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Mancini-Inter: divorzio annunciato
per tornare agli antichi (ne)fasti

1 Dicembre 2007

Tratto da www.francorossi.com

di Franco Rossi

Zico è arrivato a Milano per vincere e bacchetta Ronaldo: “Conosco Adriano da quando aveva diciassette anni e la colpa di tutto non è certo di Mancini, ma dello stesso Adriano che se mette la testa a posto tornerà quello di prima”. Zico vuol vincere con il Fenerbahce, esattamente come Mancini con l’Inter: l’unica differenza è che l’allenatore nerazzurro viene abbandonato a se stesso, come sempre accade nei momenti delicati, dalla società. Se Berlusconi dice che Adriano con lui tornerebbe quello di prima a rispondergli dovrebbe essere il suo pari grado nerazzurro (magari con una frase tipo “Con noi Emerson tornerebbe uno normale”) e non Mancini. E poi il caso dei medici proprio alla vigilia della partita che potrebbe qualificare l’Inter prima nel suo girone. Che Combi sia la punta avanzata della truppa anti–Mancini è noto da almeno tre anni e se ancora la situazione non è stata chiarita, la colpa è della società. Ormai all’Inter uno dei due è di troppo e a breve potrebbe esserci un clamoroso colpo di scena: Mourinho è un vecchio pallino di Moratti e potrebbe prendere il posto di Mancini, sopportato da quattro anni, non solo dal presidente, ma da tutta la società o quasi. La società lo ha lasciato solo quando è stato accusato di essere una delle cause del tracollo fisico e mentale di Adriano, lo ha lasciato solo quando ha dovuto incassare critiche da ogni parte e adesso è giusto che lo licenzi. Se l’Inter non dovesse risolvere il problema Mancini in fretta a furia, rischia di far saltare in aria tutta la stagione. In fondo quando c’era Combi e non c’era Mancini l’Inter passava di trionfo in trionfo e sicuramente continuerà a farlo anche quando Mancini non ci sarà più. Torneranno a comprare i Brechet e i Van der Meyde, ad ingaggiare con contratti records Davids e Okan e a cedere i vari Pirlo e Seedorf. Ultima annotazione sulla polemica con i medici: un presidente ha scritto una lettera aperta al Corriere della Sera accusando Mancini di guadagnare tanto: questa è una colpa che nessuno (specialmente all’interno dell’Inter) perdonerà mai.
Ma quando Ronaldo accusava lo staff del Milan di aver sbagliato diagnosi e di essere costretto a fare il giro del mondo (Inter, Olanda e Brasile) per avere rassicurazioni sulla sua salute, e quando Pizarro lanciava l’allarme: prendiamo troppi farmaci, tutti questi medici sportivi che si inalberano tanto per le parole di Mancini, dov’erano?
O Mancini ha sempre torto, a prescindere?

Il calcio in lutto: si è spento Adriano Lombardi
L’ha ucciso il morbo di Gehrig
Capitano dell’Avellino, aveva giocato
anche nel Como e nel Perugia

30 Novembre 2007

AVELLINO - E’ morto Adriano Lombardi, ex calciatore e capitano dell’Avellino negli anni ‘70 e ‘80. Lombardi, di 62 anni, nato a Ponsacco, in provincia di Pisa, si e’ spento questa mattina alle ore 7 nella sua abitazione di Mercogliano (Avellino). li erano accanto la moglie, Luciana e le due figlie. L’ex calciatore era da tempo ammalato di sclerosi laterale amiotrofica, la patologia conosciuta come morbo Lou Gehrig che gli aveva lentamente ma progressivamente divorato i muscoli e inibito anche i piu’ semplici movimenti. Lombardi ha affrontato la terribile malattia con dignita’ e coraggio
esemplari. La squadra dell’Avellino era rimasta sempre nel suo cuore: da calciatore ha disputato con la maglia degli irpini quattro campionati, compreso quello della storica promozione in serie A nel 1979, poi, dopo essersi ritirato, ha guidato come allenatore la squadra irpina per tre stagioni.


