Flavio Cipolla,
incompiuto vincente.

 
27 Agosto 2008 Articolo di Roberto Commentucci
Author mug

Scopriamo insieme chi è Flavio Cipolla, la rivelazione azzurra di questo US Open. Un giocatore fai-da-te, che pratica un affascinante tennis d’altri tempi, sempre spettacolare e divertente. Dalla sfiducia dei tecnici federali al terzo turno agli US Open.

Un famoso politico americano, che amava molto il nostro paese, diceva che l’Italia è il calabrone dell’economia mondiale. Il calabrone è un insetto che, a sentire gli zoologi e i fisici, non dovrebbe essere in grado di volare. Troppo pesante il suo corpo tozzo, troppo piccole le sue ali. Eppure, miracolosamente, il calabrone vola, agitando vorticosamente le sue alucce insufficienti.
Allo stesso modo l’Italia, in perenne emergenza, senza una organizzazione adeguata, trascinandosi fardelli enormi, riesce sempre a mantenersi in volo, grazie alla fantasia e alla determinazione della sua gente.

Ed è una storia davvero italiana, quella di Flavio Cipolla. La storia di un ragazzo che viene su dal nulla, senza alcun aiuto esterno, senza alcuna struttura a sostenerlo, senza un vero progetto alle spalle, ma che si afferma quasi per caso, grazie al solo talento e alla grande determinazione, in un mondo difficilissimo e ultracompetitivo. Un ragazzo che a vederlo, da due metri di distanza, non

crederesti mai possa fare il tennista professionista, in questo circuito dominato da possenti superman. Due spallette quasi gracili, poco più di un metro e settanta, due gambe rapide e instancabili, ma soprattutto un braccio fatato.
Flavio ha lottato una vita contro gli stereotipi, i pregiudizi e i luoghi comuni. E sì, perché i rigidi schemi mentali dei nostri tecnici federali non contemplavano la possibilità di costruire un giocatore basandosi sul talento, sul controllo di palla, sulla velocità di braccio, sulla capacità di cambiare ritmo. No, un giocatore, per i nostri integralisti islamici del settore tecnico di allora, doveva avere per forza due spalle da canottiere. Poi, se ha aveva mano quadrata, pazienza. Manco fosse lotta greco-romana, anziché tennis.
Flavio già da ragazzino stupiva per la morbidezza dei suoi gesti, ed era fra i migliori della sua classe, il 1983. Non si contano le sue vittorie, da under, sul suo quasi coetaneo Andreas Seppi, ad esempio. Ma i soloni della Federazione scuotevano ottusamente la testa. Troppo piccolino, troppo limitato. E negavano aiuti e assistenza tecnica.
Entrò nei primi 400, a poco più di 21 anni, e i soloni dissero che era arrivato ad esprimere il suo livello massimo. Iniziò a giocare i challenger, entrò nei primi 300, ma si sentiva dire “Vabbè, bravo, però ha già raccolto sin troppo, di più non può fare”. A 22 anni Flavio entrò nei primi 200, iniziò a vincere tornei challenger, poi si avvicinò addirittura alle prime 100 posizioni del ranking, con qualche qualificazione nei tornei Atp. Lo scorso anno, entrò in tabellone a Parigi, passò il primo turno, ebbe l‘onore del centrale del Roland Garros contro Rafa Nadal, dal quale uscì sconfitto con onore, in diretta su Eurosport. “E chi se lo sarebbe mai aspettato… Beh, però dai, è stato un exploit isolato, a quel livello non ci può stare…E poi su, siamo seri, fuori dalla terra dove va con quel servizio?”. E via sentenziando.
Ora, la vittoria contro Jan Hernych, nel primo turno dell’US Open, con tutto il pubblico americano ad incitarlo e ad applaudirlo, ha dimostrato che quell’exploit non era isolato. Nonostante il servizio debole, nonostante la poca potenza, Flavio ha fatto vedere che se si ha cuore, volontà e coraggio, anche nel tennis moderno c’è spazio per la fantasia, per i tocchi, per le palle corte, le variazioni e ricami del bel tempo che fu.
Eppure, il romano è un prodotto artigianale, anche se di altissimo livello. Niente Bollettieri Academy, per lui, niente centro tecnico del Roland Garros, e nemmeno Tirrenia (che quando Cipolla era uno junior, neanche esisteva). Solo la passione e la perseveranza di papà Quirino, ore e ore in campo, cesti su cesti di voleé, di palle corte, fin da bambino, quando appena tredicenne, uno scricciolo, teneva già a bada i C1 con i suoi ricami beffardi.
I Cipolla, padre e figlio, orfani dell’aiuto federale, hanno fatto tutto da soli. Niente biomeccanica applicata, per loro, niente videoanalisi. E la lunga, faticosa costruzione, alla meno peggio, di un gesto di servizio decente, che limitasse i danni e consentisse a Flavio di entrare nello scambio senza essere subito travolto. Insieme con l’affinamento delle specialità della casa: un repertorio al volo di grandissima qualità, due fondamentali giocati con gran timing e ottimo anticipo, un rovescio in back tagliente, dal rimbalzo bassissimo, che Flavio alterna sapientemente ad improvvise accelerazioni lungolinea, una palla corta di precisione chirurgica. E in generale, l‘abilità, oggi così rara, di “sgonfiare” la palla, di non darne mai due uguali all’avversario. Il tutto sorretto da una grande capacità di coprire il campo, grazie a due gambe velocissime e alla notevole scaltrezza nell’intuire i colpi avversari. Un Santoro de noantri, insomma. Con un solo, enorme neo nel suo scintillante repertorio. Il servizio.
I risultati di Flavio, in conclusione, sono un autentico miracolo all’italiana. Ma a questo punto, una domanda sembra lecita. Dove sarebbe ora il romano se fin da ragazzino fosse stato sorretto da un adeguato sistema di addestramento tennistico? Se avesse potuto beneficiare di strutture e metodologie avanzate, se si fosse messo mano per tempo alla costruzione di un servizio adeguato al tennis moderno? Se i nostri tecnici federali dell’epoca non fossero stati così pervicacemente miopi?
Il piccolo calabrone italiano, che non dovrebbe staccarsi da terra, agita freneticamente le ali, si sforza, si solleva, passa il primo turno nei tornei degli Slam, fa onore a se stesso e al suo paese. Ma quanta fatica.
E quanti rimpianti!

