Intervista a Di Matteo n.3 italiano.
Scommesse, doping, Belardinelli.
Panatta e Pietrangeli secondo Pancho.
Un aneddoto di Cino Marchese

 
11 Ottobre 2007 Articolo di Egizio Trombetta
Author mug

Il bibitone di Belardinelli e il somaro. Il sor Mario: “Il campione lo manda…Barbetta”. La Farina giocava meglio della Schiavone”. Pregi e difetti di Panatta e Pietrangeli. Nei commenti uno spassoso racconto di Cino, quando, in un doppio contro Ashe-Ralston…

Fin dai tempi del centro federale di Formia, negli anni sessanta, Ezio Di Matteo è stato per tutti “Pancho”, soprannome che l’ha accompagnato fin da quando era giocatore. Allievo del “Sig. Belardinelli”, come lui stesso lo chiama in segno di rispetto, è da sempre rimasto molto legato al gruppetto dei “moschettieri” azzurri: Panatta, Barazzutti, Bertolucci e Zugarelli. Di Matteo, che giocò anche in “Davis”, nel ’68 e nel ’72, gestisce da oltre trent’anni uno dei circoli più popolosi della capitale: il Tc Garden. Nonostante gode da sempre la fama di persona bonacciona, non si tira certo indietro se gli si chiede di esprimere giudizi sul tennis azzurro e sui vecchi amici/compagni di “collegio”.
Che fu giocatore “vero” mai nessuno ebbe dubbio, se ne accorse persino…Ubaldo quattordicenne…
_Pancho, ti ricordi per caso di una finale contro Scanagatta nel torneo di categoria allievi giocata a…_
”ad Ancona! Ricordo benissimo” _ mi interrompe Di Matteo_
_Che memoria! Bravissimo. Me l’aveva detto Ubaldo… E mi ha raccontato anche di un discorsetto dell’avvocato Galgani che vi premiava, tu vincitore e lui sconfitto…_
“Certo che ricordo. Galgani disse: “L’avvocato ha parlato, il giochetto ha funzionato e il rimborso è arrivato! Ci avevano promesso un rimborso, poi non se n’era più parlato, ce n’eravamo lamentati con lui e lui intervenne a nostro favore…”

_Ma poi vi arrivarono questi benedetti rimborsi?_
“Ma si certo, arrivarono. Galgani parlò personalmente con il presidente del Tennis Ancona Michele Brunetti che si dimostrò comprensivo nei confronti di due ragazzini allo sbaraglio”
_Bene, dai rimborsi passiamo alle scommesse. Hai sentito che polverone? Che ne pensi, come si può salvaguardare l’integrità del nostro tennis?_
“Sono categorico, si dovrebbero vietare le totalmente le scommesse sul tennis. Gli accordi illeciti, specie a fra giocatori di medio basso livello sono possibili. Guadagnare soldi facili potrebbe far cadere in tentazione”
_Dalle scommesse al doping il passo è breve, anche sulla gazzetta di oggi (7 Ottobre 2007) le pagine sono piene di riferimenti a questo fenomeno. Si da risalto al teatrino di Marion Jones alla corte distrettuale di White Plains a New York, che si mette piangere per limitare i danni e alle dichiarazioni di Francesco Botrè, direttore scientifico del laboratorio antidoping della Federazione medico sportiva italiana, secondo cui “sono oltre 400 mila gli italiani che rincorrono al doping”. Pancho come siamo messi nel tennis, il tennis che conosci tu?_
“Guarda, ad esempio nel torneo che organizziamo noi i controlli vengono fatti, sporadicamente, ma vengono fatti. Due anni fa sono piombati improvvisamente al Garden gli agenti dell’atp per effettuare i test anti-doping. Sono stati dalla mattina alle dieci fino alle cinque di pomeriggio ed hanno esaminato sette-otto giocatori. Fortunatamente nessuno positivo”
_Non sarà meglio abolirlo l’anti-doping?_
“Bè certo, o lo si fa bene o è meglio abolirlo…”
_Ma poi, secondo te, aiuta doparsi nel tennis?_
“Ti faccio l’esempio che faceva sempre il Sig.Belardinelli. Lui diceva, se sei un somaro, pure se ti danno il bibitone potrai diventare un somaro più bravo, ma sempre somaro resterai… Ecco cosa diceva. Però, fra due giocatori che si equivalgono, certo, un aiuto illecito può fare la differenza…”
_ Ai tuoi tempi c’era chi si dopava?_
“Senza far nomi ti dico che c’erano alcuni giocatori sudamericani che a sorpresa te li ritrovavi in finale in tornei prestigiosi…Si diceva che prendessero qualcosa…Ubaldo dovrebbe saperlo”
_Pancho, tu è una vita che stai vicino al clan azzurro…_
“Bè si, ho fatto parte del gruppo di Davis come giocatore, ma sono sempre stato vicino al clan azzurro anche quando non giocavo. Quindi fin dai tempi di Bertolucci, Barazzutti, Panatta e Zugarelli. Mi sono sempre sentito legato a loro, soprattutto da rapporti di amicizia”
_Parliamo di tennis femminile. E parliamo di Fed Cup. Mi dicevi che spesso ti viene a trovare Barazzutti. L’hai sentito dopo la finale di Mosca?

