Il cemento, vero signore
del tennis moderno.

 
30 Dicembre 2008 Articolo di Roberto Commentucci
Author mug

Qual’è la superficie più importante nel tennis attuale? Il cemento, ovvio. E lo è ancora più di quanto pensavamo. Vediamo perché, analizzando i calendari Atp e Wta 2009.

Premessa. Tennis, tradizione e globalizzazione.
Questo ultimo ventennio di vicende umane, che gli storici collocheranno tra la caduta del muro di Berlino e la recente crisi finanziaria, è stato definito come l’età della globalizzazione. Il progresso nella tecnologia, nei sistemi di trasporto, nei mezzi di comunicazione ha reso il mondo più piccolo e ha consentito una rapidissima diffusione delle conoscenze e delle esperienze, nelle quali è sempre più difficile orientarsi. L’emergere di grandi imprese globali ha portato all’affermarsi di prodotti indifferenziati, distribuiti su scala mondiale. Le differenze fra le culture, i costumi e le identità nazionali o regionali, tendono a ridursi. Irrompono sulla scena mondiale nuovi popoli, nuovi paesi e nuove culture, che recuperano rapidamente il gap di progresso tecnico ed economico accumulato a volte in secoli. Si pensi al sud-est asiatico, alla Cina o all’India.
L’effetto di questi cambiamenti sulle coscienze umane è come sempre ambivalente. In certi momenti prevale l’entusiasmo, l’ottimismo e la fiducia nel progresso. Altre volte prevalgono i timori, le nostalgie del passato e il rimpianto per ciò che non è più.

Il tennis professionistico non fa eccezione. Nonostante si tratti di un ambiente nel quale la tradizione ha da sempre un grandissimo peso, l’evoluzione del nostro sport infatti non può che riflettere, a lungo andare, i grandi mutamenti economici, sociali e culturali che investono il nostro pianeta.
Un settore nel quale il cambiamento è stato particolarmente evidente è quello delle superfici di gioco, che un tempo costituivano uno dei più potenti fattori di diversificazione culturale e regionale. Nel vecchio mondo, La Britannia e i suoi Dominions, culla del gioco, costruivano perfetti gentlemen da erba; i paesi latini producevano indomiti guerrieri da terra battuta, grintosi e fantasiosi, gli abiti intrisi di sudore e di polvere di mattone; negli Stati Uniti, addirittura, convivevano tre diverse comunità: sulla costa Est, incontravi gli erbivori del New England; su quella ovest, ecco i potenti ed esplosivi yankee da campi duri, temprati dal sole della California; e infine, nel vecchio Sud, avevamo i discendenti dei vecchi piantatori di cotone, aristocraticamente adusi a misurarsi sulla compatta e rapida terra verde, magari sulle note del Dixieland, il jazz del Mississippi. Tutto questo non esiste più.
L’inesorabile avanzata del progresso ha spazzato via il bel mondo del tempo andato.
Dall’inizio dell’Era Open, nel tennis professionistico abbiamo assistito ad una lenta ma inesorabile avanzata del cemento, a spese non solo di erba e terra battuta, le due superfici più tradizionali e antiche, quelle dove il gioco è nato, ma anche, più di recente, a spese dei tappeti sintetici. Negli ultimi anni, infatti, molti tornei indoor hanno adottato campi in cemento, mentre alcuni di tali eventi (in particolare nel circuito Wta) sono stati cancellati dal calendario per fare posto a tornei sul cemento all’aperto.

I nuovi calendari Atp e Wta. Ripartizione dei tornei per superficie.
In questo articolo analizzeremo attentamente i nuovi calendari 2009 di Atp e Wta, cercando di capire che forma ha, nel tennis professionistico, la “mappa” delle superfici, e qual è la loro importanza relativa nel determinare la classifica. A tal fine, abbiamo preso in considerazione tre diverse metodologie di analisi. Iniziamo dalla prima, molto semplice, che consiste nel ripartire tutti i tornei Atp e Wta per tipo di superficie.

Nel tennis maschile, nel circuito 2009 avremo la seguente situazione:

cemento: 33% dei tornei
terra rossa: 33%
erba: 9%
indoor: 24%

Nel circuito Wta, invece, la ripartizione degli eventi per superficie sarà la seguente:

cemento: 44% dei tornei
terra rossa: 37%
erba: 7%
indoor: 11%

Quel che colpisce è la diversa importanza  degli eventi indoor, che tra le donne saranno molto meno numerosi che fra gli uomini. Si tratta di una conseguenza del nuovo calendario Wta: allo scopo di allungare la pausa invernale, con l’intento dichiarato di rendere la stagione meno stressante, sono stati soppressi alcuni tradizionali eventi indoor europei di fine stagione mentre è aumentato il peso del cemento.

Una analisi più  approfondita. La ripartizione dei tornei per punti assegnati.
A questo punto, voi direte: beh, ma viste così le cose, terra ed erba sono ancora parecchio importanti… Ebbene, non è così. A guardar bene, si tratta di due superfici che per il tennis di vertice contano molto meno di quanto sembra. Vediamo perché. Andando ad analizzare come vengono ripartiti fra le varie superfici non i singoli tornei, ma i punti Atp e Wta complessivamente in palio, la situazione cambia parecchio. Fra gli uomini, i punti in palio sono ripartiti nel modo seguente:

cemento: 40% dei punti
terra rossa: 30%
erba: 10%
indoor: 20%

Come si vede, il cemento si afferma in modo netto. Fra le donne, poi, il fenomeno è ancora più  marcato:

cemento: 62% dei punti
terra rossa: 23%
erba: 11%
indoor: 4%

E non è tutto. Come sappiamo, se si vuole arrivare nelle prime posizioni, al vertice delle classifiche, bisogna fare punti soprattutto nei tornei più importanti: per gli uomini con ambizioni di vertice (che vogliono arrivare diciamo nei primi 20), i migliori 18 risultati che determineranno la classifica proverranno dai 4 Slam, dagli 8 tornei Atp 1000 (ex Masters Series) e (presumibilmente) da buoni piazzamenti nei tornei “Atp 500”. Per le donne, i migliori 16 risultati su cui si costruisce la classifica delle giocatrici di punta derivano dai 4 Slam, da 5 tornei Premier (ex Tier 1) obbligatori e da altri 7 risultati ottenuti presumibilmente nei restanti eventi Premier non obbligatori.

Pertanto, se si vuole capire come le superfici influenzano i piani alti delle classifiche, bisogna limitare l’analisi sulla distribuzione dei punti solo agli eventi realmente significativi per i giocatori più forti: gli Slam, i Master 1000 e 500 per gli uomini, i tornei Premier per le donne. La situazione che emerge nel circuito Atp è la seguente:

cemento: 52% dei punti
terra rossa: 27%
erba: 5%
indoor: 17%

Nel circuito Wta abbiamo:

cemento: 63% dei punti
terra rossa: 23%
erba: 12%
indoor: 2%

Conclusioni.
Tra i due circuiti emergono alcune notevoli differenze. Come si vede, l’erba è molto più  importante per le donne che per gli uomini. E’ soprattutto l’effetto del “downgrade” subito quest’anno da tornei Atp come il Queen’s, che nel 2009 farà parte della fascia di eventi meno prestigiosi. Inoltre, come detto, mentre fra gli uomini resistono gli eventi indoor (ma con l’importante avvertenza che si giocano su campi per lo più in cemento) tale categoria di tornei per le top players femminili è ormai del tutto trascurabile.

Tuttavia,  dall’analisi un dato balza agli occhi, forte e chiaro: la terra rossa è ormai una superficie del tutto residuale, se si vuole fare davvero strada: per un giocatore di vertice, nel circuito maschile i tornei che contano si disputano per il 52% sul cemento. Tale percentuale sale addirittura al 63% nel circuito femminile.

E’ quindi ora possibile capire per quale motivo, nell’impostazione tecnica dei tennisti, si sta andando sempre più verso una progressiva omologazione delle caratteristiche di gioco. Se il cemento fa la parte del leone, e le altre superfici sono sempre più simili a quest’ultimo, è inevitabile che in tutto il mondo si miri a costruire tennisti in grado di esprimersi al meglio prima di tutto sui campi duri.

L’auspicio è che questi dati siano analizzati con molta attenzione da coloro che, nella nostra piccola Italia, periferica e terracentrica, hanno la responsabilità di formare i tennisti di domani.

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69 Commenti a “Il cemento, vero signore
del tennis moderno.”

  1. patroclo scrive:

    Nulla da eccepire sul contenuto dell’articolo, ma sarebbe stato interessante paragonare il peso delle diverse superfici nel 2009 rispetto a quello del 2008 per comprendere se si tratta di una tendenza, oppure di una situazione di fatto già consolidata da diversi anni. Io non ho la sensazione che sia cambiato molto in questo senso, i MS sulla terra del 2008 sono tutti confermati, con l’eccezione di Amburgo (che si giocava su una terra abbastanza “veloce”) che però lascia il posto a Madrid che si giocava sul cemento e ora si gioca sulla terra. Invece è cambiata (in peggio) la distribuzione dei punti per i tennisti di seconda fascia.

  2. the king of swing scrive:

    spero solo che il cemento sia veloce come quello di dubai cosi verrano favoriti gli attacanti e non i pallettari come nadal robredo ferrer ecc..
    ricordo il torneo di dubai del 2008 dove roddick serviva in modo spaventoso sia x le palline velocissime ma anche x la superficie molto veloce.
    IO SOINO SEMPRE PIU CONVINTO CHE FEDERER QUES’ANNO FARA’ IL GRANDE SLAM.

  3. Diego scrive:

    Ciao Roberto, come sempre la tua disamina è impeccabile e mi trova del tutto d’accordo. Vorrei provare a trarre alcune conclusioni.
    1) Come molti sanno, e come Gianni Clerici è solito ribadire, il cemento è la superficie più dannosa per il fisico e mi viene da pensare che la carriera dei giocatori sarà sempre più corta, perlomeno ad alti livelli. Questo è uno dei motivi per cui ritengo negativa l’omologazione che sta avvenendo.
    2) Il gioco del futuro, come noti tu, tenderà ad assomigliarsi e gli specialisti andranno lentamente scomparendo. Se ciò è già evidente per quanto riguarda gli attaccanti puri, a disagio sulla poca (e lenta) erba rimasta, in futuro andrà sempre più rarefacendosi anche la categoria del terraiolo puro, del giocatore che imposta la preparazione per i mesi a primavera e durante il resto dell’anno vive di rendita. Ad alti livelli ormai manca uno specialista puro del rosso, probabilmente è rimasto solo Robredo, il quale però non è sprovveduto sul rapido.
    Come esempio di omologazione, che altro non è che la globalizzazione tennistica, mi viene in mente Del Potro. Sarebbe stato impensabile fino a pochi anni fa vedere un argentino cui piace comandare il gioco con i piedi sulla linea di fondo, avvezzo al rapido e a mal partito sulla terra.
    3) Il nostro tennis dovrà cambiare mentalità. Come hai notato tu l’altra volta purtroppo dietro Seppi e Bolelli abbiamo una generazione di giovani, se si eccettua Trevisan, legati ancora alla vecchia terra battuta. Il mio suggerimento consiste nel riconvertire gli eventi (alcuni beninteso) minori italiani, che si disputano quasi tutti sul rosso, al duro.
    4) Da ultimo, sono nettamente contrario a quanto sta avvenendo. L’omologazione e la standardizzazione coincidono con un abbassamento dello spettacolo. Il fascino del tennis consiste(va?) anche nella diversità di racchiudere più discipline in un unico sport. Ricordo Rios in difficoltà o addirittura battuto da ignote wild-card britanniche a Wimbledon, o Sampras eliminato al secondo turno del Roland Garros da un argentino fuori dai primi 50. Oggi ciò non è più possibile e il fatto che il tennista del futuro si incarni in Del Potro, o comunque nello stereotipo servizio potente-diritto in top-rovescio bimane-nessuna variazione mi ratrista non poco. Tuttavia la speranza è l’ultima a morire: ricordo che negli anni’90 molti temevano che il tennis del 2000 sarebbe stato una sorta di tiro al piccione e invece ciò non è avvenuto.

  4. andrea custo scrive:

    Purtroppo è tutto vero ciò che scrive sig. Commentucci solo che a me il cemento fa letteralmente schifo da giocare al mio povero livello e così alla maggior parte delle persone che conosco, giovani e meno giovani. Ci si fa male e non lo trovo per nulla divertente. Temo che se per sfornare giocatori si sostituissero i nostri amati campi dei club in terra rossa con il cemento ne soffrirebbe anche il numero stesso dei praticanti.
    Auspico in futuro una inversione di tendenza perchè per accondiscendere non si sa bene chi, il tennis ha preso questa malefica strada che porta solo a infortuni a catena. Guardate anche il calcio, sport in cui qualcuno oltre manica aveva provato a sostituire l’erba con il sintetico ritornando frettolosamente indietro una volta provato cosa causassero queste superfici.

  5. chloe de lissier scrive:

    il gioco sul cemento sicuramente procura problemi fisici maggiori rispetto a quello praticato su superfici più “morbide” come l’erba e la terra. eppure credo che il tennis esplichi compiutamente tutte le sue possibilità di precisione geometrica delle traiettorie soltanto sul cemento. su questa superficie la pallina non ha falsi rimbalzi.
    il campo di cemento è come un biliardo perfetto: non ci sono pendenze o imperfezioni della superficie che modifichino “arbitrariamente” l’effettiva sostanza di un colpo giocato.
    a mio parere i giocatori che vincono sul cemento sono i tennisti più completi tecnicamente.

  6. pibla scrive:

    Tutto corretto.
    E però, prima o poi, chi di dovere dovrà prendere atto, come dice sempre il grande Clerici, che il tennis è l’unico grande sport che abbina il cemento alla corsa e ciò comporta indubbi ed ingentissimi danni fisici a chi lo pratica di professione.
    Il fatto di aver provveduto ad omologare le superfici per prevenire gli infortuni è infatti solo un piccolo palliativo perché la verità è che gli infortuni non nascono tanto dall’essere costretti a cambiare spesso superfice, ma dal fatto di giocare sempre di più sul cemento.
    E’ quindi una pia illusione, sopratutto dei tennisti, pensare che omologando le superfici diminuiranno sensibilmente gli infortuni perché così non è, o se lo è, lo è solo in minima parte e ciò è dimostrato dal fatto che se le superfici si omologassero definitivamente e si giocasse sempre e solo sul cemento aumenterebbero considerevolmente gli infortuni e si accorcerebbero notevolmente le carriere.
    A mio avviso l’unico rimedio serio sarebbe invece di DIMINUIRE IL TENNIS SU CEMENTO o comunque riuscire a creare una superfice dura che non causi gli stessi danni dell’attuale cemento.

