Lea Pericoli, simbolo vincente dell’Italia.
Eleganza e simpatia anche fuori dal tennis.
Il ritratto di una vera campionessa.

Lea Pericoli, Italian national symbol.
Whose elegance and popularity
transcended tennis.
The epitome of a true champion.

 
17 Aprile 2008 Articolo di Cino Marchese
Author mug

Viaggio tra i segreti della tennista azzurra che stupì il mondo per la sua femminilità. A Milano dovette annunciare il ritiro di Connors… ma ricevette comunque applausi.

The secrets of the Italian player who wowed the world with her femininity. In Milan she had the ‘honour’ of announcing Connors’ retirement…but she got applauded anyway.


Click here to read the English text.

Chiunque abbia frequentato il tennis conosce Lea. Perché l’ha vista giocare, perché l’ha sentita commentare perché l’ha vista dappertutto dove c’era una situazione più o meno importante. Lea si è sempre mossa con grande classe ed eleganza ed ha sempre suscitato solo ammirazione e stima.
Personalmente la conosco molto bene e sono più di trenta anni che la frequento ed insieme abbiamo vissuto tanti momenti di grande intensità e di grande amicizia.
Sono stato in prima analisi tifoso di Lea e dell’eleganza italiana che portava in giro per il mondo, anche se il suo sarto era il famoso Ted Tingley, inglese, che per anni ha imperversato a Wimbledon con “mise” improbabili ed anche di cattivo gusto, ma che Lea nobilitava con la sua grazia e la sua proverbiale eleganza.
Regina del pallonetto ha giocato ai massimi livelli senza un colpo, ma con intelligenza e furbizia ha messo in difficoltà tutte le sue colleghe sicuramente più dotate di lei.
In un mondo di tenniste non sempre femminili, Lea ha portato invece sempre molta grazia e femminilità. Non a caso è sempre piaciuta molto agli uomini. Quando l’ ho conosciuta molti anni fa era la compagna di Tito Fontana, grande industriale e grande appassionato di musica jazz e titolare dello Studio 7 dove diversi amici miei jazzisti incidevano. Le sue sorelle Luciana e Laura sono state sempre molto vicine a lei e quando si trovò ad affrontare un grave problema di salute la sostennero in tutti i sensi aiutandola a non perdere mai quella sua proverbiale forza d’animo che l’ha sempre sostenuta ed aiutata ad essere lei.
Il Tennis Club Milano senza di lei non sarebbe quello che è. Quando è a Milano Lea arriva sempre al club verso l’ora di pranzo e si aggira veloce e frugale nei paraggi del bar dove consuma qualcosa di leggero per poi fare la sua partita quotidiana. In quel Circolo sei più apprezzato e considerato se fai parte del suo giro fatto sempre di personaggi speciali come per esempio il compianto Dante Rossetti, medico e grande amico del tennis Italiano del periodo di Adriano.
Dante adorava Lea ed aveva una stima infinita e soprattutto ammirava quella sua grande autonomia e capacità di badare a sé stessa come nessuno. Lea infatti, di origine borghese e benestante, era rientrata in Italia dopo che la sua famiglia era emigrata in Africa ad Addis Abeba e si era trovata dopo la morte del padre a badare a tutta la famiglia soprattutto con il tennis che allora non era una grande fonte di guadagno. Lea però con determinazione e costanza aveva capito immediatamente cosa avrebbe dovuto fare quando avrebbe smesso di giocare. Io la conobbi personalmente proprio in quel periodo e le proposi un contratto di abbigliamento con la La Font, una casa di Perugia con cui collaboravo, e per qualche anno fu la “testimonial” meno… giocante, ma più presente dove si giocava a tennis.