_“Mi ha chiamato nei giorni che stava a Mosca. Mi disse che il confronto era sicuramente in salita, ma che si poteva fare. Aveva molta fiducia in questo gruppo. L’avevo sentito possibilista…”
_Ma tu speravi nel miracolo?_
“Tutti abbiamo visto come è finita, ma Francesca ha giocato alla pari con giocatrici di vertice. Il primo giorno stava avanti 3-0 al terzo, il secondo giorno ha avuto due match point…Insomma potevamo fare due punti e presentarci da favoriti nell’incontro di doppio!
_Hai pensato a chi avrebbe potuto scendere in campo dopo l’eventuale 1-2 italiano per merito di Francesca? _
“Ma sai, forse la carta Pennetta poteva essere buona, anche alla luce del suo attuale stato di forma. Sui questo tipo di match, come diciamo a Roma e più ‘tarata’, ma con i ‘se’ e i ‘ma’ non si fa la storia…”
_Chi conosci meglio delle giocatrici azzurre?_
“La Schiavone, fin dai tempi che si allenava con la mia allieva, la Risuleo”
_A proposito di Schiavone. Lo sai che sul nostro blog c’è stato ultimamente una specie di sondaggio su chi fosse la migliore giocatrice italiana di tutti i tempi? Ci sarebbe il ballottaggio fra Farina e Schiavone. Tu chi sceglierebbe?_
“Secondo me la Farina tecnicamente giocava meglio a tennis. La Schiavone è però più potente come gioco”
_Facciamo una pausa col tennis azzurro. Parliamo di te. Per dare un’idea di come giocavi, a chi ti paragoneresti come tipo di giocatore?_
“Come tipo di gioco mi potrei avvicinare a Renzo Furlan. Giocavo meglio io di rovescio, secondo me, ma lo stile era quello”
_Sei conosciuto da tutto il mondo del tennis come “Pancho”. Ma da cosa nasce questo soprannome?_
“Ti devo dire che in quel tempo stavamo tutti a Formia, in quella specie di collegio. C’erano tutti, io Adriano, Bertolucci, Barazzutti. In quel periodo io affibbiavo soprannomi a tutti. Ad esempio a Bertolucci lo chiamavo scherzosamente “rotolone”. Mi chiamarono Pancho per colpa di un sombrero… Questo sombrero me lo portò dal Messico Erminio Azzaro, che era andato li per le Olimpiadi. Azzaro come sai è il marito di Sara Simeoni. Mi misi in testa ‘sto sombrero e da quel momento, grazie anche all’assomiglianza con Pancho Gonzales, che era scuro come me, fui per tutti Pancho”
_Quale aneddoto ti ricordi con piacere di quegli anni?_
“Ma devi sapere che nel ’72 c’èra stata la finale di Coppa Davis Romania-Stati Uniti. Fu una settimana prima degli Internazionali d’Italia. La Romania perse 3-2 in casa. Al Foro, una settimana dopo mi capitò al primo turno Ion Tiriac. Porca miseria, mi sono detto. Prima della partita mi si avvicina e mi dice col suo accento rumeno: caro Pancho, io sono tre mesi che non vedo dollaro per preparare finale di Coppa Davis…. E io gli dissi: senti Ion, tu sono tre mesi che non vedi dollaro, io non l’ho mai visto, perciò…prendi la racchetta e annamo a giocà! Finì che vinsi io 7-5 al terzo con Tiriac che rischiò di litigare con diecimila persone. Fu una delle più belle partite che si sono viste al Foro Italico in quegli anni”
_Il tuo circolo è uno dei circoli più popolosi. Qual è il segreto del Tc Garden?_“Perché c’è il tennis al centro del nostro progetto. Poi qui siamo vicini a una zona popolare e quello conta molto”
_Ma non credi anche che dipenda dal fatto che gli appassionati si accentrano nel tuo circolo perché altrove non ci sono strutture all’altezza?_
“Sai che c’è? Che difatti il tennis costa troppo poco. Con 60/70 euro di quota il circolo non ci copre le spese ed è costretto a chiudere se non c’è un numero adeguato di soci. Oppure, se ci prova, quello che può offrire non è soddisfacente”
