L’Italia è governabile?

Gent.mo signor DE CARLO dott. Cesare.

Ancora una volta la “politica” ci vuol far alzare la testa (avere la nostra attenzione) per farci guardare il dito, nascondendoci però la luna.

Si, perché è impensabile che credano a quello che dicono. E’ impensabile, infatti, che ci siano politici che credano che la governabilità e la stabilità di una legislatura, venga determinata da una legge elettorale. La nostra storia parlamentare, dimostra che non è assolutamente vero:
Abbiamo votato per circa quarantasei anni con il proporzionale, avendone maggioranze forti, e senza alcuna possibilità di alternanza, perché l’opposizione rappresentava ideologie contrapposte, abbiamo avuto 48 governi, dalla vita media (escludendo i periodi di vacanza) di 10 mesi circa.
La sicurezza di essere sempre e comunque maggioranza, faceva cadere i governi e qualche volta anche le legislature, solo perché era variato, o si voleva far variare il rapporto di forza tra i partiti od all’interno dei partiti stessi.
Siamo passati al sistema misto (tre quarti maggioritario, il resto proporzionale), il primo governo è durato 6 mesi, si è ricorso ad un governo tecnico e la legislatura è finita anticipatamente, durando complessivamente circa due anni.
La successiva legislatura, ha prodotto quattro governi (vita media 15 mesi).
La terza solo due governi (eccezione … che conferma la regola), con il record di continuità per un governo.La maggioranza (che aveva i numeri) si è votata una legge su misura, legge che l’opposizione ha contrastato in tutte le maniere, anche le più rozze (sul piano verbale), e continua a contestarla ancora adesso, nonostante che sia risultato chiaro, che con la legge precedente (fatta da loro e quindi ritenuta virtuosa) avrebbe perso; perché a parità di voti ottenuti, alla concentrazione di voti nelle regioni “rosse”, avrebbe corrisposto una minor presenza in termine di voti, nelle altre regioni, quindi meno collegi conquistati.
A differenza però delle ampie maggioranze (senza possibilità di alternanza) che avevano condizionato la durata dei governi, il lievissimo scarto in una Camera, vista la possibilità di alternanza, è diventata invece una barriera invalicabile, che regge a tutte le procelle, del mare tempestoso della politica, dato che l’alternativa è il naufragio (dura da 18 mesi e prosegue).
Come si vede non sono le grandi maggioranze che garantiscono la stabilità.

In tema di governabilità, non è assolutamente detto che sia la durata dei governi, il bene assoluto, ricordo che nei primi quarantasei anni, nonostante la ridotta vita media dei governi (i predetti 10 mesi), da paese disastrato postbellico siamo diventati (per un periodo), la quinta potenza economica del mondo. Nell’ultima legislatura, il governo di centro destra ha battuto il record assoluto di durata di un governo, ma il suo Presidente del Consiglio, non è che abbia potuto svolgere il programma che si era preposto (sia pur con l’abbondante maggioranza), per i duri contrasti con i compagni di viaggio, che ad un certo punto hanno preteso le sue dimissioni, per non farlo diventare l’unico Presidente a governare per un’intera legislatura.
Con tutto quanto sopra si dimostra, che la governabilità è data dalla comunanza di intenti all’interno dello schieramento di maggioranza, e non certo da come sia regolato il voto elettorale.

Visto, quindi, che storicamente non è stato il sistema elettorale a determinare stabilità di governo e di legislatura, ci si chiede perché allora ci continuino, in maniera bipartisan a mostrare il “dito”.
A mio parere il discorso ha parecchi risvolti: Quasi tutti i partiti non sono pronti ad andare a nuove elezioni; ci sono state svolte epocali (esagero) da una parte e dall’altra, scissioni e/o prese di distanza, sempre da una parte dall’altra. Parlare di nuova legge elettorale, quindi vuol dire prendere tempo; ma non è certo, che una nuova legge verrà effettivamente fatta; perché la nuova legge elettorale, non è altro che una gabbia (come detto bipartisan) entro la quale si vorrebbe imbrigliare “amici” ed avversari politici; i quali, però, questo sanno perché alla fin fine, mirano anche loro allo stesso risultato, e si guarderanno bene di assecondare chi li vuol mettere all’angolo.
Come andrà finire allora? Molto probabilmente come Bertoldo, che sta girando ancora per trovare l’albero idoneo per la sua esecuzione (ed il re sta ancora aspettando).
L’altra alternativa è che ne venga fatta una, di legge elettorale, in linea col motto gattopardesco di cambiare per tener tutto fermo.