  7. chloe de lissier scrive:

    se si segue l’opinione di clerici, si giudica allora la maratona un piccolo sport. mi pare che si corra su superfici ancora più dure e meno lineari del cemento.

  8. Safinator scrive:

    Condivido parola per parola l’ intervento dell amica chloe.
    Chi vince sul cemento è il piu dotato tecnicamente.
    La tecnica è la cosa che piu paga sul cemento.

  9. Karlovic 80 scrive:

    Credo infatti che al giorno d’oggi più che le racchette nuove siano le superfici a cambiare il tennis.

    Il tennis fatto di volée rischia di scomparire. Anche (se non soprattutto) a causa del rallentamento delle superfici. O meglio, in ossequio alla nuova Enciclica dell’Atp, “omologazione”.

    Un termine che fa pensare quindi all’appiattimento, all’insensato (e falso quindi) principio simil-democratico che tutti hanno diritto a fare la stessa cosa. Abbasso le diversità, quindi. Viva i tennisti buoni per tutte le stagioni.

    Sarebbe davvero triste se anche il tennis si “globalizzasse” (a meno che non lo sia già). Già adesso non importa dove vai a passare la serata, se a Madrid, New York o Seoul, tutti ascoltano la stessa musica, si vestono quasi alla stessa maniera, e mangiano tutti al fast-food.

    Se anche nel tennis, con “l’omologazione delle superfici”, capitasse di vedere “top-spin”, match interminabili senza lo straccio di una discesa a rete, fatti con la stessa disinvoltura a Roland Garros, Wimbledon, e Flushing Meadows, allora sapremo che anche il nostro tennis è “globalizzato”.

    Non ci resterà che darci alle bocce.

  10. pantagale scrive:

    E’ vero che la maratona si corre su superfici peggiori del cemento, infatti un maratoneta di alto livello non riesce a fare più di 4 o 5 maratone all’anno, non mi sembra un caso.

  11. flexible scrive:

    mah a me sembra tutto molto semplice.
    le case di pietra sono più belle, quelle di cemento sono più brutte ma costano meno e molto di meno durano.
    e’ la stessa cosa per il tennis.

    però gli architetti che progettano le case in cemento vanno a vivere in quelle di pietra. sempre.
    è uguale per chi organizza i tornei…

  12. gisva scrive:

    Sarebbe interessante completare la statistica esponendo la distribuzione dei tornei/punti relativamente ai tornei giocati in Italia.
    La differente distribuzione spiega molto sul perché in Italia scarseggiano i tennisti di vertice.

  13. Diego scrive:

    Alcuni pensano che il cemento sia la superficie più attendibile circa la restituzione del rimbalzo della palla. Probabilmente è vero, ma io credo che alla gente non importi quale superficie sia più attendibile circa la restituzione del rimbalzo della palla. Ciò che importa è vedere un bello spettacolo. Divertirsi, sperando che i giocatori che ti fanno divertire giochino più anni possibile. E secondo me è più probabile divertirsi vedendo un Rafter-Kuerten o un Mirnyi-Acasuso che un Del Potro-Tursunov o un Soderling-Berdych. De gustibus beninteso.

  14. chloe de lissier scrive:

    sampras ha vinto la metà dei suoi slam sul cemento. federer finora ne ha vinti 8 su 13. a vostro parere, sampras e federer sono due giocatori brutti da veder giocare?
    capisco che siamo tutti tendenzialmente conservatori, ma un attimo di riflessione, prima di avventurarsi in filippiche passatiste e in paragoni assai azzardati, certo non guasterebbe.

  15. wik scrive:

    Beh,
    a dire il vero il cemento a me non piace per due ragioni.
    E’ caldo e duro, ti danneggia fisicamente, ci si corre male.
    La seconda é di natura tecnica, mi annoia tecnicamente e vi spiego il perché.
    Per prima cosa hai molta possibilitá di appoggiarti alla palla avversaria, il gesto é molto aiutato in questo, data la rapiditá della superficie non sono attuabili molti schemi tattici, il gioco á abbastanza un batti e ribatti un po’ casuale dove il primo che riceve per errore di gesto una palla attaccabile entra in campo e pum, spara, il primo che riceve una palla un po’ piú imballata puó scendere a rete, ovvero, la discesa a rete é diventata casuale e non inserita in uno schema. Questo perché oggi la velocitá di palla nello scambio é molto elevata, troppo elevata. E se questo mi vá bene vederlo ogni tanto negli indoor e ci stá, non mi vá di vederlo nella maggior parte della stagione nei tornei di peso specifico maggiore.
    Siceramente, tanto mi piace giocarci perché la palla viaggia rapida, tanto negli ultimi anni mi annoia guardarlo giocare. E’ pim pum pam e stop, poco di piú, mi sembra insomma tutto un caso, gioco senza intelaiatura, solo bei gesti tecnici in appoggio.
    E non mi piace nemmeno vedere gli RG o i tornei sudamericani dove la palla é lenta alla morte su terra rossa lentissima, anche lí bei gesti tecnici di chi é in grado di spingere su palle con poco peso, saper sfruttare gli appoggi e le moderne tecniche in open e semiopen per spingere, ma niente di piú, é pim pum pim pum pim pum e poco piú.
    Le superfici che prediligo sono le medio rapide tipo terra rossa di Amburgo, dove c’é il bel gesto sia su palla pesante, bisogna sapersi appoggiare, sia su palla lenta, bisogna saper esacutare un bel gesto pieno e redditizio. Si é obbligati ad attuare schemi tattici ben fatti per aprirsi il campo e non é solo un caso all’interno del pim pum, e le discese a rete sono studiate e possibili all’interno di questi schemi, non casuali laddove il pim pum provoca un palla piú corta dell’altra.
    Molti si lamentano che oggi si vá poco a rete, ma signori miei, non hai il tempo materiale di andarci, e l’andarci solo quando uno ti accorcia troppo perché ha errato il colpo non é poi un gran bel vedere.

  16. Voortrekker Boer scrive:

    Ricordo che giocatori come Federer,Sampras,Lendl e pure Agassi sul cemento e sulle superfici dure in generale ci hanno costruito sopra una carriera, mai soffrendo i cosiddetti “infortunii da cemento”.

    E’ questione di attitudine, in Italia l’attitudine è per la terra rossa, e a mio avviso l’80% dei maestri italiani non ha la più pallida idea di come insegnare ad un ragazzino come muoversi e giocare sul cemento. Clerici sbaglia, è anziano e può capitare, forse non sa che il Baltimore Shodown del 1917 fu giocato sul cemento prima di qualunque altro torneo su terra battuta…

  17. anto scrive:

    Ottimo editoriale Roberto, come sempre. Mi chiedo perchè molti dei ns giovani, non trovino la forza di fare come Davide sanguinetti, il quale ha giocato per una università americana, gareggiando per quattro anni sul cemento, e poi dopo la laurea è approdato al professionismo con alle spalle una preparazione adeguata per la superficie dominante sul circuito.

  18. Avec Double Cordage scrive:

    Complimenti come al solito a Roberto, faccio notare che anche sul numero attuale di 0-15 http://www.zeroquindici.com c’è un pezzo interessente sul tema “c’era una volta il tennis indoor” scritto da Alessandro Albiero con qualche intervento di Gianfranco Zanola titolare di Play-it (azienda che realizza campi da tennis anche in sintetico http://www.playit-tennis.com )

    Personalmente mi trovo agli antipodi di andrea custo, e molto più d’accordo con wik, la mia superficie preferita per giocarci personalmente è il cemento, greenset o anche il duro con uno stato gommoso, detesto la terra battuta non solo perché ostacola il mio gioco tristonazzo bum bum ma anche per ragioni che con il gioco hanno meno a che fare, come il fatto del elevata richiesta di manutenzione dei campi in terra battuta che artificialmente “esclusivizzano” (scusate la storpiatura, e l’enfasi) il tennis, e poi sporcasi di polvere rossa è una cosa della quale faccio volentieri a meno…

    In questo senso dopo i campi in cemento i miei preferiti sono quelli in erba sintetica, con un sottile strato di sabbia grigia. Sono meno dannosi ma comunque divertenti da giocare e ai terraioli permettono anche di scivolare …e in più non sono polverosi, e non ti sporchi nemmeno ;)

    Penso che campi in erba sintetica potrebbero offrire anche un buon spettacolo a livello professionistico, con la sabbia infatti la velocità del campo e regolabile e si potrebbero creare facilmente (persino indoor, visto che è abbastanza semplice montarli e smontarli nel giro di uno o due giorni come i gloriosi tappeti taraflex usati negli anni novanta, mentre per il greenset ci vogliono anche 6 giorni e questo in alcuni palazzetti condivisi con basket etc. non è facile se non impossibile) le condizioni di gioco dei campi con terra veloci (argilla americana praticamente estinta o terra in altura come Gstaad o Kitzbuehel) che spesso offrono match tecnicamente variegati e divertenti anche nei tornei minori

    Visto che indoor attualmente si gioca più o meno sulla stessa superficie utilizzata agli US Open e Australian Open (con l’eccezzione di Parigi Bercy, ma se non sbaglio l’anno prossimo anche li ci sarà il Greenset a sostituire il carpet) nella tabella di Roberto si potrebbero anche somare le percentuali di cemento e indoor visto che la superficie è praticamente la stessa e la tendenza è anche verso stadi con copertura mobile come quella di Melbourne

    il dato per i tornei che contano sarebbe quindi ancora più eclatante:

    cemento: 52% + indoor: 17% = 69% dei punti
    terra rossa: 27%
    erba: 5%

    Sarebbe più sensato dal mio punto di vista ridurre il cemento ad un 30% (o anche meno), lasciando invariata l’erba al 5% e la terra battuta ad un 25% ma introducendo l’erba sintetica (attenzione non certo quella dei campi di calcio lunga e senza sabbia, ma quella corta e con la sabbia prodotta apposta per il tennis, come questa “sviluppata” da Jack Kramer http://www.xsports.com/synth.html che ormai viene prodotta anche in rosso, ad esempio da http://www.tigerturfworld.com/nz/case_studies/artificial-clay-tennis-surface/ e cambia praticamente solo il colore della sabbia utilizzata e delle setole) che a livello pro potrebbe tranquillamente arrivare ad un 40%

    A livello circolo e campi pubblici globalmente il cemento rimarrà molto probabilmente praticamente dominante ancora per moltissimi anni, visti i costi bassi sia di costruzione che di manutenzione, mentre l’erba sintetica è cara. Icosti di cstruzione elvati dell’erba sintetica non sono però un problema per tonrei e circoli prestigiosi

    Oltre a diminuire lo stress sulle articolazioni io penso che l’erba sintetica introdurrebbe anche un gioco più fantasioso e spettacolare in quanto penso che potrebbe favorire lo slice e il tocco, essendo una superficie morbida ma semi-veloce

    Non ne trovo nemmeno impossibile l’introduzione pratica nel circuito ATP, basterebbe ad esempio che il Masters di fine anno e gli Australian Open si giocassero su erba sintetica che si potrebbe stabilire tutta una parte di stagione su erba sintetica.
    Penso che anche per Indian Wells e Miami non sarebbe troppo difficile adeguarsi e siucramente ancora meno per un “new player” asiatico o arabo (Tiriac poi per il torneo di Madrid è da un po’ che vorrebbe mettere un campo in terra con un colore diverso dal rosso, e con il sintetico questo non sarebbe un problema, blu, viola, verde tutto è possibile, migliorando anche la visibilità televisiva della palla), si avrebbe quindi la prima e l’ultima parte di stagione su erba sintetica, la parte centrale su terra seguita poi da Halle, Queens e Wimbledon su erba e sul cemento solo Canada, Cincinnati e US Open

    Con i tornei più importanti suddivisi su 4 superfici decisamente diverse, si avrebbero non solo meno cambi di superficie e praticamente una suddivisione della stagione in base alle superfici, ma anche nuovamente una maggiore varietà di gioco se non addirittura di giocatori tendenzialmente specializzati a sfruttare le varie caratteristiche di una superficie, e sull’erba sintetica penso che vari stili potrebbero essere a pari merito, almeno per i primi anni essendo una superficie nuova a livello pro

    Mi interesserebbe sapere il parere di Wik sull’erba sintetica, e magari anche quello di qualcuno che si intende di politiche ATP, che potrebbe spiegare perché l’erba sintetica non viene utilizzata a livello pro, visto che è evidentemente il compromesso ideale tra basso rischio infortunio, varietà di gioco e bassi costi di manutenzione.

    In oltre l’erba sintetica mi pare anche la superficie migliore per giornate con rischio di pioggia. Infatti le righe non hanno il pericolo di scivolosità, come quelle di plastica dei campi in terra battuta e quelle verniciate dei campi in cemento, e quindi si può giocare senza problemi anche se cade qualche goccia, che può essere assorbita dal campo, e se coperti durante la pioggia, i campi sono giocabili immediatamente dopo la fine della pioggia senza bisogno di asciugarli con stracci o macchinari come sul cemento, anzi anche se cade ancora qualche goccia non c’è nessun problema per il campo, dipende solo dal fastidio che le gocce danno a chi deve servire

  19. Avec Double Cordage scrive:

    trovo importante quello che dice Voortrekker Boer, una cosa che spesso non viene presa in considerazione (certo anche Agassi e gli altri però di infortuni ne hanno avuti anche loro), però sin dall’inizio il cemento era considerato una superficie come le altre, anzi una volta con il gioco più lento persino il parquet di legno era una superfcie utilizzata anche in coppa davis, agli inizi inoltre il tennis era essenzialmente Wimbledon e Coppa Davis e fino al 1924 il Roland Garros veniva giocato praticamente solo da francesi, con rare eccezioni.

