Parlare le lingue è un fatto di cultura

10 Dicembre 2007

Ho letto con imperdonabile ritardo ne IL GIORNO del 20 novembre u.s. il Suo commento sulla scarsa propensione da parte degli immigrati di apprendere la lingua italiana.

In realtà il fenomeno è più ampio di quanto si creda e riguarda anche gli Italiani all’estero. Essi considerano la lingua del Paese che li ospita come una non-cultura. La maggior parte degli Italiani nati nei Paesi di lingua tedesca, tranne rare eccezioni, non conosce affatto il tedesco! Nessuno ha tuttavia fatto notare finora questo fatto, anzi.

Ricordo una conversazione recentemente udita in treno. Un responsabile di un noto Istituto Italiano di Cultura si vantava di non avere imparato una sola parola di tedesco, nonostante la sua pluriennale permanenza in un Paese germanofono. E dire che “cultura” significa confronto della propria con l’altrui mentalità, appunto.

Cordiali saluti.

Nerio De Carlo
http://nerio.decarlo.blogspot.com

*** *** ***

Non parlare la lingua del Paese ospitante perchè non se ne ha la possibilità è una cosa. Non parlarne per un’obiezione di coscienza o per riluttanza culturale o per non perdere la propria identità è idiozia. Conosco la Germania per averci abitato 12 anni. Non l’avrei capita se non avessi imparato a parlarne la lingua. Lo stesso vale per gli Stati Uniti, dove mi trovo tuttora. Le mie due figlie sono perfette trilingue e ne sono fiere.

Avvelenati e avvelenatori

10 Dicembre 2007

Dear Cesare,

…Here is a sample of high CO2 emitting plants in Italy.
Italy is the 12th highest in CO2 emission from power plants, 165 million tons in 2007.

Although no single country comes close to the 2.8 billion tons of CO2 produced annually by the U.S. power sector, other countries collectively account for three-quarters of the power-related CO2 burden. China comes second after the U.S. with 2.7 billion tons; followed by Russia - 661 million tons; India - 583 million tons; Japan - 400 million tons; Germany - 356 million tons; Australia - 226 million tons; South Africa -222 million tons; the United Kingdom - 212 million tons; and South Korea - 185 million tons.

nils@hoffmanpr.comil

*** *** ***

E’ un paradosso tutto italiano. Abbiamo rifiutato il nucleare con il noto referendum in nome dell’ambiente e della salute. E ora scopriamo di essere fra i Paesi più avvelenati e avvelanatori del mondo. Nella recente conferenza di Bali l’Italia era sul banco degli imputati.

L’Italia è governabile?

10 Dicembre 2007

Gent.mo signor DE CARLO dott. Cesare.

Ancora una volta la “politica” ci vuol far alzare la testa (avere la nostra attenzione) per farci guardare il dito, nascondendoci però la luna.

Si, perché è impensabile che credano a quello che dicono. E’ impensabile, infatti, che ci siano politici che credano che la governabilità e la stabilità di una legislatura, venga determinata da una legge elettorale. La nostra storia parlamentare, dimostra che non è assolutamente vero:
Abbiamo votato per circa quarantasei anni con il proporzionale, avendone maggioranze forti, e senza alcuna possibilità di alternanza, perché l’opposizione rappresentava ideologie contrapposte, abbiamo avuto 48 governi, dalla vita media (escludendo i periodi di vacanza) di 10 mesi circa.
La sicurezza di essere sempre e comunque maggioranza, faceva cadere i governi e qualche volta anche le legislature, solo perché era variato, o si voleva far variare il rapporto di forza tra i partiti od all’interno dei partiti stessi.
Siamo passati al sistema misto (tre quarti maggioritario, il resto proporzionale), il primo governo è durato 6 mesi, si è ricorso ad un governo tecnico e la legislatura è finita anticipatamente, durando complessivamente circa due anni.
La successiva legislatura, ha prodotto quattro governi (vita media 15 mesi).
La terza solo due governi (eccezione … che conferma la regola), con il record di continuità per un governo.La maggioranza (che aveva i numeri) si è votata una legge su misura, legge che l’opposizione ha contrastato in tutte le maniere, anche le più rozze (sul piano verbale), e continua a contestarla ancora adesso, nonostante che sia risultato chiaro, che con la legge precedente (fatta da loro e quindi ritenuta virtuosa) avrebbe perso; perché a parità di voti ottenuti, alla concentrazione di voti nelle regioni “rosse”, avrebbe corrisposto una minor presenza in termine di voti, nelle altre regioni, quindi meno collegi conquistati.
A differenza però delle ampie maggioranze (senza possibilità di alternanza) che avevano condizionato la durata dei governi, il lievissimo scarto in una Camera, vista la possibilità di alternanza, è diventata invece una barriera invalicabile, che regge a tutte le procelle, del mare tempestoso della politica, dato che l’alternativa è il naufragio (dura da 18 mesi e prosegue).
Come si vede non sono le grandi maggioranze che garantiscono la stabilità.

