Perchè gli argentini sì e noi no?
Del Potro 10° top ten.
Noi …due dinosauri degli anni ‘70

 
6 Ottobre 2008 Articolo di Ubaldo Scanagatta
Author mug

Perché gli argentini sì e noi no? Deve trattarsi di una ben strana maledizione appesa ad una racchetta celeste (o biancoceleste?). Dai tempi di Guillermo Vilas, n.2 del mondo nel ’77, quindi un anno prima di quando (1978) Corrado Barazzuti fu n.7 Atp e nostro ultimo top-ten (Panatta era stato n.4 nel ’76), il tennis argentino ha avuto altri nove top-ten, dei complessivi 140 che lo sono stati nell’era affidata al computer ATP (1973). Nei commenti anche un intervento di Daniel Panajotti (il coach argentino di Francesca Schiavone), che risponde al quesito di Ubaldo.

Da allora, da Vilas in poi insomma, non c’è stata generazione di tennisti senza che almeno un argentino non figurasse laddove nessun giocatore italiano invece non è mai nemmeno riuscito ad avvicinarsi. I migliori, gli ammirevolissimi Camporese e Gaudenzi, non sono infatti purtroppo saliti più su del n.18. E non lo sono stati a lungo.
Ultimo “gaucho” a fare il suo ingresso nell’elite mondiale _ ieri _ il ventenne Juan Martin Del Potro. Il lungo e dinoccolato (1m e 98 cm per 78 kg appena) campioncino di Tandil allenatosi a lungo in Italia _ ironia della sorte! _ nel “camp” di Vavassori a Cividino nel Bergamasco con il “reprobo” Simone Bolelli, è oggi n.9 del mondo, grazie a 29 vittorie conseguite negli ultimi 31 incontri. Una striscia impressionante.
Con quelle ha vinto quattro tornei quest’estate, Stoccarda, Kitzbuhel, Los Angeles e Washington. Nel mezzo due sole sconfitte: con Murray in 4 set (7-6,7-6,4-6,7-5) nei quarti dell’US open, match bellissimo, e a Tokyo domenica in finale con il ceco Berdych (ha perso 6-1,6-4 ma aveva mal di stomaco).
Francamente si fatica a capire perché mai l’Italia sia rimasta a quei due dinosauri degli Anni Settanta, mentre l’Argentina (con Vilas, Clerc, Mancini, Jaite, Coria, Puerta, Nalbandian, Gaudio, Canas e ora appunto Del Potro) abbia toccato quota 10 top ten come l’Australia, preceduta soltanto da Spagna (15), Svezia (16) e Stati Uniti (29). Per inciso Vilas e Clerc sono rimasti top-ten per anni, Panatta e Barazzutti per mesi.
Se c’è un Paese …italiano nel mondo questo è l’Argentina. Basta accennare ai cognomi di tanti tennisti, Mancini, Coria, Calleri, Gaudio? Non è questione di DNA, allora. E’ un Paese più povero del nostro, con strutture tennistiche assai più deficitarie e una federtennis quasi inesistente. Il loro torneo più importante non lega nemmeno le scarpe agli Internazionali BNL d’Italia. Eppure la differenza è abissale. E non solo oggi grazie ai due top-ten (Nalbandian è n.7, ma è stato n.3) e all’imminente finale di Davis che si giocherà a Cordoba (a “casa Nalbandian”) sul “veloce” contro la Spagna di Nadal.
Calcio, rugby, basket, tennis, vela, boxe: sport che scegli e sport nel quale l’Argentina se non primeggia mal che vada eccelle. Possibile che tutto sia riconducibile soltanto a un problema di fame, di motivazioni? Risposte diverse non ne trovo.

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121 Commenti a “Perchè gli argentini sì e noi no?
Del Potro 10° top ten.
Noi …due dinosauri degli anni ‘70”

  1. Gudpis scrive:

    Penso che potremmo risalire la china, a patto che chi ci governa (che certamente non è colpevole per gli ultimi trent’anni) ammetta che la situazione è deficitaria. Come dire se uno non è convinto di avere una malattia, sarà dura che si curi. No?

  2. fra scrive:

    Internazionali D’Italia , non Internazionali BNL di Italia!
    Riguardo gli Argentini forse il motivo della loro superiorità negli ultimi 30 anni su di noi sta nel fatto che non hanno una federazione oppressiva come la nostra.

  3. anto scrive:

    Ubaldo, ti rispondo io, i gauchos hanno fame, la crisi economica che gli ha travolti, gli ha fatti diventare degli indemoniati. Se non vincono non portano a casa la pagnotta e allora giù vittorie a go go. Tre anni fà ho assistito ad un match tra il ns Di Mauro e Del Potro. l’argentino non mi aveva fatto una grande impressione, un lungagnone sgraziato, eppure a fine anno entrerà nei top 5, cose da non crederci.

  4. fabrizio brascugli scrive:

    Bisognerebbe vedere a che generazione sono gli Italo-Argentini. Cmq già la prima se incrociata è un 50%. (Come Pietrangeli) Se fame e motivazione agiscono su numero minore di persone predisposte anche piccolo, non è detto che la differenza finale (numero di atleti che emergono) sia piccolo, anzi può essere macroscopico.

    http://lealidellafarfalla.wordpress.com/2008/09/22/karl-r-popper-la-teoria-del-caos-e-la-crisi-del-tennis-italiano/

  5. Agatone scrive:

    Certo che leggendo i nomi degli ultimi top ten l’argentina non fa una grandissima figura: Coria, Puerta, Canas. Tutti fermati per doping…

  6. dyana scrive:

    Se è per questo, nel mondo ( e anche in Italia) c’hanno fame in tanti, anche più degli argentini, e non sono nel topten. Onestamente penso che chi arriva a questo livello ha in mente pensieri ben diversi della pagnotta, altrimenti potrebbero anche accontentarsi di campare decentemente in top100. In un certo qual modo, gli argentini sanno di potercela fare, Vilas ha passato il testimone, in Italia chi c’è l’ha se lo tiene ancora stretto, quasi quasi temesse l’arrivo di un altro grande campione.

  7. enzo cherici scrive:

    L’articolo di Ubaldo tra l’altro offre un interessante spunto ai tanti che sminuiscono le vittorie di Federer e Nadal per mancanza di avversari, ricordando i fasti dei fantastici anni 80: ecco, ricordatevi che Jaite (Jaite!)era un topo ten ;-)

  8. DARTAGNAN scrive:

    Gli argentini ?
    Hanno voglia di lavorare e lo fanno. Ho visto di persona con quale atteggiamento i giovani affrontano gli allenamenti. Ci fu un giovanotto argentino, generazione Del Potro, ex suo compagno di team giovanile, ex allievo di Vilas, di cui aveva ereditato un magnifico rovescio, che per ragioni legate al destino, finì per dover lasciare l’Argentina, giungendo in Italia, con scarse risorse economiche.
    La voglia che aveva di stare in campo, la serietà e disciplina, a volte anche la presunzione di essere talentuoso, la rabbia, erano totalmente diverse da quelle nostrane.
    In poche parole: l’educazione ricevuta nel paese natio aveva radicato comportamenti opposti, niente affatto “italico pottoni”, questi sintomo alla fin fin di insicurezza debolezza e strafottenza latente (perché se un giovane manifesta attitudini tennistiche d’alto livello potenziale l’ambiente lo porta a questo??? Lo porta veramente a questo???), ma molto più orientati alla ricerca d’un futuro realistico attraverso lo studio ed il lavoro metodico. Purtroppo avendo perso 3 anni decisivi di preparazione tennistica, oggi gioca nella squadra dell’università dove studia negli Stati Uniti. Altra scelta coraggiosa fatta dopo la maturità conseguita in Italia. Mi ricordava i nomi della sua generazione di compagni d’allenamento. Tra questi c’era anche Del Potro…
    30 anni senza un top ten italiano?
    La Fit forse non è in grado di produrne perché la sua struttura elefantiaca è lontana dalla realtà sportiva del paese. Finché non sarà ampliata la base, migliaia di bambini non avranno mai l’occasione di prendere una racchetta in mano. Chi può dire che il Federer nostrano adesso stia giocando a basket perché nessuno gli ha mai proposto il tennis?
    Finché il tennis non verrà proposto a scuola dagli stessi insegnanti di Educazione Fisica o Scienze Motorie il problema persisterà. La proposta di base deve partire da lì, perché solo così i numeri si amplieranno. Non serve avere un campo da tennis dentro il piazzale delle scuole per fare un’azione del genere. Servono competenze disciplinari e la didattica giusta. Mica uno deve essere stato un campione per forza per insegnare a livello di base. Poi dopo questo approccio scolastico è ovvio che su 100 bambini, dimostrerà attitudine reale il 20%, ed è con questi che sarà possibile iniziare un avvicinamento alla realtà di circolo. E così la base si amplierebbe in modo esponenziale.

  9. Massimiliano scrive:

    Poca voglia di soffrire.
    Appagamento da troppi soldi.
    Passione per lo sport che si affievolisce al raggiungimento dei primi buoni traguardi.
    Che non saranno mai più che “buoni”.

    Impossibile pensarla diversamente se a livello junior i nostri ci sono…
    e poi si perdono per strada.

    Non sono abbastanza dentro il settore per valutare il contributo deteriore di federazione e allenatori, ma il divario che si genera tra il passaggio tra i 15 e i 20 anni secono me non può essere spiegato solo e sempre con un difetto di talento.

  10. Marco Lombardo scrive:

    Caro Ubaldo
    ti accuseranno di disfattismo. Eppure basta fare il raffronto di come è cambiata la classifica da un anno fa ad oggi per vedere che non andiamo da nessuna parte… Ma si sa, non basterà il terzo mandato degli stessi dirigenti per produrre un giocatore di vertice (e intendo uno da Top 20): quello che potrebbe diventarlo lo lasciamo dormire per strada…

  11. Supermad scrive:

    Va detto che Coria (come del resto Canas, Chela e Puerta) è stato beccato positivo all’antidoping…inoltre lui e Gaudio sono spariti dalla scena tennistica dopo soli due-tre anni ad alto livello.

    Detto questo, io credo che il problema sia di mentalità. Gli argentini non sono certo più talentuosi dei nostri tennisti, ma vedono nel tennis un lavoro, un modo per sopravvivere, e si gettano anima e corpo in questa disciplina. Almeno è questa l’idea che mi sono fatto: loro vogliono emergere per sistemarsi nella vita, mentre i nostri non hanno questo problema. Faccio un esempio: come talento di base Volandri e Starace non sono male, ma non hanno la mentalità per fare il salto di qualità: a loro basta giochicchiare sulla terra, preferendo i challenger ai tornei seri, senza preoccuparsi di migliorare il proprio gioco. Giocatori come Canas e Del Potro sono partiti dalle stesse basi ma hanno voluto fortemente migliorarsi, per raggiungere alti livelli.

    Nalbandian è un caso a parte: è l’unico argentino con molto talento, ma anche lui non ha la mentalità: ha vinto quel che ha vinto perchè è bravo di natura, ma non ha interesse nel mettere giù la testa e lavorare. Preferisce divertirsi, ogni tanto si sveglia e vince i tornei ma fondamentalmente il tennis è per lui un divertimento.

    Al torneo avvenire del 2008 sono arrivati in finale due argentini, Collarini e Velotti: giocano un buon tennis, ma ho anche visto ragazzi italiani al loro livello. Il punto è che gli argentini alle 9 di mattina erano già sul campo ad allenarsi, in partita erano sempre concentrati, mentre molti italiani arrivavano al circolo più tardi e, durante i match, si lamentavano spesso, per ogni quisquilia.

  12. Avec Double Cordage scrive:

    anto 3 anni fa Del Potro aveva 16 anni e giocava a livello pro, quante volte è successa una cosa simile da noi nei passati 30 anni, che io sappia mai, Miccini è il primo a seguire questa strada, per fortuna stanno iniziando a seguirlo, ma il ritardo è grandissimo

    La ragione della differenza di prestazioni tra pro argentini e pro italiani non sta tanto nella fame, quanto nella diversa estrazione sociale della media del loro bacino di campioni. Molti hanno iniziato sui campi pubblici e non coccolati nei circoli, come ad esempio Nalbandian il quale è nato tennisticamente sui campi in cemento… siamo sempre li, è il sistema dei circoli che è meno adatto a produrre compionissimi di quanto lo sia un sistema di associazioni e società sportive. Quanti sciatori campioni provengono dai vari sci club della settimana bianca, quanti calciatori della nazionale sono stati formati in un ambiente dominato da pensionati della partitella domenicale, quanti nuotatori olimpionici sono saltati fuori dai lidi, e cosi si può andare avanti all’infinito… gli unici sport ancora basati su strutture tipo circolo sono sport minori, con quozienti socializzativi e ludici bassi, come tiro con l’arco etc. (sport nei quali l’italia ovviamente eccelle) e il tennis in Italia (e in pochi altri paesi che ugualmente stentano a sfornare il numero di campioni che hanno in altri sport)… il tennis competitivo però non si addice ad essere gestito in strutture dedite principalmente al divertimento e al mantenimento dei rapporti sociali tra i soci del circolo. Deve invece essere gestito da strutture come le academies americane, che ci sono anche da noi ma sono poche e subiscono la concorrenza del sistema circolo, mentre ci dovrebbe essere tutto un sistema basato su accademie tipo società-sportive-agonistiche indipendente completamente dai circoli, con campi propri e tutto il resto come ad esempio una propria sovrastruttura snella e diretta in mano a professionisti con mandati a termine che lo gestisca. Da noi questo compito e monopolizzato dalla federazione dei circoli, in altri paesi come l’Argentina dove la federazione dei circoli se esistente e molto meno potente, si crea cosi una forma anarchica di gruppi sportivi, che pur non organizzati sono più funzionali dei circoli nel creare i presupposti per campioni competitivi che vogliono principalmente vincere, e per vincere fanno di tutto, se non basta per vincerer poi purtroppo sono anche quelli che si dopano.

  13. claudio s. scrive:

    penso che il fattore “fame” sia determinante, basti vedere anche per tutti gli europei dell’Est presenti nei tornei, dai più importanti a quelli periferici.La voglia di emergere e di raggiungere risultati concreti in termini di danaro e, par consequence, di classifica dà una molla in più che i nostri non hanno.

  14. Mafort8 scrive:

    Ubaldo, a mio modo di vedere le ragioni sono piu’ legate alla struttura psicologica dei nostri atleti piuttosto che al braccio. Leggo di iniziative di “training mentale” in alcune scuole tennis, di maggior attenzione all’approccio ai punti ed alla partita nel suo complesso. Ho assistito spesso ad incontri internazionali juniores al meglio dei tre set dove i nostri dopo un primo set tirato e perso 76 al secondo perdono 61 lasciando intendere che la partita era gia’ finita al primo set. E’ solo una questione di diffusa immaturita’ e di carattere. Ci vuole piu’ grinta, sudore, un coaching professionale, una buona interpretazione delle sconfitte e tanta ma tanta sana umilta’ nelle vittorie (oggi purtroppo poche).

  15. giancarlo scrive:

    scusate l’intrusione con un commento che non c’entra nulla con quanto sopra.
    Visto che nè la FIT nè il Comitato Regionale Lombardo ne danno notizia, volevo comunicare a chi lo conosceva che ieri è mancato Antonio Mori, classe 1916, consultore d’onore della FIT, stella d’oro del CONI, Giudice Arbitro benemerito nonchè Presidente onorario della FIT Lombardia e buon giocatore.
    Mancheranno i suoi racconti sul tennis, la sua esperienza, le sue interpretazioni regolamentari.
    Ciao Antonio, magari troverai nell’aldilà un bel campo da tennis per giocare interminabili incontri con chi ti ha preceduto.

  16. gp scrive:

    Certo che è davvero strano. Forse è un insieme di cose:
    1) l’allenamento del tennis è diventato, a qualsiasi livello, molto ripetitivo, noioso e gli italiani non amano la ripetitività (naturalmente questo potrebbe valere anche per gli argentini però);
    2) la difficoltà ad immaginarsi un futuro da top ten sia per i giocatori che per i coach (escludendo Piatti): in effetti la latitanza trentennale non aiuta a sviluppare la convinzione di potercela fare e questo genera inevitabilmente il non mettersi nelle condizioni di fare tutto il necessario per provarci sul serio. E’ una sorta di auto-sabotaggio inconscio;
    3)la difficoltà a conciliare, fin dagli under 10, un impegno serio nel tennis con l’attività scolastica: è l’unico sport nel quale (a parte i rodei) si hanno competizioni durante i giorni feriali di scuola. Se ci pensate in quasi tutti gli altri sport ci si allena durante la settimana, non perdendo scuola, e si compete il sabato e la domenica. Non so come sia negli altri paesi ma questo in Italia è certamente un problema;
    4) oggi giocano tutti molto bene a tennis: la differenza la fanno la “testa” e il “fisico”. Non riesco a fare davvero un confronto con gli argentini ma in generale ho l’impressione che i nostri siano un pò meno “assatanati” a livello di motivazioni e un filo meno preparati a livello fisico per stare sulla breccia 10 mesi all’anno. L’unico che mi sembra molto forte di fisico e di motivazioni a fare le cose giuste è Seppi: peccato per un pizzico di talento che manca forse per arrivare nei dieci e che mina anche la convinzione personale del giocatore in certe fasi di partite delicate (ricordate i quarti ad Amburgo?). Complessivamente però mi sembra che il “sistema Caldaro” sia un ottimo esempio: posto piccolo, a misura d’uomo, facilmente raggiungibile dopo la scuola per i più giovani; campi dedicati agli agonisti; coach, preparatori atletici molto bravi e che comunque ci stanno provando davvero.
    E allora, rispetto alla domanda iniziale? Boh, vallo a sapere!

  17. Veronica scrive:

    Sì, il boom del tennis argentino è, soprattutto, riconducibile alla fame, al bisogno e al desiderio di emergere di farcela, nonostante tutto. L’Argentina è un paese bellissimo, il più “europeo” di tutta l’America Latina; avrebbe le qualità per fare il “salto definiftivo”. Eppure arranca. La povertàdei paesi laitnoamericani è molto ma molto più triste e difficile di quella che si riscontra nei paesi sviluppati. In Argentina, da un momento all’altro puoi perdere quello che possiedi. Con dieci euro campi un mese o quasi. Vivo un’esperienza diretta con alcuni miei amici argentini. Chi ha deciso di lasciare l’Italia per ritornare in Patria se ne è pentito. Chi lavora nei clubs della capitale, mi racconta che il tennis, pur rimanendo uno sport per privilegiati, è in continua espansione. Non c’è da stupirsi. Il “boom” economico dell’Italia del dopoguerra era figlio di una generazione desiderosa di migliorarsi e di crescere. La stasi degli ultimi decenni, è, al contrario, il prodotto di un paese che, forse proprio per il troppo benessere ha creduto di poter vivere illimitatamanente di rendita. La stessa cosa è accaduta nel tennis, disciplina sportiva nella quale emergere è sì molto difficile ma diventa quasi impossibile se si rimane solo ancorati a ciò che è stato, perdendo di vista il presente e il futuro. Detto questo, auguro all’Argentina del tennis di poter vincere la finale di Davis. Per una nazione che “soffre” significherebbe molto in termini di immagine ed economici. Veronica Lavenia

  18. Nikolik scrive:

    Sono d’accordo con tutto quanto sopra riportato nei precedenti commenti, riguardo al fattore “fame”, motivazioni migliori, ecc.

    Tutto ciò, come accade anche nei paesi dell’est, comporta non solo una maggiore volontà di affermarsi nel tennis da parte dei giovani e, di conseguenza, una maggiore volontà di fare i relativi, e necessari, enormi sacrifici, ma anche una maggiore volontà ad adeguarsi a certi compromessi, che certamente un ragazzo o una ragazza italiana non comprendono, non sentendone la necessità: compromessi che sono a tutti evidenti se si vedono le numerose squalifiche per doping di tennisti argentini e, come dire, un certo gigantismo delle ragazze dell’est altrimenti difficilmente spiegabile.

    Ma tant’è: lo sport professionistico è così, ormai.
    E, quindi, chi non se la sente di fare enormi sacrifici personali, ed anche di prendere qualcosa ogni tanto, nello sport professionistico non entra tra i primi 10 del mondo, c’è poco da fare, in qualunque sport.
    A meno di eccezioni, ovvio: è ovvio che se hai il talento di Federer e Sampras ce la fai.