_Qual è la cosa più importante che cerchi di insegnare ai tuoi ragazzi?_
“Prima di tutto insegno ai ragazzi che ci si deve divertire. Poi se c’è qualcuno che ha le qualità può uscir fuori il buon giocatore. Ma non il campione. C’era il Sig. Belardinelli che diceva sempre: il campione li manda ‘barbetta’, intendeva dire che i campioni te li manda Gesù Cristo. Trovare il campione non è facile, anche a livello nazionale. E dico che i bambini non vanno assillati”
_Abbiamo parlato di doping, ma allarghiamo il nostro discorso. I circoli sono lo specchio della nostra società. Un po’ di droga viene veicolata…_
“Può darsi, ma comunque in maniera molto limitata. Nei locali notturni ne circola sicuramente di più!”
_Senti, chi ha già deciso di farne uso bè pazienza, ma cosa si può fare per far in modo che la macchia si allarghi ulteriormente? Che fai tu nel tuo circolo per combattere questo grosso pericolo?_
“Bisogna essere capaci di stare vicino ai ragazzi e sapergli dare le giuste motivazioni, questo è il mio personale impegno, anche se talvolta non basta. Ti voglio raccontare una storia, una storia come tante. Venticinque anni fa venne da me la mamma di un certo Michele, un ragazzo di centocelle. Mi chiese di aiutare il figlio. Lo feci venire al circolo, giocare a calcetto e stare insieme a noi. Si era ripreso, sembrava. Poi non lo vidi più. Un giorno venne la mamma per ringraziarmi per quello che avevamo fatto per il figlio, ma purtroppo Michele era morto.”
_La liberalizzazione della droga può aiutare ad arginare il problema?_
“Si è una politica che può aiutare, ma deve essere supportata da una grossa campagna da parte del governo campagna per educare i giovani”
_Il rischio che alcuni si possano servire dei circoli per riciclare il denaro sporco c’è secondo te?_
“Tutto è possibile. Posso parlare per quello mi riguarda: io su ottocento persone che ci sono al circolo un venti per cento sicuramente non lo conosco bene. Può capitare che ci sia qualche mela marcia, ma sicuramente quando è qui si camuffa bene. Per il riciclo di denaro, quando prendiamo soldi dagli sponsor per i tornei che, ad esempio, facciamo bene attenzione da chi prendiamo questi soldi. Devono essere società, non prendiamo di certo soldi dal primo arrivato. Quindi un minimo di controllo c’è.”
_Mi hai ricevuto in questa sala così particolare, la sala del club Ferrari. Tappeto marchiato Ferrari, Trofei, cimeli della casa del cavallino, quadri, foto di Enzo Ferrari. Perché c’è nel tuo circolo una sala dedicata alla Ferrari?_“Appartiene al Club Ferrari di Little Tony. Lui è presidente del club “Appia Antica Club” e qui c’è la sede. I ferraristi fanno spesso dei raduni organizzando degli eventi di beneficenza”
_Ma tu una l’hai mai guidata una Ferrari?
“Veramente una volta ho provato a guidare una Ferrari, me l’ha fatta guidare il presidente del club Ferrari, ma mi sono e emozionato e ho fatto un casino con le marce. Mi sembra che era un 540”
_E un po’ come fare l’amore con una donna bellissima…_
“Ecco bravo, hai detto bene!”
_Ma secondo Pacho qual è la donna più bella in questo momento nel tennis?
“La Sharapova, lei nun se batte! Poi ce pure quell’altra che ha vinto in Lussemburgo…”
_La Ivanovic forse?_
“Si lei. E’ bellissima anche lei. Del passato poi c’era la Kournikova. L’ho vista diverse volte quando si allenava con la mia allieva Risuleo” (ndr Alessia Risuleo, seguita da Pancho, fu prima categoria a soli quindici anni e grande speranza azzurra finche non fu costretta al ritiro per colpa di un grave infortunio)