    Sulla costa ovest americana fin dall’inizio del tennis si giocava sul cemento, da qui anche le denominazioni dei grip western e eastern, la presa western non è un “invenzione” degli ultimi decenni, da sempre era la presa più adatta al gioco su campi duri, ma essendo Wimbledon, US Open e Australian Open tutti giocati su erba era chiaro che a rimanere impressi negli albi d’oro erano principalmente giocatori con tecnica eastern, ma già allora c’ernao campioni con tecnica western come Bill Johnston e Maurice McLoughlin, la cometa nata sui campi pubblici come la definisce Gianni Clerici nel suo libro 500 anni di tennis

  20. Karlovic 80 scrive:

    Caro Avec io ci ho giocato sull’erba sintetica, ma esclusivamente indoor.
    L’erba sintetica non ha avuto una grande approvazione di pubblico, a causa della sua scarsa omogeneita’ nel rimbalzo, specialmente in caso di manto umido. E’ infatti adottato quasi esclusivamente in campi coperti.

    Il sottofondo sara’ formato da massicciata e asfalto di tipo “Binder” .

    Il manto in erba, fornito in teli, viene montato sul posto, incollando i vari teli uno con l’altro, utilizzando delle bande in raffia di polipropilene per le giunture.

    La scelta dell’altezza del pelo dell’erba, puo’ fare la differenza. Infatti, mentre il pelo lungo deve essere caricato con sabbia sferoidale di quarzo, la quale frena la traiettoria della pallina, un pelo di uno spessore minore puo’ essere montato anche in assenza di sabbia, e quindi restituire alla pallina l’effetto desiderato.

    Credo tuttavia che l’erba sintetica preferisca un buon servizio slice ed un buon back di rovescio,la palla schizza molto bassa e irregolare.
    E’ vero che ha bassi costi di manutenzione e di tempo, ma credo che a livello professionistico sarebbe una scelta azzardata.
    Comunque ci sono dei challenger che si giocano su questa superficie, specie quello di Dublino, ma credo sia indoor.

  21. Roberto Commentucci scrive:

    Grazie a tutti per i commenti. Volevo aggiungere qualcosa a margine delle vostre considerazioni.

    L’affermazione del cemento è dovuta a due ragioni principali: la prima è ovviamente quella dei bassissimi costi di manutenzione, come ha scritto flexible. Ma c’è anche una seconda ragione. Sotto il profilo tecnico, il cemento è la superficie più “neutrale”, nel senso che costituisce un buon compromesso tra le varie condizioni di gioco. Consente un certo gioco d’attacco, ma anche un regolarista può adattarsi bene, con i dovuti accorgimenti. E’ economico e “equo”.
    Il rovescio della medaglia è dato dal fatto il cemento può portare infortuni e logorio fisico precoce, come ha scritto Clerici e come conferma il nostro tecnico espatriato wik. Questo è indubbiamente vero, tuttavia va detto che gli infortuni capitano molto più spesso a giocatori che sono nati su altre superfici, come la terra. Trovo insomma che Voortrekker Boer abbia ragione. Esistono molti esempi di giocatori che sul cemento hanno avuto una carriera moltolunga, con pochi guai fisici. Il problema è che bisogna imparare a giocarci sopra da subito. Gesti tecnici biomeccanicamente corretti, e soprattutto l’adozione una buona tecnica di spostamento, che va imparata da bambini, consentono di affrontare il cemento senza incorrere in guai fisici eccessivi.
    Il terraiolo che affronta il cemento a vent’anni suonati, quello si che può farsi male sul serio.

    E qui arriviamo ad un altro tema, quello del tennis italiano, sollevato da Gisva. Nel nostro paese l’80% dei campi sono in terra rossa, soprattutto perché sono i vecchi soci che finanziano i circoli, e i vecchi soci vogliono la terra battuta. Il risultato è che i nostri ragazzini imparano e competono quasi solo sulla terra, e sono poi costretti ad effettuare difficili riconversioni tecniche quando crescono e devono affrontare il professionismo, mondo nel quale, come abbiamo visto, la terra dà ormai solo il 27% dei punti.

    Quindi signori miei, dobbiamo scegliere: o continuiamo a far sollazzare gli arzilli vecchietti che popolano i nostri circoli, o cerchiamo di costruire dei giocatori di vertice. Le due cose sono incompatibili.
    Pertanto, all’interno della Federazione, occorre separare la realtà amatoriale da quella agonistica.

    Infine, il mio personale rammarico è che si sia quasi completamente abbandonata la compatta e rapida terra verde americana, dove le condizioni di gioco sono medio-veloci (poco meno del cemento), e dove si può praticare un tennis vario e a tutto campo su una superficie non dura, con costi di manutenzione non superiori a quelli della terra rossa e certamente molto inferiori a quelli dell’erba.
    Buon anno a tutti.

  22. Karlovic 80 scrive:

    Comunque il challenger di Dublino è all’aperto, ma con questo non voglio dire che si gioca quasi sempre al chiuso, certo ci sono molte strutture con campi in erba sintetica all’aperto.
    E’ vero pure che questi campi durano molto nel tempo e non sporcano, e sono facili da installare su supporti già esistenti.
    E’ vero anche che hanno una buona permeabilità.
    Insomma, credo che vedere per me, un artificial grass al posto di un indoor carpet sarebbe la fine.
    Noi giochiamo molte volte sul carpet degli anni 90, ovvero il GreenSet Thropy, il mio capo/datore di lavoro, l’ha fatto costruire apposta per lui.
    Anche il GrennSet tradizionale è forse il cemento migliore per giocare nei circoli, ma io preferisco giocare sui tappeti sintetici.
    Avec per il GreenSet tradizionale certo che ci vogliono giorni per piazzarlo, perchè si tratta di vero e proprio cemento, e non di sintetico, come ad esempio il Taraflex di Bercy(che tra l’altro già da quest’anno la ditta Gerflor ha provveduto a cambiare in hard, come a San Piertoburgo).
    Invece per i semplici tappeti da un giorno e l’altro si possono smontare e rimontare, poi comunque dipende anche se c’è legno o asfalto sotto, per chiarire anche la velocità del carpet.
    Come al challenger di Bergamo dove si usa il Play-It Turf, e dove se non erro il campo centrale è più veloce del secondario o viceversa, per dire che sotto al sintetico se c’è legno sarà più o meno veloce se c’è asfalto.
    Poi tra l’altro il Play-It Turf è usato anche dalla Bielorussia di Mirny quando giocano in casa.

  23. Karlovic 80 scrive:

    Poi allora dato che hanno eliminato i carpet, tanto vale la pena velocizzare di più il gioco facendo crescere di nuovo la festuca a Wimbledon.Come al Queen’s, dove le condizioni di gioco sono veloci.
    Altro che erba sintetica!!!!
    Portiamo l’erba di Wimbledon come era prima del 2000!!!!

  24. Avec Double Cordage scrive:

    Grazie Karlovic80 per le informazioni, da quello che dici però mi sembra ancora più logico introdurre l’erba sintetica in un grande torneo, visto che viene già utilizzata in alcuni challenger nel tour

    Karlovic80 sei proprio incorreggibile, ti si da un dito e ti prendi tutta la mano ;) con i campi in erba sintetica lo slice e il tocco e con essi magari anche “serve&volley” e “chip&charge” riapparirebbero come opzioni pericolose più che solo variazioni strategiche e tu richiedi il ritorno al erba di Becker e Edberg… tra l’altro penso che più che il tipo di manto erboso influisca il numero di partite giocato su di esso e il livello di umidità del campo, se vai a vederti la partita di Murray contro Melzer giocata in coppa davis a Wimbledon in settembre, sembrava di stare a Wimbledon nella prima metà anni ottanta con Melzer che tirava dei slice corti e morbidi a metà campo che morivano prima della linea di fondo

    la cosa della irregolarità del rimbalzo mi sembra un osservazione sensata se il paragone viene fatto con Greenset o altri campi duri, ma penso che il rimbalzo sull’erba sintetica non sia più irregolare che sulla terra battuta anzi, e il problema dell’umidità in ambito di torneo è facilmente risolvibile con un telone e l’utilizzo di quelle stuoie in cocco che si utilizzano anche per la pulizia dei campi in terra battuta, in più c’è il vantaggio di avere “hawk eye” anche sui campi “laterali” visto che si può controllare il rimbalzo della palla se il campo viene pulito con le stuoie frequentemente

    posso sbagliarmi Karlovic80, ma mi sembra che per i campi Greenset indoor gli strati di resina vengano messi su delle tavole di legno (ca 2m per 1m) e non direttamente sul cemento, almeno questo è quello che ho visto io nei palazzetti

    il tappetto però è sicuramente la superficie più semplice da montare, a Merano alla Dennis Van der Meer hanno pure una moquette indoor, non sono sicuro ma mi sembra che nel passato in Francia o Germania si giocassero anche dei tornei sulla moquette indoor

    la superficie più strana che mi ricordi io era una specie di granulato di gomma indoor, era rosso come la terra battuta ma erano delle palline di gomma ca. un mm di diametro, le scivolate erano come su cuscinetti a sfera, e mi ricordo che a Innsbruck al centro dell’univeristà dello sport c’erano una decina di campi in tartan arancione, stessa superficie delle piste di atletica leggera

    Roberto penso che la tua nostalgia per l’argilla verde americana sia dovuta più a fatti sentimentali (forest hills e le finali di Connors sull Har-Tru “green composition” contro Vilas, Borg e Orantes, il torneo Boston e quelli in Florida etc.) ma penso che come gioco la differenza con la terra battuta rossa sia minima, e penso che le caratteristiche di gioco di un campo verde volendo siano riproducibili anche su un campo rosso regolando gli spessori dei vari strati sottostanti e l’umidità del campo, comunque hai ragione da appassionato malato è un peccato che non ci sia più un torneo ATP sulla terra verde

    con questo vi saluto e ci si becca l’anno prossimo

  25. wik scrive:

    Nostalgico pure io di quella bella terra verde, una delle piú giocabili in assoluto, ormai introvabile purtroppo.
    Qui vicino c’é un resort che li ha fatti cosí e il capo manutenzione mi raccontava che per farla arrivare per sistemarli é un’impresa.
    Se mi metto in testa di fare un’accademia tutta mia mi sá che li faró cosí.

  26. smashmatt scrive:

    cosa si intende per indoor? sintetico?, lo chiedo dato che l’atp ha reso obbligatorio il cemento in tutti i tornei master indoor.

  27. daniela scrive:

    Ha senso ancora parlare di un 17% di superfici indoor quando, come si apprende da 0-15, da quest’anno i tornei al coperto avranno tutti un fondo di cemento, e quindi addio al morbido tappeto?
    Per me è veramente una scelta sciagurata dell’atp, e uno stravolgimento della storia del tennis, che era nato su superfici naturali, erba e terra. Il cemento esalta la tecnica? non direi proprio, caso mai favorisce l’omologazione dello schema servizio e dritto, oltre a rovinare le giunture e il fisico dei tennisti, come ricorda sempre Nadal, che lo spogliatorio alla fine dell’estate assomiglia sempre più ad un’infermeria. Il gioco sulla terra è molto più equilibrato come colpi, e le smorzate sono una bellissima variante, che invece sul cemento rende pochissimo, per esempio.
    E poi non sopporto questa omogeneità del tempo: tutto deve andare sempre più veloce, come la comunicazione? tutto ridotto a sms, ai pochi minuti di you tube? che si conservi a lungo, almeno per una stagione, il tempo della terra battuta, il tempo per pensare, per variare…

  28. Avec Double Cordage scrive:

    @smashmatt
    indoor tradotto letteralmente sarebbe “all’interno della porta” ovvero significa “al coperto”, il termine indoor quindi non rappresenta una superficie, in coppa davis indoor si è giocato su ogni superficie pensabile, dall parquet di legno alla terra battuta alle sabbie mobili moscovite tutto indoor… ma il momento di gloria i tornei indoor lo hanno avuto sui tappeti taraflex degli anni ottanta e novanta con la grand slam cup di monaco e vari tornei tedeschi dell’ATP (con lo zampino di Tiriac che raramente mancava) compreso il masters di Francoforte e Hannover, oltre a Parigi bercy e il torneo di Anversa che però mi sembra non dava punti ATP ma “solo” una racchetta di diamanti, per questo la superficie tradizionale indoor è il tappeto sintetico, anche perché è la superficie più facile da montare e smontare velocemente in palazzetti multiuso, e poi era la superficie sulla quale Boris Becker rendeva di più e visto che il mercato tedesco era quello dominante è chiaro che la scelta per il torneo era quasi sempre il tappeto, mi sembra che un altro nome famoso era il supreme court.

    Se al posto di Becker ci fosse stato un giocatore tedesco tipo Borg o Nadal magari adesso la superficie indoor più tradizionale sarebbe un granulato sintetico come l’argilla americana Har-Tru, o l’erba sintetica …comunque già prima degli anni del boom tedesco il tennis indoor aveva una certa tradizione con le esibizioni dei professionisti di Tilden e Kramer e in Francia c’era già un campionato indoor all’inizio del secolo che si giocava sul parquet di legno come il basket, ma è negli anni 70 che il tennis indoor ha trovato la sua matrice con il WCT di Dallas e il masters al madison square garden

    e se non sabglio già a partire dall’anno prossimo avremo oltre all’Australian Open con due centrali indoor anche Wimbledon con l’erba indoor sul centrale con copertura mobile, oltre a Madrid indoor con la terra battuta e tre centrali con copertura mobile alla caja magica… a New York stanno progettando di rendere copribili in caso di pioggia sia l’Arthur Ashe stadium che il Luis Armstrong stadium, anche Tokyo se non sbaglio e un torneo ibrido outdoor/indoor

  29. Avec Double Cordage scrive:

    beh a dire il vero anche l’italia ha una discreta tradizione indoor, Milano e se non sbaglio anche a Blogna c’era un torneo indoor sul tappeto sintetico (sicuramente c’è chi lo sa meglio avendo vissuto quegli anni), poi oltre alle famose sabbie mobili indoor moscovite antisampras anche Vienna in coppa davis era famosa per la terra indoor nel velodromo al coperto, ci siamo capitati anche noi con canè e nargiso e ci siamo beccati un cappoto niente male contro Muster, Skoff e Antonitsch …BTW il torneo ATP di Vienna ha anche esso una discreta tradizione sul tappeto sintetico, mi sembra che hanno cambiato anche li però

  30. incompetente scrive:

    La palla va troppo veloce e questo comporta una serie di conseguenze tutte negative.
    Se escludiamo i primi 3/4 giocatori del mondo che sono in grado di produrre un tennis di qualità assoluta su tutte le superfici e in tutte le zone del campo , anche a questa velocità, il tennis attuale è monotono e anche di bassa qualità .
    Il tennis femmnile fa letteralmente schifo , non c’è una giocatrice ingrado di giocare una palla corta , un attacco e discesa a rete con voleè ,un attacco in controtempo
    Gli infortuni dei tennisti oggi sono dovuti principalmente ad un eccessivo carico , in parte dovuto alla velocità degli scambi e in parte al numero di gare che disputano in un anno e al calendario troppo compattato in alcuni periodi .
    chi si affida a Clerici come consulente per la infortunistica , potrebbe farsi curare i denti dal sottoscritto che fa il meccanico .
    Trovo scandaloso che la dove è nato il tennis , si sia fatto di tutto per far scomparire il modello più classico e più affascinante , il serve and volley .

