Top 100 italiane: storie e profili
Azzurro…rosa…un ruggito!
Francesca “Leonessa” Schiavone
A Dubai annienta la n.9 Bartoli.

 
26 Febbraio 2008 Articolo di Roberto Commentucci
Author mug

Numero uno d’Italia, ex numero 11 al mondo, ha stupito l’Italia nel 2001 raggiungendo da qualificata i quarti al Foro. Ma da “coraggiosa arrotina” è diventata una stella seguendo le indicazioni del coach argentino Daniel Panajotti. Ora può sognare un posto tra le top10. Esordio vincente contro la numero 9 Wta: 6-1 6-7 6-1.

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Francesca ha appena battuto Marion Bartoli 61 67 61 nel primo turno del torneo di Dubai, confermando i precedenti negli scontri diretti, che la davano favorita sulla quadrumane francese. Francesca ha giocato molto bene nel primo e nel terzo set, mentre è  stata tradita dal servizio nella seconda frazione, in cui ha commesso ben 9 doppi falli (saranno 11 alla fine). Nonostante un tie break perso malamente (era avanti 4-2 e ha commesso doppio fallo sul 5 pari) la Leonessa tuttavia è uscita molto bene alla distanza, dominando il set decisivo. E’ la dodicesima vittoria di Francesca in carriera su una top ten. Al prossimo turno affronterà l’austriaca Sibille Bammer, una delle poche “mamme” del circuito, in un match alla sua portata.

“Si, lei può correre. Anzi, ama correre. Non chiede di meglio. D’altronde, nei test fisici ha dei numeri impressionanti, superiori anche a qualche azzurro maschio”. Sorride, Pino Carnovale, uno dei migliori preparatori atletici italiani, guardando in basso, all’ombra dei pini del Foro Italico. Qualche metro più sotto, sul campo n. 5, si gioca il turno di qualificazione per accedere al tabellone principale della edizione 2001 degli Internazionali d’Italia. Una piccola, tarantolata ventenne milanese, lo sguardo corrucciato, ombroso, sta dando il colpo di grazia, dopo una autentica maratona, a una robusta giocatrice ceka, di nome Sandra Kleinova. La partita era iniziata oltre due ore prima, e la ragazza italiana, inferiore per potenza, era stata praticamente presa a pallate per un set. Ma non si era scomposta, aveva continuato a lottare, ed aveva infine agganciato la sua avversaria in una vicenda infinita, fatta di scambi lunghissimi e di forsennate rincorse, fino a mozzarle il fiato. Dopo aver chiuso il match con un rovescio vincente (o meglio, con un normale rovescio incrociato che la ceka, esausta, rinuncia a rincorrere), la ragazza italiana si lascia andare, finalmente, ad un fugace sorriso, per poi riassumere, subito dopo, la sua abituale espressione imbronciata e dirigersi a testa bassa, senza guardare nessuno, verso gli spogliatoi.

Il pubblico romano sfolla, ma non sembra aver apprezzato particolarmente il gioco e l’atteggiamento della giovane azzurra: “Beh, non è niente di che, però ha un bel rovescio e corre tanto”; “Macché, non mi piace proprio. Non tira una palla, ha un servizio che è una rimessa in gioco, con il dritto è inguardabile, impatta sempre dietro, ci può fare solo pallettoni”. “E poi, che caratteraccio, sembra che ce l’ha col mondo”. “Per me questa non va da nessuna parte”.

A Roma non si è mai particolarmente teneri con “quelli del nord”, e con i milanesi in particolare. Ma obiettivamente, a giudicare da quella partita, era molto difficile pensare che Francesca Schiavone, quella scontrosissima giocatrice, sarebbe arrivata pochi giorni dopo ai quarti di finale del torneo del Foro, per poi issarsi fra le prime otto, incredibilmente, anche al Roland Garros.

Lì per lì, sembrò un exploit isolato, un fuoco di paglia. “Un gioco troppo muscolare e dispendioso, durerà poco”, era l’opinione prevalente. E a guardare le sue partite di quel periodo, a vederla sempre lì a correre, ad arrotare, due o tre metri fuori dalla linea di fondo, sembrava una tesi perfettamente giustificata. A fine 2002, nonostante alcune buone prestazioni, come il quarto turno raggiunto all’Open USA, la milanese è intorno alla quarantesima posizione, un rank che pare rispecchiare correttamente la sua dimensione tecnica di grintosa ma leggera regolarista.

