Flavia Pennetta, bellezza e talento.
Il trasferimento in Spagna
alla base del successo.

 
13 Marzo 2008 Articolo di Roberto Commentucci
Author mug

Ripercorriamo la carriera della pugliese, una ragazza solare e determinata. I problemi di un gioco troppo “pulito”. Tanti infortuni, ma anche un gran carattere. Riuscirà a progredire ancora?

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“A Flavia, se vinci te sposo…!”

Il ragazzo appollaiato sui gradoni di marmo del Campo Pietrangeli che aveva urlato quella frase all’indirizzo della bella brindisina era sicuro di non rischiare il proprio celibato. La nostra Piccola Penna, infatti, si avviava sconsolata verso la sedia dopo aver subito una dura punizione nel primo set del suo match di secondo turno, in quella edizione 2004 degli Internazionali d’Italia. La sua avversaria, la russa Nadia Petrova, numero 6 del mondo, una semifinale al Roland Garros, aveva agevolmente imposto la notevole potenza dei suoi colpi, rifilando un rapido 61 all’azzurra e lasciando pochissime speranze al numeroso pubblico, tra cui, va detto, prevaleva nettamente il genere maschile.

Inizia il secondo set, con la nerboruta russa che continua inesorabilmente a picchiare, salendo in breve sul 3 a 1. La nostra sente che deve inventarsi qualcosa, capisce finalmente che se continua a fare a braccio di ferro, accettando lo scambio di pura potenza, non ha alcuna chance. Flavia sembra ricordarsi di quando, fino ad un paio di anni prima, lottava per emergere nel circuito minore, i tornei ITF, e inizia ad alzare la parabola dei suoi colpi, cercando di spezzare il ritmo alla russa. Gli scambi si allungano. La Pennetta sembra sull’orlo del tracollo, ma resta attaccata all’avversaria, lotta, corre come una disperata. A metà del secondo set arriva, per caso, l’ispirazione giusta: dopo uno scambio infinito Flavia, in evidente apnea, gioca l’ennesimo lob, poi, perso per perso, mette i piedi dentro al campo, stacca fulmineamente la mano dal rovescio bimane, e accarezza delicatamente la palla, indirizzando una millimetrica smorzata sul rovescio della russa. La Petrova si avventa, furibonda, ma arriva in affanno, la butta di là per miracolo, e viene “scherzata” da un magnifico pallonetto al volo. Boato del Pietrangeli. Sul punto successivo, Flavia ci riprova, questa volta con la smorzata di dritto. E la Petrova, decisamente non un fulmine nello sprint in avanti, mette in rete il recupero. Altro boato. Ora il pubblico inizia davvero a farsi sentire, intravede finalmente una crepa nel gioco della russa, che si innervosisce, prende a forzare troppo, e commette qualche errore. Si arriva al tie break. L’azzurra, ormai in trance agonistica, lo gioca stupendamente, alternando parabole alte, accelerazioni improvvise, mortifere palle corte, attacchi in controtempo. Se lo aggiudica con l’ennesima smorzata vincente.

“A Flavia, come sei delicata, vorrei esse io quella pallina…!”

Grandi risate sugli spalti. Nel frattempo, il bianco dei gradoni è sparito, le tribune sono completamente gremite di pubblico, che inizia a sperare nel miracolo. E’ una bolgia.

“A Fla’, te stanno a fa er tifo pure le statue…!” E dàgli.

Fa molto caldo, l’azzurra suda copiosamente. La partita diventa una battaglia durissima, ma chi ha la peggio è la Petrova: non trova più una palla da picchiare, è spesso costretta a muoversi in avanti, con disagio, è sempre più provata e alla fine si arrende. La nostra giocatrice ottiene così, lei n. 70 del mondo, la vittoria più importante della sua carriera.

Una predestinata, Flavia Pennetta da Brindisi, classe 1982, famiglia di tennisti, papà Oronzo presidente del locale Circolo di Tennis. Inizia a giocare presto, a 5 anni, e ottiene buoni risultati da junior, fra cui spicca la vittoria del torneo di doppio al Roland Garros, in coppia con la talentuosa tarantina Roberta Vinci.

