Archivio di Novembre 2007

La semidemocrazia di Putin

Martedì 27 Novembre 2007

Sono uno studente di 20 anni. E mi interessa molto la politica estera. Soprattutto quel che accade in Russia. E a questo riguardo non nascondo la mia delusione.

Credevo che la Russia fosse diventata un Paese democratico. E in effetti ha un parlamento con diversi partiti in concorrenza fra loro e non costretti a unirsi in un fronte popolare. Ha giornali e networks televisivi, anche di opposizione. Ha sondaggi attendibili e non manipolati.
E allora mi può dire il perchè del giro di vite di Putin?

Perchè impedisce le manifestazioni di protesta nelle strade di Mosca e San Pietroburgo e ne arresta i partecipanti?

Insomma, c’è il rischio di una restaurazione comunista, dopo tante speranze?

Giorgio A, Monza

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Caro Giorgio,
capisco il tuo sconcerto. Ma non penso che la Russia tornerà comunista, anche se (mi dicono) il Kgb ha ripreso a funzionare alla vecchia maniera.

Ero a San Pietroburgo, domenica scorsa. E ho visto la città in stato di assedio. La polizia aveva portato nelle strade principali gli spazzaneve, non perchè si temesse una nevicata ma per bloccare le strade nel caso in cui i manifestanti avessero voluto raggiungere alcuni edifici pubblici.
Ho visto anche un imponente apparato di sicurezza. Polizia dappertutto. Mi avrebbero poi detto che per ogni manifestante (alcune centinaia) c’erano dieci poliziotti.

Ma la cosa che mi ha colpito di più è stata l’indifferenza della popolazione. Indifferenza da ricondurre apparentemente ai sondaggi: due russi su tre approvano l’operato di Putin, che ha rimesso ordine nel Paese e ha rilanciato l’economia (la cui crescita oggi è la più impetuosa d’Europa). Vorrebbero che rimanesse dov’è, cioè alla presidenza. Ma la Costituzione lo vieta. Si accontenterebbero allora di vederlo dirottato al vertice del governo, in attesa di riaverlo fra altri quattro anni alla presidenza.

Gli umori della pubblica opinione, se quei sondaggi sono affidabili, non giustificano certo la repressione nelle strade e la censura dei media. Ma spiegano il largo consenso per un regime che diventa sempre meno democratico e sempre più autoritario. Non comunista, comunque. Contro il comunismo i russi sono vaccinati da 74 anni di sofferenze.

Domenica nelle elezioni per la Duma si avrà la misura di questo consenso. Le previsioni parlano di una maggioranza assoluta al partito di Putin.

Abbiamo perso il treno del nucleare

Martedì 27 Novembre 2007

Caro De Carlo,
mi sembra che la sua analisi del problema nucleare in Italia sia un pò semplicistica.

Qualsiasi valutazione sulla convenienza o meno del naturale non può infatti prescindere dal fatto che, con le attuali tecnologie, si tratta comunque di un energia NON rinnovabile, le cui scorte di “combustibile” hanno una consistenza stimata tutt’altro che rassicurante, tanto da fare sostenere a qualche esperto che potrebbero esaurirsi prima del petrolio.

Il discorso è molto diverso se si parla della vera energia nucleare, cioè la fusione nucleare nelle sue varie forme, che potrebbe veramente rappresentare la soluzione ai problemi energetici del nostro mondo.

Nessun referendum ha mai imposto a nessuno di bloccare la ricerca sul nucleare, la mancanza di fondi è dovuta più semplicemente alla dabbenaggine dei vari governi che si sono succeduti in questi 20 anni, sia di destra, che di sinistra, che hanno pensato bene anche nella questione energetica di non affrontare il problema in chiave strutturale, ma di navigare semplicemente a vista senza investire nulla in ricerca.

Mi piacerebbe quindi riportare la discussione su quello che secondo me è il vero problema: invece che battersi per costruire qualche centrale nucleare a fissione, battiamoci ferocemente perchè finalmente vengano passati fondi adeguati alla ricerca di fonti di energia sostenibili.
Nel frattempo la soluzione tampone non è costruire altre centrali, con qualunque tecnologia, ma è invece fare una seria politica di risparmio energetico! Quante centrali in meno ci servirebbero se riuscissimo a diminuire i nostri consumi di un 10%?

Cordiali saluti,
cesare.navarotto@tiscali.it

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Caro DE CARLO,
tutto vero quanto ha scritto, però bisogna anche comprendere nella responsabilità di quella sciagurata scelta anche l’allora pentapartito guidato da Goria, anche se ha l’attenuante che era di nuova nomina. Può anche esse però, che Craxi da poco dimissionario, si sia voluto prendere una rivincita, continuando la linea del PSI che aveva imposto la deleteria nazionalizzaziopne dell’energia elettrica, ma il partito di maggioranza relativa, ha nascosto la testa sotto la sabbia.
Lasciando le colpe ha chi allora le ha avute (non hanno saputo vedere al dil la del loro presente), colpevolizziamo maggiormente chi dopo aver visto i deleteri effetti di quella decisione, continua pervicacemente a difenderla.

