    SELF MANAGEMENT
    superare quattro prove. Primo, deve portare a una prestazione
    che sia superiore a quella dei colleghi.
    Secondo, tale prestazione deve essere sistematicamente
    migliore, non un evento straordinario che potrebbe
    essere frutto di un colpo di fortuna. Terzo, la competenza
    autentica si manifesta in situazioni che colgono
    l’essenza del successo in un campo. Un neurochirurgo,
    ad esempio, non deve essere solo abile nell’usare il suo
    bisturi, ma la sua prestazione deve produrre risultati
    positivi per i suoi pazienti; un giocatore di scacchi deve
    essere in grado di vincere le partite nei tornei. In ultimo,
    per essere vera competenza, deve essere replicabile
    e misurabile in laboratorio. Come lo scienziato Lord
    Kelvin affermò, e molti manager convengono: «Se non
    si può misurare, non si può migliorare».
    In alcuni campi, come lo sport, le capacità individuali
    sono facili da misurare. Le gare sono uniformate in
    maniera tale da far competere ciascun partecipante
    nelle stesse condizioni. Tutti gli atleti hanno la stessa
    linea di partenza e di arrivo così da stabilire in maniera
    unanime chi vince. Questa standardizzazione permette
    il confronto tra individui diversi, in tempi diversi, ed è
    certamente possibile applicarla al mondo del business.
    La catena di supermercati Waltson, ad esempio, organizza
    delle competizioni per identificare i manager e i
    punti vendita con il più alto rendimento. Nordstroms,
    una catena di abbigliamento, misura continuamente le
    performance di vendita dei suoi manager più giovani.
    Tuttavia, in altri ambiti, misurare la prestazione di un
    esperto può essere difficile, ad esempio, in quei progetti
    di lunga durata che coinvolgono dozzine di individui.
    La competenza nella leadership, ad esempio, è allo
    stesso modo difficile da valutare perché le problematiche
    sono molto complesse e specifiche di ogni singola
    azienda. Questo non significa che noi ricercatori ci
    arrendiamo e rinunciamo a misurare la performance.
    Una metodologia che usiamo per affrontare queste
    sfide è quella di scegliere una situazione tipica e di
    riprodurla in laboratorio. Ad esempio, costruiamo degli
    scenari in cui delle infermiere del pronto soccorso sono
    impegnate in svariate situazioni di pericolo di vita del
    paziente, simili a quelle che accadono nella vita di tutti
    >> I resoconti personali su quanto
    uno è competente sono spesso
    inaffidabili. Gli aneddoti, i ricordi, e gli
    eventi straordinari danno un’immagine
    della competenza del tutto inadeguata e
    spesso ingannevole. Esiste un’enorme
    quantità di letteratura che illustra come le
    convinzioni del momento e il passare del
    tempo possano generare illusioni, distorsioni
    a uso personale e alterazioni della
    memoria. Affidarsi a resoconti personali
    non è la stessa cosa che fare ricerca.
    Gli esperti sviano l’attenzione dai
    loro errori. Mentre gli «esperti» sbagliano
    nel prevedere eventi futuri, molti di loro
    sono di fatto esperti nello spiegare
    eventi passati e come mai nessuno fosse
    stato in grado di predirli. Ad esempio,
    dopo il fallimento del «Giudizio di Parigi»
    del 1976, i degustatori francesi sostennero
    in maniera convincente che le differenze
    fra i vini francesi e quelli californiani
    si sarebbero viste dopo 30 anni. (Nel
    2006 vennero testati gli stessi vini e quelli
    americani furono nuovamente giudicati
    buoni come, o addirittura migliori di,
    quelli francesi!). Nel frattempo, professionisti
    molto preparati diedero di tale
    evento spiegazioni molto difficili da contestare.
    L’intuizione può portarvi fuori dal
    seminato. Il consiglio che potete migliorare
    le vostre prestazioni rilassandovi
    e sentendovi bene con voi stessi è molto
    di moda e attraente. È un argomento del
    tipo «seguite il vostro intuito.» Se è vero
    che l’intuizione potrebbe essere preziosa
    nella pratica di tutti i giorni e in situazioni
    familiari, l’intuizione «educata» è il risultato
    della pratica metodica. Non potete
    perfezionare le vostre decisioni (o le intuizioni)
    in maniera consistente, senza
    una notevole pratica, riflessione e analisi.
    Non c’è bisogno di cambiare strumento.
    Molti manager sperano di migliorare
    di colpo le loro prestazioni adottando
    metodologie nuove e migliori – per
    esempio, nel golf, un giocatore può pensare
    di affinare il suo gioco utilizzando un
    nuovo putter. In realtà, la chiave di volta
    per migliorare la competenza sono la costanza
    e un attento controllo dei propri
    sforzi. Infatti, cambiare i putter aumenta la
    variabilità nell’esecuzione dei tiri compromettendo
    la capacità di comprenderne i
    meccanismi e di ottenere i risultati sperati.
    La competenza non è afferrabile
    con i sistemi di gestione della conoscenza.
    I sistemi di gestione della
    conoscenza si occupano raramente, se
    non mai, di ciò che gli psicologi chiamano
    «conoscenza.» Sono dei ricettacoli di
    immagini, di documenti, e di procedure
    utilizzati come dati superficiali da interpretare
    per risolvere un problema o per
    prendere una decisione. Non sono delle
    scorciatoie per guadagnarsi la vera competenza.
    > L’affermazione che per ottenere prestazioni di qualità
