Karin, la stella alpina.
Piccolo profilo della grande
promessa del nostro tennis.
Sarà lei la prima top 10 azzurra?
Domani sfida la Safarova a Miami.
Due interventi di Panajotti il coach della Schiavone: “E Francesca allora?”

 
28 Marzo 2008 Articolo di Roberto Commentucci
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Virtual Tour: day 3!

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Nell’International Press Clipps trovate M. Hodgkinson sui nuovi CONTROLLI FISICI che Roger Federer dovrà sostenere dopo Miami, N. Harman sulla BELLA E ASSENTE Sharapova, M. Kaufman sul RITORNO ALLA REALTA’ per Fish e molto altro ancora…


Colpi esplosivi, grandi margini di miglioramento e un carattere d’acciaio. La sofferta scelta fra il tennis e lo sci. C’è mai stata un’azzurra in grado di esprimere un così elevato livello di gioco alla sua età? E pensare che si allena full time solo da 7 anni…

Great match! Who knows more about that German girl? She’s so powerful…

Le piccole tribune del campo numero 7 del magnifico impianto del Roland Garros si erano venute lentamente riempiendo. La talentuosa mancina svizzera Patty Schnyder, una delle più forti tenniste al mondo sulla terra rossa, era alle prese da oltre due ore con una robusta ragazzona dall’aspetto teutonico, che scagliava diritti e rovesci di potenza belluina, costringendo la più famosa avversaria a rincorse disperate. Il pubblico, decisamente cosmopolita, era sconcertato e diviso. Non si aspettava un match così equilibrato. Alcuni avevano preso le parti della svizzera, temendo la prematura uscita di una giocatrice divertente. Altri invece, erano ammirati dalla sconosciuta valchiria che continuava a lottare, picchiando selvaggiamente sulle diaboliche rotazioni della Schnyder, lo sguardo fermo e determinato. Sul 5 pari nel terzo set, Patty iniziò seriamente a preoccuparsi. Si era agevolmente aggiudicata la prima partita, evitando accuratamente di dare ritmo all’avversaria: parabole alte, liftate, con il diritto, alternate ad improvvise accelerazioni con il rovescio incrociato stretto o con il diritto lungolinea. Ma poi a metà del secondo set l’incontro era cambiato: quella di là aveva trovato il tempo giusto sulla palla, aveva smesso di sbagliare, e continuava rimandarle delle gran bordate, sempre più vicine alle righe. Accidenti, ma chi è questa qua, un’altra di quelle russe tutte muscoli? Alla fine, dopo una lotta estenuante, Patty impone la sua maggiore esperienza ad alto livello e si aggiudica l’incontro, con un sospirone di sollievo. Grandi applausi per entrambe, poi il pubblico sfolla, soddisfatto per lo spettacolo.

Great match! Who knows more about that German girl? She’s so powerful…
Monsieur, she is not German… cette joueur c’est Italienne…
Italian?… That’s strange…

Eh, si, strano ma vero. Si tratta proprio di una delle nostre giocatrici, forse la più promettente: la ventenne Karin Knapp da Luttago, un minuscolo paesino della Valle Aurina, in Alto Adige, che nella scorsa edizione del Roland Garros, in un incontro di terzo turno, arriva molto vicina ad una autentica impresa. All’improvviso, tutti nell’ambiente in fondo ristretto del nostro tennis si accorgono di lei. Viene fuori che ha iniziato a giocare a 7 anni, avviata dai genitori, modesti praticanti. Che fino a 14 anni ha giocato solo d’estate, mentre d’inverno, come tutti da quelle parti, mette un bel paio di sci ai piedi, e di impugnare di nuovo la racchetta se ne riparla a primavera. A un certo punto, però, Karin si rende conto che forse il tennis può diventare la sua vita, e si trasferisce a Caldaro, dove Massimo Sartori, coach di un biondino diciottenne, magro e taciturno (il nome lo sapete), la affida alle cure di un giovane tecnico che si è fatto le ossa nel centro di Cividino: Marco Boesso. I due capiscono subito di avere fra le mani una macchina di grossa cilindrata. Karin è già molto alta, è robusta, probabilmente nessuna quindicenne nella storia del tennis italiano ha mai tirato così forte. Ma c’è tanto da lavorare. L’approccio part time fin lì seguito ha lasciato molte scorie nella tecnica e nel fisico dell’altoatesina. L’apertura del diritto è troppo ampia, i piedi non sono rapidi, la corsa al rovescio è lacunosa, la mano ruvida, il gioco al volo inesistente. Ma Karin vince lo stesso: ha una grande determinazione negli allenamenti e in campo non molla mai, è una lottatrice indomita. E quando a accelera a tutto braccio lascia ferme le avversarie. Ben presto la nostra inizia a farsi largo nei tornei ITF, trascurando il circuito juniores per accumulare al più presto possibile punti ed esperienza a livello pro.