Alla ricerca della strada giusta per infilarsi nel circuito professionistico, Flavia si trasferisce a Milano, alla corte di Barbara Rossi, una coach seria e scrupolosa, molto attenta ai dettagli, che la perfeziona sul piano tecnico e la traghetta tra i perigli della giungla dei tornei minori, fino a portarla, a 20 anni, fra le prime 100 giocatrici del mondo.

Lì per lì, tuttavia, Flavia resta ai margini del tennis che conta, galleggia a lungo fra la 70° e l’80° posizione in classifica, tanto che l’exploit contro Nadia Petrova è davvero una grandissima sorpresa. Eppure, a vederla giocare in quel periodo, la brindisina lascia intuire che può fare molto di più, dotata com’è di due fondamentali fluidi, compatti, eleganti, profondi, bellissimi da vedere, di un’ottima sensibilità di mano, di un buon gioco al volo. Ma vince poco. Apparentemente, un rebus. Lo stallo tecnico viene sbloccato dalla più imprevedibile delle situazioni umane: l’amore. Il bel tenebroso Carlos Moya, con cui la nostra inizia una liaison celebratissima dai media, la convince a trasferirsi a Barcellona, dove sarà seguita dall’ex pro spagnolo Gabriel Urpi.

Il tecnico iberico individua subito il problema: Flavia gioca “troppo” bene. I suoi colpi puliti, piatti, sono belli da vedere, sono potenti, ma non così tanto da “spaccare” le avversarie, che invece si trovano benissimo ad appoggiarsi sulla sua palla, e giocano a braccio sciolto. “Le fa diventare tutte dei fenomeni” dichiara Urpi “e poi può migliorare molto fisicamente”.

Inizia un difficile lavoro di trasformazione fisica e tecnica. Flavia perde un po’ di peso, ma acquista tono muscolare, diventa più rapida, reattiva e resistente. E inizia a lavorare di più la palla con il diritto, che diviene più arrotato, più fastidioso. Impara la difficile arte dell’uso degli angoli stretti, del cambio di ritmo, viene incoraggiata a servirsi maggiormente delle sue notevoli doti di tocco, che le consentono palle corte improvvise e discese a rete in controtempo. Inoltre, la prima palla di servizio diviene gradualmente più incisiva, porta spesso il punto, le consente di comandare il gioco.

Flavia ci mette un po’ ad assemblare nella testa tutte le varianti tattiche che Urpi le insegna. In fondo, chiudere gli occhi e picchiare a tutta, senza stare lì a pensare troppo, è più facile.

Gradualmente, però, arrivano i risultati: nell’agosto 2004 ecco il primo titolo Wta, a Sopot, in Polonia, e il sospirato ingresso nelle prime 50 del mondo. Le vittorie portano serenità, convinzione, continuità. Flavia dimostra grandi qualità fisiche l’anno successivo, aggiudicandosi ben due tornei di fila sulla terra, a Bogotà e ad Acapulco. Inizia a centrare buoni risultati anche nei tornei maggiori, e conferma di avere un ottimo braccio, di non essere solo una terraiola, centrando per due anni consecutivi gli ottavi di finale sull’erba di Wimbledon, una superficie che esalta la sua tecnica sopraffina.

A gennaio 2006 Flavia Pennetta è la n. 16 del mondo. Un rank di tutto rispetto, che nel settore maschile, tanto per fare un paragone, il tennis italiano non raggiunge da 30 anni. E se non fosse stato per un brutto infortunio alla caviglia subito nel marzo ad Indian Wells, la brindisina sarebbe arrivata probabilmente ancora più su. Purtroppo i guai non finiscono lì, Flavia si fa male di nuovo, al polso sinistro, ma gioca per orgoglio la storica finale di Fed Cup contro il Belgio, prima di andarsi ad operare.

Il 2007 è l’anno più difficile della sua carriera. Il tormentato recupero fisico, la traumatica fine della storia d’amore con Moya, rischiano di farla uscire dalle prime 100. Ma la cocciuta pugliese, sull’orlo del baratro sentimentale e professionale, dimostra grande forza di carattere e si concentra solo sul tennis, facendone un autentico mantra. Le immagini televisive di Flavia, incredibilmente dimagrita, che ingaggia una lotta epica, anche se sfortunata, contro Nicole Vaidisova all’ultimo US Open, portano alla pugliese l’affetto incondizionato di tutti gli appassionati. Il resto, con le vittorie a Bangkok (battendo in semi Venus Williams), Vina del Mar e Acapulco, è storia di ieri.

