I campi duri stroncano le carriere.
Ma nè Atp nè Wta se ne accorgono

 
11 Febbraio 2008 Articolo di Ubaldo Scanagatta
Author mug

Dei 63 tornei Atp 30 sono in cemento, dei 60 Wta ben 39. Quanti tennisti hanno smesso prima del dovuto o sono finiti dal chirurgo…

Nell’ International Press Clipps trovate Tom Tebbutt sulla Coppa Davis, Paul Newman, Steve Bierley e Mark Hodgkinson sulla disfatta inglese a Buenos Aires, Scott Ostler sulla “coppia di numeri uno” Evert-Norman e altro ancora.

Click here to read Tom Tebbutt (Globe and Mail) on Davis Cup, Paul Newman (The Independent), Steve Bierley (Guardian) and Mark Hodgkinson (Telegraph) on the dark weekend for Britain, Scott Ostler (San Francisco Chronicle) on “Evert-Norman; matchup of No. 1s” and more news.

Tennis Week

Le sigarette, e il tabacco, fanno male. Lo scrivono anche sui pacchetti che il fumo uccide, ma continuano a venderle. Non possono più sponsorizzare gli eventi sportivi, ma le potenti lobbies del tabacco non hanno mollato.

Quasi la stessa cosa avviene per i campi da tennis in cemento, i cosiddetti campi duri. Fanno male, rovinano le articolazioni delle ginocchia, delle caviglie, ma sono di più facile manutenzione. E così dei 63 tornei del circuito Atp (di cui 47 all’aperto e 16 indoor) la maggioranza ormai sono in cemento, 30, seguiti da 23 sulla terra battuta, 5 su un tappeto sintetico e 5 sull’erba. In quelli del circuito femminile Wta, 60 tornei, 39 sono in cemento (fra indoor e outdoor), meno della metà,15, sulla terra battuta rossa e 2 su quella verde, 4 sull’erba.

Soltanto pochi anni fa dei 120 tornei maschili e femminili un’ottantina si giocavano sulla terra battuta. Il risultato di quest’avanzata del…cemento, si è tradotta in un continuo ricorso ai chirurghi da parte dei tennisti professionisti, la cui carriera agonistica si è fortemente accorciata. C’è un Rafa Nadal che a 21 anni ha piedi e ginocchia così malandate che si è dovuto fermare per mesi, ed è sempre a rischio. Ci sono decine di giocatori anche importanti, anche famosi, che da top-ten che erano o sono usciti dall’elite dei ranking oppure hanno addirittura dovuto smettere di giocare, accusando dolori di vario tipo, alle articolazioni, alla schiena, alle gambe, alle anche. La lista, solo in campo maschile, sarebbe lunghissima: Rafter, Rios, Enqvist, Joakim Johansson, Norman, Henman, Rusedski, Krajicek, Carlsson, Kiefer, più recentemente Philippoussis e Kuerten. Chi non ha smesso, è stato fermo a lungo, chi non si è dovuto operare, qui o lì, ha l’artrosi o sa che ne soffrirà.

L’aspetto più curioso, e masochista, è che mentre una volta i principali circuiti tennistici erano organizzati dalla federazione internazionale o dalle singole federazioni, oggi invece sono in mano ai giocatori stessi, ai loro “sindacati”, Atp e Wta. Anziché cercare di arginare il fenomeno, e ridurre le prove sul cemento, ogni anno queste aumentano. Ai tempi di Rod Laver 3 Slam su 4, tutti salvo il Roland Garros, si giocavano sull’erba. Oggi 2 su 4 sul cemento. Invece che proteggersi i giocatori preferiscono farsi del male. E non c’è nessuno che, in ambito Atp o Wta, abbia sollevato l’argomento. Chi li capisce è bravo.

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52 Commenti a “I campi duri stroncano le carriere.
Ma nè Atp nè Wta se ne accorgono”

  1. pibla scrive:

    Finalmente qualcuno che scrive questa sacrosanta verità…..è proprio vero, chi li capisce è bravo.

  2. ellepi scrive:

    C’é uno studio di qualche anno fa,dellUniversità di Calgary,che dimostra scientificamente,qualora ce ne sia bisogno,quanto sin deleteri i campi duri. Era reperibile su intenet.

  3. stefano grazia scrive:

    NO PAIN NO GAIN!
    No,scherzi a parte, d’accordo sul suddividere più equamente le superfici dei tornei (io aumenterei l’erba con altri 6/7 tornei fra cui un Masters e aggiungerei qualche altro tappetino indoor, magari quelli velocissimi di una volta per una vera stagione indoor -e qui Karlovic potrebbe darci una mano sul tipo di superficie: linoleum?-, ma siamo poi sicuri che l’aumento dei traumi non sia anche soprattutto dovuto al Professionismo e alla sua esasperazione e semmai alla lunghezza della stagione …certo,il cemento è più traumatico ma gli incontri durano anche di meno mentre tre quattro ore sulla terra rossa magari hanno anche loro un certo peso sulle giunture…del resto Nadal gioca molto più spesso sulla terra (sia come quantità di tornei che come numero di partite visto che da due anni o tre in tutti quelli che partecipa arriva in finale…
    Poi, diciamo la verità, adesso va anche bene, ma ai tempi dell’inimitabile Borg del nostro luca, le partite di tennis sul rosso erano di una noia pazzesca dopo l’avvento dei pallettari, dei coccodrilli Dibbs and solomon, degli stessi Vilas e Borg e dei loro 75 scambi a punto … sull’erba slam!sblam! e abbiamo la finale a W fra Stitch vs Becker della durata di 3′ e sblisga di gioco effettivo … insomma, qualche giustificazione all’avvento del Cemento (oltre al fatto di una più facile manutenzione,certo) ci sarebbe…

