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Archivio di Luglio 2007

Inter, una squadra fantastica. Forse troppo

Lunedì 30 Luglio 2007

di Enzo Bucchioni
COSTRUITA negli anni senza badare a spese, oggi l’Inter ha proprio tutto. Sembra una di quelle ville dove hanno messo anche i rubinetti d’oro. Luccica questa squadra. E’ piena di talento, forza, esperienza e carisma con qualche piccolo tocco di gioventù. Ora Mancini ha nella rosa tutte le tipologie di giocatori, mancavano un contropiedista in attacco e un difensore agile: Moratti gli ha preso anche quelli. Suazo e Chivu vanno a completare un organico senza uguali nel mondo, avvicinabile soltanto alle squadre che hanno fatto la storia del calcio. Forse il primo Milan di Sacchi era così forte. (more…)

Ciclismo e Formula Uno sono diventati
quasi peggio del calcio

Domenica 29 Luglio 2007

di Enzo Bucchioni
Quel che succede nel ciclismo e nella Formula Uno ci fa venir voglia di rivalutare il calcio: nessuno è senza peccato. Ma non è il caso di fare le verginelle. Furbi, spie, maneggioni, ladri, dopati sono dappertutto, sarebbe strano non fossero nello sport. Ai censori consigliamo di evitare falsi moralismi e drammatizzazioni: da sempre così va il mondo e il mondo non l’abbiamo inventato noi. Per una volta siamo «perfettamente d’accordo a metà» con Franco Carraro tornato a parlare dopo un periodo sabbatico. Il doping è sempre esistito e sempre esisterà, l’importante è controllare seriamente e punire duramente i colpevoli. Fermare il ciclismo sarebbe un po’ come chiudere le banche per evitare le rapine. (more…)

Se in tv fosse finalmente possibile
parlare di calcio senza insulti

Venerdì 27 Luglio 2007

di Xavier Jacobelli

L’acronimo è CMS. Sta per Codice Media Sport. Ovvero il codice di autoregolamentazione dell’informazione sportiva, presentato dai ministri Gentiloni e Melandri, sottoscritto da tutte le associazioni degli editori radiotelevisivi e da Europa Tv, Prima Tv, Rai, Rti, Sky, Telecom Italia Media, Ordine dei Giornalisti, Federazione Nazionale della Stampa, Unione Stampa Sportiva Italiana, Federazione Editori. Gli scopi dell’iniziativa sono ottimi, il traguardo da raggiungere è impegnativo: dare un calcio alle telerisse, restituire civiltà e rispetto ai dibattiti, perchè si tengano “in maniera rispettosa della dignità delle persone, dei soggetti e degli enti interessati”, vietando “le espressioni minacciose o ingiuriose nei confronti di atleti, arbitri, squadre, tifosi avversari, giornalisti, forze dell’ordine, organizzatori, etnie e confessioni religiose”. Per spazzare via il calcio marcio e i suoi effetti collaterali, c’è bisogno anche di riscoprire il gusto di parlarne in tv senza accapigliarsi, senza prendersi troppo sul serio, senza insultare gli interlocutori. In un Paese normale, in un football normale dove non si va allo stadio per rischiare la vita, ma per divertirsi, il CMS non sarebbe necessario. Sarebbe inutile. Ma il nostro è tutto fuorchè un Paese normale, a cominciare dallo sport più amato e più seguito. L’imbarbarimento dei costumi, anche lessicali, è costante; il livello del confronto dialettico ha toccato il fondo e il guaio è che qualcuno ha cominciato anche a scavare. Perchè il Codice funzioni, occorre che chi lo infrange, paghi. Le sanzioni ci sono: sospensione delle trasmissioni da 3 a 30 giorni; multe (da 5 mila a 70 mila euro per le tv locali, da 25 mila a 350 mila euro per le nazionali); perdita dei requisiti per ottenere i finanziamenti statali; punizioni dell’Ordine professionale per i giornalisti intemperanti e ritiro degli accrediti per entrare negli impianti sportivi. Se nasce finalmente il telecalcio senza insulti, c’è qualche speranza in più di avere qualche veleno in meno. Come diceva Totò, è la somma che fa il totale.

Totti assolto: dare del “cazzaro”
a un giornalista non è reato

Giovedì 26 Luglio 2007

Il gip del tribunale di Roma ha archiviato il procedimento nel quale erano indagati il capitano giallorosso e Bruno Conti per quanto avvenuto dopo la finale di Coppa Italia, il 15 giugno del 2005, a danno del cronista Rai, Fabrizio Failla.

