Il vento dell’Est e Tsonga
Nessuna del poker è un “prodotto” della sua federazione nazionale

 
23 Gennaio 2008 Articolo di Ubaldo Scanagatta
Author mug

Virtual Tour: Day 11!

Tre delle semifinaliste sono uscite dall’Academy di Bollettieri. Il simpatico Tonga pianse…su quel letto d’ospedale. “Sono come un giocatore di calcio che deve tirare un rigore…cerco di approfittarne. E non sono un robot”

Click here to read Neil Harman (The Times) on Sharapova, Richard Evans (Tennis Week) on Serbian players, Christopher Clarey (International Herald Tribune) on Federer and his…rabbit and more news.

Nell’ Internationel Press Clipps trovate Harman sulla Sharapova, Evans sui tennisti Serbi, Clarey su Federer e il suo…coniglio e molto altro ancora.

MELBOURNE _ Non era mai successo in nessuno Slam che sulle ragazze soffiasse così forte il vento dell’Est. Al dominio delle russe un po’ ci si era abituati, soprattutto nel 2004, ma qui è la prima volta che, con le serbe Jankovic e Ivanovic, la slovacca Hantuchova e la russa Sharapova, le quattro semifinaliste appartengono tutte all’ex blocco comunista. Nessuna di loro, pur sventolando bandiere dagli identici colori (rosso, blù e bianco), vive in realtà nel Paese natìo. Nessuna può dirsi neppure prodotto tecnico di una scuola nazionale: Jankovic, Hantuchova e Sharapova hanno frequentato a lungo la celebre e giustamente celebrata Accademia di Bollettieri in Florida, la Ivanovic ha trovato giovanissima uno sponsor svizzero e un talent scout italiano. Se ci si deve fidare di Djokovic “in tutta la Serbia non esiste un solo campo in cemento”, mentre per la costruzione di un centro d’allenamento indoor sono in concorrenza la federtennis serba _ ora che, ancora parole di Djokovic, “Il tennis è diventato lo sport n.1” _ e la…famiglia Djokovic che oltre a Novak si preoccupa di tirar su anche i suoi due fratellini Marko, 16 anni e qui eliminato nel torneo junior, nonchè Djordje, 12.
Insomma i meriti di quest’esplosione dell’Est _ come già per le russe, dove però almeno l’ex defunto Presidente Boris Yeltsin una qualche influenza l’ha avuta _ sono più frutto di un impegno individuale, o tutt’al più d’un padre (Yuri Sharapov) o d’una famiglia, che di un’organizzazione federale. Era già accaduto, in Bulgaria, con le tre sorelle Maleeva, allenate dalla madre Yulia Berberian. Ma anche, uscendo dall’Est, alla Spagna dei fratelli Emilio, Javier e Arantxa Sanchez, più stimolati da mamma Marisa che da una federazione allora semi-inesistente.
L’Italia, insomma, al di là degli endemici difetti organizzativi, è anche obiettivamente un tantino sfortunata a non esser riuscita a “produrre” un campione, o una campionessa, in 30 anni. Ce l’hanno fatto Paesi come l’Ecuador, il Cile, Cipro, l’Olanda, la stessa Svizzera, l’Austria, il Belgio…. Diversi ragazzi italiani hanno recentemente imitato il percorso serbo-russo-slovacco: un paio di loro nella propria fascia di età, il dodicenne Quinzi, il quindicenne Miccini sono già discretamente noti in ambito internazionale. Se son rose…
Sia pur uscendo dai confini dell’Est sono tutti europei anche i semifinalisti in pantaloni (dall’alto del tabellone Federer e Djokovic, Tsonga e Nadal) _ mai accaduto prima qui Down Under _ e, seppur di pelle scura com’era anche Noah, Tsonga è il solo vero prodotto di una scuola efficientissima, superorganizzata, quella francese che non a caso qui è riuscita ad allineare infatti nei due singolari ben 29 partecipanti.
E di tutti gli otto superstiti proprio Jo Wilfried Tsonga, 22 anni, n.38 Atp (e n.224 nel febbraio 2007) è certo il personaggio più nuovo, più inatteso. Ha messo k.o. Murray, Gasquet e Youzhny. Stamani alle 9,30 incontra Nadal e chissà che finalmente alla prossima conferenza stampa non smettano di chiedergli che cosa pensi della sua straordinaria rassomiglianza con il giovane Cassius Clay _ è diventato un rito ormai _ con lui che ripete invariabilmente come un disco rotto “E’ un onore…vorrei sapermi muovere come lui, come una farfalla…per pungere come un’ape”.
Eppure, vicecampione dietro Baghdatis nel 2003 (battuto nella finale dell’US Open), il francese di padre congolese, è sempre stato uno dei migliori del mondo, nelle varie categorie anagrafiche. Non fosse stata per quell’ernia del disco, e i successivi acciacchi, sarebbe “esploso” molto prima. Lo scorso anno preferì addirittura rinunciare al “suo” Roland Garros pur di rimettersi a posto fisicamente, anche se al momento non era infortunato. Insomma è uno che ha sempre pensato in grande. E un personaggio che ha feeling interattivo con il pubblico. “Non sono un robot…Cerco di approfittare del momento…sono come un giocatore di football che segna su rigore!”
Ieri chiedevano a lui gigante d’un metro e 87 per 90 kg, gigante d’argilla per un biennio in cui è sempre stato “rotto” se non sognasse di poter imitare il suo idolo Noah , ultimo nero a vincere uno Slam (Parigi 1983) e lui serissimo: “Certo, se non sarei venuto qui”. Non è, del resto, il sosia di “The greatest”? Ma non ha nemmeno dimenticato quando, “Ho pianto, sdraiato sul letto bianco di un ospedale dopo l’operazione al disco…Avevo chiesto al dottore: ‘ma potrò tornare a giocare a tennis?’ E lui m’aveva risposto: ‘Sarà dura…’”.
Ma oggi le cose sono cambiate: “Ho l’impressione d’essere fatto per i grandi match nei grandi stadi… e ora negli spogliatoi non chiedo più a tutti e ogni trenta secondi “scusatemi” prima di sedermi”.

