Tsonga rivelazione e personaggio. E’ lui il nuovo Baghdatis?
Vincitori tristi e finalisti per caso

 
19 Gennaio 2008 Articolo di Andrea Scanzi
Author mug

Il sosia di Cassius Clay, n.38 del mondo, già un quarto turno in uno Slam, nel 2007 ha recuperato 169 posizioni nel ranking Atp. Deve affrontare Gasquet. Ecco perchè assomiglia al tennista di Cipro. Se non arriverà al vertice Atp raggiungerà però…il cuore degli appassionati. 

Gli Australian Open sono lo Slam più prodigo di sorprese e volti nuovi. Ora vincitori tristi (Thomas Johansson), ora finalisti per caso (Clement, Schuettler). Due anni fa, Melbourne regalò la splendida favola di Marcos Baghdatis.
Il ruolo di rivelazione (fino a un certo punto: è 38 al mondo e ha già un quarto turno Slam in carriera) spetta ora a Jo-Wilfried Tsonga. Il francese, nato il 17 aprile 1985 a Le Mans, non raggiungerà la finale a Melbourne, ma in comune con il cipriota ha almeno due cose: il colpo migliore (dritto) e la naturale capacità – che non si insegna a scuola – di essere “personaggio”, di avere carisma, di ispirare simpatia. Di dare la sensazione, in campo, di divertirsi e giocare per il piacere, più che per la vittoria.
La prima grande sorpresa del torneo l’ha firmata lui al primo turno, battendo in quattro set quell’Andy Murray – sempre meno “geometra” Mecir e sempre più “attendista” Wilander – dato alla vigilia come probabile anti-Nadal in semifinale. Tsonga ha vinto divertendo, sciorinando il suo tennis d’attacco: gran servizio, dritto a tratti devastante, ottima copertura della rete e buonissimo gioco di volo (soprattutto in questi bassi tempi arrotini).
Tsonga, incredibilmente somigliante a Cassius Clay (non tanto Muhammad Ali: proprio il Clay giovanissimo ed esordiente, che più di quarant’anni fa batté la prima volta Sonny Liston), non è un fenomeno. A immaginarlo nei primi 10 fai (molta) fatica. Il rovescio, per quanto migliorato nell’ultimo anno, è ancora il suo punto debole, assieme a una mobilità che – considerato il fisico monumentale - non può essere rapidissima. Il timing non sempre è perfetto, a volte stecca vistosamente per il gusto di anticipare troppo. Non è un fighter alla Nadal o Ferrer: proprio perché si diverte giocando, non meno di Baghdatis è capace di entrare e uscire di continuo dai match, lasciandosi scivolar via (quasi) con noncuranza il risultato.
Ciò che più preoccupa, a lungo termine, è però la fragilità fisica. Dopo un ottimo esordio a livello Atp (a fine 2004 sconfisse Moya a Beijing e Ancic a Parigi), “Cassius” Tsonga ha affrontato una serie infinita di iatture: problemi alla schiena, due infortuni alla spalla destra, guai agli addominali. Nel 2005 ha giocato soltanto otto tornei, idem nel 2006. Di fatto è stato fermo due anni, crollando in classifica (ad aprile 2006 era fuori dai primi 400) e facendo crescere la convinzione che il “francese nero” forte era Gael Monfils, non lui. Nel 2005 gli fu data la wildcard al Roland Garros; lo misero sul centrale, trovò Andy Roddick; Tsonga non stava in piedi, era sovrappeso, si muoveva malissimo. Fece tenerezza. Chi lo ha visto solo quella volta, fatica a credere che quello stesso giocatore, nel 2007, a suon di challenger vinti (5), semifinali Atp (Lione) e un ottavo a Wimbledon, ha recuperato 169 posizioni chiudendo al 43esimo posto del ranking.
Ora Tsonga trova Richard Gasquet, proprio come sette mesi fa a Wimbledon. Quella volta vinse Gasquet in tre comodi set. Si sono affrontati altre due volte a livello Atp, a fine 2007: Tsonga ha vinto a Lione, Gasquet nel primo turno di Parigi Bercy.
I due si conoscono a memoria, sono quasi coetanei (Gasquet ha un anno di meno) e neanche una settimana fa hanno vinto insieme il torneo di doppio a Sydney, battendo in finale i Bryans. Gasquet è più talentuoso, più sontuoso, più “prescelto”. Tsonga, anche da ragazzino, ha invece viaggiato sottotraccia. C’era sempre qualcuno su cui la Federazione francese puntava di più (non solo Monfils, che ne è la versione eccessiva e debordante, “circense” e verosimilmente sopravvalutata). Nel 2003 chiuse come numero 2 junior al mondo, ma forse nessuno (se non il suo coach Eric Winogradsky) si aspettava uno Tsonga a questi livelli.
A Melbourne si è sempre trovato bene. Da junior fece semifinali nel 2002 e 2003 (nel secondo caso fu sconfitto dal tennista a cui più somiglia “mediaticamente”, Baghdatis). Un anno fa, ancora convalescente e con classifica improbabile, nel primo set tolse un set ad Andy Roddick in quello che si è rivelato il tie-break più lungo nella storia del torneo (20-18). Chi lo ha visto battere Hewitt al Queen’s sa che nelle superfici rapide (su tutte erba e indoor) si esalta e vale – se in modalità “on” – i primi 15-20 al mondo. Non va fatto passare per un mero “clavatore”, non è mica Roddick; casomai, forzando la mano, lo si può paragonare al miglior Mirnyi, con qualcosa in meno sulle volèe e molto di più nel gioco da fondo. Eclettico, fantasioso, imprevedibile (anche per se stesso). Molto rapido, quasi felino nella corsa in avanti (meno in quella laterale). Ha cominciato il 2008 con una semifinale ad Auckland (nel torneo successivo, Sydney, è stato battuto da Seppi), dopo Melbourne si affaccerà nei top 30.
Con Gasquet, in un derby “amichevole” sulla carta affascinante, c’è in gioco la rivincita di Wimbledon e il primo quarto in carriera. E’ giovane, non gli mancheranno altre occasioni. Se il fisico mastodontico (ufficialmente 1.87 per 90 chili) gli dà tregua, Jo “Cassius Clay” Tsonga può essere uno degli underdog (di lusso) più esplosivi e funambolici del circuito. Un tennista “necessario”, perché dotato di qualità – simpatia, eclettismo, carisma, imprevedibilità – che raramente conducono ai vertici del ranking, ma che quasi sempre trovano vie preferenziali per raggiungere il cuore degli appassionati.

