Archivio di Maggio 2007

Ecco come calcolare i premi di maggioranza

Lunedì 28 Maggio 2007

Egr. Dottor De Carlo
…la ringrazio per la sua premura; non è tanto per la pubblicazione sul suo blog che ho inviato la mia proposta…
Il mio interesse è conoscere il parere di una persona esperta sull’argomento.
Il concetto del mio intervento è quello di venire incontro a proposte già espresse da vari politici. di non dare premi indiscriminati a coalizioni, ma premiare il partito preminente come massima espressione popolare per metterlo al riparo da veti di minonoranze anch’esse avvantaggiate dal premio di coalizione.

Il pregio del metodo è quello di favorire maggiormente i partiti come unità di pensiero che coalizioni opportuniste per l’accaparramento del potere come si è verificato in queste ultime elezioni.

Lo schema è quello già comunicato: si moltiplicano i voti ricevuti da ciascuna lista per:

2 per la lista col massimo numero di voti

1,5 per la lista subito inferiore

1,3 per la lista subito inferiore

1,2 per la lista subito inferiore

1,1 per la lista subito inferiore

1 per tutte le altre liste.

Se nelle ultime elezioni fosse stato applicato questo metodo, i risultati sarebbero stati:

MAGGIORITARIO
PONDERATO

Lista
Voti
%
Seggi

Coef,
Voti
%
seggi
Var,

L’Ulivo
11.930.983
31,27
193
220
2,0
23861966
42,04
259
39

Forza Italia
9.048.976
23,72
146
137
1,5
13573464
23,91
148
11

Alleanza Nazionale
4.707.126
12,34
76
71
1,3
6119264
10,78
67
-4

Udc
2.580.190
6,76
42
39
1,2
3096228
5,45
34
-5

Rifondazione Comunista
2.229.464
5,84
36
41
1,1
2452410
4,32
27
-14

Con evidente vantaggio del partito egemone.
Gli altri partiti dopo il quinto subiscono penalizzazioni ma hanno assicurata una presenza in parlamento per far sentire la loro voce: vengono esclusi quei partiti che non raggiungono lo 0,15% di voti..

Lascio a Lei la facoltà di sintetizzare, se crede opportuno pubblicare.

Un ringraziamento ed un saluto

Ing. Sergio Mannucci

Firenze: 28-5-2007

*** *** ***

Ecco un progetto semplice, praticabile, intelligente di ingegneria elettorale. Compatibile sia con una larga rappresentativita’ sia al tempo stesso con la formazione di maggioranze stabili.

Complimenti ingegnere Mannucci! Ma dubito che gli addetti ai lavori ne terranno conto. A loro interessa solo sopravvivere, continuare a concimare l’orticello elettorale che spesso non va piu’ in la’ di una frazione di punto ma che garantisce anche potere e sovvenzioni statali. Amen!

Saddam e i popcorn

Domenica 27 Maggio 2007

Saddam sarebbe stato l’unico uomo in grado di poter suggerire agli americani il modo di sbarazzarsi del problema iracheno. Invece hanno preferito godersi lo spettacolo dell’impiccagione, in compagnia di un bel secchiello di popcorn.
Nel mio articolo l’ho ben sottolineato. Ciao, Francesco.
http://realismostorico.blogspot.com/

*** *** ***

L’ho scritto piu’ volte. Per far fuori Saddam, se proprio non lo si riteneva piu’ controllabile e dunque pericoloso, non era necessario scatenare una guerra. Bastava una bella congiura di palazzo, come usava fare la Cia una volta quando ancora funzionava. A condizione comunque che deposto un Saddam se ne nominasse un altro.

Referndum elettorale: un’altra presa in giro

Domenica 27 Maggio 2007

Caro De Carlo,
Vedo che persino Di Pietro, dico Di Pietro il moralizzatore di Mani Pulite che ora però sono tornate sporche a contatto con la dissociata maggioranza di cui fa parte, invoca il referendum come mezzo liberatorio dai mali nazionali. Il referendum dovrebbe riformare la legge elettorale e eliminare la vergogna di un parlamento in cui sono rappresentati oltre venti partiti.
Vedo anche che i piccoli partiti fanno fuoco e fiamme e li capisco. Nessuno è disposto a suicidarsi in nome della governabilità. A piccoli partiti non interessa un fico secco della governabilità. Interessa solo continuare a esistere e assicurarsi così i finanziamenti pubblici connessi alla pura esistenza.
Ma allora che fare? Dobbiamo continuare a farci ricattare dai vari Diliberto, Mastella, Casini, Bossi, Boselli, tanto per citarne alcuni? Dobbiamo rassegnarci ad affondare senza nemmeno tentare di tornare a galla?
Alvaro Miceli