  4. Voortrekker Boer scrive:

    Non credo che gli infortunii del tennis siano dovuti alla durezza delle superfici, prendiamo ad esempio Kraijcek, raro caso di elefantiasi, fino a 13 anni arrivava a stento al 1,60 m poi in un paio d’anni è cresciuto di 30 cm il che significa ginocchia di cristallo. La cartilagine del ginocchio sinistro di Philippoussis ha ceduto più volte a causa del’estenuante peso del corpo che gravava sull’arto ad ogni servizio, ricordo che mark non era certo un peso forma (195cm x 98 kg) puoi giocare anche su un cuscino, ma nessun arto può resistere a lungo con un grave di 98 kg in pressione.
    Non vedo poi come il problema di Kuerten all’anca possa essere in qualche modo legato alla durezza delle superifici piuttosto che ad un movimento assai particolare (sia del dritto sia del rovescio) e forse non supportato adeguatamante dalla costituzione fisica. Joachim Johansson ha un problema congenito alla spalla che si è acuito ulteriormente con il suo modo di servire. Gli fu diagnosticato a 16 anni e fu anche avvertito alle implicazione che avrebbe potuto avere sulla sua carriera tennistica.
    Imputare alle superfici veloci ritiri e infortunii mi pare piuttosto semplicistico soprattutto se non si tiene per niente conto dello stile di gioco, della programmazzione e soprattutto della conformazione fisica dei singoli giocatori. Se dovessimo poi parlare di superfici dure cosa dovrebbero dire i poveri giocatori di basket? Giocano su parquet la cui durezza deve essere certificata da prove severissime e spesso ricoperti da vernici “flatting” che ne induriscono ulteriormente la composizione, a livello professionistico le caviglie e gli arti inferiori e laspina dorsale sono sottoposti a stress a mio parere assai più duri a quelli del tennis e amplificati dalla stazza dei giocatori, ma non mi pare di vedere una lungaggine di infortunii di cui si parla così tanto nel tennis.
    Il fatto è che il tennis è in generale uno sport piuttosto dannoso per il fisico. Non a caso la molto dei manuali di pedofisiologia sconsigliano di farlo intraprendere come primo sport. Al di là del gomito del tennista che è perlopiù dovuto ad imperizia del giocatore (racchetta troppo pesante,corde troppo o troppo poco tirate,manico troppo grande o troppo piccolo, movimenti errati etc), si tratta di uno sport essenzialmente asimmetrico e abbastanza innaturale per quanto rigurada le esecuzioni dei singoli colpi, lo stress che causano a certe parti del corpo non si presenta in alcun altro sport (ecco perchè spesso mi vien da pensare che i vecchietti del circolo siano in definitiva un gruppo di autolesionisti ben vestiti nei loro completini).
    Ripeto, è molto riduttivo attribuire tutto questo alle superfici dure, in America (e anche in altre parti del mondo) i medici ortopedici dovrebbe essere un mestiere che garantisce i guadagni di un manager di multinazionale, vista la quantità di persone che gioca a tennis sulle tanto vituperate superfici veloci.

    P.s. Nadal è un grande campione, ma anche un grande sciagurato, in definitiva non sono le superfici veloci a condannare le sue ginocchia, bensì il suo stile di gioco su questo tipo di superficie

  5. Mario scrive:

    faccio una domanda totalmente ingenua: ma non sarebbe più giusto giocare lo stesso numero di tornei per superficie?
    oddio, 15 tornei sull’erba forse non sono ipotizzabili per mancanza di strutture, ma almeno o stesso numero tra terra rossa e duro (cemento o sintetico) forse sarebbe più corretto.
    so che non sono molto obiettivo perché preferisco la terra al cemento, ma spesso i terreni duri falsano un po’ troppo i risultati

  6. Margherita scrive:

    Caro Ubaldo
    anche io non sono convinta che i campi in cemento siano la sola ragione del prematuro ritiro di molti campioni. credo che il tennis, con l’avvento di nuovo materiale supertecnico, e con lo sviluppo di un nuovo modo di giocare, sia diventato uno sport a più altro rischio (= carriera più corta). per esempio nello sci, noto sport a ‘rischio’, le carriere sono molto più corte rispetto al golf o, che ne so, il tiro con l’arco. sicuramente i campi duri fanno la loro parte, ma come qualcuno ha già sottolineato, Nadal si è distrutto ginocchia e caviglie giocando sulla terra…

  7. Michele Fimiani scrive:

    Non condivido il giudizio di Stefano secondo il quale buona parte delle cause di infortuni andrebbero ricercate nell’avvento del Professionismo e nella conseguente iperattività dei giocatori; Rino Tommasi è uno dei pochi che giustamente continua a sottolineare non solo come un tempo si giocasse di più, ma si giocasse sempre tre su cinque!
    Inoltre il fatto che sulla terra rossa si giochi più a lungo non è sintomo di maggior rischio di infortunio, in quanto quattro ore sul rosso sono comunque meno nocive che due sul duro: i principali fattori di danni credo siano tutti i microtraumi che il cemento provoca a caviglie, ginocchia e articolazioni (nb non sono un medico ma queste nozioni sono così comuni che mi sento di riportarle in un commento).

  8. Karlovic 80 scrive:

    Stefano non c’è bisognio di scomodare il mitico Linoleum o il Supreme Court,ci sono anche oggi dei tappeti ultra veloci(il Fieldturf Tarkett Grand Prix,il Grand Slam Prestige,il RukortAce,il Play-Turf,il Pavitex Tennis Velour)ma non vengono usati nel circuito Atp per essere ritenuti troppo veloci.Faccio notare che nel ‘93 su un totale di 90 tornei,ben 18(se non erro il 16,2%)erano giocati sui tappeti sintetici!!!
    Ecco il punto,sicuramente aumenterei i tornei sul sintetico(purtroppo li amo)e li farei giocare sui Carpet sopra citati,per tracciare un “solco” tra i tornei medio veloci(quelli giocati Hard,sia Indoor che Outdoor su Rebound Ace,Plexicushion,DecoTurf,Play It,Play Pave,Greenset,PlayCourt,OptiCourt)e i tornei superveloci.Come avveniva nei primi anni ‘90.
    Purtroppo il motto dell’Atp è “omologare” le superfici,cementi e sintetici quasi uguali,ma a mio avviso così facendo vedremo un tennis poco spettacolare e noioso,con il proliferarsi di giocatori spara-palline(Davydenko,Ferrer, e compagnia bella)a sfavore di giocatori d’attacco e di S&V.In poche parole non vogliono far nascere nuovi Ivanisevic o Karlovic.
    Ma secondo voi è più noioso Karlovic o Ferrer?Per finire condivido le analisi di Stefano Grazia e Voortrekker Boer.

  9. Margherita scrive:

    d’accordo sul 3 su 5. ma forse il calendario tennistico era meno pressante e si giocavano meno tornei di adesso?

  10. Voortrekker Boer scrive:

    Come si fa a dire che il cemento falsa i risultati, se c’è proprio una superficie su cui il tennis nelle sue espressioni più tecniche viene fuori è proprio il cemento, dove puoi essere anche super resistente dal punto di vista fisico, ma se non hai timing, profondità di palla e coordinazione sei quasi sempre destinato a soccombere. se c’è una superficie che ha falsato qualche risultato è la terra (ricordo inoltre che è l’ultima superficie su cui si è iniziatoa giocare escludendo l’indoor) consiglio a tutti di darsi un’occhiata ai vari albi d’oro dei tornei s mattone tritato dove spesso e volentieri negli ultimi due decenni ha prevalso la componente fisica rispetto a quella tecnica, non mi verrete a dire che Bruguera,Muster,Mevdevev, Gomez etcc erano esteti del tennis?