Se la signora Raciti non ha il diritto di parlare

30 Novembre 2007

di Xavier Jacobelli

DOMENICA si gioca Catania-Palermo, a dieci mesi esatti dall’omicidio di Filippo Raciti, delitto ancora senza un colpevole. Lo stadio Massimino è stato vietato ai tifosi del Palermo. Marisa Raciti, vedova dell’ispettore di polizia, non è d’accordo: «Questa partita non dovrebbe essere proibita ai sostenitori rosanero, ma a quelli catanesi. Mio marito è morto durante gli scontri causati dagli ultrà del Catania che non sono tifosi. Sono delinquenti che hanno assassinato Filippo. Non andrò allo stadio per non provare altro dolore e perchè Catania non ha rispettato la memoria di mio marito. Il 2 febbraio 2007 è una data che segna Catania e che deve essere ricordata, non dimenticata. La maniera migliore era intitolare lo stadio a mio marito». L’amministratore delegato del Catania, Lo Monaco, ha affermato: «La signora Raciti parla troppo». Poi ha fatto retromarcia: «Non ho detto che parla troppo. Ha un presenzialismo eccessivamente marcato, farebbe bene a parlare di meno». Capito come vanno le cose nella repubblica delle banane, distretto calcio? La vedova di un poliziotto assassinato mentre faceva il suo dovere, in occasione di una partita, non ha diritto di parola. Dà fastidio. Pecca di «presenzialismo eccessivamente marcato» perchè, da quel maledetto 2 febbraio, va in giro per l’Italia a parlare di lotta alla violenza dentro e fuori gli stadi, a educare al rispetto e al fair play i ragazzi che incontra nelle scuole, a chiedere a gran voce giustizia per suo marito che non c’è più. «Parla troppo» è un’espressione che non ci piace per niente. Va forse bene per i copioni delle fiction censurate da Mastella, suona molto male nei confronti di una donna e della sua famiglia che hanno pagato un prezzo immane ai violenti. Anche se qualcuno fa finta di dimenticarlo.

Clamorosa riapertura di Totti alla Nazionale
“Se per un infortunio o per qualche emergenza
ci fosse bisogno di me, tornerei in azzurro”
Poi precisa: “Stavo solo scherzando”

29 Novembre 2007

ROMA - «Se per qualche infortunio o per qualche emergenza ci fosse bisogno..». Una chiamata all’ultimo minuto per aiutare l’Italia in un eventuale momento di difficoltà. Solo davanti a questa ipotesi Francesco Totti prenderebbe in considerazione l’idea di tornare in Nazionale. Il capitano della Roma lo rivela in un’intervista al magazine ‘GQ’ in edicola domani. Totti come Zidane o Beckham, campionirichiamati in Nazionale dopo un primo addio per prendere parte a una competizione importante. «A me personalmente dispiace -dice il numero 10 giallorosso sul suo addio alla maglia azzurra-, ma è giusto che vadano i 22 o 24 che sono riusciti a conquistare la qualificazione. Se andassi io, porterei via il posto a qualcuno e non sarebbe giusto. Certo, se per qualche infortunio o per qualche emergenza ci fosse bisogno..». Davanti a una chiamata d’emergenza, quindi, Totti sarebbe pronto a rispondere sì. «Per gli Europei, comunque, i giochi sono fatti. »Mica lo dico solo io, l’ha detto pure il c.t. -spiega Totti-. Me l’hanno riferito. Mi hanno detto: ‘Ah, Francè, Donadoni non te vole piu». Il Pallone d’Oro andrà al brasiliano del Milan, Kakà, ma Totti, decimo nella classifica del premio assegnato da ‘France Football’, avrebbe votato per il giovane argentino del Barcellona, Lionel Messi. «Quello ha 20 anni e in campo sembra che ne abbia 30! -commenta il giallorosso-. È decisivo
con l’Argentina, è decisivo in campo europeo, è decisivo in Spagna. Fa impressione. Io l’avrei assegnato a lui, perchè la qualità va tarata anche sull’età». Bandiera e simbolo della Roma, Totti ammette che ci sono stati momenti in cui ha pensato a un futuro lontano dalla Capitale: «Io sono giallorosso dentro, è una scelta dicuore, un sogno che cullo fin da piccolo. Però in passato ci sono state incomprensioni con allenatori e dirigenti, e c’è stato il momento in cui mi sono detto: me ne vado». Il momento negativo è, comunque, molto lontano: «Con l’allenatore Carlos Bianchi, una decina d’anni fa», spiega il capitano della Roma. Totti parla anche del rapporto tra
pallone, arte e poesia. «Potrebbe pure esserlo, ma dipende da chi gioca -spiega a proposito del parallelo tra calcio e poesia-. Sono mica tutti Maradona. Lui sì, era un poeta. Ogni volta che faccio un gol o un assist; ma se devo sceglierne una su tutti, dico il gol a Genova contro la Samp (Sampdoria - Roma 2-4) Quello è davvero particolare: gesto tecnico, coordinazione, forza. Lì c’era tutto. E poi il pallonetto a Julio Cesar a Milano (Inter - Roma 2-3, del 26 ottobre 2005)>. Il capitano giallorosso è particolarmente duro con i cosiddetti ‘intellettualì. «Quando il momento è positivo, sono tutti lì a ronzare attorno -conclude Totti-. Quando è negativo t’attaccano senza neanche guardarti in faccia. Poi però sono i primi a chiedere i biglietti gratis. E pretendono pure che tu sia disponibile e sorrida mentre glieli dai».
In serata, lo stesso capitano della Roma ha voluto diffondere un comunicato ufficiale attraverso cui spiega la sua posizione per evitare future polemiche. Questo il testo integrale del comunicato: “Prima che si creino polemiche o degli equivoci, vorrei fare una precisazione riguardo l’anticipazione, diffusa oggi, dell’intervista rilasciata alla rivista GQ. Il fatto che io abbia detto che, se la notte prima dell’inizio del torneo europeo si dovessero infortunare tutti gli attaccanti potrei andare agli Europei, e’ stato solo per gioco. Mi e’ stata posta una domanda per assurdo e io, per assurdo, ho risposto. Questo non vuol dire che io abbia cambiato idea sul mio futuro in Nazionale, la mia decisione rimane la stessa, presa oramai da molto tempo e cioe’ che si tratta di un capitolo chiuso. E’ una precisazione doverosa per rispetto nei confronti dei miei compagni che hanno conquistato con merito la qualificazione e che sono sicuro continueranno a far bene”.

