Safin, Sharapova, Jagr e Isynbayeva
Storie di petrorubli (più Abramovich)

 
5 Dicembre 2006 Articolo di Stefano Semeraro
Author mug

Tribuna d’Onore pubblica l’eccellente articolo del collega de La Stampa
Stefano Semeraro
Ci sono stati caviale, champagne e altre dolcezze per Marat Safin la notte scorsa. L’ex n.1 del mondo, il tennista più bello e sexy del mondo, il rivale tosto ma un po’ sciamannato che persino Federer temeva si è ritrovato per una volta al posto giusto, al momento giusto. Quattro set per battere Josè Acasuso e dare il punto decisivo alla Russia nella finale di Coppa Davis. Nel primo singolare Davydenko, il campione neutrino, era andato sotto malemente contro Nalbandian,esalando 8 falli e 76 errori gratuiti, così la firma sull’argento del trofeo ha dovuto mettercela lui, Marat il bello e impossibile. E’ la seconda Zuppiera che i russi portano al Cremlino, dopo quella strappata a Parigi nel 2002, la prima vinta sul suolo della Grande Madre dopo le beffe del ’95 e del ’96. Erano i più forti, se la sono meritata, e pazienza per Maradona, ultrà sovrappeso e afasico, che se ne torna a Baires con il pibe ossidato nel sacco.
E’ anche uno dei tanti segnali che la Russia slabbrata uscita dal bradisismo dell’Urss sta ricucendosi anche nello sport, dopo anni di sbandamento, di bilanci magri, di infrastrutture da restaurare. Boris Yeltsin era all’Olimpiski Stadion, l’ex segretario del Pcus è il primo tifoso di tennis del paese, ma lo sport rusky non ha più il suo faccione gonfio né il suo passo traballante. Piuttosto i sorrisi gelidi di un Putin o di un Abramovich. Le fortune accumulate dai nuovi satrapi e i forzieri statali: il fiume di rubli che irrora lo sport viene da lì. La fame di grandeur sportiva dell’Imperium in via di ricostruzione è fatta di talento e di petrolio, di carne umana e di carte di credito. Un mix che sta benissimo addosso, per esempio, a Maria Sharapova, la golden girl del tennis mondiale. Maria suda, si allena e vince – a differenza del suo prototipo Kournikova -, ma soprattutto guadagna molto, moltissimo: 25 milioni di dollari all’anno, secondo Sports Illustrated, che l’ha messa anche in copertina vestita (o svestita) da mare. “I soldi non sono mai abbastanza”, dice Maria, e il suo amico Roman Abramovich sarebbe d’accordo. 140 milioni di sterline per comprare il Chelsea, altri 150 per farcire di campioni Stamford Bridge, un patrimonio stimato di 3 miliardi – dicasi miliardi – di euro, il petroliere, ex socio di affari di Boris Berezovski e governatore della Chukotka, tre anni fa voleva annettersi anche i Vancouver Canucks, squadra nella NHL, la lega pro nordamericana di hockey su ghiaccio. “Un team tutto nostro in America in fondo non ci dispiacerebbe – aveva commentato Vyacheslav Fetisiov, ministro dello sport russo ed ex campione sui pattini, a confermare l’intreccio fra boiardi in gessato (ma senza cravatta) e stato russo. Roman Arkadevich non ci è riuscito, e allora si è comprato l’Avangard Omsk, un team siberiano, e foraggiato la creazione della Super League, il campionato di vertice russo che approfittando della lunga serrata della NHL – tormentata per un anno da problemi sindacali - sta provando a scavalcarla a botte di rubli e privilegi. Agli yankee Abramovich ha soffiato Jaroslav Jagr, il Ronaldinho ceko dell’hockey. A Omsk per un anno Jagr ha guadagnato 8 milioni in meno che a New York, ma tutte le spese gliele pagava il club e le tasse erano un ricordo. I russi in Occidente acquistano anche menti tattiche. Il Metallurg Magnitogorsk – sempre hockey – aveva ingaggiato Dave King, poi l’ha silurato senza pietà. Non valorizzava il capitale della squadra, pare. Il CSKA, per riuscire a vincere l’Eurolega di basket che le era scappata beffardamente in casa un anno prima, si è invece accaparrata e tenuta Ettore Messina, dotandolo di un parco stranieri formato da americani, greci, belgi, sloveni e australiani. Per riportare il alto il calcio russo è stato invece messo sotto contratto Guus Hiddink, l’olandese che coltiva miracoli e che allenerà la nazionale in vista dei mondiali sudafricani, mentre sia CSKA sia Spartak hanno iniziato a esplorare meno timidamente il mercato dei club. Per ora rimediando figurine di non primissimo piano – Dudu, Carvalho, Mozart, mentre Lucarelli ha rifiutato lo Zenith di San Pietroburgo –, ma iniziando a costruirsi un futuro più ricco. Sotto il ghiaccio bollono i progetti. I vecchi stadi si rifanno clamorosi maquillage, nascono accademie di tennis in Siberia, il petrolio, di stato e no, paga anche la squadra di hockey dell’Ak Bars Kazan, nel Tatarstan, e due novità della pallanuoto come lo Shturn Chehov e il Sintez Kazan. Petrorubli che lubrificano comunque un antico know how sportivo, conoscenze e tradizioni che il crollo sovietico ha impolverato ma non sepolto.
Agli europei di atletica di Goteborg i rusky hanno spolverato 34 medaglie. Non hanno più facce da politburo, indossano divise chic, si fanno rappresentare volentieri da una donna che ha sì i muscoli, ma anche tutte le curve al punto giusto come Yelena Isynbayeva, la recordwoman del salto con l’alta che gira in Bmw, veste Dolce & Gabbana e centellina i primati per succhiare ai meeting le paghette milionarie necessarie allo shopping.
Che poi dietro a tutta questa passione non ci sia più l’orgoglio di un popolo o il bisogno di propaganda, ma la necessità di far transitare per canali puliti commerci opachi o oscuri, be’, questa è tutta un’altra storia.

