Pennetta brava sì, ma non esageriamo…

 
4 Settembre 2008 Articolo di Michele Fimiani
Author mug

Virtual Tour day11!

Così come per scegliere la miglior strategia di mercato l’operatore finanziario si affida ad un ampio numero di indicatori, anche per fotografare la situazione tennistica di un paese molteplici possono essere i dati a cui far riferimento.

Se i risultati dei tennisti nei tornei dello Slam, sicuramente i miglior misuratori della salute di un giocatore, gli unici tornei in cui non si arriva in fondo per caso, sono il principale indice di salute (o malattia…nel nostro caso!) di un movimento tennistico, anche le reazioni della stampa possono dare alcune indicazioni abbastanza interessanti.

Proprio per questo, leggendo i quotidiani italiani all’indomani della vittoria di Flavia Pennetta contro Amelie Mauresmo, si è potuto percepire, se ancora ce ne fosse stato bisogno, la situazione non proprio rosea del tennis italiano. Se da un lato ci sono giornalisti stranieri abituati ad avere puntualmente più di un atleta tra i primi otto di un major (e non si parla solo di Stati uniti o Russia, ma anche di Svizzera, Cile, Gran Bretagna, Spagna e Argentina), dall’altro c’è un’intera schiera di tennis writers pronta ad esaltarsi al minimo sussulto di un tennista conterraneo.

Partendo dal presupposto che Flavia Pennetta ha disputato uno straordinario torneo a New York, riuscendo a sfruttare (fattore di non poco conto) un tabellone certamente favorevole e cedendo solamente ad un’avversaria troppo più forte di lei, forse per raccontare il suo personale exploit sono state spese parole eccessivamente trionfalistiche.

Per citare qualcuna tra le più note penne italiane presenti a New York, il nostro Ubaldo ha descritto la presenza della brindisina nei quarti come “un raggio di luce azzurra che risplende all’US Open”, mentre il direttore di MatchPoint Daniele Azzolini si è spinto a raccontare del “meraviglioso mondo di Flavia […] dove tutto appare logico. Dove le difficoltà sono sfide. Le vittorie incoraggiano a cercarne altre, e di più belle. I sogni invitano a giocare con la realtà.”

Anche il compassato Tommasi, accusato troppo spesso e ingiustamente di antipatriottismo, si è lasciato sfuggire la frase “Finalmente una gioia”, antitesi della più tradizionale e (ahinoi) frequente tiritera “Mai una gioia!”.

Più cauto il solo Gianni Clerici, che su Repubblica si è detto ”compiaciuto ma, per ragioni anagrafiche, un tantino meno coinvolto”.

Insomma, cosa potrebbero pensare i colleghi spagnoli oppure quelli statunitensi nel leggere sui quotidiani italiani dell’”impresa” di Flavia Pennetta?

Se proviamo un attimo a renderci estranei alla vicenda azzurra e a vedere le cose con un minimo di oggettività ci rendiamo conto che purtroppo la situazione è forse addirittura meno rosea di quello che sembra, e un risultato come quello della Pennetta può essere addirittura un’arma a doppio taglio per il nostro tennis; paradossalmente il quarto di finale dell’Us Open potrebbe essere portato come dimostrazione del fatto che dopotutto l’Italtennis non è poi così in crisi.

Certo è che siamo ancora alla ricerca di un giocatore capace di farci vivere l’emozione, non di una vittoria, ma di una sporadica presenza in una finale di Slam. Per dirla alla Tommasi una “punta di diamante” capace di mettere in difficoltà qualunque tennista del mondo.

Querrey ha lottato contro Nadal, Robredo contro Djokovic e Andreev ha fatto vedere i sorci verdi a Federer. I nostri ragazzi, ammesso che arrivino ad affrontare questi campioni, mai riescono a dare la minima sensazione di poter far partita pari con i colossi del seeding.