Per suo conto aveva un buon contratto con la Superga per un suo modello di scarpa quando nessuno lo aveva tra le donne e incominciava a scrivere sui giornali grazie ad un rapporto fantastico che aveva con Indro Montanelli. In quegli anni incominciava a commentare in televisione ed ancora oggi tutti si ricordano delle sue telecronache e delle sue interviste.
Il torneo di Montecarlo è sempre stato per Lea un punto di riferimento e per anni è sempre andata in un piccolo hotel dove ha portato anche me per qualche anno, l’Hotel de Russie, niente a che vedere con i super hotel di oggi, ma dal momento che Lea è sempre stata molto attenta a non spendere troppo, con la scusa che quello era l’Hotel dove era stata quando aveva vinto il torneo la prima volta, ci si sistemava contenta di risparmiare quanto poteva e se lo faceva andar bene anche se il bagno era sul ballatoio. Lea però ha sempre frequentato amicizie di alto livello e a Monaco a partire dal Principe tutte le persone più influenti e potenti erano felici di essere suoi amici.
Ricordo che un anno curava una rubrica di colore sul torneo ed i primi giorni quando i campioni non erano ancora arrivati si metteva alla caccia dei vari personaggi presenti e si raccomandava a tutti per avere qualcuno da intervistare. Io, così sollecitato, le dissi “Intervista quel bambino, diventerà il numero 1 del mondo” e lei di rimando “Ma chi quell’albino?“ ed io “Si chiama Boris Becker e vedrai che non mi sbaglio !!”
Lea rifiutò di intervistarlo perché secondo lei era brutto e poi aveva le sopracciglia quasi bianche così come i capelli. Qualche anno dopo quando Becker divenne Becker tutte le volte che glielo ricordavo aveva uno scatto e ricordava che se mi avesse dato retta avrebbe fatto una bellissima figura. Ma Lea è tanto onesta che in circostanze simili ammette i suoi errori ed è la prima a dolersene.
Lea ha lavorato con me per tanti anni curando le pubbliche relazioni del torneo di Milano e di tutte le manifestazioni importanti da me organizzate facendomi conoscere il mondo della moda dove lei godeva di enorme considerazione e stima. Giorgio Armani, Gianni Versace, Ottavio e Rosita Missoni erano regolarmente suoi ospiti durante i tornei e Lea era capace di coinvolgerli nella giusta maniera creando quel mix che poi è il segreto del successo. Inoltre Lea era la “dama” del torneo, lo presentava lo accudiva e lo difendeva per tutto e per tutti. Non era necessario che le dicessi nulla, lei sapeva cosa doveva fare. Mi ricordo che un anno avevamo avuto delle difficoltà immense create da un misunderstanding con un handicappato e la settimana mi aveva creato grossi problemi e finalmente quando riuscimmo a dimostrare la nostra buona fede dopo avere messo in campo una straordinaria finale tra Jimmy Connors e Yannick Noah ero al villaggio esausto, ma felice finalmente per aver risolto quei problemi.
Improvvisamente però un collaboratore alquanto trafelato mi raggiunge e dicendomi “ Cino corri sul campo perché Connors ha deciso di ritirarsi! “.
Mi alzo di scatto, vedo Lea nei paraggi e le chiedo di seguirmi. Il gioco era fermo e Connors sconsolato mi dice che la sua schiena non si piegava più. C’erano 9.000 persone stipate al Palatrussardi quel giorno. Non mi restò che spingere Lea sul campo dicendole di dire qualcosa di circostanza. Lea terrorizzata mi guardava e mi diceva “No, io non me la sento!” Ma io praticamente la costrinsi dicendolei “Lea questo è il tuo pubblico e vedrai che qualunque cosa dirai avrai solo applausi“. E così fu perché Lea è soprattutto umana ed anche in una situazione alquanto imbarazzante sa tirare fuori dalla gente solo la loro parte migliore e scusate se è poco.