    Insomma, le federazioni non c’entrano nulla, come dimostra bene l’assenza di quella argentina.
    O sovverti la tua vita completamente fin da bambino, rinunciando a tutto, soprattutto ad una esistenza normale, per affermarti nello sport, oppure trippa. E perché un ragazzino/a italiano/a dovrebbe farlo? Stanno così bene già così…

  19. francesco scrive:

    Se prendiamo l’ Argentina come metro di paragone credo che le motivazioni, la condizione gravosa del Paese (come nel caso della Croazia), come sottolineato dai post precedenti, facciano la differenza.
    Al di la dei cognomi e dei caratteri somatici da ricercare in un emigrazione iniziata a meta’ dell’ 800′,non penso siano poi cosi’ tante le affinita’ con l’ Argentina tali da potere fare un paragone con l’ Italia.
    Sarebbe utile invece capire come mai Spagna e Francia _Paesi piu’ vicini e simili per tradizione,cultura, condizione economica_ siano riusciti negli anni, a differenza dell’ Italia, a creare un movimento tennistico che ha portato costantemente alla ribalta del tennis mondiale ottimi giocatori. Se si riuscissero ad individuare i motivi, credo che sarebbe giunta l’ ora di iniziare a copiare…i giapponesi, copiando ma ahime’ anche lavorando, sono diventati una potenza economica mondiale noi italiani, copiando e lavorando potremmo arrivare ad avere un top 10?
    Grazie,
    Francesco

  20. flexible scrive:

    mah a volte dietro problemi complessi ci sono soluzioni semplici.
    Non nascono italiani bravi?
    accoppiamoci con stranieri\e

    ps.
    per i moralisti,
    se leggete oltre la battuta vedrete altre cose…

  21. Colin scrive:

    La Risposta al quesito di Ubaldo è molto semplice:L’Italia è semplicemente un paese in declino!Praticamente siamo in difficoltà su qualsiasi cosa:Solo 2 settori vanno ancora bene qui da noi:Il ramo del Lusso,ed il Turismo!Per il resto siamo fermi!Ed in più c’è un’aggravante:Per i Media,e quindi per gran parte della popolazione,alla fine dei conti le cose vanno bene così!Ora però mi soffermo alla parte Tennis!Il Tennis in Italia è assolutamente uno sport di nicchia,a livello agonistico!Pochissimi lo praticano,e quei pochi sono assolutamente mal gestiti da Federazione\Circoli!Nel Tennis ci vuole coordinazione,grinta,pazienza,talento e sopratutto mentalità vincente!Ed io nei nostri giocatori di alto livello queste cose non le vedo!Se poi aggiungiamo a tutto ciò:Strutture che mancano(io parlo dell’Italia nella sua totalità,io vivo a Cosenza,in tutta la città ci saranno 5 campi,ed alcuni pure fatiscenti)Copertura Mediatica di Bassissimo Livello(Sky non lo hanno tutti,i rotori idem ecc.ecc),E vorrei anche aggiungere il basso livello del Giornalismo di Settore(esclusi i soliti ben noti)!Ubaldo io ti stimo,ma che vuol dire il Discorso della Fame?Stai sicuro,che se ti fai un giro dalle mie parti,fame ne vedi,ma non ce ne sono Top Ten!Mesi fa c’era chi diceva e scriveva che Bolelli fosse + forte di Del Potro!La risposta pochi mesi dopo è arrivata!Ultima Considerazione:Per fare il Tennista Professionista ad una certa età bisogna scegliere:Prendersi rischi o Continuare a Studiare?Tutte e due le cose è praticamente impossibile farle.Wawrinka,per fare un’esempio,praticamente non è mai andato a scuola!Quanti sono in Italia ad approvare una scelta del genere?Un Saluto!!!

  22. anto scrive:

    Certo che se penso ai vari Fabbiano e Trevisan, da molti addetti ai lavori additati come promesse, mi viene da piangere. fabbiano fà le quali in uno sperduto 10000$ in Sardegna, trevisan dopo una stagione in colore boh…non so dove sia finito. Eppure gli argentini, oltre i campioni hanno anche degli onesti gregari di prim’ordine, i vari dabul, brzezicki, hartfield, Vassallo Arguello e via dicendo. Notavo che siamo a martedì, e quasi tutti i ns giocatori sono già stati eliminati al primo turno dei vari tornei. Mi verrebbe da dire maledetti tappeti indoor. Seppi, cipolla, dell’acqua, starace, crugnola, e ducis in fundo un certo Burzi. il match di burzi è da raccontare, ebbene questo baldo giovanotto di 28 anni in fortissima ascesa, ha perso contro una wc transalpina al primo turno del torneo da 50000$ che si svolge in Francia. MA LA CHICCA è QUESTA, IL FRANCESE è DEL 1968, HA 40 ANNI E SI E’ PRATICAMENTE RITIRATO DAL PROFESSIONISMO DA CIRCA DIECI ANNI………lo so che non ci credete, ma è la pura verità. Purtroppo il francese, intervistato, ha dichiarato di essere triste perchè al secondo turno non incontrerà un altro italiano……

  23. Godzilla scrive:

    Carissimi tutti, basta scambiare due chiacchiere con Daniel Panajotti per avere la certezza, direi certificata, che la differenza più evidente, fra i tennisti argentini e quelli italiani, prenda forma dal lavoro fisico che loro sono disposti ad accettare, e ancora di più dall’intensità, dalla partecipazione con cui lo fanno. A sentirlo, non c’è paragone. Il tennista argentino affronta il tour come un missionario, sapendo che dovrà stare otto mesi di seguito lontano da casa. Il doping, che c’è e c’è stato, nasce con tutta probabilità da questa esigenza di dare sempre il massimo, purtroppo a tutti i costi. Non è una scusante, attenzione, ma una valutazione che riguarda l’ambito psicologico in cui opera il tennista argentino.
    Aggiungo che anche in questa caso, come si vede, le federazioni non c’entrano. Noi ce l’abbiamo, loro praticamente no. Eppure… Ma si tratta ormai di capire se le federazioni entrino ancora - o meglio, debbano entrare - nella crescita dei giocatori. I casi ormai sotto gli occhi di tutti, dalla Spagna delle grandi accademie alla Francia dei Mouratoglou e dei Lagardere (così forte da poter concludere un accordo quinquennale da 90 milioni di euro con la Juventus per il nuovo stadio) sembrano dire di no. Sembrano dire, anzi, che l’unica modernità per avere dei giocatori competitivi in questo tennis venga da progetti imprenditoriali ben sostenuti sotto il profilo degli investimenti.
    Infine, una parola sui dinosauri. In Francia, in Inghilterra, negli Stati Uniti, chi è stato campione viene ricordato, onorato, con felicità e senza polemici orpelli. Qui da noi non sappiamo fare nemmeno questo, anzi, si ha spesso la sensazione che chi sia stato campione stia profondamente sulle palle ai dirigenti… Barazzutti compreso, che pure è uno che spesso o sempre dice di sì.
    Io ho una certa età, ma se fossi un ragazzo, e volessi fare il tennista, e avessi le qualità per farlo, me ne guarderei bene dal restare in Italia. Perché se diventassi un giocatore medio, non avrei intorno a me la qualità (uomini, strutture) per migliorare, e se diventassi uno forte, mi andrebbe anche peggio, perché me la farebbero pagare. Dunque, tanto vale andare noi in Argentina, oppure (più facile) giocare a calcio.

  24. chloe de lissier scrive:

    aria fritta. che ne sappiamo veramente noi del perché gli argentini hanno qualche tennista di vertice e gli italiani no? qualcuno qui crede davvero di avere la risposta giusta? perché, se così fosse, diventerebbe assai ricco e famoso.
    propongo di cambiare il nome al blog: “indovinelli vincenti” sarebbe più appropriato.

  25. super roger scrive:

    @FRA:ti stai solo coprendo gli occhi col prosciutto!!!ma come sarebbe a dire?!?adesso se gli italiani stanno facendo SCHIFO la colpa è della federazione oppressiva!!!maddaiiiiiiiiiiiiiiii!!!!questa è una castroneria bella e buona!!!loro sono più forti di noi punto e basta!è la realtà dobbiamo accettarla!!!

  26. ettore scrive:

    Ricondurre il successo degli argentini al discorso doping lo trovo molto riduttivo allorchè cieco.
    Gli argentini in primis hanno dei grandi tecnici e dei grandi preparatori atletici, anche se qualcuno può obiettare che sono i campioni a fare i grandi coach e non viceversa, cosa che non credo nella maggior parte dei casi.
    Molti argentini degli ultimi 30 anni non erano ricchi di famiglia a differenza della maggior parte degli italiani, e anche questo per la nostra mentalità qualcosa significa.
    Agli argentini si insegna il senso della lotta e della dedizione al lavoro fino da ragazzini, facendo della sofferenza in campo una cultura. Mi ricordo la frase di infantino “se compite como se vive” (chiedo scusa se ci sono errori in spagnolo) esemplificativa della loro mentalità. Ce li vedete i nostri pro. da ragazzini a sputare l’anima in campo? Io no.
    Concludo con una considerazione che si aggancia a come avevo iniziato: ricordiamoci che coria e gaudio prima di sparire hanno lasciato un bel segno nel tennis vincendo trofei che in italia non vediamo da secoli, canas è stato squalificato ma è stato capace di tornare a ridosso dei primi 10 al mondo togliendosi anche la bella soddisfazione di un uno due negli stati uniti a federer. Nalbandian è un caso a parte già affrontato e Del Potro scusate ma per lui parla la carta di identità e non aggiungo altro. A questo si aggiunga i vari Acasuso, Monaco, Chela, Calleri e tanti altri comprimari e il paragone con il nostro movimento diventa davvero impietoso.

  27. lallo scrive:

    La risposta è banale, ma non la si vuole dire:
    perchè gli argentini (e non solo loro ma tutti i giocatori provenienti da paesi con base povera) fanno ricorso ad ogni tipo di sostanza dopante pur di arrivare. I nostri, che provengono quasi esclusivamente da alte classi sociali o comunque sono costretti a crescere in quell’ambiente, non hanno alcuna necessità di ottenere risultati economici e quindi o non rischiano o non si pongono nemmeno il problema. E restano al palo. Sino a quando, per caso e saltuariamente, non arriva un Leitgeb che li invita a provare i corroboranti dei suoi protetti… ed ecco immediatamente l’italiano nei top 20….

  28. Gudpis scrive:

    @super roger
    il tuo punto di vista lo accetto e condivido, ma da un lato sei su posizioni diverse da chi da la colpa alla Federazione (non acceto questa critica per la gestione attuale, la accetto per le gestioni passate), ma non sei in accordo neanche con la Fit che inneggia al record storico per il fatto che abbiamo avuto sei italiani tra i primi cento (prendi atto infatti che la situazione non è buona). Ora le considerazioni sono due: 1 si potranno attribuire colpe alla’attuale gestione solo alla fine della sua opera (per adesso si può solo dire che si è fatto qualcosa, ma risultati niente), 2 si può concordare con l’atteggiamento Fit solo se è tattico e volto a spronare il settore, altrimenti… il prosciutto ce l’hanno loro neglio occhi.
    In Arg. non hanno federazione?….la cosa fa riflettere, e a mio avviso la conclusione è che il movimento italiano è sbagliato alle fondamenta: nei circoli! Ho cercato di organizzare una scuola unitaria tra alcuni piccoli circoli. Risultato: pesci in faccia, vige la cultura anzi la coltura dell’orticello e ognuno coltiva il proprio, e tutto è stato pensato e strutturato per il socio di sessantanni che fa il doppietto: guai se gli togli il campo per una competizione giovanile o per la scuola!

    Sento spesso parlare di Miccini e Quinzi. Per favore! E’ da quando portavano il pannolino che stanno negli USA da Bollettieri. Forse avremo due giocatori forti, ma il sistema Italiano NON C’ENTRA NULLA. Siamo in presenza di due ragazzi che (sono felice per loro) hanno potuto contare su famiglie particolarmente benestanti da permettergli di farsi (speriamo!) strada (fermo restando i loro meriti indiscutibili).

  29. Superpippo scrive:

    @ super roger:

    Io non so se la Federazione sia oppressiva o meno, certo è che dando i contributi economici ai vari vincitori dei Campionati Italiani Under 12/14/16 si indirizzano i giovani verso una strada completamente sbagliata oltre al fatto di buttare alle ortiche i già pochi denari a disposizione della Fit. Basterebbe cominciare a fare un po’ di statistica leggendo ad esempio l’albo d’oro della Coppa Lambertenghi (C.I. Under 12), per escludere di conseguenza da ogni aiuto i vincitori della stessa.
    Le alternative? Beh è abbastanza semplice, si potrebbero prendere come metro di paragone i nostri migliori giocatori ed aiutare chi fa meglio nelle varie competizioni internazionali, oppure costituire una Commissione formata da tecnici di acclarato valore internazionale che avrebbero il compito di valutere i risultati dei ragazzi ma soprattutto il lavoro svolto ed il livello tecnico raggiunto. Insomma nulla di difficile ma soprattutto avremmo un tipo di valutazione moderna ed al passo con i tempi, cosa forse non proprio nelle corde dei vecchi ed antiquati dirigenti Fit.

  30. fra scrive:

    Fossi nella federazione imporrei ai circoli di far allenare quasi gratis i bambini fino ai 12 anni. Farei costruire campi in cemento in giro per l’Italia e ci metterei dentro i maestri senza i circoli dietro.
    Siccome proprio gratis non possono giocare, la proposta è che tutti pagano 500 euro all’anno 8giusto per palle , luci e maestri) e poi giocano quanto vogliono, magari i più grandi fanno d apalleggiatori a i più piccoli pe rcoprire le spese delle trasferte. I tornei giovanili devono essere gratis.
    I bambini che lasciano il calcio per giocare a tennis potrebbero ricevere in regalo una racchetta e (le junior costerebbero 15 euro a testa all’ingrosso)e un dvd con colpi spettacolari e allenamenti eseguiti dai campioni.
    I bambini più meritevoli raggiunta l’età delle medie devono poi essere radunati in centri tecnici qualificati prima provinciali e poi regionali.
    Bisogna puntare sui ragazzi, non sul commendatore con la panza e vedrete che i top 10 arrivano.

  31. anto scrive:

    @Fra — sottoscrivo in toto, ma purtroppo è pura utopia!

  32. andrew scrive:

    Non posso esimermi…

    veramente non credevo di averci visto giusto ed invece è proprio così…

    Quale circolo sceglie la federazione per propagandare la Serie A1 e quindi quale circolo diventa il simbolo della “nouvelle vague” della FIT? Ma proprio il mio ex-circolo, quello che io giudico al di là di meriti e professionalità dei maestri, l’epicentro del male tennistico italico, il circolo che si regge sul e regge il “prestigio del club”…

    Guardare il sito della federazione per credere…

    Veramente avevo visto giusto con il vaffantennis…la strada è quella, in direzione ostinata e contraria rispetto alla FIT.

    Signori, il tennis italiano è ufficialmente in smobilitazione…

    Ultimo post…non romperò più…ultimo post…

  33. smeraldo scrive:

    in argentina campi ovunque, voglia di faticare e di emergere, in italia troppo lusso per i nostri portabandiere, e poi ogni nazione a i propri sport…..loro al calcio ci abbinano il basket e il tennis, noi ci abbiniamo il ciclismo e il motociclismo! in realtà loro valgono molto meno di noi nello sport…….basta vedere il medagliere delle ultime olimpiadi……….loro inesistenti

  34. Roberto Commentucci scrive:

    I limiti del sistema dei circoli sono evidenti a tutti. Tuttavia, non si deve neppure generalizzare. Accanto a situazioni del tutto incompatibili con l’agonismo, esistono anche realtà in cui si cerca di lavorare con qualità e competenza. La Federazione, per quanto ho potuto capire, negli ultimi anni ha cercato di riorientare i circoli verso la qualità dell’insegnamento e l’investimento sui giovani. Ma è un processo lungo e che procede lentamente, poiché un eccessivo zelo riformatore porterebbe alla perdita del potere da parte dell’attuale gruppo dirigente. E nessun dirigente sportivo lancerà mai un progetto di riforma tale da mettergli contro la base elettorale. Sono i limiti della “Costituzione Federale”, che andrebbe riformata. Ma ci deve pensare il CONI.
    Tuttavia, a mio avviso i problemi principali del nostro movimento sono sostanzialmente due:
    1. una base di giovani praticanti troppo esigua e basata su processi di “selezione avversa“. Mi diceva qualche giorno fa Andrea Capogrosso, uno stimato maestro che dirige la SAT del circolo Ferratella: “da noi i bambini arrivano, si, e molto più che in passato, abbiamo la scuola piena e dallo scorso anno abbiamo iniziato a mandare via la gente. Infatti quest’anno, per la prima volta da quando io sono qui (la fine degli anni ‘80) abbiamo convinto i dirigenti del circolo ad investire, e abbiamo costruito due nuovi campi; ma il problema è che da noi arrivano bambini già troppo grandi 9-10 anni (perché prima i genitori li mandano tutti a nuoto) e poi arrivano per lo più quelli che sono delusi dal fatto che a calcio (prima scelta di tutti) l’allenatore non li faceva giocare… E così abbiamo gente selezionata all’inverso: gli scarti del calcio… difficile costruire un agonista, con queste premesse. Si inizia troppo tardi, e iniziano quasi solo quelli relativamente meno portati per lo sport…I migliori, i più dotati, vanno verso altre discipline.”
    2. la mancanza di una “scuola” italiana. Vale a dire una serie di persone (coach, ex giocatori, preparatori atletici, maestri di base) in possesso di conoscenze tecniche solide e aggiornate su come si costruisce un professionista. “Scuola” per me è un know how stratificato nel tempo, è una tradizione che si aggiorna. Chi vince, impara a vincere, e tramanda la ricetta per vincere. Gli altri paesi che hanno successo hanno tutti una loro “scuola”: Francia, Spagna, ora la Russia, hanno il know how e anche le strutture. Gli argentini non hanno le strutture, ma hanno una scuola. In economia, si direbbe che non hanno capitale fisico, ma hanno capitale umano. I loro giocatori degli anni passati si sono trasformati in ottimi coach (basta pensare a Gumy e a Davin), i preparatori atletici che hanno fatto esperienza con i professionisti tramandano il loro sapere a ragazzi più giovani e scientificamente più aggiornati. Da noi, nonostante tutti gli sforzi fatti da Roberto Lombardi questo ancora non esiste. Non abbiamo know-how aggiornato e diffuso, semplicemente perché abbiamo avuto troppo pochi giocatori professionisti negli anni passati, e quei pochi, adesso, per lo più non insegnano ai giovani, ma fanno altro, o sono lì a pavoneggiarsi nel circolo alla moda sotto casa. Lombardi è un teorico, non è abbastanza uomo di campo. Piatti, forse l’unico che il know how consolidato lo ha per davvero, è invece troppo uomo di campo, non è il tipo che scrive manuali o diffonde il suo sapere, se non per tradizione orale. Così, le uniche due pubblicazioni serie sull’insegnamento del tennis, in Italia, sono il libro di Castellani (ormai datato) e il libro + DvD di Sartori, coach di Seppi “Ripartiamo dalla tecnica”.
    Un po’ poco, per un paese come il nostro.

  35. Avec Double Cordage scrive:

    Cari “indovinelli vincenti” la federazione c’entra e come. Il problema in verità è più che altro che sarebbe meglio non averla una federazione che sbagliando dove può e bloccando tutte le iniziative concorrenti insistendo su vari monopoli da quello tecnico-didattico fino al morale, sarebbe meglio se non ci fosse nessuna federazione o almeno solo una povera ed incapace di creare problemi e lavaggi di cervello a tappeto, forse la cosa migliore che possa capitare al tennis italiano sarebbe veramente la perdita del torneo master series, che se non cambia qualcosa nei prossimi 6 anni sarà presumibilmente inevitabile.