Per gentile concessione dell’autore pubblichiamo l’articolo integrale pubblicato in versione ridotta da La Stampa del 4 Dicembre 2006

Collegamenti sponsorizzati


11 Commenti a “Safin, Sharapova, Jagr e Isynbayeva
Storie di petrorubli (più Abramovich)”

  1. Giovanni Di Natale scrive:

    E’ vero che la Russia sta cercando di riemergere in fretta. Ma non considererei la Sharapova un’icona di questo fenomeno. Lei è cresciuta negli Usa, sotto le urla di Nick Bollettieri e l’odore dei Mc Donald’s. Della Russia ha soltanto il passaporto ed i capelli biondi. Resta innegabile, però, che la bella Maria abbia fatto da apripista ad un sistema “Russia” che funziona alla perfezione. Soprattutto nel tennis femminile. La sigla RUS ricorre spesso (12 volte) nei primi 50 posti del ranking Wta, più di quanto non succeda a quella USA (5, la prima è la Davenport n.25). E questo è un segnale.

  2. Roberto Pellegrini scrive:

    Complimenti per la rubrica. Se imparo ad usare questo attrezzo ti scriverò spesso di calcio per tenerti su di morale, anche se in questo momento anche per noi le cose non vanno molto bene, ciao Roberto

  3. anto scrive:

    Non ce niente da fare i russi saranno sempre più presenti nelle classifiche atp e wta per un semplice motivo, sono motivati, hanno fame, e amano troppo l’occidente e la sua vita easy!

