Archivio di Novembre 2006

NAIROBI. L’IPCC AVVERTE L’ITALIA. E A PRODI TOCCA SCEGLIERE

Domenica 19 Novembre 2006

dall’inviato ALESSANDRO FARRUGGIA

NAIROBI 18 novembre - ANNO QUATTORDICESIMO DALLA NASCITA DELLA CONVENZIONE SUL CLIMA

Sara’interessante vedere cosa rispondera’ Romano prodi quando nei prossimi giorni - come ha promesso di fare - il ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio presentera’ al presidente del consiglio la richiesta di seguire l’esempio della Francia (che ha gia’ approvato una legge per tagliare del 75% al 2050 le emisisoni di gas serra), della Gran Bretagna (che ha annunciato che intende approvare una legge per il taglio del 60% al 2050) o la Germania (taglio del 40% al 2020). Sara’ interessante non solo perche’ Prodi deve pur onorare un impegno in tal senso preso con Blair, Chirac e la Merkel, ma anche perche’ il quarto rapporto dell’ IPCC (il prestigioso panel di 1250 scienziati che lavorano per conto delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico) non fa sconti al nostro paese. I rapporti dei tre gruppi di lavoro saranno noti il prissimo anno, il primo il 2 febbraio, ma sin da oggi circolano indiscrezioni, che sono stato uno degli argomenti del dibattito nei corridoi della conferenza sul clima di Nairobi.
Il nostro paese, come indica uno studio del Cnr, si e’ gia’ riscaldato di 1,4 gradi negli ultimi 50 anni. L’IPCC ci dice che questo e’ grossomodo poco piu del doppio di quanto _ 0,65 gradi _ si e’ riscaldato il pianeta negli ultimi 100 anni. ha fatto molto piu caldo delle medie, quindi, e molto cado fara’ negli anni prossimi venturi. Nel 2100 la temperatura del Sud Europa, spiega l’IPCC,crescrera’ in dicembre, gennaio e febbraio tra 2 e 4,5 gradi, mentre in giugno luglio ed agosto salira’ tra 3 e 7 gradi. Questo determinera’ uno spostamento delle fasce climatiche da Sud verso nord di 150 chilometri ogni grado. Questo avra’ una serie di conseguenze sul ciclo idrologico, sulle coste, sulla biodiversita. Impatti profondi, in parte irreversibili. E quindi sara’ interessante vedere cosa rispondera’ Romani Prodi a Pecoraro Scanio: se cioe’ scegliera’ il coraggio o mettera’ la testa sotto la sabbia. Si accettano scommesse….

NAIROBI. Accordo raggiunto sul non accordo: tra proclami di successo si e’ ancora scelto il rinvio

Venerdì 17 Novembre 2006

dall’inviato ALESSANDRO FARRUGGIA

NAIROBI 17 novembre ANNO QUATTORDICESIMO DALLA NASCITA DELLA CONVENZIONE SUL CLIMA

E’ finita in orario e “gia’questo non e’ un bel segnale. Considerando che le conferenze sul clima con un minimo di carne al fuoco terminavano sempre il giorno dopo la chiusura ufficiale dopo aver simbolicamente “fermato gli orologi”, aver chiuso in orario significa che non c’era davvero materia del contendere. E infatti. La dodicesima conferenza delle parti di Nairobi, la seconda dall’entrata in vigore del protocollo di Kyoto e’ terminata con un sostanziale fallimento che rinvia ancora di molti di anni azioni volte alla soluzione di un problema che tutte le parti della conferenza riconoscono ormai essere indifferibile: la stabilizzazione delle emissioni in atmosfera dei gas serra in modo da limitare a due gradi il riscaldamento climatico. Eppure si rinvia ancora.
Due i punti chiave. Il primo e’che il protocollo di Kyoto - ai sensi dell’articolo nove - indicava esplicitamente che questa conferenza di Nairobi avrebbe dovuto mettere all’ordine del giorno la revisione del protocollo. Discutere cioe’ del da farsi dopo il 2012, quando il protocollo di Kyoto esaurira’ i suoi effetti. Non e’ successo. Si e’ solo trovato l’accordo sul rinvio al 2008 di questa consultazione, specificando pero’ che questa revisione non dovra’ in ogni caso portare a nuovi impegni di riduzione. Troppo poco, troppo tardi. Come ha detto il segretario esecutivo della Unfcc, De Boer, “la revisione sara’ rivolta al passato, non al futuro”. Solo dopo, eventualmente, le parti potranno decidere nuovi impegni. Quindi non prima del 2009.
Secondo punto chiave, quello previsto al punto 3.9 della convezione, cioe’i nuovi impegni per i paesi che gia’ oggi sono parte del processo e in buona parte hanno obblighi di riduzione: i paesi sviluppati. Qui si e’ fissato un percorso del gruppo di lavoro äd hoc” creato a Montreal lo scorso anno e che potera’ nel 2007 a due incontri dopo dei quali verra’ stilata una relazione alla prossima conferenza. A quel punto il lavoro pero’ sara’ tuttaltro che finito e continuera, con l’obiettivo di concluderlo “prima possibile” e comunque in tempo utile per non creare un gap tra il primo e il secondo periodo di impegno, cioe’ prima del 2012. Anche qui troppo poco e troppo tardi.
Tutto il resto sono spiccioli, pur graziosi. Proposte interessanti come quella russa sugli impegni volontari e quella brasiliana per evitare la distruzione delle foreste (che verranno discusse nel 2007), il fondo di adattamento per i paesi poveri (per ora sottofinanziato), il riconoscimento contenuto in un documento approvato alla conferenza che “serve un taglio del 50% alle emissioni”. Molte buone intenzioni, pochi fatti.
Ironia della sorte, le reazioni di gran parte delle parti in causa - che esclusi gli americani e i paesi petroliferi hanno tutto l’interesse a non parlare di fallimento - sono positive. Il commissario europeo Stavros Dimas si e’ spinto a dire che “la conferenza e’stato un successo dato che abbiamo fatto progressi su tutti i temi che erano importanti” e il presidente della conferenza, il keniano Kibwana ha affermato senza mezzi termini che “lo spirito positivo della conferenza ha prevalso”. Anche in chi ha scelto la fotografia che ieri illustrava sul sito UNFCCC (la convenzione sui cambiamenti climatici) il trionfale comunicato sulla conferenza: una foto che mostra un Kilimanjaro in ottima forma coperto da ghiacciai che oggi sono un lontano ricordo.
Critici invece gli ambientalisti, e non poteva proprio essere diversamente, ma pero’senza parlare apertamente di falliimento. Il Wwf parla di “piccolo passo in avanti, ma stigmatizziamo la mancanza di ambizione dei negoziatori”, i Friends of the Earth di “modesti passi in avanti che non rispondono alla domanda di azione che viene dal mondo reale”, Legambiente parla di “soluzione non coraggiosa”, Greenpeace preferisce sottolineare che “a fronte di piccoli passi in avanti per la prima volta si e’ riconosciuto in un documento della conferenza delle parti che le emissioni di Co2 devono essere tagliate del 50%”. Chi si accontenta gode. Gli altri vedono il bicchiere mezzo pieno. Solo le emissioni di gas serra continuano incessantemente ad aumentare: +26% dal 1990. Evidentemente non si sono accorte del protocollo di Kyoto…