Questa è Lea… , un tantino troppo… oculata nelle spese, certo, ma grande, grande, grande

Grazie Lea

English text (traduzione a cura di Allan Herron)

Those who know tennis know Lea. Either they’ve seen her play, heard her commentate or seen her at an important function. Lea has always carried herself with great class and elegance winning admiration and esteem along the way.
Personally I’ve known her for over 30 years now and we’ve gone through a lot together, times of adversity and times of great warmth and friendship.
I was first drawn to Lea by her unmistakable Italian style which she couldn’t help but take around the world with her. Although her tailor, Englishman Ted Tingley was initially better known for the improbable and even unpleasant styles which he inflicted upon the boulevards of Wimbledon, Lea managed to ‘nobilise’ his style with her grace and proverbial elegance.
Queen of cunning, she played amongst the elite even without a great ‘weapon’ per se. Her greatest skill was her quickthinking, with which she managed to out-manoeuvre many of her more gifted colleagues.
In a world where female players are not renowned for their femininity, Lea brought grace and femininity. No wonder that she was so popular amongst men! When I met her many years ago she was with Tito Fontana, the great industrialist, jazz-lover and owner of Studio 7 where many of my jazz friends worked. She has always been close to her sisters Luciana and Laura and even in wavering health has always had them near, helping to preserve the strength of character for which she is renowned.
The Milan Tennis Club would not be the same were it not for her. When in Milan you’ll see her stop off at the club bar for a quick bite to eat before her daily game. You would then find her in the company of other well-known personalities such as Dante Rossetti, medic from the Adriano era and long time fan of tennis. Dante loved Lea and especially admired her independence and her determination.
Lea was born into a good family and returned to Italy from Addis Ababa after her the death of her father; though she had to fight with her family to be able to play tennis as at the time it was not considered a reliable source of income. Lea had a plan however and knew exactly what she was going to do after her tennis career was over. At the time I was sponsored by La Font, though more for turning up to places where tennis took place than for actual playing but by offering her a contract with the same company I first got to know Lea.
Little did I know she already had a good contract modeling shoes for Superga which at a time was unusual for a woman. Through her friendship with Indro Montanelli she then started to write for newspapers and later started commentating for television. Many of us still remember her television commentaries and interviews.
The tournament at Montecarlo always held a special place in Lea’s heart and on more than one occasion she took me to the hotel where she used to stay. The Hotel de Russie, unlike the super hotels of today was much more modest by comparison. Although Lea was always very careful with money, she used the excuse that it was where she stayed when she won the tournament for the first time. We made the best of it however and would even congratulate ourselves on our thrift… even if the bathroom was across the landing! Strangely, this didn’t stop Lea keeping the most distinguished of company, all of the most influential people of the time including the Prince, were eager to be included in her circle of friends.
I remember one year she was writing a piece on the tournament and even before any of the big names had arrived she was searching high and low for potential interview victims. Embarrassed, I said to her “Why not interview that little boy, I bet one day he’ll be number 1” and she replied “Who? The albino?” to which I replied “His name is Boris Becker and you just see if I’m wrong!!”
Lea refused to interview him because she thought he was ugly and had eyebrows the same shocking colour as his hair. Then after Becker became ‘Becker’ I would remind her of what had happened and of course she admitted that she should have listened to me. But Lea is so honest and is always the first to admit her faults.
Lea worked with me for many years on the PR of the Milan tournament and used her insider knowledge of the fashion world to help me produce the major publicity materials. Giorgio Armani, Gianni Versace, Ottavio and Rosita Missoni were her regular guests during the tournaments and she employed her formidable social skills to make sure that everyone felt at ease. Apart from which she was the “dame” of the tournament and she looked after it like it were her own. Lea didn’t always have to speak; she just knew what to do. I remember one year when I had particular difficulties, including a misunderstanding with a handicapped person. Only after the matter was resolved did I dare to go and relax in the tournament village safe in the knowledge that at least there was an extraordinary final between Jimmy Connors and Yannick Noah to look forward to.
Suddenly a colleague rushed up to me gasping “Cino, get to the court, Connors wants to retire”
I jumped out of my seat, found Lea in the wings and dragged her with me. The match had stopped and Connors, disconsolate told me that he couldn’t bend his back. There were 9.000 people crammed into the Palatrussardi that day. All I remember was pushing Lea towards the court muttering that she should say something about circumstance. Lea looked back at me terrorized “No, I can’t do it!” Practically forcing her onto the court I pleaded “Lea, this is your public, whatever you say you’ll be applauded!” And that’s how it was because above all Lea is human and even in the most potentially embarrassing of situations has the remarkable ability to find the best in people.
This is Lea…, keeps a close eye on her shopping basket, yes, but a great lady all the same.