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43 Commenti a “Flavio Cipolla,
incompiuto vincente.”

  1. salvatore milanese scrive:

    La federzione italiana fa pena….stanno tutti intorno ai figli di papà e poi pretendiamo che il movimento si espanda…

    che amarezza.

  2. anto scrive:

    Roberto complimenti per l’editoriale, bellissimo. Ti voglio raccontare un aneddoto di Cipolla. Mi trovavo negli spogliatoi di Umago quando flavio aveva il morale sotto i tacchi dopo aver perso al primo turno allo Studena Open di Umago. favio mi raccontava il momento difficile che stava attraversando e i tanti punti da difendere che lo preoccupavano non poco. il Cipolla uomo è davvero una bravissima persona, disponibile e gentile, un giocatore da prendere da esempio. Finalmente la fortuna gli ha sorriso anche se lui l’ha aiutata. Si parla spesso di scelte di programmazione molto superficiali. Non è il caso di Cipolla. Questa settimana era nell’entry list di coma e lui cosa ha fatto si è cancellato. Ha scelto di rischiare punti sicuri per fermarsi agli us open, e la sua cocciutaggine ha ripagato, si ritrova al secondo turno con la possibilità di fare ulteriori punti pesanti, veramente bravo!

  3. Andros scrive:

    Bravi Roberto ed Anto, avevte registrato alla perfezione il fenomeno Flavio.

    E’ evidente che lo conoscete bene.

    In particolare dimostra coraggio nella programmazione. E’ sempre stato così. Se Volandri avessa avuto anche solo il 20% del suo coraggio nel programmare.

    Flavio ne ha avuto tanto, se pensate ai tornei sul veloce ed ai limiti sul servizio.

    Non mi avete però risposto sul mio invito a capitan Barazzutti: lo vogliamo provare a suggerire un doppio di davis intorno a Flavio…o no?

    Io sono convinto che, per carità, dipende dalle superfici, avversari e momenti di forma, Bole e Seppi in singolo e Flavio con Starace in doppio siano, al momento, la formazione migliore.

    Non dimentichiamo che Cipolla ha trascinato Starace in doppio a Roma, giusto?

  4. Supermad scrive:

    Davvero bello questo articolo, complimenti a Roberto per il suo stile…mi piace sempre leggere i suoi pezzi.
    Su Cipolla sono pienamente d’accordo: nel 2006 lo vidi giocare dal vivo nella finale del challenger di Monza, persa contro il francese Devilder…e fui impressionato da questo ragazzo, dalle dimensioni zippate ma dotato di un braccio molto interessante.
    Da allora ho iniziato a seguirlo, tant’è vero che quando lo scorso anno giocò contro Nadal a Parigi (ps giocarono sul Lenglen, non sul centrale) fui contento…peccato però che Eurosport non fece vedere la partita, me lo ricordo bene: bisognava dare spazio al Giro d’Italia…che rabbia.

    Come urlai in quella famosa finale di Monza: forza Flavio, falli piangere tutti!

  5. flexible scrive:

    bel pezzo un unico appunto all’inappuntabile commentucci.
    mah, io italiani con fisici da cannottieri che sparano servizi non me ne ricordo proprio, potito se vogliamo ma è un caso e anche lui mi sembra artigianale, c’è bolelli ma è un’eccezione non la regola, per il resto a me sembra che l’italia sia il trionfo(sig) del normaly man, cané, il mai abbastanza citato Pozzi (anche lui venuto su da solo), sanguinetti, Navarra, qualcuno mi racconti qualcosa di navarra please, Bracciali, forse gaudenzi ma è stato costretto ad emigrare, Nargiso aveva un giro petto non pervenuto, non parliamo di Furlan, Caratti, e company, ecco c’era Camporese che però aveva anche le gambe di un canottiere, a me sembra l’opposto che se superi il metro e ottanta niente tennis. Sbaglio?

  6. Avec Double Cordage scrive:

    ottimo articolo e una storia che davvero incute rispetto, peccato per il servizio che però mi pare il colpo più importante di questi giorni, e sinceramente ho la sensazione che se ci si concentra è più facile costruirsi un buon servizio fatto in casa che tutto il resto

    quanto al calabrone dell’economia mondiale penso che il politico americano si riferisse al bombo = bumblebee, mentre il calabrone (vespa crabro) in inglese si chiama hornet, una delle vespe carnivore più grandi e più velenose, attacca i nidi delle api e si nutre delle loro larve, un concetto che si addice più al crimine organizzato (certo anche questo ben radicato in Italia ma non ci trovo molte parallele con Cipolla) che all’Italietta carente di infrastrutture e coscienza sociale, come dimostrano i recenti stupri e crimini in spiaggia e campagna e le reazioni che hanno suscitato nei nostri rappresentanti eletti

  7. anto scrive:

    @ Andros, è vero se Volandri avesse la testa di Cipolla chissà dove sarebbe arrivato, ma purtroppo non è così. Un grande merito va riconosciuto a suo padre, spesso sono solo i genitori a crederci e questo fà capire molte cose………

