Seppi e Bolelli, le scelte giuste.
Meglio perdere a Toronto
o vincere a San Marino?

 
22 Luglio 2008 Articolo di Roberto Commentucci
Author mug

C’è delusione fra gli appassionati per le sconfitte dei due azzurri al Masters Series del Canada. Ma Seppi e Bolelli stanno percorrendo una strada nuova, per le abitudini obsolete e provinciali del nostro tennis. Meritano sostegno e apprezzamento. Tra i commenti il parere di Rino Tommasi

Siamo alle solite, direte voi. E’ solo martedì, ma il Masters Series di Toronto per i colori azzurri è già finito. Dopo Simone Bolelli, battuto in due set da un Wawrinka non irresistibile, anche Andreas Seppi è uscito di scena, superato abbastanza nettamente dal talentuoso russo Mikhail Youzhny, un giocatore troppo dotato di variazioni per il potente ma monocorde altoatesino. Da queste parti, d‘altronde, come spiegava l’impeccabile Remo Borgatti nella sua rubrica Accadrà, non abbiamo mai raccolto granché, come del resto in tutti i grandi tornei della stagione estiva sul cemento americano, da qualche anno noti come gli US Open Series. Piccolo tennis italiano, e nulla di nuovo sotto il sole, quindi?

Ebbene, non è così.

Sotto la polvere delle sconfitte che continua ad accumularsi, si intravede qualcosa di nuovo.

Rispetto ai nostri tennisti del recente passato, Andreas Seppi e Simone Bolelli, attuali numero 1 e 2 d’Italia, sono diversi. In primo luogo, sono entrati in tabellone nel Masters Series americano per diritto di classifica, grazie ad un rank da top 50. E’ questa è già una faccenda piuttosto rara per gli azzurri. Negli ultimi anni, erano arrivati a tanto giocatori o piuttosto attempati, come Bracciali e Sanguinetti, o tennisti monosuperficie che avevano la classifica costruita sul rosso, come Volandri o Starace. Seppi e Bolelli, invece, sono nei primi 50 grazie a risultati ottenuti in modo abbastanza omogeneo fra le varie superfici. E sono giovani. Questo, era un bel po’che non accadeva. Inoltre, se si va a vedere l’evoluzione nel tempo della loro classifica, si nota che questa posizione non è frutto di estemporanei exploit, di effimere fiammate (come è capitato, ad esempio, al talentuoso ma discontinuo e fragile Bracciali) ma si basa su un graduale, continuo processo di crescita tecnica, fisica e mentale, che viene da lontano. In altre parole, Seppi e Bolelli non sono lì per caso. Sono lì perché hanno lavorato nel modo giusto, perché hanno adottato una corretta programmazione a lungo termine, finalizzata a giocare sempre i tornei giusti, nei tempi giusti, nel luogo giusto, sulla superficie giusta, contro gli avversari giusti. Il tutto, in un’ottica di investimento: mirare alla crescita tecnica, piuttosto che al vantaggio di classifica immediato. E qui tornano in mente le innumerevoli qualificazioni giocate da Seppi a livello di Masters Series, che lo hanno portato a confrontarsi, ormai da anni, con i migliori giocatori del circuito. Oppure ai tanti grossi challenger indoor disputati da Bolelli, che lo hanno abituato a fronteggiare le superfici rapide, ad assimilarne i tempi e l’atteggiamento tattico.

I nostri ieri non sono stati brillanti. Ma hanno perso con un top ten e un top 20, lottando, per quanto ha consentito loro uno stato di forma non eccelso. E d’altronde, non si può essere brillantissimi per tutta la stagione, nel massacrante tennis odierno. Ma i due azzurri erano là dove dovevano essere, là dove stanno i giocatori dotati di ambizione e voglia di crescere e migliorarsi.

