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Caro Moratti, si ricordi degli italiani
che non ci sono
nella sua invincibile Legione Straniera

6 Dicembre 2007

di Enzo Bucchioni

CONTRO la Lazio, Mancini ha lanciato un giovane portoghese di vent’anni che si chiama Pelè. Ogni riferimento è puramente casuale, ma ormai l’Inter può permettersi di tutto e di più. Troppo forte, troppo squadra, troppo tutto. Comunque, sarebbe stato bello se il ragazzino in questione si fosse chiamato Giovanni Rossi o Marco Bianchi, ma nessuno è perfetto. Tanto meno Moratti che non molla di un centimetro dalle sue idee: è presidente di un’Internazionale di nome e di fatto. Finchè dura. Blatter e Platini hanno già parlato chiaro: dall’anno prossimo ogni squadra dovrà avere in rosa cinque giocatori del vivaio. Anche ieri il presidente del Coni Petrucci ha richiamato tutte le società all’utilizzo di atleti italiani nel maggior numero possibile. Ma in questo momento l’Inter sembra al di sopra del bene e del male, vive in un mondo tutto suo. Sicuramente è dentro un sogno. Peccato. Da un presidente come Moratti sempre attento a certi valori e sempre disposto a iniziative sociali, sarebbe logico attendersi una maggiore sensibilità. Il calcio si salva e si cambia anche riportandolo alle radici, riscoprendo le tradizioni, i campanili e il suo senso più vero e popolare. Certe Legioni Straniere del pallone non fanno vibrare il cuore neanche ai tifosi nerazzurri. E certe idee come il Terzo Tempo lanciato dalla Fiorentina andrebbero prese al volo. Il Moratti di una volta lo avrebbe fatto, uno come lui doveva imporre la novità senza aspettare la Lega. Non lo ha fatto, evidentemente vincere rende diversi.


Moggi: “Se il Tar mi togliesse la sospensione
accetterei la proposta di Berlusconi
di andare al Milan”

5 Dicembre 2007

ROMA - “Se il Tar mi togliesse la sospensione, accetterei la proposta di Berlusconi di andare al Milan”. Lo ha dichiarato Luciano Moggi, ospite di Pierluigi Diaco a ‘Temporale’, in onda su Canale Italia. “Ho saputo poche ore fa - aggiunge Moggi - che la sentenza del Tar è stato spostato di 3 mesi, al 13 marzo”.


La Lega: da gennaio terzo tempo su tutti i campi
Ha vinto la Fiorentina
Matarrese finalmente ha fatto una cosa giusta

3 Dicembre 2007

di Xavier Jacobelli

Stamattina avevamo chiesto: «Abete e Matarrese, imparate da Firenze». Oggi pomeriggio, incredibilmente, l’hanno fatto. Sia pure in politichese («Non penso che la Lega abbia voluto dare un segnale di lontananza. Non è facile prendere decisioni in tempo reale, ma ben venga il fair play»), il presidente della Federcalcio ha benedetto il terzo tempo della Fiorentina. E il presidente della Lega l’ha addirittura adottato ufficialmente, a partire da gennaio. Certo, non si capisce perchè la norma non entri in vigore subito e sia necessario aspettare un mese e mezzo (il campionato tornerà il 13 gennaio), ma le ragioni dell’infernale burocrazia calcistica cozzano da sempre contro il buon senso. Tant’è vero che se non fosse stato per Diego e Andrea Della Valle, Cesare Prandelli e tutta la società viola, domenica lo stadio Franchi non sarebbe stato teatro di quello splendido gesto di civiltà al termine di Fiorentina-Inter che ha riscosso gli applausi di tutti, ricevendo anche gli elogi dell’Uefa. Ce ne ha messo del tempo, eppure, dai e dai, finalmente Matarrese ha fatto la prima cosa giusta. Certo, dal 2 febbraio scorso, la signora Raciti sta ancora aspettando che Don Tonino le porga le sue scuse per la bestialità pronunciata dopo l’omicidio del marito («I morti fanno parte del sistema, lo spettacolo deve continuare»). Ma la sensibilità è come il coraggio: se uno non ce l’ha, non se la può dare. Avevamo scritto: «L’esempio di Firenze è lì da seguire. Chi non lo fa, pur avendone il potere di farlo non ha capito nulla. Non capisce nulla». Matarrese ha capito. Meglio tardi che mai.


Strapotere Inter a Firenze
Solo la squadra di Mancini
può perdere uno scudetto che ha già in pugno