Il primo exploit ad alto livello la nostra montanara lo mette a segno nel luglio del 2006, ai Campionati Internazionali di Sicilia. Karin ci arriva da n. 249 del mondo. Da inizio anno non ha progredito molto, appena una cinquantina di posizioni, ma ha perso un sacco di partite sul filo di lana, anche con avversarie di ottima classifica. Boesso le ripete di avere fiducia, il suo livello di gioco sta salendo, presto la classifica migliorerà. E a Palermo Karin fa il botto. Passa le qualificazioni, schianta alla distanza, nel primo turno, l’altra valligiana azzurra Nathalie Vierin, e poi, fra la sorpresa generale, supera nettamente la mancina ceka Iveta Benesova, una solida giocatrice da tempo fra le prime 50 del ranking. Nei quarti di finale, in diretta tv su Rai Sport Satellite, Karin impegna allo spasimo, giocando un gran tennis, Anabel Medina Garrigues, una delle più forti terraiole del mondo. La spagnola, costretta sulla difensiva per tutto l’incontro, la spunta per miracolo, per poi rendere omaggio all’azzurra: “Non la conoscevo, mi ha davvero impressionato. Poche giocatrici hanno una palla così pesante. Può arrivare molto lontano”. Quel torneo segna la svolta della carriera per l’altoatesina, che prende fiducia, acquista continuità e chiude l’anno intorno alla 120° posizione (dopo aver ottenuto nel torneo indoor di Lussemburgo la sua prima vittoria contro una top 20, la tedesca Groenefeld). Il 2007 è l’anno della consacrazione. Karin, sempre ben seguita e programmata dal suo team, ormai gioca stabilmente i tornei importanti, continua a battere giocatrici di buon livello e a impegnare duramente le più forti. Dopo il gran match con la Schnyder a Parigi l’altoatesina, praticamente all’esordio sull’erba, rischia di portare via un set a Nicole Vaidisova a Wimbledon. Il resto lo abbiamo ancora negli occhi: la finale raggiunta poche settimane fa nel prestigioso torneo di Anversa (prendendosi la rivincita su Patty) dove non sfigura davanti a Justine Henin, e un rank ormai prossimo alle prime 30 del mondo, a 20 anni e 8 mesi.

