SE HAMILTON FOSSE ITALIANO
Domenica 22 Aprile 2007A volte anche l’impossibile diventa realtà. E infatti ci troviamo di fronte, da qualche settimana, ad una ipotesi che sembrava francamente irreale: dico, e se Ron Dennis diventasse simpatico? Fino a qualche tempo fa, un evento del genere poteva essere paragonato alla trasformazione della Terra in un ovale o all’improvviso impoverimento di Silvio Berlusconi o all’ingresso di Fausto Bertinotti in Forza Italia.
Invece, ai box le cose stanno cambiando. E’ inutile girarci attorno: con l’operazione-Hamilton, l’algido azionista della scuderia McLaren ha sferrato un colpo sotto la cintura dei buoni sentimenti. Come si fa a restare indifferenti dinanzi alla storia del ragazzo di colore? Alzi la mano chi, pur avendo una foresta di pelo sullo stomaco, non si è intenerito al racconto del piccolo Lewis, all’epoca ancora pilota di kart, che si presenta ad una festa della McLaren medesima e fila dritto sparato (deve essere sempre stato dannatamente veloce, il fanciullo) da mister Dennis a chiedergli un posto di lavoro per il futuro remoto.
L’immagine che noi italiani abbiamo del perfido Ron, beh, suggeriva, per la storia in questione, un epilogo poco romantico. Del tipo: allora Dennis chiamò due robusti body guard e fece buttare fuori dalla sala il piccolino, minacciando di prenderlo a cinghiate o di darlo in pasto ai suoi cani molossi nel caso si fosse ripresentato.
Ma non è andata così e nel presente, nel 2007, siamo qui ad applaudire il debuttante che mette in crisi la Ferrari, provvedendo altresì a far mangiare la polvere al reclamizzatissimo Alonso, il quale Alonso sarebbe poi l’uomo che ha spinto il mitico Schumi verso la pensione. Le conseguenze, impreviste ed imprevedibili, sono clamorose.
Numero uno. Anche Ron Dennis ha un cuore e non una pompa meccanica al posto del muscolo cardiaco. Numero due. Lewis Hamilton offre a tutti noi, poveri diavoli in transito per la corsia box o incollati davanti alla televisione, spunti per una amara riflessione: ma quanti Lewis Hamilton ci sono in circolazione, condannati all’anonimato, semplicemente perchè non li fanno entrare alle mega festa dei top team oppure, se proprio ce la fanno entrare, gli scagliano contro i cani con le salcicce legate al collo?
Certo, gli scettici potrebbero sempre rispondermi che in realtà una rondine non fa primavera, perchè può darsi benissimo che Lewis sia, di suo, un Fenomeno paranormale, cioè un soggetto dotato di qualità super umane. Ovviamente non dico di no, anche in omaggio ad Alonso, a Kimi e agli altri fusti in circolazione sulle piste da un pezzo: conviene in primis a loro, affermare l’unicità di Hamilton. Altrimenti, vorrebbe dire che sono, costoro, dei raccomandati, niente di più e niente di meno.
Comunque, confesso e ribadisco: Ron Dennis rischia di diventare simpatico, almeno a me. Anche perchè, nel momento in cui tutti parlano di patriottismo a proposito delle sorti della Telecom, mi viene in mente un cattivo pensiero. Ma perchè la Ferrari di Montezemolo e di Todt non ha mai pensato a qualcosa di simile per un ragazzo italiano? Possibile che, in oltre dieci anni, non fosse immaginabile un programma di investimento basato sui giovani ‘nostri’? Se le attenzioni dedicate a Valentino Rossi fossero state indirizzate, che ne so, sul promettente Filippi, chi ci avrebbe rimesso qualcosa? Massa è sotto contratto, ci hanno spiegato, addirittura dal 2001: già nel 2001 si sapeva che non c’era un cittadino della Repubblica, di pari età, capace forse di guidare la Rossa in gara dal 2006 in poi?
Mi dispiace, ma stavolta i complimenti sono tutti per lui, per l’ex odioso Ron, sceriffo di Nottingham della Formula Uno post moderna.