Da questo punto di vista, il paragone con quanto accade dall’altra parte dell’Atlantico è stridente. Qui in Italia, all’ombra del monte Titano, si gioca questa settimana il torneo challenger di San Marino, peraltro uno dei meglio organizzati del nostro paese. Ed è qui che troviamo altri due azzurri che fino a pochi mesi fa erano, anche loro, nei primi 50 giocatori del mondo: Filippo Volandri e Potito Starace. Sono lì, sulla loro amata terra rossa, contro avversari di limitato spessore, a cercare vittorie facili, punti facili, e forse ad incassare lauti sottobanchi. A fare, insomma, quel che hanno sempre fatto, c’è chi dice per mancanza di ambizione, chi di fiducia in loro stessi, chi per provincialismo. E c’è anche qualcuno che chiama in causa la mentalità tipicamente italica che porta a preferire l’essere il più forte dei deboli, e pavoneggiarsi nell’orticello di casa, che non il più debole dei forti, e soffrire nell’arengo del tennis mondiale.

Ma nella vita tutto ha un prezzo. I due terraioli azzurri hanno pagato questi effimeri successi con un insufficiente sviluppo del loro bagaglio tecnico e, alla fine della fiera, con una carriera inferiore alle loro potenzialità. Un prezzo che probabilmente Seppi e Bolelli, più coraggiosi e lungimiranti, non pagheranno. Aspettiamoli con fiducia.

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32 Commenti a “Seppi e Bolelli, le scelte giuste.
Meglio perdere a Toronto
o vincere a San Marino?”

  1. giampiero scrive:

    mi dispiace insistere ,ma mi sembra che i nostri tennisti non sono aiutati…..come gli altri ,vedi argentini e spagnoli

  2. chloe de lissier scrive:

    è verissimo: i tennisti italiani che provano a crescere percorrendo strade inusuali per la nostra tradizione vanno apprezzati e incoraggiati. pagano un prezzo alto, ma il loro coraggio e la loro voglia di migliorare devono essere sostenuti dalla nostra fiducia.

  3. bob scrive:

    Beh, con tutte le critiche che si possono fare sulla passata programmazione, di Volandri e Starace bisogna tenere presente che:
    1) Volandri e’ in una crisi di gioco tremenda. 1 partita vinta sulle ultime 9…. non vince sulla terra, sarebbe stato da pazzi andare a fare le quali sul cemento di Toronto
    2) Starace ha giocato la semi in Austria sabato, per cui era impossibile andare a Toronto a fare le qualificazioni
    3) lo stesso dicasi per Fognini, che ha giocato la semi in Croazia

    Quanto alla programmazione di Seppi e Bolelli, forse sarebbe stato intelligente giocare a Indianapolis per cominciare ad abituarsi al cemento americano…

  4. wik scrive:

    Amare il tennis é amare la propria crescita tennistica.

    E i Seppi, i Bolelli e i Fognini stanno facendo questo tipo di scelta. Si cresce andando a perdere dove ci é difficile, lí si impara e ci si scontra con la sconosciuto, lí lo sconosciuto diventa conosciuto. Non é ovviamente solo cosí, anche i Challenger e i tornei minori contano e servono, ma non sono questi la parte piú importante di una programmazione destinata a diventare dei top players.

    Programmazioni differenti da quelle a cui siamo abituati, e ben vengano, e frutto di una crescita anche dei nostri coach e della mentalitá internazionale che finalmente entra a far capolino anche da noi.
    Ci sono ragioni storiche, che mi esimo dal ricordare, causa dell’innegabile ritardo del tennis nostrano, e come hai fatto notare, c’é finalmente del diverso e del ben piú costruttivo.

    Non só quanta strada faranno questi nostri tre ragazzi, me ne auguro molta, ma di sicuro sono tre teste di ponte per un futuro tennis Italiano, un tennis “non provinciale”, ma finalmente con schemi di pensiero differenti da quelli che siamo purtroppo abituati a vedere.

    Nulla da ecccepire sulle scelte di Volandri e Starace, liberi delle proprie, che ovviamete non condivido, ma come dissi poco sopra frutto della storia del tennis Italiano, un tennis che piú in lá di lí non ci possiamo arrivare perché i nostri obiettivi erano e per una certa dirigenza lo sono ancora altri.

    Io vedo venti di speranza in questi tre ragazzi, serietá e impegno, scelte difficili che alla lunga si spera paghino ben piú di altre, scelte che potranno spingere chi dopo di loro ci proverá. Scelte giuste insomma, e sinceramente che abbiano perso ieri per quanto mi dispiaccia, non mi duole piú di quel tanto, la sconfitta ci stava perché arrivata da due ottimi giocatori, ma spirito e programmazione ci sono. Quello mi fa ben sperare.