_Pancho, torniamo al tennis di casa nostra. Alle vicende tristi del nostro “vecchio” tennis. Tu che stavi vicino al clan azzurro di quegli anni, per quale ragione cacciarono Pietrangeli all’indomani della finale in Australia nel ‘77?_
“Allora come sai c’erano quattro personaggi che si chiamavano Panatta, Barazzutti, Bertolucci e Zugarelli. I meriti delle vittorie se li prendeva sempre Nicola. Le interviste, ad esempio, le facevano spesso solo lui. Ai giocatori dava fastidio tutto questo, si sentivano un po’ in ombra. I giocatori non erano contenti di questa situazione”
_Ma di questa “coalizione” facevano parte tutti i giocatori di Davis?_
“Bè con Zuga e Corrado c’era meno feeling che con Paolo e Adriano. Quindi Corrado e Tonino spingevano di più per mandare via Nicola. Sicuramente, se Adriano si fosse opposto, Nicola sarebbe rimasto al posto suo”
_Si accusò Nicola di assenteismo durante gli allenamenti…_
“Fu un pretesto. Capitava che i ragazzi si allenavano col preparatore atletico e lui a volte non era presente…ma… ripeto quello è stato solo un pretesto”
_Quindi Galgani non ebbe alcuna colpa?_
“No secondo me”
_E dire che anche di Galgani non s’è parlato un gran bene…_
“Galgani è stato per più di venti anni alla presidenza della FIT. Sai, per me un presidente deve rimanere al massimo per due anni. Se si vuole rimanere di più c’è il rischio che si è costretti a scendere a compromessi. E lui secondo me si trovò impantanato”
_Sul blog è in voga il motto “targhe ai ciarlatani sotto l’egida di Galgani…”_
“Perfetto. E’ corretto, tutti ‘maestri’ in quel periodo! Negli anni del boom del tennis, per sopperire alla domanda del mercato si buttò dentro tanta gente che magari non era nemmeno classificata…non dico C3, C4, ma nemmeno classificata! Tu li hai chiamati ciarlatani, io li chiamavo i commercianti di tennis…Dopo vent’anni ecco che raccogliamo i risultati. E poi tutti quelli che all’epoca avevano messo su in fretta circoli di tennis, ora stanno riconvertendo le stesse aree in spazi per supermercati, campi di calcetto e così via”
_Abbiamo fatto un sondaggio anche per Panatta e Pietrangeli. Vorrei sapere da te che ne pensi. Tu hai giocato con entrambi. Che mi dici, chi era il più bravo?_
“Ai tempi di Nicola c’erano meno giocatori di livello. Ai tempi di Adriano c’erano prima di tutto più giocatori forti. E poi il livello era molto più alto, il numero 300 del mondo poteva battere benissimo un top-100. Già dal primo turno si poteva perdere. Certo c’era Laver, ma quello era di un altro pianeta, come un Federer. Giocava top e back già 40 anni fa! Questo è quello che posso dire. Sai, considera pure che sono due amici…”
_A questo punto, visto che sono tuoi amici (ndr - fino al momento che sarà pubblicata questa intervista!) non posso che chiederti pregi e difetti di entrambi. Quale era il miglior pregio di Pietrangeli?_
“E’ una persona sempre allegra, disponibile. Ha un bellissimo carattere, è bello stargli vicino”
_E il difetto di Nicola?_
“A volte è troppo pieno di se”
_Pregio di Panatta?_ “Con lui ho un rapporto bellissimo, abbiamo girato il mondo insieme un sacco di volte. Adriano come tutti i romani è una persona brillante e simpatica. La cosa che ha sempre sorpreso è che gli piace tantissimo la velocità. In macchina lui correva come un pazzo. Pure a calcetto quando si metteva in porta si buttava sui piedi dei giocatori per rubargli la palla, non aveva paura di niente. Aveva una forza incredibile, ecco perché era così forte a tennis. Adriano è uno di quelli mandati dal “barbetta”. Lui serviva a 220 all’ora già nel ’76 con le racchette di legno… Con le racchette di adesso avrebbe servito meglio di Roddick”
_E il difetto di Adriano?_
“Secondo me, non sa perdonare…”

