FIRENZE - Rose bianche lanciate dalla gente a Cesare Prandelli al suo ingresso in campo, con il tecnico viola, sommerso di applausi, che ha ringraziato lanciando baci ai presenti e chinandosi per raccogliere quelle rose e posarle sopra la panchina. E poi silenzio assoluto, totale, da brividi, da parte di tutti i 45 mila spettatori durante il minuto di raccoglimento in memoria della signora Manuela Prandelli, scomparsa lunedi’ scorso dopo una lunga malattia. Cosi’ Firenze ha voluto omaggiare l’allenatore della Fiorentina e ribadirgli la propria vicinanza e partecipazione al suo grande dolore. L’unico grido e’ stato quello lanciato attraverso gli striscioni esposti prima della gara. Su tutti, quello enorme e commovente apparso in curva Fiesole un attimo prima del minuto di silenzio: ‘’Il tempo che passa smorzera’ il dolore ma se avrai bisogno di lei alza gli occhi al cielo… la sua stella ti guidera’ per sempre e ci portera’ lontano'’. A fine partita, persa dai viola per 2 a 0 contro l’Inter, grande gesto di fair play da parte della Fiorentina:i giocatori e il tecnico Prandelli si sono avvicinati all’ingresso del sottopassaggio e qui hanno atteso, sistemati su due lati e sopra a un tappeto viola, l’uscita degli avversari, dell’arbitro Farina e dei suoi collaboratori, stringendo mani e dando pacche sulle spalle a tutti. Un cerimoniale assai simile a quello che avviene ogni volta nel rugby, nel cosiddetto terzo tempo, oltre che una straordinaria dimostrazione di civiltà. In serata, con una nota diffusa sul sito ufficiale della Fiorentina, Cesare Prandelli ha dichiarato: “Ringrazio, anche a nome della mia famiglia, il pubblico della Fiorentina e tutta la citta’ di Firenze per lo straordinario tributo, la grande civilta’ e il senso di rispetto dimostrato in questi giorni”.
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Abete e Matarrese, imparate da Firenze
di Xavier Jacobelli
C’È UNA COSA che la Federcalcio deve fare oggi, adesso, subito. Stabilire che, d’ora in avanti, su tutti i campi di ogni ordine e grado, a fine partita si faccia com’è successo ieri a Firenze, alla fine di Fiorentina-Inter, quando, sotto la Curva Fiesole, Prandelli e i giocatori viola hanno atteso gli interisti e li hanno salutati a uno a uno. Dicono che la Lega abbia protestato perchè desiderava essere preventivamente informata: la prossima volta Matarrese si svegli prima, così non fa la figura di quello che arriva tardi. Il terzo tempo del rugby applicato al calcio: quel gesto della Fiorentina, così semplice e al tempo stesso così importante, vale più di uno, dieci, cento dibattiti sui modi di combattere la violenza nel calcio, sui bla bla bla dei politici e di alcuni dirigenti che straparlano e non sanno ciò che dicono. Quelli che hanno avuto pure l’improntitudine di zittire la signora Raciti «perchè parla troppo»: pure questa ci è toccato sentire. Nel week end della maleducazione di Cassano contro Ulivieri (se ci fosse stato Paolo Mantovani, avrebbe preso il barese per le orecchie e l’avrebbe sbattuto fuori squadra sino a quando non avesse chiesto scusa). Nel week end delle uova marce contro il pullman del Palermo a Catania, ma anche, delle scuse porte a Bergamo dagli ultrà della Curva Nord, da Firenze è arrivata una straordinaria lezione di civiltà, di umanità, di sensibilità che inorgoglisce una città intera e onora chi l’ha impartita. E’ cominciata con la toccante dimostrazione d’affetto dei quarantaduemila del Franchi nei confronti di Cesare Prandelli, con quel minuto di silenzio assolutamente tale, con quello striscione dedicato a Manuela, con quell’applauso a Cesare e a Manuela che non finiva mai. E’ finita con quell’incontro fra sconfitti e vincitori sul tappeto viola steso a fine partita. Di fatti, non di parole, ha bisogno il calcio italiano. L’esempio di Firenze è lì da seguire. Chi non lo fa, pur avendo il potere di farlo, non ha capito nulla. Non capisce nulla.