Lapo Elkann: quello che l’Inter ha vinto
a nostro discapito non è un vero scudetto
Vediamo se lo vince quest’anno

29 Novembre 2007

ROMA - ‘’Quello vinto a nostro discapito non e’ un vero scudetto: vediamo se l’Inter lo rivince, con noi in campo in questo campionato'’: lo ha detto Lapo Elkann, in un’intervista a Sky nell’ambito della trasmissione ‘Permette Signora’. ‘’Porto sulla pelle questo tatuaggio - ha detto Lapo, parlato del simbolo Juve sul braccio - perche’ e’ la passione che ho. Quest’anno ho avuto poco tempo per seguire la squadra, ma nell’anno più difficile, quello scorso, io c’ero quasi sempre. Alla fine io sono più vicino quando le cose sono difficili, che quando le cose tornano a essere più facili. Amo la Juve, e quello che corrisponde a me sono quei famosi colori bianconeri. Io la vita la vedo bianca e nera, non sono un amante del grigio. Il bianco e il nero, il sì e il no e non il forse. La mia vita corrisponde a quei due colori che hanno fatto grande quella squadra'’. Lapo Elkann ha parlato del sogno scudetto: ‘’Una squadra che combatte, in qualsiasi sport, deve sognare e combattere per l’obiettivo più importante, vincere. Credo che la Juve debba, e lo fa, combattere per questo obiettivo'’. Dopo aver definito ’samurai’ i giocatori che avevano accettato di scendere in B, ora parla di bianconeri ‘’agguerriti e combattivi: nella nazionale e nelle Juve, come visto contro l’Inter, hanno fame e uno stile piu’ umile di altri. Testa in avanti, petto in fuori, ma senza l’arroganza di altri. Insomma, più guerrieri che samurai'’. Chiellini e’ il giocatore che piu’ lo ha sorpreso, Palladino quello che non cederebbe mai. E Del Piero? ‘’Lui e’ Juve, porta energia positiva. L’ho sentito dopo la nascita del figlio Tobias, sono felice per lui e per la moglie'’. Sabato c’e’ la partita in casa del Milan: ‘’E’ probabilmente la sfida più importante, io ho sempre adorato andare sia a Torino sia a San Siro a vederla - ha spiegato Lapo Elkann - il Milan e’ il nemico-amico piu’ grande che la Juve abbia sempre avuto. L’anno scorso hanno vinto la Coppa Campioni e nella storia c’è sempre stata una sana
rivalita’ fra di noi. Sara’ una bella sfida, da combattere fino alla fine. Dovremo fare in modo che il Milan sia meno Gattuso, e noi un po’ di più ‘’. Infine l’Inter, antipatica vincente come la Juve del prima Calciopoli. ‘’Ha la fortuna di avere un bellissimo organico, gran bella squadra. Ora staremo a vedere cosa sapranno fare visto che si e’ tutti nello stesso campionato - ha concluso Lapo - Non voglio criticare gli altri, ma l’unica cosa che mi sento di dire e’ che lo scudetto che ha vinto a nostro
discapito non Š uno scudetto. Dunque mi auguro per loro - se ne avranno le capacita’, e visto che hanno i giocatori - di ripetersi quest’anno. Quello che hanno vinto a nostro discapito per me non è una vittoria, non esiste, non è niente. Staremo a vedere quest’anno, con la Juve in campo'’.