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4 Commenti a “Il vento dell’Est e Tsonga
Nessuna del poker è un “prodotto” della sua federazione nazionale”

  1. Voortrekker Boer scrive:

    Altro che vecchia Europa…tre ragazzone made in USA e una product of Switzerland, e provate a dare dell’europeo ad uno svizzero…

  2. Nikolik scrive:

    Ben detto, Ubaldo, veramente ben detto.
    Sono completamente d’accordo con quanto scritto in questo articolo, dalla prima all’ultima riga.

  3. marco.napo scrive:

    il punto fondamentale è se per noi italiani il tennis diventa solo sport da circolo e da salotto inteso come segno di distinzione anche sociale ,oppure significa come per le terribili ragazze dell’est un momento di emancipazioni generazionale oltre che economico.
    l’est che batte l’ovest seppur sportivamente,
    e senza dimenticare la Cina che nelle prossime olimpiadi sfruttera l’eco e la risonanza mondiale per ribadire il suo primato di superpotenza emergente.
    passando al bravo tsonga spero che non si tratti di una meteora veloce che non lascia alcun segno, e per questo aspetterei a paragonarlo al grande Noa.
    assiteremo ad una bella semifinale in cui saranno opposti finalmente due stili di gioco quello d’attacco (sempre piu raro purtroppo ) e quello da fondocampo e sara sicuramente un grande spettacolo…….vinca il migliore.
    un saluto dal vostro troll preferito :)

  4. andrew scrive:

    …io continuo a pensare che in Italia il sistema tennis sia strutturato per impedire a chiunque si cimenti in questo “sport” di sognare e financo (bello, financo) di pensare di poter raggiungere certi livelli….

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