Thank you Lea.

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35 Commenti a “Lea Pericoli, simbolo vincente dell’Italia.
Eleganza e simpatia anche fuori dal tennis.
Il ritratto di una vera campionessa.

Lea Pericoli, Italian national symbol.
Whose elegance and popularity
transcended tennis.
The epitome of a true champion.”

  1. tilden scrive:

    Lea veramente una grande donna ed una signora di classe, ma dal punto di vista tennistico cosa ha vinto? Qual é stato il suo best ranking ?

  2. luca scrive:

    Agli inizi di gennaio era apparso sul blog un articolo sulla Pericoli, che aveva scatenato un putiferio a seguito di alcune considerazioni sulle mises della Pericoli.
    Personalmente, ritengo che per il tennis italiano sia arrivato il momento di guardare avanti.
    Se il simbolo vincente dell’Italia e la Pericoli, tanto vale rimettere in produzione la Lancia Flaminia

  3. Angelica scrive:

    La classe è qualcosa che pochi hanno. Lea Pericoli è una donna di classe
    E classe non passa mai di moda.

  4. Voortrekker Boer scrive:

    Bravissima persona e soprattutto di quelle vecchio stampo molti difficili da trovare oggi. Molto bello e leggibile il suo libro.

    Come commentatrice, a me appariva soporifera.

  5. luca scrive:

    Inter nos : più che una Lancia Flaminia, a me la Pericoli ricorda…..una Fiat 600 multipla ( quella degli anni ‘60 !!!!! ).
    Al confronto, la Serena Williams sembra….una Corvette ZR1 !!!!!
    E come commentatrice, Annabel Croft - al confronto della Pericoli - sembra…una Ferrari Enzo !!!!!
    Eppoi, vintage per vintage, Gussie Moran era molto più carina; e la Margaret Smith ha vinto 24 tornei in singolare dello slam - facendo grande slam nel 1970 - senza i pizzi di Ted Tinling.
    Quando ci vuole ci vuole

  6. Gixi scrive:

    Se il simbolo vincente dell’Italia è la Pericoli… ecco perché ora non vinciamo più.
    Se riteniamo sia giunto il momento di guardare avanti… significa che abbiamo smarrito la strada.
    Se prestiamo più attenzione ai risultati che al modo il cui sono stati raggiunti… è evidente che non sappiamo più assaporare la vita.
    Se teniamo in così poca considerazione la classe e l’intelligenza… significa che non abbiamo né l’una né l’altra.

    P.S.: complimenti a Cino per il bellissimo ritratto! Un unico appunto: quell’oculatezza nelle spese è una grande virtù, oggi più che mai.