  31. Avec Double Cordage scrive:

    ad ogni modo il messaggio centrale dell’articolo di Roberto è che essendo il tennis che conta ormai giocato per circa il 70% su superficie dura, in Italia bisogna finalmente costruire questi campi pubblici in cemento, visto che convertire i campi in terra battuta dei circoli è utopia per via del bacino di utenti anziano che hanno i circoli

    e quello che ha scritto Roberto mi pare perfettamente ragionevole, a muoversi sul hard-court bisogna impararlo da subito perché poi adattarsi a vent’anni è difficile e rischioso per la salute, come dimostra anche l’esempio Volandri

    mi rende perplesso in oltre che il torneo giovanile più importante in Italia Lemon Bowl venga giocato sulla terra battuta all’aperto a dicembre! con giacca e sciarpa, manca poco che ci vogliono pure i guanti… se proprio bisogna giocarlo all’aperto sulla terra battuta almeno lo si faccia nel sud della Sicilia o a Cagliari… certo le infrastrutture per spostarsi in quei luoghi lasciano a desiderare ma penso che qui sia il centralismo romano a farla da padrone… vi immaginate l’orange bowl giocato invece che in florida a New York?

    in Francia lo hanno capito già qualche decennio fa che i giovani bisogna farli crescere sulle superfici dure… fanno fatica a vincere il roland garros ma in compenso hanno un top ten dopo l’alto e hanno fatto finale in ogni torneo dello slam persino a Wimbledon …e poi essendo più adattabili alle varie superfici hanno pure rivinto la Coppa Davis

  32. giorgio scrive:

    @Avec
    Chi lo dice che il Lemon Bowl è il torneo giovanile più importante che si gioca in Italia? A me non risulta. Sicuramente ha un numero d’iscritti che ogni anno aumenta (quest’anno nuovo record), ma spesso in molte categorie non prendono parte i più forti di quell’età.

  33. finanziatore scrive:

    Essendo un classico finanziatore di circolo non vorrei mai che i miei amati campi in terra rossa venissero deturpati con del freddo e brutto cemento. Inoltre poichè versiamo come tutti le nostre belle quote alla federazione italiana tennis penso che la nostra parte per la crescita in Italia di eventuali professionisti sia pienamente assolta. Con tutto il rispetto mi pare che il Sig. Commentucci abbia una visione eccessivamente radicale del tennis o per lo meno dell’ambiente in cui debba crescere un campione. Su questo blog leggo spesso commenti di esperti o presunti tali che snocciolano statistiche, dati e aneddoti come se piovessero che sicuramente conoscono il contorno del gioco molto bene e possono intervenire, ma a me pare che in Spagna ad esempio Nadal e Moya non siano cresciuti circondati da campi di cemento, così come Ferrer a Valencia, Ferrero o Almagro a Murcia e Robredo a Barcellona. Non so neppure se Gasquet e Simon in Francia abbiano mangiato fois gras e cemento dalla nascita. Tutto questo per dire che non so se quello dei campi sia un falso problema e se davvero per il bene generale dovremmo cambiare la metà dei nostri campi. Mi ritengo tra quelli che preferiscono la terra e non solo per una ottusa idea di tradizione ma perchè per esperienza considero il cemento dannoso per il corpo e per nulla spettacolare. Se proprio dovessimo copiare qualcosa dagli americani nel tennis opterei per la mentalità piuttosto che per i campi.

  34. Avec Double Cordage scrive:

    @giorgio
    può darsi che il lemon bowl non sia il più importante in assoluto visto che ci sono anche il trofeo Bonfiglio etc. ma comunque è un torneo che capitando in un periodo festivo dove molte famiglie riescono a prendersi libero avrebbe un buon potenziale, ma giocarlo al freddo non mi sembra una gran trovata

    @finanziatore
    vedi è proprio perché c’è troppa gente che la pensa come te, e nemmeno a torto, che bisogna che la federazione o qualcon’altro che sia privato, pubblico comunale o statale investi in campi pubblici. Finanziatore, i tuoi finanziamenti cascano nel vuoto se non si fa crescere i giovani sul duro, che costituisce quasi il 70% delle superfici nei tornei importanti.

    Inoltre mi sa che ti sbagli, in Spagna i campi in cemento e sintetico non sono rari, il sistema spagnolo mi sembra che è più decentralizzato e basato su piccole accademie rispetto a quello francese che si basa maggiormente sulla federazione. Comunque sia in Francia che in Spagna molti campi in cemento si trovano nei club privati e pubblici e ci sono strutture con campi duri anche sull’isola di Nadal, sono arrivati anche con i turisti tedeschi in seguito al boom del tennis in Germania… sono andati tutti a finire in Spagna, Tunisia, Marocco etc. peccato perché come clima il nostro sud offriva le stesse cose, ma purtroppo da noi per questi investimenti non c’era il terreno fertile, ne dal punto di vista delle infrastrutture (aeroporti, strade, etc.), dell’amministrazione per non parlare poi della criminalità, altrimenti una buona fetta potevamo ritagliarcela anche noi… ormai è troppo tardi e l’occasione non si ripeterà, può solo nascere in casa ormai e per fare questo ci vuole un campione, e il campione può arrivare solo per un caso di fortuna esagerata visto che il terreno non è fertile da noi e gli atleti vanno a finire nel calcio, o per un cambiamento di atteggiamento allargando la base giovanile a dismisura e creando un ambito pubblico e scolastico per il tennis senza ogni barriera come negli USA parallelo ai vostri circoli che cosi possono continuare a mantenere i campi in terra battuta e tutto il resto (come negli USA dove campi pubblici e country club coesistono senza problemi)

  35. Roberto Commentucci scrive:

    Caro signor finanziatore, la ringrazio di cuore per il suo intervento, diretto e sincero, che mi consente di mettere meglio a fuoco uno dei problemi strutturali del nostro tennis. Vede, lei dice, in fondo giustamente, che non vuole vedere il brutto e poco salutare cemento invadere i nostri club. E dal suo punto di vista ha certo le sue validissime ragioni.
    Tuttavia, la domanda che io le faccio è la seguente: lei ama veramente il tennis?
    Perché se lei risponde affermativamente, converrà con me che se si ama il tennis si vuole che il nostro amato sport si diffonda sempre più: che acquisti importanza, che veda aumentare i suoi praticanti, che si conquisti spazio e visibilità sui media: giornali, televisione, riviste. Che aumentino i tornei organizzati nel nostro paese, che sempre più bambini vogliano imparare a giocare, eccetera.
    Ora, converrà con me che per ottenere tutto ciò non vi è che un mezzo: costruire dei giocatori italiani realmente competitivi a livello internazionale, in grado di arrivare ai vertici. Cosa che in Italia non accade più da 30 anni. Un periodo lunghissimo, signor finanziatore: una generazione e mezza.
    Ora, come abbiamo visto nel mio articolo, per poter arrivare ai vertici nel tennis attuale bisogna prima di tutto saper giocare bene sul cemento. Ciò dipende dalle regole del gioco, signor finanziatore.
    Quelle regole non le scriviamo né io, nè lei, nè la FIT: le scrivono l’ITF, l’ATP, e la WTA. Non possiamo fare nulla per cambiarle. Quindi, anche se non ci piacciono, dobbiamo accettare le regole del gioco, oppure non giocare.

    Pertanto, è necessario che i nostri giovani agonisti abbiano la possibilità d allenarsi e di competere sul cemento. E competere vuol dire poter giocare i tornei giovanili e i tornei professionistici minori anche sulle superfici veloci, in modo da sviluppare un bagaglio tecnico completo e competitivo.
    Gli esempi che lei ha fatto, circa i giocatori francesi e spagnoli, non sono calzanti, signor finanziatore, e glielo dimostro. I Moya, i Nadal, i Robredo, i Ferrero, gli Almagro, i Simon e gli Tsonga, pur essendo nati sulla terra (non Robredo, nato sul cemento) hanno sperimentato il cemento fin da ragazzini, grazie ai tornei sul veloce organizzati nei loro paesi.
    Per dimostrarglielo, ho fatto una piccola statistica.
    La terraiolissima Spagna ha organizzato nel 2008 8 tornei challenger e ben 42 futures. Di questi 50 eventi, se ne sono giocati ben 15 (3 challenger e 12 futures) su superfici veloci. Fa quasi il 30% del totale.
    In Francia, nel 2008, sono stati organizzati 7 challenger e 20 futures. Di questi 27 eventi, 18 si sono disputati sul veloce, e 9 sulla terra. La percentuale di tornei su superfici rapide è del 66%
    Nel nostro paese, lo scorso anno, si sono organizzati, grazie ai lodevoli sforzi della federazione e dei circoli italiani, la bellezza di 21 challenger e 34 futures, per un totale di 55 tornei minori validi per il circuito Atp. Tantissimi. Solo gli Usa ne organizzano più di noi. Purtroppo, di questi 55 tornei, a causa della vocazione terracentrica dei circoli italiani, solo 8, ovvero un misero 14%, si sono potuti organizzare su superfici rapide. E lo stesso, anzi peggio, avviene per i tornei giovanili, pressoché tutti organizzati sulla terra rossa.
    E’ quindi molto difficile, per i nostri ragazzi, abituarsi a giocare sulle superfici che realmente contano nel tennis professionistico. Se ci ostiniamo a farli crescere sulla terra, ben difficilmente riusciremo ad ottenere giocatori di alto livello.
    Pertanto, quel che è necessario fare, se si vuole davvero rilanciare il tennis in Italia, è trovare il modo di scindere, all’interno della Federazione, l’anima “ricreativa” da quella agonistica, due componenti che ormai, nel tennis moderno, sono diventate incompatibili.
    Alla nostra dirigenza spetta il difficile compito di trovare le risposte alle diverse istanze di queste due anime del nostro sistema tennis, che viaggiano ormai in direzioni diametralmente opposte.

  36. Voortrekker Boer scrive:

    Ci mancava solo il finanziatore…la prossima volta mi firmerò come “martello degli inglesi”.

    Comunque non sarebbe esagerato dire che in Francia la terra la si trovi solo al Roland Garros e non è un caso che gli ultimi migliori francesi siano giocatori da superfici veloci

    Infine al costo di essere ripetitivo ribadisco con forza e ardore: la maggior parte della popolazione tennistica italiana (amatoriale e agonistica) NON ha una benchè minima idea degli schemi di movimento da adottare sul cemento e sulle superfici veloci in generale, ecco perchè si sente dire da anni e annorum SEMPRE e COMUNQUE : il cemento fa male, è dannoso, w la terra rossa, w il re….
    E’ come se un fondista si mettesse a fare snowboard estremo dall’oggi al domani, credete che possa riuscire degnamente? Quindi per favore BASTA!!!! basta sentire i soloni del mattone tritato (me li immagino a pontificare sulla polvere rossa con pancetta incipiente, racchettone e tutto il necessaire) emettere sentenze in contumacia sulla superficie che ha reso famosi giocatori tra più grandi di questo sport. Quindi come Commentucci, anzi ancor più di Commentucci mi auguro una svolta, e sarò ben fiero, nel mio radicalismo, di dotarmi di un betoniera da parcheggiare di fronte ai “circoletti” pseudo-snob e vomitare cemento sui loro bei campetti.

    Ah les americains… dai les americains non si può scindere con discorsi strampalati la mentalità dai campi…perchè Connors,Mac,Agassi e Sampras furono figli di quei campi di “triste cemento”

  37. Avec Double Cordage scrive:

    sinceramente avrei altre cose da fare, ma il tema è cruciale e grazie all’intervento del signor finanziatore il discorso sta prendendo una piega troppo interessante, non riesco quindi ad astenermi

    Roberto sono perfettamente d’accordo con quello che dici, permettimi una pignoleria da ingegnere: la separazione ancor più che tra tennis ricreativo e agonistico andrebbe fatta tra tennis come social sport e tennis agonistico, il tennis agonistico infatti in una struttura come i campi pubblici (che sono quasi tutti hard courts) stile USA, Francia, Russia può convivere con il tennis ricreativo, è nei circoli più o meno esclusivi che questa coesistenza non porta frutti.

    …é da parecchio tempo che vado dicendo che ci vuole uno stimolo esterno per far muovere qualcosa all’interno della FIT, la nostra federtennis infatti ora come ora è essenzialmente una federcircoli con al suo interno alcuni personaggi che cercano di fare quel che possono per il tennis agonistico, ma essendo la federazione finanziata e quindi governata dal filo “tennis inteso come social sport” (stile golf, ovvero uno sport che si pratica essenzialmente per incontrare altre persone al circolo o alla club house con piscina etc. ma non per agonismo o per tenersi in forma come il jogging o lo sci di fondo) le persone all’interno della federazione che lavorano per creare il biotopo ideale per farci poi nascere i campioni saranno sempre all’opposizione e rischio scottatura.

