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Archivio di Novembre 2007

Il calcio in lutto: si è spento Adriano Lombardi
L’ha ucciso il morbo di Gehrig
Capitano dell’Avellino, aveva giocato
anche nel Como e nel Perugia

Venerdì 30 Novembre 2007

AVELLINO - E’ morto Adriano Lombardi, ex calciatore e capitano dell’Avellino negli anni ‘70 e ‘80. Lombardi, di 62 anni, nato a Ponsacco, in provincia di Pisa, si e’ spento questa mattina alle ore 7 nella sua abitazione di Mercogliano (Avellino). li erano accanto la moglie, Luciana e le due figlie. L’ex calciatore era da tempo ammalato di sclerosi laterale amiotrofica, la patologia conosciuta come morbo Lou Gehrig che gli aveva lentamente ma progressivamente divorato i muscoli e inibito anche i piu’ semplici movimenti. Lombardi ha affrontato la terribile malattia con dignita’ e coraggio
esemplari. La squadra dell’Avellino era rimasta sempre nel suo cuore: da calciatore ha disputato con la maglia degli irpini quattro campionati, compreso quello della storica promozione in serie A nel 1979, poi, dopo essersi ritirato, ha guidato come allenatore la squadra irpina per tre stagioni.


Se la signora Raciti non ha il diritto di parlare

Venerdì 30 Novembre 2007

di Xavier Jacobelli

DOMENICA si gioca Catania-Palermo, a dieci mesi esatti dall’omicidio di Filippo Raciti, delitto ancora senza un colpevole. Lo stadio Massimino è stato vietato ai tifosi del Palermo. Marisa Raciti, vedova dell’ispettore di polizia, non è d’accordo: «Questa partita non dovrebbe essere proibita ai sostenitori rosanero, ma a quelli catanesi. Mio marito è morto durante gli scontri causati dagli ultrà del Catania che non sono tifosi. Sono delinquenti che hanno assassinato Filippo. Non andrò allo stadio per non provare altro dolore e perchè Catania non ha rispettato la memoria di mio marito. Il 2 febbraio 2007 è una data che segna Catania e che deve essere ricordata, non dimenticata. La maniera migliore era intitolare lo stadio a mio marito». L’amministratore delegato del Catania, Lo Monaco, ha affermato: «La signora Raciti parla troppo». Poi ha fatto retromarcia: «Non ho detto che parla troppo. Ha un presenzialismo eccessivamente marcato, farebbe bene a parlare di meno». Capito come vanno le cose nella repubblica delle banane, distretto calcio? La vedova di un poliziotto assassinato mentre faceva il suo dovere, in occasione di una partita, non ha diritto di parola. Dà fastidio. Pecca di «presenzialismo eccessivamente marcato» perchè, da quel maledetto 2 febbraio, va in giro per l’Italia a parlare di lotta alla violenza dentro e fuori gli stadi, a educare al rispetto e al fair play i ragazzi che incontra nelle scuole, a chiedere a gran voce giustizia per suo marito che non c’è più. «Parla troppo» è un’espressione che non ci piace per niente. Va forse bene per i copioni delle fiction censurate da Mastella, suona molto male nei confronti di una donna e della sua famiglia che hanno pagato un prezzo immane ai violenti. Anche se qualcuno fa finta di dimenticarlo.

Clamorosa riapertura di Totti alla Nazionale
“Se per un infortunio o per qualche emergenza
ci fosse bisogno di me, tornerei in azzurro”
Poi precisa: “Stavo solo scherzando”