In tema di governabilità, non è assolutamente detto che sia la durata dei governi, il bene assoluto, ricordo che nei primi quarantasei anni, nonostante la ridotta vita media dei governi (i predetti 10 mesi), da paese disastrato postbellico siamo diventati (per un periodo), la quinta potenza economica del mondo. Nell’ultima legislatura, il governo di centro destra ha battuto il record assoluto di durata di un governo, ma il suo Presidente del Consiglio, non è che abbia potuto svolgere il programma che si era preposto (sia pur con l’abbondante maggioranza), per i duri contrasti con i compagni di viaggio, che ad un certo punto hanno preteso le sue dimissioni, per non farlo diventare l’unico Presidente a governare per un’intera legislatura.
Con tutto quanto sopra si dimostra, che la governabilità è data dalla comunanza di intenti all’interno dello schieramento di maggioranza, e non certo da come sia regolato il voto elettorale.

Visto, quindi, che storicamente non è stato il sistema elettorale a determinare stabilità di governo e di legislatura, ci si chiede perché allora ci continuino, in maniera bipartisan a mostrare il “dito”.
A mio parere il discorso ha parecchi risvolti: Quasi tutti i partiti non sono pronti ad andare a nuove elezioni; ci sono state svolte epocali (esagero) da una parte e dall’altra, scissioni e/o prese di distanza, sempre da una parte dall’altra. Parlare di nuova legge elettorale, quindi vuol dire prendere tempo; ma non è certo, che una nuova legge verrà effettivamente fatta; perché la nuova legge elettorale, non è altro che una gabbia (come detto bipartisan) entro la quale si vorrebbe imbrigliare “amici” ed avversari politici; i quali, però, questo sanno perché alla fin fine, mirano anche loro allo stesso risultato, e si guarderanno bene di assecondare chi li vuol mettere all’angolo.
Come andrà finire allora? Molto probabilmente come Bertoldo, che sta girando ancora per trovare l’albero idoneo per la sua esecuzione (ed il re sta ancora aspettando).
L’altra alternativa è che ne venga fatta una, di legge elettorale, in linea col motto gattopardesco di cambiare per tener tutto fermo.

La vera svolta (questa volta si) epocale per rendere la politica meno frastagliata e più coesa negli intenti, la possono dare solo ed esclusivamente gli elettori, concentrando i loro suffragi su un numero limitatissimo di partiti e soprattutto di leader, bocciando sonoramente gli altri; ma è pura utopia, primo perché siamo tutti un po’ i commissari tecnici della nazionale e poi, ci possiamo immaginare, dei partiti che fanno una campagna elettorale basata soprattutto sul cercare di far scomparire gli alleati, un’idea del genere non è neanche utopica, sarebbe fantascienza.