Analizziamo ora la brindisina sul piano puramente tecnico. Flavia ha una buona prima palla di servizio: molto incisivi sono la soluzione piatta e lo slice (che adopera benissimo sull’erba). La rotazione in kick è invece meno efficace, e la porta a soffrire oltre il dovuto sulla seconda palla, specie contro le più forti. Il colpo migliore della pugliese è il rovescio bimane: piatto, naturale, giocato con ottimo anticipo e con una ricerca della palla sempre perfetta. La pugliese lo sa tirare con ogni tipo di traiettoria, e ne ricava tantissimi punti. Anche il diritto, ora giocato molto più “carico”, è un colpo efficace, ma resta meno sicuro del rovescio. Flavia come detto se la cava piuttosto bene a rete, dove gioca con efficacia sia la volèe con gesto tradizionale, sia lo “schiaffo” al volo (anche qui meglio dalla parte del rovescio), e ha uno smash correttamente impostato.

Sperando che i guai fisici smettano di tormentarla, i margini di miglioramento della Pennetta (che ha saggiamente scelto di continuare il suo rapporto professionale con Urpi, amico di Carlos Moya) passano soprattutto per la scelta di una programmazione più ambiziosa, che la costringa a misurarsi costantemente con le più forti. Questo la costringerebbe da un lato a colmare la sua più grossa lacuna tecnica (la seconda palla di servizio), dall’altro la farebbe progredire anche sul piano mentale e della convinzione. A 26 anni, Flavia è molto maturata, ha raggiunto una dimensione tecnica ben definita, ha ormai imparato ad usare le variazioni, può giocare bene su tutte le superfici e ha le armi per poter insidiare le top 10. Quello che ancora manca, forse, è la fiducia interiore di poterlo fare.

Un exploit in un grande torneo è alla sua portata: porterebbe il luminoso sorriso della ragazza pugliese sulle prime pagine dei giornali e sarebbe un bellissimo spot per il nostro tennis.

Alla prossima, per occuparci di una giocatrice che convinzione nei propri mezzi sembra averne da vendere. L’emergente altoatesina Karin Knapp.

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14 Commenti a “Flavia Pennetta, bellezza e talento.
Il trasferimento in Spagna
alla base del successo.”

  1. Nikolik scrive:

    Addirittura un racconto, non solo una scheda tecnica!
    E’ un’altra che può benissimo entrare tra le prime 10 mdel mondo, già a fine anno, visti i punti già conquistati nel 2008.
    Se ne saprà di più dopo Indian Wells e Miami, tornei fondamentali per sapere dove può arrivare.

  2. luca scrive:

    TC Cagliari, 1999; gioca la Pennetta. Cambio campo.
    Sugli spalti Plinio, figura caratteristica cagliaritana, si alza e chede al pubblico :” Sapete perchè Tarzan si mette il gonnellino ?”
    Risposta degli spettatori : ” No; perchè ?”
    Risposta di Plinio : “Perchè ha paura che Cita gli mangi la banana !!!”
    Comunque sia, la Pennetta è sì carina, ma nulla di trascendentale.
    Più gradevole la angelica e defilata Santangelo
    Poi, de gustibus non disputandum est.

  3. Enzo Cherici scrive:

    Dai Nikolik, prima che ti prendiamo tutti sul serio diccelo subito che si trattava di uno scherzo, una provocazione. Ci facciamo tutti assieme una bella risata e facciamo finta di non aver sentito ;-)

  4. angelica scrive:

    off topic
    TENNIS: SANGUINETTI ANNUNCIA RITIRO

    Davide Sanguinetti appende la racchetta al chiodo. Sconfitto da Gianluca Naso (2-6/3-6) negli ottavi di finale del torneo internazionale Future di caltanisetta (valido per la classifica Atp), l’ex nazionale azzurro, 36 anni, ha annunciato il ritiro dall’attività agonistica. Sanguinetti (attuale numero 464 della classifica Atp) aveva probabilmente già messo in conto il ritiro dopo i due infortuni al ginocchio subiti negli ultimi due anni.