E’ a questo punto che avviene l’incontro decisivo. Il deus ex machina di Francesca Schiavone è un giovane tecnico di origine argentina, da anni trapiantato in Italia, di nome Daniel Panajotti. I due si capiscono al volo: lui ha idee chiare, moderne, lei ha voglia di sacrificarsi, ambizione, applicazione. Inizia una lenta ma costante trasformazione, che si accompagna ad una inesorabile scalata in classifica. Francesca lavora con i pesi, acquista massa muscolare, guadagna molta forza, ma senza perdere un briciolo della sua reattività e capacità di coprire il campo. Con l’incremento di potenza, la milanese in partita inizia finalmente a guadagnare campo, si avvicina alla linea di fondo, non rischia più di decapitare i giudici di linea con l’apertura del diritto. Il servizio migliora costantemente, con la prima palla inizia a far male, a raccogliere punti diretti, mentre la seconda, a costo di commettere qualche doppio fallo, diviene difficile da attaccare. Il rovescio, il suo colpo naturale, le assicura profondità e variazioni. Ma il capolavoro del tecnico argentino è la incredibile metamorfosi realizzata al diritto di Francesca: una piccola modifica all’impugnatura, un leggero accorciamento della preparazione, avanzano progressivamente il punto di impatto e consentono un maggiore trasferimento di peso sulla palla. Ne esce il famoso “frullone” della Leonessa, (come la nostra viene ben presto soprannominata) un top spin di diritto veloce, molto carico, pesantissimo, che poche giocatrici riescono a contenere e che spesso spalanca alla milanese la via della rete. E sì, perché questa ragazza, rovescio ad una mano, impostazione classica, sotto le sembianze arrotine nasconde un’ottima mano, gioca benissimo al volo, supplisce allo scarso allungo con una esplosività e una coordinazione in acrobazia davvero rare a livello femminile. E anche lo smash è buonissimo.

Francesca diventa così una temibile giocatrice a tutto campo, fortissima sulla terra, ottima sul cemento e in genere sulle superfici ad alto rimbalzo, in grado di stare lì a tamponare per 10 scambi, per poi ribaltare la situazione, prendere l’iniziativa e presentarsi a rete a chiudere il punto al volo. La capacità di alternare parabole alte a insidiosi rovescini in back, l’abilità nel trovare gli angoli, la sensibilità con cui gioca la palla corta, le consentono spesso di togliere sicurezze e fare match pari anche con giocatrici a lei molto superiori per stazza atletica.

Arrivano i risultati. A fine 2003 Francesca finisce l’anno tra le prime venti del mondo, dopo aver raggiunto all’US Open il suo secondo quarto di finale in un torneo dello Slam, aggiudicandosi una partita infinita contro la tenace giapponese Ai Sugiyama. Resterà lassù, tra le prime venti, per quattro anni consecutivi, giocando sempre i tornei più importanti, centrando otto finali nel circuito, giocando quasi sempre alla pari con le top ten. All’inizio del 2006, si arrampica fino all’undicesimo posto della classifica mondiale, uguagliando Silvia Farina in quello che resta, per ora, il miglior risultato raggiunto nell’era Open dal nostro tennis femminile. La ciliegina sulla torta, nello stesso anno, è la vittoria in Federation Cup, nella quale, oltre a battere in trasferta una certa Amelie Mauresmo, all’epoca n.1 del mondo, Francesca fornisce anche un grande contributo come leader dello spogliatoio azzurro, imponendo la sua personalità e la sua esuberanza relazionale.

In questi anni, infatti, non sono cambiati solo il gioco e il fisico. La timida e scontrosa ragazzina, rassicurata dal successo, ha lasciato il passo ad una donna che fuori dal campo riesce ad essere allegra e scanzonata, facendo dimenticare il temperamento inquieto e guerriero che le ruggisce dentro.