La vera svolta (questa volta si) epocale per rendere la politica meno frastagliata e più coesa negli intenti, la possono dare solo ed esclusivamente gli elettori, concentrando i loro suffragi su un numero limitatissimo di partiti e soprattutto di leader, bocciando sonoramente gli altri; ma è pura utopia, primo perché siamo tutti un po’ i commissari tecnici della nazionale e poi, ci possiamo immaginare, dei partiti che fanno una campagna elettorale basata soprattutto sul cercare di far scomparire gli alleati, un’idea del genere non è neanche utopica, sarebbe fantascienza.

Entrando …. finalmente, un po’ nel merito della questione di una nuova legge elettorale, trovo assurdo che si voglia mutuare sistemi di altri paesi, prendendo solo alcuni tasselli del loro mosaico istituzionale; ancora più assurdo è il pensare di prendere tasselli da differenti sistemi, per farne un ibrido (creando magari un novello Frankenstein).
Puntare poi, soprattutto sul sistema tedesco, quasi a voler dimostrare che si vogliono fare le cose seriamente; sistema che proprio con l’ultima legislatura ha dimostrato di aver toppato (come del resto ha fatto, in altre elezioni del passato), certifica una assoluta mancanza di idee nel merito.
Far finta di dimenticare che la grande coalizione (da noi impossibile o quanto meno attualmente improponibile ed alternativamente sistematicamente proposta e rifiutata) sia il risultato della patta tra i due schieramenti allora concorrenti, va contro ogni buon senso.
Dove si vuol arrivare, forse ad aver una barriera che lasci fuori i piccoli partiti? Ma i piccoli partiti si federeranno (es. Rosa nel pugno), in tanti quanti bastano per superare il limite imposto allo sbarramento, dopo di che continueranno a fare quello che fanno adesso (le mine vaganti).
Qualcuno pensa proprio (faccio dei nomi come mi vengono) che Mastella, Di Pietro, Pecoraro Scanio, Diliberto, Mussolini, Storace, Santanchè, Rotondi, Mussi, Angius, Dini, Follini, forse anche Bossi e Casini, nonchè molti altri che sono leader od esponenti di primo piano della costellazione dei micro partiti, davanti ad una soglia di sbarramento si ritirerebbero dalla politica? Sicuramente no, come altrettanto sicuramente troverebbero la maniera di farsi eleggere, perché rappresentano clientele potenti, se non notevoli pacchi di voti, ai quali neanche i grossi partiti possono rinunciare (pena la vittoria dell’avversario), ma allora cosa cambierebbe … forse il fatto che rimasti in sella, avrebbero un maggior numero di conti da regolare con gli “amici” di strada?

Qualcuno dice che la panacea potrebbe essere mettere un limite ai mandati, però anche questo è pura teoria, se gli eventuali colpiti da questa norma, fossero d’accordo, se ne andrebbero da soli, se non sono d’accordo, sicuramente una tale regola non passa.
Non voglio essere catastrofista, però se in una qualche maniera si dovesse risolvere quella quadratura del cerchio, sicuramente attraverso gli apparati dei partiti, gli “epurati” continuerebbero a menar le danze, mandando i propri fedelissimi a presidiare i (loro) fortini del potere.

Chiusura nel segno di una malinconia impotenza, proprio no! Nonostante la classe politica che ci ha governato e che ci governa (od anche per suo merito), siamo ancora la settima potenza economica del mondo, e visto che non abbiamo perso, le potenzialità che ci hanno fatto percorrere negli anni, la strada che, come Nazione, abbiamo fin qui fatto, aspettiamo fiduciosamente di poter guardare la luna piena, al disopra di nuvole che nascondano pietosamente il dito (mostratoci dalla politica), che poi al resto (a far bene), come molto spesso, ci penseranno i privati cittadini.

Ringraziando per la cortese attenzione, distintamente saluto.
Romolo Rubini

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La sua fiducia, nonostante tutto, mi commuove. C’è ancora gente che non si rassegna e crede in un’Italia governabile. Io no.

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