    sia richiesta una grande dose di paziente e continua
    applicazione è ben nota da tempo, non solo nei
    campi in cui l’allenamento costituisce la base fondamentale
    come è evidente nella pratica sportiva, ma anche
    laddove l’intuizione e la fantasia sono elementi essenziali.
    È ben nota l’affermazione che, proprio per
    questo, è attribuita a una molteplicità di personaggi,
    secondo la quale perché un’innovazione sia di successo
    occorre un 10% di ispirazione e un 90% di traspirazione.
    Così come oramai non c’è quasi più nessuno che
    individui nella differenza di genere o di razza un fattore
    per cui sia inibito il successo in differenti settori: oltre
    all’esempio di donne quali fantastiche scacchiste, si sarebbe
    potuto fare l’esempio di persone di colore campioni
    di golf.
    Niente di strano, quindi. La grandissima parte delle affermazioni
    riportate in questo articolo sono assolutamente
    condivisibili, ma sono ampiamente e da tempo
    note, per cui non mi ci soffermerò. Non mi sembra neppure
    che fossero necessarie ricerche approfondite per
    stabilire che non esiste correlazione fra IQ e i risultati
    ottenuti in campi quali gli scacchi, gli sport, la musica e
    la medicina anche perché i dubbi sulla validità e il significato
    di parametri di valutazione quali il cosiddetto IQ
    sono ormai molto estesi.
    Desidero invece fare alcuni commenti su affermazioni
    che non condivido e, soprattutto, mettere in evidenza
    aspetti che sono solo accennati o evocati in lontananza,
    o addirittura ignorati, e che viceversa, a mio avviso, giocano
    un ruolo rilevante rispetto al tema proposto sulla
    «costruzione di un esperto», nel senso indicato nell’articolo:
    i «quattro test».
    La «differenza innata», fattore fondamentale di successo,
    sostengono gli autori essere presente primariamente
    negli sport e corrispondere all’altezza e al peso. E ci
    mancherebbe altro! Ma limitarsi a questo mi pare profondamente
    sbagliato. Fra i tanti addotti dagli autori, mi
    rifaccio all’esempio di Mozart: si confonde il grandissimo
    esecutore con il fantastico compositore, assolutamente
    innovativo. Come esecutore valgono le osservazioni
    degli autori, ma come compositore assolutamente
    no. Che dovesse sapere di musica è indubbio, e questo
    è assolutamente ovvio, ma altri compositori prima e dopo
    di lui hanno dedicato anche maggiori sforzi e impegno,
    ma non hanno ottenuto minimamente i risultati del
    Il punto critico dei processi formativi
    Di Adriano De Maio*
    Settembre 2007 5
    SELF MANAGEMENT
    di evitare di commettere dei grossi errori. Per arrivare a
    questo, frequentate un campo da golf, passate del
    tempo al campo di allenamento, e giocate a golf con
    altre persone che hanno all’incirca le vostre capacità.
    Sorprendentemente, dopo poco tempo (circa 50 ore),
    svilupperete un controllo migliore e il vostro gioco
    migliorerà. Da questo momento in poi, vi «darete da
    fare sul vostro gioco», colpendo la palla con il «driver»,
    tirando in buca e impegnandovi in un maggior numero
    di partite arriverete a «pensare di meno e giocare di
    più». Adesso i vostri tiri sono automatici; giocate d’intuito.
    Ora, la vostra partita di golf è un’uscita sociale in
    cui occasionalmente vi concentrate sul vostro tiro. D’ora
    in avanti, anche se passerete più tempo ad allenarvi a
    giocare a golf, la vostra prestazione non migliorerà
    sostanzialmente e rimarrà allo stesso livello per decenni.
    Perché succede questo? Quando state giocando una
    partita a golf con qualcuno, potete tirare da una certa
    posizione solo una volta. Così, non riuscite a capire
    come correggere i vostri errori. Tuttavia, se vi fosse permesso
    di fare cinque–dieci tiri dalla stessa posizione del
    campo, iniziereste a capire dove sbagliate e ad avere dei
    feedback man mano che cercate di ottenere più controllo
    sul vostro tiro. Infatti, molti professionisti fanno
    parecchi tiri durante l’allenamento e l’ispezione del
    campo prima di una partita. Questo tipo di pratica
    metodica può essere adattata a parecchi scenari del
    mondo del business e della leadership. Il classico esempio
    è quello degli studi di caso offerti da molte scuole di
    business, che portano gli studenti a determinare come
    agire in problematiche di vita reale dando loro, però, la
    possibilità di conoscerne le conseguenze, in modo da
    avere un feedback immediato sulle loro scelte. In questo
    modo, possono esercitarsi a prendere decisioni
    nostro (vedi il suo contemporaneo Salieri). Per dimostrare
    che il successo di una persona non dipende
    esclusivamente da doti innate, gli autori sottovalutano in
    modo eccessivo e non giustificato queste stesse doti e
    operano una sovrasemplificazione eccessiva.
    Uno dei quattro test proposto dagli autori fa riferimento
    alla misurabilità e alla riproducibilità in laboratorio. La
    prima parte (misurabilità) è condivisibile, a patto però
    che, come sanno tutti coloro che hanno a che fare con
    valutazioni quantitative, si usi molta prudenza nella metrica:
    dalla scelta dei parametri (soprattutto quando si
    passa da valutazioni qualitative a quantitative dove può
    giocare un ruolo rilevante la soggettività, come è il caso