  4. Ubaldo Scanagatta scrive:

    Grazie Roberto che, lo scrivo per i lettori che non lo sanno, è stato più volte campione italiano di seconda categoria di doppio (anche in coppia con me, a Torino 1975 se non sbaglio oltre che con il suo concittadino livornese Luli Fanfani). Roberto, detto “Pullino” perchè figlio del custode del T.C.Livorno (detto il “Pulle”) è stato forse il primo tennista italiano capace di giocare il pallonetto liftato di dritto, con una rotazione impressionante che mandava in crisi tutti gli avversari (a quei tempi, fine anni Sessanta, assolutamente non abituati). Mio ricorda mio padre che mi portò a vedere una sua partita perchè ammirassi quel colpo straordinario che in Spagna aveva imparato a fare per primo tal Manolo Santana. La difficoltà stava, allora, nel riuscire a fare quel colpo iperliftato con le racchettine di legno, Maxima come Dunlop, dal piccolissimo ovale e dall’ancora più piccolo sweet-spot. Le allusioni che “Pullino” fa invece nel finale del suo post sono di carattere calcistico. Lui tifa Livorno e ogni volta che i labronici battono la mia Fiorentina (quasi sempre quando si gioca a Li vorno in questi ultimi anni) lui mi invia degli sfottò via telefonino. L’utlima volta mi pare sia coincisa con la finale di Fed Cup…insomma lui va pazzo per lucarelli, io preferisco Toni (anche se Lucarelli mi sta più simpatico…)

  5. Ubaldo Scanagatta scrive:

    A Giovanni di Natale dico: forse la vera apripista, senza tornare a Chesnokov e Zvereva che hanno fatto gli apripista con le loro rivendicazioni economiche quando lo Sport Sovietico lasciava solo le briciole ai tennisti russi, è stata più Anna Kournikova che Maria Sharapova. E’ lei che ha indicato la strada, poi seguita da tante, anche se Dementieva e Miskyna l’hanno fatto allo Spartak di Mosca, e invece Maria ha preferito la via americana, così come Safin e Kuznetsova hanno invece optato per quella spagnola. Certo che oggi, con 4 russe fra le prime 8, 7 sulle prime 16, quattro uomini fra i primi 30,e quattro finali di Davis negli ultimi 12 anni, il movimento del tennis russo sta ottenendo risultati impressionanti. Che cresceranno ancora. Scriverò nei prossimi giorni sulla mia intervista fatta al vicepresidente della federazione russa nei giorni di Mosca

  6. Roberto Pellegrini scrive:

    Oggi non è proprio il caso di parlare di calcio. Posso solo informarti che uno degli allievi di Tirrenia Lorenzo Papasidero è in quarti di finale all’Orange Bowl U16, ti invito a dedicare spazio anche all’attività giovanile ed a venire a Tirrenia per un servizio

  7. Ubaldo Scanagatta scrive:

    Ti ringrazio dell’informazione. Mi fa piacere, perchè conosco Papasidero (e la sua appassionatissima madre). Gioca per il TC Prato, e sebbene una volta lo abbia visto perdere da Portaluri, altro ragazzo _pugliese, mipare di Maglie _ che mi piacque molto un match che avrebbe dovuto vincere, Lorenzo ha le qualità del combattente e un dritto esplosivo.
    Mi pare di ricordare anche che all’inizio i responsabili tecnici di Tirrenia non erano del tutto convinti sul suo conto, tant’è che lo aggregarono al centro tecnico principalmente perchè lui era di Pisa e poteva venire anche da “esterno”…ma siccome tu Roberto ne sai molto più di me, magari mi sbaglio con qualcun altro. E comunque, anche se avessi ragione, ben poco importa. Se hai letto nei giorni scorsi su questo sito, a corredo dell’articolo scritto da Stefano Semeraro che riguarda i bambini prodigio, i fenomeni di 4 anni con racchetta (puoi trovarlo cliccando su articoli precedenti o su categoria genitori/figli e sculola), e i vari commenti del papà di Fabio Fognini e di altri lettori sulle difficoltà di conciliare scuola e tennis per chi voglia fare seriamente le due cose, ti sarai reso conto che il tennis giovanile (e non solo per la situazione di mio figlio…) mi sta molto a cuore e spero che, anche con l’aiuto della Fit (oltre che tuo, che so essere appassionato e competente), sempre più arrivino quei risultati che tanto ci sono mancati in questi anni e ci mancano tuttora.