E proprio Bolelli, all’inizio del 2008, aveva portato nel clan dei giornalisti azzurri lo stesso entusiasmo derivato poi dall’exploit di Flavia a New York, quando, pur senza alcun risultato di rilievo, aveva dato l’impressione di poter sfondare da un momento all’altro nei piani alti del tennis mondiale. Entusiasmo presto rientrato dopo le delusioni cocenti di Roma contro Roddick, ma soprattutto Parigi contro Llodra. La delusione, quel giorno al Roland Garros, era disegnata sui volti di tutti i nostri inviati, che per un attimo avevano sognato di raccontare le gesta del giovane campione nostrano sul Centrale parigino. Ma proprio questa delusione è l’immagine di come i giornalisti italiani abbiano a cuore le sorti del tennis nostrano, di come la voglia di poter raccontare un trionfo, o almeno qualcosa di lontanamente simile, cresce di anno in anno. Una categoria, quella dei tennis writers, troppo spesso accusata di remare contro il sistema, quasi come ne traesse un vantaggio.

Quello di Flavia, c’è da sperarlo, può essere un punto di partenza. Sarebbe un clamoroso autogol considerarlo un punto di arrivo. Già a Montecatini ci sarà un viatico di fondamentale importanza.

E noi saremo lì a tifare Italia, con la speranza, nel più breve tempo possibile, di poter raccontare o leggere le gesta di un’impresa, una vera impresa, di quelle con la “i” maiuscola, di un nostro tennista in un grande torneo.

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13 Commenti a “Pennetta brava sì, ma non esageriamo…”

  1. Nikolik scrive:

    Pur non essendo d’accordo con la premessa di Michele, laddove afferma che “i risultati dei tennisti nei tornei dello Slam… sono il principale indice di salute (o malattia…nel nostro caso!) di un movimento tennistico”, perchè, a parer mio, è sbagliatissimo giudicare un movimento tennistico con i risultati di vertice, altrimenti si dovrebbe affermare che il movimento tennistico della Bielorussia è all’avanguardia, quando, ovviamente, ciò non è assolutamente vero, concordo con Michele, invece, laddove afferma che “paradossalmente il quarto di finale dell’Us Open potrebbe essere portato come dimostrazione del fatto che dopotutto l’Italtennis non è poi così in crisi”.

    E’ quello che ho sempre detto io, Michele, hai ragione, è un paradosso, come ho sempre scritto, anche recentemente: se voi giornalisti criticate la Federazione per carenza di risultati professionistici, paradossalmente, poi, quando dei risultati arrivano, create degli alibi alla Federazione.
    Ora, voi giornalisti, infatti, siete costretti a scrivere, peraltro giustamente, articoli come questo, per puntualizzare dei concetti giusti, esponendovi però, così, alla critica di voler sminuire risultati raggiunti.
    Quel paradosso, Michele, quel “paradossalmente”, siete voi che lo create, per primi, voi giornalisti, la Federazione segue le vostre critiche, si difende da esse, fondate sui risultati, sempre con i risultati.

    Forza, Michele, non credi che, anche da un punto di vista giornalistico, sia molto riduttivo, per giudicare un movimento tennistico, contare, a fine stagione, le partite giocate, vinte e perse nei tornei dello slam?
    Perché non fate, invece, una vera, seria, indagine giornalistica a tutto campo? Perché, girando a sorpresa nei vari circoli, andando a sorpresa a parlare con i vari coach, con i giocatori, con gli juniores, con i dirigenti, facendo proprio come i vecchi reporter, non fate un’analisi accurata dello stato generale del tennis italiano?

    Davvero credete che sia sufficiente, a fine anno, dire: la percentuale vittorie-sconfitte negli slam è questa, il nostro movimento tennistico è questo? Credete veramente che si possa a tavolino, contando le partite, dare giudizi sui movimenti tennistici dei vari paesi?

    Liberatevi, Michele, dal paradosso che anche tu riconosci essere reale.