Entrando …. finalmente, un po’ nel merito della questione di una nuova legge elettorale, trovo assurdo che si voglia mutuare sistemi di altri paesi, prendendo solo alcuni tasselli del loro mosaico istituzionale; ancora più assurdo è il pensare di prendere tasselli da differenti sistemi, per farne un ibrido (creando magari un novello Frankenstein).
Puntare poi, soprattutto sul sistema tedesco, quasi a voler dimostrare che si vogliono fare le cose seriamente; sistema che proprio con l’ultima legislatura ha dimostrato di aver toppato (come del resto ha fatto, in altre elezioni del passato), certifica una assoluta mancanza di idee nel merito.
Far finta di dimenticare che la grande coalizione (da noi impossibile o quanto meno attualmente improponibile ed alternativamente sistematicamente proposta e rifiutata) sia il risultato della patta tra i due schieramenti allora concorrenti, va contro ogni buon senso.
Dove si vuol arrivare, forse ad aver una barriera che lasci fuori i piccoli partiti? Ma i piccoli partiti si federeranno (es. Rosa nel pugno), in tanti quanti bastano per superare il limite imposto allo sbarramento, dopo di che continueranno a fare quello che fanno adesso (le mine vaganti).
Qualcuno pensa proprio (faccio dei nomi come mi vengono) che Mastella, Di Pietro, Pecoraro Scanio, Diliberto, Mussolini, Storace, Santanchè, Rotondi, Mussi, Angius, Dini, Follini, forse anche Bossi e Casini, nonchè molti altri che sono leader od esponenti di primo piano della costellazione dei micro partiti, davanti ad una soglia di sbarramento si ritirerebbero dalla politica? Sicuramente no, come altrettanto sicuramente troverebbero la maniera di farsi eleggere, perché rappresentano clientele potenti, se non notevoli pacchi di voti, ai quali neanche i grossi partiti possono rinunciare (pena la vittoria dell’avversario), ma allora cosa cambierebbe … forse il fatto che rimasti in sella, avrebbero un maggior numero di conti da regolare con gli “amici” di strada?

Qualcuno dice che la panacea potrebbe essere mettere un limite ai mandati, però anche questo è pura teoria, se gli eventuali colpiti da questa norma, fossero d’accordo, se ne andrebbero da soli, se non sono d’accordo, sicuramente una tale regola non passa.
Non voglio essere catastrofista, però se in una qualche maniera si dovesse risolvere quella quadratura del cerchio, sicuramente attraverso gli apparati dei partiti, gli “epurati” continuerebbero a menar le danze, mandando i propri fedelissimi a presidiare i (loro) fortini del potere.

Chiusura nel segno di una malinconia impotenza, proprio no! Nonostante la classe politica che ci ha governato e che ci governa (od anche per suo merito), siamo ancora la settima potenza economica del mondo, e visto che non abbiamo perso, le potenzialità che ci hanno fatto percorrere negli anni, la strada che, come Nazione, abbiamo fin qui fatto, aspettiamo fiduciosamente di poter guardare la luna piena, al disopra di nuvole che nascondano pietosamente il dito (mostratoci dalla politica), che poi al resto (a far bene), come molto spesso, ci penseranno i privati cittadini.

Ringraziando per la cortese attenzione, distintamente saluto.
Romolo Rubini

*** *** ***

La sua fiducia, nonostante tutto, mi commuove. C’è ancora gente che non si rassegna e crede in un’Italia governabile. Io no.

Supposizioni sulla strage di Bologna

10 Dicembre 2007

Gentile De Carlo,

mi chiamo Gabriele PARADISI e mi rivolgo a Lei per segnalare una
situazione che trovo incresciosa e indegna di una libera democrazia.

Da qualche mese sta avvenendo qualcosa di molto grave che ha portato
già a due interpellanze parlamentari urgenti senza peraltro che la
stampa e i media in genere ne abbiano parlato, tranne qualche
rarissima e limitatissima eccezione.

Tutto nasce da una serie di ’’scoperte’’ operate dal mio gruppo di
lavoro sul mio blog personale (www.cielilimpidi.it), mentre ci stavamo
occupando delle vicende connesse alla strage alla stazione di Bologna
del 2 agosto 1980, anche sulla base della documentazione raccolta
dalla tanto vituperata Commissione Mitrokhin.

Finché il 1° agosto scorso è comparsa sul Manifesto, a firma Guido
AMBROSINO, un’intervista (la prima in assoluto) al terrorista tedesco
Thomas KRAM il quale, dopo 26 anni di irreperibilità e clandestinità
(di cui 20 di latitanza), si è costituito alle autorità tedesche il 4
dicembre 2006.
KRAM, esponente di spicco delle Cellule Rivoluzionarie, una formazione
terroristica legata al gruppo Separat di Ilich Ramirez Sanchez, più
noto come Carlos, risulta dal mandato di cattura della polizia tedesca
un esperto di esplosivi.