    ad esempio dell’IQ), all’adozione di adeguati strumenti
    di misura, agli errori di lettura, all’interpretazione dei dati.
    Ma sull’altro aspetto (la riproducibilità in laboratorio)
    ho molti dubbi e non capisco soprattutto in che modo
    sia stato utilizzato dagli autori o, almeno, in questo articolo
    non è riportato niente che permetta di capire la sua
    utilità. Forse è valido per lo sport e per alcune attività
    molto ripetitive e nelle quali la «fisicità» gioca un ruolo
    rilevante; ma per altri tipi di «esperti» mi avrebbe fatto
    piacere che venissero fatti approfondimenti ulteriori.
    Contrariamente a quanto generalmente si pensa e a
    quanto è affermato nell’articolo, in molti casi la «mancanza
    di esperienza» specifica costituisce addirittura un
    fattore fondamentale per il successo, in quanto non si è
    appesantiti dalle abitudini. Questo è particolarmente vero,
    ad esempio, per tutte le attività in cui le innovazioni
    tecnologiche sono così radicali da sconvolgere il modo
    di agire precedente, per cui l’essere «ingenui» diventa
    positivo e, addirittura, fondamentale.
    Un altro elemento da considerare riguarda l’oggetto su
    cui va fatta esperienza. In qualsiasi ambiente va valutato
    il «grado di turbolenza»: quando la turbolenza è bassa
    l’esperienza si può basare sulla ripetitività di un’azione
    specifica (lo sport, l’esecuzione musicale ecc.). Ma
    quando è alta, allora l’esperienza e la ripetitività riguardano
    aspetti metodologici: ad esempio l’esperto è colui
    che è in grado di costruire modelli che rappresentino in
    modo adeguato la realtà. Di questi esperti di altissimo
    livello abbiamo sempre più bisogno e la formazione di
    costoro si deve spostare sempre più su aspetti di metodo:
    questo comporta profonde riflessioni e ripensamenti
    sull’intero percorso formativo.
    Infine, due osservazioni finali, che considero fondamentali
    e che riguardano proprio il processo formativo che è
    la base di tutto. La prima riguarda la necessità di stimolare
    e potenziare le propensioni naturali del singolo: se
    si fa ciò per cui si è più portati, si può dedicare maggiore
    attenzione e impegno ed è più probabile che si abbia
    successo. La seconda è che si operi effettivamente sulla
    riduzione delle discriminazioni di partenza, creando una
    vera parità di opportunità.
    In questo modo si potrà favorire la «costruzione» di un
    numero sempre maggiore di esperti, nei vari campi e a
    vari livelli. <
    * Delegato del Presidente della Regione Lombardia per
    l’Alta formazione, la ricerca e l’innovazione.
    6
    ESPERTI NON SI NASCE, SI DIVENTA
    dieci–venti volte alla settimana. Le simulazioni di guerra
    nelle accademie militari hanno la stessa funzione,
    ponendo gli allievi di fronte a situazioni in cui analizzare
    azioni appropriate e inappropriate e individuare
    le decisioni da presentare agli ufficiali; questo tipo di
    situazioni caratterizzate da un immediato feedback sviluppano,
    in chi le sperimenta, capacità di leadership
    perché incoraggiano ad applicarsi metodicamente in
    aree sconosciute. Le ricerche in diversi campi mostrano
    che solo lavorando su ciò che non siete capaci di
    fare vi trasformate negli esperti che vorreste diventare.
    Esaminiamo più da vicino come la pratica metodica
    può essere utile allo sviluppo della leadership. È opinione
    comune che parte delle capacità di un leader e di un
    manager dipenda dal suo «carisma», e questo è vero.
    Essere un leader significa, nella maggior parte dei casi,
    confrontarsi con i propri dipendenti, con i propri colleghi,
    o con il proprio consiglio d’amministrazione cercando
    di convincerli, soprattutto nei momenti di crisi, a
    prendere determinate decisioni. Un numero sorprendentemente
    alto di manager crede che il carisma sia
    innato e che non si possa apprendere. Tuttavia, se provaste
    a cimentarvi in un lavoro teatrale con l’aiuto di un
    regista e di un maestro di recitazione, la maggior parte
    di voi sarebbe in grado, con il tempo, di migliorare considerevolmente.
    Infatti, lavorando con una primaria
    scuola teatrale siamo riusciti a sviluppare, nei manager
    e nei leader, capacità di recitazione quantificabili.
    Effettuando con metodo esercizi specifici e pensati
    appositamente per loro, i manager hanno mostrato, nel
    corso del tempo, dei miglioramenti sostanziali in quelli
    che generalmente si pensa essere dei comportamenti
    innati. Il carisma può essere imparato attraverso la pratica
    metodica. Anche Winston Churchill, una delle figure
    più carismatiche del XX secolo, esercitava la sua arte
    oratoria di fronte a uno specchio.
    Il vero esperto è sempre alla ricerca di nuove opportunità
    per esercitarsi, per eliminare gli errori e le debolezze
    dal suo operato, e per trovare dei modi per arrivare a
    dei risultati migliori. Il golfista Ben Hogan disse che non
    «entrava mai in campo solo per colpire la palla», ma che
    decideva prima dove voleva che andasse e come farcela
    arrivare. Allo stesso modo, anche se i campioni di scacchi,
    giocando a memoria, potrebbero trovare una buona
    mossa in pochi secondi, al contrario, per una posizione
    complessa, impiegano dai 5 ai 10 minuti per esplorare
    tutte le possibilità, e per trovare addirittura mosse nuove