    @Colin
    il lusso forse si salva (assieme ad una quantità di piccole e medio-piccole aziende del nord), ma il turismo non è una delle poche cose che funzionano in Italia. A livello mondiale, pur avendo un patrimonio culturale e paesaggistico secondo a nessuno, nel turismo l’Italia sta dietro a Francia (81 milioni di visite nel 2007) Spagna (59mio) USA (56mio) Cina (54mio) da noi sono 43, come entrate in soldi siamo al quarto posto e la Cina ci supererà l’anno prossimo, per fare un esempio l’Austria con un territorio grande poco più di un quarto di quello italiano, con poco più di un decimo della popolazione e senza mare ha quasi la metà delle entrate in soldi dal turismo dell’Italia: 19 miliardi di $ in confronto ai 43 all’anno in Italia (58 in Spagna, 54 in Francia, 97 negli USA) in pratica il turismo internazionale nel sud e nelle isole è sviluppato a livelli bassissimi rispetto al potenziale (ma certo per far funzionare pure il sud bisognerebbe prima sradicare la criminalità organizzata che purtroppo a taluni che potrebbero farlo fa troppo comodo e preferiscono di gran lunga la giungla paludosa attuale), prendo come esempio la Sardegna la maggioranza dei turisti stranieri che ci va non ci ritorna, principalmente per mancanza di infrastrutture e servizi (treni, bus, strade …ma c’è molto altro ancora) ma chi rifiuta l’analisi che non sia solo superficiale (problema basilare - con un informazione semi-libera è difficile) non può conoscere il male che lo affligge e non può guarire

    Insomma per certi versi lo stato del turismo in Italia ha molte parallele allo stato del tennis, una tradizione grande un potenziale grandissimo, ma una gestione dilettantesca e miope

    La fame non è il motivo per cui gli Argentini sfornano più campioni, la “fame” c’è anche da noi, basta andare al sud o tra gli immigrati nelle città del nord, il fatto è che volutamente non si attinge da quei serbatoi

    Perché un ragazzino/a italiano/a dovrebbe farlo? Stanno così bene già così… eppure lo fanno, solo che lo fanno in altri sport più accessibili del tennis, e con strutture organizzative più al passo con i tempi di quelle del tennis come il nuoto, ma abbiamo adesso ed abbiamo avuto ne passati 30 anni alcuni tra i migliori atleti mondiali negli sport più disparati persino sport come la scherma e lo sci

    Dopo i risultati degli ultimi 30 anni è chiaro che c’è qualcosa che impedisce che nel tennis italiano finiscano abbastanza atleti da farne scegliere quelli con anche qualche talento “artisitico-tennisitico” - invece da noi pare accadere l’inverso tra quelli con maggiore talento scegliamo quelli atleticamente meno scarsi

    Ma aspettiamo ancora un po’ quando e se il mostro sottomarino dei credit default swaps uscirà allo scoperto e se sarà veramente grosso forse sta volta la fame la vedremo pure noi, non sarà quella degli USA nel 1929 ma visto che a dare il capitale sta volta è l’Europa e non gli USA potrebbe anche toccarci peggio di loro. Quella volta saltò fuori Adi, se sta volta salta fuori una figura simile non sarà certo la fame che porta i campioni argentini a tenerci occupati a discutere, anzi speriamo che si rimanga a discutere anche se di altro…

    ad ogni modo per restare in tema l’unico modo di avere risultati futuri, è quello di allargare la base ai ceti medio bassi: azione che non può passare attraverso i circoli normali ma solo attraverso società sportive dove il pensionato se non con i suoi soldi semmai sta li ad aiutare la società sportiva guidando il pulmino o aggiustando le reti ma non fregando il campo per il doppietto

    tutte cose utopiche per una federcircoli (ma realistiche per un associazione dei tennisti italiani in concorrenza con la FIT, che rimane da fare 8) eh si ma ch la fa?), iniziamo dal fare i tornei giovanili il finesettimana dai…

  36. Avec Double Cordage scrive:

    speriamo che sia veramente come scrive Roberto e che la federazione stia lavorando per migliorare le cose senza fare troppe onde, potrebbe anche darsi (lo si si spera, anche se giusto sarebbe farlo alla luce del sole), ma io non riesco a capire tutta questa segretezza secondo me ci vuole chiarezza e come prima cosa una trasparente e autocritica analisi - autoanalisi, che non vedo arrivare

  37. Ubaldo Scanagatta scrive:

    Ci tengo ad intervenire per ricordare anch’io la figura di Antonio Mori, un ex giocatore abilissimo nell’arte del pallonetto e non solo, divenuto poi dirigente, che ha dato tanto, tantissimo al tennis. L’ho conosciuto che ero un ragazzino, mi pare al torneo di La Spezia (che fra parentesi vinsi, se non ricordo male in finale sul vogherese Bettaglio) e diversi anni dopo ho fatto grandi battaglie con il figlio di Antonio, grintosissimo seconda categoria arrivato mi pare in cima a -2/6 o forse anche a -4/6. Antonio era un un uomo che non mancava mai di esprimere la sua opinione e di difenderla instancabilmente. Appassionatissimo me lo ricordo in grado di citare a memoria quasi tutto il regolamento FIt. Appartiene a quella categoria di soci che non si sarebbe mai perso il matcd di un ragazzino del proprio circolo. Temo che di soci così ne siamo rimatsi molto pochi rispetto ad un tempo. Se penso che il CT Firenze organizzò addirittura un pullman una volta per segure la squadra under 16 che andava a giocare a Foligno, beh, i tempi sono cambiati davvero e se nei nostri circoli i giovani quell’aria non la respirano più _ e qui mi riattacco al pezzo scritto qui sopra _ questa può essere una delle (tante) ragioni per cui è molto più difficile diventare campioni di tennis in Italia. manca anche l’entusiasmo di chi ti circonda. sei troppo solo. I tuoi genitori, a volte uno solo, qualche volta un maestro se hai la fortuna di trovare quello buono e dedicato…non basta. Per diventare forti ci vuole anche l’ambiente e in italia non c’è quasi mai. Al circolo se ne strafregano di te, nelle Academies ci sono tanti polli d’allevamento e maestri acchiappacitrulli…

  38. Nikolik scrive:

    A me questa lotta serrata contro i circoli sta bene, perchè i circoli mi stanno antipatici.
    Più si parla male dei circoli, meglio sto.

    Però, quante inesattezze, come al solito, dite. Come quando dite che non si può giocare a tennis se non nei circoli.
    Come quando teorizzate strane federazioni-non-dei-circoli, come quando parlate della federazione delle associazioni sportive e non dei circoli, ecc. ecc.
    Come quando affermate alcune cose pensando di avere inventato chissà cosa, di avere teorizzato chissà quale idea rivoluzionaria, di avere detto chissà quale idea nuova.

    Le associazioni sportive? Ma se ci sono già e non sono sotto l’egida della FIT!
    Ci sono i famosi circoli UISP, no? Sono associazioni sportive, non sono affiliati alla FIT, ci sono i campi da tennis, non devi essere tesserato FIT per giocare, ci sono maestri che non sono tesserati FIT, ecc. ecc.
    Sono centinaia, immagino, in Italia.
    Insomma, tutto come dite voi, esiste già, da decenni, in Italia.

    Ma vi dirò di più: non c’è solo la UISP, anche altre associazioni: ad esempio, la CSI.
    La CSI ha un circolo o, meglio, associazione, vicinissima a casa mia, anche se la mia è una piccola città. Ben 3 campi da tennis: anche lì, niente tessere FIT, niente maestri FIT, ecc. ecc.
    Ma, sicuramente, oltre a UISP e CSI, ci saranno altre associazioni.

    Insomma, il vostro tanto decantato vaffantennis esiste già.
    Non avete inventato proprio nulla e non avete detto proprio nessuna novità.

    Avec, dunque chiedi: ma chi la fa un’associazione dei tennisti italiani in concorrenza con la FIT? Ma se esistono già…

    Certo, diverso è il caso se vuoi fare un’altra FIT: quello è impossibile, ma non perché lo vieta la FIT.
    Lo vietano le leggi dello stato, lo vietano i regolamenti del CONI e, addirittura, e soprattutto, quelli del CIO.
    Del resto, è così in tutti i paesi del mondo, per tutti gli sport: solo una federazione nazionale per ogni sport è consentita.
    Non sono ammesse due federazioni nazionali per lo stesso sport: ma, ripeto, non è un problema della FIT, è così in tutto il mondo e per tutti gli sport, per tutte le discipline sportive.
    Il CIO riconosce solo una federazione nazionale per ciascuno sport. Punto.
    Pertanto, non c’è alcuna possibilità di creare una seconda FIT: ugualmente, non si può creare una seconda FFT in Francia, ecc.
    Ugualmente, non si può fondare una seconda FIGC, l’UEFA e la FIFA (e il CIO) non la riconoscerebbero.

    Ora: siete gentilmente pregati di non dire le solite frasi, del tipo: la FIT ha l’esclusiva, è una vergogna, ecc.
    Ripeto per l’ennesima volta: è così in tutto il mondo e per tutti gli sport.
    Non è una norma della FIT, ovviamente.

  39. marcos scrive:

    se è la fame, qui da noi, chi ha fame non ha i denti.

    chi ha fame, a malapena ha i quattrini per mandare il bambino in gita giornaliera con la classe delle elementari e fa fatica a comprargli il sussidiario, lo zaino e l’astuccio. ora, dovrà comprare pure il grembiule e, forse, se lo vedrà tornare a casa a mezzogiorno e mezzo, invece che alle quattro e mezzo. una casa dove troverà la sua mamma di riserva: la televisione. la mamma vera sarà a lavorare, per aiutare il babbo a far quadrare i conti.

    chi ha fame, non ha 800 euro per fargli fare due ore di sat al circolo. tantomento ne ha 2000, per farlo giocare in agonistica, a cui se ne aggiungono altri 1000 tra viaggi, racchette, videoanalisi, completini, scarpette da tennis e da ginnastica, iscrizione ai tornei, bibite e panini inclusi.

    chi ha fame manda il bimbo all’oratorio a giocare a pallone: tanto, lì, si diverte lo stesso. e se chi ha fame non sopporta gli oratori, lo manda ai giardini pubblici. lì, probabilmente, si diverte di meno: al massimo trova uno o due compagni per giocare.

    il bimbo che ha fame, dunque, non può giocare a tennis in italia: al limite gioca al pallone. e deve sperare di avere genitori credenti perchè non solo non si organizzano campi pubblici per far giocare i bambini a tennis, ma nemmeno il pubblico osa organizzare dei campetti da calcio: sia mai che qualche pecorella si smarrisca!

    la domenica, finalmente, i genitori sono a casa: tutti ai giardini a giocare a pallone!!

    E’ SEVERAMENTE VIETATO CALPESTARE L’ERBA

    in italia c’è una totale mancanza di cultura civica: per questo, è impossibile sperare in un qualche barlume di cultura sportiva.

    che l’unico spazio per far giocare i bimbi gratuitamente in città sia l’oratorio è segno di profonda inciviltà. l’oratorio, naturalmente, non può che offrire un cortile per giocare al pallone e, quando va bene, riesce a comprare un canestro.

    in città, negli anni settanta, il comune organizzava buoni corsi di tennis, di basket di pallavolo e di nuoto: gli spazi, i campi, le piscine e le palestre dove si giocava quasi gratuitamente ora sono gestiti da cooperative private, che obbligano a rette quasi da circolo. si gioca in uno spazio pubblico, ma si versano rette a società private. negli anni settanta, per altro, c’erano anche i dentisti pubblici per i bimbi. negli anni settanta c’erano i go cart di ferro e pubblici ai giardini: ciascun bimbo, al suo turno, pedalava pieno di gioia, senza dover far spendere al babbo tre euro, per stare come un idiota sulla sella di una zebra di plastica, che fa solo due giri.
    negli anni settanta erano partite infinite nei prati dei giardini pubblici: ora il prato è gestito da un fiorista convenzionato col comune, che si fa pubblicità piantando tre margherite ed il suo cartello:

    E’ SEVERAMENTE VIETATO CALPESTARE L’ERBA

    negli anni settanta c’era molto più rispetto per i bimbi: l’unica cosa che ritorna di quel tempo è il grembiulino. se è la fame a spingere un tennista tra i migliori dieci, allora non abbiamo speranze.

    la passione può sostituire la fame, in questo senso: per questo, mi rimane qualche speranza!

  40. Pasqui scrive:

    Premesso che i fenomeni Argentini non spaventano nè possono essere di esempio perchè dopo poco scoppiano (doping), resta il fatto che il tennis nostrano non riesce ad esprimere talenti. Nell’Italia campione di maratona, il massimo in termini di sacrificio, e di calcio, il massimo in termini di ricchezza, riesce difficile eliminare ogni problema dicendo che i nostri sono poco disposti a “soffrire” perchè non hanno fame.
    Il problema, a mio parere, è che nello sport, così come nella vita, per ottenere risultati c’è bisogno di organizzazione, quella che manca nel tennis.
    Nel calcio la struttura societaria è ben definita, i ruoli sono ben strutturati, ognuno sa quello che deve fare, i risultati ratificano la qualità del lavoro svolto. Nel tennis: dirigenti, tecnici, preparatori atletici e psicologi sono extraterrestri in cerca di prede (tennisti).
    Tutti si inventano le professioni più diparate, manager, procuratori, coach, psicologi, in realtà sono quasi tutti presunti Santoni, riescono a sommare tutte le attività in una sola persona, al massimo in due.
    Così non si va da nessuna parte !
    Una riflessione finale, i coach dei nostri migliori atleti/e sono italiani per i maschi e spagnoli o argentini per le donne.
    E’ anche questo un caso se le donne vanno più forte dei maschi ?

  41. Giovanni da Roussillon scrive:

    Vorrei partecipare agli indovinelli proposti simpaticamente da Chloe.
    Da come si sviluppa la discussione (non mi riferisco beninteso all’ultimo intervento di Ubaldo Scanagatta in ricordo di un signore scomparso, di cui ingnoravo l’esistenza fino a tale ricordo, che ci descrive una bella persona virtuosa), forse andrebbe riformulata la domanda. Potrebbe essere: “Importa maggiormente assistere ad un tennis d’eccellenza giocato tra magnifici di questo pianeta, oppure sapere che almeno uno dei più bravi sia nato su territorio italiano?”

  42. Gudpis scrive:

    @Roberto
    perfetto il discorso sulla mancanza di una Italian way al tennis (per esempio, seppur catenacciara, nel calcio ce l’abbiamo). Perfetto chi dice che una dislocazione territoriale di alcuni centri senza club, totalmente rivolti ai giovani serebbero una bella cosa, per cui la FIT potrebbe scindere tra due tipi di affiliazioni: CLUB o AVVIAMENTO al tennis, ovviamente con trattamenti economici differenti previo controllo. Ma qui è l’inghippo, non caro Roberto nella paura di perdere consenso. Che senso avrebbe per un circolo di praticati amatoriali affiliarsi alla FIT. Quale sarebbe la convenienza a pagare e finanziare le attività giovanili svolte da altri, e senza ricevere nessun servizio. L’attuale dirigenza ha dimostrato di non avere paura di prendere decisioni forti, quindi il regionamento che fai non è, a mio avviso, molto pertinente. Il (finto) consenso viene dalla paura di essere penalizzati in caso di opposione (mi pare che gli interventi nel blog, e lo spopolamento di quello Fit ti possano dare una grossa indicazione riguardo al pensiero che gira tra gli affiliati). Non si prendono decisioni eclatanti contro chi si dovrebbe: i cr (tranne quelli in odore di eresia!), perchè la base elettorale sono i presidenti di CR, e li ancora il conservatorismo imperat. Ma aimè regna soprattutto l’immobilismo. Ci sono CR che non fanno nulla, sono popolati da anziani, compilano calendari di tornei (sono 25 anni che sbagliano il nome del mio circolo!) con date errate, non partecipano neanche portando una lira di sponsorizzazioni al movimento, per alleviare le spese. Lo sapete quanto costa un torneo under? E sapete quanto paga in meno un under in un torneo normale (2 Euro!). Io sono sicuro che a alla curva nord dell’Olimpico non ne sanno niente. Se si vuole fare qualcosa bisogna cominciare dai Cr. La vedo dura!

  43. stefano grazia scrive:

    Vedo che Nikolic, orfano dei suoi strali favoriti su G&f, cerca d’imperversare a tutto campo in altre aree del Blog con la sua filosofia-pensiero: “Insomma, le federazioni non c’entrano nulla, come dimostra bene l’assenza di quella argentina.O sovverti la tua vita completamente fin da bambino, rinunciando a tutto, soprattutto ad una esistenza normale, per affermarti nello sport, oppure trippa. E perché un ragazzino/a italiano/a dovrebbe farlo? Stanno così bene già così…”
    Confesso che sono d’accordo (anche se trovo risibile il suo successivo intervento, che si possa giocare a tennis in Italia senza la FIT: si, a livello di Tristonazzi della Domenica, non certo di ragazzini che vogliano fare tornei).
    Sono d’accordo sul atto che le FEDERAZIONI contino poco o nulla nella Costruzione di un Campione e infatti l’esempio Argentino o ancor di piu’ della SERBIA sono una prova evidente. Allo stesso modo quindi,come gia’ piu’ volte suggerito da altri, perche’ prendersi i meriti di magri e miseri successi di cui a nessuno importa (tipo la FedCup)? Il problema vero e’ che la Federazione, qualsiasi Federazione, dovrebbe semplicemente limitarsi a NON OSTACOLARE e semmai facilitare chi campione,campioncino o semplicemente PRO cerca di diventarlo. Magari il segreto delle Federazioni Francesi e Spagnole sta tutto li’.
    Anche l’USTA o la Federazione Inglese sono supercriticate e io sono certo convinto che sia piu’ facile criticare e spesso senza cognizione di causa e che molte delle critiche alla FIT siano semplicemente isterismi da popolino cavalcati dai Masaniello di turno. Il problema vero invece, piu’ volte sviscerato da G&F (una rubrica ormai agonizzante ma che un tempo raccoglieva quanto si va dicendo in questi gg qui o a seguito degli articoli sull’affaire Bolelli),il problema vero sono IL SISTEMA DEI CIRCOLI che andrebbero spazzati via come la societa’ sudista nella guerra di secessione americana(da cui GONE WITH THE WIND)
    IL TENNIS IN ITALIA COSTA TROPPO,period.
    Finche’ non si attueranno quelle proposte consigliate nel Manifesto di G&F piu’ volte riassunto dal prode Commentucci e in particolare: CAMPI PUBBLICI COMUNALI e CAMPI LIBERI (PER DECRETO !)IN TUTTI I CIRCOLI PER GLI UNDER 14 fino alle 17 e TORNEI JUNIORES NEL WEEK END PER LIMITARE I COSTI DEI VIAGGI E FAVORIRE INCENTIVI E MOTIVAZIONI) non si andra’ da nessuna parte.
    Il triste e’ che anche su queste iniziative i vari Nikolic di turno trovino da ridire.
    Poi si potra’ parlare (e Andros e Gudpis lo stanno facendo molto bene) di tante altre cose, dal vincolo alla necessita’ di distinguere fra Maestro con la Targa che non si fa vedere mai e che costa 60 Euro all’ora e Appassionato senza Patentino che si fa il mazzo 10 ore tutti i giorni sul campo…Anche qui, come per il discorso sulle Federazioni, il lungo numero di top 10 che sono stati allenati da Genitori NON famosi tennisti/coach la dovrebbe dire lunga sull’effettiva importanza del Patentino da Coach. Importantissimo si, ma solo se ne ha voglia ed e’ motivato. Senno’, meglio un volgarissimo genitore.

  44. Giovanni da Roussillon scrive:

    Voglio ritrattare la mia “adesione” al gioco degli indovinelli.
    La fame descritta da Marcos è troppo vera per dedicarmi qui all’ironia ed al divertimento. Va oltre il tennis, tange l’Italia intera ed il resto dell’altrettanto povero mondo (non mi riferisco soltanto ai quattrini, comunque necessari).
    Mi tocca aggiungere, purtroppo: la speranza è concettualmente un residuo della rassegnazione. Occorrono atti concreti nel rispetto dell’Etica, che soltanto desiderio e volontà possono propiziare.

  45. stefano grazia scrive:

    Dimenticavo: il terrifico (come da lui definito) subcomandante e’ perfettamente d’accordo (e da due anni lo scrive qua e la’) con quanto espresso da Giovanni de Roussillon. Fra Ali’ che danzava come una farfalla e pungeva come un’ape e uno stupratore di nonne, analfabeta, grezzo, brutto e con l’alito pesante MA ITALIANO, io vrei sempre tifato Ali… Ma chissenefrega se non ci sono italiani quando comunque ci sono Federer,Nadal,Djiokovic,Murray e Gasquet?

    Pero’, e’ vero che se uno di questi fosse italiano magari il movimento ne trarrebbe vantaggio e quindi anche mio figlio chissa’ potrebbe trovare la strada piu’ facile…Oppure e’ vero quel che dice amaramente Godzilla; “Io ho una certa età, ma se fossi un ragazzo, e volessi fare il tennista, e avessi le qualità per farlo, me ne guarderei bene dal restare in Italia. Perché se diventassi un giocatore medio, non avrei intorno a me la qualità (uomini, strutture) per migliorare, e se diventassi uno forte, mi andrebbe anche peggio, perché me la farebbero pagare. Dunque, tanto vale andare noi in Argentina, oppure (più facile) giocare a calcio”

  46. Pasqui scrive:

    Dai tempi di Galgani si ripetono sempre le stesse cose: un fuoriclasse nasce (Panatta), buoni giocatori (Barazzutti) si possono costruire.
    Ad oggi, a distanza di trent’anni non mi risulta costruito un giocatore come Barazzutti, allora dov’è il problema.
    Secondo me l’unica cosa che Binaghi non è riuscito ancora a fare è togliersi di torno tutti i signorsì che perdono tempo a scodinzolare invece di seguire effettivamente le indicazioni che, ad onor del vero, vengono date.
    Risultato ?
    Dopo aver fortunatamente eliminato tutto il vecchiume dei Comitati Provinciali è rimasto quello Regionale, ovviamente fatta salva qualche rara eccezione. Dirigenza nulla, gestori dei campi che hanno il solo, logico, obiettivo di far rendere al massimo i propri campi così come, gran parte dei tecnici cerca di ottenere il massimo risultato economico con il minimo dispendio di energia.
    In queste condizioni è possibile tirar fuori un campione ?
    Solo un pazzo può crederci !
    Allora ci tiriamo su il morale e, prima della politica, abbattiamo le frontiere e ci divertiamo guardando semplicemente lo spettacolo tennistico, alla bandiera, sempre dal punto di vista tennistico, non siamo più abituati !