  5. marcos scrive:

    un pò fuori tema, molto ben argomentato da roberto, per altro…spezzo una lancia per quelle migliaia di tennisti, che, per anni, si sfidano in estenuanti duelli nei tornei di categoria, futures o challengers, in giro per il mondo.

    molti di quelli che giocano nei tornei di categoria non riescono manco ad immaginarsi impegnati in un primo turno d’un future. molti di quelli che giocano nei futures, e che superano 6/7 turni all’anno, toccherebbero il cielo con un dito, se ricevessero una wildcard per un challenger.

    quanto ai campioni, più o meno pigri, la scelta della loro programmazione dipende da molte cose: infortuni, spese, famiglia, età, paura di volare…soprattutto, però, dipende dall’ambizione personale.

    c’è chi sta benissimo nelle quattro mura a cui è abituato; c’è chi si sente in paradiso, quando riesce ad organizzare un viaggio esotico. c’è chi è felice di essere quel che è, c’è chi preferirebbe essere un pò di più.

    il tennis concede anche ai campioni non molto inclini al viaggio di mantenersi assai bene: tra premi, contratti ed inviti, il campione casalingo non cerca iniziative per lui scomode, essendo soddisfatto della propria carriera, soprattutto se già gioca da 7/8 anni a buon livello.

    anchio ammiro molto i tennisti tipo bolelli, fognini e seppi: quelli che, agli esordi, vanno a giocare in uzbekistan, per abituarsi ai terreni duri, ai viaggi, all’autonomia. per solito, sono i tennisti che riescono ad ottenere il massimo che le loro capacità consentono. non mi sento, però, di criticare i tennisti che fanno scelte diverse e che, magari, mai riescono ad ottenere il massimo possibile per loro.

    se io avessi 26/28 anni, stimassi di poter giocare ancora per un paio d’anni a livello atp e fossi tennista da terra rossa, molto prababilmente, non mi iscriverei alle quali di toronto, soprattutto, se reduce da una semifinale in europa o col ginocchio inguaiato, ma andrei molto comodamente a san marino a ricevere gli onori nostrani.

    fognini è reduce da un infortunio al polso abbastanza complicato ed al rientro ha ottenuto buonissimi risultati sulla sua superficie preferita: una pausa ci sta, a mio parere.

  6. john john scrive:

    non c’è dubbio che il tennis di oggi vada giocato ovunque
    la crescita di un tennista vero deve passare anche per i campi più ostici come dimostrano i progressi di tutti gli spagnoli su ogni superficie
    non provarci è assurdo, limitativo e davvero provinciale

  7. anto scrive:

    Caro Roberto, non dimenticarti i sottobanco……..certe scelte inopinate sono legate anche ai cosidetti incentivi che alcuni giocatori ottengono dai vari tornei per garantire la loro presenza…………..

  8. fabio scrive:

    Bolelli e Seppi giocano lì anche perchè hanno le olimpiadi alle porte poichè la loro programmazione, in assenza di questo evento, sarebbe stata differente, soprattutto per Bolelli. Nell’articolo si legge che la loro presenza in un MS è frutto dei risultati omogenei su tutte le superfici: Bolelli ha un terzo tuno a Miami e Wimbledon ed una Sf a Zagabria non li considero risultati eclatanti poi è vero ha fatto vittorie e finali in qualche challenger sul duro ma se bastano quelli per dire che l’aria sta cambiando non abbiamo, già in parteza, grandi aspettative. Poi si parla di un diverso atteggiamento mentale: ma avete visto ieri Bolelli come ha giocato? O meglio il suo attegiamento alquanto irritante. Di tutto altro avviso per Seppi che ammiro la costanza e la professionalità. E’ monocorde nel suo gioco però si impegna e cerca di progredire con umiltà.
    Bolelli è alle soglie dei 23 anni: a quell’età altri giocatori hanno già vinto o cmq raggiunto risultati importanti. Non credo che si debba aspettare quel salto di qualità che tutto il movimento italiano aspetta ormai da decenni; risultati interessanti certo ma non un giocatore fisso da top 15.