    e migliori. In effetti, nelle nostre ricerche andiamo proprio
    a misurare questi fenomeni. Chiediamo agli esperti
    di pensare ad alta voce mentre trovano una soluzione
    allo scenario che gli presentiamo. I giocatori di scacchi,
    ad esempio, riferiscono come valutano le possibili
    sequenze delle mosse, analizzando in anticipo le loro
    conseguenze. Dall’analisi delle sequenze delle loro riflessioni
    a voce alta, possiamo vedere esattamente quanto è
    metodico il pensiero dei giocatori di scacchi prima di scegliere
    una linea d’azione. Inoltre, abbiamo osservato che
    una volta visto l’esito delle loro mosse, soprattutto se
    negativo, ritornano sulle analisi precedenti per capire
    dove hanno sbagliato e come non ricadere nello stesso
    errore in futuro.
    La pratica metodica implica due tipi di apprendimento:
    migliorare le capacità già possedute, e ampliarne il
    raggio e la portata. Si tratta di due processi di apprendimento
    che richiedono un’enorme concentrazione, tanto
    da limitare la quantità di lavoro che si è in grado di compiere.
    Il famoso violinista Nathan Milstein scrisse:
    «Esercitatevi quel tanto che riuscite a realizzare essendo
    concentrati. Una volta, preoccupato del fatto che altri
    attorno a me si esercitavano tutto il giorno, chiesi al professor
    Auer, il mio maestro, per quante ore al giorno
    avrei dovuto studiare il mio strumento, e lui disse “Non
    Occorre tempo per diventare un esperto.
    Anche gli esecutori più dotati hanno
    bisogno di un minimo di dieci anni
    di addestramento intenso prima di vincere
    un concorso internazionale.
    Settembre 2007 7
    SELF MANAGEMENT
    importa per quanto. Se ti eserciti usando le dita, non lo
    farai mai abbastanza. Se invece usi la testa, due ore sono
    sufficienti”». È interessante notare come nessun esperto
    professionista, che sia un atleta, uno scrittore o un musicista
    sia in grado di impegnarsi più di 4 – 5 ore al giorno
    in una pratica metodica caratterizzata da una notevole
    capacità di concentrazione e da un intenso programma
    di lavoro. Infatti, molti professori e scienziati, per le attività
    intellettuali più impegnative come l’elaborazione di
    nuovi concetti, riservano solo un paio d’ore al giorno,
    generalmente il mattino. Tuttavia, nonostante questo
    possa sembrare un piccolo investimento di tempo, sono
    due ore in più rispetto a quelle dedicate dagli altri professionisti.
    Questo, a sua volta, significa 700 ore in più
    all’anno e circa 7.000 in più in un decennio. Cosa realizzereste?
    Come migliorereste?
    Quando si ha a che fare con una pratica metodica è
    facile perdere la testa. Gli esperti che raggiungono prestazioni
    di altissimo livello si trovano a ripetere spesso le
    azioni precedenti. Rispondono automaticamente a situazioni
    specifiche e alla fine si affidano esclusivamente al
    loro intuito. Siccome hanno interrotto la loro pratica
    metodica, non analizzano più ciò che hanno fatto e, alla
    fine, si trovano in difficoltà quando devono occuparsi di
    casi atipici o rari. Naturalmente, non essendoci nessuna
    «pena» per avere smesso di esercitarsi metodicamente, è
    difficile per loro essere consapevoli di questo intuizionismo
    strisciante, finché, di fronte a situazioni non ordinarie
    e inconsuete, le loro risposte abituali (intuizioni) causano
    danni permanenti. I professionisti più anziani con
    grande esperienza sono inclini a cadere in questa trappola,
    che certamente non è inevitabile; alcune ricerche
    hanno dimostrato che i musicisti over 60 che continuano
    a esercitarsi metodicamente – circa 10 ore alla settimana
    – possono eguagliare in velocità di esecuzione e in capacità
    tecniche i musicisti ventenni professionisti.
    Naturalmente, abbandonare uno stato di grazia abituale
    e rassicurante caratterizzato da successi, richiede
    delle motivazioni considerevoli e del sacrificio, ma, per
    non mollare, è necessario, avere tali motivazioni e la
    disciplina. Come sostiene il campione di golf Sam Snead:
    «È nella natura umana voler fare quello che si è già capaci
    di fare, perché si lavora molto meno e ci si diverte
    molto di più». Solo se si realizza che la pratica metodica
    è il mezzo più efficace per ottenere i risultati desiderati –
    diventando il modo migliore per vincere le competizioni
    – si è votati all’eccellenza. Attualmente Snead è famoso
    per la sua pratica metodica e per le sue prestazioni strabilianti
    sui campi da golf.
    Prendetevi il tempo che vi occorre
    A questo punto avrete capito che ci vuole tempo per
    diventare degli esperti. La nostra ricerca dimostra che i
    migliori esperti a livello internazionale, compresi i più
    dotati e di talento, si esercitano intensamente, come minimo,
    almeno dieci anni (o 10.000 ore) prima di vincere le
    competizioni internazionali, che è probabilmente il criterio
    di valutazione migliore della prestazione di un esperto
    di alto livello. In alcuni campi, il tirocinio è più lungo: i
    musicisti più bravi, prima di arrivare a livelli internazionali,
    si esercitano costantemente per un periodo di 20-30 anni.
    In verità, nel XIX e nei primi anni del XX secolo, il
    riconoscimento internazionale poteva essere raggiunto
