Il gip del tribunale di Roma ha archiviato il procedimento nel quale erano indagati il capitano giallorosso e Bruno Conti per quanto avvenuto dopo la finale di Coppa Italia, il 15 giugno del 2005, a danno del cronista Rai, Fabrizio Failla.
ROMA - Dare del “cazzaro” a un giornalista non è reato. Il gip del tribunale di Roma Maurizio Caivano ha archiviato il procedimento nel quale erano indagati Francesco Totti e Bruno Conti per quanto avvenuto dopo la finale di Coppa Italia, il 15 giugno del 2005, in danno del cronista di Raisport, Fabrizio Failla. Secondo la denuncia presentata da quest’ultimo, al termine dell’incontro, Totti lasciando il terreno di gioco e rifiutando un commento ai microfoni della Rai, spiegò di non sapere neanche se rimaneva o meno nella compagine giallorossa. Dopo che Failla riferì la battuta, in diretta tv, un lancio d’agenzia ed il tam tam della sala stampa di San Siro fecero il resto. Successivamente Failla venne “aggredito verbalmente” - si legge nel decreto di archiviazione - dall’allora allenatore giallorosso Bruno Conti e dal direttore sportivo Daniele Pradè, con frasi tipo “Sei un gran cazzaro, che cosa ti permetti di dire su Totti, ti sei inventato tutto”. Il mister, oggi dirigente, aggiunse “adesso ti faccio vedere io quello che andrò a dire su di te in conferenza stampa”. Subito dopo Totti, interrompendo il silenzio stampa, apostrofò ancora Failla con il termine spregiativo. Conti poi, dopo, aggiunse che “ci sono giornalisti che non sanno fare il proprio lavoro”. Sulla questione il gip, accogliendo la richiesta d’archiviazione del pm Simona Maisto, spiega che l’invettiva, così come spesso ribadito dalla Cassazione, anche se riferita in toni aspri, se è originata da un fatto storico, può esser compresa nel diritto di critica. Inoltre, nel merito della vicenda, sia Totti che Conti, hanno dato una lettura diversa di quanto avvenuto alla stadio Meazza. Il giocatore, in particolare, ha ribadito che con la sua frase “non intendeva manifestare l’intenzione di andarsene dalla Roma”, anche alla luce del fatto che aveva da poco firmato un contratto con la compagine giallorossa. Sul termine ‘cazzaro’ non c’era disappunto, era stato usato ma c’era a fronte il fastidio di quanto riportato dalle agenzie e di quel che era ormai patrimonio dei giornali, che successivamente specularono con titoli ed altro riguardo il desiderio di Totti di lasciare la Roma. Il giudice, sulla contumelia, sottolinea: “Si è in presenza di una espressione colorita romanesca con la quale si intende disapprovare l’operato di taluno che racconta ’sciocchezze’”.
Insomma “entrambi gli indagati hanno voluto stigmatizzare il giornalista che, a loro pare, travisando il tenore ed il senso della risposta data dal giocatore ad una specifica domanda del telecronista o comunque male interpretando la risposta stessa”. E quelle parole avrebbero potuto “creare tensione nella dirigenza e sconcerto nella tifoseria”, od anche “danneggiare l’immagine del proprio calciatore”. Per Conti, inoltre non si concreta il reato di minacce - sempre secondo il gip - perché lo stesso ex mitico numero 7 di Roma e Nazionale, si sarebbe “limitato esclusivamente a rappresentare al Failla che nel corso della conferenza stampa avrebbe disapprovato il comportamento da lui tenuto in precedenza, esternandolo ai suoi colleghi”. Tale intento è stato poi effettivamente realizzato. Ma Failla ha già preannunciato che farà ricorso contro la decisione del giudice delle indagini preliminari.