Giovedì 29 Novembre 2007

ROMA - «Se per qualche infortunio o per qualche emergenza ci fosse bisogno..». Una chiamata all’ultimo minuto per aiutare l’Italia in un eventuale momento di difficoltà. Solo davanti a questa ipotesi Francesco Totti prenderebbe in considerazione l’idea di tornare in Nazionale. Il capitano della Roma lo rivela in un’intervista al magazine ‘GQ’ in edicola domani. Totti come Zidane o Beckham, campionirichiamati in Nazionale dopo un primo addio per prendere parte a una competizione importante. «A me personalmente dispiace -dice il numero 10 giallorosso sul suo addio alla maglia azzurra-, ma è giusto che vadano i 22 o 24 che sono riusciti a conquistare la qualificazione. Se andassi io, porterei via il posto a qualcuno e non sarebbe giusto. Certo, se per qualche infortunio o per qualche emergenza ci fosse bisogno..». Davanti a una chiamata d’emergenza, quindi, Totti sarebbe pronto a rispondere sì. «Per gli Europei, comunque, i giochi sono fatti. »Mica lo dico solo io, l’ha detto pure il c.t. -spiega Totti-. Me l’hanno riferito. Mi hanno detto: ‘Ah, Francè, Donadoni non te vole piu». Il Pallone d’Oro andrà al brasiliano del Milan, Kakà, ma Totti, decimo nella classifica del premio assegnato da ‘France Football’, avrebbe votato per il giovane argentino del Barcellona, Lionel Messi. «Quello ha 20 anni e in campo sembra che ne abbia 30! -commenta il giallorosso-. È decisivo
con l’Argentina, è decisivo in campo europeo, è decisivo in Spagna. Fa impressione. Io l’avrei assegnato a lui, perchè la qualità va tarata anche sull’età». Bandiera e simbolo della Roma, Totti ammette che ci sono stati momenti in cui ha pensato a un futuro lontano dalla Capitale: «Io sono giallorosso dentro, è una scelta dicuore, un sogno che cullo fin da piccolo. Però in passato ci sono state incomprensioni con allenatori e dirigenti, e c’è stato il momento in cui mi sono detto: me ne vado». Il momento negativo è, comunque, molto lontano: «Con l’allenatore Carlos Bianchi, una decina d’anni fa», spiega il capitano della Roma. Totti parla anche del rapporto tra
pallone, arte e poesia. «Potrebbe pure esserlo, ma dipende da chi gioca -spiega a proposito del parallelo tra calcio e poesia-. Sono mica tutti Maradona. Lui sì, era un poeta. Ogni volta che faccio un gol o un assist; ma se devo sceglierne una su tutti, dico il gol a Genova contro la Samp (Sampdoria - Roma 2-4) Quello è davvero particolare: gesto tecnico, coordinazione, forza. Lì c’era tutto. E poi il pallonetto a Julio Cesar a Milano (Inter - Roma 2-3, del 26 ottobre 2005)>. Il capitano giallorosso è particolarmente duro con i cosiddetti ‘intellettualì. «Quando il momento è positivo, sono tutti lì a ronzare attorno -conclude Totti-. Quando è negativo t’attaccano senza neanche guardarti in faccia. Poi però sono i primi a chiedere i biglietti gratis. E pretendono pure che tu sia disponibile e sorrida mentre glieli dai».
In serata, lo stesso capitano della Roma ha voluto diffondere un comunicato ufficiale attraverso cui spiega la sua posizione per evitare future polemiche. Questo il testo integrale del comunicato: “Prima che si creino polemiche o degli equivoci, vorrei fare una precisazione riguardo l’anticipazione, diffusa oggi, dell’intervista rilasciata alla rivista GQ. Il fatto che io abbia detto che, se la notte prima dell’inizio del torneo europeo si dovessero infortunare tutti gli attaccanti potrei andare agli Europei, e’ stato solo per gioco. Mi e’ stata posta una domanda per assurdo e io, per assurdo, ho risposto. Questo non vuol dire che io abbia cambiato idea sul mio futuro in Nazionale, la mia decisione rimane la stessa, presa oramai da molto tempo e cioe’ che si tratta di un capitolo chiuso. E’ una precisazione doverosa per rispetto nei confronti dei miei compagni che hanno conquistato con merito la qualificazione e che sono sicuro continueranno a far bene”.

Lapo Elkann: quello che l’Inter ha vinto
a nostro discapito non è un vero scudetto
Vediamo se lo vince quest’anno