    più rapidamente. Ma la qualità delle prestazioni sta
    diventando sempre più impegnativa. Oggi i maratoneti
    amatoriali e i giovani nuotatori delle scuole superiori
    battono spesso i record olimpionici degli atleti dei primi
    del ’900. Prestazioni di livello sempre più alto e competizioni
    più ardue rendono alquanto impossibile invalidare
    la regola dei 10 anni. Ci sono alcune eccezioni, ma sono
    estremamente rare. Bobby Fisher è riuscito a diventare
    grandmaster di scacchi in soli nove anni. Tuttavia, ci riuscì
    perché, probabilmente, dedicò ogni anno molto più
    tempo al suo allenamento – un’impresa non facile per la
    maggior parte di noi.
    Molta gente ha una visione semplicistica su quanto
    tempo ci vuole per diventare un esperto in qualcosa. Il
    romanziere russo Leo Tolstoy una volta osservò che
    quando si tratta di scrivere, le persone spesso gli dicevano
    che non sapevano se fossero state in grado o meno di
    scrivere un romanzo, perché non avevano mai avuto l’opportunità
    di provare – come se fosse bastato un solo tentativo
    per scoprire il loro talento naturale nella scrittura.
    Allo stesso modo molti libri fai da te sono scritti con il
    presupposto che, fondamentalmente, il lettore medio sia
    pronto per il successo e che semplicemente gli manchino
    ancora pochi semplici passi per superare gli ultimi ostacoli.
    Il folclore è ricco di racconti di atleti, scrittori o artisti
    sconosciuti, che, diventano improvvisamente famosi e
    che sono scoperti per il loro innato talento – la gente
    dice, sono dei «prodigi». Tuttavia, esaminando lo sviluppo
    delle capacità delle persone con prestazioni eccellenti,
    immancabilmente si scopre che molto del loro tempo
    è speso esercitandosi e preparandosi.
    Non solo ci vuole tempo per diventare esperti, ma,
    almeno in alcuni campi, si deve iniziare la preparazione
    molto presto. Il raggiungimento di prestazioni da esperti,
    è chiaramente vincolato alla possibilità di dedicarsi metodicamente
    alla pratica, e questo è un vincolo tutt’altro che
    8
    ESPERTI NON SI NASCE, SI DIVENTA
    banale. Dopo una conferenza, un partecipante chiese ad
    Anders Ericsson, uno degli autori di questo articolo, se
    fosse possibile per una persona qualunque diventare un
    campione olimpico in età matura. Ovviamente no, rispose,
    nessuno può diventarlo senza un’esperienza formativa
    almeno comparabile a quella degli attuali campioni, che
    hanno tutti iniziato presto. Molti bambini non hanno semplicemente
    l’opportunità di lavorare con i migliori maestri
    e di praticare uno sport con metodo per poter raggiungere
    gli standard olimpionici. Sono i genitori e l’ambiente in
    cui si cresce che determinano se un bambino avrà queste
    opportunità e se avrà la fortuna di iniziare un’attività sufficientemente
    presto per diventare un esperto.
    Trovate gli istruttori e i maestri adatti
    Il più famoso maestro di violino di tutti i tempi, Ivan
    Galamian, sosteneva che sia i bambini che gli adulti non
    sono portati a esercitarsi spontaneamente con metodo:
    «Se analizziamo lo sviluppo di artisti famosi, scopriamo
    che, nella maggior parte dei casi, il successo di tutta la
    loro carriera dipende dalla qualità della loro pratica e
    che questa è stata costantemente supervisionata dal
    maestro o da un suo assistente».
    Ricerche effettuate su chi ha ottenuto prestazioni di
    livello internazionale hanno confermato l’osservazione di
    Galamian e hanno scoperto che gli esperti potenziali
    necessitano di maestri diversi in fasi diverse della loro
    preparazione. All’inizio la maggior parte dei futuri esperti
    sono istruiti da maestri locali, persone che, generosamente,
    gli dedicano tempo e li incoraggiano. Tuttavia,
    man mano che le loro capacità aumentano, è indispensabile,
    per migliorare, che cerchino maestri di livello più avanzato.
    Infine, tutti gli esperti devono lavorare a stretto contatto
    con persone che, a loro volta, abbiano raggiunto
    livelli di competenza e di riconoscimento internazionali.
    Le ragioni per cui gli aspiranti esperti hanno bisogno di
    insegnanti e allenatori esperti sono molteplici. Tanto per
    iniziare, possono ridurre il tempo necessario per acquisire
    lo stato attuale delle conoscenze in un campo d’interesse.
    Roger Bacon, scienziato e filosofo del XIII secolo
    sosteneva che sarebbe stato impossibile conoscere a
    fondo le scienze matematiche in meno di 30-40 anni.
    Eppure, attualmente, le persone capiscono e padroneggiano
    strutture matematiche complesse quando sono
    adolescenti. La differenza è che oggi gli studenti trovano
    materiale scolastico organizzato in modo tale da essere
    facilmente accessibile. Gli studenti di matematica non
    devono più scalare l’Everest da soli; possono seguire una
    guida lungo un percorso ben tracciato. Allo stesso modo,
    un insegnante di musica aiuta gli allievi a conoscere
    meglio le nozioni fondamentali di posizionamento delle
    mani e di diteggiatura in modo che possano padroneggiare
    tecniche più complesse molto più velocemente di
    quanto avrebbero potuto fare da soli.
    Il feedback è parte essenziale della formazione e gli
    esperti autentici, nonostante le loro insicurezze e paure
    di essere inadatti, cercano maestri che gli facciano osservazioni