  8. Thomas Yancey scrive:

    Caro Roberto, apprezzo i tuoi articoli fin da quando sono approdato su “Servizi vincenti”. Ho sempre stimato la tua competenza e la chiarezza espositiva. Mi sono anche accorto che non manca talvolta qualche accento romantico, come il tema del rimpianto. Ricordo per esempio un tuo scritto in cui ti chiedevi: se Pistolesi non avesse sbagliato la volée decisiva nel primo set contro Sundstrom la sua carriera sarebbe cambiata? Oggi il rimpianto chiude il tuo bell’articolo su Flavio Cipolla.
    Quel che accade nella vita di ciascuno è generato da una serie lunghissima di cause, parecchie delle quali assolutamente fortuite, che concorrono a determinarlo. In buona sostanza, un fenomeno, per quanto isolabile, non ha mai una sola causa altrettanto isolabile. Ritenere che un fatto possa essere determinato da un’unica ragione è una tendenza alla semplificazione della mente. Ma è un errore. I fattori che decidono un evento sono talmente numerosi da essere assolutamente incalcolabili.
    Fortunatamente, per ogni fatto negativo che si compie, ne esistono molti che non accadono e però sarebbero quasi potuti accadere e che sono stati evitati per un’inezia; e tanti altri eventi che possiamo invece giudicare positivi.
    La concatenazione fortuita di innumerevoli fattori genera perciò quel che accade concretamente, ciò che dunque non può più non essere, o non può più essere altrimenti. Tale evento ha dunque il carattere di verità, mentre la possibilità è una soluzione soltanto talvolta vera.
    Nel caso di Pistolesi, la volée era una possibilità che si è dimostrata falsa, generando ciò che è diventato inevitabile. Per Cipolla, il “possibile adeguato addestramento” era un’eventualità rivelatasi anch’essa falsa, che ha contribuito comunque certamente alla generazione della realtà odierna del tennista.
    La vera domanda è dunque un’altra: quanto è accaduto ha comportato nuovi e differenti vantaggi a Pistolesi e a Cipolla? Sono sicuro di sì. Perché l’indispensabile adattamento a quelle loro realtà ha richiesto per ciascuno di essi la ricerca di altre possibilità, che si sono dimostrate finalmente vere e positive.
    Hanno senso allora i rimpianti?

  9. marcos scrive:

    l’esemplare profilo di cipolla conferma la naturale inclinazione di roberto ai buoni scritti ed alimenta le speranze di coloro che intendono farsi strada solo coi propri mezzi.

    l’italia non manca di uomini che tentano di farsi da sè: a me piacciono particolarmente coloro che affidano solo al proprio talento, ciascuno al suo livello, le proprie speranze di futuro.

    alcune volte, le scorciatoie portano a successi non meritati, se non limpidamente confermati nel tempo. nei casi migliori, quelli che maggiormente apprezzo, il successo è figlio della strada più complicata, quella che non prevede scorciatoie, aiuti, privilegi, patti e compromessi al ribasso, quando non corruttele e depravazioni.

    le soddisfazioni che riempiono di gioia cipolla, la sua famiglia ed i suoi tifosi non aumentano nel ricordo di coloro che non hanno creduto in lui: chi sa farsi da solo non sente la necessità di effimere rivincite.

  10. riccardo scrive:

    Personalmente ho visto giocare cipolla in più occasioni e ne ammiro attitudine, intelligenza ed umiltà.
    Per contro, per quanto sia vero che la federazione lavora troppo spesso in modo che neanche a me è mai piaciuto Flavio con tutto il sostegno del mondo non diventerebbe ugualmente un giocatore di primo piano, pur augurandoglielo con tutto il cuore.
    Effettivamente la famosa selezione fisica di cui ho letto non l’ho mai vista se non per l’altezza e neanche in tutti i nostri giocatori.
    I pochi giocatori dal fisico notevole tra l’altro se lo sono costruito “privatamente” cioè Gaudenzi da Leitgeb, Fognini da Caperchi e poi Serrano-Piatti, e qualcuno del gruppo Piatti delle Pleiadi.
    Ritornando a Cipolla la cosa che più fa riflettere è l’ancora scarsa accessibilità al tennis dalla massa che ovviamente riduce di molto le possibilità di trovare un campione, perchè quando in Francia e Spagna per ogni anno di nascita si aiutano 100 ragazzini in Italia si è sempre puntato su 4 o 5 con i risultati che tutti sappiamo.
    C’è anche da dire però che il campione è frutto del caso molto spesso come Federer in Svizzera e Nadal a Maiorca che si è sempre allenato a casa sua privatamente. Comunque resta il fatto che la nostra federazione dovrebbe allargare di più il raggio d’azione.

  11. andrew scrive:

    soloni, ottusi, integralisti islamici, miopi….Roberto, hai perso la trebisonda?

    Si percepisce che tieni al ragazzo e con lui a tutti i ragazzi che avrebbero potuto essere e non sono stati (senza rimpianti poiché ognuno avrà trovato la sua verità)…

    Non sono d’accordo sul fatto che la federazione abbia premiato i taglialegna sui ricamatori, anzi mi pare il contrario. Puoi dire forse che spingono di più quelli di certi ambienti piuttosto che altri, ma a me sembra che si privilegi il talento immediato rispetto alla forza bruta o alla volontà cieca…

  12. chinaski scrive:

    Bellissimo articolo. Senza inutili giri di parole. La sintesi di come viene gestito questo sport in Italia, da gente miope ed incompetente. Anche se porrei anche l’accento sui privilegi degli appartenento alle caste, rispetto a chi non ha mezzi economici. Se Cipolla avesse avuto i mezzi ed il sostegno che ha avuto Seppi (uno a caso) forse staremmo parlando di un giocatore diverso. In termini diversi lo stesso discorso si poteva fare anche per Gianluca Pozzi, che senza nessuno girava il mondo, giocando in modo più dignitoso dei tanti paggetti figli di papà, ricchi, viziati e senza fame.

  13. Alex da Livorno scrive:

    Come sempre superbo Commentucci!

    Caro chinaski, Per non parlare poi di Bracciali, che ha un talento smisurato ma fu addirittura mandato a casa da un brillante genio neanche italiano…

    Mah?!?