  2. Bruce Foxton scrive:

    Fimiani, perdona la franchezza, ma trovo questo pezzo inutilmente claustrofobico e masturbatorio. Quello della Pennetta è un buon risultato, favorito da quel pizzico di fortuna che sempre accompagna un cammino del genere da parte di un outsider (italiani e non), e che statisticamente era logico aspettarsi vista la buona consistenza del nostro pacchetto femminile. Portiamo a casa con discreta soddisfazione e guardiamo oltre. Che anche questa sia l’occasione per far partire il solito piagnisteo, e tirare in ballo “armi a doppio taglio”, Binaghi, Pistolesi, Bolelli, Montecatini e compagnia bella, ecco, mi sembra malato di quello stesso provincialismo che si rimprovera ai nostri giocatori.

  3. roberto scrive:

    secondo me, quello che ha fatto di buono la pennetta, è stata la capacità di spingersi fin dove poteva ragionevolmente arrivare e battere avversarie che sulla carta erano alla sua portata, il che non è poco….quello che manca alle tenniste e ai tennisti nostrani è la potenza dei colpi, la solidità, il servizio…tutte cose che alla lunga fanno la differenza. secondo me in italia manca la capacità di costruire i tennisti, perchè gente che è capace a giocare a tennis ce n’è credo in abbondanza, ma per diventare un top 10 devi avere qualcuno alle spalle che ti sappia plasmare nel fisico e nella testa…comunque riguardo all’articolo, a me non sembra che l’approdo della pennetta ai quarti sia stato enfatizzato troppo, per me è stato dato il giusto risalto, anche considerando il fatto che era stato ribadito che la safina fosse nettamente favorita…sui tornei dello slam anch’io la vedo così: la bravura di un tennista si vede da dove riesce ad arrivare nei 4 tornei più importanti…e i tennisti italiani, nei tornei dello slam, non sono all’altezza, punto e basta…sono abbastanza bravi, giocano bene, ma non sono competitivi…non con i migliori almeno, e spesso neanche contro quelli alla loro portata…al momento non abbiamo un tennista (uomo o donna) che sia uno di cui puoi dire: “se gli entrano i colpi se la gioca contro chiunque”…

  4. Michele Fimiani scrive:

    Caro Nikolik,

    innanzitutto credo che per quanto possa essere arido e poco romantico, il bilancio dei tornei nello Slam sia il dato per eccellenza per valutare le condizioni di un movimento tennistico. Gli Slam sono i tornei nei quali i big non sbagliano mai, sono i tornei, ripeto, nei quali nessuno arriva in fondo per caso. E il fatto che nessuno dei nostri giocatori, non dico di frequente, ma neanche una volta per sbaglio, sia riuscito a centrare una finale negli ultimi (preferisco non dire quanti…viene lo sconforto) anni, vorrà pur dire qualcosa? I risultati negli Slam sono quelli che poi rimangono nella storia; nessuno (a parte noi) ricorderà la sconfitta di Federer contro Volandri a Roma, ma tutti ricorderanno che quell’anno Federer ha fatto tre quarti di Slam. Insomma, l’Italia potrà dire di aver troverato un grande campione o di aver centrato un’impresa solo quando un nostro giocatore farà un risultato importante in uno Slam. Questo è poco ma sicuro. L’analisi che dici tu, quella sui circoli, può essere condotta per cercare di capire il perchè non abbiamo un grande campione, ma sul fatto che non ce l’abbiamo i dati parlano chiaro.

    Venendo invece alla questione paradosso, quello che saremmo “noi” giornalisti a creare (ti ringrazio per avermi incluso nella categoria, ma sono solo un dilettante allo sbaraglio), anche da questo punto di vista non sono molto d’accordo con te. Il fatto che io abbia puntualizzato l’eccessiva foga con la quale i nostrio giornalisti hanno salutato il raggiungimento dei quarti da parte di Flavia, dimostra il grande attaccamento dei nostri inviati ai colori azzurri, la loro voglia di grandi exploit. Con questo, fortunatamente, nessuno di loro si è azzardato a scrivere che con quest’ottimo risultato la crisi è superata e che dopotutto il nostro tennis non è poi messo così male. Questo no. E spero che NESSUNO utilizzi questo buon risultato a fine anno per nascondere le reali condizioni in cui verte il nostro tennis.