    La terra d’altro canto hai suoi lati negativi anch’essa: la scivolata, che tanto serve per giocare su questa superficie, è abbastanza dannosa per il tendine d’achille, inoltre la terra non è che sia un soffice cuscino, le reazioni della pallina sono diverse, ma le dimensioni e le caratteristiche fisiche della pallina sono assai diverse da quelle di un corpo umano che comunque ulla terra riceve lo stesso una buona percentuale di traumi.
    James Cairville ghostwriter di Bill Clinton coniò la frase ” It’s economy, stupid!”. Beninteso che non voglio dar dello stupido a nessuno, mi vien però da dire “It’s Just Tennis, stupid” nel senso che come la si voglia mettere gli infortunii ci saranno sempre e non per una causa sola, ma per una serie di concause dove può essere presente anche la componente superficie (a mio avviso non preponderante), ma se si volesse trovare un rimedio andrebbe ripensato l’intero “sistema tennis”.

  11. daniela scrive:

    Si giocava sull’erba e sulla terra…Totalmente d’accordo con Unaldo

  12. Roberto Commentucci scrive:

    Due concetti al volo.
    E’ vero Michele, ai bei tempi di Rino si giocava di più, e tre su cinque. Ma il livello medio degli avversari, per quelli bravi, che arrivavano in fondo ai tornei, era molto più basso, e tante partite erano delle scampagnate sull’erba. Oggi ovviamente è tutto molto più esasperato e logorante.

    Per Karlovic. I gusti sono gusti, e ognuno ha ragione. Ciò premesso, a titolo personale, se devo scegliere fra il serve & volley di Karlovic e un match di Ferrer, preferisco 10 volte Ferrer. Perché è qui che sta l’equivoco. Karlovic, Isner, in misura minore Mirny, non fanno serve & volley. Il più delle volte fanno serve & basta.
    E io preferisco vedere uno scambio di 30 colpi che una esercitazione di tiro al piattello.

    ps
    spero che i nostri amici croati non abbiano letto il tuo pericolosissimo elenco di superfici ultra rapide!

  13. Karlovic 80 scrive:

    Io credo che alla fine i Croati non sceglieranno un tappeto sintetico,ma un vero e proprio cemento indoor,e credo che la scelta ricadrà sul RuKortHard(stesso cemento usato al Palavesuvio di Ponticelli in Fed Cup e all’Atp di Zagabria)o se proprio devono scegliere un tappeto sintetico si affideranno al Gerflor Taraflex(usato all’Atp di San Pietroburgo e al Master di Bercy).

  14. Sette scrive:

    D’accordo con Roberto Commentucci: se parliamo degli Edberg, dei Rafter (ma anche solo di Llodra o Stepanek) siamo tutti d’accordo a volerne di più… degli ottusi picchiatori alla Isner, senza uno straccio di fondamentale da fondo, privi di qualsiasi intelligenza tennistica che vada oltre il bombardamento sistematico, e che se volessero azzardare una demivolée si cappotterebbero, faccio volentieri a meno.

  15. Mario scrive:

    mi sono espresso male: il cemento non falsa i risultati, ma i vari sintetici ultraveloci sì. ossia: l’aumentare costantemente la velocità della palla seleziona molto i tennisti con un buon timing, ma se questa logica viene portata all’eccesso rischia di far sparire il gioco a rete e i colpi “di fino”.
    spero di aver espresso in maniera più chiara la mia idea.

  16. angelica scrive:

    Il numero di volte che la fisioterapista è stata chiamata in campo durante Open Gaz de France, fra singolo e doppio, è stato impressionante. A parte il discorso che forse qualcuna lo puo’ usare tatticamente, per le altre si è trattato sempre di un vero bisogno di aiuto.
    Ed e’ preoccupante che giocatrici cosi’ giovani abbiano cosi’ tanti problemi.
    Va be’ che the show must go on, ma qui rischiano di sfasciare tutto.

    Certo poi ci si mettono anche le giocatrici e i giocatori che prima vogliono la stagione piu’ corta e poi quando finalmente la stagione termina, invece di ricaricare le batterei e prepararsi fisicamente per l’anno dopo, vanno in giro per tutti gli angoli del mondo a raccattare soldi con le esibizioni

  17. marcos scrive:

    sarebbe esercizio assai utile, per potersi fare un’opinione più precisa sul tema meritoriamente avanzato dall’ubaldo, conoscere le ragioni dei ritiri degli ultimi quindicianni (escluse quelle che riconducono alla vecchiaia) e confrontarle con quelle dei ritiri degli anni 70 e 80. già solo la certezza di scoprire dai dati raccolti che i ritiri sono aumentati del 30/40% potrebbe chiarire alcuni aspetti. certezza che non ho, non essendo ricercatore e statistico.

    se confronto il tennis di oggi a quello di venti/trentanni fa, confronto lo stesso nucleo di regole e confronto sempre gli stessi fondamentali, ma mi accorgo che l’esecuzione dei colpi ed il relativo spostamento per poterli tirare hanno raddoppiato la loro velocità. i campioni di oggi, per adeguarsi alle nuove velocità, sono strutturalmente e atleticamente cambiati: l’evoluzione dei materiali (racchette, palline, superficie dei campi) è stata la scintilla che ha favorito tale cambiamento.

    mentre le racchette sono passate dal legno alla lega, noi, pur dotati di muscoli più forti, rispetto al tennis che fu, siamo sempre generati con ossa e tendini, come milioni di anni fa. qualcuno avrà anche qualche parte metallica nelle ginocchia o nelle caviglie, ma si tratta di bulloni per tenere insieme le solite ossa.

    c’è qualcuno, poi, che, anticipando madrenatura, s’è dotato di muscoli erculei prima d’aver parimenti esercitato tendini e ossa: madrenatura non sopporta tali sconvolgimenti.

    forse, le ragioni per cui assistiamo a tanti ritiri sono più d’una: per esperienza personale, se gioco una settimana intera sulla terra, dopo una sosta di sei mesi, sento i muscoli induriti. se gioco una settimana intera sul cemento, dopo pari sosta, sento le ossa rotte.

    forse, tali ritiri anticipati (così sembra) sono causati dal fatto che s’inizia a giocare ad un tennis spinto fin dalla giovane età: manco i muscoli, in questo senso, sono formati per seguir la pallina a ritmi vertiginosi…senza parlare di ossa e tendini.

    poi, vedo giocare bjorkman e thomas johansson, ho visto, fino all’anno scorso, giocare sanguinetti, agassi fino ad età matura…tutti specialisti del duro: forse, bisogna anche sapersi muovere sul duro, per risparmiare le proprie articolazioni.

    ad occhio, potrei dire che federer, gasquet, lee, henman, tsonga, blake, verdasco, bjorkman, mecir, edberg, mcenroe…questi sanno muoversi sul duro meglio (nel senso del risparmio delle articolazioni) di nadal, nalbandian, murray, gonzalez, ljubo, ferrer, canas, hewitt, muster, bruguera, courier. questo non significa che chi sta nella seconda lista è meno efficace dei primi sul duro, ma, forse, significa che il loro tipo di gioco sul duro è più dispendioso per le articolazioni.

    superficie del campo, età d’inizio al tennis, nuovi materiali, tipo di gioco, velocità e potenza aumentate…questi fattori, tra loro in qualche modo correlati, sono causa, insieme probabilmente ad altri, dei ritiri prematuri, siano essi aumentati rispetto a qualche anno fa, oppure non lo siano.

