CLIMA: L’Unione Europea muove. Con prudenza.

di ALESSANDRO FARRUGGIA
Tutto coma previsto. O quasi. La Commissione Europea ha presentato la sua strategia sui cambiamenti climatici nella quale propone per il 2020 un target unilaterale: tagliare le emissione del 20% rispetto al 1990. Se anche altri paesi industrializzati accetteranno, il target potrà essere innalzato al 30%. Non c’è il target al 2030, non c’è il target al 2050. Francia, Gran Bretagna e Germania restano capofila della lotta ai cambiamenti climatici, ma la Commissione si muove. Magari non con coraggio ma con realismo e tenendo conto delle preoccupazioni del mondo industriale, che chiede, non a torto, un accordo globale che coinvolga anche Stati Uniti, Cina, India. La Commissione sa che questo accordo al momento non è ipotizzabile e quindi fissa un obiettivo che ha lo scopo di dimostrare la volontà di andare avanti nella lotta ai cambiamenti climatici. E va apprezzato.
Raggiungere quel target sarà duro, ma non impossibile. A patto che tutti gli stati membri lo facciano proprio e si impegnino per centrarlo. E qui cominciano le dolenti note. L’Italia, con il suo + 13% rispetto al 1990, dovrebbe tagliare qualcosa come il 33% (che con il tendenziale diventa molto di più). Una montagna. E così, se certamente _ cosi assicura l’Agenzia europea per l’ambiente _ il nostro paese fallirà nel 2012 l’obiettivo di Kyoto, probabilmente non centrerà neppure quello del 2020. Troppo pessimismo dato che mancano ancora tredici anni? Vediamo…felici di essere smentiti dai fatti, esprimiamo un sano e costruttivo scetticismo.

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5 Commenti a “CLIMA: L’Unione Europea muove. Con prudenza.”

  1. alessandro scrive:

    riceviamo e volentieri pubblichiamo…

    Da: Daniela B. Figueiredo
    Inviato: gio 11/01/2007 19.48
    A: Online Quotidiano.net
    Oggetto: clima

    .buonasera scrivo per una causa che mi sta molto a cuore e che spaventa la maggioranza dei cittadini,il cambiamento climatico.Oramai non è più un luogo le cose stanno cambiando molto velocemente . Scopro con immenso piacere che la vostra testata se ne stia interessando ‘ cosa che i mass media non fanno. Perche non informare i cittadini e organizzare una manistazione per una volta non politica ma solo per amore della nostra terra e per il futuro dei nostri figli, in modo da sensibilizzare il nostro governo a ridurre l’emissioni di gas tossici.Avremmo una causa per cui lottare in un mondo senza valori. Vi ringrazio

  2. Sergio Mannucci scrive:

    2.03 - IL MOSTRO NUCLEARE
    Ovvero: IL BURBERO BENEFICO

    A quanto pare è iniziata l’era delle crisi energetiche, sia per il caro petrolio, sia per le condizioni atmosferico-climatiche che cominciano ad avere influenza sulla nostra economia e sulla nostra salute.
    Purtroppo in fatto energetico esiste nel grosso pubblico una mancanza di cognizioni che rendono l’argomento fonte di grandi preoccupazioni, specialmente quando (falsi?) profeti, ancora più ignoranti o interessati a cavalcare questa carenza per creare un movimento d’opinione pubblica da sfruttare poi politicamente (come successe nel famoso referendum antinucleare) spargono terrore a piene mani.

    Visto come stanno le cose, mi è sembrato opportuno indagare più a fondo sul problema nucleare che qualcuno eroicamente si azzarda a riproporre: quello vecchia maniera, della fissione, cioè della spaccatura dell’atomo di uranio con scomparsa di materia e comparsa di energia sottoforma di radiazioni da trasformare in calore; per ogni grammo di materia che scompare l’energia che si ottiene è proporzionale al quadrato della velocità della luce secondo la classica formula:
    E=mxC2
    Ove: m rappresenta la massa scomparsa;
    C la velocità della luce (300.000 Km/sec)

    Praticamente un’enorme quantità d’energia; approssimativamente da un grammo di uranio 235 si potrebbero ottenere una potenza di 1000 Kw per 24 ore; in altre parole: la fissione di un grammo di uranio equivale praticamente a 2500Kg di petrolio.