  5. Gudpis scrive:

    Di chi è il merito di chi è la colpa…
    andiamo per ordine… innanzitutto bisogna fare una prima verifica: sono più i meriti o i demeriti? credo che ogni amministratore di fronte ad una situazione da gestire debba capire se va bene ( e in tal caso limita al massimo la modifiche) o se va male (in tal caso interverrà fortemente).
    Insomma questo Italtennis fa più risultati buoni o cattivi? Il mio ragionamento è semplice: nn dò alla Fit (nella gestione attuale) la colpa di niente, non ho mai sentitto nessuno dire: Bolelli ha perso? Colpa di Binaghi!
    Però non sì può dire: oggi si è vinto: merito anche mio! Oggi si è perso: siete i soliti che date la colpa di tutto alla FIT! O la Fit si prende la responsabilità di tutto (vittorie e sconfitte) oppure taccia!
    Domanda: ma cosa rimprovera la gente del tennis alla FIT?
    Io credo l’atteggiamento in primis: di demonizzazione delle voci critiche, di bulgarizzazione delle opposizioni interne. Ci si impegna in queste attività contro i “dissidenti” e nn si collabora coi Circoli, non si cerca di cambiarne l’organizzazione, non si viene fuori dalla problematica reale che il tennis in Italia è pensato per dare un servizio ai soci di circolo di 60 anni! Se la Fit e i suoi dirigenti (che hanno dimostrato di avere delle buone doti manageriali) continuano a non fre niente per cambiare alla radice la situzione e si arrabbiano con chi gliela fa presente… non andremo da nessuna parte!
    Non esiste una way al tennis italica: i nostri giocatori giocano bene su terra sul cemento? Sono attaccanti o buoni regolaristi? Sono impostati sul gioco di volo o su servizio e dritto? Negli ultimi venti anni i nostri giocatori top sono stati degli atipici, che sono arrivati ai loro livelli per le proprie attitudini personali più che per un lavoro di scuola generale. Questo è il punto! (a mio avviso)

  6. stefano grazia scrive:

    D’accordo con Gudpis che ribalta la logica Nikolik, volevo pero’ portare l’attenzione sull’eccesso di tifo a cui anche Ubaldo non siu e’ sottratto che pervade i nostri giornalisti… Ieri avevo scritto qualcosa in merito sul caso Cipolla citando Umberto Eco (addirittura!) quando sottolineava che le notizie reali e obiettive (fatti non opinioni) si possono leggere solo sui giornali stranieri e possibilmente di paesi piccoli (lui addirittura citava il giornale locale delle Isole Fiji) e Jon Wertheim che sul caso stretta di mano con Wavrinka diceva papale papale quello che tutti sapevamo in cuor nostro. Soprattutto sappiamo che se Wavrinka fosse stato italiano e Cipolla svizzero, dalli allo svizzero …
    Allo stesso modo ieri guardando la Pennetta contro Safina e sentendo il commento su ESPN, tutto questo mi ritornava alla mente…Flavia e’ stata bravissima ma non agli USOpen dove ha semplicemente per la prima volta rispettato il suo ranking migliore: e’ stata bravissima a raggiungere il suo massimo potenziale. Che e’ quello di una top 20 e non di una top 10. Diro’ di piu’: e’ una top 20 da piazzamento, non un dark horse come poteva essere philipoussis … Cui sono giocatori che magari nei top 10 non ci arriveranno mai ma sono VINCENTI: in una data settimana possono vincere il torneo…sono giocatori in ascesa (Del Potro) o in discesa (Ivanisevic, Safin, Hewitt) oppure giocatori che davvero nei top 10 o top 5 non ci arriveranno mai ma che hanno nelle mani e nella testa il Colpo Grosso… Flavia e’ uno di quei giocatori che non ce l’ha, uno Spadea, un Santoro, … Gli devi sputare addosso, a Spadea? No, lo devi ammirare: ha raggiunto il suo personal best … Anche Flavia (o la Schiavone o la Farina) sono da ammirare: magari arriveranno anche al numero 9, fugacemente, un giorno…ma contro una Safina, una Williams, una Sharapova…9 volte su 10 perderanno e perderanno perche’ non hanno le armi per batterle… Punto. Da un lato forse e’ piu’ felice la vita del top 20-30 che quella del predestinato o di Roddick che avrebbe potuto essere e invece non e’ stato, di quelli che sentono le pressioni per vincere sempre o achieve their expectations … Lo stesso Federer prigioniero del mostro che lui stesso ha creato…Vabbe’, non c’entra niente… Comunque brava Flavia ma dubito che la Stampa Straniera abbia etichettato come impresa i suoi quarti di finale (avesse avuto 16 anni, forse…)… Cosi’ mi sembra piu’ significativo il Quarto di Mamma Bammer…