  7. stefano grazia scrive:

    A me la Pericoli e’ sempre risultata simpatica. Epidermicamente. Una bella ragazza che sceglie di far sport in quegli anni era cosa rara e quindi ha tutta la mia ammirazione. Certo, col raziocinio, e leggendo sempre piu’ spesso articoli che dovrebbero essere a suo favore, ogni tanto mi vengono alcuni dubbi: che se la tirasse un po’, che fosse (sia?) un po’ razzista o comunque poco elegante dentro (cjh? quell’albino? Non lo intervisto,troppo brutto…Diciamolo francamente: non e’ il massimo dell’eleganza). D’accordo anche sulle critiche apparse tempo fa sul suo essere troppo tifosa (critiche anche da parte di angelica e roberto, che non possono certo essere accusati di scarsamente obiettivi). Anche il fatto che facesse la kournikova del tempo, diventando famosa piu’ per gli abitini (tra l’altro orribili) di ted tinling che per il gioco non depone a suo favore. Eppure…eppure… Mi piacevano le sue interviste d’antan, mi piace il suo rapporto con Pietrangeli (ma davvero i due non hanno mai…?) e Panatta, mi piace continuare a pensare che sia una persona bella dentro e di classe. Per cui trovo le accuse (tra l’altro di cattivo gusto)di luca tutto sommato inutili.

  8. marcos scrive:

    elegantissima lea, anche quando conduceva paroliamo su telemontecarlo. oculatissima nel suo gioco, oculatissima nel suo portafoglio: buon per lei!

    ringrazio cino per lo stupendo ritratto!

  9. Elisabetta scrive:

    io adoro Lea Pericoli, è una donna di gran classe , splendida padrona di casa,grandissima nelle cerimonie di premiazione a Milano e Roma, se iniziamo a parlar male di lei non c’è più religione!
    p.s : sono d’accordo con Gixi, l’oculatezza nelle spese è un pregio non un difetto,oggi ancora più di ieri .
    Grazie Cino ( per tutti gli articoli , non solo per questo)

  10. luca scrive:

    @ stefano grazia
    Di persone gradevoli è pieno il mondo; a me pare che la Pericoli non svetti da nessun punto di vista.
    Su questo blog sono comparsi articoli sullo stato di salute del tennis italiano; beh, dal mio modestissimo punto di vista, se non si svecchia la classe dirigente facendo posto al fisiologico ricambio generazionale, torneremo alle Maxima De luxe Torneo e Superflex. E continueremo a sentire la Pericoli che racconta dei suoi abiti di Tinling.
    Ho seguito un’intervista alla Margaret Smith. Estremamente low profile, molto defilata; eppure - quanto a risultati - è a tutt’oggi ineguagliata. Questione di stile. La classe non è acqua; sul campo da tennis e nella vita. E il mio beneamato Orso - nell’intervista alla BBC sulle legends of Wimbledon - era, come la Smith, molto poco enfatico. Di certo, non parlava del completino a righine verdi che scaramanticamente metteva per le finali di Wimbledon; in compenso, erano tutti gli altri - giornalisti di fama internazionale, come non lo è la Pericoli, e campioni di tennis - che ne cantavano l’imperitura gloria.
    A me, la Pericoli e Pietrangeli ricordano l’Italia degli anni 60 e dei film di Alberto Sordi :” Lavoratori….tiè !!!”. Con relativo gesto dell’ombrello.
    Li immagino insieme girare su una 600 multipla con cesta di vimini sul tetto e cantare :”Siaaamo i Watuussi, siaaamo i Watuussi….”

  11. Filippo scrive:

    Lea Pericoli mi perdonerà se non parlo del suo savoir faire. Vorrei sapere se Volandri giocherà a Montecarlo. Grazie. ;-)

  12. Voortrekker Boer scrive:

    Bè certo che qua non si va mai per il sottile…le citazioni pseudo-colte da i Vitelloni si potrebbero anche risparmiare vista la modesta caratura di certi troll.

