31 anni dopo Vilas il Master è Nalbandian
Pigro ma talentuoso,va pazzo per i rally

 
16 Novembre 2006 Articolo di Ubaldo Scanagatta
Author mug

22 Novembre 2005
(dopo la vittoria nel Masters, 7-6 al quinto su Federer)

SHANGHAI _ E’ accaduta una sola volta, ed è rimasta giustamente famosa, che uno solo degli Orazi superstiti sconfiggesse uno a uno tutti i Curiazi. Quattro argentini e un cileno, penetrati in massa e come non mai al Masters, chi dall’ingresso principale (Coria) e chi dalla porta di servizio (Nalbandian, Gaudio, Puerta, Gonzalez) avevano circondato… i guerrieri del Vecchio Continente, Ljubicic e Davydenko, nonché la guardia svizzera più temibile e temuta, Roger Federer, e alla fine il numero preponderante ha finito per prevalere.
L“Orazio” Federer ha dovuto cedere, alla fine di cinque set e delle sue energie, a quello che fin da giovane si era sempre rivelato il più ostico ed irriducibile dei suoi rivali, a quel David Nalbandian che lo aveva battuto all’US open junior e anche le prime cinque volte da “pro”, tanto da venir catalogato come la sua “bestia nera”.
Il Sud America, sempre diviso quando si parla di calcio, ma stranamente unito invece quando si parla di tennis _ Vilas è stato un idolo e un esempio per tutti, non solo per gli argentini, così come Gomez, e più recentemente Kuerten, adorato dai brasiliani ma ammiratissimo anche dagli argentini _ festeggia con Nalbandian un trionfo che nel Masters si era celebrato soltanto nel lontano 1974 (Melbourne) grazie a Vilas, 31 anni fa, e grazie a Guga Kuerten nel più vicino 2000 (Lisbona).
E’ curioso che la vittoria di Nalbandian, “grande perdedor” se è vero che nonostante l’indubbio talento e la grande completezza del suo gioco aveva fin qui vinto soltanto tre tornei minori (Estoril, Basilea e Monaco), sia arrivata una settimana dopo che nel Masters femminile anche la più “grande perdedor ” del circuito femminile, Amelie Mauresmo, ha finalmente centrato a Los Angeles lo stesso obiettivo, nel Masters riservato alle donne.
Nei confronti di Nalbandian, come della Mauresmo, nessuno ha mai messo in dubbio il talento. Il cuore, semmai. La determinazione vincente, semmai. Altrimenti entrambi avrebbero dovuto vincere molto di più. Tanto l’uno come l’altra hanno doti da tennisti complete, capaci di ben figurare su tutte le superfici, lente come veloci. Però alla fine hanno vinto poco, pochissimo.
Nalbandian non era mai riuscito a salire più su dell’ottavo posto nel ranking Atp, soltanto ora _ dopo essere arrivato a Shanghai da n.12 del mondo _ lo ritroviamo finalmente al sesto posto. Più su di lui è arrivato Guillermo Coria, n.3, che pure a mio avviso ha molto meno talento, è molto meno completo. Avete visto come gioca a rete Coria? O come serve? Però Coria è stato più continuo di Nalbandian: non solo aveva vinto il triplo dei suoi tornei (9) e di ben altra caratura (Amburgo, Montecarlo…), ma al di là di un paio di finali perse che avrebbe dovuto vincere (a Roma quest’anno con Nadal, a Parigi l’anno scorso con Gaudio), Guillermo è stato sempre più cattivo e vincente di David.
Eppure David è stato il primo sudamericano (dai tempi di Alex Olmedo…) capace di arrivare a disputare una finale a Wimbledon (quella persa con Hewitt nel 2002: “Avevo 20 anni, ero troppo nervoso, non giocai al meglio delle mie possibilità”) e aveva avuto anche il matchpoint (annullato da un ace) contro Roddick nella semifinale dell’US open 2003 poi vinto dallo stesso Roddick. Semifinalista a Parigi, finalista a Roma il tennista di Cordoba può anche ritenersi più forte sul “veloce” _ dove è cresciuto tennisticamente, perché stranamente vicino a casa aveva cominciato a giocare sul “duro” _ però non si può certo dire che sia scarso sulla terra rossa.