ROMA - Dare del “cazzaro” a un giornalista non è reato. Il gip del tribunale di Roma Maurizio Caivano ha archiviato il procedimento nel quale erano indagati Francesco Totti e Bruno Conti per quanto avvenuto dopo la finale di Coppa Italia, il 15 giugno del 2005, in danno del cronista di Raisport, Fabrizio Failla. Secondo la denuncia presentata da quest’ultimo, al termine dell’incontro, Totti lasciando il terreno di gioco e rifiutando un commento ai microfoni della Rai, spiegò di non sapere neanche se rimaneva o meno nella compagine giallorossa. Dopo che Failla riferì la battuta, in diretta tv, un lancio d’agenzia ed il tam tam della sala stampa di San Siro fecero il resto. Successivamente Failla venne “aggredito verbalmente” - si legge nel decreto di archiviazione - dall’allora allenatore giallorosso Bruno Conti e dal direttore sportivo Daniele Pradè, con frasi tipo “Sei un gran cazzaro, che cosa ti permetti di dire su Totti, ti sei inventato tutto”. Il mister, oggi dirigente, aggiunse “adesso ti faccio vedere io quello che andrò a dire su di te in conferenza stampa”. Subito dopo Totti, interrompendo il silenzio stampa, apostrofò ancora Failla con il termine spregiativo. Conti poi, dopo, aggiunse che “ci sono giornalisti che non sanno fare il proprio lavoro”. Sulla questione il gip, accogliendo la richiesta d’archiviazione del pm Simona Maisto, spiega che l’invettiva, così come spesso ribadito dalla Cassazione, anche se riferita in toni aspri, se è originata da un fatto storico, può esser compresa nel diritto di critica. Inoltre, nel merito della vicenda, sia Totti che Conti, hanno dato una lettura diversa di quanto avvenuto alla stadio Meazza. Il giocatore, in particolare, ha ribadito che con la sua frase “non intendeva manifestare l’intenzione di andarsene dalla Roma”, anche alla luce del fatto che aveva da poco firmato un contratto con la compagine giallorossa. Sul termine ‘cazzaro’ non c’era disappunto, era stato usato ma c’era a fronte il fastidio di quanto riportato dalle agenzie e di quel che era ormai patrimonio dei giornali, che successivamente specularono con titoli ed altro riguardo il desiderio di Totti di lasciare la Roma. Il giudice, sulla contumelia, sottolinea: “Si è in presenza di una espressione colorita romanesca con la quale si intende disapprovare l’operato di taluno che racconta ’sciocchezze’”.
Insomma “entrambi gli indagati hanno voluto stigmatizzare il giornalista che, a loro pare, travisando il tenore ed il senso della risposta data dal giocatore ad una specifica domanda del telecronista o comunque male interpretando la risposta stessa”. E quelle parole avrebbero potuto “creare tensione nella dirigenza e sconcerto nella tifoseria”, od anche “danneggiare l’immagine del proprio calciatore”. Per Conti, inoltre non si concreta il reato di minacce - sempre secondo il gip - perché lo stesso ex mitico numero 7 di Roma e Nazionale, si sarebbe “limitato esclusivamente a rappresentare al Failla che nel corso della conferenza stampa avrebbe disapprovato il comportamento da lui tenuto in precedenza, esternandolo ai suoi colleghi”. Tale intento è stato poi effettivamente realizzato. Ma Failla ha già preannunciato che farà ricorso contro la decisione del giudice delle indagini preliminari.

Coraggio, Cassano
Tocca te rifarti una carriera

Martedì 24 Luglio 2007

di Antonio Supino

Cosa avrebbe fatto il grande Tom Hanks se il soldato Ryan di farsi salvare non avesse avuto la minima intenzione? Lo avrebbe preso a sberle per farlo rinsavire? Lo avrebbe trascinato di peso verso lidi più sicuri? Oppure lo avrebbe abbandonato al proprio destino? Chi conosce la risposta è pregato di segnalarla agli amici di Antonio Cassano, che da tempo immemore ormai si stanno scervellando su come riportare il proprio beniamino sulla retta via.
Perchè certe giocate non nascono per caso. E quando in quella fredda serata di dicembre, quello sconosciuto ragazzino brufoloso stoppò la palla di tacco e si bevve in tromba due avversari (Panucci e Blanc mica due qualsiasi), battendo Ferron, fu chiaro a tutti che si era di fronte ad un talento. A quell’età certe cose o le hai nel sangue, o non c’è scuola calcio che te le insegni.
Purtroppo nemmeno certi comportamenti nascono per caso. E quando Tonino cominciò a far parlare di sé per i gesti di insofferenza, le baruffe, le liti al vetriolo con il tecnico di turno, fu chiaro a tutti anche che ci si trovava di fronte ad un rompiballe di quelli coi fiocchi. A quella età, o sei pazzo o certe cose non sogni nemmeno lontanamente di farle.
Questo è Tonino Cassano, nel bene e nel male, le due facce della sua stessa medaglia, che si annullano a vicenda, come lui sta facendo con se stesso. Lasciato Bari, a Roma sembrò aver trovato la sua dimensione: nella stagione 2003-04 disputò la sua prima (e finora unica) grande stagione, condita con un buon Europeo. Ormai sembrava pronto per diventare il punto di forza non solo della Roma, ma del calcio italiano in generale. Invece, tra una cassanata e l’altra ci ha messo poco per rovinare quanto di buono aveva fatto. In giallorosso ha finito per litigare praticamente con tutti, al punto che in società non ci hanno pensato due volte a svenderlo al Real. A Madrid la musica non è cambiata e el pibe de Bari, con più panchine che presenze, si è giocato anche la possibilità di partecipare ( e vincere) al mondiale di Germania. Posto che nessuno si sarebbe sognato di negargli se fosse rimasto quello di due anni prima.
Dicevano allora: “Ha imparato la lezione”, “Adesso arriva Capello, vedrai che…”. Niente di più falso. La sua parabola discendente non ha avuto più fine: fuori dal giro azzurro, sempre più ai margini nelle merengues, alla fine ha bisticciato pure con il tecnico di Pieris, l’unico, insieme a Fascetti, che sembrava in grado di dominargli gli istinti. Oggi, la realtà è quanto mai cruda: al Real lo considerano una sorta di ragazzino fastidioso, pregato di stare alla larga dai compagni quando questi hanno bisogno di concentrazione er per il ritiro, nemmeno lo hanno convocato. In Italia è stato accostato a tante squadre, ma le sue bizze sono tali e tante che nessuno finora ha avuto il coraggio di investire su di lui. A 25 anni, Antonio non è più una promessa, ma è giovane e può rifarsi, purchè ne abbia voglia. Perchè una cosa è certa: continuando così, non passeranno molti anni prima di rivederlo in Tv, tutto ciccia e brufoli, a fare la reclame di qualche merendina.