Scheda di Pancho di Matteo
Scheda offerta per gentile concessione di Matchpoint tennismagazine. I dati sono stati presi dall’opera realizzata in Cd Rom “Dizionario Enciclopedico del Tennis”. I dizionario è ancora disponibile: www.mpmtennis.com

Anagrafe: Nato a Roma il 2 novembre 1948

Classifica: 151 (23 agosto 1973)
Professionista: 1969
Vittorie singolare: 1971 Terracina; 1972 Senigallia

Altri risultati

Grand Slam singolare: 1969 3° turno Roland Garros
Grand Slam doppio: 1969, 1971-1973 2° turno Roland Garros; 1970 2° turno Wimbledon

Ottimo giocatore di prima categoria a cavallo degli anni Sessanta e Settanta. Ha vinto il torneo di Terracina nel 1971 in finale su Majoli (63 63 06 62) e quello di Senigallia 1972 sul brasiliano Koch (61 63 63) .
A livello italiano ha vinto anche i tornei di Roma-Canottieri 1970 (su Zugarelli, 62 63 62), di Roma-Parioli (su Toci, 36 75 61), di Napoli (su Marzano, 26 63 75 46 75) e di Roma-Fleming nel 1975 (su Franchitti, 76 62 61), e il torneo di categoria “A” di Siena 1980 contro Magnelli (60 60). È stato finalista invece a Roma-Saxa Rubra 1970 (battuto da Toci), a Loano, Ischia e al Master del Circuito Rothmans a Roma nel 1975 (sempre battuto da Barazzutti), a Terni 1976 (ancora Barazzutti), e al Master del Grand Prix Lotto-Spalding 1978 a Padova (superato da Zugarelli).
Nello Slam, 3° turno al Roland Garros 1969 (Tiriac, 64 26 75 61) e 2° turno a Wimbledon 1971 (Gorman, 26 62 62 61).
Ai Campionati Internazionali è giunto agli ottavi nel 1967 (Bologna, 61 86 64), nel 1971 (Laver, 64 61) e nel 1972 (Rouyer, 61 60).
In Davis (1968 e 1972) ha giocato due match, uno in doppio (in coppia con Castigliano, contro Monaco) e uno in singolare (63 63 61 al bulgaro Bozhidar Pampoulov), entrambi vittoriosi.
Agli Assoluti, Di Matteo è stato finalista in singolare nel 1969 battuto 62 63 75 da Pietrangeli, semifinalista nel 1968 (battuto ancora da Pietrangeli 61 62 64), e nel 1973 (superato da Panatta 61 62 64). In doppio invece è stato finalista con Di Domenico nel 1968 (superati da Pietrangeli e Tacchini) e nel 1969 battuti da Panatta e Marzano; semifinalista nel 1970, 1971 (con Marzano) e 1972.
Campione italiano di doppio agli assoluti indoor 1977 in coppia con Di Domenico, Ezio Di Matteo è stato anche campione italiano under 18 in doppio (1965, con Caimo) e campione under 16 di doppio misto (1964, Scagnolari). Numero tre d’Italia nel 1970 (Di Matteo afferma di essere stato n° due bis, a parimerito con Adriano Panatta) e nel 1972. In campo giovanile ha vestito la maglia azzurra nella Sunshine Cup 1965-1966 e nella Coppa de Galea Under 20 nel 1967-1968. In singolare è stato finalista al Bonfiglio Underr 20 nel 1966 e 1968 e nella Coppa Porée a Parigi (la superficie era il parquet, in finale Di Matteo perse con Gorges Goven) nel 1967.
Secondo indicazione del diretto interessato, Di Matteo può vantare vittorie anche contro giocatori come Martin Mulligan e Ion Tiriac, .Può vantare inoltre vittorie nei confronti dei “senatori” del tennis azzurro. Ha battuto quindi Panatta, Barazzutti, Bertolucci e Zugarelli.