  5. paolo v. scrive:

    Roberto, grazie per lo splendido ritratto.
    Condivido tutto, in particolare la disamina tecnica. I meriti di Urpi sono sicuramente tanti e mi è piaciuto quando hai detto che prima giocava “troppo bene per vincere” cioè non sapeva “sporcare il gioco” è anche vero che da quando si allena in Spagna è cresciuta molto, per la verità però va detto che il primo titolo, nel 2004 è avvenuto quando era ancora seguita dalla Rossi.
    Hai perfettamente ragione soprattutto perchè ricordi che la sua classifica sarebbe pututa essere da top ten gia due anni fa senza quei due infortuni. Per me il suo più grosso avversario è una certa fragilità e un poco di sfortuna (nel 2001 ha avuto anche il tifo) che le hanno impedito il salto di qualità sino ad ora (d’altronde in Italia sono molte le tenniste fragili, peggio di lei sicuramente Mara, Garbin, la stessa Vinci, per non parlare della Oprandi….) l’unica d’acciaio è la Schiavo.
    P.S. E’ vero che l’amore l’avra come dire favorita nella scelta coraggiosa di andare a lavorare con un grande tecnico come Urpi. Ma nel 2007 è stata paradossalmente provvidenziale la rottura di quella relazione perchè le ha fatto tornare l’attenzione per il tennis al 100 per cento che secondo me stava perdendo. Aveva rilasciato dichiarazioni in cui dava per imminente l’intenzione di dedicarsi alla famiglia e sono convinto che se fosse rimasta con Moya si sarebbe ritirata presto. Invece la dolorosa rottura, l’ha sicuramente fatta soffrire tantissimo (le foto scattatele durante l’ultimo US Open erano abbastanza penose) ma, una volta superata, le ha dato quella determinazione e dedizione totale al gioco che prima forse stava perdendo.
    Adesso sta anche a lei di fare l’ultimo salto di qualità. I mezzi tecnici ci sono, la volontà e lo spirito di sacrificio, ve lo garantisco che l’ho vista allenarsi, anche, spero che il buon Dio le dia la salute e che lei ci creda fino in fondo perchè il fatto che ad aprile si iscrive al torneo dell’Estoril invece che Amelia Islad e Charleston mi fa venire il dubbio che lei forse non creda di poter salire ancora.
    GRAZIE ANCORA ROBERTO E FORZA PICCOLA PENNA!!!!!!!!

  6. Ronnie scrive:

    Grazie Davide.

  7. paolo v. scrive:

    Luca, giustamente i gusti sono personali, ma con tutto il rispetto per la simpatica Mara da quel lato finisce 6-1 6-1 per flavia. Non ho capito bene il discorso scimiesco, il tuo caratteristico amico si sarà riferito all’avversaria…altrimenti evidentemente è un poco strano oltre che caratteristico. Comunque, se a Cagliari quelle come Flavia non vi piacciono mandatemele pure tutte a Milano…..
    Ricordo solo che qualche mese fa su questo sito, Ubaldo inserì un sondaggio del tipo “quale tennista vorresti invitare al cenone di San Silvestro?” e mi sembra che la Pennetta sia arrivata sul podio dietro ad Ivanovic e Sharapova o giù di lì.
    Sull’ argomento bellezza, finalmente, ne abbiamo una che se la gioca con le stangone d’oltre cortina anche perchè, storicamente, non è che avessimo mai avuto altre tenniste da copertina (a parte la Divina Lea forse).

  8. Nikolik scrive:

    Al contrario, Enzo, non è uno scherzo, è matematica.
    Flavia, nel 2008, nei primi due mesi dell’anno, ha fatto 411 punti, una media di 200 punti al mese.
    Per essere n. 10 del mondo ci vogliono 2000 punti circa, quindi, poichè si gioca fino a fine ottobre, 200 punti al mese, appunto.
    Importante, quindi, è vedere il mese di marzo, perchè poi comincia la terra battuta, in cui Flavia può fare molto.
    Insomma, se anche in marzo, con Indian Wells e Miami, Flavia riesce a fare 200 punti, il discorso si fa molto interessante.
    Matematica, Enzo, matematica.