    Sullo sfacelo italiano vi porto la mia testimonianza.
    Ho frequentato sin dai 7 anni il circolo di Volandri e Martelli, e tutto ciò che ho visto è che non mi hanno mai c*g*to di striscio (pur vincendo sistematicamente i tornei dei corsi SAT…) per privilegiare gente davvero grama ma figlia di papà, e che i “vecchietti” ci buttavano sempre fuori dai campi…

    Ma il punto non sono certo io, che non sarei mai stato un fenomeno (anche se un bel braccio ce l’ho tutt’ora a detta di alcuni…):
    il punto è che uno come Filo non ha servizio (forse perchè non glielo hanno mai insegnato…?!) e un altro come Marzio Martelli, che, date retta a me, era potenzialmente un super giocatore, con gran rovescio, servizio sui 200 km/h (non si sa come abbia fatto) e gran volè, con la programmazione devastante che NON ha avuto (fino a 25 anni giocava torneini del cavolo) è rimasto un incompiuto…
    Non oso immaginare quanti altri casi analoghi esistano in questa povera “italietta” del tennis…

    PS: per Cipolla sono molto felice, anche perchè un mio carissimo amico lo conosce molto bene (talvolta va con lui ai tornei) e sa che, oltre ad avere una gran mano (vedi super smorzate) è un bravissimo ragazzo!
    FORZA CIPO, facce sognà!

  14. riccardo scrive:

    Conosco l’aneddoto di alex da livorno, solo che non mi ricordo più chi fosse l’allenatore straniero che vedendo giocare bracciali senteziò:

    “NO BUONO PER TENNIS”

    Su bracciali non mi sono mai riuscito a fare un’opinone precisa, perchè da una parte c’è l’attenuante di essere figlio di un macellaio di arezzo mai aiutato da nessuno che proprio quando decise di mettersi davvero in riga per il suo fisico era troppo tardi per potersi adattare senza infortuni alla continuità necessaria ad alto livello. D’altra parte però caratterialmente nei momenti buoni si è sempre squagliato.
    Credo che non si saprà mai cosa avrebbe fatto se fosse stato cresciuto in altro ambiente. peccato.

  15. stefano grazia scrive:

    I complimenti a roberto per l’articolo li avevo fatti per primo per email ma qui scrivo intrigato dall’intervento profondo del dotto Thomas Yancey a cui rilancio molto piu’ prosaicamente con l’antico concetto: e’ sempre meglio rimpiangere di aver fatto una cosa che rimpiangere di non averla fatta!

  16. stefano grazia scrive:

    Si,lo so, non c’entra molto con quanto scritto da Thomas ma magari rilancia la discussione sul tema del Rimpianto …
    Invece i commenti all’articolo mi hanno fatto notare davvero che in fondo manca una selezione fisica a monte nel tennis: i nostri top 100 italiani raramente sono dei fenomeni atletici. E questo perche’? Perche’ probabilmente non c’e’ molto da selezionare in quanto i migliori atleti semplicemente si dedicano ad altri sports… Un po’ per scarsa fruibilita’ del prodotto Tennis, un po’ perche’ diciamolo francamente e’ piu’ facile diventare un Top 600 IN ITALIA nel Calcio che un Top 100 NEL MONDO nel Tennis…E un calciatore di serie B probabilmente guadagna di piu’ di un Numero 70-80 ATP senza contare che se si fa male riceve lo stesso lo stipendio e ha le cure mediche gratis… E allora, se vuoi sfruttare il tuo fisico guadagnando nello Sport, fai una mano di conti e scegli sport in cui il guadagno e’ piu’ facile da ottenere… Non dico che alla fine nel Tennis ci arrivino solo gli “scartini” ma il bacino di utenza e’ infinitamente piu’ ristretto forse anche per SCELTA dell’atleta stesso una volta che si rende conto di avere un certo fisico e soprattutto se ha avuto la possibilita’ di praticare oltre al tennis anche altri sports…Infatti semmai mi sorprende un po’ questa esplosione di Croati sui 2 metri che scelgono il Tennis invece del Basket

  17. Cristiano Valiante scrive:

    Ottimo articolo!
    Come sempre Commentucci..

  18. Fabio P. scrive:

    @Riccardo
    Credo che l’allenatore fosse Tomas Smid

  19. anto scrive:

    @ Riccardo dovrebbe essere Smid

  20. riccardo scrive:

    E’ vero grazie, Smid che mi pare a Tirrenia lo mandò anche via.

  21. Andros scrive:

    Non mi risulta Flavio a Tirrenia, mi informerò. Non mi meraviglerei se Smid l’avesse allontanato. Sarebbe solo uno dei tanti danni che ha fatto al tennis italiano.

    Forse non avete notato la mia “provocazione” perchè ho scritto di Flavio su un altro argomento del blog.

    Proponevo Flavio come doppista titolare in DAVIS.
    Di costruire intorno a lui un doppio competitivo per i prossimi 3/4 anni.

    Per cominciare, anche a detta dei suoi colleghi italiani, Flavio é nettamente il più forte in doppio. Del resto é sufficiente andare a vedere i risultati.

    Bolelli e Seppi, in doppio, non sanno neanche qual’è la posizione in campo. Volandri e Fognini non considerabili.

    Io vedo un bel Cipolla/Starace.
    Potito, degli altri italiani, in doppio mi sembra il “meno peggio”. Tra l’altro, insieme hanno fatto un ottimo torneo a Roma battendo Llodra/Clement.

    Vorrei sapere cosa ne pensate.

    Tra l’altro, il mitico capitan Corrado, che stimo sinceramente, cosa sta facendo per creare un doppio decente di davis?

  22. riccardo scrive:

    @andros

    Non era Cipolla a Tirrenia, l’intervento era riferito all’esperienza di Bracciali.