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8 Commenti a “Intervista a Di Matteo n.3 italiano.
Scommesse, doping, Belardinelli.
Panatta e Pietrangeli secondo Pancho.
Un aneddoto di Cino Marchese”

  1. Fabio P. scrive:

    Lo stesso Di Matteo dice che, durante il periodo in cui giocava, c’erano giocatori “chiacchierati” … e che lo stesso Ubaldo sa i nomi …
    Ricordo una intervista dell’epoca di Panatta che diceva che alcuni giocatori sudamericani pare usassero masticare prima delle partite un particolare fungo delle regioni andine per “riscaldare il sangue” … magari e’ stata una forma di doping pure quella …
    Stessa storia per i sottobanco … tutti sapevano che i direttori dei tornei li davano … perche’ nessuno parlava all’epoca ?
    E un noto grande giocatore che tante volte veniva (soprattutto ad inizio carriera), perdeva al primo turno ostentando anche il fastidio di aver dovuto giocare, prendeva il sottobanco e se te tornava beatamente a mangiare da McDonald a casa sua ?
    Non e’ un imbroglio anche quello ?
    Allora perche’ buttare la croce su un Murray che, in attivita’, non fa i nomi di chi si vende le partite ?

  2. Fabio P. scrive:

    Finalmente qualcuno ha avuto il coraggio di dire che Barazzutti fece cacciare Pietrangeli e non Panatta !

  3. Nikolik scrive:

    Bellissima intervista, divertente e anche interessante.
    Oltretutto, fornisce un sacco di spunti di riflessione sulla federazione, sui nostri migliori tennisti di una volta, sulla gestione dei circoli, sul passato e futuro del tennis.

  4. caterina scrive:

    scusate, all’epoca non c’ero…ma mi spiegate che avrà mai fatto Galgani oltre a regalare targhe?
    Comnque Di Matteo l’ho conosciuto è una proprio una brava persona

  5. giampaolo scrive:

    complimenti ancora per questa intervista interessantissima
    io ho avuto il modo di conoscere direttamente il grande pancho e non posso che esprimermi positivamente nei suoi confronti, in quanto dotato di una grandissima simpatia ma principalmente di una passione inimmaginabile per il tennis.
    è divertente conoscere aneddoti raccontati da questi grandi personaggi
    un grande saluto a pancho e un ringraziamento ad egizio che ci continua a regalare bellissime interviste
    ciao giampaolo

  6. marcos scrive:

    bravo egizio!

    io credo che dalla metà degli anni settanta alla metà degli ottanta, anche nel mondo sportivo, molti usavano cocaina.

    non credo che l’uso di quella sostanza possa in qualche modo accostarsi al doping, per come lo conosciamo da cinquantanni. il doping, infatti, è finalizzato al miglioramento della prestazione.

    la cocaina tirata in discoteca o nelle stanze degli alberghi fino alle tre del mattino, magari alla vigilia di un incontro di davis, non era certo finalizzata a migliorare le prestazioni. era un modo sciocco e pericoloso di cercare il divertimento.

    qualche tennista, credo, ne faceva uso; qualcunaltro preferiva l’amatriciana; qualcunaltro non riusciva a passar notti senza donzelle.

    in tutti e tre i casi, a mio parere, non si può parlare di doping: probabilmente, cocaina, amatriciana e notti folli hanno accorciato la carriera a molti tennisti.

    a nessuno venga in mente di accusarmi d’aver messo sullo stesso piano cocaina e amatriciana: la prima, che fa malissimo, è da evitare sempre; la seconda, che fa benissimo, è da evitare tutti i giorni!

    per le donzelle…regolatevi voi.

    ps. per i fanciulli, si regolino le donzelle. sia mai che qualcuno possa pensare ch’io sia uno sporco maschilista!