2 Dicembre 2007

di Enzo Bucchioni

Non serve leggere la mano del campionato per capire cosa l’aspetta: c’è l’Inter e solo l’Inter nel suo futuro. Gli scopritori di acqua calda se ne accorgono soltanto ora, ma la squadra di Mancini non ha avversari possibili e neanche probabili. La Roma può dare noia. La Juve può ringhiare. Il Milan può sperare. E’ tutto qui. C’era anche la Fiorentina, ma ieri abbiamo capito fino in fondo quanta differenza ci sia ancora tra viola e nerazzurri. Lo confessiamo: avevamo sperato. Mutu e compagni con la loro straordinaria organizzazione di gioco e la freschezza giovanile, sembravano la formazione giusta per mettere almeno in difficoltà l’Inter, per darci un’emozione e mettere un po’ di pepe alla monotonia dilagante. Missione fallita. Ci voleva la miglior Fiorentina, ci voleva una situazione ambientale e morale diversa. I viola sono sembrati giù di tono e giù di corda, stringersi attorno a Prandelli ha datto coraggio, ma l’impresa è diventata impossibile. Così anche nell’ultima curva, i nerazzurri sono rimasti in carreggiata. Ora hanno affrontato tutte le cosidette grandi e sono usciti senza danni e senza ferite. L’Inter è la nuova Juventus. Ha una facilità di gioco sorprendente, sembra assente, mai in giornata, non regala grandi emozioni, ma quando decise di segnare lo fa come e quando vuole. Lo strapotere, appunto. Quel senso di superiorità che accompagna un gruppo tecnicamente straordinario ora arricchito dall’autostima al massimo dei livelli. Ibrahimovic guarda tutti dall’alto in basso, ma non da oggi. Cambiasso è un centrocampista completo che corre, imposta e contrasta. Samuel è tornato il muro. Queste sono le eccellenze di una squadra che comunque la rigiri nasconde dei gioielli. Jimenez, per esempio. Tolto dalla naftalina, messo dentro questo complesso mostruoso, segna due gol in due partite. C’è di più e di meglio? Impossibile. Ma il campionato è così prevedibile che ci lanciamo in un pronostico finale. In Champions andranno Roma, Juve e Fiorentina. Con il Milan beatamente campione del mondo a Tokio fra dieci giorni. Senza voler essere maghi, ma realisti. Semplicemente.


Immensa Firenze: in 40 mila stretti a Prandelli
Prima un vero, commovente minuto di silenzio
Poi un applauso interminabile dedicato a Manuela
E alla fine il terzo tempo come nel rugby:
i viola hanno stretto la mano agli interisti

2 Dicembre 2007

FIRENZE - Rose bianche lanciate dalla gente a Cesare Prandelli al suo ingresso in campo, con il tecnico viola, sommerso di applausi, che ha ringraziato lanciando baci ai presenti e chinandosi per raccogliere quelle rose e posarle sopra la panchina. E poi silenzio assoluto, totale, da brividi, da parte di tutti i 45 mila spettatori durante il minuto di raccoglimento in memoria della signora Manuela Prandelli, scomparsa lunedi’ scorso dopo una lunga malattia. Cosi’ Firenze ha voluto omaggiare l’allenatore della Fiorentina e ribadirgli la propria vicinanza e partecipazione al suo grande dolore. L’unico grido e’ stato quello lanciato attraverso gli striscioni esposti prima della gara. Su tutti, quello enorme e commovente apparso in curva Fiesole un attimo prima del minuto di silenzio: ‘’Il tempo che passa smorzera’ il dolore ma se avrai bisogno di lei alza gli occhi al cielo… la sua stella ti guidera’ per sempre e ci portera’ lontano'’. A fine partita, persa dai viola per 2 a 0 contro l’Inter, grande gesto di fair play da parte della Fiorentina:i giocatori e il tecnico Prandelli si sono avvicinati all’ingresso del sottopassaggio e qui hanno atteso, sistemati su due lati e sopra a un tappeto viola, l’uscita degli avversari, dell’arbitro Farina e dei suoi collaboratori, stringendo mani e dando pacche sulle spalle a tutti. Un cerimoniale assai simile a quello che avviene ogni volta nel rugby, nel cosiddetto terzo tempo, oltre che una straordinaria dimostrazione di civiltà. In serata, con una nota diffusa sul sito ufficiale della Fiorentina, Cesare Prandelli ha dichiarato: “Ringrazio, anche a nome della mia famiglia, il pubblico della Fiorentina e tutta la citta’ di Firenze per lo straordinario tributo, la grande civilta’ e il senso di rispetto dimostrato in questi giorni”.

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Abete e Matarrese, imparate da Firenze

di Xavier Jacobelli

C’È UNA COSA che la Federcalcio deve fare oggi, adesso, subito. Stabilire che, d’ora in avanti, su tutti i campi di ogni ordine e grado, a fine partita si faccia com’è successo ieri a Firenze, alla fine di Fiorentina-Inter, quando, sotto la Curva Fiesole, Prandelli e i giocatori viola hanno atteso gli interisti e li hanno salutati a uno a uno. Dicono che la Lega abbia protestato perchè desiderava essere preventivamente informata: la prossima volta Matarrese si svegli prima, così non fa la figura di quello che arriva tardi. Il terzo tempo del rugby applicato al calcio: quel gesto della Fiorentina, così semplice e al tempo stesso così importante, vale più di uno, dieci, cento dibattiti sui modi di combattere la violenza nel calcio, sui bla bla bla dei politici e di alcuni dirigenti che straparlano e non sanno ciò che dicono. Quelli che hanno avuto pure l’improntitudine di zittire la signora Raciti «perchè parla troppo»: pure questa ci è toccato sentire. Nel week end della maleducazione di Cassano contro Ulivieri (se ci fosse stato Paolo Mantovani, avrebbe preso il barese per le orecchie e l’avrebbe sbattuto fuori squadra sino a quando non avesse chiesto scusa). Nel week end delle uova marce contro il pullman del Palermo a Catania, ma anche, delle scuse porte a Bergamo dagli ultrà della Curva Nord, da Firenze è arrivata una straordinaria lezione di civiltà, di umanità, di sensibilità che inorgoglisce una città intera e onora chi l’ha impartita. E’ cominciata con la toccante dimostrazione d’affetto dei quarantaduemila del Franchi nei confronti di Cesare Prandelli, con quel minuto di silenzio assolutamente tale, con quello striscione dedicato a Manuela, con quell’applauso a Cesare e a Manuela che non finiva mai. E’ finita con quell’incontro fra sconfitti e vincitori sul tappeto viola steso a fine partita. Di fatti, non di parole, ha bisogno il calcio italiano. L’esempio di Firenze è lì da seguire. Chi non lo fa, pur avendo il potere di farlo, non ha capito nulla. Non capisce nulla.