  7. riccardo cellini scrive:

    Bell’articolo, complimenti!
    Ma io penso che al vero tifoso, come parte dei “tennis writer”, come anchio da poco del resto, servano emozioni positive alternate alle delusioni, in fondo di questo si tratta una passione per uno sport o un tifo per una parte. E la portata di queste emozioni non è mai proporzionale al livello dei risultati, mi spiego, provera emozioni piu forti un tifoso accanito di Nadal nel vederlo vincere 3 set a zero al terzo turno del Roland Garros, o un tifoso accanito dell’Italtennis nel vedere Magic Cipolla dissipare un vantaggio di due set a zero contro il numero 10 del mondo al terzo turno di Flusing Meadows, dopo aver fiutato questa cosa che chiamate “impresa”?
    Io ad esempio nel vedere Bolelli arrivare in finale all’Atp di Monaco battendo Mathieu, dopo aver letto per un mese che faceva punti solo nei challenger e fisicamente si muoveva come un bradipo, e pensando che la settimana dopo sarebbe arrivato in quel momento di forma a Roma ho provato emozioni uguali a quelle che ho provato dal match con Djokovic a Cincinnati fino alla sconfitta con Wawrinka…poi se si tratta di delusioni o festeggiamenti poco mi importa, io so di aver coltivato la mia passione in base alle aspettative che ho verso il mio tennista “preferito”, e rimango contento, e fiducioso, sempre fiducioso che torneranno i momenti delle emozioni belle e non delle batoste cocenti.

  8. marcos scrive:

    un quarto in uno slam non è mica roba da tutti i giorni per chi non sta nei dieci. per questo, penso che flavia possa ritenersi soddisfatta del torneo giocato. considerate le sue qualità ed il suoi limiti, sono contento anchio…anzi, molto contento per lei!

  9. teo-82 scrive:

    Mah, leggo in continuazione che negli Slam non si combina niente. Poi una nostra rappresentante arriva ai quarti e leggo che non abbiamo neanche il diritto di essere contenti. Cosa dovevamo fare, piangere? :)

    Titoli trionfalistici? Grazie al cielo direi, grazie a Flavia si è potuto parlare di tennis in TV e sui giornali più del solito.

    Questo continuo piangerci addosso non serve a nulla. E per dirla tutta questo US Open è stato dignitoso per i colori azzurri rispetto ad altre disastrose edizioni(14 vittorie e 12 sconfitte).