  18. Enzo Cherici scrive:

    Sinceramente non so se questi ritiri anticipati, o comunque questi diffusi problemi di natura fisica dei giocatori dipendano in primo luogo dalle superfici. Arrivo subito alla mia tesi, poi spiegherò con un esempio. Io ritengo che i danni di Nadal e altri siano dovuti a problemi congeniti di natura fisica. parlando di nadal ad esempio, io penso che lui possa avere problemi alle ginocchia per motivi di altra natura: un movimento particolare, una particolare conformazione del tendine rotuleo, calcificazioni allo stesso tendine, eccetera. Lo stesso vale per gli altri. Prendiamo ora un giocatore come Sampras. Ha avuto una carriera discretamente lunga direi. E che carriera. Primo slam vinto nel 1990 e ultimo nel 2001. Quindi per una dozzina di anni ad altissimi livelli. Quanti match avrà giocato sulla terra battuta? Non dico che si contano sulle dita di una mano, ma poco ci manca. Una carriera costruita sul cemento. Anzi, qualcuno più bravo di me in questo tipo di ricerche potrebbe andare a scovare quanti match e in che percentuale Sampras ha giocato sul duro nel corso dell’intera carriera. Eppure Sampras non ha mai accusato vistosi e continui problemi fisici. Insomma, quelli che sono nell’ordine delle cose per un atleta di vertice. Ma non risulta, ad esempio, che avesse ginocchia o schiena a pezzi. Avrà avuto momenti di difficoltà, ma non problemi strutturali. Questo per dire che il problema serio te lo porti dietro a prescindere dalla superficie. Anche perché per Nadal vale l’esatto contrario di quanto detto per Sampras. La sua stagione è prevalentemente sul rosso, tanto che dopo essere arrivato in finale a Wimbledon quel volpone, e suo zio con lui, lo spedisce a vincere il torneino di Stoccarda. Dei veri geni!

  19. biciomac scrive:

    assolutamente non bisogna far passare l’idea che il cemento (che poi cemento non e’ piu’!) faccia male! E’ una delle frasi tipiche da bar del circolo dove i vecchietti si ritrovano a bere un bianco dopo il loro doppio del sabato mattina! retaggio culturale dell’italica abitudine a giocare su terra! Negli stati uniti si gioca praticamente solo sul “duro” e non e’ che gli americani da circolo siano tutti zoppi! A livello di gioco da Club ovvero anche con una frequenza di gioco giornaliera, il cemento non fa assolutamente male! considerando poi che il cemento non e’ tale dato che si tratta di fondo asfaltato ricoperto da una resina, ben si capisce che la cultura italiana del rifiuto del veloce deve essere assolutamente sconfitta!
    Discorso diverso e’ quello che riguarda i professionisti, ovvero chi gioca almeno 4-6 ore di tennis al giorno! ma li’ entriamo in un discorso complesso che per la maggior parte riguarda il calendario fittissimo della ATP.

    comunque volevo solo mettere in guardia Ubaldo dal far passare l’idea che il cemento fa male! perche’ e’ la classica frase che sento da anni fra i vecchietti dei vari circoli! Ubaldo ritiene che faccia male ai Pro, ma la gente estende il concetto al giocatore di club che magari gioca 1 ora a settimana! e che quindi evitera’, sbagliando, il cemento!

    il risultato piu’ evidente sara’ quello che i nostri giovani si daranno solo alla terra!

  20. roberto p. scrive:

    mio suocero: 81 anni, da 50 gioca a tennis, da 40 vive negli stati uniti, un trapianto del fegato 10 anni fa, ogni estate viene in italia per 2/3 mesi se passiamo qualche giorno insieme vuole giocare a tennis, quando? sempre all’ora di pranzo quando fa fresco, dove? solo sul veloce perchè serve e scende a rete, è pazzo? sembrerebbe, noi, in famiglia, lo chiamiamo Highlander certo è che qualche dolorino ce l’ha.

  21. Stefano scrive:

    Oltre alle superfici, è cambiato il tennis, inteso come gesti tecnici.
    I colpi frontali hanno massacrato le anche, i recuperi in scivolata lesionato caviglie e ginocchia, le frustate indebolito i polsi, il servizio in salto con appoggio interamente sulla gamba sinistra logorato menisco e cartilagini…

    In più aggiungo… scordatevi un MS su erba, nessuno avrebbe i campi e i soldi per organizzarlo.
    Scordatevi le vecchie superfici indoor stile ghiaccio, sono state rimosse per un motivo, cioè non favorire eccessivamente i battitori, non torneranno mai indietro su questa decisione.
    Il cemento è l’unica superficie che, più o meno, piace a tutti i giocatori, questo spiega il motivo per cui nessuno se ne lamenta.

  22. innocenzo scrive:

    Egregio Sig. Scanagatta,mi sono appassionato al tennis alla vetusta età di 70 anni e lo seguo costantemente in tv.Qualcuno dei suoi Collaboratori potrebbe essere così gentile da farmi capire le differenze fra il gioco che si può o si dovrebbe fare sulla terra e quello che si può o si dovrebbe fare sul cemento? Molte grazie e mi scusi la “puerilità” della richiesta.

  23. Gudpis scrive:

    Stavolta non sono molto daccordo su di un giudizio del tipo campi in cemento/stronca carriere. I campioni devono sapersi gestire. Un esempio che può essere significativo è Nadal. Non darei la colpa ai campi…. ma allo Zi Tony! Come si fa a spremere un ragazzo di 20 anni in quel modo! Secondo me doveva essere programmato meglio, anche alla luce dei segnali che avevano avuto con la frattura da stress al piede di inizio carriera pro. Ci sono insomma dei giocatori che per vincere devono sfruttare al meglio le loro doti: spingere sempre il servizio, correre come pazzi (ormai vediamo regolarmente delle pericolosissime scivolate sui campi in cemento) e quindi il mio ragionamente parte dal presupposto che l’usura fa parte del gioco. Se un giocatore ha dei deficit tecnici e compensa con una maggiore spinta atletica è logico che sarà meno duraturo. Perchè Roger Federer non è quasi mai incappato in questi problemi?… e di cemento credo ne mastichi parecchio!