Superata la crisi di motivazione attraversata nella prima metà della passata stagione (non a caso coincisa con una momentanea interruzione del rapporto con il suo esigentissimo allenatore), infranto la scorsa estate il tabù delle sconfitte in finale (sia pure in un torneo minore, a Bad Gastein) Francesca sta velocemente recuperando le posizioni perse in classifica, nella speranza di riuscire ad abbattere, finalmente, il muro delle top ten. Un’impresa che sembrerebbe alla sua portata, dal momento che la Leonessa è la giocatrice azzurra che vanta il maggior numero di successi contro giocatrici classificate fa le prime dieci, contro le quali fin qui ha colto ben undici successi in carriera.

Cosa le manca per coronare il suo sogno?

Migliorata sul piano della potenza e della completezza tecnica, in possesso di una buona capacità di concentrazione e di una discreta capacità di lettura tattica dei match, Francesca potrà progredire ancora se riuscirà a trovare il giusto equilibrio fra passione e ragionamento, fra istinto e razionalità, in particolare nelle fasi calde dei match.

Da questo punto di vista, è esemplare quanto le è accaduto nei due bellissimi e sfortunati incontri giocati nell’ultima finale di Fed Cup, a Mosca, contro Svetlana Kuznetsova e Anna Chakvetadze, rispettivamente n. 2 e n. 5 del mondo. In entrambi i match Francesca, in forma smagliante, aveva iniziato in modo tatticamente perfetto, non dando mai alle potenti avversarie una palla uguale all’altra, arrotando, tagliando, usando gli angoli, attaccando appena possibile in controtempo, e togliendo loro punti di riferimento e sicurezze. Poi, sul più bello, in entrambe le partite, quando era lì lì per vincere, nel pieno della bagarre, l’istinto ha prevalso sulla ragione, il temperamento sulla razionalità, e la Leonessa, in vista di un traguardo vicino eppure lontanissimo, ha lanciato il suo grido di guerra, mettendosi a spingere e picchiare come una forsennata, con l’effetto di restituire alle avversarie proprio il ritmo che le aveva sottratto, e di smarrire il filo del match.

La speranza è che la ragazza milanese, ormai ventottenne, riesca a trovare la definitiva maturazione, essenzialmente psicologica, prima che inizi l’inevitabile declino fisico e di motivazione.

Ma i risultati che Francesca ha già raggiunto, e soprattutto il modo con cui li ha ottenuti, costituiscono uno splendido esempio per tutte le nostre giovani agoniste.

Alla prossima, per parlare stavolta di una ragazza del sud, la solare Flavia Pennetta.

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12 Commenti a “Top 100 italiane: storie e profili
Azzurro…rosa…un ruggito!
Francesca “Leonessa” Schiavone
A Dubai annienta la n.9 Bartoli.”

  1. Nikolik scrive:

    Penso che i prossimi due mesi saranno decisivi per verificare le sue possibilità di entrare tra le prime 10 del mondo (del resto, già è stata n. 11).
    E’ un obiettivo del tutto realizzabile, se solo inizia a giocare con un po’ di continuità.
    Per il resto, i suoi progressi, come ha detto Roberto, sono stati enormi e devono essere di incoraggiamento per le nostre più giovani, che attualmente stanno ricevendo le stesse critiche riservate a lei anni fa e che Roberto fa bene a ricordare.

  2. Sergio.C scrive:

    Francesca batte la Bartoli in tre set. Buon inizio di torneo. Complimenti e avanti così!

  3. Marcelus Edberg Wallace scrive:

    Come avrà fatto a perdere quel secondo set………ma va bene lo stesso.
    Insegnategliela, la continuità. Chiamate Wilander (ma basterebbe Corretja)!

  4. fracco scrive:

    oddio ma è morta di fatica dopo il match con la bartoli? le avete fatto il coccodrillo!

  5. Ste86 scrive:

    Bella vittoria di Francesca!
    Si il dritto è diventato davvero ottimo! Secondo me assomiglia un po’ a quello di Nadal (anche se non è mancina)!
    Per quanto riguarda le top ten io ci credo ancora però deve limitare i passaggi a vuoto!
    Quest’anno (a parte in Fed Cup) sta giocando davvero bene e spero che presto riuscirà ad ottenere grandi risultati!!!