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8 Commenti a “Tsonga rivelazione e personaggio. E’ lui il nuovo Baghdatis?
Vincitori tristi e finalisti per caso”

  1. Roberto Commentucci scrive:

    Molto bello questo profilo. Io credo che nei primi 10 Tsonga ci possa arrivare, mi piace moltissimo come gioca e concordo sull’aggettivo usato da Scanzi: carismatico.

  2. andrew scrive:

    sinceramente io invece lo percepisco in modo diverso: mi sembra molto serio, ossia interpreta seriamente un tipo di gioco effettivamente spettacolare…a me in alcune movenze ricorda Sampras… dovevano cambiargli il rovescio da due mani a una mano anche a lui e sarebbe stato perfetto…

  3. luca scrive:

    Off topic
    Federer è proprio un campionissimo; merita la gloria conquistata sul campo. Anche se non gioca il suo miglior tennis, vince.
    Onore al merito; non importa se ha vinto 10 / 8 al quinto e con un avvesario che non è Nadal e Djokovic.

  4. Voortrekker Boer scrive:

    andrew sono d’accordo con te, io ricordo ancora il match di primo turno l’anno scorso contro Roddick, l’americano dovette tirare fuori il meglio di sè per vincere al quinto contro un avversario determinatissimo.

    Anche se con il rovescio a una mano sarebbe più pericoloso dal pdv offensivo,penso cmq che abbiano atto bene a costruirgli un bimane sicuro, soprattutto in vista della terra rossa e del rallentamento globale delle superfici.

  5. Karlovic 80 scrive:

    Piu che Mirny,mi ricorda lo sfortunato Taylor Dent ma più debole sulla volèe e con gli stessi problemi fisici.Sampras….lasciamo stare.
    Troppo discontinuo per entrare nei top 10,come Dent.

  6. Mario scrive:

    a me piacciono molto i giocatori “normali” e un po’ “sfigati” perché dimostrano come tutto sia possibile anche senza essere fenomeni.
    tsonga è uno di questi, come credo che possa rientrare in questa categoria anche ferrer.
    la partita contro gasquet non la vedo così scontata

  7. andrew scrive:

    …ma allora devo sbilanciarmi…

    se continua con questa serietà, Tsonga è da primi 5 del mondo…

  8. Sette scrive:

    Anche secondo me può arrivare nei 10 (più su è impossibile dirlo, per ora): se ci sono arrivati Schuttler, Davydenko e Ferrer, non vedo perché non dovrebbe farcela un Tsonga in continuo miglioramento.

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