  24. Marcelus Edberg Wallace scrive:

    Federer è il magnifico, non si sporca sulla terra, non ha tracce di verde sulla maglietta dopo aver giocato Wimbledon, non si infortuna sul cemento. Invulnerabile come Artù protetto da Merlino.
    A parte queste sciocchezze (Federer si infortuna meno perchè GIOCA meno), io ho una passione incancellabile, parlando di tennis: Wimbledon. Se si giocasse sull’erba tutto l’anno, ci sarebbero meno spagnoli e argentini nel circuito (giocatori spaccacastagne per eccellenza), e tutti, come diceva il gigante buono, saremmo più felici e vedremmo circa 250.000 volley (e passanti) in più all’anno, che male non fa.
    Il cemento, per i ritmi odierni, è ovviamente il più pericoloso, ma se Davidenko, ad esempio, rischia tre infortuni in carriera pur di giocare tutte le settimane e fare soldi, de gustibus……il cemento, insomma, è al più una concausa.
    E quindi, tra le superfici, quella “viva”, l’erba, sarà sempre la mia preferita.
    Se poi uno, tipo Ferrer, non ci sa giocare, cavoli suoi. Nadal ha imparato, no? Il talento non si inventa.
    Comunque, per chiudere su Ferrer: insopportabile sulla terra, abbastanza buono sul cemento. Soprendente. Un anno fa non l’avrei detto.

  25. Voortrekker Boer scrive:

    Completamente d’accordo con Biciomac, in Italia già esiste la pessima convinzione che il cemento faccia male e sia rischioso giocarci sopra. Se poi su un blog così alto come questo si cerca di dar man forte a questa idea rassegniamoci a produrre solo pessimi professionisti terraioli, Tralasciando poi il business di poche imprese che hanno fatto milioni (di euro) sulla produzione e la costruzione dei campi in terra rossa in Italia agendo in totale spregio delle regole di mercato e comportandosi come monopoliste e spartendosi il territorio neanche fossero le Sette Sorelle del petrolio americano.

    Fare un discorso avulso dallo stile di gioco, dalle conformazioni fisiche e dalla programmazione dei singoli giocatori mi pare oltre che infantilmente riduttivo anche un pochino capzioso e in odor di malafede. Spero di sbagliarmi.
    Come è stato detto ci sono giocatori molto longevi che quasi solo sul cemento hanno vinto e costruito una carriera senza mai presentare infortunii di sorta.
    Purtroppo nei circoli italiani la tendenza a far del cemento il demone è ben radicata difficile da far cambiare, almeno fino a quando la pletora di anziani che da anni occupa militarmente i circoletti italici non si decida a rivolgere le proprie manie altrove.

    Per Michele Fimiani.
    Potrei essere d’accordo con te se il professionismo da te citato fosse lo stesso di oggi. Ma quando anche tornei come Cincinnati,Canada Open e Los Angeles si giocavano sul cemento 3 su 5 il tennis era ben diverso in quanto a materiali, velocità e dispendio fisico. In quell’epoca potevi permetterti di giocare sul cemento con le Adidas Stan Smith o le Nike Tennis Classic, scarpe che oggi vengono considerate da passeggio, perchè era il tennis di allora a permetterlo. Se Vilas poteva giocare più di 100 match in un anno da professionista senza contare le varie esibizioni, non era certo solo per la sua grande (allora già straordinaria) condizione fisica, ma anche per il tennis che giocava, un altro sport rispetto a quello odierno.

  26. Andrea Nizzero scrive:

    Caro Innocenzo,
    cerco di rispondere alla sua domanda. Il gioco da cemento si differenzia da quello su terra per molte ragioni, ma la più semplice e importante è che, sulla terra, la pallina viaggia più lenta. Questo significa, per i giocatori d’attacco, maggiori difficoltà per chiudere il punto con un colpo vincente. Per i regolaristi o per chi gioca in difesa, invece, sarà più facile raggiungere la pallina e, di conseguenza, rispedirla dall’altra parte. I secondi sono quindi avvantaggiati sui primi.
    Sul cemento la cosa si capovolge.
    In termini di gioco, sulla terra vedremo proliferare la regolarità, sul cemento l’attacco.
    Tutto questo in teoria. In pratica, il gioco oggi si è molto standardizzato, e si possono vedere tennisti giocare come sulla terra battuta anche sul cemento, ottenendo anche buoni/ottimi risultati.

    Venendo alla disputa sulle superfici, mi trovo d’accordo con chi non demonizza il cemento. Tra l’altro, dei giocatori citati da Ubaldo, vedo più problemi alla spalla (e all’anagrafica) che alle articolazioni inferiori. Ma può essere ci veda male.
    E poi, anche se mi rendo conto sia una considerazione del tutto egoistica e slegata dal dibattito… siamo davvero sicuri di voler vedere ancora più tennis sulla terra battuta?

  27. Roberto Commentucci scrive:

    Personalmente sono d’accordo con Voortrekker Boer. I campi in cemento di ultima generazione non sono certo pericolosi come il tabacco.
    Credo che ci sia molto pregiudizio e conservatorismo nella scelta terracentrica dei circoli italiani.
    E’ un po’ lo stesso pregiudizio dannoso e criminale dei medici pediatri che continuano a sconsigliare il tennis per i bambini alle preoccupatissime mamme italiche, come se si giocasse ancora con le pesanti racchette di legno e non con le attuali palle depressurizzate e le racchettine mini che pesano come piume.

  28. luca scrive:

    @ stefano grazia
    Le partite sulla terra fine anni ‘70 / primi ‘80 erano sì una noia pazzasca; certo è che se non sapevi giocare bene a tennis, 80 scambi da fondo ad alta velocità non li facevi di certo con quegli attrezzi da 430 grammi con un piatto da 67″.
    Peraltro, in un match Barazzutti / Higueras si giocò un punto che necessitò di…..160 scambi : due palle !!!!!!

  29. Enzo Cherici scrive:

    160 scambi tra Barazzutti e Higueras…Immagino il colpo più potente e teso: un metro sopra la rete! Meglio un campo in ghiaccio piuttosto. Vade retro!

  30. luca scrive:

    @ Voortrekker Boer
    Vado a correre e - occasionalmente - a giocare a tennis con….le Adidas Stan Smith !!!!
    Sono ancora integro; in precedenza usavo leNike Air; certamente più comode, ma nulla più.
    Durante la corsa, ascolto KC and Sunshine band, Diana Ross, Gloria Gaynor, Donna Summer, Bee Gees, etc. I pantaloni della tuta Adidas rigorosamente dentro le calze !!!!!!
    W gli anni 70

  31. valerio scrive:

    Voortrekker Boer NON so dato il tuo nick se sei italiano ma se fosse cosi sei quello che ci capisce in tutto il nostro paese..che per la verita di tennis capisce poco..e i risultati degli italiani ne sono la conferma..è cmq giusto affermare che sul cemento il rischio infortunio è maggiore..ma non è la causa dei ritiri di molte persone come tu hai analizzato..poi è logico ke se nadal vuole scivolare pure sul cemento allora rischia un pochino……

  32. valerio scrive:

    a parte questo comunque i tornei sul cemento sono troppi…almeno un masters series od oramai torneo 1000..dovrebbe essere sull’erba…forse in futuro…

  33. marino scrive:

    beh, vorrà dire che ci sarà una selezione naturale, come diceva darwin: i più forti sopravviveranno ;-)
    è l’evoluzione della specie… chiedete a federer, che in fondo si è rotto soltanto la caviglia una volta :-D

    ps: e cmnq, ubaldo, come fai a dire che nadal è rotto a causa delle superfici dure visto che lì ci gioca poco (praticamente arriva in fondo solo a indian wells e miami, negli altri esce prima…)?