    costruttive se non addirittura dolorose. Sono
    degli studenti estremamente motivati – poco disposti a
    darsi delle arie – ma anche in grado di capire quando i
    consigli dei maestri non sono adatti a loro. Gli esperti
    che abbiamo studiato erano coscienti di ciò che sapevano
    fare bene, ma si concentravano su ciò che non sapevano
    fare. Di conseguenza, nel crescere sceglievano deliberatamente
    maestri senza cuore che li sfidassero per
    portarli a livelli di prestazioni molto elevati. Mettendovi
    alla prova, un maestro competente vi aiuterà a identificare
    quegli aspetti della vostra prestazione che devono
    essere migliorati per raggiungere il livello superiore della
    vostra preparazione. Se vi stimolerà troppo velocemente,
    troppo intensamente, allora ne resterete solo frustrati e,
    addirittura, sarete tentati di non migliorarvi più.
    È importante riconoscere quali sono i limiti dati dall’affidarsi
    a un maestro. Le statistiche dimostrano che i
    radiologi diagnosticano correttamente il cancro al seno
    con le radiografie solo il 70% delle volte. Generalmente,
    i giovani radiologi imparano a leggere le radiografie
    lavorando fianco a fianco con un «esperto». Così, non
    sorprende affatto che la percentuale di successo sia
    ferma al 70 percento. Provate a immaginare quanto la
    radiologia migliorerebbe se i radiologi imparassero invece
    a fare diagnosi in biblioteca, utilizzando radiografie di
    vecchi casi verificati, così da avere un feedback immediato.
    Attualmente queste tecniche sono usate più spesso,
    ed esiste un mercato emergente di simulazioni elaborate
    e simulatori che offre ai professionisti, soprattutto nel
    campo della medicina e dell’aeronautica, un tipico contesto
    sicuro per esercitarsi con pratica metodica avendo
    un feedback adeguato.
    Cosa succede quando diventate medaglia d’oro alle
    Olimpiadi, o campione di scacchi, o CEO? Idealmente,
    mentre sviluppate livelli di maggiore competenza, il
    vostro maestro vi aiuta a diventare sempre più indipendente
    da lui così da essere in grado di decidere i vostri
    piani di miglioramento. Come i bravi genitori che incoraggiano
    i propri figli a lasciare il nido, i bravi maestri
    incoraggiano e aiutano i loro studenti a sentire l’istruttoSettembre
    2007 9
    SELF MANAGEMENT
    re che c’è in loro. Il self-coaching può essere attuato in
    qualsiasi campo. I chirurghi esperti, ad esempio, non
    solo si preoccupano del decorso post-operatorio del
    paziente. Studiano gli eventi imprevedibili che accadono
    durante l’intervento chirurgico per tentare di capire
    come possano essere evitati in futuro. Questa auto-riflessione
    è attuata anche dai piloti che studiano le cause
    degli incidenti aerei per modificare le procedure ed eliminare
    questo tipo di incidenti in futuro.
    Benjamin Franklin ci fornisce uno dei migliori esempi
    di self-coaching. Siccome voleva apprendere la logica, iniziò
    a studiarne i maestri. Come prima cosa lesse una proposizione.
    Successivamente cercò di ricostruire la proposizione
    originale, scrivendola con parole proprie. Confrontando
    ripetutamente la sua versione con l’originale,
    Franklin fu in grado di ricrearla accuratamente sempre
    più velocemente. Continuò fino a che non fu in grado di
    leggere una nuova proposizione e riprodurla alla prima
    lettura. Molti pittori famosi usano lo stesso approccio e
    cercano di riprodurre i dipinti a memoria. Herman Melville
    imparò a scrivere leggendo Shakespeare e la Bibbia.
    Dove vi porta tutto questo? Queste metodologie possono
    essere applicate facilmente sul lavoro. Immaginate
    che nella vostra azienda un eccellente oratore sia in procinto
    di fare un discorso inerente al licenziamento di
    alcuni dipendenti. Sedetevi e scrivete il vostro discorso e
    confrontatelo successivamente con il suo. Osservate le
    reazioni al suo discorso e desumete quali reazioni avrebbe
    potuto suscitare il vostro. Ogni volta che sarete in
    grado di generare decisioni, interazioni, e discorsi analoghi
    a quelli di professionisti eccellenti, allora avrete fatto
    un passo avanti verso il livello di prestazioni degli esperti.
    Conclusioni
    Il concetto che geni si nasce, non si diventa, è profondamente
    radicato nel senso comune delle persone. Tanto
    che il futuro esperto, prima ancora di concentrarsi sulla
    pratica, le opportunità, e la fortuna, deve smitizzare l’idea
    che la prestazione possa nascere dal genio. Tutto
    questo è esemplificato perfettamente dalla persona di
    Wolfang Amadeus Mozart, tipicamente presentato come
    un bambino prodigio con un innato talento musicale.
    Nessuno mette in dubbio che le imprese di Mozart fossero
    straordinarie a confronto con quelle dei suoi contemporanei.
    Tuttavia, quello che non tutti sanno è che
    anche la sua educazione fu, per quei tempi, eccezionale.
    Iniziò a esercitarsi prima dei quattro anni e suo padre, un
    compositore di talento e uno dei più famosi maestri di
    musica del tempo, scrisse uno dei primi libri di educazione
    musicale per bambini e adolescenti. Come altri professionisti
    di prim’ordine, Wolfang Amadeus Mozart fu
    educato fin dalla primissima età da maestri estremamente
    motivati e intelligenti. Non nacque esperto – lo divenne. <