  47. Avec Double Cordage scrive:

    Inutile dire che sottoscrivo in pieno tutto quello affermato da Stefano Grazia. La domanda è come arrivare a realizzare i tre punti elencati:

    (1)CAMPI PUBBLICI COMUNALI
    (2)e CAMPI LIBERI (PER DECRETO !)IN TUTTI I CIRCOLI PER GLI UNDER 14 fino alle 17
    (3)e TORNEI JUNIORES NEL WEEK END PER LIMITARE I COSTI DEI VIAGGI E FAVORIRE INCENTIVI E MOTIVAZIONI

    Ho scritto più volte che non vedo nessun tentativo da parte della federcircoli in questa direzione e sarebbe anche poco logico aspettarselo almeno per i primi due punti (per il terzo, i tornei il fine settimana un speranzuccia ci sarebbe anche con la FIT), bisogna quindi che qualche altra organizzazione si prendi cura di attuare questi punti, non necessariamente a livello nazionale, basterebbe anche partire da singole citta, provincie o regioni

    Lo stanno facendo UISP e CSI?
    Non ho mai chiesto di mettersi in concorrenza con la FIT per la rappresntazione dei circoli, della serie A, della Coppa Davis etc. ma semplicemente di creare una rete, anche se solamente locale, di persone dedite ad allargare la base a ceti più bassi per scovare tra la massa quei pochi veri talenti naturali (che sono poi quelli che hanno le possibilità di diventare campioni veri) che poi una federazione come la FIT (o il CONI direttamente o chi per esso) potrebbe avendone i mezzi sportivo-politici e finiziari (non in ogni momento e situazione è detto che ci siano) sovvenzionare (nel senso di aiutarli veramente, ma si tratterebbe di poche decine di ragazzi per annata, non certo di aiuti di massa, il punto è la probabile diversa estrazione sociale di questi ragazzi rispetto alla provenienza attuale dei candidati), e in questo senso mettersi in concorrenza con la FIT, sperando di spronarla tramite una sana concorrenza. Non penso che il CONI vieti l’associarsi a fine di promuovere un sport, non so se UISP e CSI hanno come motivo centrale di esistenza questo, se organizzano eventi dimostrativi in piazza di mini tennis - quickstart tennis per i bambini, se partendo dal basso pubblicizzino il tennis nelle scuole etc.

    Non lo so ma mi informerò, però non ho notato nulla di simile fino adesso, ma può darsi che UISP e CSI operino in segretezza e silenzio per questo, lo dubito comunque e suppongo che siano semplicemente dei circoli o una rete di circoli a pagamento come tutti gli altri con differenze di servizio, prezzi e affiliazione rispetto quelli che decidono l’operato della FIT.

    Per fare un esempio drastico, se fosse per quello oltre ai circoli-non-FIT, ci sono anche i campi privati nelle ville dove uno volendo può andare a chiedere o anche scavalcare il recinto, ma non è questa possibilità di tennis extr-circolo che farà conoscere il tennis ai ragazzini e non è cosi che si scopriranno i talenti naturali che poi vanno a finire in serie C di calcio.

  48. andrew scrive:

    Siccome sono brutto e sporco e anche bugiardo (doveva essere l’ultimo post), mi lancio io a inimicarmi anche i maestri, visto che non lo fa nessuno…

    Il fatto è che tra due settimane mio figlio di 10 anni farà l’insegnante di tennis a scuola, in base a un programma in cui ogni bambino a rotazione insegna qualcosa agli altri nell’ora di ginnastica.

    Ebbene, un paio di ore fa, a tavola, se ne stava parlando quando il piccoletto ha candidamente affermato che lui non avrebbe insegnato proprio bene-bene a chi prometteva di superarlo, che c’era il pericolo che poi gli rubasse il lavoro.

    Questo a 10 anni.

    La cosa ha richiesto una lunga spiegazione su quale dovrebbe essere il ruolo e la ricompensa per un maestro con esempi di allievo che supera almeno per qualche aspetto il maestro (Cimabue-Giotto, Pannella-Rutelli, Mussolini-Hitler).

    Sarà come sarà, ma io non conosco o non ricordo di conoscere o non mi sforzo di ricordare di conoscere alcun maestro di tennis che riesce a farsi superare dall’allievo…

  49. tilden scrive:

    Campioni o no faccio i miei migliori auguri di buon compleanno a Simone Bolelli.
    C’mon Simone nonstante le utlime sconfitte continua per la tua strada i risultati arriveranno

  50. Thomas Yancey scrive:

    Non sono interessato alle ragioni che presiedono alle differenze nei risultati tennistici fra argentini e italiani. Non credo nemmeno che Chloe proponesse nuovi indovinelli, ma che intendesse farsi un po’ burla di certe proposizioni peraltro abbastanza tipiche di questo blog.
    La mia attenzione è stata piuttosto attirata dallo scritto di Marcos. Il quale è mosso sovente da una visione etica dei fatti che gli fa onore. Se non ho capito male, devo però anche dire che il confronto proposto fra questo tempo attuale e gli anni Settanta non è esatto storicamente né economicamente, e non è convincente neppure sotto l’aspetto etico.
    A quell’epoca ero già un uomo adulto e padre. Erano anni molto duri, e assai grigi, in tutto il mondo. Non credo ci sia una sola persona che abbia vissuto quel tempo che abbia la voglia di rimpiangerlo.
    Il nodo vero della questione è un altro: qualunque emozione ci spinga a ritenere il contrario, il mondo in realtà non regredisce. La vita sulla Terra è andata sempre progredendo. Semplicemente perché il tempo sottrae molte cose ma aggiunge sicuramente conoscenza. Un ingegnere, un medico, un architetto e anche un filosofo o un mistico hanno più elementi a disposizione per percorrere le strade della ricerca e del sapere. E pure per ottenere risultati migliori. Basta confrontare le aspettative generali di vita, tutti i mezzi in ogni ambito che noi abbiamo a disposizione e quelli invece nelle mani dei nostri padri.
    A molti passatisti sembra che tutto peggiori solo perché la natura umana teme i cambiamenti e soprattutto perché ogni cosa si consuma con il passare del tempo. Confondono quindi l’inevitabile deterioramento del nostro pianeta e delle condizioni di vita correlate con una regressione determinata dall’etica o dal decadimento delle qualità umane. Gli uomini con il tempo migliorano complessivamente, sempre, seppure con un andamento ciclico delle progressioni. Perché ogni giorno diminuisce la loro ignoranza. Certo, occorrerebbero forse molte migliaia di anni prima che imparassero a non farsi fregare dai propri impulsi. Ma chi conosce il futuro?
    Per chi crede nella vita ultraterrena o nella reincarnazione quello che accade nell’esistenza terrena dovrebbe interessare poco. I religiosi si spiegano con facilità ogni nefandezza, come lo sterminio degli innocenti per esempio, con la misteriosità e la perfezione dei disegni divini. I mistici sanno che quello che gli accade intorno non conta nulla: loro hanno la consapevolezza dell’infinito. La vita terrena è un affare per atei.

  51. Fabio P. scrive:

    Scusate, ma, alla fin fine, quanti campioni abbiamo avuto in Italia in tutto ?
    2, massimo 3 … quindi dove è la tradizione che abbiamo in questo sport ?
    Mah … prima capitera’ anche a noi una botta di culo come quella della Svizzera …

  52. Manlio scrive:

    Le ragioni possono essere tante, ma sicuramente tra queste non ci sonro quelle biologiche. Ci sono esempi di giocatori promettentissimi da giovani che poi si sono persi per strada una volta trasferitisi in Italia e affidatisi alla federazione italiana. Penso a Jorquera o a Vico. E’ vero che i tennisti italiani mancano di carattere o si allenano poco, ma atleti italiani di altre discipline non hanno assolutamente tale problema. La mia opinione è che in Argentina i ragazzi sono seguiti meno, ma per quel poco sono seguiti bene. Fanno capire loro fino a dove possono essere aiutati e in cosa devono arrangiarsi da soli. In Italia i ragazzi vengono iperviziati o completamente abbandonati. Se un ragazzo viene seguito male, inevitabilmente sarà anche danneggiato, per cui meglio non seguirlo per niente, al limite. Molti tecnici della federazione nuoto hanno ammesso di aver gestito male Lamberti e Battistelli, ma sono stati capaci di capirlo e di non ripetere più tali sbagli. La federazione tennis invece continua a gestire male e chi la rappresenta è spesso un pessimo esempio per i ragazzi. Forse è questa la sostanza del problema: una gestione troppo dilettantesca che fa peggio che non fare nulla, perchè danneggia.

  53. Roberto Commentucci scrive:

    Thomas Yancey ha ragione. Lo stock di conoscenze a disposizione dell’umanità aumenta costantemente. Purtroppo, però, la natura umana è sempre la stessa. E così l’umanità non riesce a beneficiare in pieno dell’incremento di conoscenza ed esperienza.
    In particolare, i nostri simili sono esseri drammaticamente privi di memoria storica. L’insegnamento tratto dalle esperienze passate, anche le più traumatiche, non sopravvive più di una-due generazioni.
    Ne abbiamo un esempio solare in quanto sta accadendo in questi giorni sui mercati finanziari di tutto il mondo.
    Dopo la grande crisi del 1929, dopo che valenti economisti ne avevano spiegato nel dettaglio le cause, illustrato gli errori all’epoca commessi dalle autorità e definito un efficace pacchetto di misure per fronteggiare eventi simili in futuro, sembrava che certe cose non dovessero più accadere.

    E invece, puntualmente, una sessantina di anni dopo, l’uomo non ricorda più la lezione, e commette di nuovo gli stessi errori. Le sacrosante misure insegnateci e tramandateci dai nostri padri, giustamente considerate necessarie per la protezione del risparmio e la solidità dell’economia, come ad esempio il divieto di investire in borsa, posto un tempo in capo alle banche, diventano “un insano laccio all’attività economica”.
    E via, quindi, si allentano i freni, si smantellano i presidi, in nome di una deregulation selvaggia e dei conflitti di interesse fra la politica e l’economia. Si fanno apparire i regolatori zelanti, i vigilanti coscienziosi come dei superati Don Chisciotte da museo, così intrusivi e impiccioni perché gelosi dei superbonus percepiti dai banchieri privati, i supermanager, più belli, più moderni e più capaci. In realtà, solo squali senza scrupoli.
    E così, ci risiamo di nuovo.
    L’umanità ha bisogno degli storici. Di persone, cioè, in grado di ricordare all’uomo ciò che fa comodo dimenticare.
    Ma purtroppo, ogni giovane generazione, che si affaccia sul palcoscenico della vita, fiera della propria abilità tecnica, delle proprie innovazioni, del proprio sapere, rivendica il diritto di sbagliare a modo suo, e non ascolta gli inviti alla prudenza.
    Scusate l’OFF TOPIC, amici, ma ogni tanto ci vuole.

  54. alessio scrive:

    Ubaldo, Coria che fine ha fatto dopo kitzbhuel??
    E Gaudio??

  55. marcos scrive:

    io credo che, negli anni settanta, l’attenzione pubblica per i bambini, in italia, era maggiore di adesso. troppo spesso, ora, il pubblico deroga al privato o alla chiesa il compito di accompagnare i bimbi nei loro momenti di svago, che, a mio parere, sono i momenti di crescita più importanti.

  56. anto scrive:

    @ Alessio, Coria si era iscritto a Basilea con la classifica protetta alla posizione 105, ma all’ultimo ha deciso di cancellarsi. da un blog argentino rimbalzano notizie contrastanti, potrebbe aggregarsi al team di maximo gonzalex per cercare di ripartire da vina del Mar, staremo a vedere.

  57. marcos scrive:

    ho scambiato una delega per una deroga, ma credo che si sia capito l’ultimo mio messaggio.

  58. nicola scrive:

    Ciao Cordage,
    il Manzoni non sarebbe stato più prolisso.

  59. nicola scrive:

    Hey de lissier,

    forse il mondo intero non ce l’ha con te ….

  60. Diego scrive:

    Non sono d’accordo con Ubaldo Scanagatta: in primis ci sono molti nazioni affamate nel mondo senza tennisti: pe rrestare in sudAmerica se si esclude Guga, il Brasile non ha mai avuto campioni e oggi può vantare solo un discreto giocatore come Bellucci e due ottimi doppisti come Melo e Sà. Semplicemente gli argentini per qualche motivo misterioso giocano bene a tennis. Perchè i lituani sono bravissimi a basket e i lettoni e gli estoni no? per restare nel tennis, perchè gli svedesi hanno fatto la storia del nostro torneo e gli altri scandinavi sono mezze schiappe? nei primi 100 l’unico scandinavo non svedese è Nieminen.
    A mio avviso non ci sono risposte sensate a queste domande. Secondo me un ottimo movimento produce buoni giocatori, come ha fatto la Francia con i vari Clement, Llodra, Mahut, Benneteau, Mathieu, Simon e via dicendo…ma il nostro non è un problema di buoni giocatori (li abbiamo già: non sono pochi 6 giocatori nei 100) ma di campioni: però Gasquet non è merito della federazione francese ma di madre natura. Lo stesso dicasi per un Federer o un Djokovic o un Nadal o un Nalbandian e così via…è solo questione di fortuna, i grandi campioni nascono ovunque, sia nei posti meno attrezzati (Kuerten) che tra mille comodità (Federer)

  61. Daniel Panajotti scrive:

    Ciao Ubaldo, come argentino ci tengo a fare un piccolo commento e una domanda.
    L’argentina produce dei giocatori per tanti motivi, uno molto importante che non ho visto purtroppo in Italia (secondo me, colpa degli impegni scolastici e non della federazione o altro) sono i volumi di lavoro. A pari età i juniors argentini lavorano e stanno in campo molto di più soprtatutto a 10, 11, 12, 13 e 14 anni che sono anni fondamentali.
    Il mio commento punta a concentrare l’attenzione su un particolare che si deve tener conto.
    Non è la fame come sostengono alcuni, perchè per giocare a tennis in argentina ci vogliono i soldi, perciò i poveri giocano a calcio.
    Se intendono fame di vittoria, allora ci sta, perchè noi vogliamo emergere per dimostrare agli altri che siamo migliori (idiosincrasia latino-americana sulla quale possiamo parlare ore e ore)
    Adesso la mia domanda: sei sicuro che Del Potro si è allenato a lungo in Italia?
    Ciao
    PS: sono d’accordo con ciò che ha scritto Godzilla

  62. Giovanni da Roussillon scrive:

    Da vecchio epicureo traggo piacere da ciò che mi si offre, e mi è dato il tempo di prendere lo scibile senza rubare. Godo anche di molti oggetti e servizi acquisibili da poco. Tuttavia, guardando al mondo, mi è difficile affermare che in questo momento si stia progredendo: rispetto ai cicli delle mutazioni, direi che sguazziamo nel flesso verso il basso. Non mi accontento al pensiero ovvio che, sull’arco di lungo periodo, avanziamo, anche se ci sarebbe da discutere sull’obbiettivo e sull’uso dello strumento sapere (interessante derivato della relatività è la bomba atomica, ma quanto benefico al progresso?). Sposo la prospettiva dei cambiamenti, li perseguo dall’infanzia. Del mio trascorso personale non so proprio che farmene: mi servo esclusivamente del ricordo vago utile ad orientarmi verso nuove esperienze gustose, oppure ad evitare la ripetizione di errori possibilmente evitabili. Nondimeno in questo momento osservo la produzione dell’Umanità, e nel suo insieme mi appare alquanto miserabile: la qualità della ricerca fondamentale è eccelsa quanto grande parte delle sue applicazioni sono ridicole e perverse. Ai pensieri fanno spesso difetto azioni pratiche conseguenti, di contro abbondano menzogne d’ogni sorta ricche di effetti tangibili.
    A parte qualche medico, ingegnere o filosofo in vita pulsante, come se la passa ora il resto degli abitanti del satellituccio? Sono ateo ed amante la vita per la vita, mi spiacerebbe lasciare quest’ultima col pensiero dell’impossibilità per chi mi segue di continuare a provare la gioia che provo quando mi dedico unicamente ai miei piaceri.
    Nemmeno posso non avvertire il dispiacere e la povertà relativa in cui vive un non medico, un non ingegnere o un non filosofo in vita pulsante, uno che incontro giornalmente. Ogni persona carissima, insomma, sprovvista di strumenti per apprezzare l’avanzamento ciclico dell’umanità, l’ipotesi Gaia, e convinta che le leggi del dispendio facciano per gli altri, mancandole l’oggetto per cui furono promulgate. Un essere amabile, le cui difficoltà sono fin troppo palpabili e comuni a gran numero di tennisti promettenti o ex promettenti.

  63. Giovanni da Roussillon scrive:

    Caro Roberto Commentucci
    Mi sento di condividere appieno il tuo parere circa lo sciacallaggio ad opera di sbruffoni e finti professionisti che si spacciano per galantuomini della finanza, la necessità di mantenere la memoria storica (non particolarmente la personale, soprattutto la collettiva, appunto) e di riregolare certi meccanismi ed istituzioni.
    Sono invece in disaccordo a proposito delle rivendicazioni del diritto all’errore
    che attribuisci ad ogni giovane generazione in nome delle proprie innovazioni e sapere. Le sciagure attuali sono molto più frutto della stoltezza di chi la precede e partecipa alla sua formazione (chi se non i padri, le madri?). Se educhiamo i figli portandogli a paradigma qualche armato di lancia non donchisciottesca, seduto sui cavalli fiscali, se i valori sono quelli del “fatemi lavorare” richiesto da chi proprio più che lavorare si ingegna al furto, cosa possiamo aspettarci dalla generazione nascente che già (ancora) pensa alle imposte dovute come al bazzello estorto dallo straniero, ed ambisce a stare tra poco al timone? No. Le nuove generazioni, affacciandosi alla vita sono le vittime designate dai padri e dalle madri, vittime a loro volta di altre vittime. I nuovi mezzi tecnici potenti a disposizione accellerano il processo ciclico in atto. Ce n’è abbastanza per spaccare il pianeta e ricostruirlo decine di migliaia di volte. Personalmente partecipo all’azione sensata e non cruenta affinché il peggio per chi vive oggi non avvenga; un guerra con la sola arma che riconosco: la parola non predicante ad oltranza; e provo ad agire obbedendo dapprima alla mia coscienza minuscola.
    Ma chi è appena nato è sempre in “vantaggio”: non ha fin lì commesso alcun errore. Quale padre o madre potrebbe fregiarsi di simile ancorché non esercitata consciamente virtù?

  64. anto scrive:

    @ Daniel panajotti, che io mi ricordi ha fatto solo alcuni stages a Cividino da coach Vavassori, per periodi di tempo molto limitati. Il compagno di allenamento di Bolelli non era del potro ma Brizzi.

  65. chloe de lissier scrive:

    non mi pare che l’umanità se la passasse meglio nella prima metà del novecento, né mi sembra che i nostri avi sguazzassero negli agi e nei divertimenti durante l’ottocento, il settecento, il seicento o ai tempi di tutankamen: peste, vaiolo, malattie e carestie d’ogni genere hanno imperversato per millenni, i bambini morivano come mosche e gli adulti erano vecchi nel corpo e nella mente poco oltre i trent’anni di età. fino a trent’anni fa persino una banale carie era sufficiente perché un dente andasse perduto.
    non parliamo poi delle guerre: erano l’attività più praticata in ogni angolo del pianeta. gli africani, poi, se la spassavano più di adesso? e i cinesi? e i popoli del continente americano? tutti alle prese con i piaceri dei sensi e dello spirito? ma per favore…
    roberto ha ragione: siamo quel che siamo e non abbiamo memoria. perché se l’avessimo sapremmo che tutti, indistintamente e con l’ovvio riferimento a ciascuna etnia, stiamo ogni giorno meglio di come stavano i nostri padri, nonni e trisavoli.
    il guaio è che non vogliamo accettare il fatto che tutto finisce, tutto si consuma. pensiamo invece di essere destinati all’immortalità, noi e il nostro pianeta. da questo discende la nostra stoltezza.

  66. stefano grazia scrive:

    Scrive Panajoti:A pari età i juniors argentini lavorano e stanno in campo molto di più soprtatutto a 10, 11, 12, 13 e 14 anni che sono anni fondamentali.