Mentre lo si potrebbe dire tranquillamente di Gaudio e di Puerta sull’erba e sui campi indoor.
Non c’è dubbio che se un giocatore che ha la sua mano _ avete visto quante smorzate straordinarie è riuscito a fare a Federer nella finale del Masters? E sapete quanto è difficile farle su una superficie indoor e contro un giocatore che alterna colpi in top a colpi in slice, e sempre profondi e pesanti come fa Roger? _ e ha vinto abbastanza poco, il problema dell’esiguità delle sue vittorie risiede altrove.
Del resto non abbiamo avuto tutti la sensazione che contro un Federer al massimo David non avrebbe vinto? Non abbiamo pensato che la paura di vincere si fosse impadronita di David sul 4-0 nel quinto set quando si è fatto rimontare fino a consentire a un Federer semi-moribondo di arrivare a due punti dal match? Ecco, adesso potrebbe anche cambiare tutto. Da grande perdedor Nalbandian potrebbe trasformarsi in grande vencedor. Questo successo al Masters potrebbe cambiargli la cabeza, la mentalidad, la vita.
Tennisticamente sa fare tutto, da fondocampo dove ha un rovescio straordinario, come a rete dove gli ho visto fare volee di tocco, anche con le spalle rovesciate, come di profondità. Il dritto, semmai, con quella presa aperta accentuata, a volte gli crea problemi sulle palle tagliate e dal rimbalzo basso…e difatti Federer che lo sa bene ha cercato di giocargliene diverse. Il tiebreak del secondo set della finale David lo ha perso proprio per via del dritto che lo ha tradito in almeno cinque occasioni.
Una volta Eduardo Infantino, suo vecchio entrenador, mi confessò che uno dei grandi problemi di Nalbandian era anche una sua certa, connaturata pigrizia. Quella, forse, è una bestia difficile da sconfiggere. Quando ce l’hai addosso non te la togli. “Ha bisogno di continui stimoli, di uno che lo spinga in continuazione…ma stando bene attenti a non urtarne la suscettibilità, perché è di Cordoba, gente spesso permalosa…”.
Infantino non lo disse, non avrebbe potuto permetterselo, ma David ha un gran caratteraccio. Non si può davvero dire che sia simpatico. Intervistarlo dopo una sconfitta è quasi impossibile, farlo sorridere poi…è spesso un’impresa. Lo stesso Guillermo Salatino, re dei radiocronisti argentini e un “periodista” di sicura personalità (per anni non si è parlato con Vilas…e in Argentina per un radiocronista non era davvero facile), si avvicina sempre a Nalbandian con grande cautela nelle interviste post-match. David è spesso aggressivo, irritante fino alla maleducazione con i media che non lo affrontino con grande dolcezza, grande tatto. Appare a volte incredibilmente presuntuoso, testardo, cocciuto, perfino arrogante.
Probabilmente di fondo è un timido, uno che sta sempre sulla difensiva e che reagisce aggredendo. Certo è che mentre Coria è antipaticuccio e indisponente come lui sul campo e fuori, Puerta è invece più aperto e pronto a scherzare con chiunque (salvo che, in questi ultimi tempi, si accenni alla questione doping…ma lì, chi non sarebbe come lui?), Gaudio dei quattro gauchos, è certamente quello più carino, più gentile, più dolce.
Anche Gaudio, però, qualche problemino di testa lo deve avere. Altrimenti perché certe volte si lascia andare così? Com’è possibile prendere 6-0,6-0, quando si è n.9 del mondo, anche se l’avversario si chiama Federer e gioca da fenomeno? D’altra parte quest’anno ho visto Gaudio prendere 6-3,6-0 in meno d’un’ora da Nadal a Montecarlo, proprio senza combattere, e poi anche 6-1,6-0 da Ferrer a Roma allo stesso modo. Così come lo scorso anno nel Masters fece tre games senza lottare contro Hewitt…Insomma, anche lui non ha tutte le rotelle al posto giusto, ma poi è capace anche di vincere 8-6 al quinto contro Coria nella finale del Roland Garros!