  23. Gianpaolo scrive:

    Il carattere pseudoromantico del rimpianto evocato da Commentucci si basa invece su un argomento ultradeterminista: il primato della progettualità a oltranza, della costruzione programmata obbligatoria, della sequenza.
    Non sono d’accordo: non sempre si riesce a raccogliere quello che si semina, se si sta sempre a usare tutte le cure e gli scrupoli. Un giocatore non è un campo di coltivazione. Non sempre, con l’allenamento, con l’implementazione, con gli accorgimenti, si migliora. Non è vero che si va sempre per forza avanti. Esiste anche l’involuzione.
    Le leggi dell’economia, le sequenze matematico-fisiche e le equazioni non vanno bene per lo sport. Quello di Commentucci non è dunque un rimpianto, ma una falsa proiezione. Falsa perché scavalca ogni dubbio di sorta, e assimila il mezzo (l’allenamento, l’assistenza, la programmazione) al risultato, dandolo per certo.
    Cipolla sarebbe altrimenti che un outsider con un programma di assistenza carriera natural durante? Chi può saperlo?

  24. Andros scrive:

    Caro Gianpaolo, non commento la forma da saccente che hai utilizzato.

    Mi concentro sulla sostanza per permettermi di dirti che non sono totalmente d’accordo.

    I campioni si costruiscono, eccome! Vedi Seppi. O vuoi dirmi che Seppi é un talento? eppure é il 31esimo giocatore del mondo di uno degli sport più diffusi del pianeta.

    Sono però d’accordo con te sul fatto che, nella maggior parte dei casi, seminare e lavorare non porta risultati certi.

    Del resto, sarebbe troppo facile. Con la garanzia del risultato certo, sarebbe sufficiente lavorare razionalmente. Ma non può bastare, naturalmente.

  25. Roberto Commentucci scrive:

    Grazie a tutti per i complimenti, di cuore.

    I complimenti peraltro li faccio anche io a voi, per la bella e interessante discussione, che leggo solo ora, dopo oltre 24 ore di blackout del mio internet provider…

    Inizio a rispondere a quanti notano, giustamente, che in Italia non abbiamo prodotto certo tanti tennisti con fisici scultorei (flexible, Stefano Grazia). E’ vero, però va detto che nel caso di Cipolla, da junior, sono stati due gli aspetti che non piacevano ai tecnici: oltre al fisico gracile (effettivamente più gracile degli altri atleti, pochissimi in quel periodo scagurato, che all’epoca erano nelle grazie federali) non convinceva il tipo di gioco, tutto basato su invenzioni apparentemente estemporanee, e che non dava un’idea di solidità e di prospettive. Un gioco come il suo,in effetti, molto complesso, da junior è difficile che paghi moltissimo: è necessario aspettare che l’atleta maturi, e riesca a capire come scegliere correttamente i colpi in ogni situazione. Quindi la miopia fu duplice, fisica e tecnico-tattica.

    A riccardo: non credo certo neanch’io che Flavio sarebbe diventato un top 10 se fosse stato seguito in modo diverso. Ma con un servizio decente, sarebbe stato un tennista paragonabile a Santoro, in grado di restare per anni nei primi 60 del mondo, e di essere il grande doppista di Davis che tanto ci manca.

    Con il servizio che ha (rispondendo ad Andros), credo che anche in doppio a livelli davvero alti non ci possa stare. Un conto è vincere il doppio nei challenger, un conto è giocarlo nei Masters Series. (Anche se contro Llodra e Clement lui e Poto fecero effettivamente un gran match, ma una rondine non fa primavera).

    Volevo poi precisare che credo Flavio non abbia mai avuto, per sua fortuna, a che fare con Smid, che dirigeva il fallimentare centro tecnico di Cesenatico, centro che fu chiuso prima che Flavio fosse in età convocabile.

    Infine, volevo complimentarmi con Gianpaolo, che mi ha effettivamente “smascherato” sul tema del rimpianto, tema su cui si soffermava anche Thomas Yancey, con il suo solito ineguagliabile stile.

    Confesso che Giampaolo ha ragione. Il mio accenno al cosa poteva essere e non è stato non aveva un intento romantico e letterario, ma un intento razionale, era un invito ad imparare dall’esperienza e dagli errori passati.
    Io sono un illuminista. Credo nell’utilità della pianificazione, anche nello sport.
    Se avessi potuto scegliere in quale paese nascere, come tifoso di tennis, avrei scelto la Francia, che produce da tanti anni un gran numero di buoni giocatori, con disarmante regolarità, grazie a quel “sistema” e a quella capacità di programmare e pianificare che noi non abbiamo, e che ci ha impedito di valorizzare Flavio Cipolla.

    Io non pretendo che in Italia nasca un Federer, ma vorrei che noi fossimo almeno in grado di riconoscere i tanti Wawrinka che popolano le nostre culle.

    Grazie a tutti.

  26. Gianpaolo scrive:

    Grazie, Andros, per il saccente. Un bel saluto per il mio ritorno in Italy. Ormai in questo sito non si perde occasione per azzuffarsi, anche quando si è sostanzialmente d’accordo.

  27. riccardo scrive:

    @commentucci

    come già scritto su l’esperienza di smid era riferita a bracciali.

  28. Gianpaolo scrive:

    Io, Andros, non parlavo di “semina”, ma di “cura” evidentemente. Per seminare, bisogna seminare, se no non ci sarebbero frutti, perbacco.
    E’ la cura estrema, tenace, esagerata (dal latino ex ager, fuori dal campo: sempre per fare il saccente!) che è spesso deleteria o inopportuna.
    Ogni giorno quintali di frutta invadono i nostri mercati: pomi corposi, tondi, belli turgidi, esteticamente ineccepibili, tutti belli splendenti: a guardarli ti viene voglia di addentarli al momento. Spesso li compri entusiasta.
    Quando li mangi sei spesso deluso. L’opera di pianificazione che li ha prodotti tutti così, in serie, non ha impedito che fossero per lo più insipidi, vacue bacche insapori. E allora rimpiangi - allora sì - la mela saporita di campagna: piccola, gibbosa, a volte bacata. Ma di un dolce…
    E’ vero che, come congettura Yancey, talora una serie di “difetti” produce insondabili stati di “vantaggio”. O anche no, sia chiaro.
    Per me in Italia un Wawrinka, inteso come giocatore globale, cioè tecnica più carattere più x, non c’è mai stato. Ma se lo garantisce Commentucci mi fido. Non conosco i talenti che stanno crescendo attualmente nel nostro desolato vivaio. A proposito, ma abbiamo un vivaio?