  7. egizio scrive:

    grazie a tutti x i complimenti, un saluto particolare a Giampaolo che so che scrive da oltre oceano. Se l’intervista è venuta carina il merito è di Pancho. E’ una persona che ha un carisma particolare e gli vogliono tutti un gran bene. Sarei curioso di sapere chi erano questi sudamericani che all’epoca di Panatta si “aiutavano”…

  8. Cino Marchese scrive:

    Bella l’intervista ad uno dei più popolari ed amati protagonisti del tennis romano. Conosco “Pancho” da sempre e lui mi identificava sempre come il Marchese della La Font. Ero appena entrato nel mondo del tennis e non potevo pretendere che tutti mi conoscessero bene,ma con Pancho subito si creò un buonissimo rapporto e mi dava allegria tutta quella sua corte borgatara che si portava dietro. Il suo era un gruppo di amici che lo amavano profondamente e che si erano appassionati al tennis per lui e solo per lui. Avevano per un momento accantonato la loro passione per la Roma e cercavano di capire uno sport che non apparteneva alla loro cultura e che con le sue origini nobili non aveva nulla a che fare con loro, ma l’amore per Pancho era superiore a tutto.
    Scendevano al Foro dalla borgata e facevano un tifo rumorosissimo per il loro campione ed al proposito mi ricordo una partita giocata sul campo 2 contro il francese Chanfreau che rischiò di non finire per invasione di campo, ma era bello vedere tutto questo affetto per uno di loro che i casi della vita lo avevano catapultato in uno sport praticato nei rioni alti e non in borgata. Lui sotto sotto era fiero di tutto ciò e li ricambiava dello stesso affetto. Lui ormai era diventato un giocatore molto forte e andava a giocare nei posti più eclusivi e famosi ed è proprio per questa ragione che vi voglio raccontare un episodio che accadde a Wimbledon, il tempio del tennis dove si giocava sull’erba cosa totalmente inusuale per il nostro Pancho che non l’aveva mai vista. Non si sa come ma in coppia con Mimì Di Domenico avevano vinto il primo turno con i belgi Drossart e Hombergen e al secondo avrebbero incontrato Ashe e Ralston, testa di serie n°1 o giù di lì. Il match era in programma sul campo n°1, il secondo come importanza dove c’era un’atmosfera quasi sacra. Tutto perfetto, gremito di gente, l’erba dei primi giorni ancora perfetta ed il nostro gruppo di suiver pronti nelle prime file riservate ai parenti ed agli amici. Il palleggio di riscaldamento scivola via veloce ed un imperturbabile arbitro di sedia chiama il tempo ed incomincia la partita. I nostri erano dalla parte dove eravamo seduti noi e sentivamo chiaramente tutto quello che Pancho e Mimì si dicevano dal momento che le palle manco le vedevano. Al servizio Ashe che batte la prima palla su Mimì che stava a destra. Serve il suo solito servizio molto tagliato ad uscire e Mimì manco la tocca. Serve il secondo punto su Pancho e vince anche quello e prima di servire il terzo punto Pancho si rivolge al suo compagno e gli dice ” Mimì fai un passo in fuori perchè il moro serve sta pallaccia molto tagliata e se non ci vai prima manco la tocchi”. Diligentemente Mimì fa un passo in fuori ed Ashe lo vede ed accentua il suo taglio e Mimì a stento mette la racchetta e ne viene fuori un obbrobrio di risposta alta e lenta sopra la rete. Ralston che aveva una forza bestiale, era il classico americano un po’ “ciocco” ma potente e veloce come il fulmine e si avventa su quella palla molle e senza peso e fa una voleè potentissima addosso al malcapitato Pancho e lo prende in mezzo agli occhi. Pancho stramazza a terra e con il suo sguardo sconsolato ha la forza di dire a Mimì in puro romanesco ” A Mimì non risponne più che è mejo ” Noi in tribuna dove curiosi attendevamo qualcosa del genere non la smettiamo più dal ridere tanto che i nostri vicini credendo chissà che cosa ci chiedono cosa è successo al chè uno di noi esclama ” é troppo lunga e poi non potreste capire”
    Sono passati molti anni e Pancho è sempre lo stesso con gli stessi amici e con quello spirito romano vero delle sue borgate dove vive ancora in un bel Circolo che si è costruito e gestisce e per lui sono sempre rimasto il Marchese della La Font.

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