Ebbene KRAM trascorse la notte del 1° agosto 1980 in un albergo di
Bologna in pieno centro città, mentre dalla mattina successiva si
persero definitivamente le sue tracce.
Nell’intervista al Manifesto, KRAM espone il suo alibi in maniera
alquanto dettagliata, lasciando intendere che la sua presenza a
Bologna fu del tutto casuale e dovuta al fatto che, alla frontiera di
Chiasso, era stato sottoposto a perquisizione ‘’per ore’’ e questo
contrattempo aveva scombinato tutti i suoi programmi che consistevano
nell’incontrare dapprima un’amica a Milano, per poi proseguire verso
la sua meta finale e cioè Firenze.

In effetti la mattina del 1 ° agosto 1980 KRAM viene segnalato al
posto di frontiera di Chiasso, proveniente da Karlsruhe.
Esiste un telex della Polizia di Frontiera che descrive in maniera
puntuale e particolareggiata cosa avvenne quella mattina e che può
essere così sintetizzato:
1. KRAM era in possesso di un biglietto ferroviario Karlsruhe-Milano.
2. era salito sull’Espresso 201 (‘’Holland-Italien Express’’) alle 3,41
del 1° agosto a Karlsruhe.
3. Giungeva a Chiasso alle 10,30 del mattino e, poiché registrato
sulla Rubrica di Frontiera e segnalato dalle autorità tedesche, era
stato identificato e sottoposto a perquisizione ‘’sotto aspetto
doganale’’.
4. Terminati i controlli, veniva rilasciato e fatto ripartire con
treno 307 delle ore 12,08 alla volta di Milano.

Questa appunto la sequenza che può essere facilmente verificata
leggendo il telex originale compilato dal funzionario dott. Emanuele
MAROTTA.
Nell’intervista rilasciata ad AMBROSINO, curiosamente KRAM per
spiegare gli eventi di quella mattinata si riferisce ad un documento
ben preciso riprendendone le esatte parole. Il documento richiamato è
nientemeno che la Relazione Finale di Minoranza della Commissione
Mitrokhin. Fin qui nulla di male, ma ora confrontando il testo della
Commissione (pagg. 230 e 231) con il telex originale che detto testo
dice di riportare, si evidenziano discrepanze notevoli ed
’’inspiegabili’’, tanto che l’interpretazione finale che i Commissari di
minoranza esplicitamente danno è completamente diversa dalleffettiva
successione dei fatti.

Thomas KRAM infatti viene fatto ‘’arrivare’’ in Italia solo alle ore
12,08 (anziché alle 10,30), lasciando intendere che la successiva
perquisizione abbia in effetti fatto totalmente saltare i suoi
appuntamenti e programmi.
Tale versione, fatta sua dallo stesso KRAM nella citata intervista a
il Manifesto, gli permette di affermare di essere giunto a Bologna
solo in tarda serata impossibilitato a proseguire per Firenze, tanto
che viene registrato nell’Hotel Centrale di Bologna solo dopo la
mezzanotte.

Interpretando correttamente il telex e consultando gli orari
ferroviari dell’epoca è facile dimostrare viceversa che KRAM quel
giorno avrebbe avuto a disposizione un considerevole numero di
coincidenze e di opportunità per giungere in tutta tranquillità a
Firenze prima della mezzanotte.

Al di là di quelle che possono essere le argomentazioni di KRAM
(legittime dando per scontato un suo intento difensivo), quello che
appare strano è come da gennaio 2007 ad oggi ben tre risposte
governative ad altrettante interpellanze urgenti sull’argomento, hanno
continuato a sostenere interpretazioni fantasiose ed improbabili del
telex che descrive quegli eventi, al solo scopo, a nostro avviso, di
giustificare l’insoddisfacente e superficiale attenzione delle
indagini operate sul soggetto in merito ad un suo eventuale
coinvolgimento nella strage della stazione.

