Archivio della Categoria 'esteri'

Liberate Daniele

Domenica 11 Marzo 2007

Una settimana è passata e Daniele Mastrogiacomo è ancora prigionero dei Talebani. Lo conosco dai primi anni novanta: assieme seguivamo a palazzo di giustizia di Roma le vicende della tangentopoli romana. Cronista vero, attento e sensibile, era un giornalista che usava i piedi: poco telefono e molti contatti diretti con le fonti. Come ai bei tempi. (more…)

L’Europa sceglie l’energia pulita

Venerdì 9 Marzo 2007

di ALESSANDRO FARRUGGIA
Hanno avuto coraggio i ventisette leader europei riuniti questo 9 marzo a Bruxelles per un vertice che passerà alla storia come il Consiglio Europeo del “grande balzo ambientalista”. Passare da un impegno dell’8% di riduzione (entro il 2012) dei gas serra ad un impegno di riduzione del 20% (entro il 2020) e aggiungerci un impegno per portare al 20% le rinnovabili e al 10% il contributo dei biocarburanti è qualcosa che fino a pochi anni fa sarebbe stato definito “irrealistico” da ogni ambientalista. E invece è successo. Oltretutto su base volontaria. (more…)

CLIMA: L’Unione Europea muove. Con prudenza.

Giovedì 11 Gennaio 2007

di ALESSANDRO FARRUGGIA
Tutto coma previsto. O quasi. La Commissione Europea ha presentato la sua strategia sui cambiamenti climatici nella quale propone per il 2020 un target unilaterale: tagliare le emissione del 20% rispetto al 1990. Se anche altri paesi industrializzati accetteranno, il target potrà essere innalzato al 30%. Non c’è il target al 2030, non c’è il target al 2050. Francia, Gran Bretagna e Germania restano capofila della lotta ai cambiamenti climatici, ma la Commissione si muove. Magari non con coraggio ma con realismo e tenendo conto delle preoccupazioni del mondo industriale, che chiede, non a torto, un accordo globale che coinvolga anche Stati Uniti, Cina, India. (more…)

Clima: l’Unione Europea preme sull’acceleratore

Martedì 9 Gennaio 2007

di ALESSANDRO FARRUGGIA
Domani saranno noti i dettagli della strategia contro i cambiamenti climatici varata dalla Commissione europea e che a marzo dovrà essere approvata dai leader dell’Ue. (more…)

NAIROBI. Accordo raggiunto sul non accordo: tra proclami di successo si e’ ancora scelto il rinvio

Venerdì 17 Novembre 2006

dall’inviato ALESSANDRO FARRUGGIA

NAIROBI 17 novembre ANNO QUATTORDICESIMO DALLA NASCITA DELLA CONVENZIONE SUL CLIMA

E’ finita in orario e “gia’questo non e’ un bel segnale. Considerando che le conferenze sul clima con un minimo di carne al fuoco terminavano sempre il giorno dopo la chiusura ufficiale dopo aver simbolicamente “fermato gli orologi”, aver chiuso in orario significa che non c’era davvero materia del contendere. E infatti. La dodicesima conferenza delle parti di Nairobi, la seconda dall’entrata in vigore del protocollo di Kyoto e’ terminata con un sostanziale fallimento che rinvia ancora di molti di anni azioni volte alla soluzione di un problema che tutte le parti della conferenza riconoscono ormai essere indifferibile: la stabilizzazione delle emissioni in atmosfera dei gas serra in modo da limitare a due gradi il riscaldamento climatico. Eppure si rinvia ancora.
Due i punti chiave. Il primo e’che il protocollo di Kyoto - ai sensi dell’articolo nove - indicava esplicitamente che questa conferenza di Nairobi avrebbe dovuto mettere all’ordine del giorno la revisione del protocollo. Discutere cioe’ del da farsi dopo il 2012, quando il protocollo di Kyoto esaurira’ i suoi effetti. Non e’ successo. Si e’ solo trovato l’accordo sul rinvio al 2008 di questa consultazione, specificando pero’ che questa revisione non dovra’ in ogni caso portare a nuovi impegni di riduzione. Troppo poco, troppo tardi. Come ha detto il segretario esecutivo della Unfcc, De Boer, “la revisione sara’ rivolta al passato, non al futuro”. Solo dopo, eventualmente, le parti potranno decidere nuovi impegni. Quindi non prima del 2009.
Secondo punto chiave, quello previsto al punto 3.9 della convezione, cioe’i nuovi impegni per i paesi che gia’ oggi sono parte del processo e in buona parte hanno obblighi di riduzione: i paesi sviluppati. Qui si e’ fissato un percorso del gruppo di lavoro äd hoc” creato a Montreal lo scorso anno e che potera’ nel 2007 a due incontri dopo dei quali verra’ stilata una relazione alla prossima conferenza. A quel punto il lavoro pero’ sara’ tuttaltro che finito e continuera, con l’obiettivo di concluderlo “prima possibile” e comunque in tempo utile per non creare un gap tra il primo e il secondo periodo di impegno, cioe’ prima del 2012. Anche qui troppo poco e troppo tardi.
Tutto il resto sono spiccioli, pur graziosi. Proposte interessanti come quella russa sugli impegni volontari e quella brasiliana per evitare la distruzione delle foreste (che verranno discusse nel 2007), il fondo di adattamento per i paesi poveri (per ora sottofinanziato), il riconoscimento contenuto in un documento approvato alla conferenza che “serve un taglio del 50% alle emissioni”. Molte buone intenzioni, pochi fatti.
Ironia della sorte, le reazioni di gran parte delle parti in causa - che esclusi gli americani e i paesi petroliferi hanno tutto l’interesse a non parlare di fallimento - sono positive. Il commissario europeo Stavros Dimas si e’ spinto a dire che “la conferenza e’stato un successo dato che abbiamo fatto progressi su tutti i temi che erano importanti” e il presidente della conferenza, il keniano Kibwana ha affermato senza mezzi termini che “lo spirito positivo della conferenza ha prevalso”. Anche in chi ha scelto la fotografia che ieri illustrava sul sito UNFCCC (la convenzione sui cambiamenti climatici) il trionfale comunicato sulla conferenza: una foto che mostra un Kilimanjaro in ottima forma coperto da ghiacciai che oggi sono un lontano ricordo.
Critici invece gli ambientalisti, e non poteva proprio essere diversamente, ma pero’senza parlare apertamente di falliimento. Il Wwf parla di “piccolo passo in avanti, ma stigmatizziamo la mancanza di ambizione dei negoziatori”, i Friends of the Earth di “modesti passi in avanti che non rispondono alla domanda di azione che viene dal mondo reale”, Legambiente parla di “soluzione non coraggiosa”, Greenpeace preferisce sottolineare che “a fronte di piccoli passi in avanti per la prima volta si e’ riconosciuto in un documento della conferenza delle parti che le emissioni di Co2 devono essere tagliate del 50%”. Chi si accontenta gode. Gli altri vedono il bicchiere mezzo pieno. Solo le emissioni di gas serra continuano incessantemente ad aumentare: +26% dal 1990. Evidentemente non si sono accorte del protocollo di Kyoto…