  29. Thomas Yancey scrive:

    Ancora qualche nota sul tema del “rimpianto” e sulla presunta possibilità che solo la scienza possa fornire sequenze di conoscenza certe e prevedibili. Tutti noi abbiamo letto o ascoltato la frase: “l’operazione è perfettamente riuscita, ma il paziente è morto”. Eterogenesi dei fini. E’ nota da molto tempo. Il primo a parlarne fu Giambattista Vico. E’ stata oggetto di riflessione anche da parte di filosofi e di psicologi, come Wundt, che l’applicavano alla vita spirituale. Il principio di indeterminazione di Heisenberg, nella fisica quantistica, pone un problema assai rilevante: è possibile conoscere compiutamente un sistema? Parrebbe di no, come anche alcuni matematici hanno chiaramente dimostrato.
    Il teorema di Godel smantella ogni teoria della prevedibilità. La sua dimostrazione si fonda sulla peculiarità dei numeri primi: l’impossibilità di prevedere la loro successione. Quando si moltiplicano i numeri naturali positivi per ognuno degli altri non si ottiene una sequenza che colmi tutti i numeri. Prima o poi compare un numero che risulta essere il primo della sua serie, e non è possibile prevedere quando ciò si verificherà: se fosse prevedibile significherebbe che quel numero non è il primo della sua serie ma l’ennesimo di un’altra serie. Se ne deduce quindi che se si aggrega un enunciato vero ad ogni numero primo esisterà inevitabilmente un enunciato vero che non è desumibile da tutti gli enunciati veri già conosciuti. La formulazione di un sistema assiomatico universale è perciò impossibile.
    In sostanza, ha perfettamente ragione Gomez Davila quando sostiene che non potremo mai garantire il perdurare di una proposizione scientifica, né certificare la morte di un enunciato filosofico.
    Cosa sarebbe dunque questa “consapevolezza” di cui ciascuno di noi si sente a suo modo depositario? Parrebbe un sistema compiuto di conoscenza, giudicato possibile, anzi inevitabile, perfino da Einstein, secondo il quale “Dio non gioca a dadi”. Ma poiché pare indiscutibile l’impossibilità di proporre un sistema universale prevedibile e finito, se ne ricava che la “consapevolezza” in quanto tale dovrebbe nascere prima dell’analisi e della conseguente valutazione di qualsiasi evento. Questo è quello che accade infatti in qualunque religione o in ogni sistema fondato su dogmi e credenze aprioristiche. E’ accettabile? Secondo quali criteri? E per quale motivo un dogma dovrebbe essere più o meno vero di un qualsiasi altro, considerata l’ovvia indimostrabilità degli stessi dogmi?
    Alla fine questo affannarsi sembra sempre l’ennesima momentanea risposta al bisogno di rassicurazione nato nell’uomo, quando egli, unico fra tutti gli animali, ha scoperto l’esistenza della morte.
    E allora c’è chi aspetta e chi agisce, chi mangia e chi digiuna, chi opera e chi prega. Ma tutti indistintamente, tutti con consapevolezza o meno, tutti sperano soprattutto di avere fortuna.

  30. Diego scrive:

    Salve Commentucci, volevo chiederle un favore: appena ha la possibilità di parlare con Cipolla,le dica che un giovane tifoso trova Flavio il giocatore italiano più divertente, l’ unico per cui valga la pena di pagare il “prezzo del biglietto”, come si dice. Non si curi del servizio e creda nei suoi mezzi che secondo me possono tranquillamente garantirgli un posto nei 100. Lo spagnolo Ventura, altro giocatore talentuosissimo ma poco potente, non ha niente più di lui ed è stato anche nei primi 70. Un saluto all’ ottimo Commentucci e al grande Cipolla!

  31. Alex da Livorno scrive:

    @ Riccardo

    Scusa Riccardo se non ti ho scritto chi fosse il celebre autore della cacciata di Bracciali, ma ero andato a letto! Tornando dal lavoro (tardi) ho visto che ti avevano già illuminato!

    Saluti (e complimenti per la citazione della frase!).

    @ R. Commentucci

    Roberto, per favore, dammi tu un illuminato parere sulla mancata carriera di Martelli, visto che nessuno del blog se lo è filato (sono anche un pò di parte, sai com’è…)!!

    Saluti.

    PS: ma come, Smid è ancora in circolazione?! Boh…

  32. Andros scrive:

    Grazie per il livello della riflessione e per ciò che imparo, cari Commentucci, Thomas e Gianpaolo.

    Però, per una serata,

    godiamoci un altro match vinto dal nostro grande Flavio.

    Incompiuto? non lo so, vincente? si!

  33. Roberto Commentucci scrive:

    Per Alex da Livorno, su Marzio Martelli:

    Anche a me piaceva molto il tuo concittadino. Marzio non era altissimo, ma aveva un gran bel fisico, asciutto e vigoroso, molto tonico, era rapido e potente. Serviva effettivamente benissimo e aveva un bellissimo rovescio piatto ad una mano, un gesto molto elegante.

    Giocatore da cemento, tutta la vita.

    Era però un po’ ruvido di mano, tocco ne aveva poco. Il suo problema, a mio avviso, oltre alla programmazione troppo terraiola, era la mancanza di continuità e e l’incostante applicazione negli allenamenti. Insomma, il “mental” non era all’altezza della tecnica (buona) e del fisico (eccellente).

    Ricordo di lui una gran prestazione all’Australian Open, dove fece tremare Agassi.

    Marzio non era un campione, ma sicuramente ha raccolto molto meno di quanto avrebbe potuto. Ne parlammo, qualche mese fa, su questo blog.