    Mi sembra che sia quello che abbiamo ripetuto per mesi, svillaneggiati dai falsi moralisti e puritani, su Genitori & Figli, una rubrica che forse avrebbe potuto essere piu’ sostenuta dalla Nuova Redazione e che invece e’ stata lasciata morire nell’indifferenza generale…
    Purtroppo a quell’eta’ li’ e’ difficile che decida il bambino… purtroppo ti vengono dei dubbi, delle crisi di coscienza, delle remore… Ma se vuoi entrare nei 100 fra i 20 e i 30 anni il lavoro piu’ importante lo devi fare fra i 6 e i 12 …E dopo i 10 conta anche quante ore fai… Forse davvero la piu’ grande responsabile e’ la scuola italiana che oltre anon essere nella classifica OCSE fra le prime 50 in compenso ti tiene in classe (a fare nulla dunque) e ti obera di compiti poi, per scavarsi la coscienza (scavarsi la coscienza…mi e’ venuto cosi’, non sara’ corretto, ma ci siamo capiti…)

  67. Fabio P. scrive:

    @Panajotti
    Probabilmente i bambini argentini stanno in campo a 10, 11 anni molte più ore dei bambini italiani …
    Magari i nostri hanno da fare più compiti.
    Andiamo a verificare il livello medio di istruzione degli argentini ?

  68. stefano grazia scrive:

    Gia’ che ci sono, concordo con Chloe: negli ultimi 100 anni non hanno inventato solo il cellulare e la Play Station e la tanto deprecata medicina e’ la vera responsabile del passaggio da 1 miliardo a 5-6 miliardi di esseri umani: si vive di piu’, si muore di meno…Oltre a perdere un dente per una carie, 50-60 anni fa morire sotto i ferri chirurgici era un fatto accettabile e ogni infezione poteva essere letale…Ancora all’Universita’ si studiano malattie pressoche’ scomparse a causa dell’introduzione degli antibiotici: una semplice malattia da raffreddamento poteva tramutarsi in una polmonite letale, ora…nel 99% dei casi non si arriva nemmeno a diagnosticarla perche’ semplicemente a quel punto non ci si arriva…a rimpiangere gli anni 60 ci lascerei solo Gianni Mina’, a rimpiangere gli inizi del secolo invece lascio solo i superficiali… Il punto interessante della discussione e’ invece capire se davvero l’Umanita’ ha sempre progredito nel corso della sua Historia quando invece ci e’ sempre stato insegnato sui banchi di scuola che dopo la caduta dell’Impero Romano ci furono i cosiddetti secoli bui del Medioevo … Chiunque abbia continuato gli studi o semplicemente letto qualche libro in piu’ ha poi appreso che magariproprio buinon erano e avevano squarci di luce e dipendeva dall’area geografica (mentre in Europa andava maluccio, in Cina e in India fiorivano civilta’ e filosofie-non vorrei dire cavolate ma mi sembra che Budda e Confucio vivano e agiscano, l’uno in India l’altro ovviamente in Cina, nel 600 DC) e alla fin fine pare che anche i cosiddetti popoli barbari non fossero poi cosi’ barbari ma e’ assodato che dal 400 al 1200 circa,in Europa almeno, si stava peggio che nei secoli precedenti, sia a livello culturale che, che ne so, a livello igienico …

  69. pedrinho&luvanor scrive:

    Un consiglio agli argentini per risolvere il problema “fame”.
    Invece di mangiare quelle vostre bistecche da 22,00 euro al kg provate delle sane costolette di maiale italiane a 8,00 euro al kg.

  70. Avec Double Cordage scrive:

    pedrinho&luvanor mi pare che con il tuo consiglio sulle costolette stiamo andando veramente un po’ troppo off topic, vedi di non rischiare troppo ;) per il resto pare quasi di rivivere i vecchi tempi del blog con interventi qualificati di Panajotti e Lombardo e altri che stuzzicano la mente da parte di Thomas Yancey, marcos e un off topic eccellente di Roberto Commentucci, speriamo di non fare la fine dell’Islanda che qualche mese fa era considerata un creditore affidabile A+ alla pari dell’Italia da Standard&Poors mentre adesso è sull’orlo della bancarotta, a proposito per chi interessa c’è un articolo del New York Times che descrive abbastanza bene alcune cose di quello che sta succedendo, il bello è che è un articolo del 18 ottobre 1930 … e cosa ancor più bella è che si basa sulle esperienze della crisi del 1907… ecco il link http://bigpicture.typepad.com/comments/2008/09/short-selling-o.html

    per tirare un po’ di acqua al mio mulino: ciò che dice Panajotti sembra perfettamente logico secondo il mio ragionamento, in Italia i talenti che vengono aiutati provengono da ceti troppo “benestanti” per lavorare sodo come i talenti argentini, anche se pure i talenti argentini non sono poveri molti hanno la spinta di uscire dal recinto e andare a dimostrare quel che valgono al mondo, in America, in Europa… i nostri difficilmente hanno questa molla, il loro mondo spesso è l’Italia… anzi per moltissimi è Italia Uuuunooooo …ovvero veline, iene, nius etc. voglio dire che non hanno gli stimoli per uscire fuori dal loro ambito culturale che per quel che gli viene presentato è inferiore in classe ed eleganza al loro mondo

    se in Italia vogliamo trovare ragazzi che hanno voglia di “sacrificarsi” per raggiungere qualcosa dobbiamo andare tra gli immigrati nelle scuole e fuori dalle città nei ceti medio bassi dei paesi a cercare ragazzi e non tra i soci dei circoli FIT

    per la mia esperienza la scuola italiana è veramente pessima, il compito della scuola è di insegnare ad imparare, non di coprire di compiti facendo imparare a memoria una miriade di dettagli che la mente in seguito espelle e che offuscano l’essenziale. La scuola dovrebbe durare tutto il giorno ma meno giorni la settimana, con ogni giorno suddiviso in una fase di apprendimento e una fase di messa in atto delle informazioni acquisite, grosso modo imparare nella mattinata, praticare e muoversi il pomeriggio, le lezioni dovrebbe anche iniziare più tardi verso le 9 o 10 con la possibilità di portare i ragazzi prima , anche verso le sette ma solo per fare movimento o pratica o anche sport

    sinceramente non riesco a capire perché non si riesca ad organizzare una scuola decente in Italia visto che è tutto centralizzato, ma forse il motivo è proprio quello

    ….Stefano sono d’accordo che il medio evo non era buio per tutti ma giusto per correggerti Confucio e Buddha agivano grosso modo 500 anni prima di Cristo, quindi 1000 anni prima dell’inizio del nostro medio evo

    una cosa sulla quale magari si potrebbe riflettere è che c’è una moltitudine di cose che nascono in Italia e poi vengono amplificate in Germania & company, la cultura ellenistica non è proprio nata in Italia ma è grazie al impero romano che si è espansa cosi tanto, la diaspora degli ebrei passa per Roma, il cristianesimo, il capitalismo per le banche delle città stato italiane e viene reso moderno in olanda, Savonarola agiva prima di Luter, il nazionalismo basato sulla lingua (a differenza di quello americano e francese) e il fascismo prima di arrivare in Germania c’è in Italia, attualmente abbiamo vari fenomeni che sicuramente esporteremo tra poco, chi sa se riusciamo anche ad esportare un metodo per popolarizzare il tennis …un blog sul tennis con un spettro ampio come questo mi sembra che non c’è da nessuna parte, quindi anche qui siamo i primi ;)

  71. madmax scrive:

    proprio perchè ha scritto il mio socio..

    basta con l’ipocrisia…come detto svariate volte mia figlia è LA PRIMA DELLA SCUOLA (non solo della sua classe) ma si allena 3/4 ore al giorno..

    ora dopo vavassori piatti sartori e catizone anche panajotti dice le stesse cose che abbiamo sempre scritto su g&f, ma ovviamente sono tutti pazzi altrimenti noi non saremmo dei delinquenti schiavisti.

    l’unica cosa perciò che non condivido con panajotti è il motivo per il quale i nostri u 10 12 si allenerebbero meno di quelli argentini che io individuo (oltre alle solite cose stradette tipo la difficoltà di reperire nei circoli ore di allenamento ad un costo che non sia quello solito delle 30/35 euro all’ora) nell’inspiegabile (o meglio spiegabilissima considerata la completa mancanza di cultura sportiva e del lavoro atletico fin da subito che di conseguenza fa sì che manchino anche i preparatori atletici validi, non essendo richiesti) paura da parte dei genitori di sovraffaticamento dei loro BAMBINI, paura che svanisce d’incanto quando li lasciano andare in giro fino alle 3 di notte a bere e drogarsi (perchè è questo che fanno!!)…

  72. siglomane scrive:

    Il mio parere l’ho già scritto mille volte.
    Proprio perché l’inferiorità italiana nel tennis (e SOLO nel tennis) è logicamente inspiegabile, la soluzione, per quanto scomoda, è l’unica delle possibili: la sfiga atavica, la tara genetica che colpisce ogni tennista (uomo o donna) in quanto ITALIANO.
    Sono fermamente convinto che questa sia la Verità.
    Ritengo quindi che la FIT dovrebbe essere sciolta, e che l’Italia debba evitare di spendere inutilmente soldi per promuovere uno sport che noi non meritiamo.

  73. Giovanni da Roussillon scrive:

    Prolungare la vita di qualche giorno alimentati da fialette e compresse non è proprio il meglio perseguibile (per me). Per fare che?
    Quanto al benestare: mai sentito parlare di povertà relativa di sapere, beni materiali ed immateriali, spazio, possibilità di oziare, convivialità, e via via?
    Il combattimento contro il nemico dovrebbe avvenire per contatto fisico, quantomeno per capire che stiamo provocandoci reciprocamente la morte, non per semplice e vile pressione di un bottoncino a distanze sufficienti a non “vederlo” e ad anestetizzare la coscienza, sostenuta dal pensiero-scappatoia che la guerra non è uno sport inventato oggi.
    La constatazione per cui l’umanità, e con essa il tennis, progredisca per cicli non lenisce granché i sofferenti il mal di vivere intorno a me, ora. Assai contagioso, quel male sembra generato schizofrenicamente anche da chi si vuole preposto a curarlo; fatto salvo naturalmente Stefano Grazia, col quale berrei volentieri un bicchiere di vino buono scambiando due chiacchiere sulle esperienze africane.
    La vita altrui per me non è fissabile in un laboratorio di ricerca. La nostra, soltanto la nostra, e per chi desidera come lo desiderano i signori Curie, di contro lo può.

  74. chloe de lissier scrive:

    caro giovanni, mi sorge un dubbio: stiamo parlando della stessa cosa?
    perché a me pare che morire a 12 anni per una tonsillite, come è successo ad una sorella di mia madre, essendo ancora sconosciuti gli antibiotici, non è esattamente la stessa cosa che “prolungare la vita di qualche giorno alimentati da fialette e compresse”.
    le guerre, poi, (o combattimenti, come preferisci chiamarle) non sono precisamente duelli fra nobilotti annoiati che per un presunto senso dell’onore si sfidano per qualche idiozia. le guerre sono assai sporche e nefande, altro che “per capire che stiamo provocandoci reciprocamente la morte”. le guerre uccidono soprattutto innocenti che non ne sanno niente di “pensieri-scappatoia” e di anestesie della coscienza.
    il mal di vivere affligge soprattutto coloro che forse inconsapevolmente non sanno, pur godendoli, che “beni materiali ed immateriali, spazio, possibilità di oziare, convivialità” sono una gran bella cosa. ma i “mal viventi” (nel senso di coloro che soffrono del mal di vivere, anche se c’è una strana similitudine almeno fonetica con i malviventi effettivi) sono i primi a non conoscere cosa sia davvero la vera sofferenza: la povertà assoluta, la vera fame, la mancanza di un tetto, di abiti, di cura, di amore.
    siate gentili, non lamentatevi di quello che non avete perso.

  75. stefano grazia scrive:

    Con Giovanni volentieri scambierei quattro chiacchere e non solo due e anche con Chloe e Thomas ma temo che rimarrebbero delusi dal mio Alzeheimer incipiente che m’impedisce ormai perfino di collocare temporalmente Budda e Confucio nel Corso della Historia…E non solo Budda e Confucio: ieri vado al Club, perdo 57 75 67 (10-12 al tb) nel torneo Veterani e stamattina mi rendo conto di aver dimenticato le scarpe, dei mocassini da barca comprati in Australia, nello spogliatoio: ero arrivato in scarpe da barca, oantaloni bianchi, maglietta Bollettieri e giacca Armani (e oakley scuri) tanto per fare il narciso fighetto e far incazzare Archipedro se mai mi leggesse…E tornando a casa vestito da tennis MI ERO DIMENTICATO POI LE SCARPE!!!
    O almeno cosi’ credevo: dopo aver mosso mari e monti per ritrovarle schiavizzando commessi, inservienti e security managers e prendendo a calci diversi armadietti, mi sono poi reso conto che (con un istintivo meccanismo di autodifesa) li avevo riposti nello zainetto da tennis (e non nella borsa con gli altri vestiti).
    E quindi, sono d’accordo con Giovanni, che non vale la pena di prolungare la vita se ci si rincoglionisce e che spesso era meglio morire da piccoli con il culo coperto di brufoli…

    ADC…in effetti mentre lo scrivevo mi e’ balzato in testa…600DC o 600Ac? e ho aggiunto, per la pigrizia di non voler controllare, quel non vorrei dire una cavolata… Be’,ho sfangato di solo 1200 aa!!! Che ignoranza suprema…che era un po’ il difetto dell’insrgnamento di un tempo: sapere tutto dei fattacci di casa nostra, da Clelia e Orazio Coclite a Pietro Micca, e non sapere una emerita m…di quel che succedeva nello stesso periodo da un’altra parte del globo… Tutte cose che poi ti vai a leggere per conto tuo ma che poi fai fatica a collocare automaticamente…D’altra parte io sto guardando con un misto di apprensione e ammirazione mio figlio che frequenta scuole internazionali e americane e in pratica non sa nulla di tutte quelle cose che noi imparavamo a memoria (e non parlo solo di Muzio Scevola) ma in realta’ ha ragione ADC: la scuola dovrebbe solo e semplicemente insegnarti ad imparare (e un po’ le nuove IBO sono cosi’…) e soprattutto se stai in classe dalle 8 alle 15 quando esci NON devi assolutamente avere nulla da fare come compiti e anche il Sabato dovrebbe essere libero (qui lo e’). Per questo io credo che Panajoti indicando fra i colpevoli la Scuola Italiana piu’ che la Federazione non sia poi cosi’ lontano dal vero ed e’ comunque un punto di vista interessante… La Federazione ha solo la colpa di sostenere il Sistema dei Circoli(e farsi sostenere dal) che non ha nulla a che vedere col Progetto di Costruzione di un Top 10.
    Sono d’accordo con Max comunque sul fatto che non si debba essere ipocriti (e tantomeno cullarsi sulla credenza che l’italiano medio sia piu’ colto del suo coetaneo argentino/spagnolo/francese…a parte il parallelismo con la favoletta della Volpe e l’Uva, credo piuttosto sia vero che magari in Italia non si sia ancora pronti a considerare una carriera nello sport ltrettante qualificante quanto una accademica. Ma questo perche’? Perche’ per noi lo Sportivo di Successo e’ solo il Calciatore e francamente spesso non e’ un bel vedere .Come del resto non e’ motivante per due genitori laureati o professionisti avere come modello per il proprio figlio un semitroglodita linebacker o come diavolo si dice del football americano o un altrettanto semianalfabeta cestista proveniente dai playground dei ghetti… Quelli, come da noi i calciatori, rimangono dei punti d’arrivo per famiglie povere…che non hanno i soldi per far giocare i propri figli a tennis o a golf.
    QUINDI SI RITORNA A BOMBA: volete dei tennisti italiani nei Top Ten? Bisogna strappare i migliori atleti agli altri sport QUINDI bisogna farne giocare di piu’ a tennis QUINDI bisogna che giocare a tennis NON COSTI quel che costa ora in italia QUINDI CAMPI PUBBLICI, TENNIS GRATIS PER GLI U14 NEI CIRCOLI PRIMA DELLE 17,TORNEI NEI WEEK ENDS PER ELIMINARE SPESE DI VIAGGIO etc etc

  76. Nikolik scrive:

    Ma, mi domando: diventare un top ten è un’esigenza, una volontà personale o no?
    Certo che sì, visti i sacrifici che si devono fare: in pratica, tutta una famiglia deve impegnarsi e violentare le proprie abitudini, i genitori devono cambiare lavoro o smettere di lavorare, il futuro top ten deve smettere di studiare, il futuro top ten deve avere voglia di viaggiare ed abbandonare il proprio paese, non deve innamorarsi fino almeno ai 30 anni, i genitori del futuro top ten devono digerire il fatto di vedere il proprio figlio per due settimane all’anno dai 14 anni in poi e devono digerire anche il fatto che l’educazione del proprio figlio sarà delegata ad un maestro di tennis, si devono investire un sacco di soldi…ah, naturalmente il futuro top ten non deve essere nemmeno tanto schizzinoso, insomma, se ogni tanto c’è da prendere una fialetta o una pasticchina, beh, va presa senza storie eh.
    Oltre ciò, ci sono tutti gli altri sacrifici che Max e Stefano hanno sempre giustamente evidenziato in Genitori e Figli.

    Quindi, riassumendo, se ci vogliono tutti questi sacrifici, mi sembra evidente che diventare un campione sia una scelta profondamente personale, intimamente personale, occorrono fortissime motivazioni personali.

    E, quindi, stando così le cose, e stanno proprio così, tutti siamo d’accordo, che volete dalla Federazione? Come potrebbe dare queste convinzioni, motivazioni, che sono solo personali? Come può costringere un bambino di estranei a giocare 4 ore al giorno? E, soprattutto, perché dovrebbe farlo, anche qualora potesse 8e non può)?
    Veramente, e ripeto questa domanda per la milionesima volta, veramente credete che il compito di una Federazione sia creare un campione?
    per me, no, mille volte no, assolutamente no.
    Il compito di una Federazione, come di ogni istituzione, è un compito fortemente sociale, culturale, educativo.
    Una Federazione non può favorire esigenze personali, volontà personali, non può correre dietro ai sogni dei campioni, futuri campioni, o presunti tali.

    Volete diventare campioni? Datevi da fare, senza piagnistei.
    Fate i sacrifici che dicono max e Stefano e lasciate in pace la Federazione, che deve occuparsi di sport, non di vittorie.

  77. Avec Double Cordage scrive:

    Una federazione di circoli non deve creare un campione, questo è vero, e la nostra è un federazione di circoli, è quindi logico che con i suoi navigati funzionari dilettanti difficilmente potrà mai creare un campione, pur avendone dei potenziali in gestione, una federazione di circoli dovrebbe però almeno non ostacolare la creazione di campioni.

    Una federazione che gestisce lo sport professionistico di vertice, come che so io la federazione del calcio, invece ha si il compito di creare campioni, specialmente se nella tradizione ne ha avuti.

    Seguendo un ragionamento logico, bisognerebbe prendere una decisione, o dilettanti e gestire i circoli - o professionisti e gestire lo sport agonistico

    Fare tutte e due le cose da dilettanti non può soddisfare entrambi, si ritorna quindi al dunque: che la federazione di circoli si occupi dei circoli e dei dilettanti e gestisca pure quel che gli statuti le concedono (serie A, Coppa Davis, internzionali d’Italia), e che un ALTRA federazione o associazione si occupi con dei professionisti di creare le infrastrutture e circostanze utili e necessarie a far lavorare al meglio quelli che sono cosi testardi da voler provare a diventare campioni, in Italia attualmente nella classifica ATP sono circa 150… hanno tutti avuto le infrastrutture adeguate a disposizione?

    Una questione da risolvere è quella di come finanziare una struttura professionista nazionale, probabilmente attraverso gli appassionati e a tornei che non siano quelli in mano alla federazione dilettantesca dei circoli.

    Il fatto che ci sia chi professionalmente si dedica a facilitare il lavoro a coloro che credono di poter diventare campioni, non proibisce ai dilettanti di continuare a sperare che prima o poi salti fuori un genio masochista, potrebbero sperarlo anche per altri 30 anni perché un campione indubbiamente farebbe comodo anche a loro, ma avrebbero una sana concorrenza.

    …sempre che in una discussione si possa utilizzare la logica partendo da un analisi per fare un sintesi, ho comunque la sensazioni che analisi come anche analisi storiche in Italia da molti decenni a questa parte non siano gran che richieste, forse per questo in certi casi se ne fa poco uso e si tende ritenere insovvertibili certi ordini e monopoli, curiosamente in Germania, alla quale è stata imposta dall’esterno un autoanalisi storica permanente, certe tendenze xenofobe e lo sfruttamento populistico di esse non sono ormai minoritarie, in Austria invece, paese che ha rifiutato un autoanalisi storica e si è rifugiato nel inganno di vittima, xenofobia e glorificazioni nazionalistiche sono ancora capaci di produrre risultati elettorali sul 30% …e a quali risultati porta in Italia l’autonalisi?

  78. pedrinho&luvanor scrive:

    Medagliere Pechino 2008
    oro argento Bronzo Totale
    Italia 8 10 10 28
    Argentina 2 0 4 6

    Una superioritè fisica degli argentini schiacciante.