Non basta loro che abbiamo le tariffe dell’energia tra le più alte al mondo, che dopo Cernobyl, non ci sia più stato un incidente in una centrale nucleare che abbia creato pericolo alle aree circostanti (neanche in quelle russe decisamente obsolete), non basta che in questi vent’anni abbiamo bruciato idrocarburi e carbone, immettendo nell’atmosfera una quantità eneorme di polveri sottili, di anidride carbonica, di residui inquinanti di vario tipo, non basta neanche che per tacitare ENEL, ditte fornitrici e per curare la gestione delle centrali dismesse, a tutt’oggi l’utente del’energia abbia pagato un conto enorme di 6.500 milioni di euro (£12.000 miliardi circa), conto che continuiamo e non finiremo mai di pagare; per non parlare del “ricatto” sia politico ed economico da parte di produce gas e petrolio; non basta neanche che le tecnologie, di quelle centrali siano notevolmente cambiate in meglio: Niente, ci si aggrappa ferocemente al referendum del novembre dell’ottantasette, dimenticanto tranquillamente tutti quei referendum che a tutt’oggi a distanza di decenni, sono rimasti sulla carta, nonostante l’esito positivo.
Però, per contro, sono i strenui difensori dell’accordo di Kioto e il loro vangelo è l’ecologia (sempre che non la si ottenga col nucleare).

Al peggio non c’è mai fine.
romrub@libero.it

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“abbiamo perso il treno e che la crisi strutturale e la crisi di competività che attanagliano l’economia italiana”
pensando il sondaggio di “carovita, chi è colpevole”, ho votato “per causa di euro”, ma credo ho sbagliato!
noi abbiamo spesso troppi soldi per avere energia “non made in italy”, se avessimo rispamiato e aver investito i soldi su qualcos’altro, l’Italia non sarebbe in questo modo!
credo, siamo in ciclo negativo!
carovita— no soldi per investire—-benzina cara—-aumentro carovita—-menosoldi—-etc.
ma il tempo non può tornare indietro!
Catherina
aranciadisicilia@gmail.com

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Sì, è proprio vero. Come dice Catherina ‘’aranciadisicilia’’, abbiamo perso il treno.

Perchè tanti terroristi sono sauditi

Venerdì 23 Novembre 2007

Dott. De Carlo,
ha visto quel che ha scritto il New York Times, dico il New York Times cioè a dire uno dei giornali più ferocemente contro Bush?

Se le è sfuggito, glielo dico io: ha scritto che ogni anno entrano in Iraq un migliaio di combattenti stranieri che essendo coloro che poi si fanno saltare nelle strade, nelle piazze, nei mercati, ai posti di blocco io definirei tout court terroristi. Di questi il 41 per cento sono sauditi. Gli altri provengono da diversi Paesi nordafricani, Libia in testa, e dalla vecchia e pavida Europa che ospita imam e mullah che alternano la loro predicazione anticristiana con il reclutamento di ‘’martiri'’ inviati a immolarsi in Iraq.

E allora mi chiedo e anzi le chiedo: che razza di alleati hanno gli Stati Uniti? L’Arabia Saudita non è forse l’alleato tradizionale degli americani in Medio Oriente?
Non ci sono forse accordi politici, strategici, economici tutti ruotanti attorno alla sicurezza delle forniture di petrolio?

Come si spiega un atteggiamento del genere?
Mi può illuminare?
Franco Merloni

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Ci proverò, caro Merloni.
L’Arabia Saudita è la patria delle contraddizioni arabe. E’ una monarchia di stampo feudale in un Paese che grazie al petrolio ha fatto un poderoso balzo nella modernità, mantenendo però strutture, tradizioni, costumi, mentalità antiche. La religione di Stato è ovviamente l’Islam di osservanza sunnita nella sua versione integralista wahabita.

Ebbene nell’appartenenza sunnita sta una prima spiegazione. I wahabiti sono nemici acerrimi degli sciiti che oggi - dopo i trent’anni della dittatura di Saddam Hussein - hanno conquistato il potere a Bagdad. Dunque non sorprendano le simpatie, gli appoggi, i finanziamenti che - aggirando i controlli governativi - finiscono ai sunniti iracheni.