  9. stefano scrive:

    dieci,cento,mille,un milione di volte meglio perdere di brutto a toronto che vincere il torneo di san marino, se sei un giocatore ambizioso e determinato…dieci,cento,mille,un milione di volte meglio vincere il torneo di san marino che perdere di brutto a toronto,se la tua determinazione e la tua voglia di crescere è ormai agli sgoccioli. per carità nessuna critica,solo una considerazione…

  10. Bigtrouble scrive:

    Ottimo ragionamento che condivido.
    Sui commenti, vorrei fare osservare che, a mio giudizio, il senso dell’articolo non è criticare i tennisti italiani ora, ma criticarne il comportamento negli anni scorsi. E’ fuori di dubbio che quest’anno non avrebbe avuto molto senso ne per Starace, ne per Volandri andare in Canada. Ma alcuni anni fa di fronte a scelte simili si sono tirati indietro, o sono andati senza alcuna convinzione, solo per dovere. E’ nella fase di crescita dove si impara e ci si abitua a confrontarsi con le difficoltà, ma spesso hanno preferito scegliere la facile strada di essere primi degli ultimi… Per fortuna sembra che i tecnici che seguono i nostri giovani piu’ promettenti siano molto piu’ attenti a questo aspetto della formazione e crescita delle nuove promesse.
    Mi associo comunque all’osservazione di chi suggeriva che avrebbe avuto più senso fare Indianapolis, piuttosto che 1 torneo spot sulla terra subito dopo l’erba per passare subito al cemento. Anche se capisco che possa essere una tentazione irresistibile per un pro ad alto livello stare una settimana vicino a casa durante l’estate!

  11. Giuseppe scrive:

    …caro Stefano, il fatto e’ che certi giocatori non vinceranno a S.Marino nemmeno se giocaserro dieci,cento,mille volte nella loro vita.
    Volandri e’ alla frutta, lasciando stare il ginocchio, pensa piu’ ai divertimenti che ad altro. Vuoi mettere andare al mare (una volta eliminato…) col prendere l’aereo?
    Potito e’ un incompiuto. Anni fa era una promessa (Safin docet), ma ora lo considero solo una mina vagante da primi turni.
    Bolelli e Seppi sono un’altra storia, tra i due ammiro molto di piu’ Seppi rispetto a Bolelli, un po’ troppo ciondolone per il campo quando le cose non vanno per il verso giusto. Non diventeranno dei top player stabili ma spero che abbiano aperto gli occhi a molte giovani leve su come va impostata la stagione. Certo cmq e’ che avrebbero fatto meglio ad andare ad Indianapolis piuttosto che restare in Europa a farsi sbatacchiare sulla terra rossa. Amen per chi rimane a prendere incentivi e gettoni di presenza, vuol dire che a qualcuno basta e avanza.

  12. weee scrive:

    sono d’accordo in pieno!
    Manca all’appello il solo Fognini che dovrebbe affiancarsi a quei due!!

  13. wik scrive:

    -weee scrive:
    sono d’accordo in pieno!
    Manca all’appello il solo Fognini che dovrebbe affiancarsi a quei due!!-

    Lo farà a presto, le scelte di Fognini coincidono con quelle di Seppi e Bolelli, la strada è quella giusta. La programmazione sua pare sia prevista a breve addirittura sul superveloce.

    Per quel che riguarda Volandri e Starace, vero che ora come ora SanMarino è scelta opportuna, ma a SanMarino andavano anche in passato, e in passato lo è stata meno.
    Negli States ci andavano a far presenza, niente di più.