  34. Giovanni da Roussillon scrive:

    Sono sempre più interessato alla consultazione del vostro bel blog.
    Se Ubaldo Scagnagatta sa scegliere, descrivere ed analizzare con grande competenza ed autorovolezza i temi, i commentatori non sono meno acuti (e per me didattici) nei loro interventi. Cito ad esempio marcos, qui uno dei primi inter pares.
    Un grazie a tutti.

    PS-domanda: Non sarebbe forse anche da considerare la relazione tra i tempi di attività di chi non si è mai ritirato, quelli di loro astensione per ferimento, e le relative cause scatenanti sui rispettivi tipi di campo?
    Siete a conoscenza di pubblicazioni sulla casistica?

  35. Giorgio Spalluto scrive:

    @Enzo Cherici

    984 i match giocati in carriera da Pete Sampras (762 vinti - 222 persi)

    524 quelli giocati su Hardcourt (423-101): 53% sul totale

    se aggiungiamo i 195 incontri disputati su Carpet (148-47) la percentuale di match giocati sul veloce sale al 73%

    144 (90-54) quelli giocati sulla terra
    121 (101-20) quelli sull’erba

  36. alenar scrive:

    Ho letto tante considerazioni interessanti. Provo ad aggiungere qualche elemento che ritengo importante.
    1) Penso che l’altezza media dei tennisti di vertice dal 1980 ad oggi si sia alzata di almeno 10 cm. 30 anni fa un ragazzo di 1.90 si doveva dedicare a basket o volley, oggi sono davvero tanti i tennisti di questa stazza. L’evoluzione della preparazione fisico-atletica ha reso normale che quelli che una volta venivano definiti dei giganti oggi si possano permettere movimenti rapidi, dinamici e coordinati assolutamente necessari in una partita di tennis.
    Ma l’incidenza è naturalmente diversa: negli elenchi di giocatori ritirati o pluriinfortunati l’altezza mi sembra un fattore rilevante (es. J.Johansson).
    2) Le tecniche di potenziamento cui si sottopongono i giovani professionisti sono spesso border line come un certo tipo di doping; si è già fatto l’esempio di Nadal. Personalmente ho bene in mente le partite di esordio di Murray o Djokovic, ragazzi di 16-17 anni ancora non strutturati che dovevano chiamare il time out per crampi e dolori muscolari, ed ora sono bruscamente diventati ventenni solidi e, nel caso di Novak, cresciuti di quasi una spanna..
    3) Se è difficile dare giudizi definitivi su questi progressi morfologici ed i relativi rapporti di causa effetto tra superfici ed infortuni, un elemento è inconfutabile: nello stesso periodo storico la medicina è progredita enormemente nelle tecniche di recupero. Negli anni ‘70 una semplice rottura del menisco metteva a repentaglio una carriera; oggi si ricostruiscono i legamenti crociati di un ginocchio e si torna in campo dopo pochi mesi. Questo mi fa pensare che se le conoscenze mediche si fossero fermate agli anni settanta, oggi avremmo una quantità ben maggiore di tennisti ritirati!

  37. Enzo Cherici scrive:

    Caro Giorgio, con la freddezza dei numeri hai confermato ciò che in realtà già immaginavo. La superficie ha un’influenza minima, molto di più contano altri fattori (debolezze strutturali, propensione agli infortuni, ecc).
    Se un tipo come Sampras è stato ai vertici per 12 anni giocando il 73% dei match sul duro, come si fa a dire che il duro accorcia le carriere? ;-)

  38. ellepi scrive:

    Peccato che non abbiate avuto la bontà di andarvi ad informare come vi ho suggerito,perchè avreste evitato di esprimere pareri del tutto personali ma non documentati ed avuto la conferma di quanto dice l’Ubaldo.
    E,se ben ricordo,lo studio osservava anche che,proprio perchè il tennis è uno sport dannoso al fisico dei professionisti,occorre limitarne al massimo i rischi ,evitando campi troppo duri,proprio come quelli in cemento.Insomma:il tennis è già pericoloso del suo;non è proprio il caso di renderlo ancor più rischioso.E ancora:proprio il fatto che possono esserci atleti più delicati ,ma non per questo da buttare(Philippoussis,Nadal,Rios,Kuerten)impone molta cautela.Rendiamoci conto che ci son più carriere stroncate da incidenti nel tennis che nel calcio,che pure è uno sport traumatico per eccellenza.
    Quanto ai costi di manutenzione…beh coi milioni che si spendono per un torneo…
    Quanto all’aspetto tecnico,ci sarebbe molto da dire,sia pro che contro le varie superfici.Ricordo soltanto,a chi lamenta gli 80 e più palleggi sulla terra(se è per questo,una volta tra Barazzutti ed Higueras ce ne furono 115!)che,a quei tempi,molti incontri sul duro,anche di 5 set,avevano una durata effettiva di gioco intorno ai 20 minuti.Leggere la storia,per credere!
    Oggi molto è ancora cambiato in meglio,forse,quanto a durata effettiva sul cemento,ma è pure nettamente diminuita la durata degli scambi sulla terra.Ma è un discorso troppo lungo,che forse sarebbe meglio affrontare in altra occasione.
    Ricordo soltanto,comunque,che la materia del tema non è:meglio duro o morbido(in generale)?bensi:i campi di cemento son molto dannosi.

  39. Gudpis scrive:

    Aggiungo una considerazione di carattere economico, che quindi non riguarda il circuito pro, da cui partivano le considerazioni del buon Ubaldo, ma la vita e la gestione dei circoli medio piccoli. Credo che faremmo tutti bene ad abituarci a superfici sintetiche, perchè con i venti che tirano la gestione della terra battuta sarà sempre più problematica in futuro, soprattutto per coloro che operano in zone dal clima secco. Un circolo come il mio, tra terra battuta (la materia prima), acqua (un lago da alimentare tutti i giorni), rifacimenti parziali e totali, costi di manodopera, costi di attrezzature di gestione, quando poi non si sommano le spese ove ci sia da montarci sopra palloni pressostatici (teli di protezione, idropulitrici ecc) spende ogni anno delle cifre considerevole (in parte addolcite dal valore aggiunto in termini di giocate che la terra può dare), ma soprattutto si trova con dei problemi quotidiani che veramente ti fanno pensare di “asfaltare” tutto. Quindi la mia riflessione è la seguente… se l’atp e il governo mondiale del tennis prediligono il veloce a mio avviso lo fanno a ragion veduta, sia perchè nella maggior parte dei paesi la superficie dove si gioca a tennis è il veloce, sia perchè la tendenza sarà il veloce anche nei paesi latini di tradizione terraiola. Sarà poi compito dei giocatori gestirsi al meglio.
    Un saluto.
    Ps: off topic. una domanda. Ma il Baccini Blog è in sciopero. Da giorni appare fermo. Chissà?