    Per avere un’ idea pratica, supponiamo di accendere una lampada da 100 W, sufficiente per illuminare una normale stanza; per mantenerla accesa per 24 ore occorre bruciare teoricamente 300 grammi di petrolio; con la stessa quantità di materia scomparsa nella fissione si potrebbero mantenere accese oltre 3milioni di dette lampadine per 24 ore.
    Ma c’è il problema delle scorie; per averne un’idea si pensi di mantenere accese 1000 lampade da100w: in un anno si producono 0,3 litri di scorie vetrificate; praticamente contenute in una di dette lampadine.
    Una centrale da 1000milioni di Watt produce in un anno circa 3 m3 di scorie vetrificate contro 15milioni di tonnellate di CO2 disperse nell’atmosfera per la gioia dei nostri polmoni e del clima.
    Nel 1999 è stato stimato che per ogni individuo si siano prodotti in Italia 8 tonnellate di CO2 pari a 400milioni di tonnellate. E questo solo in Italia!
    Il divario fra i residuati tossici nucleari ed i residuati tossici fossili risulta notevole; i residui nucleari radioattivi hanno una decadenza di migliaia di anni e, se bene accantonati, non hanno alcuna influenza nell’ambiente; la CO2 è praticamente indistruttibile: dipende solo dalla funzione clorofilliana e dall’assorbimento marino dimostratisi insufficienti visto il progressivo accumularsi nell’atmosfera; nei riguardi, poi, della pericolosità per il nucleare dipende unicamente dalla tecnologia e dai sistemi di sicurezza adottati, mentre per i fossili il pericolo è costante e progressivo.
    I disastri previsti ipotizzati per il nucleare sono ancora da accertare:
    Secondo uno studio di Lester Thurow, professore di economia al Mit di Boston, in 40 anni di nucleare solo un incidente ha provocato qualche decina di morti contro una media di 50 morti al giorno sul fronte delle energie non nucleari.
    Ormai i disastri connessi con l’approvvigionamento e l’uso dei combustibili fossili vengono accettati come un fatto naturale: i disastri nelle miniere di carbone, da Marcinelle ad altri che, per esempio come in Russia ed in Cina, i dati ufficiali ammettono oltre 6mila morti nel 2004 e 8mila nel 2003, senza tener conto delle malattie professionali connesse con quelle attività.
    Si aggiungano i disastri ecologici delle petroliere; i disastri degli impianti idroelettrici; oltre 2mila morti nel Vajont e la distruzione di un’intera vallata; analogo disastro al Frejus fra i più noti.

    Comunque il disastro più grande e subdolo è l’inquinamento atmosferico che già condiziona il nostro modo di vivere sia per l’impatto sulla salute che su quello atmosferico che ci sfuggono per il loro lento progredire, come l’invecchiamento di una persona con la quale siamo quotidianamente a contatto.

    Abbiamo vissuto in diretta le inondazioni del 2002 che hanno colpito oltre 500mila persone e causato danni per milioni di dollari. Ed il caldo della scorsa estate che ha causato sofferenza e morte? Le previsioni degli esperti dei fenomeni climatici sono orientati sul pessimismo; si prevedono: desertificazioni ed alluvioni; scioglimento dei ghiacciai ed innalzamento del livello dei mari e così via di peggio in peggio:

    “Secondo un rapporto della Organizzazione mondiale della sanità
    - nel 2020 i cambiamenti climatici provocherebbero non meno di 150 mila decessi l’anno in tutto il mondo;
    - dal 1995 al 2004 l’Europa ha subito 30 grosse alluvioni colpendo
    2 milioni di persone con mille morti;
    - nel 2003 si è avuta la più forte ondata di calore che ha provocato 35 mila morti; da qui al 2020 si prevede un aumento delle morti per onde di calore di oltre il 400%.”

    Queste sono le prospettive che attendono le nuove generazioni: ormai le nostre sono state rovinate da quel fatidico referendum sotto l’emozione del famoso incidente di Chernobyl, che causò ben 31 vittime, due nel corso dell’incendio del reattore e 29 per le radiazioni, compresi 3 bambini colpiti da tumore alla tiroide, ben montato a dismisura dai cosiddetti verdi con ipotetiche apocalittiche visioni del futuro, quel futuro che abbiamo, sotto questo aspetto, ben vissuto e stiamo ben vivendo oggi.

    Ed ancora:
    “Secondo un rapporto della Commissione Europea risultano ogni anno circa 310.000 morti in Europa a causa dell’inquinamento atmosferico, dei quali 65.000 in Germania, 39.000 in Italia: più del 90% delle morti sono causate dalle polveri sottili emesse dagli impianti combustione, auto, industrie, riscaldamento.”