*** *** ***
Sì, caro Miceli, non rimane che rassegnarci. L’Italia si conferma irriformabile. Almeno nel breve termine. Per cui i nani della politica continueranno a ricattare i loro maggiori alleati e a paralizzare l’intero sistema. Né si illuda sul referendum. Se si terrà, ripeto se si terrà, e se dovesse passare la richiesta principe che è quella di un premio di maggioranza da assegnare ai partiti e non alla coalizione, saremo presi in giro come avvenne all’indomani del referendum del 1993.
Allora avevamo votato per l’abolizione del proporzionale (e dunque implicitamente per l’adozione del maggioritario) e il Parlamento nazionale ci regalò un sistema misto che anziché ridurre aumentò il numero dei partiti. Poi ci pensò Berlusconi a ritornare all’antico con il ripristino del proporzionale. Con il bel risultato che per far piacere alla pattuglia democristiana ci rimise le penne.
Ora si cercano correttivi al proporzionale come mezzo per ridurre il numero dei partiti, quando invece la cosa più logica sarebbe abrogarlo una volta per tutte. Il correttivo proposto dai referendari consiste nell’assegnare il premio di maggioranza al partito che ha preso più voti e non alla coalizione.
Stia tranquillo: andrà a finire, come nota Sartori, che un minuto dopo le elezioni la lista che ha ottenuto più voti si ridividerà in tutti i partiti e partitini che la compongono. E dunque addio prospettiva di governi più stabili. Insomma un’altra presa in giro.

Mentalità e camorra

Domenica 27 Maggio 2007

La continua “emergenza rifiuti” che affligge Napoli mette in primo piano la
«mentalità napoletana». Ma qual è questa mentalità? A dirlo non basterebbero
pagine e pagine zeppe di giudizi, analisi, aneddoti, ricordi. Ho aggiunto la
parola «ricordi», perché per parlare di Napoli occorre avervi vissuto. Io mi
limiterò a mettere in evidenza un aspetto fondamentale dello spirito
partenopeo: il culto spasmodico da parte dell’individuo della “superiorità”;
superiorità non solo d’animo, di generosità, d’intelligenza, d’arguzia, ma anche
di ceto, di denaro, di potere, di scaltrezza. Forse in pochi altri posti esiste
come a Napoli una frattura così profonda tra il lavoro manuale e quello non
manuale. Nell’ex perla del Mediterraneo potenti e sempre presenti sono i
simboli che identificano le classi elevate e le classi umili, che distinguono
cioè i “signori” dai “fetenti”. Questo culto spasmodico dell’elevazione sociale
crea nell’individuo un’idiosincrasia verso tutto ciò che rischia di collegarlo
alle classi umili, ai “cafoni” insomma.
A Napoli non sembra essersi ancora spenta l’eco della tremenda miseria dei
secoli passati, quando all’ombra del Vesuvio l’umanità era divisa tra plebe e
nobiltà. Questo baratro tra plebe e nobiltà e questa ossessione
dell’innalzamento sociale sono stati evidenti anche in Totò, quintessenza della
napoletanità. Il Totò lazzarone, figlio della plebe, nato in un basso, cresciuto
con lo stomaco vuoto, coltivò per tutta la vita un sogno patetico di nobiltà,
rivendicando per sé un fantomatico blasone nobiliare come “Principe di
Costantinopoli”. Totò, infatti, riteneva di discendere da lombi nobilissimi.
Culto della forma, spagnolismo, individualismo anarchico, ossessione dello
status sociale sono tra i fattori che impediscono a Napoli di entrare nella
modernità. “Rimbocchiamoci le maniche!” o ancora “Raccogliamo e smaltiamo noi
stessi l’immondizia” è un grido d’azione che nella stagnante realtà partenopea
non potrà mai essere lanciato né da un napoletano del ceto superiore né da uno
delle classi umili. A Napoli ciò equivarrebbe a “sporcarsi le mani”. E lo
sporcarsi le mani è “da cafoni”.
Claudio Antonelli (Montréal)

*** *** ***

La mentalità è quella che è, d’accordo. Ma non dimentichi le responsabilità del governo regionale guidato dal postcomunsta Bassolino. Sotto la sua presidenza la camorra l’ha fatta da padrona e la regione affoga nella spazzatura e nel ridicolo. Povera Campania! Chi andrà più in vacanza da quelle parti?

Solo 15 ministri in Francia

Domenica 20 Maggio 2007

Caro Dott. De Carlo,
sappiamo che scrivendoLe sfondiamo una porta aperta. Sappiamo cioè che Lei è sicuramente d’accordo con quanto stiamo per dire. Ma la rabbia ci impone di cercare conforto…
…Abbiamo seguito le elezioni francesi. Beati loro! Hanno voltato pagina. Ha vinto la Francia che vuole disintossicarsi dal socialismo.
E noi italiani? Noi siamo governati da coloro che sono stati sconfessati dalla storia e che dovrebbero andare a nascondersi anziché pontificare dalla televisione.
…Ma la cosa che desta la maggiore invidia sono la composizione del nuovo governo e la rapidità d’azione del nuovo presidente Sarkozy. Quindici ministri e quindici sottosegretari. Trenta in tutto.
E noi italiani? Noi ne abbiamo 108.
…Lasciamo stare i risultati. Ci limitiamo a notare che Sarkozy, a differenza del nostro capo di governo, dimostra un profondo rispetto per il denaro pubblico. E dimostra anche un vivo senso di rinnovamento e un profondo rispetto per il ruolo della donna. La metà del suo gabinetto è formato da donne.
E noi italiani? Noi continuiamo ad avere i nostri vecchi arnesi imposti dalle segreterie dei partiti, superpagati, superinefficienti, inaffondabili.
Mah!…
Giorgio, Matteo, Federico

*** *** ***
Sì con me sfondate una porta aperta. Mi unisco alla vostra invidia.