  13. albi scrive:

    @Luca
    In questo blog appaiono centinaia di articoli, molti dei quali trattano della situazione del tennis italiano del giorno d’oggi, che senso ha mettersi a polemizzare sull’articolo di Cino che è un bel racconto di tempi passati e che niente ha a che vedere con il presente, se vuoi discutere di tecnica o di politica del tennis hai di sicuro sbagliato post. Se poi tutte le tue parole servivano per esaltare una volta di più lo Svedese allora ok…

  14. luca scrive:

    @ albi
    Più presente della Pericoli…….altro che tempi passati !!!!
    Preferisco in ogni caso la Smith. Più discreta e vincente

  15. gianpaolo scrive:

    Ognuno si scalda per gli idoli che ha… Noi c’abbiamo la Pericoli…

  16. stefano grazia scrive:

    luca, se tu avessi pubblicato solo l’articolo con cui mi hai risposto mi avresti fatto sorridere e avrei potuto anche condividere almeno in parte, almeno sotto un certo punto di vista…E’ quello che hai scritto prima (e ancor prima) che non ho condiviso. Quando, direi quasi, tanto per attirare nella discussione chloe, confondi ironia con sarcasmo…E lo sai qual’e’ la differenza secondo Hugo Pratt/Corto Maltese? E comunque sulle cadute di stile non posso certo darti lezione io, disse chloe de lissier…

  17. chloe de lissier scrive:

    il subcomandante stefano grazia mi fa l’onore di usare un mio commento come distico per il suo più recente riepilogo.
    dopo aver letto un post qualsiasi di tal luca, mi si può dare torto?

  18. Roberto Commentucci scrive:

    E tra parentesi Luca, mi permetto di farti notare che come molti altri tuoi commenti fuori dal tempo, anche la citazione cinematografica è anacronistica.
    La battuta di Alberto Sordi che hai citato non c’entra nulla con l’Italia degli anni ‘60, dal momento che il film “I vitelloni”, da cui è tratta, è stato girato da Fellini nel 1953, in pieno dopoguerra, con il boom economico degli anni ‘60 ancora ben lontano. All’epoca Lea aveva solo 18 anni, e la sua carriera era appena agli inizi.
    Insomma, fai anche tu, metaforicamente, la stessa fine di Sordi nella famosa scena:
    vuoi fare lo spiritoso, ma poi la macchina non ti parte e finisci per buscarle…

  19. Voortrekker Boer scrive:

    Forse i mobili dell’ IKEA emettono esalazioni venefiche allucinogene di cui noi non siamo a conoscenza…

  20. luca scrive:

    @ Roberto Commentucci
    Perdona l’errore di battitura; comunque sia, da quel che scrivi, all’epoca la Divina Lea poteva già guidare…la 600 multipla ( geniale vettura di Dante Giacosa, all’epoca in produzione !!!!). Magari passava da un Blockbuster del tempo e si prendeva “I vitelloni” di Sordi; nel frattempo, la Smith vinceva i suoi primi slam !!!!!

  21. chloe de lissier scrive:

    c’è qualcosa che non funziona, ormai è chiaro.

  22. enzo cherici scrive:

    Ma ancora ci perdete tempo? Bah…

  23. Voortrekker Boer scrive:

    Eh sì…le polpette speziate con salsa di mele hanno effetti devastanti se mangiate in quantità esagerate.

  24. luca scrive:

    Inter nos : ma non è che la Divina Lea avesse un videoregistratore ante litteram nella 600 multipla, con cui vedersi il film di Sordi nell’intimità con Pietrangeli ????

  25. Karlovic 80 scrive:

    @Luca
    Certo che negli ultimi tempi sei molto peggiorato!!!
    A proposito di Corvette,hai visto l’ultima nata in casa GM?
    La nuova Corvette ZR1 Blue Devil.Un mostro da oltre 600hp,ma con tanta tecnologia.La più potente Vette mai realizzata.Il prezzo è ottimo:100.000$
    Forse darà del filo da torcere alla Ferrari Enzo e alla Lamborghini Murcielago LP 640.Staremo a vedere.Che ne pensi?

  26. Gixi scrive:

    :-(

  27. tilden scrive:

    If you all celebrate her like a monument I ask again what did she win ? Which was her best ranking ? At least Kournikova entered the top ten.