  40. anto scrive:

    La terra non morirà mai ed è didatticamente dimostrato che se si vuol imparare a giocare a tennis, la terra è la superficie migliore.

  41. Danij scrive:

    Una considerazione sull’affermazione che Federer si infortuna meno perchè GIOCA meno, e in generale sui numeri.
    Ho trovato su un sito il numero delle partite giocate a partire dal 2003 fino all’inizio del 2008:
    Federer 435, almeno 100 più di Nadal, 40 più di Roddick, 42 più di Davidenko!!
    Il sito riporta anche che Connors, i cinque anni che è stato numero uno, giocò 287 matches.
    Il link all’articolo : http://www.theaustralian.news.com.au/story/0,25197,23047084-2722,00.html

  42. Giovanni da Roussillon scrive:

    I numeri di Danij coincidono con quelle da me raccolte. Ed indicano bene che, se Federer “entra in pochi tabelloni”, capita tuttavia da anni che se ne esca un po’ più tardi degli altri.

    Dal 6 gennaio 2003 (escludendo dunque gli ottavi ed i quarti del torneo di Doha iniziato il 30.12.2002) gioca 437 partite:
    92 nel 2003
    80 nel 2004
    85 nel 2005
    97 nel 2006
    77 nel 2007
    oltre le 6 dell’AO 2008;
    delle quali 126 di Grand-Slams (per la cronaca vincendone 117), 2 all’Olimpiade 2004, 15 di Davis-Cup, oltre a 294 tra Masters ed altri ATP minori.

    Ripartendo i 96 eventi partecipati nel medesimo periodo (87 tornei, 8 turni di Davis Cup e un’Olimpiade) per tipo di campo:
    9 grass
    21 clay
    60 hard
    6 carpet.
    Non so dire quali degli “hard” siano fatti di terrifico cemento. Tutti?

  43. stefano grazia scrive:

    Sono d’accordo con Gudpie sulla sua analisi. La terra non morirà mai come dice anto ma intanto ci lamentiamo che non ci sono campi pubblici gratis…in america ci sono e sono in cemento…mi ricordo che a Maui (ci ero andato nel 92 per fare windsurfs che era allora la mia droga) c’erano i campi subito dietro la spiaggia di Kihei, fra la spiaggia e la fila di Condo:4 campi pubblici ogni 500 metri (o forse erano solo due,non ricordo bene, e comunque…) … Quindi che per propagandare il tennis sia meglio il cemento è indubbio…Il cemento è più pericoloso? Anche qui concordo con Gudpis: attenzione a non dire sciocchezze perchè se ci giochi sopra 1 o 2 volte a settimana non te ne accorgi nemmeno e quindi smettiamola di fare i fighetti da circolo che se c’è solo il campo in tappetino preferiscono non giocare… E’ più dannoso per i professionisti? forse, ma Nadal si è distrutto giocando sulla terra e allora è davvero This is Tennis,Bellezza!,il gioco fra quelli non di contatto e a volte anche considerando alcuni sports di contatto,più brutale e violento sia a livello fisico che mentale.
    L’alto numero d’infortuni deriva da un insieme di circostanze già annotate da altri intervenuti prima di me e il cemento può essere una di esse (ma lo è anche la terra) e non la sola causa. La principale è LO SPORT PROFESSIONISTICO IN SE. Che non fa bene al fisico. Quello che fa bene al fisico nel senso di Mens sana in Corpore sano è lo sport a basso regime, non quello accelerato da fuori giri dello sport pro. Quello ti rovina le giunture,ti stianca il cuore, ti manda in tilt la psiche…Indipendentementedal fatto di giocare sul duro o sull’acqua.

  44. andrew scrive:

    già l’America…hanno un fucking sacco di spazio ma anche una mentalità molto più aperta…

    ho passato un sei mesi a Boston nel 93…per caso mi ero trovato in appartamento con un ragazzo svizzero che era stato n.7 del suo paese e aveva giocato nei challenger e nelle quali in giro per l’Europa (due tronchi di gambe da paura!!)…

    beh, ogni tanto ci si buttava dentro nei campi pubblici GRATUITI e ci si faceva un’ora o due…Là funziona così: alla fine di ogni ora, il primo che si presenta utilizza il campo, se poi all’ora successiva si presenta qualcun altro, smammi…SIMPLE AS THAT…

  45. Giovanni da Roussillon scrive:

    Stefano Grazia
    Non penso sia lo sport professionistico la principale causa. Per quale ragione lo seguireste, lo seguiremmo, allora?
    E’ assai più probabilmente l’attitudine di chi lo pratica, che, probabilmente allettato dal reddito o dall’idea di poter eccellere, supera il dosaggio e limiti personali (per incoscienza o altro). Nessuno obbliga chicchesia a diventare ricco economicamente o ad essere il più bravo.
    Certo le offerte degli organizzatori sono assurdamente elevate e favoriscono i più bramosi e labili. Ma qui i dati della tematica non sarebbero circoscrivibili esclusivamente all’ambito sportivo…

  46. Enzo Cherici scrive:

    Seguiamo lo sport professionistico perché ci piace l’alta qualità che esprime, non perché faccia bene :-)

  47. Anakyn scrive:

    Condivido l’idea per cui sia lo sport praticato all’eccesso, come e più di un lavoro (del resto, i players vivono di questo), a logorare il fisico di una persona.
    Penso sia un discorso che ormai vale per praticamente qualsiasi sport, e certamente per ogni sport “di richiamo”.
    Tra esigenze degli sponsor, premi miliardari, imposizioni di calendario sempre più asfissianti e via dicendo, uno sportivo professionista, che sia tra i top mondiali o meno, deve sopportare dei ritmi assurdi per rimanere tale.

    Probabilmente il tennis è uno degli sport che negli ultimi anni ha “subito” più degli altri questo tipo di impatto: un esperto saprebbe esprimersi con più precisione, ma credo che dagli anni ‘90 in poi si sia assistito ad una brusca accelerazione sia per quanto riguarda gli impegni di calendario, che i materiali, passando per i campi, la preparazione atletica e via dicendo.
    Risultato: stress fisico e mentale giunto ormai a livelli tali che per garantirsi longevità è necessario possedere doti di equilibrio tecnico, atletico e psicologico non indifferenti.