  290. Francesco scrive:

    Se non avete cestinato ignobilemte il post al punto 10-15 HO MENCATO DI AGGIUNGERE ANNI
    :-)

  291. Francesco scrive:

    gli errori sono causati dai due gemelli

  292. Nikolik scrive:

    I due commenti di Stefano, quello di ieri alle 17,09 e quello di oggi alle 16,30, sono fra i più belli e sinceri che abbia mai letto qua dentro.

    Il primo, con il riferimento al Rugby, mostra bene ciò che si è sempre detto: per affermarsi nello sport non conta solo il talento, ma anche crederci e, soprattutto, rischiare, senza fare scelte provinciali. Certo, rischiare a ragion veduta e solo fino ad un certo punto, vista l’elevata percentuale di insuccessi.

    Il secondo mostra bene, invece, le ansie e gli interrogativi di un genitore circa il futuro dei figli, a nulla rilevando che faccia tennis o no: sono le ansie che ha ogni genitore.
    Però, scusa, Stefano, ma quante volte te l’ho detto? Sono ansie inutili: il dovere di ogni genitore, alla fin fine, è quello di porre in condizione il figlio di fare quello che gli pare, in futuro.
    Quello che gli pare: da figlio, ti dico che questo è quello che i figli sanno fare meglio, quello che vogliono loro…
    Mi sembra di capire che tuo figlio voglia diventare un campione di tennis.
    Datti da fare, quindi.

    Povero te, non ti invidio: non vedo proprio come farai a mangiare per anni le proposte culinarie ben descritte da Elettra o quelle, veramente poco differenti, del tuo amico Bollettieri.
    Mah, Genitori, contenti voi…

  293. Avec Double Cordage scrive:

    motonautica - tamburello
    questa la parallela richiesta ;) eccoti accontentato Stefano

    comunque tutte i dettagli su motociclismo e automobilismo gli ho solo elencato come base di discussione, quello che è centrale invece è che uno sport cosi costoso e di difficile accesso come il motociclismo riesca a produrre campioni a raffica nel sistema Italia, mentre nel tennis questo non succede… siccome stiamo parlando di due sport individuali e altamente professionistici nell’ambito dello stesso paese penso che valga la pena analizzare il funzionamento del sistema di federazione e addestramento talenti all interno del motociclismo italiano, per vedere cosa sono le cose che fanno bene li, magari si trova qualcosa che può essere adottato anche in ambito tennistico

    con “la scarsità può essere un gran bel dono” non mi riferisco alla povertà o alla fame, ma nel tuo caso alla scarsità di potersi misurare in un torneo con gli altri, dove questa cosa è abituale magari molti ragazzi perdono l’entusiasmo per il challange-la sfida che si ha in un torneo, mentre tuo figlio invece potrebbe esaltarsi nell’ambito di un match giocato in torneo

    molto interessante francesco, ci trovo molte parallele con la teoria della mielina, o meglio le cose dette nell’articolo possono essere spiegate dalla mielina!