Ma come gioca Karin Knapp? Beh, in modo diverso da qualsiasi altra italiana. Intanto, la battuta: Karin, quasi 1,85 di altezza, due spalle da canottiere, ha una prima palla di servizio molto potente e incisiva, che le da parecchi punti diretti. Molto buono è anche lo slice, mentre la seconda è un colpo che va e viene. Il gesto di servizio di Karin, più volte modificato, non le consente ancora di servire un buon kick, e questo la porta a rischiare spesso tantissimo la seconda palla, specie quando è sotto pressione. Insomma, il servizio è il “termometro” del gioco della Knapp. Quando è in fiducia, tranquilla, rilassata, tira giù delle gran bordate e gioca seconde profondissime, comandando lo scambio. Quando è tesa, quando sente troppo la partita, o quando c’è molto vento, Karin si contrae e si scompone, commettendo un mucchio di doppi falli. Dei due fondamentali, il migliore è il diritto, pesante, carico di rotazione e insieme veloce, un colpo che lei gioca molto bene anche in corsa. Nel tempo, l’apertura si è un po’ accorciata, consentendole un buonissimo rendimento anche sul veloce.
Molto potente è anche il rovescio bimane, indirizzato con buoni angoli nella traiettoria incrociata e davvero devastante nell’accelerazione in lungolinea. Anche questo però è un colpo “ballerino” che la ragazza tende a perdere quando è costretta a giocare in corsa.
A dire il vero, il resto del repertorio tecnico della Knapp è ancora piuttosto limitato. Il ricorso alla palla corta è molto raro, nonostante spedisca spesso le avversarie a difendersi sui teloni. Nel gioco al volo paga la relativa lentezza dello spostamento in avanti e una certa ruvidezza della mano. La voleè di diritto, poi, risente dell’impugnatura molto chiusa che Karin usa da quel lato, mentre la voleè di rovescio è più sicura. Lo smash, nonostante la statura, è decisamente migliorabile.
Sotto il profilo fisico negli anni sono stati compiuti notevoli progressi, trasformando gradualmente i piedi della sciatrice in piedi da tennista. Ma c’è ancora tanto da lavorare per migliorare il primo passo, la reattività, il cambio di direzione, la prontezza nell’entrare in campo e aggredire sui colpi più corti dell’avversaria.
Questi limiti spiegano in parte anche la tattica di gioco dell’azzurra. Non essendo in possesso di troppe variazioni, e non troppo sicura della sua rapidità di spostamento, Karin se non riesce a prendere l’iniziativa con i colpi di inizio gioco (va detto che ha un’ottima risposta aggressiva) imposta lo scambio cercando di tirare molto forte in centro, per non dare angolo, per poi sfruttare il suo peso di palla e tentare l’accelerazione vincente.
Eppure, pur con tutte queste lacune, la Knapp è già fortissima. Negli ultimi 20 anni mai un’italiana era arrivata alla sua età ad avere un ranking così prestigioso, e nessuna di quelle che ci erano riuscite (bisogna risalire a Reggi e Cecchini) aveva mostrato picchi di rendimento così elevati contro le giocatrici più forti.
E’ probabilmente proprio l’esistenza di così ampi margini di miglioramento, insieme con la fiducia nella competenza del team di Caldaro, che porta tanti appassionati a sognare ad occhi aperti: sarà Karin la prima top 10 del nostro tennis in rosa?

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11 Commenti a “Karin, la stella alpina.
Piccolo profilo della grande
promessa del nostro tennis.
Sarà lei la prima top 10 azzurra?
Domani sfida la Safarova a Miami.
Due interventi di Panajotti il coach della Schiavone: “E Francesca allora?””

  1. ivan802 scrive:

    un piacere leggere le schede di Roby…io cmq sulla Knapp nelle 10 credo poco nelle 20 invece può starci tranquillamente…

  2. Avec Double Cordage scrive:

    Roberto sei un maestro, questo è un altro dei tuoi articoli da incorniciare!

  3. Nikolik scrive:

    Karin entrerà sicuramente tra le prime 10 del mondo, del resto è già adesso n. 35, quindi è già molto avanti.
    Non so, però, se sarà la prima.
    Infatti, quest’anno, la Schiavone e la Pennetta sono molto più avanti e convinte di lei e, se a fine anno non saranno entrate tra le prime 10, ci si saranno avvicinate tantissimo.
    Non la prima, quindi.

  4. Daniel Panajotti scrive:

    First Top 100 season, highlighted by runner-up finish at Tashkent (l. to Tulyaganova in 3s) and 3r finish in Grand Slam main draw debut at US Open (as qualifier, l. to Dokic; afterwards on September 11, rose from No.108 to No.76, her Top 100 debut); fell in Roland Garros and Wimbledon qualifying.

    2001 - First Top 50 season, highlighted by SF at Auckland (l. to Tu) and five QF finishes, most notably Roland Garros (alongside Farina Elia and Grande one of three Italian women to reach 4r or better at same Grand Slam, an Open Era first; l. to Hingis in first Grand Slam QF) but also Estoril, Budapest, Rome and Moscow (d. world No.10 Tauziat en route for first career Top 10 win); played all four Grand Slams in a season for first time but fell early at other three; on June 11 (after Roland Garros), rose from No.51 to No.35 (her Top 50 debut); won first Tour doubles title at Sopot (w/Kruger).