Il 25 gennaio, in una prima risposta all’interpellanza n. 2-00324
(primo firmatario Ignazio LA RUSSA), il sottosegretario alla Giustizia
Luigi SCOTTI, ‘’fece compiere’’ al treno 201 il tragitto Karlsruhe -
Milano in appena un ora e mezza, pur di dimostrare che l’ora da cui
far partire i calcoli erano le 12.08.
L’11 ottobre in risposta all’interpellanza n. 2-00766 (primo
firmatario Enzo RAISI), lo stesso SCOTTI, ‘’spostò’’ sul treno 307 (che
partiva da Chiasso alle 12.08) la perquisizione di KRAM.

Infine, per ora, l’8 novembre scorso Luigi LI GOTTI, omologo di
SCOTTI, rispose all’interpellanza n. 2-00830 (primo firmatario RAISI)
sostenendo che la perquisizione, mancando una specifica segnalazione,
poteva essere avvenuta indifferentemente sul treno 201 (arrivato a
Chiasso alle 10.30) o sul 307 partito da Chiasso per Milano alle
12.08, sorvolando del tutto sul fatto, ad esempio, che a KRAM vennero
fotocopiati il biglietto ferroviario, il documento d’identità e un
paio di lettere che aveva con sé. Operazione impossibile da compiere
sul treno, ma solo nei locali di un posto di Polizia.

Va ricordato che KRAM era dotato di un biglietto ferroviario Karlsruhe-Milano,
il treno 201 aveva come destinazione finale Roma, ma fermava
anche nel capoluogo lombardo, dunque KRAM non aveva alcun motivo di
cambiare treno e non si spiega la sua presenza sul treno 307 se non
immaginando una sua ‘’fermata tecnica’’ al posto di Polizia.
Lo stesso KRAM nell’intervista a il Manifesto conferma quanto appena
detto quando dice: ‘’Arrivato a Chiasso [?] mi fecero scendere dal
treno?.

Per la verità KRAM in quella stessa intervista, durante l’esposizione
del suo alibi per il giorno della strage, nel raccontare i suoi
spostamenti la mattina del 2 agosto, introduce una serie incredibile
di altri elementi oggettivamente falsi, ma non è questa la sede per
soffermarvisi, rimandando eventualmente gli approfondimenti alla
lettura degli articoli che abbiamo dedicato alla vicenda.

A noi questa situazione appare quantomeno inquietante e vorremmo che
la stampa, la libera stampa, se ne occupasse in modo adeguato, essendo
tutte queste vicende connesse con il più grave attentato che l’Italia
repubblicana ricordi.

Le indagini sulla strage di Bologna hanno già ufficialmente dei
colpevoli che però continuano a proclamarsi innocenti.
Non spetta certo a noi stabilire se la verità su quella tragedia sia
dunque già nota e indubitabile, ma riteniamo che come minimo si sia
indagato con troppa superficialità su un terrorista acclarato e
pericoloso che, per spiegare la sua presenza sul luogo e nell’ora
della strage, utilizza argomenti palesemente falsi.
Su KRAM la procura di Bologna ha aperto un procedimento e speriamo che
presto sia sentito. Per ora su di lui non v’è alcun capo
d’imputazione, ma potrebbe essere sentito semplicemente come ‘’persona
informata sui fatti’’?

Forse, se la stampa e i media cominciassero ad interessarsi seriamente
alla vicenda, non sarebbe, crediamo, una cosa inutile.

La ringrazio per l’attenzione e la invito, se lo ritiene, a
contattarmi per qualunque delucidazione ritenesse necessaria.

Con l’occasione Le invio cordiali saluti

Gabriele Paradisi
Gabriele@cielilimpidi.com

*** *** ***

Ignoro se gli elementi apportati costituiscano una novità e se siano meritevoli di indagine.

Quante consulenze!

10 Dicembre 2007

Lo sa che Romano, il nostro Romano che dovrebbe cadere in ogni momento e non cade mai, spende 7 milioni di euro l’anno in consulenze? Ha 50 collaboratori pagati fino a 200mila euro. Tra loro l’esperto di araldica e di “semplificazione”. Ha un esercito di 243 esperti a vario titolo, componenti di commisisoni e unità tecniche lautamente rimborsati, soggetti estranei alla presidenza del Consiglio appositamente incaricati e remunerati fio a 200mila euro l’anno. [……]
G. M.

*** *** ***

No. Non lo sapevo. E poi dicono della Moratti!