    Non c’è dubbio che ci sono alcune persone con le idee chiare, ad esempio il presidente del comitato regionale del Lazio Tropiano ha apertamente ammesso la necessità di costruire campi pubblici. All’interno della rubrica Genitori&Figli (G&F) c’è un resoconto della relazione (della recente rielezione) di Tropiano fatto da Roberto dove si possono leggere queste cose, questo è il link http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2473

    la data del commento è 22 Dicembre 2008 alle 10:53 (leggetevi anche il commento immediatamente precedente di Roberto)

    consiglio anche la lettura del commento di Roberto sempre nelle stessa puntata di G&F alla data 15 Dicembre 2008 alle 11:06 e anche quello di Jan poco prima

    ad ogni modo io penso che per dare un inizio ad un movimento anche se die piccoli passi ci voglia una azione chiara dall’esterno, come lo può essere una fondazione di una associazione o una lega dei tennisti agonisti e di chi li sostiene, gestita in modo professionale e non dilettantisitico, e concentrata su agonismo professionistico e giovanile e campi pubblici. Anche se dovesse esistere solo per qualche anno una azione esterna del genere sveglierebbe anche la FIT al suo interno, il caso ideale sicuramente sarebbe se questa nuova entità riuscisse a durare nel tempo e alla fine del’evoluzione prendesse in mano anche gli incairchi ufficiali come coppa davis e internazionali d’italia con la FIT che poi potrebbe dedicarsi in pieno al suo compito di federazione dei circoli. Ma anche se ciò non dovesse succedere e la FIT partorisse al suo interno un organismo capace di mettersi in concorrenza con il nuovo ente tipo ATP-italiana, già questo sarebbe un passo quantistico. E anche se questa ATP-italiana dovesse alla fine dopo qualche anno dissolversi nel ramo agonistico della FIT non sarebbe un dramma, i due enti devono solo trovarsi in concorrenza non devono farsi la guerra e odiarsi per questo, mi rendo conto che nell’Italia monopolistica qualsiasi cosa con la parola concorrenza pare un utopia bella e buona

    il dato riportato da Roberto sui tornei Challenger e Futures organizzati in Italia e molto interessante, specialmente se messo a confronto con Francia e Spagna, certo da loro ci sono più tornei che hanno status ATP mentre da noi è rimasto solo il torneo di Roma che è pure un master series e quindi molto esclusivo e praticamente inaccessibile per la maggior parte dei giocatori italiani, ma questa massa di tornei che ancora si organizzano in Italia è un dato positivo e una delle poche cose rimaste del boom Panatta, è una fortuna dovuta alla passione e al lavoro della base. In questo in Italia siamo sicuramente al top con Francia, Spagna, USA e Argentina e probabilmente superiori pure a Russia e Svezia e quasi sicuramente alla Germania, tutto questa passione espressa in una moltitudine di magazine, forum internet, tornei base senza avere un top ten o un giocatore competitivo con il vertice da più di 30 anni… e ora assieme agli USA siamo pure praticamente gli unici ad avere un canale telivisivo monotematico con Supertennis, che magari non sarà Tennischannel (non lo so non ho visto nessuno dei due per ora) ma è per sempre una cosa straordinaria vista la situazione.
    Sembra strano ma l’America del tennis pare essere proprio l’Italia, se dovesse saltare fuori il Valentino Rossi o Alberto Tomba non immagino nemmeno cosa potrebbe succedere, anzi non servirebbe nemmeno un Valentino Rossi del Tennis basterebbe già un Capirossi o Biaggi…

    ad ogni modo sarebbe molto interessante se Roberto potrebbe fornirci un analisi completa dei tornei italiani (lo so è un lavoraccio 8) ma Roberto sarebbe capace di fare un lavoro con i fiocchi che meriterebbe un articolo completo) elencando superfici, date, durata storica e variazioni di mensioni, anche di quelli defunti come l’ATP Saint-Vincent

    intanto per chi volesse documentarsi su wikipedia c’è una lista dei tornei che comprende anche quelli defunti http://en.wikipedia.org/wiki/List_of_tennis_tournaments

    sarei curioso dove sono questi 8 tornei italiani sul duro, cosi a memoria mi vengono in mente solo il challenger di Bergamo e alcuni futures in Sardegna, probabilmente a Porto Torres, Olbia e Alghero… Roberto potresti chiarire, magari anche subito in forma di un commento se un articolo è troppo lavoro?

    OK forse dopo questo ulteriore mattone che farà rabbrividire i soliti noti, dove ho detto più o meno tutte le cose che mi stanno più a cuore (ho volutamente evitato di ripetere le altre cose importanti con le quali ormai ho rotto le scatole abbastanza, almeno per ora) forse riesco a stare zitto per qualche settimana

    un ultima cosa che vorrei chiedere a Roberto visto che è stato negli studi di supertennis è a che punto sono con lo streaming e il canale youtube? E come intendono seguire gli Australian Open? Ovvero c’è un idea per creare un programma con dei riassunti giornalieri delle partite del giorno prima dell’Asutralian Open fatto in modo da risultare interessante per i ragazzi più giovani (da 8 a 12 anni) quindi con interviste, servizi etc. …ci sarà un inviato di supertennis a Melbourne?

  38. finanziatore scrive:

    Le repliche giustamente non si sono fatte attendere e sono ricche di interessanti contenuti. Il Sig. Commentucci argomenta con una serie di dati che lasciano ben poco alla replica e ci presenta la realtà dei fatti in modo asciutto e senza fronzoli, il Sig. Double Cordage in modo altrettanto competente mi fa notare le differenze tra sistema spagnolo, francese e americano concludendo proprio con quest’ultimo e dandomi lo spunto per una ulteriore riflessione. Al tennis noi tutti vogliamo bene e non è solo per avere il nostro circolo a piacimento che ci finaziamo, ma anche per fare crescere i nostri giovani in un ambiente giusto, stimolante e con i migliori contenuti possibili. Vero è che su cento soci al massimo il 10% a occhio è interessato dal giusto discorso del Sig. Commentucci e forse neanche quelli, mentre il restante 90 e più per cento vive il circolo a scopo ludico e di socializzazione e ben preferisce i campi in terra piuttosto che quelli in sintetico o cemento. Questo lo si vede bene dai tabelloni delle prenotazioni. Detto questo, la mia idea è che si sbagli la mira perchè nella mia esperienza quello che vedo sono maestri che pur avendo a disposizione campi in sintetico o cemento fanno il 90 e rotti per cento delle lezioni sulla terra e utilizzano il veloce solo se la terra è inutilizzabile o prima di un torneo sul rapido. E’ forse la mentalità di chi insegna e di chi organizza tornei legata alla terra più ancora che la carenza di strutture il problema. Poi il Sig. Double Cordage mi spinge a dire anche che forse un intervento pubblico non guasterebbe e poi che magari tutti i soldi che si spendono per il canale Supertennis dove per lo più vedo passare match di trenta e più anni fa si potrebbero indirizzare verso qualcosa di più utile alla causa. Sono solo spunti i miei legati alla convinzione che tutto il peso della crescita del tennis italiano non debba gravare solo sulle spalle di chi paga e che in fondo in ogni caso non si vedrebbe ritornato nulla.

  39. Avec Double Cordage scrive:

    va beh già che ci sono propongo un ulteriore tema per un articolo di Roberto: Che fine hanno fatto i nostri top ten?

    Mi spiego meglio: spesso si dice che il calcio e altri sport come pallavolo, basket, nuoto (ma probabilmente anche sci) si prendono i migliori atleti e al tennis rimangono solo gli scarti a differenza di quanto accade in altri paesi come Francia, Spagna e Russia (negli USA questo non si può dire e risultati si vedono, si salvano perchè sono in 300 milioni) allora questi nostri potenziali top ten dovrebbero apparire da qualche parte. Certo sarebbe impossibile trovare questi potenizali talenti atletici tra fruttivendoli, impiegati e operai ma tra i calciatori e pallavolisti qualche atleta con il fisico giusto per far bene nel tennis penso sarebbe possibile individuarlo (e chiaro che si tratta solo di un esercizio per evidenziare la problematica, non è certo possibile convertire un atleta, è gia difficile farlo con un ragazzo di 10 anni…) Io mi occupo troppo poco di calcio e pallavolo (ciò è zero, per essere chiari, la pallavolo la odio fin dalle elementari per la troppa gente in campo e la rete troppo alta, mi sembra tennis sovraffolato per imbranati, e il calcio lo detesto da almeno 10 anni) e quindi non saprei dire nomi. Potrei solo dire delle banalità, che magari Luca Toni o Daniele De Rossi o qualche portiere come Buffon sarebbero potuti essere dei buoni tennisti, ma i veri conoscitori del calcio penso potrebbero individuarne molti di più, e anche esprimere delle motivazioni

    visto anche che nel tennis il foot-work è una delle cose più importanti, come nel calcio, penso che ancor più della pallavolo sia il calcio dove si nascondono i nostri Forget, Pioline, Wheaton, Costa, Robredo per on dire Djokovic

    non penso che vadano cercati nell’atletica che sta messa peggio del tennis, nel nuoto forse qualche personaggio ci potrebbe essere ma è difficile dirlo vista la totale diversità dello sforzo, magari nello sci qualche montanaro con la stoffa da top 10 ci può essere penso ai nostri giovani discesisti che si stanno facendo ben valere, Heel, Fill, Innerhofer, Staudacher… se quest’anno Seppi riuscisse a migliorare la seconda di servizio e fare qualche risultato eclatante magari popolarizzando il tennis nelle valli di casa, allora dal bacino che di solito fornisce gli atleti azzurri allo sci potrebbe saltare fuori qualcosa di interessante, dopo tutto anche Karin Knapp fino a 12 mi sembra faceva principalmente sci e non tennis e come puro talento tennistico lei non è certo fuori dalla norma ma come atleta nel tennis tra le ragazze in italia non c’è nulla di simile

    io penso che con una seconda di servizio decente Seppi quest’anno potrebbe essere un osso duro anche per i migliori, escludendo forse solo Federer che con la sua enorme scelta di soluzioni a disposizione può mettere in crisi anche un Seppi in forma strepitosa senza spremersi troppo

    ho comunque il sospetto che ci siano dei problemi alla schiena che impedisono un miglioramento costante e duraturo della seconda kick, spero di sbagliarmi

  40. andrew scrive:

    vaffantennis?

  41. Avec Double Cordage scrive:

    @Voortrekker Boer
    il tuo commento mi ha fatto cascare dalla sedia dalle risate, mitico! specialmente l’immagine della betoniera vomita cemento 8D

    @finanziatore
    complimenti per la civiltà e la pazienza, come avevo già scritto nel mio commento mattone, voi non avete tutti i torti, ma bisogna cambiare qualcosa e anche piuttosto radicalmente, mi sembra che siamo persino d’accordo su questo

    @Roberto
    se veramente ti va di scrivere un articolo su che fine hanno fatto i nostri top ten, e riesci ad individuarne qualcuno magari analizza anche da quale background sociale e famigliare provengono, ovvero se sono figli di avvocati e notai o di operai e impiagati

  42. Avec Double Cordage scrive:

    il lupo perde il pelo, ma non il vizio… giusto per rompere ancora un po’ le scatole con la mia amata erba sintetica ;) , ho seguito la dritta di Karlovic80 e ho trovato il sito del challanger di Dublino che in effetti come diceva lui si gioca su erba sintetica all’aperto, la cosa mi ha ulteriormente convinto nella mia sensazione che potrebbe essere una superficie ideale per l’ATP

    il sito http://www.shelbourneirishopen.ie è fatto veramente bene e nella sezione gallery ci sono alcune foto:

    questa è la superficie
    http://www.shelbourneirishopen.ie/gallery/images/RP0054655.jpg

    suddivido in due parti che altrimenti mi sa che ci sono problemi con il filtro per via dei link

  43. Avec Double Cordage scrive:

    questa una foto d’azione del torneo di Dublino
    http://www.shelbourneirishopen.ie/gallery/images/RP0054652.jpg

    ed è persino un posto pacifico visto che un indiano e un pakistano Prakash Amritraj & Aisam-Ul-Haq Quereshi hanno vinto il doppio
    http://www.shelbourneirishopen.ie/gallery/images/RP0054666.jpg

    un Australian Open su erba sintetica, magari blu, lo vedrei benissimo… cosi veramente ogni slam sarebbe su una superficie diversa Wimbledon e Roland Garros devono sicuramente rimanere intoccabili e anche gli US Open sul cemento vanno benissimo ma visto che i campi in cemento negli slam comunque gli rinnovano ogni anno, non ci sarebbe nemmeno quello dell’investimento per cambiare campi come ostacolo, è solo un fatto di volontà …e visto che i migliori come Nadal e Djokovic è da un pezzo che si lamentano degli infortuni l’erba sintetica potrebbe essere veramente il compromesso ideale

  44. Karlovic 80 scrive:

    @Avec Double Cordage
    Io mi ricordo sul duro i challenger di Bergamo, Cremona e Recanati.
    Gli altri 5 devono essere furures, tra i quali uno giocato a febbraio e vinto dal nostro Lorenzi, ma non mi ricordo dove.

  45. smashmatt scrive:

    Sono d’accordo sull’erba sintatica in quanto è una superfice che permette di vedere degli incontri molto belli tecnicamente essendo adatta sia a coloro che rimangono a fondo e sia a coloro che vanno a rete,permette di scivolare e gli incontri avranno una durata media inferiore a quella che oggi si ha sulla terra e cio permettera alla televisione di trasmettere maggiormente questo stupendo sport.
    E’ un materiale che permette di essere steso su qualsiasi superfice e quindi anche all’interno di palazzetti e ha zero costo di manutenzione inoltre può essere usato sia outdoor che indoor.
    La mia speranza è quella di vedere il tennis giocato sulla stessa superficie in tutto il mondo, come lo è per tutti gli altri sport.
    L’erba e la terra rossa andavano bene per l’epoca in cui 2 campi al massimo bastavano per svolgere un torneo e i giocatori erano molto meno di oggi.
    Infine andrebbe fatta una modifica sul punteggio dato che 2 set su 3 e 3 set su 5 sono 2 sport diversi,e cioè quella di usare lo stesso punteggio su tutti i tornei e manifestazioni dell’ATP WTA ITF e le federazioni nazionali, cioè giocare sempre 2 set su 3 con tie break a 7 su tutti i set (sia nella Davis nei Master, nei Slam ecc…).