  8. marcos scrive:

    anche i tennisti russi, ora, sono coperti dagli eurodollari come i loro colleghi occidentali. rimane, però, in loro uno straordinario ed unico senso di identità collettiva e di rispetto per la madre russia e per la sua cultura (anche sportiva), che nessun rivolgimento politico/sociale potrà mai intaccare.
    non credo che si possa parlare, nel loro caso, di fame, nemmeno atavica: non hanno mai avuto, gli atleti russi, la necessità di emergere per affrancarsi dalla povertà…anche quando erano i soviet a governare, gli sportivi, di cui primariamente un regime utilizza l’immagine a scopo di propaganda a livello internazionale, erano ben pasciuti e viziati, rispetto ai propri concittadini.
    lo stesso chesnokov, che giustamente reclamava una maggior percentuale dei propri guadagni (che andavano perlopiù a gonfiare le casse dello stato), era straordinariamente ricco e libero, rispetto agli altri.
    è l’orgoglio di appartenenza a motivarli così, è il rispetto per lo sport e per gli avversari, è la consapevolezza di giocare non solo per sè, ma per l’intera nazione anche durante i tornei del circuito internazionale e non solo in davis.
    i russi prendono ogni cosa seriamente…ma, come dimostra safin, anche quando si divertono sono imbattibili!!

    ciao!

    marcos

  9. Ubaldo Scanagatta scrive:

    Papasidero è ora in semifinale. Davvero bravo. complimentoni, ha battuto 6-1,6-1 il suo avversario nei quarti.

  10. Ubaldo Scanagatta scrive:

    Non so come Marcos possa essere così sicuro di quello che afferma sugli atleti russi. Io ricordo che Chesnokov dichiarò a Parigi, l’anno che battè Wilander al primo turno, che la sua stanza d’albergo a Parigi (mi pare fosse il Sofitel) era più grande dell’appartamento che divideva con padre.madre e un fratello a Mosca. E ti dirò che me lo ricordo quando venne a giocare il torneo giovanile di Firenze a Pasqua, invitato dal circolo delle Cascine: aveva racchette che facevano schifo, con corde tutte diverse. Insomma, che i giovani russi non abbiano dovuto fare pesanti sacrifici, prima della Glassnost per uno sport non olimpico, non mi pare corrisponsa alla realtà.

  11. marcos scrive:

    sottolineavo soltanto che gli atleti russi, rispetto ai propri concittadini (e non ai loro colleghi occidentali), erano assai più ricchi e liberi. (mi devo essere spiegato male, sopra)
    quando riuscì a battere wilander a parigi (1986), era proprio ad inizio carriera: giocava da un anno a livello atp.
    l’anno successivo, probabilmente, la sua famiglia riuscì a comprare una casa più grande: almeno, spero!

    la propaganda per un paese retto da un sistema liberticida è l’unico modo per mostrarsi forti e belli di fronte al mondo: l’arte e lo sport sono strumento principe, perchè altra immagine positiva, in quei paesi, non si trova. lo sportivo e l’artista, per questo, credo siano, una volta emersi a livello internazionale, favoriti rispetto ai loro compatrioti; confrontandosi, però, con le libertà e lo stile di vita dei loro colleghi occidentali, quegli sportivi e quegli artisti si rendono conto che i favori e la libertà loro concessi dal governo sono briciole.

    nureiev e chesnokov (ma potremmo pure citare navratilova e lendl) provarono ad anticipare ciò che per tutti fu poi la glasnost.

    sarebbe interessante approfondire come il governo cinese stia trattando le proprie ragazze, quanto a libertà personale e trattenute sui guadagni.

    spero in una trasferta in cina dell’ubaldo per approfondire il tema!

    ciao!

    marcos

Scrivi un commento