    Non vorrei gufare, ma ad esempio dubito che Nadal a 25 anni sarà integro fisicamente, considerato lo stato in cui versano le sue ginocchia e caviglie già ora, poco più che ventenne: semplicemente, ha corso e si è pompato troppo durante gli anni della formazione fisica, e adesso lo sta pagando.
    Federer a 26 sta ancora bene, e probabilmente riuscirà a mantenersi in condizioni atletiche più che buone ancora per 3-4 anni almeno, ma è un caso a parte: non solo perchè programma la stagione senza troppa “ingordigia” (e ci credo: se uno vince 3 slam su 4 può pure permettersi di saltare parecchi tornei minori), ma anche in quanto dotato di qualità tecniche talmente elevate da potersi letteralmente “sostituire” a quelle fisiche. In altre parole: può risparmiarsi molto più di altri giocatori.
    Ma un tennista “normale”, che per stare ai vertici deve lavorare sodo in continuazione, difficilmente a mio parere potrà durare più di un lustro, nel tennis attuale.
    Che giochi sul rosso, sull’erba, sul cemento o sul ghiaccio.

  48. Giovanni da Roussillon scrive:

    A mio giudizio personale è allora più interessante e “sana” l’alta qualità espressa dalla tipologia Rios (bell’articolo di stefano grazia!) rispetto a quella dei finti equilibrati ovvero dei più. Il mio assunto non coinvolge unicamente i fruitori adulti e maturi.

  49. ellepi scrive:

    Ho letto tutto.E mi sembra che la discussione sia improntata decisamente alla presunzione di saperla lunga(mi viene in mente,ma soltanto casualmente e per associazione,un altro titolo di un libro di Woody Allen:parlarsi addosso).Nessuno si è preso la briga di andare a leggersi ciò che competenti e documentati(non gente che scrive:”secondo me”,ma riferisce dati di fatto obiettivi)han riferito.Non dilettanti,ma professionisti.E’ anche straordinario come vengan talvolta definiti “fantastici” articoli(e,magari,statistiche)che non stanno in piedi-e ne abbiamo avuti esempi anche recenti-e come qualcun’altro resti ignorato come lo scemo del villaggio.
    Ma colpisce anche come si sia andati fuori tema:l’assunto di Ubs era:i campi in cemento rovinano molte carriere.Naturalmente ci sono le eccezioni(che,si diceva una volta,confermano la regola,ma non la costituiscono),altrimenti il tennis avrebbe chiuso baracca da tempo o sarebbe tornato agli anni trenta,quanto a superfici.
    Che poi il tennis sia sport pericoloso per i professionisti,è risaputo;e proprio per questo si deve fare in modo che la sua pericolosità venga ridotta al minimo.Giocare sui campi di cemento,all’esasperato livello professionistico,è come gettare benzina sul fuoco.
    L’affermazione del discorso da bar tra vecchietti è poi una delle più ridicole fatte sul tema.Chi l’ha fatta ignora che i campi duri,a livello amatoriale,son più congeniali proprio agli anziani,poichè lo scambio non è poi così tanto veloce(siamo tra super dilettanti,ricordo)ma è molto più breve che sulla terra .E gli anziani,che vengono da una tradizione di gioco a rete,sempre a modesti livelli,s’intende,trovano miglior agio ad esprimere tutto il loro potenziale(si fa per dire!)e ad evitare l’apnea dei lunghi scambi terraioli.
    I campi in cemento costan meno:è vero,ma detto proprio dai ricchi americani o da organizzatori di tornei che buttan via milioni in premi e mercedes di trasporto giocatori,ecc…
    Anche da noi,nell’ambito comunale,si sono timidamente diffusi campi più economici,ma,guarda caso e spesso su indicazione di medici sportivi,si sono usati tappeti in plastica-gomma più morbidi.Certamente,una larga diffusione del tennis a livello popolare passa attraverso campi meno costosi,ma il rude cemento non è l’unica soluzione.
    Sempre a proposito di eccezioni:è banale affermare che tanti giocano sul cemento,tra i dilettanti americani,ma non son tutti zoppi.Si era detto,ricordo:”a livello professionistico”.E’ un po’ come la storia delle racchette leggere(e,conseguentemente,pesanti in testa):son quelle che fan venire l’epicondilite.Ciò è ormai assodato dalla medicina sportiva(e non le pesanti,come qualcuno afferma in questo blog),ma certo non pensiamo che tutti coloro che le usano sian morti.Il fatto è che spesso l’utente di questi telai ha uno swing cosi lento che l’energia d’impatto che si trasmette al suo polso è minima.Che poi la palla,per mancanza d’inerzia dinamica,non vada di là,è un altro discorso!
    Nei paesi anglosassoni il cemento favorisce la diffusione del tennis?Mah.io a Londra ho regolarmente pagato sui campi comunali.A Flushing Meadows i campi comunali non avevan doccia,ed io,essendo in metropolitana(la linea sette,famosa ormai quanto la “A” di “Take the “A” train”)poichè si era in aprile,ho pensato non fosse il caso di andare in giro sudatissimo.Cosi mi son recato nel vicino impianto dellUSTA,dove si svolgono gli US Open,e senza problemi mi hanno affittato un campo,a prezzo salato,ma senza formalità.Potenza del soldo negli USA !Naturalmente non son morto nè sul cemento di NY nè su quello di Londra,se vi fa piacere saperlo a conferma delle vostre teorie( o avreste preferito il contrario,birboni!?)
    Alla fine,però,dobbiamo comunque realisticamente pensare che, ormai ,datoil perdurare dello strapotere yankee nel tennis professionistico,sia bene che in Europa le federazioni incentivino la diffusione dei campi in cemento.Se si vuol pensare di formare futuri top ten,occorre realisticamente considerare che il 75% dei tornei importanti non si gioca sulla terra.Se poi i giocatori si scasseranno..beh,son pagati molto bene .per questo.

  50. Marcelus Edberg Wallace scrive:

    Yeah, Ellepi. Oro colato.

  51. andrew scrive:

    …ellepi…mi sa che ti sei un po’ scritto addosso…

  52. ellepi scrive:

    Andrew,le solite frasi di chi,non sapendo nulla perchè non ha argomenti da opporre e discutere,la mette sul superficiale.Scriversi addosso(e ricevere magari immeritate magnificazioni di qualche sempliciotto)non è inconsueto in questo blog.Avere,però,argomenti specifici,basati su informazioni professionali(se son false,dimostriamocelo,così imparerò anch’io qualcosa),sembra utopia,anche a segnalare sul web la possibilità d’informarsi,perchè l’ignoranza è umana,ma perseverarvi è diabolico.
    (Avverto:non sono una donna,così nessuno potrà supportare i suoi argomenti ,come ha fatto con l’ottima Chlohe,accusandomi di essere una sessantottina maschilista inacidita.).

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