  46. Skorpion scrive:

    Concordo con wik in tutto e per tutto; il compromesso ideale è nel mezzo e l’ATP come al solito ha operato scelte di bassissimo profilo ignorando e demolendo equilibri che rendevavo il tennis vario ed interessante. C’è troppo squilbrio tra le caratteristiche delle superfici; l’idea di un erba sintetica è interessante come operazione di “fine tuning” alla ricerca di qualcosa che restituisca un gioco spettacolare con ogni possibilità tattica. Non credo che il governo dell’ATP abbia le capacità, le conoscenze e la sensibilità per rendersene conto. Non sono d’accordo con il dover seguire ad ogni costo le sue decisioni, soprattutto quelle assurde o sbagliate degli ultimi anni che hanno fatto del tennis un pim pum pam, come dice wik, per me esageratamente veloce, surreale oserei dire visto che servizi e dritto viaggiano a velocità che in prospettiva saranno ai limiti delle possibilità umane per poter pensare di “variare” il gioco. Credo che scelte sciagurate prima o poi provocheranno delle reazioni; nei circoli da sempre la reazione è sempre stata fortunamente di un “niet” incondizionato alle assurdità ed alle pretese di “omologazione” e credo che mai nessuno si farà convincere da persone di tale ignoranza a cambiare i campi di terra rossa con quelli di cemento. Tecnicamente la terra battuta è una superfice “vera” in quanto si gioca nel senso che si tira e se sei tecnicamente scarso si vede subito. Con ciò chiaramente non si vuole dire che su erba, cemento etc etc non avvenga lo stesso seppur in altre forme ma rimane tra le varie superfici a disposizione una di quelle dove si gioca ancora a tennis per davvero. Le “regole” imposte dall’ ATP generano uno spettacolo monotono di cui faccio a meno. Rivedere le scelte e pensare qualcosa che riequilibri il discorso della spartizione dei punti e dei tornei in funzione di un tennis interessante e vario mi sembra l’unico obiettivo per cui valga la pena di darsi da fare. Mai e poi mai doversi costringere a cambiare qualcosa seguendo dei criteri sbagliati. Di campi comunali in cemento ne vedo una serie da queste parti, la gente ci gioca senza pagare ma nessuno ne rimane entusiasta. “Troppo duri, troppo veloci”. Sono belli una tantum poi si torna alla terra battuta ed al divertimento (sporadico) di qualche scambio sull’erba sintetica. D’altra parte per me il tennis è quello fatto di 4 stagioni se me lo distruggono non li seguirò più.

  47. Voortrekker Boer scrive:

    Per me la terra rossa qualcuno se la fuma, certi flussi di coscienza sono degni di Celine.

    Sentire poi che la terra è la superficie “vera”, dove emerge il “vero tennis” dove si vede se sei “veramente scarso”. Bè allora ragazzi abbiamo effettuato la cosiddetta Rivoluzione Copernicana Tennistica…quindi fuori dall Hall Of Fame Sampras,Rafter, Edberg, Connors e Mac etc… e dentro Mancini, Berasategui, Bruguera, Gomez e Muster. Tennisti “veri” ovvero visto che vincevano sulla terra.
    Anzi già che ci siamo perchè non riutilizzare i mattoni avanzati dalle demolizioni degli abusi edilizi? li separiamo bene dal cemento (guai mai!) e poi tritiamo il tutto e ne spediamo pure qualche sacco a Melbourne e a New York dove quegli incivili di aussies e yankees non hanno ancora capito cosa sia il “vero” tennis

    Buon 2009….

  48. Skorpion scrive:

    @@Voortrekker Boer@@ premetto che sono amante del tennis 4 stagioni quindi tutte le superfici secondo le loro caratterische classiche non certo l’erba attuale di Wimbledon etc etc Ho dato per scontato il significato di certe mie affermazioni. Parla con qualsiasi tecnico di valore e ti dirà che sulle superfici come la terra devi essere tu a tirare piutosto che “appoggiarti” quindi “se sei scarso si vede subito” nel senso che se non hai tecnica nell’eseguire i colpi e saperli spingere il difetto è vistoso fermo restando che mi piace qualsiasi titpo di superfice e che se hai colto il senso preferisco un tennis dove regni la possibilità per qualsiasi giocatore di fare quello per cui è più naturalmente incline a fare. Avremmo uno spettacolo vario dove ognuno se la gioca a modo suo come è avvenuto in altre epoche in cui la contrapposizione di stili ha rappresentato un momento di splendore tennistico. Poi liberi di fare come credono i signori dell’ATP ma non per questo io mi butto giù dietro di loro ne dovrebbero farlo altri. Voglio dire che il problema non sono il cemento o la terra battuta bensì la rottura di certi equilibri del mondo del tennis che hanno appiattito il gioco e lo hanno portato all’esasperazione con una semplificazione eccessiva. Il troppo stroppia in tutto ma purtroppo noto che le persone appassionate pur di appoggiare la loro preferenza di giocatori da lento o veloce, da rete o da fondo o quello che sia non la vogliono smettere di non essere obbiettivi trascurando un aspetto fondamentale che in tutte le cose avvicina od allontana: la libertà di espressione.

  49. Roberto Commentucci scrive:

    Io non ne faccio un problema di preferenza per i giocatori da terra o da veloce.
    Entrambe le superfici hanno la loro validità tecnica,perché premiano abilità diverse.
    E’ indubbio, tuttavia, che come dimostrò Tommasi tempo fa con una interessante statistica sui vincitori degli Slam, la terra rossa è quella che meno dice la verità circa la grandezza tennistica di coloro che si affermano su di essa. Basta confrontare l’albo d’oro del Roland Garros (con i suoi Albert Costa, Corretja, Muster, Gomez) con quello di Wimbledon o dell’US Open per capirlo.

    Tuttavia, non è questo che mi interessa. Io ne faccio solo un problema di competitività del sistema Italia, di risultati per il nostro tennis.
    Noi vogliamo continuare a competere sulla terra, e vogliamo quindi che la terra abbia la dovuta importanza nel tennis professionistico. Benissimo.
    Ma ha la nostra Federazione la forza per opporsi alle tendenze di lungo periodo del tennis mondiale, a forze che sono in atto dall’inizio dell’era Open? Evidentemente no.
    E quindi bisogna regolarsi di conseguenza.
    Le regole le fanno gli altri. A noi resta solo la scelta fra adeguarci e competere o isolarci e ritirarci.
    Ma da che mondo è mondo, resistere a cambiamenti che vengono da lontano, e portano lontano, non è mai stata una buona idea.
    E fra un po’ nei nostri circoli di ragazzini rompipalle non ne avremo più, per la felicità dei nostri arzilli vecchietti, che finanziano il tutto e quindi potranno continuare beati a giocare i loro infiniti doppi sulla terra rossa, fra un bridge e una canasta.

  50. Skorpion scrive:

    “Le regole le fanno gli altri. A noi resta solo la scelta fra adeguarci e competere o isolarci e ritirarci”

    Non necessariamente. Avremmo anche l’obbligo di far capire gli errori insiti in certe scelte non quello di adeguarci a qualsiasi decisione anche se sbagliata o ciecamente ottusa.
    La Federazione Italiana potrebbe anche muoversi per “consigliare” scelte equilibrate al governo dell’ATP fermo restando che spesso non sempre i cambiamenti forzati e peggiorativi hanno avuto successo. Alla fine credo che prevarrà l’equilibrio perchè sono tendenze aberranti quelle che vogliono mettere in atto. I professionisti per primi sono persone ed a nesuno di loro garba che facciano un campo su misura solo per Murray o per Nadal o per Federer.

  51. Roberto Commentucci scrive:

    Caro Skorpion la devo correggere: sono proprio i giocatori (tutti, non solo quelli di vertice) a spingere per uniformare le superfici, come del resto le palle: vogliono avere la possibilità di adeguarsi rapidamente, di torneo in torneo, alle diverse condizioni di gioco, anche allo scopo di evitare infortuni. In modo da poter fare più tornei, girare di più e guadagnare di più. Gli unici giocatori che ci perdono sono i terraioli puri, categoria in via di estinzione, ormai sono solo 4 gatti (a noi sembrano tanti per via che alcuni di questi gatti hanno la coda tricolore) e che nell’ATP contano come il due di picche.
    E poiché il tennis professionistico è amministrato dall’associazione dei giocatori, i desideri dei giocatori sono quelli che contano.
    La battaglia per il controllo del tennis mondiale, caro signor skorpion, è già stata aspramente combattuta, ed è stata disastrosamente perduta dalle federazioni nazionali.
    Esattamente quarant’anni fa.
    Io non so se quanto avviene è giusto, o se è sbagliato. Dico che non possiamo farci proprio nulla: né io, né lei, né il Presidente Binaghi, nè il presidente dell’ITF Ricci Bitti. I contratti sono là, sono firmati, le norme sono scritte, e indietro non si torna.
    I buoi sono scappati.
    Altri paesi, e altre federazioni, ne hanno preso atto, si sono adeguati, e hanno continuato a produrre giocatori.
    Noi cosa faremo?

  52. Skorpion scrive:

    Commentucci la ringrazio della precisazione. A mia volta “preciso” che i giocatori vogliono si uniformare ma secondo criteri di “equità”. Quindi Se Nadal strizza l’occhio ai campi dove la palla rimbalza alta (come da lui stesso detto chiaramente in un intervista recentissima successiva alla conquista del primo posto del ranking mondiale), così non è per Federer di sicuro e via dicendo. Vorrebbero anche tutti sempre lo stesso fondo ma certamente con caratteristiche che accontenti tutti e non scontenti nessuno. A prescindere dalle omologazioni, dalle superfici “truccate” etc etc a nessuno fa piacere assistere all’appiattimento del gioco verso un modello unico. Io non posso farci nulla direttamente presso i vertici di questo ATP ma dico la mia qui e credo che parlarne possa essere utile. Le mie idee sposano il piacere di vedere ancora qualcuno che taglia una palla, un altro che la arrota ed un altro ancora che la colpisce piatta e pensare che se gli viene in mente di creare un angolo e poi di di tirare nel campo scoperto e venire “giù” lo possa fare e poi ancora che ognuno faccia quel che gli pare perchè solo così mi diverto e vedo vincere il migliore. Temerari che giocano seguendo il loro istinto in questo tennis supersonico che ti toglie il tempo di pensare ce ne sono (pochi ma esistono ancora per fortuna). Questo vorrei che fossero il tennis e lo sport in generale. Un campo aperto in cui esprimersi secondo le proprie inclinazioni senza essere costretti a seguire dictat e quest’ uniformità che è il principio della decadenza.
    “Noi cosa faremo?” Abbiamo prodotto comunque ottimi giocatori e giocatrici dopo Panatta (unico in Era Open a vincere un torneo che conta oltre che, a mio avviso, aver fatto vedere un tennis stellare). I risultati sono mancati in generale ad altissimo livello ma forse la colpa è anche dei media che non hanno seguito a dovere il tennis dopo gli anni 80. E non sono dell’idea che la mancanza di un campione Italiano abbia influito su questo. Finchè la RAI trasmetteva le finali Slam correvano a vederle tutti e si appassionavano a seguire le sfide.

  53. wik scrive:

    Si,
    i buoi sono scappati quando gli States hanno imposto al mondo cemento perché conviene economicamente ed ora non si sá bene come corrergli dietro.
    Francia e Spagna, paesi mediterranei dove il caldo sui campi si fa sentire e la terra rossa allevia le nostre estati ci hanno pensato molto tempo fa e i risultati si son visti…..mentre da noi chi di dovere passava le giornate al Parioli. Vabbé lasciam stare vá che sul latte versato non si puó piangere, ma c’é un punto su cui Skorpian ha messo un dito nel posto giusto, il dubbio che se anche in Italia facessimo i tanto agognati campi pubblici in cemento sarebbero snobbati m’é venuto piú volte e un po’ me l’ha confermato.
    Perché ? perché una cultura dello sport da noi non c’é e per ragioni politiche nel dopoguerra non si é voluta sviluppare. L’interesse di chi allora governava era che per fare sport dovevi andare nei patronati della parrocchia o iscriverti alla locale associazione calcisitca, al massimo era concessa l’iscrizione all’associazione ciclistica. Sono state scelte ben precise e politicamente mirate che all’estero non si sono fatte. Coi risultati che si son visti e paghiamo ora ancor prima delle scelte dell’antica federazione. E i risultati ancor di piú li paghiamo oggi con lo snobbare lo sport praticato soprattutto agonistico. I campi pubblici li si doveva fare 50 anni fa, ora i buoi son scappati anche da noi, e temo come dice Skorpion che se anche oggi si costruissero rimarrebbero deserti o quasi.
    Rimediare non é facile, perché dal suo punto di vista Finanziatore ha ragione quando dice che preferisce e viene preferito il campo in terra ad altre superfici anche dai maestri, semplicemente per le ragioni del caldo e dei dolorini vari che il cemento ti provoca.
    Ma come dice Commentucci se si ama questo sport si deve chiedere e volere l’agonismo giovanile e l’agonismo di punta, e questo passa per le superfici rapide, volenti o nolenti e ci piaccia o non ci piaccia la federazione in questo momento io la vedo l’unica figura in grado di aprire questa prospettiva. Federazione che si, deve strizzare l’occhio ai circoli che la votano e la finanziano, e l’auspicabile credo sia nel lento coinvolgimento dei circoli e delle accademie private in questo aprirsi ai campi rapidi. Ma questo passo si deve fare !! e i due aspetti, quello espresso da Commentucci e quello espresso da Finanziatore possono e devono convivere. Ma il lavoro é ciclopico, rendiamoci conto di questo, siamo in ritardo di 20 anni e ci sono interessi economici non da poco di mezzo.

  54. Voortrekker Boer scrive:

    “La Federazione Italiana potrebbe anche muoversi per “consigliare” scelte equilibrate al governo dell’ATP”

    Come se all’ATP importasse qualcosa della FIT, fanno fatica ad ascoltare la USTA e la FFT, figuriamoci se si abbassano a prendere consigli dall’ing. Binaghi, il quale penso proprio che non ne abbia certamente voglia di rompere le scatole ai vertici, visti i sudori freddi che deve aver passato con gli Internazionali d’Italia.

    Vogliamo un tennis vario? allora rimettiamo a posto l’erba di Wimbledon, reintegriamo i tappeti veloci, ossia riportiamo il “sistema superfici” a com’era negli anni 80/90. Ossia Cemento australiano e americano primaverile, terra, erba, cemento americano estivo e stagione su tappeti indoor.

