Archivio di Settembre 2007

Furti

Lunedì 24 Settembre 2007

di Jone, 67 anni, Bologna

Ho letto sul Carlino del furto a Gianni Morandi di 20.000,00 euro. Io sabato 22/09 al supermercato mi hanno rubato il portafoglio con dentro 200 euro e tutti i documenti,ma per me sono come 20.000,00 quindi,mi dispiace per Morandi,e ancor di più per me.(la borsa,l’avevo a tracolla no sul carrello della spesa).

Grazie bologna!

Lunedì 24 Settembre 2007

di Vita, 33 anni, Bologna
Vivo in questa città da 13 anni e la amo. I miei figli sono nati qui, in via D’azeglio. negli ultimi anni abbiamo assistito a un lento ma inesorabile degrado della città poi un giorno vedo una pubblicità su un autobus del progetto mambo per la riqualificazione del centro storico. E allora mi metto in moto e soprattutto mi metto in discussione, presento un progetto. Oggi vado a ritirare l’esito della domanda: non idoneo. Bene, vi informo che il mio contributo, se mi fosse stato dato, sarebbe stato davvero esiguo (7.500), poi mi chiedo e vi chiedo: io amo questa città e vorrei anzi voglio riqualificarla ma i nostri governanti la amano?
Grazie Bologna!

Parliamo lingue diverse

Lunedì 24 Settembre 2007

di Roberto Aldrovandi, 50 anni, Budrio (Bo)

A prescindere da ogni opinione sul V-day di Beppe Grillo: centinaia di migliaia di cittadini vanno in piazza, e lanciano il seguente messaggio “basta con politici inamovibili, con i pregiudicati in parlamento, con i vergognosi privilegi in spregio a quanti faticano a sbarcare il lunario…il giorno seguente D’Alema,laconico risponde “invece di lanciare messaggi violenti, i cittadini dovrebbero collaborare per ovviare alla fragilità delle istituzioni….” e via discorrendo nel solito politichese ermetico. Se qualcuno aveva bisogno della prova di come ormai il distacco fra i cittadini-sudditi e la casta dei politici sia abissale ed incolmabile, eccola! Ormai, noi gente comune, ci sentiamo come doveva sentirsi la plebe di Francia prima della grande rivoluzione: l’arroganza dei privilegiati nei confronti della miseria di chi non lo era, provocherà il collasso del sistema, ed oggi, con l’antica nobiltà sostituita nella nostra pseudodemocrazia dalla casta dei privilegiati della politica, mi sembra che ci si stia andando nella stessa direzione

I nostri bambini

Lunedì 24 Settembre 2007

di Carlotta, 43 anni, Pisa

Mi guardo intorno e rifletto. Rifletto pensierosa sul futuro dei nostri bambini.
La loro istruzione.
I loro giochi.
Il loro verde.
Il loro benessere.
Vorrei sedermi su di una panchina con il rumore delle foglie a farmi compagnia. Vorrei sedermi ad ascoltare il fluire del fiume. Vorrei sedermi senza dover aver paura degli estranei. Senza il timore di veder salire mia figlia su uno scivolo, ormai casa di chi vuol farsi uno spinello o peggio ancora un buco.
Vorrei sedermi e sorridere al futuro di mia figlia. Saperla felice su un banco di scuola. Saperla motivata. Saperla ascoltata.
Mi ha colpito quando guardando un film mi ha detto: “Quanto vorrei avere un insegnante così mamma, che ci parla in questo modo…sono convinta che imparerei tante cose”.
Sono rimasta impietrita, attonita. Pensando alla sua scuola. Pensando ai suoi insegnanti.
E cosa potevo rispondere quando mi ha detto: “Tanto lo so che il parco giochi non lo costruiranno mai. Ci hanno fatto fare tutti i disegni e vi hanno chiamato a fare la riunione ma il nostro parco giochi non lo potremo vedere”.
Rabbia. Dolore. Sbigottimento. Verso una città che non sa cosa significa essere bambino.
Cosa posso fare? Come cittadina mi sento impotente. Come mamma mi sento piena di amarezza. Per non poter rispondere a certe domande. Per non potermi muovere di fronte a una scuola ingessata e svogliata, priva di quella passione che tanto incanta i bambini e li fa crescere curiosi.
Di fronte a una città grigia, piena di rotonde (siano mai paragonabili a quelle dei nostri cugini francesi con laghetti e giardini) tristi e decadenti, ma senza verde, senza quello che è l’anima vera di ogni luogo.
Di fronte ad uno sport messo in un angolo. Poche strutture. Magazzini. Seminterrati. Palestre non controllate. Piscine che sembrano appartenere ad un’altra epoca.

Poi guardo lontano.
Vedo asili di eccellenza a Reggio Emilia.
Vedo parchi e aree gioco piene di verde in metropoli come Milano.
Vedo palestre e piscine all’avanguardia nella vicina Livorno.

Ed è così che nasce un profondo desiderio di andar via. Una vergogna di essere cittadino senza armi. Senza identità .