  10. anto scrive:

    E intanto Barazza convoca bolelli per la davis, sono veramente curioso di vedere come va a finire………

  11. TRandafil scrive:

    Sono d’accordo in parte con l’articolo (eviterei anglicismi inutili però, tipo “major”, mi ricorda il baseball !). Giudicare il nostro movimento tennistico dai risultati degli Slam mi pare riduttivo e non ho visto toni trionfalistici sul risultato della Pennetta, per il suo livello è un ottimo risultato ed era giusto sottolinearlo. Paesi che investono molto più del nostro nel tennis, tipo Francia o GB hanno in proporzione più delusioni, pensate ai proventi che genera Wimbledon eppure i britannici hanno un solo giocatore nei primi 170 ! Murray sarà forte, ma un movimento tennistico da loro è inesistente, l’ultimo loro Slam è quello della Wade nel ‘77! I francesi (uomini) non vincono dall’82.. Ognuno ha le sue magagne, certo c’è la Spagna che sforna top ten in continuazione, copiamoli nell’attesa di Alberto Tomba del tennis..

  12. colin scrive:

    Brava Brava Brava Flavia!Ha fatto tutto quello che era possibile fare,nei suoi limiti!Detto questo,cari amici del Blog,le note positive finiscono qui!Penso che il Tennis sia,esclusa l’Atletica Leggera,lo Sport + Globale del Pianeta!In quasi tutto il mondo si gioca!Poi ci sono le nazioni che hanno un Movimento che crea Campioni(si guardi la Spagna come riferimento in questi anni)e ci sono Nazioni che non hanno un Grande Movimento(magari hanno i soldi ma non li investono bene)ma cmq un Giocatore di Alto livello di riffa o di raffa lo tirano fuori!Poi ci sono le piccole nazioni,che non hanno movimento,ma che riescono a tirare fuori ottimi giocatori(Lettonia,Bielorussia,Cipro ecc.ecc)!E poi ci siamo noi,che non abbiamo ne un Movimento di Primo Livello e sopratutto non abbiamo giocatori di Primo Livello(Mi spiace dirlo,ma a Livello Maschile abbiamo giocatori di 2° Fila)!E mi spiace dirlo,ma anche a livello Giornalistico non siamo messi benissimi!Mi ricordo che ad inizio anno si diceva con una certa convinzione che Bolelli era di un livello superiore a Del Potro!Dopo qualche mese,forse,si è capito che tutto questo entusiasmo era ingiustificato!E’ fondamentale capire una cosa!Nel Tennis,o le cose si fanno SERIAMENTE(a tutti Livelli,Giocatori,Allenatori,Federazione)o non si va da nessuna parte!Non si può improvvisare!Abbiamo un Torneo che è uno dei + importanti,in una cornice magnifica,è x il 2° Anno Consecutivo si giocherà in una struttura provvisoria!Dobbiamo fare lo spareggio per evitare la Serie C di Davis,e litighiamo come i bimbi!
    Per fare rinascere il tennis Italiano,io la strada la ho ben presente in testa!Però poi mi ricordo che sono Italiano(e fiero di esserlo,con tutti i limiti che abbiamo in questo periodo storico),e che le cose da noi,sono 100000 volte + difficili da realizzare!!Un Saluto!!!!

  13. rockville scrive:

    “Perché non fate, invece, una vera, seria, indagine giornalistica a tutto campo? Perché, girando a sorpresa nei vari circoli, andando a sorpresa a parlare con i vari coach, con i giocatori, con gli juniores, con i dirigenti, facendo proprio come i vecchi reporter, non fate un’analisi accurata dello stato generale del tennis italiano?” (Nikolik)

    Già, fatevi un giro nei circoli. Respirate la spocchia di quei panciuti pallettari che ti guardano male se non arrivi in BMW… Tanti ancora considerano il tennis uno sport d’élite: e non hanno torto, perché spesso, ad esempio in provincia, anche un campo in cemento è una rarità (invece di campi da basket ce n’è uno in ogni parrocchia…).
    D’altra parte anche in questo forum a volte si leggono commenti da ‘circoletto chiuso’: guai agli estranei!

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