Zalayeta assolto in appello
I giudici sportivi sono peggio di Bergonzi
Mercoledì 31 Ottobre 2007
di ENZO BUCCHIONI
ZALAYETA è in piena crisi di identità. Nel giro di poche ore è passato dalla condizione di ignobile truffatore a quella di Santo. O quasi. Noi non sappiamo chi sia Zalayeta e sinceramente ci importa poco. Però, con una certezza ferrea simile a quella del giudice Tosel che ha condannato il giocatore del Napoli in primo grado, sappiamo che il calcio è in pieno stato confusionale. E non da oggi. Ma la sensazione che al peggio non ci sia davvero fine, diventa ogni giorno più fastidiosa. A quelli che invocano la moviola noi ribattiamo che forse sarebbe meglio la prova del palloncino.
L’arbitro Bergonzi l’ha fatta grossa. Inventarsi due rigori nel giro di nove minuti rischia di diventare un record mondiale difficilmente battibile. Ma in questa vicenda c’è anche chi è riuscito a rimediare una figura peggiore stando seduto sulla sua bella poltrona che non possiamo non immaginare di pelle umana. Il giudice Tosel guardando la televisione non solo ha squalificato Zalayeta bollandolo come un Chiarugi qualsiasi, ma ha pure calcato la mano sulla «mancata collaborazione» del giocatore. Insomma, il povero Marcelo si è buttato e non si è neppure pentito. Le convinzioni del giudice sportivo sono state smontate poche ore dopo dalla corte federale che forse ha televisori e filmati migliori, sicuramente qualche certezza in meno e qualche dubbio in più. Così va il calcio, Babele dei giorni nostri. Ma dal caos arriva anche una bella lezione. Se è vero che ci vogliono meno Bergonzi è altrettanto vero che troppe televisioni non servono. Meditate gente, meditate.