  34. SCARA scrive:

    Giusto elogiare Flavio Cipolla.
    L’anno scorso ha vinto a Genova un gran match contro Naso ( grande fisico e grande braccio ) facendolo ammattire…………..
    Spero entri nei primi 100 e anche nei primi 50.
    Un talento cosi’ ce lo invidierebbero se solo si vedesse un po’ di piu’ in tv………..(Olivier Rochus docet)

  35. Alex da Livorno scrive:

    @ Roberto Commentucci

    Come sempre grazie della tua disponibilità nel rispondere!

    Entrando nello specifico: condivido la tua analisi tecnica e mentale, infatti chi lo conosce da vicino come me sa che era un pò “pazzerello”, però ti assicuro che nessuno ha mai fatto qualcosa per indirizzarlo su una più retta via.

    E sì, sui campi veloci dava il meglio (ricordo bene per esempio di Montecatini), ma purtroppo non ce lo portavano!

    Sul fatto che non fosse (o non potesse diventare) un campione: non lo so, forse hai ragione, ma secondo me almeno vale l’altro mio concittadino, Volandri…

    Salutoni.

  36. Andros scrive:

    Mi dispiace non leggere nessun commento sull’ulteriore impresa di Flavio.

    Ha giocato alla pari col numero 10 del mondo.
    Probabilmante avrebbe fatto il colpaccio se non avesse avuto il problema muscolare.

    Ha dimostrato ancora una volta di avere una testa superiore alla media. Come capacità di stare in campo e tatticamente.

    Si è comportato da atleta maturo non dando la mano ma spiegandone all’avversario il motivo (abbiamo visto tante vicende del genere ma ciò che ho apprezzato di Flavio é che ha motivato all’avversario il gesto..e, secondo me, ha fatto benissimo).

    Ovviamente ogni match é storia a se ma ricordiamo che Bolelli ha fatto pochi games con lo stesso giocatore 4 giorni prima. Perchè Bolelli, tatticamente, non vede Flavio neanche col binocolo….

    Continuo a proporre Flavio per il doppio di Davis.
    A tal proposito non sono d’accordo con Commentucci che lo “liquida” come doppista perchè dice che gioca a livello challenger e non ha servizio.

    Bene, invito Roberto a rivedere i risultati di Flavio in doppio. E’ vero, ci sono molti challenger ma non solo (Roma, Wimbledon con ottimi risultati..). Si noti che Flavio vince o si piazza degnamente con tanti compagni diversi (tra i quali alcuni…quasi scandalosi…in doppio..). Non può essere un caso.

    Il servizio il problema? rispondo matematicamente. Se in singolare il servizio é il 50% dei games, per un singolo giocatore i games di servizio nel doppio sono il 25%.
    Inoltre in doppio non serve un servizio necessariamente devastante. Serve un servizio che ti accompagni a rete.

    Ancora, il giocatore va valutato nel suo complesso: Flavio risponde in modo eccezionale…

    Aggiungo, sempre con riferimento al doppio di Davis, che non si può ragionare in termini assoluti ma relativi.

    Mi permetto di rilevare e domandare: il carattere e la capacità di Flavio di motivare il compagno, qual’è la coppia italiana di Davis?, visto lo stress della Davis ed il fatto che si gioca 3 su 5, non é meglio un doppio “fresco” che affaticato? la teorica maggiore competittività di altri (tutta da dimostrare, quali risultati hanno Seppi/Bolelli o altre possibili coppie italiane..??) sarebbe annullata da stanchezza e stress di match di davis..

    In ogni caso, domando nuovamente, Barazzutti cosa sta facendo in concreto per costruire un doppio competitivo?

  37. Roberto Commentucci scrive:

    Caro Andros, grazie per la tua replica, molto garbata e competente.

    Ho visto il match vinto da Flavio e da Starace contro Llodra e Clement. Flavio giocò obiettivamente un gran match. Credo anche che i due sulla terra possano essere una buona coppia. E ti dirò, credo che sarebbe il miglior doppio che possiamo schierare a Montecatini.
    Tuttavia, credo che per giocare ad altissimi livelli in doppio su tutte le superfici occorra un servizio diverso da quello che hanno i due azzurri. Sul cemento e indoor, dove ad alti livelli in doppio brekkare è un’autentica impresa, credo che i nostri sarebbero troppo vulnerabili nei loro turni di battuta.

    Infine, ti dico che in parte capisco anche le difficoltà di Barazzutti.
    Non è facile costruire una coppia di doppio, nel tennis di oggi.
    Se non si hanno 2 specialisti che fanno solo il doppio, come ad esempio gli israeliani Erlich e Ram, bisogna mettere assieme due singolaristi con le caratteristiche adatte. E qui vengono i problemi.

    Ci vigliono tante componenti: i giocatori devono essere d’accordo e devono avere un certo feeling, devono avere determinate caratteristiche tecniche, classifica simile e programmazione simile, per partecipare agli stessi tornei.

    Flavio finora, purtroppo, non è ancora riuscito ad avere una classifica tale da portarlo con continuità nei tabelloni dei tornei Atp, e seguendo il circuito challenger con gli altri non ci gioca praticamente mai… Nè si può chiedere al romano di rinunciare alla sua carriera di singolarista.

    La mia personale opinione è che, sulla carta, il miglior doppio che potremmo schierare in Italia, sia sulla terra, sia sul veloce, sia composto da un recuperato Bracciali (che potrebbe davvero allungare la sua carriera se decidesse di specializzarsi nel doppio) e da Simone Bolelli.

    Ma costruire una coppia simile, e farla giocare con continuità nei tornei, non mi pare una cosa semplice, nè immediata.

    Quanto a Seppi-Bolelli, qualche discreto risultato lo hanno ottenuto, in questi mesi di cammino assieme. E se continuassero, avendo classifica e programmazione simile, dovrebbero poter migliorare non solo come doppisti, ma anche in singolo. Staremo a vedere.

    Infine, in prospettiva, uno che in doppio potrebbe giocare bene, a mio avviso, è Fognini, che è rapido, reattivo, risponde bene, ha una buona prima di servizio e ha una buona mano.