  6. Enzo Cherici scrive:

    Secondo me la Schiavone non arriverà tra le top ten e nemmeno le vale.

  7. leonardo scrive:

    Hai ragione Enzo, ma se poi guardiamo chi è arrivato alle top ten, come Bartoli Miskyna, Petrova, queste le vale ampiamente

  8. anto scrive:

    Mi piaci Roberto, pochi fronzoli ma molta sostanza. Non credo comunque che la schiavo possa entrare nell’elite delle top 10, quelle che sgomitano per entrare nell’olimpo mi sembrano leggermente più forti dell’atleta milanese.

  9. Roberto Commentucci scrive:

    Vado un po’ off tiopic per aggiornare sui risultati azzurri nei tornei della settimana. Ad Acapulco, dove si gioca l’ormai tradizionale torneo “combined” (per la verità il torneo maschile, un International Series Gold, è più importante di quello femminile, un tier 3), Sara Errani raggiunge Flavia Pennetta (esta di serie n. 1) al secondo turno con una agevole vittoria sulla tedesca Malek, n. 90 Wta (63 63 il risultato finale).
    Ieri Maria Elena Camerin si è invece fatta sorprendere dalla wild card messicana Torres Sandoval, una giocatrice davvero leggera, abituale frequentatrice del circuito Itf. Maria Elena, che sta attraversando un pessimo momento, ha perso un match davvero sciagurato, dal momento che ha sciupato due match point consecutivi sul 63 52 in suo favore, per poi cedere cinque games di fila e infine, dopo 3 ore di battaglia, il match. La veneta è apparsa poco convinta e molto fallosa, specie con il diritto.
    Tra i maschi registriamo l’eliminazione di Fabio Fognini, che ha ceduto 64 75 al peruviano Horna, mentre più tardi si concluderanno i match di Volandri e Starace, che affrontano rispettivamente Minar e Lapennti, entrambi provenienti dalle qualificazioni.
    Battuta d’arresto anche per Seppi a Zagabria. Il tennista altoatesino è stato sconfitto dal sudafricano De Voest, un giocatore non irresistibile, mentre domani sera Bolelli, che ha battuto nettamente Schuettler, se la vedrà con il giovane croato Marin Cilic, in un gustoso anticipo di Davis.
    Il match dovrebbe essere visibile in streaming.

  10. stefano grazia scrive:

    Allora, visto che finalmente la Schiavone ha capito che è più importante dare il meglio di sè nel Circuito che in Fed (o davis) Cup, può darsi davvero che quest’anno ci arrivi , ai top 10 … E magari la concorrenza della Knapp le farà anche bene fungendo da stimolo …

  11. Roberto Commentucci scrive:

    Off topic:
    Volandri ha battuto Minar 64 75, mentre Starace ha sconfitto Lapennti con un comodo 64 62.
    Avevamo 9 giocatori, fra uomini e donne, nei tabelloni principali dei vari tornei della settimana.
    Chiudiamo il primo turno con un bilancio di 6 vittorie e 3 sconfitte.
    Mentre scrivo ad Acapulco stanno giocando Canas e Berlocq (tra cui non deve correre buon sangue) che se le stanno dando di santa ragione da circa 2 ore. Canas, al rientro dopo l’ennesimo infortunio al polso, è un break avanti nel terzo, ma sta faticando tantissimo per avere la meglio sul meno quotato connazionale.
    Gran battaglia da terra rossa.

  12. marcos scrive:

    ottimo roberto, ottimo!

    ho notato anchio notevoli miglioramenti nel dritto, soprattutto, in diagonale: finisce il colpo con la testa della racchetta molto più in alto, rispetto a prima. accompagna la fase finale, senza arretrare le spalle.

    molti doppifalli, ma seconde tirate bene. se conferma i progressi nel dritto e nella seconda di servizio può togliersi altre grandi soddisfazioni.

    l’importante è che si ricordi di essere sempre una leonessa…tavolta, infatti, contro le più grandi, improvvisamente si sente una coniglietta.

    coraggio!

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