  14. Roberto Commentucci scrive:

    Vado leggermente off topic per riportare alcune piccate dichiarazioni di Pistolesi dopo la sconfitta di Bolelli con Wawrinka, dal sito tennisoncourt:

    “Ciao Claudio
    Ciao

    Oggi non è parso il solito Simone, molti gli errori gratuiti, cosa non ha funzionato secondo te?
    Non sono d’accordo su come è strutturata la domanda che ha al suo interno un tono da tragedia perche’ si e’ persa una partita. Oggi la prestazione di Simone e stata con alti e bassi. Non aveva le sensazioni giuste o almeno non le aveva sempre. Si lavorerà per trovare le sensazioni giuste presto. E’ anche vero che essere sempre al cento per cento è impossibile e ci può stare se per un periodo gioca un pò meno bene. Di ogni sconfitta facciamo tesoro come al solito e andiamo avanti col nostro lavoro come sempre

    Dopo il match sul web si è parlato di tattica sbagliata, come avevate preparato la partita?
    Per rispondere a questa domanda dovrei sapere CHI è che muove questa critica. Questi ” tattici” da web escono subito allo scoperto come i topi quando un italiano perde ma , scusami, non mi posso mettere ogni volta a spiegargli il tennis da capo. Questi “tattici” non hanno piu’ credibilità. Se la sono giocata da soli. Se Quando vince con Gonzaleza Wimbledon con tre tie break gli si dice che delude figuriamoci se perde al primo turno anche se col numero 10 del mondo! Mi sarei un pò stufato. Senza presunzioni ho altri interlocutori se devo parlare di tennis

    Dove lavorerete principalmente questa settimana per arrivare al massimo al prossimo master series a cincinnati?
    Lavoreremo sulla parte fisica come sempre col preparatore Prof. Ragalzi che è qua con noi e sulla parte tecnica per trovare
    fiducia e sicurezza sui colpi

    Ciao e grazie
    Ciao”

    Credo che il coach romano abbia urgentemente bisogno di qualcuno che gli curi l’immagine pubblica e le relazioni con i media.

  15. Stefano Grazia scrive:

    Roberto ha pienamente ragione ma hanno ragione anche Marcos,Anto e chi tutto sommato non dimentica che fare il tennista e’ soltanto un mestiere e alla fine devi andare dove ti pagano di piu’ (soprattutto se non hai ne’ avrai mai la chance di guadagnare in un torneo quel che la maggior parte guadagna in una vita). Era prima, semmai, molto prima, che Coaches e FIT avrebbero dovuto/potuto fare scelte diverse. Parlavo domenica scorsa con un certo Augustin Moreno (che ha giocato con cane’,Camporese,Pistolesi e che vinse un Wimbledon Juniores in doppio e fu semifinalista nel RG senior sempre in doppio) che in Mexico i tennisti prendono troppi soldi giocando nella Lega (tipo Bundesliga) e che quindi non sono motivati ad andare in giro per il mondo…sapete quanto mi ha detto oggi Lance Luciani, il Coach dello Strategy zone alla IMG Academy? Che una sua allieva, 16 anni, l’anno scorso ha speso fra coaching e viaggi 180.000$ ed e’ intorno alla 600esima posizione … Quindi alla lunga non bisogna essere troppo severi con Volandri & Co: loro non giocano per Roberto e per l’Italia, non hanno un Team manager e una Societa’ che coprono le spese: sono dei pro e cioe’ dei professionisti e alla fine devono far quadrare i loro conti…
    Poi, il concetto espresso da Roberto in linea teorica e di principio NON fa una piega…ma queste cose magari avrebbero dovuto farle prima (e probabilmente Miccini e Quinzi le faranno), ora non ha molto senso.

  16. Stefano Grazia scrive:

    roberto, ma le domande, a “Pistol” Esi gliele facevi tu?

  17. chloe de lissier scrive:

    pistolesi non ha bisogno di qualcuno che gli curi l’immagine pubblica: non è un cantante o un ballerino. è un coach di tennis che se ne frega dei rapporti con i mezzi di comunicazione di massa. i giornalisti non gli servono a niente. sa benissimo che il suo problema è uno soltanto: ottenere risultati. e per vincere sul campo le relazioni con i media, buone o cattive che siano, non servono a niente.

  18. Roberto Commentucci scrive:

    Ovviamente le domande a Pistolesi le fanno i gestori del sito tennisoncourt, nella fattispecie credo che l’intervistatore sia un ragazzo che si chiama Alex De Petris.

    Tornando al mio articolo, devo dire che quel che volevo esprimere è stato ben rimarcato da Bigtrouble: io non intendevo criticare Volandri e Starace per non aver fatto le quali a Toronto quest’anno, ma per il complessivo modo con cui hanno gestito la loro carriera.