    2002 - Another Top 50 season, highlighted by QF runs at Paris [Indoors] and Scottsdale and 4r finish at US Open (l. to Bovina); reached 3r three times, incl. Australian Open and Roland Garros; debuted for Italy at Hopman Cup (d. Clijsters, Seles in RR play).

    Ciao, questi sono i dati di Francesca Schiavone e cosa faceva alla stessa età di Karin (se vogliamo essere pignoli, troviamo differenze di mesi in alcuni risultati e alcune posizioni del ranking).
    Sicuramente Karin è una giocatrice con un grande potenziale, ma dire che nessuna italiana ha fatto così tanto alla sua stessa età, mi sembra un poco esagerato.
    A giugno farà 21 anni e questo vuol dire che, per fare un exploit come quello di francesca alla stessa età, dovrebbe raggiungere almeno un “quarti” a Roland Garros o a Roma (Tier 1) quest’anno.
    Ci tenevo a precisare solo per far capire che una giocatrice (in generale e non solo italiana) che fa questo a 15 anni è da considerare una “promessa” e non voglio demeritare ciò che di tanto buono sta facendo Karin (della quale sono un sostenitore) e ciò che di buono ha fatto in passato Francesca, ma invece credo che lei sia al passo di giocatrici buone come Schiavone.
    Auguro a Karin di raggiungere il massimo e vi saluto

  5. ibra scrive:

    se la schiavone continua a giocare cosi ce la puo’ fare…..per quanto riguarda la knapp io l ho vista giocare dal vivo essendo di palermo e ricordo benissimo quel match cn la medina…..la spagnola era nervosissima tipo a dire ma questa qui chi e’?…..

  6. marina scrive:

    Secondo me Francesca sarà la prima TOP 10. Grande intervento di Daniel, fa bene a ricordare le imprese della Leonessa. Come si possono dimenticare così facilmente le belle emozioni che ci ha dato in passato (e che con costanza continua a darci)?
    FORZA FRANCESCA

  7. Roberto Commentucci scrive:

    Ringrazio di cuore Daniel Panajotti allenatore di Francesca Schiavone, per aver letto l’articolo su Karin Knapp e per essere intervenuto.
    Visto che è stato così gentile da venirci a trovare, lo invito a leggere anche il profilo di Francesca Schiavone (il link è in cima a questo articolo) e magari darci il suo parere.
    Sono ovviamente d’accordo con la sostanza del suo intervento (non ci sono grandissime differenze di rendimento fra Karin e Francesca a parità di età).
    Tuttavia, volevo specificare in base a quale ragionamento ho scritto che Karin è stata un po’ più precoce.
    Karin è nata nel giugno del 1987. Quest’anno a febbraio 2008, con la finale di Anversa, ha raggiunto il suo best ranking, n. 35 Wta, a 20 anni e 8 mesi.
    Francesca è nata nel giugno 1980. A 20 anni e 8 mesi, nel febbraio del 2001, Francesca era n. 80 della classifica Wta, anche se, come nota giustamente Daniel, stava per “esplodere”, con i quarti di finale a Roma e a Parigi che avrebbe centrato pochi mesi dopo.
    Che dire, speriamo che Karin faccia lo stesso, che tra qualche mese raggiunga i quarti al Roland Garros e magari che dall’altra parte della rete trovi proprio Francesca.
    Sarebbe bellissimo.

  8. Daniel Panajotti scrive:

    Ciao Roberto, avevo già letto il profilo di Francesca tempo fa e posso dirti che mi ha provocato una forte emozione, perché mi hai fatto troppi complimenti.
    Il tuo articolo mi è piaciuto molto.
    Sò benissimo cosa hai tenuto conto per fare i tuoi ragionamenti e sono convinto che Karin è il futuro del tennis femminile in Italia.
    ciao

  9. Ubaldo Scanagatta scrive:

    Gli interventi di uno degli allenatori più seri e preparati del circuito internazionale (non solo italiano) sono graditissimi e motivo di orgoglio per chi dirige questo blog e, credo, per chiunque lo legga.