  79. Giovanni da Roussillon scrive:

    Cara Chloe. Anch’io ti rivolgo un invito: non mi attribuire per cortesia intenzioni che non mi appartengono.
    Non misconosco le privazioni patite da chi ci ha preceduto. Al tempo non le considero utili per misurare la variazione di benessere; così come la certezza della fine dell’esistenza non impedisce a chi esiste di esistere (il mondo c’è perché ci sono). Mi “lamento” in nome di quelli che oggi, ora, non scelgono il mal di vivere, eppure lo subiscono. E sono convinto che perfino tenere i nostri simili ignari di poter raggiungere il ben di vivere per scopi inconfessabili sia prossimo all’infliggergli una pena straziante quanto ingiusta. Ciò avviene diffusamente. Allora, per disgrazia basta tale convinzione perché il mio percorso nella gioia piena sia intralciato.

  80. Avec Double Cordage scrive:

    scusate ho messo un NON di troppo nella frase del messaggio precedente, la frase doveva essere invece:

    in Germania …certe tendenze xenofobe e lo sfruttamento populistico di esse sono ormai minoritarie…

    senza NON (prima di sono ormai) quindi, certe volte converrebbe rileggere prima di cliccare invia

    ultimo off topic, ma questa cosa dei sub prime è veramente su una ltro livello delle scommesse anche se in fin dei conti sempre di scommesse si tratta, se volete farvi due risate guardatevi questi due video

    http://it.youtube.com/watch?v=hXBcmqwTV9s&NR=1

  81. Avec Double Cordage scrive:

    ehm e questo qui è l’altro

    http://www.youtube.com/watch?v=mzJmTCYmo9g

    pensando sul fatto che la stragrande maggioranza dei tennisti “sanzionati” per sommesse erano italiani mi è sorto il dubbio che ci sia una specie di scambio di favori in corso tra ATP e FIT visto che nel corso della faccenda Bolelli è stato anche detto che misure adeguate verrano prese per cambiare l’andazzo che rende cosi importanti l’ATP e i suoi tornei (a discapito di chi poi, forse della serie A?) e che poi ci siano tutti questi infortuni proprio nelle semifinali degli internazionali d’Italia…

  82. Ubaldo Scanagatta scrive:

    Grazie a Marco Lombardo, Panajotti, Chloe e tutti gli altri per gli interevnti più ponderati…è vero che probabilmente Del Potro non si è allenato a lungo a Cividino, però ammetterete che è curioso che ci sia venuto, che parli un buon italiano tanto da farmi credere che ci sia stato abbastanza. Concordo, senza polemizzare sui riferimenti e confronti culturali, con chi ha detto che in Italia un ragazzo che voglia frequentare una scuola decente (il classico? lo scientifico in scuole pubbliche?) con risultati decenti non può giocare a tennis 4 ore al giorno tutti i giorni _ la figlia di Mad Max di cui non ricordo nè l’età nè il tipo di scuola è probabilmente l’eccezione e lo resterà se sarà ancora la prima della classe a 18 anni e una top 150 _ e mentre ribadisco all’amico Stefano Grazia che su Internet leggere pezzi così lunghi come i suoi rovina gli occhi agli anziani come me (e spero apprezzerà il fatto che gli consento di parlare maluccio della redazione un intervento so sì e l’altro no perchè anzichè dedicarci anima e corpo a genitori e figli buttiamo via un sacco di tempo a riempire il sito di notizie, articoli, audio, video, fot e quant’altro lavorando anche fino alle quattro di notte _ mi voglio congratulare con Pedrinho&Luvanor (spiritoso fin nella scelta dello pseudonimo, io ricordo chi erano quei due, sei mica di Catania?) perchè per una volta è riuscito a non mettere una frecciata diretta a Binaghi e alla FIT nel suo ultimo intervento. Miracoloso, anche se a ben vedere magari un messaggio subliminale dietro vi si nascondeva. Però è un intervento che può far riflettere ed aprire il fronte ad altre discussioni. Perchè nel tennis no e negli altri sport sì, l’Italia si difende, anzi…è all’attacco? Pedrinho evita di spiegarmi di chi secondo te è la colpa. Invece sottolineerei, sulla scia di quanto diceva Panajotti, il fatto che purtroppo il tennis è diventato lo sport che si deve fare da professionisti fin da ragazzini. Una volta era il nuoto, Oggi la ginnastica e , appunto, il tennis. E a mio avviso non è un bene. Pechè a scegliere non sono i ragazzini, ma i padri. E non sempre padri saggi, come si può evincere anche dalla lettura di alcuni (solo alcuni per carità) interventi apparsi su “genitori e figli”.

  83. pedrinho&luvanor scrive:

    Elenco dei colpevoli:
    1) Antonio Rasicci.
    Grande organizzatore di una scuola nazionale maestri con pessimi programmi di studio.
    E’ uscita fuori una ( o venti ?) generazione i maestri incompetenti.
    Zero conoscenze di tennis professionistico.
    Zero conoscenze di preparazione atletica.
    2) Roberto Lombardi.
    La persona sbagliata nel posto sbagliato.
    Cervellotico e incomprensibile.
    3) Sistema elettorale della Federazione.
    Per contare qualcosa a livello federale costringe i circoli a organizzare sagre paesane ( campionati a squadre e tornei minori).
    Nessun premio viene dato per investimenti nel settore giovanile.
    4) Panatta, Pietrangeli; Bertolucci, Barazzutti ecc.
    Grandissimi campioni , utilità al sistema zero.
    5) Bartolini Alfredo.
    Presidente della “Orsini”.
    Poteva trasformare i Centri Federali in un grande club con l’agonismo giovanile al vertice della piramide.
    Ha creato dei villaggi vacanze , con pessimi animatori e il lucro al primo posto nei valori.
    6) Piatti, Castellani, Coppo ecc.
    Tecnici meravigliosi.
    Non hanno mai creato una associazione di coach in grado di imporre a una federazione di dilettanti un modello di gestione dell’attività giovanile.
    7) Tommasi, Scanagatta ecc.
    Troppo tennis internazionale e poca politica sportiva italiana.
    8) Maestro di tennis.
    Colpevole e incolpevole. Privo di un riconoscimento giuridico.
    Non è un professionista.
    Non è un dipendente.
    Non ha Previdenza.
    Deve sbarcare il lunario accettando il ruolo di animatore del club, galleggiando tra bambini obesi e manager esauriti.
    Nella quasi totalità dei casi accetta volentieri questo ruolo.
    L’elenco e’ ancora lungo.
    Mi fermo qui. Non voglio rompere i c……… con interventi lunghi.
    P.s. Una domanda a Panajotti.
    Per caso sei quel Panajotti bocciato da Rasicci all’esame da Maestro di tennis?
    Quello che alla domanda di Antonio Rasicci: Parlami della preparazione atletica , rispose: Bisogna farla.

  84. andrew scrive:

    se posso permettermi, Ubaldo, la “chiusa” del tuo intervento non è molto felice…

    Quali sono gli interventi che “stigmatizzi”? Quali padri, a tuo parere, non sono saggi? In cosa, a tuo parere, non sono saggi? È sufficiente, secondo te, non nominarli per indirettamente nominarli?

    Capisco che ti trovi spesso a tarda notte a scrivere anche per il blog, che stai fornendo un grande servizio di discussione e informazione sul tennis (ancora poco di denuncia e proposizione, a mio parere), ma credo che invece di lanciare messaggi un po’ criptici, sarebbe più chiaro e UTILE se esponessi chiaramente le tue opinioni a supporto e a conoscenza di tutti…

    chè le stroncature sono meno ferenti dell’indifferenza o del sussiego…

  85. stefano grazia scrive:

    Ubaldo, hai ragione. Anche ADC non scherza (e infatti ci siam scoperti fratelli “elettivi”, lui con lo snowboard e io col mio wsurf…Ollie, a proposito: l’altro giorno ho fregato il Ripstick (quel nuovo tipo di skate flessibile) a mio figlio e dopo un’oretta imbarazzante sono riuscito a barcamenarmici …non male per un 53enne e stimato (?) professionista come me. COMUNQUE chiedo scusa (e sono sincero) alla Redazione a cui rinnovo pubblicamente gli elogi per l’ottimo lavoro svolto sinora e agli Anziani per i miei sproloqui.
    Un abbraccio a tutti

  86. madmax scrive:

    Caro Ubaldo a parte il fatto che ad esempio la Remondina (395 wta prima della mononucleosi) ha preso quest’anno la maturità in una delle scuole più toste del bresciano, a parte il fatto che la Denti (650 wta nel doppio) in una scuola altrettanto dura e qualificante, all’ultimo anno è una dell alunne più brillanti, a parte questo comunque, Panajotti parlava degli under 10/12/14, quindi in un periodo (elementari e medie) dove la scuola non è ancora così impegnativa, perchè è evidente che dal momento in cui ci si trovi a 16/17/18 anni ad essere nei primi 50/100 del mondo la laurea l’ha si è presa (o la si dovrà prendere, a seconda degli obbiettivi) nel tennis ed eventualmente quella classica sarà la seconda opportunità o scelta che chi vorrà dovrà sudarsela a carriera tennistica terminata. Probabilmente ha ragione Stefano Grazia quando dice che in Italia non siamo ancora pronti a considerare la carriera tennistica sullo stesso piano di quelle canoniche, cosa che trovo profondamente sbagiata poichè considero più corretto che un ragazzo si specializzi dove è più portato e non dove è giusto specializzarsi solo perchè è sempre stato così fin dai tempi della Wanda Osiris. E questo viene dimostrato dal fatto che siamo pieni di scarsi dirigenti, avvocati, giornalisti etc etc nonostante questi siano tutti laureati negli indirizzi classici, per non parlare poi delle migliaia di laureati che lavorano nei call center a 600 euro al mese. Credo che prima di poter crescere nel tennis si debba crescere come persone e come popolo, tenendo sempre ben saldi i piedi per terra e soprattutto considerando in che tipo di società viviamo che poi piaccia o meno è quella dove noi e soprattutto i nostri figli e nipoti dobbiamo, devono e dovranno vivere.

    Per quanto riguarda i padri non saggi che avrebbero scritto su G&F sinceramente non ne rammento nemmeno uno poichè i più “scalmanati” siamo io e Stefano che siamo tutto meno che non saggi mentre quasi tutti gli altri (almeno a parole) hanno tutti un approccio più soft. Forse è vero di qualcuno ho un vago ricordo, qualcuno che poverino in nome del lavoro non vede quasi mai suo figlio (o figlia non ricordo) ma magari non può permetterselo o magari non essendo mai stato presente, il figlio non se lo fila proprio o magari ancora questo padre immagina che riempendolo di regali o facendogli fare una vita agiata possa compensare la propria assenza… Boh speriamo per lui che le letture su G&F l’abbiano in qualche modo fatto riflettere e che cominci a dedicargli più tempo che purtroppo insieme all’amore non vendono ancora al supermarket…

    Vedi caro Ubaldo le cose più belle che mi dicono quando sono in Accademia o comunque quando sono in giro con mia figlia è che è lampante il bellisimo rapporto che si è instaurato tra di noi, che è incredibile vedere una bambina di 10 anni che si impegna allo spasimo ma sempre con il sorriso sulle labbra e soprattutto con sempre un sorriso per tutti, che ha una serenità fuori dal comune… A scuola tutti i bambini soprattutto i maschi più scatenati vogliono farsi fare ripetizione da lei all’intervallo invece di giocare e potrei andare avanti ancora… Io sarò stato forse anche fortunato ma probabilmente qualcosa dipenderà anche dall’educazione data, dal modo di intendere lo sport che praticato in questo modo si riflette anche nella vita quotidiana, quindi ti prego se ti capita di vedere in giro bambini squinternati non pensare che siano quelli che si allenano intensamente, prova a domandare e vedrai che quelli sono gli altri, quelli che non hanno regole, quelli che rientrano tardi la notte etc etc etc…

  87. Matteo Rinaldi scrive:

    Diciamo che alcuni degli argentini elencati da Ubaldo non è che andassero avanti proprio a pane ed acqua ;)

  88. Giovanni da Roussillon scrive:

    Stefano, non ti riconosco più. Non ho ancora acceso la solita sigaretta e quasi non mi sono accomodato davanti al tuo ultimo scritto, ed eccomi alla fine del testo. Penso Ubaldo Scanagatta scherzasse a proposito delle difficoltà che susciti agli anziani. Sono nato nel 1948, le talpe provenzali dovrebbero essere pressoché tutte esentate da un esame oftalmologico se io fossi il riferimento. Nondimeno ti leggo volentieri. Sarà fors’anche per una questione di affinità o curiosità, o coinvolgimento emotivo (chez G&F mi sentivo figlio ribelle, desideroso di sapere come la pensano gli adulti saggi, da cui le ragioni del mio non intervenire colà).
    Non ti preoccupare del periodo in cui situi Confucio (& Co). I Monty Pythons l’hanno assunto in qualità di arbitro nella partita calcistica del 1972 tra Grecia e Germania. Guarda anche a ADC: non sappiamo se all’anagrafe risulti AC o DC.
    Credo inoltre che sarai preservato dall’Alzheimer. E’ una cosa seria, ma spesso colpisce chi fu troppo controllato in gioventù e prova poi un po’ troppo tardi a liberarsi da certi gioghi. Non sembri essere schierato tra quelli.

  89. Ubaldo Scanagatta scrive:

    Leggo in uno scritto di Mad Max: “E’ incredibile vedere una bambina di 10 anni che si impegna allo spasimo”. E commento: Appunto! E’ proprio quel che penso anch’io”.
    Dopo di che domando a chi segue questo blog: “Secondo voi, anche se fortunatamente quella bambina ha sempre il sorriso sulle labbra e ricambia il padre che l’adora, e oggi è ed appare serena, quella scelta compiuta già da qualche anno l’avrà fatta con la piena consapevolezza d’una persona matura o sarà stata minimamente influenzata (non dico condizionata) dalle idee del padre? E continuerà a impegnarsi allo spasimo solo per il proprio piacere o magari anche un po’ (ho detto un po’, attenzione) per far piacere a chi quella scelta l’ha compiuta ancor prima di lei e in modo quasi integralista ponendosi anche obiettivi (per lei…) non marginali, non facilissimi da raggiungere?
    E’ legittimo o superficiale domandarsi: avvertirà quella bambina oggi serena prima o poi la pressione, la responsabilità, di dover raggiungere dei risultati (senza contraccolpi psicologici di alcuna natura se non dovesse centrarli) oppure no?
    Temo che a questa domanda (dubito ergo sum, non è il cogito ergo sum di Cartesio, ma una risposta di un filosofo dell’epoca, …Blaise Pascal? ) nessuno possa dare una risposta scontata, né io né Mad Max.
    La Denti è un’ottima studentessa e mi fa piacere per lei. Meno male. Perché temo che, se anche non fosse legata alle professioni canoniche dei tempi di Wanda Osiris, da n.650 nelle classifiche di doppio femminile, o anche da n.300, ci si può sì certo molto divertire _ come mi sono divertito anch’io ai miei tempi da n.303 del ranking di Tommasi 1973 _ si possono imparare le lingue, girare il mondo e fare tante esperienze….
    ma di sbocchi di carriera legati alla racchetta in compensazione di centinaia, forse migliaia di ore spese a tirar dritti e rovesci in un campo nel bresciano o nel pugliese, beh, mi pare che non sia realistico farsi grandi illusioni. A meno che uno si senta realizzato a fare il maestro di tennis, professione che oggi significa per l’80 per cento dei maestri e tirar palline di là da una rete per insegnare a qualche corso Sat o a qualche commendatore con la pancetta (vedi sopra intervento illuminante di Pedrinho&Luvanor che ne ha per tutti, maestri eredi della scuola Rasicci inclusi, senza peli sulla lingua ed è solo un peccato che a differenza del sottoscritto preferisca nascondere le sue denunce dietro un abbastanza incomprensibile anonimato).
    Con queste righe spero di aver risposto anche a Andrew.
    Per quanto riguarda infine il “poverino”…che sarei io (immagino bene no?), beh, di figli di cui occuparmi affettivamente ed economicamente ne ho due e non una, e non mi par giusto discriminare. Ci ho pure una moglie (con qualche acciacco purtroppo) e idem. Mi pare (salvo pareri contrari di chi non mi conosce) che i miei figli abbiano un ottimo e quotidiano rapporto con me, scherzino spesso con il loro genitore che magari lavora molto di notte per aver un po’ di tempo durante il giorno (ma non per giocare tre ore a tennis o a pallavolo, lo sport di mia figlia, tutti i giorni, lo ammetto anche se non la sento come una colpa). Chi li conosce sa che sono mentalmente sani (incrocio le dita…), oltre che fortunatamente bravi e seriamente impegnati nel liceo classico che frequentano. Iper-sereni nella vita e circondati da tanti amici e bravi ragazzi tutt’altro che squinternati…. anche se _ e questo a me è spiaciuto sebbene abbia cercato di darlo a vedere il meno possibile, da grande appassionato di tennis quale sono _ mio figlio oggi si diverte a giocare spensieratamente a calcio piuttosto che a tennis. Era sacrosanto che scegliesse lui, quando ha avuto l’età della ragione, e sono contento per lui, quindi molto anche per me. Un’ultima annotazione, per inciso oltre che per naturale vis polemica, a proposito dei ragazzi/e che rientrano tardi la notte: ne riparliamo fra sei, sette, otto anni, sempre che tua figlia non decida _ cessata eventualmente l’attività agonistica che oggi la impegna allo spasimo, ma le auguro di non cessarla perché temo che non sarebbe una decisione indolore _ di farsi suora. Mai provato a mettere piedi in una discoteca (dove più o meno i piedi ce li hanno messi tutti i giovani, anche se non è un obbligo, anche se la frequenza può esser ragionevolmente dosata) alle 23? Il deserto dei tartari.

  90. madmax scrive:

    “A meno che uno si senta realizzato a fare il maestro di tennis”:

    perchè cos’hanno i maestri che no va? Ubaldo io non ti conosco personalmente e quindi non posso dare giudizi ma ti assicuro che nella mia vita ho conosciuto personalmente decine e decine di giornalisti tra cui molte penne famose e ti garantisco che a parte 1 o 2 sono tutti molto ma molto peggio dei maestri di tennis che ho incontrato fino ad ora e mi sentirei un fallito se mia figlia un giorno diventasse come loro sia a livello umano che professionalmente…. per non dire poi che il fatto di giocare molto bene a tennis è sempre un buon viatico per una buona vita sociale che a volte è fatta anche di incontri sui campi da tennis..

    Ed a scuola a 6 anni (e prima ancora a 4 per l’asilo) scelgono da soli di andarci? Ed i tuoi figli pensi che non siano stati per nulla incentivati e/o spinti dalla tua professione a fare il classico?

    Il poverino non dovevi essere tu ma se ti sei rispecchiato nella mia descrizione boh, nono so che dirti…

    Per quanto riguarda la discoteca io ho anche un figlio (nella realtà è il figlio di mia moglie nato dal primo matrimonio ed è arrivato in Italia quando aveva 8 anni e quindi i primi 2 li ha passati a mettersi in pari con la scuola e solo dopo ha cominciato fare sport) di 19 anni ed in discoteca ha cominciato ad andarci il pomeriggio a 17, quindi non vedo il problema… Dopodiche quando mia figlia avrà 18 anni ma soprattutto se si manterrà ed avrà una casa sua le regole le detterà lei, altrimenti dovrà farsene una ragione poichè casa mia non è un albergo aperto a tutte le ore e soprattutto non credo sia giusto che i genitori non debbano poter dormire tranquillamente nell’attesa con il batticuore del suo ritorno..

  91. chloe de lissier scrive:

    chi non è stato influenzato o anche condizionato direttamente dalla propria famiglia e dall’ambiente nel quale è cresciuto quando era bambino e poi ragazzo e poi adolescente e poi giovane? nessuno, perché apprendiamo per punti di riferimento, giusti o sbagliati che possano essere.
    il nodo della questione “genitori e figli” in questo blog, che ospita perfino una rubrica sull’argomento, è sostanzialmente questo: ognuno pretende che la propria esperienza debba diventare la norma. nulle di male se le persone propongono i propri punti di vista e le proprie esperienze, anzi. parlare del proprio modo di affrontare questioni e problemi è molto meglio che giudicare quello degli altri.
    il guaio è quando ci si sente autorizzati a trinciare giudizi e a stabilire verità eterne. anche nel caso in cui la propria visione esistenziale e fattuale avesse sortito risultati apprezzabili, pretenderne la validità universale sarebbe almeno ingenuo: perché cambiano protagonisti, scene e contesti; e dunque sarebbe come pensare di ottenere lo stesso risultato cambiando incognite e parametri ad un’equazione. peraltro, se io dicessi ad una persona che fumare fa male alla salute otterrei risultati migliori di quando dovessi affermare che chi fuma è stupido: il mio interlocutore (fumatore) non penserebbe nemmeno un secondo a riflettere sulla verità che gli propongo (il fumo fa male) ma si sentirebbe subito urtato sul piano personale (perché nei fatti l’ho definito stupido).
    ecco, il piano personale. forse se smettessimo di far diventare ogni questione un fatto soprattutto personale allora forse migliorerebbero molte cose.