    Oppure torniamo al pre 1978: Grass Slam con Aussie Open, Wimbledon e US Open giocati su erba, qualche torneo in cemento outdoor, la stagione su terra e la stagione indoor…

  55. Skorpion scrive:

    Al Green Park di Posillipo i campi in cemento li hanno fatti e convivono con quelli in terra rossa 50/50 Un circolo di grandissimi appassionati ma i praticanti vogliono tutti o quasi il rosso :-) Sul cemento mi sa che nemmeno gli Americani ci vogliono giocare più. Al mio circolo (frequentatissimo) cemento poi trasformato in erba sintetica. Qui vicino casa mia un nuovo circolo ha messo due campi in cemento. La gente ci gioca e dopo mezz’ora si sente tutta stroppiata. Poi prova il clay e finalmente sorride convinta. Altro circolo frequentatissimo nelle vicinanze del mio abituale addirittura ha un cemento coperto e due scoperti … non c’è un circolo che non conosca ad avere questi campi. La verità è che sono schifati da tutti perchè uccidono le articolazioni e sono assurdamente veloci incompatibili con l’aspetto ludico del tennis. Questo per i praticanti schiapponi. Non è solo il comfort ad essere disprezzato ma anche il rimblazo frenetico e come dice wik davvero si tratta di stare dietro a delle casualità da pazzi in certi casi. Il problema è la mancanza di cultura sportiva per cui nessuno capisce che ci vuole equilibrio. In tutto intendo. Ecco perchè sostenevo che bisognerebbe dargli una ripassatina a certi “signori”. Scustae ma ora scendo e finalmente vado al circolo a giocare invece di fare chiacchiere … sul clay che è molto rilassante :-)

  56. Skorpion scrive:

    “Vogliamo un tennis vario? allora rimettiamo a posto l’erba di Wimbledon, reintegriamo i tappeti veloci, ossia riportiamo il “sistema superfici” a com’era negli anni 80/90. Ossia Cemento australiano e americano primaverile, terra, erba, cemento americano estivo e stagione su tappeti indoor.”

    E’ quello che ho sempre sostenuto Von Boer :-)

  57. Karlovic 80 scrive:

    Sono d’accordo con il Boero, a me piacerebbe un calendario vario, come quello del 1993, è quello che prendo sempre a paragone. Superfici vari, per tornei e giocatori vari.
    Si iniziava a gennaio con il cemento outdor Austaliano ed orientale in generale, poi fino a metà marzo si rientrava di nuovo sui carpet, mi viene in mente il torneo di Marsiglia, Milano, Saragozza, Copenaghen, Stoccarda etc..
    Poi c’era Miami e Indian Wells e qualche altro torneo esotico, tipo Osaka, Tokyo e Hong Kong, sempre all’aperto.
    Poi per qualche mese la terra rossa….poi la stagione dell’erba vera(quella con la festuca…).
    E poi nel mese di agosto i tornei pre Us Open sul cemento Americano tra cui il Masters di Canada e Cincinnati.
    Dal mese di ottobre in poi si rientrava indoor sui veri tappeti, quello che manca oggi:una vera stagione indoor, e quei pochi tornei che ci sono vengono disertati dai big. Altro aspetto da non sottovalutare, quello dei big che saltano questa mezza stagione indoor, già consci di aver guadagnato la Masters Cup.
    Ebbene in quegli anni c’arano i vari indoor velocissimi come Bolzano, Tokyo Seyko, Vienna, Lione , Pechino e Stoccolma.Con l’aggiunta di Anversa, Mosca ed il mitico Bercy. Tutti tornei giocati sui Pegulan, Supreme Court,Taraflex e GreenSet Trophy.
    Poi alla fine si finiva col Masters e magari la Grand Slam Cup.
    Come ha detto Boer, se si vuole versatilità e diversità si devono cambiare le superfici, e magari si potrà vedere più spettacolo.
    Chi si domanda perchè il serve and volley è scomparso?
    Ed il chip and charge?
    E per finire non mi trovo d’accordo con chi dice che vuole un solo tipo di campo nel tennis.
    Sarebbe la fine.

  58. Karlovic 80 scrive:

    Poi se è vero che l’Atp vieta d’ora in avanti i carpet nel circuito, è curioso come l’Itf nella Coppa Davis li adoperi.
    Come dimostra che sia la Republica Ceca, che la Svezia a marzo giocheranno indoor sul Gerflor Taraflex.
    Che senso ha questo?
    Ma come mi disse Giorgio Di Palermo “l’Atp è un’entità astratta”.

  59. Karlovic 80 scrive:

    http://ubitennis.quotidianonet.ilsole24ore.com/2008/07/11/103969-italia_prima.shtml

    Se volete, qui ci sono le risposte che Di Palermo fece alle mie domande su Ubitennis.
    In pratica spiega perchè è cambiato tutto.Spero il link si veda bene.

  60. Avec Double Cordage scrive:

    analisi perfetta di wik come al solito, con la storia delle parrocchie etc. hai centrato il bersaglio in pieno! Ad ogni modo non sono gli adulti che vanno ai circoli che bisogna attirare ai campi pubblici in cemento, anzi quelli va bene se rimangono dove sono e siamo sinceri non c’è alcun dubbio che rimarranno al circolo con la terra battuta, mai e poi mai andrebbero giocare sul cemento senza una doccia e una club house, nemmeno gratis.

    Invece il pubblico dei campi pubblici devono essere i ragazzini e i genitori appassionati che vogliono far provare il tennis al figlioletto delle elementari, poi se al piccolo il tennis gli piace ed è bravo lo portano all’associzione sportiva, all’accademia o se vogliono anche al circolo
    i campi pubblici non devono essere sovraffollati, anzi è meglio se è facile trovare un campo libero o almeno una parete per palleggiare, ripeto il senso dei campi pubblici non è il “tennis versione discount” per la massa di calciofili, servono solo per far fare i primi passi ai ragazzi

    e sono essenziali per sfruttare lo slancio di un campione che va in TV, se da noi ai tempi di Panatta avevamo un buon numero di campi pubblici adesso la situazione sarebbe completamente diversa, la stessa cosa è successa in Germania ai tempi del boom di Boris Becker hanno ficcato tutti nei circoli e si sono fatti un sacco di soldi, ma poi passata la sbornia da grande slam, i vari Goellner, Kiefer e Haas sono subito stato snobbati e i circoli si sono svuotati dei ragazzini perché troppo cari per i giovani, se invece si fossero costruiti dei campi pubblici come negli altri paesi gli addetti ai lavori i talenti potevano andare a scovarli li, ma ormai il treno è passato anche per la Germania e probabilmente farà la fine dell’Italia anzi loro il master series lo hanno già perso

    I campi pubblici in cemento bisogna costruirli, altro che! altrimenti se per un colpo di fortuna tra 5 o 6 anni ci arriva un top ten con un minimo di carisma (e al momento non è una speranza completamente fantascientifica) scoppia il boom e poi appena passato il campione muore di nuovo tutto, invece se in quegli anni abbiamo i campi pubblici il tennis può veramente prendere piede in Italia. Ma bisogna costruirli prima i campi pubblici, cio’é adesso perché al momento del boom nessuno ci pensa a costruire campi gratuiti con i circoli pieni, bisogna farlo prima

    dal mio punto di vista, e visto che dalla FIT non si muove nulla, lo si potrebbe fare anche in privato con la politica di piccoli passi, organizzando una specie di colletta tra gli appassionati, e ogni anno con i soldi raccolti si costruiscono un paio di campi prima in periferia e poi anche in campagna e in montagna. Se qualche avvocato o imprenditore con i soldi vuole sbizzarrirsi e metterci dei soldi veri, gli si può anche mettere la targhetta… con un po’ di impegno a livello locale e “grass roots” non penso che sia una cosa impossibile andando piano piano, magari partendo con dei semplici campetti minitennis con una parete palleggio nei parchi pubblici già esistenti, tanto abbiamo minimo 5 anni di tempo prima che il primo potenziale campione possa combinare qualcosa, inutile stare a dire i nomi che tanto sono i soliti 4 o 5 che tutti sappiamo

    come primo passo ci si potrebbe prefiggere la meta di costruire un solo campo concentrandosi solo su di esso, nella periferia di una cittadina fuori Roma o Milano, ma non troppo distante di modo che sia raggiungibile anche con i mezzi pubblici della grande città, una volta costruito questo primo campo che in un anno dovrebbe essere possibile poi da cose nasce cosa

    certo se si riuscisse a coinvolgere l’ATP con il suo circo mediatico che dovrebbe essere automaticamente interessato ad un azione simile sarebbe ottimo, ma non è una cosa indispensabile si può partire anche senza ATP

    per fare partire un azione privata del genere bastano 3 o 4 persone con molta pazienza, i contatti giusti a livello comunale e qualche soldo da spendere a fondo perduto per la propria passione, insomma io sarei a disposizione, e tra voi c’è qualcuno che ha voglia di metterci qualche soldo e parlare con il comune?

    Intanto si potrebbe fare il primo passo individuando il posto dove costruire il primo campo… tutto senza spendere un soldo, servono solo tempo, idee e parole, poi se si riesce a formare il gruppo con la massa critica ci si può attivare sul serio, io penso che con un centinaio di persone che non siano proprio disoccupati la somma necessaria per il primo campo la si riesce ad organizzare

  61. Voortrekker Boer scrive:

    ADC cogli nel segno, ma oltre ai campi pubblici ciò che realmente manca in Italia è la CULTURA dei campi duri o veloci in generale. I nostri maestri su questi campi non sanno che pesci pigliare, e ti credo che poi dicono che fa male giocare sul cemento, non ne sono capaci: nè di giocarci nè tantomeno di insegnare. E’ qui che siamo rimasti indietro anni luce: un maestro spagnolo,francese e inglese di norma SA come spiegare ad un allievo come giocare sulle superfici dure, cosa che l’italiano non è in grado di fare. Ad Angouleme in Francia ho visto giocare un sedicenne italiano contro un quattordicenne francese sul duro, l’italiano pur dotato di una tecnica particolarmente efficace si trovava in balìa del francese che gli era inferiore per fisico e tecnica, e puntualmente ha perso.

    Quindi ciò che manca è la CULTURA senza di questa saremo sempre soltanto un popolo di poeti,santi, navigatori e terraioli…

  62. smashmatt scrive:

    Vedo che dall’articolo e dai commenti emerge che la causa del campione che manca da più di 30 anni risiede sul fatto che gli italiani non sanno giocare sul veloce.
    La causa è ben altro, innanzitutto ci sono italiani che se la cavano molto bene sul veloce (Bolelli Sanguinetti Bracciali ecc…), ma il vero problema è l’educazione motoria che nel nostro paese è inesistente. Sino a quando non ci sara una vera cultura dell’educazione fisica a scuola e sino a quando i migliori ragazzi italiani giocano il circuito juniores fino a 18 anni, non si andra da nessuna parte. Abbiamo primeggiato negli anni in cui contava solo la classe, oggi non è piu cosi, la classe influisce al 20% del randimento il resto è testa e tenuta fisica.

  63. Avec Double Cordage scrive:

    @Karlovic 80
    molto interessante il tuo scambio con Giorgio Di Palermo, persona molto divertente tra l’altro, anzi se la volta scorsa ho capito bene, adesso dovrebbe lavorare per gli internazionali d’Italia, il che mi pare una cosa positiva e potrebbe sicuramente aiutare il torneo a crescere

    @Voortrekker Boer
    beh mi sembra abbastanza sensata la tua analisi, purtroppo non ho le competenze tecniche per confermarla, ma come ragionamento logico non fa una grinza quello che dici. D’altronde dove dovrebbero avere imparato i nostri maestri come ci si muove e gioca sul duro se non ci hanno mai giocato?

    Ad ogni modo queste sono cose del passato che inevitabilmente subiremo nel presente dei prossimi 5-10 anni, ma prima ci si da una mossa e si inizia a costruire campi in cemento / Greenset prima si potrà sperare di vedere un cambiamento nel futuro… prima o poi i nostri maestri impareranno come funziona la cosa, se non lo impareranno da soli bisognerà importare maestri da Argentina, Spagna e USA per cambiare questa cosa

    io non ho mai avuto problemi con le ginocchia, certo gioco solo a livello ricreativo ma sono nato sul cemento e greeenset e in tutta la vita avrò giocato si e non 10 volte sulla terra battuta, forse anche meno

    l’unica volta che il ginocchio destro si è fatto sentire è stato quando anni fa ho provato a modificare il servizio facendo quasi un ora al giorno di servizi ininterrottamente per giorni e giorni, beh dopo due settimane ho pensato che fosse meglio fare una bella pausa e ho mollato tutto per qualche mese, ma è una cosa normale perché avevo chiaramente esagerato …sono cose che succedono e mi è successo anche con lo skateboard ollando a ripetizione etc. a una certa età bisogna accontentarsi dei mezzi tecnici acquisiti in adolescenza e sinceramente il correre e frenare sul cemento non mi ha mai creato problemi, probabilmente è anche una questione di condizione fisica e peso, oltre che di footwork, per questo i campi in cemento oltre una certa età se si ha la pancia non vanno più bene, ma per quel ceh servono i campi pubblici questo è un bene cosi i pensionati rimangono sulla terra rossa dei mattoni tritati nei loro circoli, e i ragazzini sul cemento gratuito dei campi pubblici …e tutti vissero felici e contenti

  64. laura scrive:

    per chi afferma che il tennis su cemeto è solo bumbum bum e noioso :vi invto a commentare come noiosa e come” sport falso” la partita di ieri tra Nadal e Murray. Per me è stato un tennis spettacolare con soluzioni molto varie e senz ‘altro il serve andvolley è possibile eseguirlo con maggior successo sul cemento che sulla terra battuta dove i giocatori hanno maggior tempo sulla palla ed i passanti sono piùi incisivi.Questa è la mia opinione per quanto riguarda lo sport agonistico che non perde assolutamente fascino giocato sul veloce anzi…..è un gioco inevitabilmente più di vincenti che di scambi interminabilida fondo! Aggiungo che ancora una volta noi italiani ci dimostriamo allergici ai cambiamenti Non dico che per tutti debba essere così ma almeno per i giovani che saranno gli atleti di domani deve valere la regola che più si prova più si cambia maggiore sarà l’esperienza ed il bagaglio tecnico.