    E ritengo che avrebbero dovuto agire diversamente non per la gloria d’Italia, o per la gioia del tifoso Roberto Commentucci, ma per loro stessi.
    C’è una bella differenza, in termini di premi, gloria, visibilità e sponsor, fra essere un onesto pro con una occasionale comparsata nei 30 ed essere un top 20 stabile.

    Poiché però gli stessi errori li hanno compiuti molti altri nostri giocatori, prima e dopo di Volandri e Starace, evidentemente non è solo un problema di scelte individuali, ma di sistema. Da noi non si era più abituati a pensare in grande, si credeva che certe mete ci siano comunque precluse (i post deliranti che leggo da qualche giorno di un certo siglomane, che parla di inferiorità razziale degli italiani, secondo lui geneticamente inadatti al tennis, sono esemplificativi rispetto a questo modo di pensare, che sotto sotto contagia non solo gli appassionati, ma anche i coach, i dirigenti e i giocatori).

    E’ quindi un problema di cultura e di mentalità. Ci si pongono piccoli traguardi, e si è contenti con poco. Da noi la giusta cultura e mentalità ce l’hanno pochissime persone, e solo di recente si sta cominciando a capire come devono essere pianificate, in modo pluriennale, le carriere dei giocatori, sull’esempio di quanto fanno all’estero.

    Il mio invito, quindi, è che le carriere e le scelte di Starace e Volandri vengano analizzate da chi gestisce i nostri giovani di talento, per trarne un insegnamento per il futuro.

    Quanto a Fognini, non c’è dubbio che il suo percorso si inserisce sulla scia di Seppi e Bolelli. Il ligure giocava i futures quando gli altri giocavano junior, giocava i challenger prima di compiere diciotto anni, faceva le quali Atp quando gli altri avevano paura di uscire dall’italia. Ed è andato, due anni fa, a diciannove anni, a prende schiaffi sul cemento americano per tutta un’estate, mentre la classifica languiva e tutti dicevano che stava sbagliando, stava perdendo tempo e che facendo challenger sulla terra sarebbe emerso prima.
    Nulla da eccepire su Fognini, quindi, che non a caso è stato il più giovane azzurro a centrare il traguardo dei top 100 negli ultimi 15 anni (e prima per gli adolescenti era più facile di adesso entrare nel circuito, perché la forza fisica, la massa muscolare, aveva meno importanza, vedere i problemi di Donald Young).

    Insomma, Seppi, Bolelli e Fognini a mio avviso sono dei buoni giocatori,non dei fenomeni. Non risolveranno i problemi di visibilità del nostro tennis con le loro imprese sportive. Ma sicuramente stanno tracciando il solco, stanno indicando a chi verrà dopo di loro quale è la strada da percorrere, se si vuole arrivare in alto.

    Sosteniamo i nostri valorosi esploratori.

  19. pibla scrive:

    Sottoscrivo in toto quanto dice Roberto e faccio davvero un tifo sfegatato per Andreas, Simone e Fabietto, sopratutto per l’estrema professionalità e voglia di mettersi in gioco che dimostrano in ogni momento, poi a volte va meglio (Andreas è arrivato in semi nel Master Series di Amburgo insieme ai tre mostri, ma quelli tipo Scanzi preferiscono dimenticarlo) a volte meno ma pazienza…..questa è la vita.
    In quantoal Pistola, che a me umanamente sta anche simpatico, è davvero in piena sindome da accerchiamento acuta…..qualcuno lo salvi……se fosse un allenatore di calcio farebbe la gioia dei giornalisti e dei quotidiani sportivi….uno spreco, Biscardi ci si sarebbe fatto d’oro con le sue dichiarazioni!!
    Un saluto a tutti.

  20. anto scrive:

    Pistolesi sta cominciando a essere noioso e saccente……deve accettare le critiche, credo che un pò di autocritica farebbe bene al coach romano…..