    Restando a Firenze: “secondo le stime dell’Istituto regionale per la programmazione economica della Toscana, risultano ogni anno 350 persone che muoiono per l’effetto dell’inquinamento di cui, 196 per problemi cardiocircolatori 132 per malattie dell’apparato respiratorio.
    In merito ai deposito di petrolio intorno alle grandi città la vicinanza degli impianti alle abitazioni ha un importante effetto relativo alle patologie per effetto degli inquinanti che, anche in condizione di normale operatività,vengono rilasciati. A Priolo, una ricerca effettuata dall’osservatorio epidemiologico della regione Sicilia, mostra che nell’area di Augusta-Priolo si è registrato un aumento di patologie tumorali sia negli uomini che nelle donne, con dati preoccupanti specie, tra gli uomini, per il tumore del colon retto, polmone e pleura.
    Tra le patologie non tumorali si segnala un aumento di mortalità per quelle espiratorie acute.
    Anche a Gela si è registrato un aumento di patologie tumorali sia negli uomini che nelle donne ed in particolare dei tumori dello stomaco, del colon-retto, laringe, bronchi, polmoni e vescica.
    Gli effetti della pessima gestione delle aree industriali è stato, del resto, confermato dallo studio effettuato nel 2002 dall’ OMS per conto del ministero dell’ambiente. Sulle 15 aree ad alto rischio di crisi ambientale è stato rilevato un eccesso di 800 morti l’anno rispetto alle medie attese, pari al 2.5% con picchi a Brindisi (+55% dei tumori per i maschi), a Crotone (+46%), a Taranto (+22%), a Massa-Carrara (+21%), Augusta-Priolo e Napoli (+15%).

    Altro che Cernobyl!

    Mentre le organizzazioni sanitarie denunciano questi fatti, nessun accenno ai disastri paventati dal nucleare o dalle sue scorie benché in Europa siano attive, da quel referendum, ben 209 centrali nucleari per una potenza totale di 171454 milioni di watt
    Nell’intero mondo l’energia prodotta dal nucleare risulta il 17% del totale.
    Solo noi furbi italiani siamo a zero con ben 90 centrali ai nostri confini per una potenza di 90560 milioni di watt dai quali siamo costretti ad importare energia elettrica per sopperire ad i nostri bisogni.

    Viene da domandarci come sia potuto accadere questo; quale interesse ha mosso i promotori del referendum spandendo terrore a quattro mani tacciando gli scienziati di giocare sulla salute pubblica per i propri interessi anche se scientifici?
    Non è il caso che i media comincino a diffondere cultura tecnica intervistando scienziati anziché politici interessati a mantenere il terrore per conservare il loro potere?
    Facciamola finita una buona volta di illudere la gente ignara chiamando in soccorso l’idrogeno! L’idrogeno in natura non esiste libero; si può solo fabbricare e per fabbricarlo ci vuole energia, possibilmente pulita se no è inutile!
    Altro tabù è l’attesa della fusione nucleare, utilissima per fare le bombe ma molto difficile da addomesticare per usi pacifici: le previsioni ci rimandano ancora, se tutto va bene, di cinquant’anni di studi e ricerche: come si riempie questo vuoto? E dopo per costruirle ci vorranno altrettanti anni prima di ottenere il pieno rendimento: solo fra un centinaio d’anni, al minimo, potremo raggiungere la vera era dell’energia pulita e nel frattempo rispolveriamo il carbone?
    Abbiamo centrali ex-nucleari (Corso e Trino Vercellese) che potrebbero essere rimesse in funzione, secondo esperti del settore, in meno di due anni ed il cui riavvio costerebbe molto meno dei 7500 miliardi di lire per la loro distruzione e potrebbero funzionare per circa trent’anni!

    Firenze: 3-3-2006 Sermann

  3. Paola scrive:

    Segnalo un sito da cui si può sottoscrivere - anche online - una petizione a favore delle targhe alterne nella città di Milano. Non so se si tratterebbe di un provvedimento utile, ma credo che sia importante dare un segnale a chi ci governa sul fatto che cresce tra gli elettori l’attenzione e la preoccupazione nei confronti dei temi legati all’inquinamento e all’ambiente. Il sito è : http://www.mammeantismogdimilano.it/www/index.php

  4. Johnny Mori scrive:

    L’unica cosa certa è che, presto o tardi, il genere umano scomparirà dalla faccia della Terra, e la Terra tornerà ad essere Gaia, liberata finalmente da questi esseri che con tutta la loro immensa intelligenza non sono mai riusciti a capire una cosa di una drammatica semplicità: che non si può pensare di vivere all’infinito distruggendo quello che di più bello possediamo: il creato. Naturalmente, quel giorno non ci sarò, ma il pensiero che l’uomo scomparirà non mi turba affatto, anzi.

  5. Johnny Mori scrive:

    Pensate solo a questo: lo scarafaggio c’era prima che comparisse l’uomo, e ci sarà anche quando l’uomo sarà scomparso.

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