NAIROBI. Oggi la giornata decisiva: e gli ambientalisti battono i pugni sul tavolo

Venerdì 17 Novembre 2006

NAIROBI 17 NOVEMBRE - ANNO QUATTORDICESIMO DALLA NASCITA DELLA CONVENZIONE SUL CLIMA

dall’inviato ALESSANDRO FARRUGGIA
NAIROBI - Oggi e’ la giornata decisiva della conferenza di Nairobi. Le cose vanno piuttosto male. E oggi, rompendo l’attendismo assai diplomatico dei giorni precedenti, gli ambientalisti, sempre attenti a non rompere il meccanismo di Kyoto, battono i pugni sul tavolo. ‘”Un ulteriore ritardo e’ assolutamente irresponsabile: i ministri non si rendono conto dell’urgenza della questione climatica” accusa Kathrine Pierce dei Friends of the Earth. “E’ assolutamente capitale raggiungere un accordo sull’articolo 9 (more…)

NAIROBI: Sul clima si va verso un accordo leggero e inadeguato

Venerdì 17 Novembre 2006

NAIROBI 16 NOVEMBRE 2006 - ANNO QUATTORDICESIMO DALLA NASCITA DELLA CONVENZIONE SUI CAMBIAMENTI CLIMATICI

dall’inviato ALESSANDRO FARRUGGIA
NAIROBI - Kofi Annan è venuto alla conferenza sul clima di Nairobi per dire che il re è nudo. Che cé’ mancanza di leadership politica nel processo di Kyoto, che la lotta ai cambiamenti climatici deve esse importante come quella al terrorismo e ai conflitti. Che è una cosa seria, cioè. Tutti, a parole, si dicono d’accordo. Ma in tanti prendono le distanze quando si va a tradurre in azioni il principio generale. E infatti, non a caso, le negoziazioni proseguono con esasperante lentezza, alla quale neppure gli ambientalisti si ribellano più di tanto, presi nel ruolo di “difensori di Kyoto”, lo strumento negoziale che vedono come unica luce in fondo al tunnel. Così a Nairobi per ora si è raggiunta a fatica una intesa per avviare entro il 2007 le negoziazioni per il secondo periodo di impegno (che inizierà nel 2012) e che, senza indicare la data, si spera (senza indicare una data ultima, pero'’) di concludere entro il 2009. Ma l’accordo riguarda solo i paesi industrializzati, che oggi producono (dato che gli Usa si sono chiamati fuori) appena il 31% delle emissioni, e lascia fuori quelli in via di sviluppo, che nel 2050 peseranno per il 62% delle emissioni globali. Nel protocollo di Kyoto c’è scritto (more…)

NAIROBI: Le emissioni esplodono, il mondo continua a perdere tempo

Venerdì 17 Novembre 2006

NAIROBI 14 novembre 2006 - ANNO QUATTORDICESIMO DALLA NASCITA DELLA CONVENZIONE SUI CAMBIAMENTI CLIMATCI

Dall’inviato ALESSANDRO FARRUGGIA
NAIROBI - I dati, prima di tutto. Gli stati che hanno firmato il protocollo di Kyoto si erano impegnati a ridurre le emissioni del 5% entro il 2012. E’ solo il 10% di quello che servirebbe da qui al 2050. Ma non ci stanno riuscendo: nonostante il crollo economico dei paesi dell’Est Europa sono fermi ad un -3,3%. E globalmente il mondo, in primis grazie al contributo dei paesi che non fanno parte del Protocollo di Kyoto, va ben peggio ed emette oggi il 28% “gas serra” in più che nel 1990.
E il futuro è il seguente: nel 2030, a meno che non ci rimbocchiamo le maniche, emetteremo 40 milioni di tonnellate di Co2. Cioè il doppio che nel 1990. E circa quattro volte che nel 1970. “Con le politiche attuali - allarga le braccia Claude Mandil, direttore esecutivo dell’International energy agency - il nostro futuro energetico è insicuro e ambientalmente insostenibile”. (more…)