  10. max scrive:

    risulta evidente che l’intervento di panajotti da solo basta per rendersi conto del livello ormai raggiunto dal blog di ubaldo. e sono veramente contento quando un professionista di questa levatura interviene perchè evidentemente si sentono affermazioni di un certo spessore, che spero nessuno possa contestare come ad esempio succede se le dice qualcun altro (il sub blog genitori e figli vi ricorda qualcosa?) ed infatti la sua frase

    “Ci tenevo a precisare solo per far capire che una giocatrice (in generale e non solo italiana) che fa questo a 15 anni è da considerare una “promessa”

    mi sembra faccia pari con quando (parlando ad esempio della trevisan) facevo notare che alla stessa età c’era una certa michelle larcher de brito che non era 290 itf bensì wta (e dopo la vittoria di ieri sulla radzwanska nr 16 al mondo chissà dove arriverà…) oltre che dopo averla vista giocare al bonfiglio c’era solo da scommettere sul tempo che ci avrebbe messo per entrare nelle top 10 cosa che non credo invece sia avvenuta vedendo qualunque delle nostre giovani promesse. e questo pensiero non dipende assolutamente da un forzato disfattismo o per un a questione di esterofilia congenita ma solo ed esclusivamente nella ricerca dell’ oggettività e nella speranza che d’ora in poi tutti ci si ponga obbiettivi sempre più degni di questo nome, perchè sinceramente continuare a sentir parlare di campioni provinciale regionali ed italiani mi fa solo venire l’orticaria e dicendola una volta per tutti questi sopra citati non sono campioni al massimo possono essere vincitori dei campionati provinciali/regionali/italiani…..

  11. Nikolik scrive:

    Per me, l’unica considerazione che si può fare di fronte a risultati precoci di un’atleta, come la famosa Larcher De Brito (che, a forza di paragonarla erroneamente con le nostre connazionali, mi sta cominciano a diventare antipatica, ingiustamente, lo ammetto) è che, raggiungendo l’apice della carriera prima, inevitabilmente smetterà di giocare prima.
    Del resto, ciò non è una novità: le precocissime Capriati e Hingis hanno smesso da tanto (la Hingis, in pratica, aveva già smesso anni fa ed il suo rientro non è stato all’altezza). Ma di esempi ce ne sono tantissimi: la Dokic, la Kournikova…o per motivi fisici, o pscicologici, l’atleta, dopo un po’, di sacrifici non ne può più, scoppia.
    Sempre del resto, tutte le più forti, dopo i 25 anni, sono in netto calo (basti vedere la Mauresmo, ad esempio).
    Se inizi prima, finisci prima, inevitabile.
    Quindi, è sbagliato pensare: se a 14 anni è top 200, chissà che farà a 23 anni. A 23 anni avrà smesso di giocare, ad alto livello è impossibile per un atleta, nel tennis di oggi, reggere per più di 10 anni a tutte le pressioni, fisiche e psicologiche.
    Quindi, a parte che se a 14 anni sei n. 100 del mondo, non è detto che poi la salita mantenga lo stesso ritmo esponenziale (basti vedere la Cornet, anche lei molto precoce, che però pare essersi un po’ fermata), se entri tra le prime 10 a 16 anni, vi uscirai a 23. Se ci entri a 23, vi uscirai a 29, ma la carriera delle due è uguale.
    Quindi, ricordando ancora una volta che il tennis non è il Giro d’Italia, per cui non vince chi arriva prima, ricordo che le nostre, che si sono più risparmiate e che hanno avuto maturazione successiva, stanno dando il meglio proprio dopo i 25 anni: Schiavone, Pennetta, Garbin.
    Per me, la Schiavone giocherà ad altissimo livello ancora per diversi anni. Ed entrerà tra le prime 10, come la Knapp, del resto. E smetteranno di giocare dopo la Larcher De Brito.

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