  21. wik scrive:

    Hai centrato appieno il problema Roberto quando parli di cultura, la distinzione fra risultato e cultura tecnico-sportiva ha fatto la grande differenza fra noi e il resto del mondo in ambito tennistico.
    Questa cultura mentalità è quella che mandava i nostri ragazzi a vincere i tornei giovanili quando in paesi ora ai vertici del tennis anche con strutture e finanziamenti ben al di sotto li mandavano a farsi le ossa nei tornei che contavano per davvero. Poi quando era il momento di entrare in ambito del tennis che contava, cascava l’asino !! E i talenti in Italia, si badi bene, non sono mancati

    Ok, vero che i vari Volandri e company sono lavoratori e che devono guadagnare il loro, ma questo succede in tutto il mondo, non solo in Italia. E allora perchè solo in Italia nel corso degli ultimi trent’anni si è pensato più ai SanMarino che a una crescita del proprio tennis ? Fanno le loro scelte ed è giustissimo le facciano. Ma non credo poi il problema di fondo stia lì, ma proprio nella cultura-mentalità di cui parla Roberto.

  22. madmax scrive:

    una piccola precisazione che unisce tutte le cose scritte rendendole giuste…

    è evidente che gli errori di starace e volandri non sono quelli di andare a san marino ora ma di esserci andati anni fa ed è altresì evidente che ora fanno benissimo ad andare a cercare soldi facili visto che ormai miglioramenti è impossibile farne e che una qualunque professione ha come primo obbiettivo il guadagno e non la gloria..

    per il futuro invece non credo che siano la fit o i suoi tecnici a dover far meglio (per una volta non do colpe alla fit) ma ai tecnici che crescono i ragazzi. perchè se io fossi stato nella fit non avrei dato un centesimo ai ragazzi italiani per il semplice motivo che non se li meritavano, non erano a livello tecnico (almeno in quello..) alla pari con i migliori del mondo. ad esseri bravi e ottimisti li si poteva dare solo ai 3 o 4 migliori (che almeno con più soldi avrebbero forse potuto fare qualcosa di più costruttivo), ma certamente non si dovevano dare ad un vincitore o finalista di campionati italiani under 16, vittoria che equivale ad una vittoria nel torneo topolino…..

  23. andrew scrive:

    …poteva mancare la voce anti-circolo? ovviamente no…

    dove, se non nei circoli, viene diffusa la mentalità da “circolo”? Chi, se non la FIT, associazione di circoli, tramanda e fortifica la “peste”?

    Una mentalità-cultura sportiva poggia principalmente sulle associazioni sportive, che in Italia nel tennis non esistono in quanto tali*

    In compenso abbiamo una bella mentalità da circolo…

    *Per informazioni dettagliate su cosa sono i circoli, leggere attentamente i riassuntoni di StefanoGrazia in Genitori e Figli.

  24. Rino Tommasi scrive:

    Ho seguito con grande interesse il dibattito sulle scelte di Starace e Volandri da una parte e di Seppi e Bolelli dall’altra. Io stesso ho scritto che Starace avrebbe avuto dei problemi a raggiungere Toronto dopo aver giocato la semifinale a Kitzbuehl. Premesso che ogni professionista si organizza come meglio crede voglio far notare che Fernando Verdasco, dopo aver battuto Fognini il 19 luglio ad Umago è tornato in campo il giorno dopo battendo per 7-6 al terzo Andreev.

    Ebbene sia Verdasco che Andreev hanno preso il primo aereo utile e martedì hanno entrambi giocato e vinto, rispettivamente contro Bellucci e Monfils, il loro incontro di primo turno a Toronto.

    Volandri fa bene a giocare a San Marino (lo ha sempre fatto anche quando era più alto in classifica) ho delle perplessità su Starace che dovrebbe giocare sul cemento a Pechino. A Fognini, che ha sempre avuto una programmazione piuttosto moderna non si può rimproverare nulla. Dopo aver battuto Volandri e Moya aveva giocato piuttosto male contro Verdasco ed ha fatto bene a fermarsi.

    L’idea di Paul McNamee, mio buon amico, è una follia e non meritava di essere pubblicizzata.