  65. TCC'75 scrive:

    A me sorprende sinceramente vedere che ancora il 33% dei tornei maschili siano in terra. Questo è principalemte quello che penalizza noi italiani.
    Se non ci fossero delle autentiche stagioni parallele sul rosso con una classifica che, secondo il mio modesto parere, dovrebbe essere anche essa parallela (tipo: coppa di specialità dello sci, categorie di peso nel pugilato o nel judo, stile nel nuoto, attrezzi nella ginnastica, ecc.) forse saremmo già riusciti a creare quel famoso top 10 che aspettiamo da 1 milione di anni. Se c’è gente che preferisce fare i challenger in terra a Cuneo o Trani (con tutto il rispetto dovuto alle manifestazioni ed ai circoli) quando il circuito americano sul cemento ti da più punti, più soldi e visibilità, allora è giusto che i risultati non vengano…

    Non dico che Volandri, Starace o Gaudenzi non abbiano la stessa dignità tennistica di altri, c’è solo un problema di classica ‘generale’. Dopotutto non è insolito che ai terraioli sia dia una testa di serie diversa a Wilmbledon, rispetto a quella che gli assegna il computer. Vedi Muster, Moya, Bruguera, per non parlare di Kuerten che neanche ci andava sui prati.

  66. Archipedro scrive:

    Molto interessante questo articolo, ed utile per chi ha un bambino che inizia a praticare il tennis e vuole guardare lontano. Anch’io punterei sul gioco veloce, ed in tale senso faccio prevalentemente allenare il piccolo da ambidestro, con due racchette contemporaneamente o con una che cambia di mano. Più difficile l’esperimento nella fase a rete, ma sempre utile. Credo anche che saper servire con entrambe le braccia sarà strategico. Ma soprattutto credo nella preparazione atletica diversificata, affinché la duttilità dell’apparato scheletro-motorio sia tale da consentire all’atleta il passaggio non traumatico da una superficie all’altra.
    Si noti che anche in altri sport (es. pallavolo) abbiamo sperimentato per decenni lo stress da superifici eterogenee (parquet, linoleum, sabbia…) senza essere in grado di studiare a fondo gli adattamenti del fisico a tali fattori: e nell’atletica gli “sportflex” d’ultima generazione stanno causando non pochi problemi (…).
    p.s. Quando dico che non occorre giocare sui campi in terra rossa a pagamento se trovi un buon campo in cemento fuori dalle scatole, e ti procuri una bella rete, non lo faccio solo per soldi. Anzi, non lo faccio affatto per soldi (…). Perché passare dal cemento alla terra rossa sarà di gran lunga più semplice, e naturale, che tentare il percorso inverso…

  67. Avec Double Cordage scrive:

    @tutti
    sul canale youtube dell’ATP
    http://www.youtube.com/ATPWorldTour
    A proposito, a quando il canale youtube di “supertennis”? Dobbiamo aspettare che si faccia una versione italiana di youtube??? va beh, pazienza… (comunque dai Roberto, adesso fai persino le telecronache per Supertennis, qualche informazione a riguardo la potrai dare o no, sarebbe interessante poter vedere i vari servizi e talk show di Supertennis, almeno degli spezzoni di essi, io non ho visto ancora nulla, solo i video promo e Barazzutti con Corrado a domenica in che hanno messo sul sito federtennis)

    c’è un breve video (nulla di particolare, le solite cose un po’ progpagandistiche che non possono offendere nessuno) sulle superfici preferite dei vari giocatori con interviste Hewitt, Nalbandian, Gasquet, Berdych e qualche altro
    http://www.youtube.com/watch?v=-_ZfIBtglsw

    @Karlovic 80
    nella tua idea di tornare indietro agli anni novanta con repentini cambiamenti di terreno non ti seguo, certo sono anche completamente opposto a una totale standardizzazione del tennis che è nato come sport suddiviso in 4 categorie un po’ come lo sci è suddiviso in slalom, discesa e gigante, ma quello che dicono i pro è molto sensato… la soluzione come al solito sta nella via di mezzo

    io sarei per suddividere la stagione in 4 o massimo 5 parti se ci vogliamo mettere anche 3 o 4 tornei su tappeto traflex/supreme court

    poi un po’ come accade nel motociclismo con le monogomme, stabilirei per ogni stagione o anche per 2 o 3 stagioni di fila alcuni abbinamenti fissi, tipo il cemento per tre anni deve essere solo di un tipo, ad esempio per 3 anni Greenset, poi magari subentra un altro produttore per non ostacolare il mercato

    non solo, ad ogni superficie secondo lo stesso schema abbinerei un fornitore di palle, ad esempio Greenset+Wilson o terra battuta+Dunlop

    se non addirittura stabilire come una specie di sponsorship per due o tre stagioni di fila, 3 fornitori ufficiali unici per i 3 diversi gradi del tour ad esempio quello futures con palle Tretorn su tutte le superfici, il tour dei Challenger con palle Dunlop su tutte le superfici, e il tour ATP+Grand Slam con palle Head su tutte le superfici… poi ogni 2 o 3 anni si rifanno i contratti e magari si cambia marca, poco conta

    ad ogni modo la stagione dovrebbe seguire schemi ben precisi per i migliori, poi per quelli che giocano i tornei minori facciano quel che gli pare anche il regional toru se li rende felici

    ma per i top player il tour dovrebbe essere lineare con il minimo indispensabile di cambiamenti di superficie, già i cambiamenti di altitudine, umidità e clima influiscono non poco sul gioco

    partirei con l’erba sintetica agli Australian Open e in tutti i grandi tornei prima e dopo metterei la stessa erba sintetica con le stesse palle ad esempio Head, magari cambiando il colore della superficie nei vari tornei usando oltre al verde anche il blu e il viola visto che ciò è possibile con l’erba sintetica. Qust’anno sarebbe stato Doha, Chennai, Brisbane, Indian Wells, Miami (ma come già detto in passato io sostituirei Indian Wells e Miami con un torneo Major itinireante a ritomo di ca. 5 anni della durata di due settimane come gli slam e con lo stesso campo partecipanti degli slam e montepremi solo lievemente inferiore tralsciando solo il doppio misto e i tornei juniores, anche per stabilizzare gli Australian Open e non renderli più attaccabili dai vari sceicchi e capitalisti cinesi ma questa è unaltra storia)

    dopo ci sarebbe la stagione su terra battuta con Madrid come major itinerante di due settimane, preceduto da Roma e seguito da Monte Carlo, Barcellona o Amburgo culminante nel Roland Garros, ovviamente la terra battuta non è standardizzabile ma le palle per la terra battuta si, che ovviamente sarebbero quelle che da sempre si usano a Parigi

    poi Halle, Queens e Wimbledon, stessa storia ma a parte la variabile Queens quando si tratta di erba tutti cercano comunque di riprodurre Wimbledon e mi sembra che tutti già utilizzino le stesse palle che si usano a Wimbledon, se solo fosse possibile io comunque aggiungerei una settimana tra la fine del Rolad Garros e Wimbledon per allungare di una settimsns ls stsgione dell’erba e dare una settimana in più di riposo per i migliori, e visto che gli inglesi non si sposterebbero nemmeno di un giorno visto che non riescono nemmeno a liberarsi di regine, principini tampon etc. bisognerebbe anticipare il Roland Garros di una settimana, purtroppo conoscendo i francesi e visto che dovrebbero farlo per via dell’immobilismo inglese tutto questa è una chimera bella e buona anche se gioverebbe a tutti e aumenterebbe lo spettacolo

    dopo Wimbledon ci sarebbe Newport sulla east-coast americana per i soliti animali erbivori in pericolo d’estinzione (che però grazie alla prima parte della stagione su erba sintetica potrebbero anche avere un revivial spettacolare scontrandosi su di essa con i baseliner e giocatori tuttocampo tipo Tsonga) e poi Canada, Cincinnati e US Open tutti sulla stessa superficie di cemento ad esempio greenset + palle Wilson, ovviamente con libertà di scegliere i colori del cemento …sono un dittatore benevolo ;)

    personalmente io finirei di nuovo con l’erba sintetica nei tornei indoor e nel masters di fine anno (inserendo un ulteriore major itinerante di due settmane come quelli di Madrid e quello Asiatico/Americano ma questa volta indoor, che nella situazione economica attuale potrebbe collocarsi idealmente in un paese arabo, questo lascerebbe liberi i giocatori di giocare tutti i tornei che desiderano - lascianod il limite attuale dei 18 risultati miglior - visto che i punti pesanti si possono fare solo nei 7 major + Coppa Davis, la quale dovrebbe mettere in palio ca 2/3 dei punti di Wimbledon per un giocatore che vinca la coppa vincendo tutti gli incontri, ovviamente Davis a 32 squadre altrimenti non ci sarebbe parità di opportunità) perché la reputo la superficie capace di offrire potenzialmente il maggior spettacolo permettendo ai vari stili di gioco di confrontarsi e in più riducendo lo stress sul fisico dei giocatori al minimo, relegherei quindi i tappeti taraflex, supreme court etc alla Coppa Davis, dove lascierei libertà di scelta di palle ma formerei un team di addetti all’installazione dei campi limitando la scelta a terra battuta, erba naturale + le due superfici in uso nel “major tour”, quindi a seconda dell’anno e del contratto: Greenset (DecoTurf, Plexicushion o Reboundace a seconda di chi si trova ad essere fornitore del tour, un po’ come è succsso in alcune stagioni con Bridgestone e Michelin in formula uno e MotoGP) e la stessa cosa per l’erba artificiale … per i tappeti limiterei la scelta a 3 o massimo 4 prodotti (taraflex, SupremeCourt, GS-Trophy etc.), magari cambiandone uno ogni 2 o 3 anni per lasciare aperto il mercato e la concorrenza. Ad ogni modo le superfici dovrebbero essere messe in posizione da un team dell’ITF in modo da garantire condiziono di fair play ed evitare paludi di sabbie mobili e erba umida e scivolosa come nella foresta pluviale

    il fatto di finire ed iniziare la stagione sulla stessa superficie poi mi sembra un ulteriore cosa a favore della salute dei migliori giocatori, che sono quelli che giocano più partite e sono quindi più a rischio infortuni

    con un calendario del genere in oltre i big avrebbero un pausa di quasi due mesi volendo, allungandone magari la carriera, mentre per gli altri giocatori se vogliono giocare la pausa sarebbe quella attuale di 2 o 3 settimane se contiamo anche i challenger

    tra i grandi tornei poi, i big avrebbero regolarmente 2 o 3 settimane di riposo, questo si ottiene limitando in pratica, ma non per obbligo la loro stagione principalmente ai 7 major (4 slam + 3 major itineranti) più uno o due tornei minori per apparire in casa (come Federer a Basilea e Djokovic a Belgrado) o fare cassa, o rifarsi di un risultato negativo nei major

    avendo le due o 3 settimane di pausa tra i major rende possibile anche la partecipazione alla Coppa Davis dei top players, anche perché questo è uno sforzo concentrato in soli tre giorni per i turni precedenti la final four (va beh sto sfarfallando ;) ma veramente mi sa che qui mi tocca prendere la barracca in mano io :D possibile che non ci sia uno straccio di Bernie Ecclestone capace di dare slancio al tour) e la Coppa Davis giocata tra i 7 major utilizzando anche gli stadi dei master series degradati, come Amburgo etc. renderebbe la Coppa Davis molto spettacolare inserendola come componente fisso del tour dei big assieme ai majors ed il masters di fine anno… naturalmente ;) ad eliminazioen diretta con 16 giocatori e tutto besto of five sets

    proprio qualche giorno fa ho letto un frase di Rino Tommasi che defini la “Grand Slam Cup” di Monaco del 93 o 94 il torneo dell’anno con tutte e due le semifinali e la finale giocata al quinto set, secondo Tommasi il torneo era migliore degli slam di quell’anno… e ovviamente la “grand slam cup” si giocava best of five ad eliminazione diretta con 16 giocatori… toh delirio totale questo post ha chiaramente oltrepassato i limiti del sistema blog, mi sa che mi tocca trovarmi un ghost writer e scrivere un libro, dai mi scuso con chi si è letto tutta questa faccenda … aggiungetevi al gruppo di quelli che non mi leggono più, e sinceramente e anche un po’ colpa volstra visto che ho avvertito che il tutto era per Karlovic80 ;)

    una cosa che non capisco comunque e questo continuo parlare di regional tour da parte di Jon Wertheim, ma che diavolo sta dicendo, fino a poco fa erano tutti world series qui e world series la con hockey su ghiaccio, Nascar e baseball e balle varie e mo vuole i regional tour, ma che si facciano una bella world series di wrestling con le squadre “nazionali” di oklahoma, nebraska, arizona e puortorico etc. e che non romapano le scatole sti merigani tztztz

    per altro dalle parole di Di Palermo, il quale avendo lavorato per l’ATP le cose deve saperle, il tutto più che dal ATP dipende dal buon senso dei direttori di torneo, ci vorrebbe un personaggio capace di connetterli e costruire ponti tra i vari Tiriac etc. evidentemente all’interno dell’ATP un personaggio del genere non c’è, probabilmente dovrebbe essere un direttore di torneo, forse uno tipo Pasarlell che se non sbaglio dirige il torneo di Indian Wells

  68. Karlovic 80 scrive:

    @Avec Double Cordage
    Non mi sono ancora ripreso del tutto …..
    Mi sa che per risponderti dovrò prendere un mese di ferie…

  69. renatovio scrive:

    ritengo che il cemento sia attualmente la superfice più “democratica”;non è troppo veloce per i cosiddetti terraioli ed è ovviamente più veloce della terra battuta.Non a caso i giocatori spagnoli,tipo ferrer,oltre ad indubbi progressi specifici tecnici,siano diventati competitivi anche sul cemento,che è bene ricordare quest’anno sarà dello stesso tipo per il grande slam australiano e quello della grande mela.sarebbe davvero auspicabile che nei nostri circoli ,oltre agli amati campi in terra rossa che oggettivamente salvaguardano meglio le nostre articolazioni,venissero predisposti più campi in cemento che aiutano la velocizzazione dei movimenti del braccio e soprattutto….scoraggiano o depotenziano gli “odiati” pallettari. Renato

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