    Vu que tout le monde l’adore comme un monument je demande de nouveau qu’est-ce qu’elle a gagné? Quell’a été son meillur classement? Au moins Kournikova etait entrée dans les premier dix mondiaux.

    Visto che tutti la celebrate come un monumento chiedo a tutti (multilingue) Cosa ha vinto? Qual é stata la sua migliore classifica? Almeno la Kournikova é entrata tra le prime dieci del mondo.

  28. Fabio scrive:

    La Pericoli ?
    Meglio come conduttrice al “gioco delle cifre e delle lettere” a TMC piuttosto che come tennista e commentatrice ….

  29. Angelica scrive:

    tilden, ma hai mangiato i peperoni e ti sono rimasti sullo stomaco?
    Il cane si e’ messo a ciancicare le tue scarpe da tennis preferite?
    Hai messo fuori di un metro la voleè più facile di questo mondo e ti sei ingoiato la racchetta per la rabbia?
    Scusa se chiedo, ma sinceramente tutto questo ‘acredine’ non la capisco.
    Gli articoli di Cino Marchesi sono interessanti, diverteni, curiosi, perchè raccontano aneddoti del passato, visti da un punto di vista completamente diverso dal nostro di semplici appassionati-malati-cronici. Insomma spesso il famoso ‘dietro le quinte’ che, almeno a me, affascina.

    Perchè “celebro” Lea Pericoli? Perchè la classe di Lea Pericoli è cristallina.
    Ma viva iddio, si potrà ancora essere giudicati nella vita non solo per quello che si è fatto ma anche per il modo in cui si è.

    Tennisticamente non è stata una top-player dei sui tempi, ma fascino ed eleganza quelle non possono messe in discussione. (in tutto quello che ha fatto. E ringrazio marcos per avermi ricordato Il Paroliere. Adoravo quel gioco e il merito era del savoir faire di Lea)

    Per quello che mi riguarda, ogni anno, ogni volta, che c’è la premiazione del torneo di Roma, mi affascina il modo in cui lei introduce, intervista e tratta vincitori e finalisti come se fossero le persone più speciali che abbiano mai giocato a Roma. Anzi li rende veramente speciali.
    E a me piace. E non sono la sola.

  30. luca scrive:

    @ Karlovic 80
    E’ stata voluta dal CEO di GM Rick Wagoneer, che ha chiesto ai suoi tecnici :”Se GM è capace di realizzare la Z06 per 70000 $, cosa riuscirebbe a fare con 100.000 $ ?”. Blue Devil è lo stemma dell’università di Wagoneer a Wilmington.
    Personalmente, la ritengo uno schiaffo alle spocchiose, costosissime e meno efficaci GT europee, 599 GTB, Murcielago, 911 GT2; però la Z06 ha un equilibrio dinamico che la rende inarrivabile. La ZR1 ha 150 lbs in più sul fontale, con una ripartizione di peso percentuale di 52 / 48, contro lo spettacolare 50 / 50 della Z06, che rimarrà la versione race delle favolose Vette.
    W Detroit e Motown !!!!!

  31. Gixi scrive:

    Ecco, questo è un condensato di tutto ciò che mi tiene lontano dalle club houses dei circoli, nonostante la mia passione per il tennis

  32. andrew scrive:

    …un abbraccio Gixi….

  33. anto scrive:

    Ma una curiosità, la signora Lea quando seguo la coppa davis in trasferta è retribuita dalla fit ossia da noi? E se si, qual’è il motivo di questa retribuzione………

  34. luca scrive:

    @ anto
    Se così fosse, non sarebbe il caso di applicare la tipica prassi aziendale del taglio dei costi e della conseguente riduzione del personale ???
    Con Binaghi in scadenza di mandato e la Divina Lea pensionata, il bilancio FIT potrebbe trarne beneficio ????

  35. anto scrive:

    D’accordissimo con te caro Luca.

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