  92. Giovanni da Roussillon scrive:

    Un nome, un cognome o un nickname sono davvero di poco ausilio per capire l’idea espressa dallo scrivente. Anzi, talvolta l’identità impedisce di leggere con lucidità necessaria, per pregiudizio, per “preclassificazione”. Sono invece importanti ai fini della discrezione.
    Inoltre vi sarebbe da chiedersi perché mai è più coraggioso chi si firma anagraficamente da chi preferisce restare - nell’accezione fisica - quel poco che la rete ti concede. L’internet è vettore di idee, non offre la possibilità di contatti pieni (piacevoli o ingombranti che siano) tra chi le produce ed i destinatari.
    Tralascio l’aspetto degli abusi. Ricordo soltanto al proposito che il nome ed il cognome anagrafico associati ad un idirizzo di posta elettronica permettono agli informatici maleintenzionati ogni sorta di incursione nel mondo dei terzi. Questo blog, come ogni altro, non può garantire ciò che garantibile non è. Ma lo amo.
    _________________
    Ubaldo Scanagatta. Bella la citazione del lavoro di Buzzati. Gli appassionati potrebbero correre in discoteca anzitempo, convinti di magari poter incontrare Marat Safin.

  93. pedrinho&luvanor scrive:

    Madmax casa tua non solo diventerà un albergo ma anche un bancomat necessario per i prelievi.
    E’ normale.
    Il sabato vanno in discoteca un paio di milioni di ragazzi.
    Dormi tranquillo.

  94. pedrinho&luvanor scrive:

    P.s.
    Bella memoria UBS.
    Non ti facevo esperto di calcio.

  95. Giovanni da Roussillon scrive:

    E’ buono il solco appena tracciato, teso ad evitare animosità e danni tipici delle dispute su questioni scandenti nel personale. Provo a seguirlo.
    In tema di fumo. Trovo positivo enunziare l’ipotesi secondo la quale a taluni quel viziaccio procura un piacere almeno controbilanciante le sue proprietà malefiche (di riduzione della speranza di vita, di obnubilamento cerebrale ed organico in generale, ecc.), così da non escludere la possibilità che tale assunto sia oggetto di sviluppo o quantomeno di accettazione.
    Del tutto più positivo di una minaccia aprioristica di accusa di miopia rivolta a chi detta ipotesi non volesse condividere.

  96. anto scrive:

    Credo che ogni lavoro sia dignitoso, che poi uno si senta realizzato o no, questa è un altra questione. Per noi bresciani, non è importante la qualità del lavoro o la soddisfazione personale, alla fine conta solamente la retribuzione. Nel bresciano e bergamasco, vi è la più alta concentrazione di cottimisti rispetto a tutt’Italia. Vi sono paesi abitati da questi cottimisti di bassa manovalanza che guadagnano meglio di un direttore di banca, e allora chi ha ragione…………..se poi uno vuole fare il maestro di tennis, buon per lui, sta all’aria aperta e si abbronza, oppure se vuole fare il giornalista ancora meglio, tessera della stampa che ti permette di accedere a tutti gli spettacoli sportivi o non, tessera autostradale a forfait, si pagano 100 euro ed ai pedaggi gratis in tutta Italia e via dicendo……..

  97. madmax scrive:

    Pedrinho il fatto che ciò sia reputato normale è uno dei tanti motivi per cui in Italia non crescono tennisti di alto livello ma non solo, infatti a mio parere è uno dei principali motivi per cui abbiamo molti altri problemi ben più gravi.

    Detto questo tu non mi conosci personalmente ma te lo dico io: a casa mia cose di questo genere non solo non sono sono permesse ma nemmeno sono pensabili e ancor meno pensate… e chi mi conosce lo sa benissimo!!

  98. Ubaldo Scanagatta scrive:

    Ribadisco a Mad Max: se ne riparla fra sette o otto anni.

  99. gudpis scrive:

    Vedo che domani inizia la gloriosa SERIA A di tennis! Sono tutto un fremito, e vi dirò di più non vedo l’ora di sapere i risultati.
    Caro Ubaldo sarà forse anche questo uno dei fattori che ti fa chiedere perchè in Argentina si e da no?
    PS: leggete l’articolo di Pistolesi sul tennis Italiano, ci sono dei risvolti davvero interessanti da commentare!

  100. Roberto Commentucci scrive:

    A proposito della serie A, riporto il link ad un articolo scritto al termine della passata edizione, con relativo dibattito.

    http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=1175

    Mi pare che gran parte di quelle considerazioni siano ancora attuali.
    E mi piacerebbe anche sentire il parere in materia di un altro dirigente di circolo come Andros.

  101. anto scrive:

    @Roberto, hai fatto benissimo a postare il link della seria A dell’anno scorso. Consiglio a chi è interessato di rileggersi i vari interventi, sopratutto l’intervento del presidente del tennis Capri.

  102. giorgio scrive:

    @ Ubaldo
    Condivido in pieno le risposte che hai dato a Madmax. Chiaramente ogni regola ha la sua eccezione e speriamo che questo avvenga per Madmax e sua figlia. Per l’esperienza che ho maturato in tanti anni nel tennis giovanile ed a seguito di alcune affermazioni di Madmax del tipo: “ho deciso di fare un investimento economico nel tennis puntando su mia figlia molto prima che compisse otto anni” e “se mia figlia non arriva tra le prime 15 al mondo il progetto è un vero fallimento”, mi sono anche permesso di esprimere il mio parere sulla rubrica “Genitori e figli”. Purtroppo avendo scritto su una rubrica letta per lo più da genitori che si trovano per la prima volta a dover gestire l’attività sportiva del proprio figlio e non avendo avuto altre esperienze in questo campo i miei commenti sono stati fraintesi. Spero di non abusare molto della tua pazienza e di quella degli amici bloggisti se faccio copia–incolla di alcuni post per avvalorare la tua e la mia tesi. Così ho scritto in generale sull’argomento:

    “La categoria dei “genitori” è sempre esistita ed ha il grosso merito, non dico il solo, di aver fatto avvicinare al tennis i propri figli. Un genitore ha “l’obbligo”, chiaramente in base alle proprie possibilità, di mettere in condizione il proprio figlio di poter fare quello che giornalmente fa nel migliore modo possibile (in campo scolastico, in quello sportivo ed in quello ………); ciò si deve fare solo perché questo è uno dei “doveri” di un genitore nei confronti del proprio figlio e non certo perché il genitore nutre l’illusione che il figlio che fa uno sport debba necessariamente arrivare ad essere tra i primi al mondo nella propria disciplina. Sperare è normale, ma illudersi che ciò possa venire quando ancora il figlio incomincia a giocare ed a vincere qualche partitina questo sì che è sbagliato, e spiego subito il perchè. Fino ad una certa età i bambini iniziano a giocare a tennis e si impegnano perché quasi gli viene imposto da uno dei genitori e tutto ciò che si fà nella giornata gira intorno a quelle ore di allenamento di tennis. I problemi vengono, successivamente, quando il bambino diventa ragazzo (e non parliamo delle ragazze!) quando cioè si incominciano a fare scelte di testa propria. Molti lasciano, così è non solo per il tennis ma tutti gli sport (lo sport è sacrificio!), preferendo la fidanzatina, il motorino, la discoteca, …………. (è vero si può fare tutto questo anche facendo sport, ma fatelo capire al ragazzo!) mentre altri, che lo sport lo hanno fatto anche perché lo sentivano dentro e non solo perché imposto dalla famiglia, continuano. Credetemi ho visto tanti ragazzi e ragazze che dall’oggi al domani hanno abbandonato anche a 16/17 anni e con classifiche ai vertici della seconda categoria. Tra questi che continuano, poi, è possibile che vi sia il campione e/o qualcuno su cui si può seriamente lavorare per farlo arrivare lontano. Ma attenzione, per raggiungere buoni risultati bisogna che a fianco del ragazzo ci siano un genitore paziente ed “intelligente” (in tutti i sensi) ed uno staff tecnico (maestro, preparatore fisico, …….) preparato che pensa al bene del ragazzo e non ai propri interessi e che scandisca bene il lavoro e gli obbiettivi da raggiungere nel tempo, senza fissare false mete (se manca una delle componenti, tranne qualche eccezione, diventa tutto più difficile se non impossibile!). Ho visto tanti nostri buoni giocatori che a livello di under vincevano con Wilander, Forget ed altri e che poi si sono nemmeno affacciati a livello professionistico mentre i Loro avversari hanno ricoperto i primi posti delle classifiche mondiali. Non si può essere certi che un ragazzo di 13/14 o anche di 15 anni arrivi fra i top ten, come ho letto in qualche post per Miccini, sia che rimanga in Italia e sia che vada in America, perché nello sviluppo fisico-tecnico-mentale di una persona in crescita ci sono tanti fattori sia propri dell’individuo e sia esterni che ne possono determinarne il futuro sportivo. La scelta dello staff è importante (è vero, non ho certo inventato l’acqua calda!) e ritengo che vi siano anche buone accademie in Italia e non necessariamente bisogna andare all’estero e/o far cambiare e provare in continuazione nuovi maestri (il ragazzo va in tilt, perde fiducia in sé stesso e ci vuole molto tempo perché acquisisca fiducia nel nuovo maestro). Bisogna avere fiducia in uno staff e pretendere che chi delinea il programma di allenamento, e lo fa svolgere, segua il ragazzo durante i tornei. E’ durante i tornei che bisogna vedere i comportamenti tecnico-mentali dell’atleta e capire qual è il lavoro da programmare in futuro per poterlo far migliorare sotto tutti gli aspetti.”

    Così, invece, ho risposto in uno dei miei commenti a Madmax:

    “Lo so hai già detto che hai una figlia adorabile, e quindi, oggi, l’ipotesi che tua figlia si possa un domani ribellare a te nemmeno ti sfiora; credimi i figli sono tutti adorabili e poi se non sono adorabili ad 8 anni ……! Eppure di casi eclatanti ce ne sono tanti, ma ti faccio solo due nomi Dokic e Pierce! Non so se ti ricordi queste due atlete che, pur avendo condiviso con i padri il progetto di cui tu parli, sono arrivate, ad un certo punto della propria carriera, alla determinazione di doversi far scortare dalle guardie del corpo per non farsi avvicinare dai padri. Meno male che tutto ciò è successo quando già avevano raggiunto certi risultati ma sarebbe potuto accadere molto prima con conseguente fallimento del progetto (non so neppure se per loro i padri già ad 8 anni avevano pensato ad un progetto e di fare un investimento economico). Comunque gravi contraccolpi le ragazze li hanno subiti lo stesso, se è vero come è vero che ambedue hanno smesso di giocare per un certo periodo con conseguenti risvolti psicologici. Mi dirai che questi sono casi limiti, forse è vero, ma poiché si sono verificati e, in tempi non sospetti, nessuno poteva pensare che potessero succedere, bisogna mettere in preventivo anche questo aspetto. Prova ne è di quello che ho affermato che oltre ai casi di queste due tenniste conosciute, come ben sai, anche a livelli più bassi, succedono giornalmente, non cose così eclatanti, ma episodi spiacevoli tra il genitore ed il proprio figlio (il figlio che non vuole la presenza del padre e/o della madre quando gioca, bisticci quando finisce la partita con i propri genitori, so per certo addirittura di ragazzi/e, già con classifica di seconda categoria, che perdono solo per fare dispetto al proprio padre; questi atteggiamenti, caro Madmax, sono l’inizio della fine!). Spero che a te questo non succeda, anche se nutro molti dubbi in proposito. Vedi per riuscire in un progetto non basta avere le idee chiare solo su dove si vuole arrivare, ma bisogna, principalmente, capire quali sono le cose ed i comportamenti giusti da seguire per attuarlo. E se devo essere sincero, per quello che scrivi, sono disposto e posso, purtroppo per te, riconoscerti solo una sola delle doti di cui prima ho scritto e precisamente la prima! Spero, ancora una volta e con tutto il cuore, di sbagliarmi!”

    Lo so è difficile per chi oggi è protagonista (genitore e figlio/a) accettare tutto questo, ma sia io da dirigente che tu, caro Ubaldo, che al tennis hai dedicato e dedichi tanto del tuo tempo, lo sappiamo, questa e solo questa è la realtà.

  103. madmax scrive:

    @ Giorgio:

    Tu scrivi:

    “I problemi vengono, successivamente, quando il bambino diventa ragazzo (e non parliamo delle ragazze!) quando cioè si incominciano a fare scelte di testa propria. Molti lasciano, così è non solo per il tennis ma tutti gli sport (lo sport è sacrificio!), preferendo la fidanzatina, il motorino, la discoteca, ………….”

    Scusa ma voi Federali avete superato gli ..anta da un pezzo ma
    ancora non fate nulla di testa vostra ed allora perchè io dovrei farlo fare a mia figlia quando avrà 16/17 anni? Oltretutto a mio avviso la scelta di testa propria dipende molto dal tipo di testa del ragazzo/a
    e soprattutto da quello che i genitori hanno fatto in modo che gli entrasse…

    Detto questo purtroppo le tue affermazioni partono da una base a mio avviso errata.. Come prima cosa tu ad un certo punto dici. ” Sai quanti buoni giocatori e giocatrici ho visto a 16/17 anni ai vertici della 2° cat. smettere dall’oggi al domani….?”
    E quale sarebbe la categoria di vertice?? Mi sembra normale che a quell’età avendo ancora una classifica che non da nessuna certezza (con la 2° cat ma senza la laurea non credo che sia nemmeno certa l’ammissione al corso di Tecnico Nazionale!!) si possa decidere di smetttere… Inoltre io ho seguito molti tornei tra cui la Lamberthenghi (dove dovrebbero giocare i migliori under 12 d’italia) e tutti questi buoni giocatori non li ho visti….Di tutti quelli visti rischierei l’investimento su due forse (ma dico forse) tre, quindi già da qui ci si rende conto che abbiamo due differenti concetti della parola promettente.. Per finire un giorno scrissi (non ricordo esattamente cosa) riguardo il raduno di Roma ed
    in merito alle metodologie moderne specificatamente a quelle di Piatti.
    Rispondesti che la Fit ne è perfettamente al corrente etc etc etc.. Caro Giorgio sappi che quelle metodologie le seguiranno forse in 10 (ed esagero!!!) e per i maestri sono una grande rottura di scatole oltre che un grandissimo problema poichè richiedono tempo attenzione da parte dei ragazzi etc etc. tutte cose quasi del tutto mancanti. Questo ad ulteriore conferma che di ragazzi promettenti è impossibile che ce ne siano un buon numero anche perchè non è affatto detto che i 10 che lavorano come si deve siano anche i più talentuosi…

    Per concludere tutte le tue affermazioni derivano sempre dalla stessa negativa esperienza, quella stessa cioè che continua da 30 anni a non creare giocatori di vertice… Insomma come ci diceva a Roma catizzone, si può fare la stessa cosa da 30 anni ed avere una sola esperienza che nel vostro caso si è dimostrata perdente!

  104. Gudpis scrive:

    Madrid alle porte e i nostri? Tutti impegnati nella mitica seria A. Diceva qualcuno che la vita è questione di priorità…
    Non sono riuscito a capire se Bolelli parteciperà o meno alla grande chermesse della serie A. Se non la farà (attendo che qualcuno di voi mi possa dare questa notizia), rivolgo ancora di più alla programmazione di Simone e Pistolesi, che ripeto, mi sembra più professionistica di quella degli altri italiani di oggi e di ieri.

  105. giorgio scrive:

    @
    Madmax
    Non credo che tutti noi genitori abbiamo inculcato nella testa dei nostri figli cose sbagliate, eppure abbiamo dovuto affrontare, chi più chi meno, alcune problematiche tipiche dei giovani. Quelli che ti metteno in guardia ci sono già passati mentre tu continui a non voler mettere in preventivo che ciò potrebbe succedere anche con tua figlia che oggi ha 8 anni. Se non sei un marziano ci passerai anche tu, e come se ci passerai! Queste sono leggi naturali e ti devi rassegnare!!!!! Per le altre cose ti ho già risposto su “Genitori e figli”, ma se vuoi ti faccio copia-incolla dei miei commenti. Ma credo che sei d’accordo che non sia proprio il caso!

  106. madmax scrive:

    ma guarda giorgio che anch’io ci sono già passato avendo un figlio di 20 anni… solamente che il mio gira il mondo con i suoi soldi (e ne spedisce anche sul conto della mamma)….. niente casa albergo e niente bancomat come presagiva pedrinho ma soprattutto nessun bamboccione a casa mia… preciso, anche se cambia poco che mia figlia di anni ne avrà la settimana prossima 10.
    per il resto è vero che non tutti i genitori insegnano cose sbagliate ma il punto è che sono troppo impeganti e non possono controllare che i ragazzi si comportino secondo le loro indicazioni, cosa che in pratica determina che facciano come gli pare e ragionino in rapporto all’età che hanno, di conseguenza al contrario di come lo farebbe un adulto. dopodichè man mano che crescono, abituati a far sempre ciò che vogliono sarà sempre più difficile risultare autorevoli e farsi ascoltare considerando che quando volevano essere ascoltati spesso non c’era nessuno. oltretutto vedendo i propri coetanei tenere certi comportamenti senza regole (in più senza essere controllati) si sentono legittimanati a fare lo stesso ed a quel punto ci si trova si ad un punto di non ritorno, con conseguenti eventuali scelte fatte da ragazzi di 15/16 anni di cui spesso dopo poco tempo si pentono ma quando ormai è già troppo tardi….

  107. TheWild scrive:

    eh si, giorgio, coi tuoi interventi cosi’ federalmelensi e federalottusi hai causato in pratica da solo quel che non era riuscito nemmeno a Nikolic: la chiusura anzitempo dell’unica rubrica vero e proprio, per usare le parole di Commentucci, laboratorio di ricerca del Blog e per usare quelle del tuo Scanagatta:”Chi credesse di perdere tempo andando a rileggersi quanto c’è dentro quella rubrica (G&F) vi assicuro che quel tempoinvece lo guadagnerebbe. Chi ha a cuore il tennis italiano,datemi retta, vada a leggerselo.”Queste parole l’indimenticato Sub Comandante le aveva poste come incipit all’ultimo riassuntone … E Mad Max di quel Laboratorio di Ricerca e’ senz’altro stato una delle punte di diamante.
    Altro che’.
    Troppo comodo citare le fonti solo quando ti danno ragione.

  108. chloe de lissier scrive:

    come sarebbe bello il mondo se bastassero genitori e insegnanti che conoscono e praticano a dovere il loro mestiere perché i ragazzi crescessero nel migliore dei modi… il fatto è che questi aspetti, seppure importantissimi, non garantiscono da soli i migliori risultati.
    non è questo il luogo per disquisizioni scientifiche troppo approfondite. vorrei soltanto proporre un esempio abbastanza semplice. esaminiamo il caso di due gemelli monozigoti, che sono stati educati dagli stessi genitori, con eguali principi e con le stesse regole, e che hanno frequentato le stesse scuole, con gli stessi insegnanti. nella massima parte dei casi svilupperanno caratteri e modi comportamentali molto diversi fra loro.
    la rigidità di pensiero fornisce molte rassicurazioni emotive, ma purtroppo si rivela spesso fatalmente un grave errore metodologico. in ogni campo, a maggior ragione nell’educazione degli individui.