Giovedì 29 Novembre 2007

ROMA - ‘’Quello vinto a nostro discapito non e’ un vero scudetto: vediamo se l’Inter lo rivince, con noi in campo in questo campionato'’: lo ha detto Lapo Elkann, in un’intervista a Sky nell’ambito della trasmissione ‘Permette Signora’. ‘’Porto sulla pelle questo tatuaggio - ha detto Lapo, parlato del simbolo Juve sul braccio - perche’ e’ la passione che ho. Quest’anno ho avuto poco tempo per seguire la squadra, ma nell’anno più difficile, quello scorso, io c’ero quasi sempre. Alla fine io sono più vicino quando le cose sono difficili, che quando le cose tornano a essere più facili. Amo la Juve, e quello che corrisponde a me sono quei famosi colori bianconeri. Io la vita la vedo bianca e nera, non sono un amante del grigio. Il bianco e il nero, il sì e il no e non il forse. La mia vita corrisponde a quei due colori che hanno fatto grande quella squadra'’. Lapo Elkann ha parlato del sogno scudetto: ‘’Una squadra che combatte, in qualsiasi sport, deve sognare e combattere per l’obiettivo più importante, vincere. Credo che la Juve debba, e lo fa, combattere per questo obiettivo'’. Dopo aver definito ’samurai’ i giocatori che avevano accettato di scendere in B, ora parla di bianconeri ‘’agguerriti e combattivi: nella nazionale e nelle Juve, come visto contro l’Inter, hanno fame e uno stile piu’ umile di altri. Testa in avanti, petto in fuori, ma senza l’arroganza di altri. Insomma, più guerrieri che samurai'’. Chiellini e’ il giocatore che piu’ lo ha sorpreso, Palladino quello che non cederebbe mai. E Del Piero? ‘’Lui e’ Juve, porta energia positiva. L’ho sentito dopo la nascita del figlio Tobias, sono felice per lui e per la moglie'’. Sabato c’e’ la partita in casa del Milan: ‘’E’ probabilmente la sfida più importante, io ho sempre adorato andare sia a Torino sia a San Siro a vederla - ha spiegato Lapo Elkann - il Milan e’ il nemico-amico piu’ grande che la Juve abbia sempre avuto. L’anno scorso hanno vinto la Coppa Campioni e nella storia c’è sempre stata una sana
rivalita’ fra di noi. Sara’ una bella sfida, da combattere fino alla fine. Dovremo fare in modo che il Milan sia meno Gattuso, e noi un po’ di più ‘’. Infine l’Inter, antipatica vincente come la Juve del prima Calciopoli. ‘’Ha la fortuna di avere un bellissimo organico, gran bella squadra. Ora staremo a vedere cosa sapranno fare visto che si e’ tutti nello stesso campionato - ha concluso Lapo - Non voglio criticare gli altri, ma l’unica cosa che mi sento di dire e’ che lo scudetto che ha vinto a nostro
discapito non Š uno scudetto. Dunque mi auguro per loro - se ne avranno le capacita’, e visto che hanno i giocatori - di ripetersi quest’anno. Quello che hanno vinto a nostro discapito per me non è una vittoria, non esiste, non è niente. Staremo a vedere quest’anno, con la Juve in campo'’.

Calciopoli, il pm Narducci
attacca la Figc: “Poco coraggio”

Martedì 27 Novembre 2007

tratto da www.repubblica.it

di Fulvio Bianchi

Picchia duro contro il mondo dello sport il pm di Napoli, Giuseppe Narducci. “Deluso dai processi sportivi? Credo come la maggior parte degli italiani che l’esito complessivo sia abbastanza deludente e abbia lasciato l’amaro in bocca per molti aspetti”. Così ha detto al Tg3. Narducci, con il collega Beatrice, ha fatto un’importante inchiesta su Calciopoli (uno e due) che sabato 15 dicembre avrà un passaggio decisivo, davanti al Gup. Sono addirittura in 37 a rischiare il processo: alcuni (Moggi, De Santis, Giraudo, ecc.) per associazione a delinquere, gli altri (Carraro, Della Valle, Lotito, ecc.) “solo” per frode sportiva.

“La grande occasione ha detto ancora Narducci è stata persa un anno fa perché era affidata nelle mani di Rossi e Nicoletti, questa grande occasione il calcio l’ha persa perciò io dico che la situazione mi pare di ritorno alla normalità e non lascia presagire nulla di buono per il futuro. Il problema del calcio è quello della sua rifondazione che deve per forza passare per una rifondazione, per atti coraggiosi e riforme coraggiose. Solo così si possono risolvere i problemi. E poi occorre rompere il muro dell’ipocrisia, il calcio malato è malato di ipocrisia”. Parole molto pesanti nei confronti della Figc: ma Giancarlo Abete, per ora, sta in silenzio.

Tra venti giorni inizia il processo: udienza a porte chiuse, verranno stabilite le date del calendario anche se in molti chiederanno che l’inchiesta passi a Roma, per competenza (a Roma c’è la Figc e l’Aia). Narducci su questo, per correttezza, non si esprime: “Che cosa mi aspetto? Noi sosteniamo l’ipotesi per cui è esistita un’organizzazione per delinquere che ha organizzato e amministrato l’intero calcio professionistico italiano e che non si è trattato di episodi casuali ma di una vera e propria rete…”.

Plusvalenze, perché solo Milan e Inter sotto esame?

Il superprocuratore Stefano Palazzi sta chiudendo la pratica e presto, sussurranno da via Po, potrebbe deferire per l’articolo 1 sia l’Inter che il Milan. L’ipotesi di reato: le famose plusvalenze. Il caso di Roma e Lazio è chiuso, per prescrizione. Ma restano in ballo tanti altri club: la Juventus ad esempio, dopo la denuncia a Repubblica dell’ex dipendente Capobianco. Poi, ci sono indagini su Genoa, Udinese e altri club. A che punto stanno? Milan e Inter rischiano una penalizzazione? Quella sarà l’accusa sostenuta da Palazzi, ma è quasi certo, visto che la materia è molto controversa, che si arrivi solo ad un’ammenda. Poi, Giancarlo Abete dovrà provvedere a cambiare le leggi. E in fretta. Negli anni passati sono successe troppe cose poco simpatiche: ma non è giusto dare la colpa solo a Galliani e Moratti…