  25. antonio da cremona scrive:

    x rino tommasi.

    cosa ne pensa di questa scommessa:

    davidenko - haas 2-1 3,25
    f.lopez - tursunov 1 1,95
    kiefer - youzny 2 1,70

    grazie in anticipo

  26. tilden scrive:

    Mi ricordo che anni fa intervistai Gaudenzi durante il torneo di San Marino (edizione vinta da Galo Blanco) che mi disse “..ora vado una settimana a Fenza a riposarmi e poi parto per gli Us Open..” dunque niente di nuovo sotto il sole

  27. anto scrive:

    Grande Rino, sono d’accordo al 100%

  28. Flavio D'Ulivo scrive:

    Io credo che Fognini e Starace avrebbero dovuto tentare l’avventura americana, senza aspettare di farlo una volta entrati (speriamo) nei primi trenta. Alla loro età, specie Fognini, credo si debba provare a misurarsi in tutti i più grandi tornei e su tutte le superfici. Altimenti si rischia di diventare mezzi giocatori, capaci di qualche fiammata in una sola parte della stagione. Non ci si può meravigliare se poi si va subito a casa negli slam. Seppi e Bolelli hanno fatto bene ad andare lì. Magari a Cincinnati e agli us open riescono a sfruttare l’occasione. Ci provano qualche anno e se non ci riescono amen. A far buone cose, punti e moneta nello stesso periodo dell’anno son sempre in tempo. Ora è il momento di premere sull’acceleratore

  29. Stefano Grazia scrive:

    Credo sia la prima volta che uno dei due Sommi Vate del Giornalismo Tennistico Italiano interviene sul nostro Blog NON con un Articolo ma con un POST… Mi ricordo che un anno fa a domanda precisa di Ubaldo che gli chiedeva il perche’ di certi problemi nel suo Blog, Tommasi gli rispose di non averne la minima idea perche’ lui sul suo Blog non ci andava mai…Invece sul Nostro (vabbe’, quello di Ubaldo,ovvio!) sembra che ci venga spesso…UN GRANDE ONORE PER UBALDO MA ANCHE PER NOI E IN QUESTO CASO PER ROBERTO COMMENTUCCI uno che se il giornalismo desse davvero da vivere potrebbe presto davvero pensare di cambiar mestiere!!!

  30. anto scrive:

    @ Flavio D’Ulivo, è inutile argomentare se non si sanno le cose. Per quanto concerne Fognini, dopo l’ottimo risultato di Umag, il ligure prenderà parte al torneo di L. A. e Washington, per poi proseguire la tourneè americana. Avendo giocato domenica la finale di doppio ad Umag, era materialmente impossibile partecipare al Mastercanadese. Invece queste due settimane le utilizzerà per preparare al meglio la trasferta americana. Se c’è un giocatore italiano che ha una programmazione a 360° quello è fognini.

  31. Flavio D'Ulivo scrive:

    Anto, grazie per la precisazione. Mi fa piacere che Fognini abbia programmato quei tornei America. Ritengo comunque che, per quanto deve ancora investire nel proprio gioco, avrebbe potuto giocare Indianapolis nella stessa settimana di Umago e poi Toronto, che è un master series. Due settimane in più di cemento non sono poche. Poi è chiaro che, per mille motivi, si possono e si devono fare delle modifiche in corsa, prestare un pò più di attenzione ai punti o alla fiducia da recuperare. Ma gli investimenti vanno fatti. Mi sono permesso di argomentare soprattutto per queste ragioni: sulla terra Fognini sta già dimostrando il suo valore e credo che farà ancora meglio in futuro (sia sul rosso che in generale) aumentando la percentuale di tornei sul veloce, dove si è costretti a servire e rispondere meglio e diversamente dalla terra, dove si deve accorciare maggiormente il campo, dove gli spostamenti sul campo, soprattutto in frenata, sono diversi dalla terra, dove le traiettorie e le direzioni che si danno alla palla sono diverse dal rosso e dove in definitiva si completa il bagaglio tecnico, tattico e strategico di un giocatore, integrandolo alle competenze che già possiede. Se poi Fognini riesce ad essere così forte e così completo senza questi passaggi, tanto meglio. Significa che abbiamo un grandissimo giocatore.

  32. Gri scrive:

    Capitolo fogna: E poi anche nn avesse avuto la finale di doppio domenica, non sarebbe potuto essere lo stesso a toronto perchè avrebbe dovuto disputare le qualificazioni lì, e sabato era ad umago per la semi… quindi impossibile andarci!

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