  9. marcos scrive:

    profitto dei commenti allo splendido ritratto di pennetta (bravo roberto!!), per ringraziare davide sanguinetti. uno degli incontri più divertenti da me televisionati, lo ha visto protagonista assieme ad un altro campione dello sport, proprio come lui: srichaphan. il nostro si ritira per gli acciacchi, l’altro per questioni spirituali. al termine del match, se fossi stato già pagellista, avrei inventato un voto sopra il 10 e lode, solo per premiare lo spirito con cui affrontarono l’incontro.

    che possa dare ancora il suo contributo al tennis: lo vedrei molto bene a capo del sindacato dei giocatori.

    grazie dado!

  10. matteo b scrive:

    off topic:

    SANGUINETTI ANNUNCIA IL RITIRO

    Davide Sanguinetti ha annunciato il ritiro dopo aver perso in un `Future` da Gianluca Naso negli ottavi per 6-2, 6-3

    Aspetto un bel ricordo del nostro Commentucci per Davide, tennista di cui conserverò un ottimo ricordo!

    Buona fortuna Sanguinetti!

  11. luca scrive:

    @ paolo v
    Mah; che vuoi che ti dica; a me la Pennetta non è mai sembrata così memorabile. Finchè mi dici la Hanthukova o la Ivanovic posso essere d’accordo con chi le ritiene notevoli; ma la nostra connazionale la trovo esteticamente banalotta; non brutta, per carità. Ma se la vedo, non mi giro a guardarla. La Santangelo è molto distinta.
    Tutto qui

  12. Enzo Cherici scrive:

    Nikolik, che dire? A fine anno vedremo se avrà ragione la mia incredulità o la tua matematica. Per il momento di ricordo che i tornei di beach tennis sono terminati e che ora si inizia a fare i conti col tennis che conta…

  13. pibla scrive:

    Io credo che la Pennetta abbia anche qualche lacuna fisica che non è mai stata del tutto colmata, per intenderci una certa tendenza ad avere quei due chiletti di ciccia in più che la rendono di certo una ragazza più gradevole, ma la rendono anche un’atleta meno efficente con evidenti lacune negli spostamenti e nei recuperi.
    La definitiva conferma di questa mia sensazione l’ho avuta proprio nel finale della scorsa stagione quando, dopo la traumatica rottura della storia con Moya, Flavia è dimagrita moltissimo, andando addirittura sottopeso, il che ovviamente non andava bene, appena però ha ripreso un pochino di peso, senza ancora però tornare al peso che aveva prima di lasciarsi con Moya, ha cominciato a giocare, ma sopratutto a correre, che era una meraviglia ed a compiere recuperi prodigiosi, che per lei sono sempre stati utopia ed in quelle condizioni davvero poteva valere le prime dieci del mondo ed infatti in quei giorni ha battuto Venus ed ha vinto a Bangkok. Durante la pausa invernale però purtroppo Flavia ha ripreso tutti i suoi chiletti che secondo me le impediscono di poter competere con le migliori. Sono stupito di come questa lacuna, che secondo me è abbastanza evidente, non venga in genere abbastanza sottolineata

  14. paolo v. scrive:

    Pibla, concordo che nel match contro Venus che tu ricordi, abbia fatto alcuni recuperi a dir poco clamorosi, ma non penso affatto che ora sia sovrappeso. Se guardi le foto di alcuni anni fa, prima del suo trasbordo in Spagna, si che vedi un poco di ciccia, ma ora mi sembra molto asciutta.
    Obiettivamente, non la ritengo in grado di puntare alla top ten se non come toccata e fuga, questo vale anche per la Schiavone peraltro, sarei felicissimo di sbagliarmi naturalmente, ma a nikolik dico che diventa improbabile mantenere questo stato di forma per tutto l’anno per cui non credo che si possa fare quel tuo discorso matematico. Però Enzo Cherici a tua volta, non pensarai davvero che sia cosi facile vincere i tornei che chiami di beach tennis, ci provassero le altre…. Ribadisco che lei ha il tennis per fare molto bene anche nei tornei maggiori ma deve avere più fiducia in se stessa nell’affrontarli e nel giocarli. Per esempio, quando ha fatto ottavi la prima volta a Wimbledon ha sorpreso soprattutto se stessa perchè lei per prima, non si reputava in grado di vincere qualche partita sull’erba.

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