Una seconda spiegazione sta nei dati resi noti di recente dalla Cia. Quei combattenti stranieri, che lei a ragione definisce terroristi, sono inquadrati in Al Qaeda. La cui strategia è anzi era, considerando che ora appare sgominata o almeno molto indebolita, far saltare in aria alternativamente sunniti e sciiti per rinfocolare le rivalità religiose e tribali e mantenere instabile la situazione in Iraq.

Questo disegno sembra essere stato vanificato. Il generale americano Petraeus sembra avere fatto il miracolo. E’ riuscito a staccare i sunniti da Al Qaeda e grazie alla sua tattica, battezzata ‘’surge'’ e basata su un aumento delle forze disponibili, ha inferto colpi si spera mortali alle organizzazioni terroristiche. Sia chiara una cosa però: questa tattica non avrebbe avuto successo se non fosse stata preceduta e accompagnata dal ritrovato appoggio delle comunità sunnite stanche di tanto sangue.

Ma l’aspetto più incoraggiante riguarda proprio la monarchia saudita. Re Abdullah ha finalmente capito che Osama Bin Laden non è un profeta ma un portatore di morte, che il suo obiettivo è il rovesciamento del regime e che per sventare le sue trame è essenziale prosciugare le fonti di finanziamento.
Una tale politica si urta però con il radicalismo islamico interno. E questo è molto più difficile di riportare alla ragione.

Corsi d’italiano disertati dagli immigrati

Domenica 18 Novembre 2007

Caro De Carlo,
ho letto sul Corriere un articolo del solito ammirevole Magdi Allam (ammirevole per la lucidità delle sue argomentazioni e per il coraggio con cui le sostiene). In un’intervista condotta a Parma, il vicesindaco gli ha confessato il fallimento dei corsi di italiano per stranieri organizzati dal Comune stesso e dell’Associazione industriale. Su 16 mila immigrati residenti in città, una bella cifra come si vede in una città che conta meno di duecentomila abitanti, se ne sono presentati cinque. Ripeto cinque. E dire che quei corsi sono gratuiti. Secondo lei da cosa dipende?
A.P.

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Secondo me dipende da due fattori complementari. In primo luogo da chiusura nei confronti della patria di adozione che molti, soprattutto i musulmani, sentono nemica. In secondo luogo da refrattarietà a lasciarsi pienamente integrare.

Studiare una linga straniera non aiuta solo a meglio inserirsi nel mondo del lavoro. Trasmette anche una cultura. E proprio qui sta il problema. Perchè la nostra cultura, laica, liberale, tollerante è incompatibile con quella integralista, illiberale, intollerante degli immigrati che provengono dal Medio Oriente e professano un islamismo fondamentalista. Per costoro non esiste separazione fra sfera civile e sfera religiosa. Quest’ultima, in forza della sharia, ha la preminenza sulla prima. Ed è chiaro che ogni tentativo di integrazione e dunque di omologazione a un principio diverso minaccia il primato religioso.

Così nascono i ghetti, non per esclusione dall’esterno, ma per segregazione dall’interno. E così nascono i conflitti destinati a scoppiare in un futuro più prossimo di quanto non si creda, perchè i musulmani fanno figli e dunque aumenteranno rapidamente di numero e gli italiani non ne fanno e dunque saranno sempre più suscettibili di diventare minoranza in casa propria. La storia è ricca di esempi dei genere.

Il Vaticano e i transfughi nazisti

Domenica 18 Novembre 2007

Gentilissimo Dottore,
mi scuso doverLa importunare, ma quello che Le chiedo riguarda un mio dubbio. Oggi mi è stato recapitato da un amico il film “AMEN”, non so per quale motivo, ma questo amico è di idee di sinistra ed ateo, e quindi io essendo cattolico praticante e di idee non di sinistra, dunque anche Lei può immaginare questa consegna!….
Lei se ha visto questo film che giudizio dà sul comportamento della Chiesa e del Vaticano, fino a favorire alcuni nazisti ad espatriare in Sud America? E’ vero od è un fatto su cui il regista ha calcato la mano? La ringrazio per la Sua gentilezza e la saluto cordialmente.
Arnaldo Felici

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Non ho visto quel film e non ne ho sentito parlare. Quanto all’atteggiamento della Chiesa e del Vaticano non trovo nulla di scandaloso o di riprovevole. Sono centinaia, forse migliaia coloro che nei mesi immediatente successivi al più sanguinoso e lungo conflitto della moderna storia europea debbono la vita a un sacerdote, a un convento, a un passaporto senza del quale sarebbero stati vittime di vendette.

Non so se fra i transfughi la cui salvezza è fatta risalire alla Chiesa e al Vaticano ci fossero anche personaggi odiosi, criminali nazisti del livello di Eichmann o Mengele. Penso però di poter dire che se fossero stati riconosciuti non sarebbero stati aiutati.