  109. madmax scrive:

    chloe è vero che pur svolgendo al meglio il proprio mestiere non esiste certezza di riuscita (ma questo anche perchè spesso si pensa che la qualità del lavoro svolto sia sufficiente per riuscire , mentre l’atteggiamento, la caparbietà, i rapporti, la comunicazione e soprattutto l’accettazione o la consapevolezza dei ruoli hanno la medesima se non maggiore importanza ed anzi danno completezza al know how di un’attività e sono cose invece che spesso passano in secondo piano, non capacitandosi poi di un eventuale fallimento), però facendolo male (o non facendolo proprio) si ha la certezza del fallimento. portando il ragionamento nel tennis esisteranno quindi esempi di ragazzi che smettono ma anche esempi come quello delle williams dove crescono due nr 1 del mondo. al contrario tenendoli nella bambagia e non dando nessun tipo di regola certamente cresceranno al massimo degli amatori. poichè qui (o meglio su g&f) avremmo come obbiettivo quello di creare un campione, la strada da percorrere è obbligata dopodichè ragioneremo su quale dei due tipi di esempio saremo stati. nell’attesa mi godo i primi “traguardi volanti” che sono l’ottima riuscita a scuola, l’ottima educazione ed il discreto tennis in rapporto ovviamente alla sua età, il tutto condito da un ottimo (a mio parere) approccio perfezionista verso tutte le situazioni e attività che incontra…

  110. giorgio scrive:

    @ The Wild
    Mi sembra un tantino esagerato il voler attribuire solo a me il “demerito” di aver causato in pratica anzitempo la chiusura della rubrica “Genitori e figli”. Io ho cercato solo di portare il mio contributo, con idee giuste o sbagliate che siano, senza mai pretendere di avere il verbo. Purtroppo le certezze erano racchiuse in altre persone che partecipavano al dibattito, persone che si trovavano per la prima volta ad affrontare il “problema” di avere un figlio che si affacciava ad uno sport e che, nonostante ciò, già da maturi esperti quali si ritenevano erano sicuri del futuro, inteso in senso generale. Ti sfido a trovare una mia frase dove ho dimostrato il contrario di quanto ho innanzi detto. Anzi ho dovuto sapermi difendere ed ho cercato di metterla sullo scherzo quando qualcuno ha cercato di alzare i toni. Alla fine qualcuno si è fatto la bua, come Stefano Grazia diceva a me, e non avendo argomenti validi da controbbattere non ha voluto più giocare. Comunque se vuoi sono disposto a fare copia -incolla di tutti i miei post della rubrica di cui parliamo e vediamo se, come dici tu, avevo bisogno di estrapolarne solo alcuni per poter avere ragione. Vedi per poter parlare di alcune problematiche non c’entra essere federali o non federali, ma in quella rubrica o sposavi il pensiero della punta di diamante Madmax, come lo chiami tu, od altrimenti veniva tirata in ballo la FIT che caso mai in quell’argomento c’entrava niente. Una cosa, comunque, per onestà devo ammettere. Non la faccio spuntare tanto facilmente ad alcuno in nessun campo (ma credo che nel 2008 siamo tutti fatti così) ed ho risposto per le rime e con dati di fatto alle provocazioni che in quella rubrica mi sono state lanciate. Sicuramente questo mio atteggiamento di voler andare a fondo a tutti i costi alle cose (ti ricorderai vari episodi), sommato alla mancanza di argomentazioni da parte di alcuni ha fatto sì che Stefano Grazia e Madmax, ma già lo avevo fatto prima io, si allontanassero dalla rubrica. Infine ti ringrazio per “il tuo Scanagatta”, ma ti confesso che sono felicemente sposato ed anche se mia moglie non è gelosa non sono interessato al prodotto!

  111. stefano grazia scrive:

    Mi trovo costretto a rompere per l’ennesima volta il mio digiuno o Voto del Silenzio per ribadire il fastidio che l’approssimazione di Giorgio Giorgio, peraltro forse ottima persona, mi arreca quando fa di tutta l’erba un vago fascio lasciando il dubbio di non avercela ne’ con me ne’ con Mad Max ma quando SE LO FACCIAMO NOI IL COPIA E INCOLLA in realta’ salterebbe fuori che prima hai scritto che dicevamo delle PUTT*** (il Moderatore poi censurava questo termine quando lo scrivevamo noi per riportarlo virgolettato ma si era dimenticato -gli era sfuggito, senza colpa,eh!-di censurare l’originale!) e quando ti e’ stato chiesto di specificare quali erano le Putt*** che i Genitori scrivevano, ti sei arrampicato sugli specchi e alla fine e’ saltato fuori che di putt*** proprio non ne avevamo dette molte, forse nessuna, come in realta’ Nikolic-che ironicamente era colui che tu stavi difendendo- alla fine scriveva, affermando una volta per tutte che la via da noi scelta era in effetti quella giusta, forse addirittura l’unica,contestando semmai che fosse non alla portata di tutti in quanto estremmente onerosa, sia economicamente sia in termini di tempo e di coinvolgimento fisico e mentale.
    No, non ho smesso di scrivere perche’ tu ,Giorgio, hai espresso una opinione, le ragioni sono altre ed anche perche’ si e’ forse chiuso un ciclo: l’interesse che si era sollevato intorno all’argomento e’ andato un po’ scemando e devo dire che anche se ero un po’ stufo di attirarmi critiche gratuite solo per i miei tentativi di mantenere l’interesse vivo, la vera ragione era che volevo approffittare dell’unica occasione in cui forse Nikolic mi dava ragione e poi volevo vedere se, nannimorettinamente, mi si notava di piu’ se scrivevo o se non scrivevo. Il risultato e’ stato che non mi ha filato proprio nessuno e anche questa e’ stata una grande lezione di vita e di umilta’!
    Le tante cose che avevo ancora da dire ce le scriviamo fra di noi via emails risparmiandole a voi che ne sapete molto piu’ di noi cosi’ non vi annoiamo piu’.
    No, davvero: l’altra ragione e’ che dovevo cominciare a proteggere mio figlio da una visibilita’ e attenzione da lui non richiesta. Visto il vento che spira non vorrei che le colpe dei padri dovessero ricadere sui figli e quindi lasciate che un manto di oblio ricada su di noi e lasciate che sia il campo a parlare, o come direbbe Sampras let the rackett do the talking.
    Se mai scrivero’ ancora sara’ con un nickname e farete fatica a riconoscermi.

  112. anto scrive:

    E intanto Nalbandian minaccia di non giocare la finale di davis in Argentina, in quanto la scelta di giocare la finale non è ricaduta su Cordoba, sua città natale. E’ davvero un personaggio incredibile.

  113. Nikolik scrive:

    Non vedo, francamente, come si possa avere successo in uno sport ossessionante come il tennis, se non facendo grandi sacrifici.
    Non vedo, francamente, come si possa avere successo in uno sport ossessionante come il tennis, se non iniziando molto giovani, giovanissimi, da bambini.
    Non vedo, francamente, come si possa avere successo in uno sport ossessionante come il tennis, se non facendo, quindi, come dicono di fare Madmax e Stefano.
    Non vedo, francamente, come si possa avere successo in uno sport ossessionante come il tennis, se guadagni uno stipendio normale e fai una vita normale, da famiglia normale.

    Se, poi, far fare tanti sacrifici ad un bambino così piccolo sia giusto o no, ho detto mille volte di non saperlo.
    Ho detto mille volte che è giusto che ogni Genitore, con i propri figli, si regoli un po’ come vuole, tanto dovrà rendere conto ai propri stessi figli delle proprie scelte, e si sa che i figli sono giudici molto severi.
    Insomma, non ho una risposta a tutte le domande, è giusto che ognuno si regoli con la propria sensibilità.

    Del resto, se avessi una risposta a tutte le domande, non scriverei su un blog con il nickname Nikolik: insegnerei Teologia alla Sorbona.

  114. chloe de lissier scrive:

    ma come, dott. grazia? avete scritto quella specie di “guerra e pace” soltanto per arrivare alla conclusione che la via del duro lavoro e della dedizione (insieme a parecchi schei) può sortire la riuscita di un progetto? ma, diamine, penso che questo assunto sia a conoscenza anche dei frequentatori di un preasilo infantile… e ve la siete presa perché qualche bastian contrario si divertiva da matti a contraddirvi? ma come dott. grazia? non vi hanno spiegato ancora che il sistema migliore per ottenere qualcosa da qualcuno è quello di chiedergli l’esatto contrario? vuoi essere capito? resterai incompreso. vuoi essere amato? passerai almeno per sciocco.
    ma non voglio imitarvi, stefano: mi fermo qui. però rifletti. e allora ti farai una gran bella risata e l’amarezza svanirà, lasciando solo il ricordo delle cose buone. che sicuramente ci sono state. perché, stranamente, nella vita le sventure hanno spesso i loro compensi.

  115. anto scrive:

    @Nikolic Non vedo, francamente, come si possa avere successo in uno sport ossessionante come il tennis, se guadagni uno stipendio normale e fai una vita normale, da famiglia normale.——vallo a raccontare a Ljubicic profugo della ex Jugoslavia……..

  116. giorgio scrive:

    @Stefano Grazia

    E’ vero nel blog “Genitori e figli” ho scritto che leggevo spesso “put*******” (la parola potrebbe sembrare offensiva ma dava il senso giusto alla cosa). Ma come si può ammettere e condividere che un genitore parli di investimento economico per una bimba di otto anni e che continui affermando che il progetto si sarebbe rivelato un fallimento se non arriverà tra le prime 15 al mondo? Non è vero però che non ho mai elencato i motivi di questa mia affermazione. Questo appena evidenziato è solo uno (forse il più eclatante), ma se vai a rileggere bene ne troverai anche altri. Al contrario ho sempre elogiato (non te ne andare di testa per il vocabolo usato) quello che la famiglia Grazia e Madmax state facendo, come genitori, per i vostri figli come si può rilevare in questo post di cui faccio copia-incolla:

    giorgio scrive:
    4 Agosto 2008 alle 11:45
    “Caro Stefano, ti considero e ti ho sempre considerato una persona intelligente ed onesta intellettivamente, ma non capisco perchè ti ostini a mettermi sulla tastiera cose che non ho mai scritto! Nel mio primo post che ho inviato a questo blog ho detto che i genitori hanno un ruolo importante nel mondo tennistico e non solo perchè avvicinano i figli a questo sport, come dicono tanti, ma anche per tanti altri motivi (non li elenco perchè non voglio scrivere un post lungo) ed ho sempre detto che tu e tua moglie, per la situazione logistica in cui vi trovate, state facendo il massimo di quello che si può fare, anche se, come hai detto tu, adesso diventa più difficile gestire la cosa perchè senti che l’apporto tecnico (lo vogliamo chiamare così, o se vuoi in senso lato “quello che fate fare personalmente a tuo figlio quando state in Africa”) che fino ad oggi avete dato non basta più. Su Madmax ho sempre detto che ha fatto bene perchè la Vavvassori è una tra le migliori Accademie, se non la migliore, e se non sono stato chiaro prima lo confermo adesso. Sulla videoanalisi, invece, non ho mai espresso pareri perchè è un metodo che si usa da tantissimi anni ed ha dato i suoi frutti, come potrei esserne a sfavore? Come vedi si continuano a stravolgere i concetti.”

    Inoltre, per quanto riguarda la tua decisione a voler abbandonare il blog, io sono stato uno di quelli che ti ha invitato a rivedere la cosa (come testimonia il commento di seguito riportato) ed ha cercato di dare dei consigli per far ripartire con il piede giusto il dibattito, anche in considerazione di ciò che un genitore si aspetta di sapere da una rubrica dal titolo “Genitori e figli”.

    giorgio scrive:
    5 Agosto 2008 alle 21:11

    @ Stefano Grazia
    “Stefano, dalle motivazioni che hai addotto per aver preso al decisione di voler abbandonare il blog mi dovrei sentire tranquillo perché hai giustificato la cosa con motivi personali, su cui è giusto che non entri. Ma credimi, e te lo dico sinceramente, mi sento in colpa se penso che in questa tua decisione abbia potuto influire il mio atteggiamento. Se così fosse te ne chiedo umilmente scusa, ma, come hai potuto notare per come ho fatto con Madmax, sono un incorregibile testardo che non si fa passare la mosca sul naso ed alle cose va fino in fondo. Anch’io ti invito a ripensarci perché non è giusto ed è un vero peccato che una persona che, nella creazione e nella conduzione di questo blog, ha grossi meriti non continui a dare il suo apporto. Magari facendo come ti ha consigliato Pibla, scrivendo qualche post in meno e dedicando un po’ di tempo in più alle cose che tu hai elencato. Ci sono stati molti fraintesi fin dall’inizio, forse perché alcune persone non avevano percepito che ci sono vari tipologie di genitori e con diverse possibilità economiche (per alcuni versi può essere valido quello che dice Madmax che nelle Accademie si risparmia ma alcune famiglie pur trovando risparmio quei soldi non li possono spendere) e che non tutti chiedevano delle risposte su come far diventare professionista il proprio figlio, ma si aspettavano delle indicazioni sul migliore dei modi per farlo giocare a tennis. E’ questo quello che si aspettano la maggior parte dei genitori da gente che ne sa più di loro perché per quella strada c’è già passata. Queste sono le riposte che bisogna dare e tu (nonostante scherzosamente dici di esserti ritrovato riccone e nonostante le mie accuse di ostentazione), ritengo, le possa dare. Un discorso diverso è il percorso che sta facendo fare giustamente, lo ripeto per l’ennesima volta, Madmax a sua figlia e quando qualche genitore chiederà come si fa fin da bambini a programmare un lavoro affinché la figlia possa un giorno diventare professionista quello è il momento in cui Madmax darà consigli e racconterà della strada che ha intrapreso. Oh, sia ben chiaro che non gli sto dicendo che deve scrivere solo in quel caso, me ne guarderei bene, ma sicuramente lui saprà quando e come poter intervenire anche su altri argomenti.”

    Ti ringrazio infine per avermi definito “ottima persona”, anche se con quel “forse” dimostri di avere ancora qualche dubbio. E se da una parte di questo mi rammarico, perché metti in dubbio anche quello che su di me ti ha detto un amico comune che tu stimi, dall’altra ti giustifico perché essendo un dirigente della FIT (famoso per essere ottuso e mangia bambini), nell’immaginario comune, sono una persona da evitare od al massimo da prendere con le pinze. Spero di poterti incontrare presto per dimostrarti il contrario e far sì che quel “forse”, almeno nel mio caso, esca dal tuo vocabolario.

  117. Nikolik scrive:

    Anto, sui soldi hai ragione.
    ma io aggiungevo: impossibile facendo una vita normale, da famiglia normale, senza violentare le tue abitudini.
    Avevo aggiunto anche quello.
    Sicuramente, i genitori di Ljubicic il loro bambino lo avranno visto molto poco, no?
    C’è anche quello da fare per diventare campione: non è poco, molti genitori non vogliono.
    Non ci sono solo i soldi, non solo quello: devi abbandonare la famiglia, non puoi avere una vita normale.

    Insomma: se volete diventare campioni, i sacrifici sono quelli che hanno detto Max e Stefano.
    Soldi o non soldi. Certo, anche soldi.

  118. nannimoretti(eheheh) scrive:

    Sicuramente ottima persona ma “forse” prevenuta, legata a troppi schemi, legata al pregiudizio e al preconcetto nei confronti dei Genitori …vorrei ricordare a chi si sforza di non capire che G&F si era sviluppata nella sua formula attuale soprattutto per spezzare il pregiudizio che tutti i Maestri fossero Bravi,Belli & Buoni e tutti i Genitori invece Brutti, Sporchi & Cattivi,piu’ che altro Avanzi di Galera e Materiale da Telefono Azzurro. In questi giorni a Lagos si stanno giocando due 25000$ ai quali partecipa anche una italiana, Lisa Sabino. Invitati a cena da amici abbiamo conosciuto lei e il suo coach,Giacomo Paleni, dello Sporting Club di Saronno, anche lui ottima persona, il quale pur alla fine dicendo le nostre stesse cose si e’ dimostrato fin dall’inizio se non ostile diffidente probabilmente perche’ messo sulle difensive da quel che gli avevano raccontato i nostri amici (dagli amici ci guardi Iddio che dai nemici…). La discussione che ne e’ seguita e’ stata paradigmatica di tutto quanto scritto su G&F con da una parte una brava bravissima piu’ che ottima persona, laureato, vari masters in psicologia e affini,probabilmente anche ottimo tecnico ( collabora con castellani, conosce benissimo Piatti, ha portato 7 giocatori nei primi 300 nel mondo,etc) ma arroccata sulle sue posizioni: Il suo punto di vista fin dall’inizio della cena era che i Genitori sono molto spesso la Rovina dei loro figli, che sono si importantissimi ma che non possono e non devono interferire, che ci deve essere il rispetto dei ruoli, etc etc etc… Nulla di nuovo sotto il sole e in gran parte anche condivisibile se non si avvertisse epidermicamente il rifiuto di ogni possibile comunicazione, scambio, dialogo (se non proprio la paura che il Genitore ce la possa fare anche da solo … A dire il vero Paleni afferma che il Coach puo’ essere anche tua Nonna, mentre e’il Maestro ad essere insostituibile… E io posso anche concordare: nfatti Paleni aggiunge: e’ il Genitore che deve scegliere, ribadendo quello che io affermo da 2 anni, che il Genitore funge da Manager e che il mio idolo e’ Yuri (Provocazione si ma con una punta di verita’) Non sono i Genitori ad essere prevenuti contro la FIT e i Maestri Pierino, ma semmai e’ spesso vero il contrario.
    Che poi se uno leggesse davvero cio’ che e’ stato scritto scoprirebbe che sia io che Mad Max siamo stati fra i piu’ feroci critici della via autarchica di Archiepedro invitandolo piu’ volte ad affidare il figlio a un coach valente che gli insegnasse i fondamentali e infatti poi alla fine lo stesso Nikolic ha finito con l’ammettere che l’unica critica che poteva essere fatta alle nostre proposte era che la nostra via non era a disposizione di tutte le tasche. Quello che scrive poco piu’ sopra lo condivido e anche se ad essere troppo benestanti manca poi la fame, il mio massimo rispetto a chi sceglie di giocare a tennis (o qualunque altro sport) iuttosto che ambire a fare la velina o a finire sull’Isola dei Fumosi. E non e’ un refuso. E comunque io di cose ne avrei tante ancora da dire e da scrivere ma davvero mi e’ venuta la paranoia che per mio figlio sia meglio che smetta. Comunque il Ciclo di G&f si era chiuso e rimane vero soprattutto che a un certo punto bisogna lasciar parlare la racchetta. Chloe ha ragione ma e’ tempo di seguire nuove traccie.Che non siamo mica in un film di Alberto Sordi.

  119. stefano scrive:

    NADALIANI ECCO IL NEMICO!!!!!

    Il nemico del futuro viane dalla pampa e si chiama Del Potro.
    Contro un simile mostro anche l’arrotamnto del vostro eroe é assicurato..

  120. claudio scrive:

    In Argentina vivono oggi 28.000.0000 italiani tt morti di fame, pure di sete.

  121. ragazzo scrive:

    Gente ho letto qui qualche commento da ignoranti. per prima cosa in argentina c’è molta povertà è vero… ma c’è anche molta richezza. la metà degli argentini sono ricchi e la metà poveri.. quelli delle alte classe sociali fanno sport come tennis, rugby, e hockey su prato. invece i ragazzi poveri fanno sempre e unicamente calcio. e in patagonia( a sud) fanno basket perchè fa freddo per giocare fuori.(ad esempio Ginobili). se l’argentina è superiore in tennis all’italia in questo momento è per una ragione semplice.. SCUOLA DI TENNIS PIù FORTE. da quando c’è stato Vilas e Clerc tutti i ragazzi ricconi hanno giocato a tennis. ci sono 3 scuole forse una a buenos aires un’altra a cordoba e la più forte dell’argentina che è a Tandil (zabaleta del potro e acassusso) sono nei migliori 100 del mondo vengono da Tandil. se del potro non vince i suoi sono gia ricchi e quindi i soldi non c’entrano proprio niente. Alcuni di voi parlano dell’argentina come se sapeste tutto. 2.000.000 di italiani sono andati in argentina.. la maggioranza degli argentini sono di origine italiana.. ma a voi solo piace essere emigrati negli States.. vi piace parlare di little italy e di cantare thats amore e farvi prendere in giro dagli americani. invece di guardare che l’argentina e la vostra vera colonia. i vostri fratelli fatti dallo stesso sangue e da tantissime tradizioni che hanno in comune con voi. ma voi no.. per voi Argentina = poverta’ = desaparecidos = crisi ecc. invece l’italia per il mondo è mafia = fascismo = tirchi. ecc e in qualche commento sento dire .. “siamo più simili a gli spagnoli” oppure ” sono culture troppo diverse alla nostra” oppure” la situazione ecconomica dei giocatori fa si che vogliano vincere di più”.. o un’altra ” tutti gli argentini hanno fatto uso di doping.. e allora i vostri ciclisti? sono i migliori al mondo … ma per poche mele marcie io devo dire che tutti i ciclisti italiani vincono perchè si dopano? ragazzi usate il cervello prima di parlare.. dove avete preso certe informazioni? da dove deducete che nalbandian o gabriela sabatini erano poveri e volevano sfondare più che altro per i soldi? da dove avete preso questi commenti..? così devo pensare che siete degli ignoranti e degli invidiosi.. 6 giocatori argentini di rugby in nazionale italiana. giocatori di tennis migliori.. di basket, di calcio.. mi sa che non sapete perdere contra una nazione come la chiamate voi ” del terzo mondo” dove ripeto.. i vostri connazionali 40 anni fa sono andati a sfamarsi perchè l’italia era messa peggio dell’argentina ora. … poi la popolazione argentina è minore in numero .. sono 40.000.000 contro 56.000.000 di italiani
    e pure a certi sport anche del terzo mondo
    e tutto e con meno popolazione l’argentina gioca meglio
    forse perchè è una nazione cosmopolita e ha preso tante cose di tante nazioni. .. ragazzi.. prima di parlare cucitevi il culo

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