Fino a che punto contano i coach?
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Ma le donne preferiscono… papà
Giovedì 1 Marzo 2007
di Ubaldo Scanagatta
tratto dall’ultimo numero di Matchpoint
Jimmy Connors con Andy Roddick, Brad Gilbert con Andy Murray, Larry Stefanki con Fernando Gonzalez, Amelie Mauresmo con Loic Courteau, Ivan Ljubicic con Riccardo Piatti, Hewitt e Agassi con Darren Cahill, Justine Henin con Carlos Rodriguez, ma anche Yuri Sharapov con Maria, Oracene Williams con Serena, il “padrino” Ales Kodat con Nicole Vaidisova, mamma Dementieva con la figlia, mamma Hingis con la figlia…
Quanto incide un coach sul rendimento di un giocatore? Zero, dieci, venti, trenta per cento? E’ difficile, se non impossibile, dare una risposta univoca, perché è ovvio che essa dipende sia dal giocatore sia dall’allenatore. E, più ancora, dal rapporto di fiducia reciproca esistente fra i due e da come i due riescono ad interagire proficuamente.
Ma è una risposta, che alla fin fine, ogni tennista deve trovare per se stesso, per le proprie necessità, una volta identificati i propri limiti, focalizzati i propri obiettivi, individuate le caratteristiche dell’allenatore che si ha, che si sta pensando di ingaggiare, che si va cercando fra i disponibili su piazza.
Perché, tranne che nel caso dei giocatori giovanissimi per i quali a decidere sono magari altri _ i genitori, il club di appartenenza, una federazione, un manager _ è il giocatore, o il suo clan, che dà il via al rapporto tennista-coach, che ritiene utile (more…)