  38. Andros scrive:

    Ciao Roberto, grazie per la tua risposta.

    Felice di constatare che anche tu sei d’accordo sul fatto che nel breve Cipolla/Starace sia il doppio da schierare a (Montecatini).

    Relativamente al futuro, speriamo per Bracciali.
    Sono d’accordissimo sul fatto che se si ritrovasse sarebbe intorno a lui che si dovrebbe costruire il doppio.
    Il problema é che sembra che proprio non ce la faccia. Proprio sul servizio… (che tu sappia, ci sono miglioramenti dal punto di vista fisico?).

    Aggiungo che Bracciali é grande d’età. Non possiamo certo pianificare il futuro su un 30enne che purtoppo non si sa se recupererà ed evntualmente quando.

    Escluso lui, comunque nella speranza che rientri, consentimi di dire che continuo ad essere molto scettico su Seppi/Bolelli. Per diversi motivi.

    Scusa ma il doppio proprio non sanno dov’è di casa…poi, almeno uno dei due sarebbe impegnato anche in singolo. Tre giorni in 5 set sono troppi per tutti.

    La differenza tra gli altri italiani e Seppi/Bolelli é minima e non prenderei il rischio di far giocare entrambi (o anche solo uno dei due) per tre giorni di seguito sui 5 set.

    Preferirei far giocare un Cipolla fresco ed iper motivato che un singolarista stanco che ha nella testa l’altro singolo del giorno dopo.

    Aggiungo che Flavio ha dimostrato più volte di saper dare il massimo nel momento giusto. Di avere la testa giusta.
    Tra l’altro nelle gare a squadre ha più volte dimostrato di saper dare anche più del suo livello (vale il discorso del tennista che rende di più o di meno nei match a squadre ed in nazionale: Flavio é uno di quelli che a squadre rende di più del suo livello).

    Sono d’accordo sul fatto che creare il doppio per Corrado non sia facile. Non ho detto che sia facile.

    Lo provoco chiedendo cosa sta facendo in concreto. Magari ci sta lavorando. Non sono informato.
    Lavorare su un doppio significa tante cose. Anche mantenere un contatto solo telefonico con i potenziali giocatori: ad esempio, solo per farne uno banale, Corrado li investe 5 minuti per fare una telefonata a Flavio per fargli i complimenti per New York e motivarlo ancor più di quanto già non sia? per dirgli di tenersi pronto per una possibile convocazione?

    un saluto, Andros

  39. Spiff scrive:

    Boh, sarà anche come dite voi, ma secondo me le parole “Cipolla” e “talento”, o anche “Cipolla” e “divertimento”, non possono stare nella stessa frase… :-/

  40. marcello macchione scrive:

    Cipo è il prodotto artigianale di un genitore ex giocatore che ha dato al figlio il massimo che poteva dare….purtroppo non era un tecnico professionista e non gli ha colmato delle lacune.Purtroppo solo in pochi hanno creduto in lui,se veniva seguito dalla federazione poteva essere un giocatore da primi 50 al mondo.

  41. MR scrive:

    Marcello,
    da uno come te che ha visto Flavio in fasce e che sa quanto merita l’uomo oltre che il tennista, mi aspettavo un post più “ricco” e utile per far conoscere Cipo al grande pubblico del blog.
    Dai, scrivici qualcosa di più.. sono sicuro che tra te e commentucci qualcosa interessante riuscite a farci sapere!

    Grande Flavio!!

  42. anto scrive:

    E se entrasse nei primi 50 del mondo…credete che sia una cosa così impossibile…….un certo Di mauro è stato 68 del mondo per intenderci….

  43. Andros scrive:

    Flavio è un ragazzo eccezionale. Solo chi lo conosce veramente sa apprezzare la persona prima ancora che l’atleta.
    Umile, mai una parola fuori posto, comportamento esemplare dentro e fuori dal campo. Il che, non significa, anzi!, che non abbia una grande grinta e carica agonistica nel senso positivo del termine. Sempre disponibile, un ragazzo che è sempre il primo a salutare ed ad essere disponibile con i suoi amici, i suoi tifosi, a giocare con i bambini quand’è possibile.
    Una grande maturità dimostrata sin da quando era bambino.
    A dimostrazione del fatto che spesso, dietro un buon giocatore non può che esserci una bella persona.

    Tecnicamente è, eccetto il servizio, molto buono. Forse un po’ leggero ma ci sono molti esempi di giocatori “leggeri” di grande successo.
    Mi ricorda molto Santoro. Grande intelligenza, tattica, tocco. Capacità di fare punto ma anche di capire il match e di far giocare male gli altri.

    Ha sempre avuto in Quirino, suo padre, il suo mentore. Forse, come dice Marcello, un tecnico non professionista ma comunque una persona di gran buon senso che ha avuto un ruolo fondamentale nella crescita, e non solo tennistica, di suo figlio.
    Aggiungo che esistono molti tecnici professionisti “blasonati” che non avrebbero saputo fare meglio. Anyway, nn c’è contorprova.
    Avevo previsto molti anni fa’, quando nessuno ci credeva, che entrasse nei primi 150 del mondo. Ha superato le mie previsioni ed onestamente comincia a stupire anche me.
    Negli ultimi anni ha assunto una continuità eccezionale nei risultati. Sia battendo tennisti di alta classifica con regolarità (Clement, Cilic, Wawrinka, Tursnov e altri ancora nei primi 100) che qualificandosi ripetutamente negli Atp ed in particolare negli Slam.
    Per non parlare dei risultati ancora migliori in doppio.

    Adesso voglio proprio vedere cosa farà Barazzutti. Bolelli squalificato, Volandri anche pure (secondo me lo hanno squalificato con la scusa sbagliata del doping perchè c’è qualche sospetto sulle scommesse…e con questo non voglio accusare Filippo, ovviamente..).
    Vediamo, questa volta cosa si inventa Barazzutti per riuscire a non convocarlo…!
    un saluto

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