    Stefano tu lo sai abbastanza bene cosa faccio visto che ti ho mandato i link, per gli altri posso tranquillamente dirvi che io organizzo eventi musicali e di “sport” d’azione tipo skateboard e snowboard, diciamo di nicchia, all’estero e comunque per un pubblico prevalentemente straniero, anzi solo stranieri, inglesi, scandinavi, americani, tedeschi e benelux, preferisco non avere italiani in base ad alcune ripetute esperienze negative, anche per questo preferisco evitare sbandieramenti di questi eventi in Italia, a parte che qui in Italia non c’è nemmeno il pubblico, o almeno non c’è il pubblico con lisordi… è una cosa che funziona a livello globale, e senza internet non sarebbe possibile organizzarla, per questo sono quasi sempre davanti al computer, e-mail etc. …se non sono in giro

  294. stefano grazia scrive:

    FRANCESCO, DISGRAZIATO! Hai battuto il mio record di post più lungo della storia del Blog…ah, no, sei squalificato: i copia e incolla non valgono…Il mio rimane premiato con l’oscar per post più lungo ‘originale’… MA UN CONSIGLIO (e suona strano che venga da me, secondo solo a ADC come lunghezzamedia dei post-si,Oliver, io lo sapevo ma mi cominciavo a preoccupare per gli altri…che cominciassero a chiedersi cose strane), UN CONSIGLIO FRANCESCO: dividi i commenti lunghi in 5 o 6 così probabilmente ce li leggiamo…Altrimenti, temo, il 70% passa oltre…Io mi illudo che i miei, a differenza dei tuoi e di quelli di ADC, essendo spesso aneddotici e quindi più narrativa che saggistica, magari stimolino di più la curiosità e che siano comunque letti dagli aficionados ma mi rendo conto che è meglio non esagerare…Anche io ho letto di corsa,infatti, e confermo l’impressione di Oliver sulla mielina…adesso me li vado a rileggere ma next time, dividili in 5-6 (che così raggiungevamo 300 in scioltezza) o meglio, prova a riassumerli…

  295. stefano grazia scrive:

    NIKOLIC, ti ringrazio…in effetti anche per me quei due commenti sono fra le cose migliori che ho scritto e mi fa piacere che qualcuno le abbia notate…

  296. wik scrive:

    Davvero interessante Francesco,
    confesso di aver saltato qualche riga vista la lunghezza, ma i punti salienti me li son gustati tutti

  297. stefano grazia scrive:

    Ok, Francesco, ho letto e rileggerò ancora. Interessante ma proprio per questo ripeto: prossima volta, riferimento e riassuntino. Magari in 4-5 posts.
    Devo dire che la ricerca sembra far parte di quelle che portarono alla formulazione della Teoria della Mielina (Ma te la sei letta,tu?). Anche quando scrivi (tu o gli autori): “A questo punto avrete capito che ci vuole tempo per diventare degli esperti. La nostra ricerca dimostra che i
    migliori esperti a livello internazionale, compresi i più
    dotati e di talento, si esercitano intensamente, come minimo,
    almeno dieci anni (o 10.000 ore) prima di vincere le
    competizioni internazionali, che è probabilmente il criterio
    di valutazione migliore della prestazione di un esperto
    di alto livello.” oltre a ricordarmi la succitata Teoria della Mielina, mi ricordi quanto sostenuto anche alla Bollettieri e cioè che ci vogliono circa 10 anni per fare un giocatore. Anche loro parlano di 10 anni o 10.000 ore. Non posso credere che abbiano tutti letto queste ricerche ma sicuramente vengono indottrinati in un certo modo da chi sviluppa le metodologie d’allenamento e quindi queste ricerche o libri che riportano le conclusioni, le ha lette. Il che mi conforta.
    (Poi io sono il primo a fare lo scettico se si diventa troppo teorici e metafisici e quindi alla fine bisogna anche tornare sulla terra e aggiungere tanto sangue sudore e lacrime che altrimenti ….)

  298. wik scrive:

    @ Stefano Grazia,
    non hai idea di quante cose abbiamo in comune…..
    il rugby, il tennis, l’Africa, Bologna, Padova, magari da qualche parte ci siamo anche conosciuti.

  299. stefano grazia scrive:

    ClaudioTn: messaggio passato a mia moglie, Enrico Slomp verrà salutato tramite Blog…

    Bè…Ma Archipedro è ancora vivo?

    MEZZANOTTE: suppongo che Roberto stia per caricare il nuovo articolo dal titolo MALEDUCAZIONE O PERSONALITA’, THIS IS THE QUESTION che spero susciterà il vostro interesse…Ma questo domani: per ora Buona notte a tutti: anche stavolta comunque abbiamo fatto circa 300 commenti…