Devo aggiungere, però, che anche dopo aver preso il primo 6-0,6-0 mai inflitto da Federer, Gaudio è venuto in conferenza stampa bello tranquillo, dicendosi sì imbarazzato, ma dimostrandosi capace di sorriderci su. “Sono arrivato in semifinale al Masters, chi lo avrebbe detto?” ha ricordato lui, mostrando di guardare al lato positivo della cosa, al mezzo bicchiere pieno. E ricordando che contro quella testa di…legno di Mano de Piedra Gonzalez aveva annullato, la sera prima, 3 matchpoints, altrimenti adesso non sarebbe stato nemmeno lì a parlarci della sua disastrosa semifinale.
Di Nalbandian, per tornare al vincitore del Masters più sudamericano della storia, tutti ricorderete la finale raggiunta a sorpresa a Wimbledon, tre anni dopo che da junior aveva perso una semifinale del torneo junior perché…era arrivato tardi all’England Club. La sveglia non era stata ben regolata, lui non si era svegliato in tempo. Immaginatevi lo choc, l’imbarazzo prima, la rabbia e il rimorso dopo per chiunque…figurarsi per un ragazzo giunto non senza sacrifici dall’Argentina.
Ho appena scritto “finale raggiunta a sorpresa”, ma ricordo anche che l’unico a non sembrare sorpreso era lui. “Chi ha detto che per il fatto che io sono argentino io non debba saper giocare bene sull’erba? Ho colpi piatti, più che liftati, la mia palla si abbassa, tiro dall’alto in giù, la palla scende e penetra bene l’aria, per i miei avversari non è facile tirarla su. Eppoi il mio rovescio non si fa leggere bene…”
La prima passione di David, però non era stata il tennis ma le macchine, quelle da rally. “Ho cominciato a giocare a tennis che avevo 4 anni, ma prima della mia prima racchetta avevo già visto un rally da vicino…”
In Argentina David è oggi molto noto, soprattutto per via di Wimbledon 2002, “ma la gente che mi fermava per strada magari non sapeva nemmeno come fosse fatta una palla da tennis…”, “ora le cose sono cambiate, perché i successi più recenti di tanti di noi, la nostra escalation nel ranking mondiale, ha reso di nuovo molto popolare il tennis…tanti seguono i tornei, leggono i reportages, siamo tornati un po’ all’epoca di Vilas e Clerc, anche se il calcio resta il calcio, distante anni luce. Peccato avere mancato l’occasione di vincere la Coppa Davis, quest’anno poteva essere la volta finalmente buona per entrare nella storia, nemmeno Vilas e Clerc ce l’hanno fatta, in Slovacchia non abbiamo reso come dovevamo…però ci sono ancora altri anni davanti a noi, io, Coria, Gaudio, siamo ancora abbastanza giovani… (è casuale il fatto che non abbia citato Puerta? Perchè è effettivamente un po’ meno giovane, o perché pensa che sarà squalificato?).
La filosofia di Nalbandian, comunque, resta quella “di vivere alla giornata. Non sai mai cosa può accadere domani. Ogni volta che ero vicino a cogliere qualche grande risultato mi sono fatto male…Nel 2003 a Wimbledon ero in gran forma, ero negli ottavi e mi feci male ad una costola, non potevo più servire…due mesi più tardi all’US open mi feci male al polso (e avevo avuto contro Roddick almeno tre chiamate molto dubbie), nel 2004 ho potuto giocare solo 14 tornei…e ciononostante sono finito fra i primi dieci del mondo. A dicembre 2004 mi sono allenato più duramente di sempre e finalmente mi sono sentito forte anche fisicamente…prima o poi sento che vincerò uno Slam, non mi fermerò al Masters”
Del suo tennis, infatti, dice di non aver mai dubitato: “Gioco un tennis molto tattico. Si è visto anche contro Federer e il risultato finale mi ha dato ragione. Io so che se riesco a far correre molto gli avversari prima o poi questi pagheranno la fatica. Io so di poter giocare qualsiasi tipo di colpo…e il tennis è come gli scacchi, solo che bisogna cercare di fare sempre la mossa più giusta”.
Qual è la gioia più grande per un multimilionario di successo?
“Dormire nel proprio letto!”.
Un modo come un altro per dire che non vedeva l’ora di tornare a casa sua. Con un Masters in bacheca e una fiducia smisurata nelle proprie possibilità.

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