Milano, successo nato da una delusione.
Così Della Vida replicò alla Federtennis.
La sua organizzazione era a 5 stelle.

 
7 Febbraio 2008 Articolo di Cino Marchese
Author mug

Dopo essere stato estromesso dagli Internazionali decise di puntare su un evento nella “seconda Capitale”. Anni di gloria, che lo portarono a dire: “Guardo la finale in tv da Roma”. Ecco come è nato un trionfo.

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PRIMA PUNTATA
Carlo Della Vida è stato senza alcun dubbio l’organizzatore sportivo autonomo più importante che abbia operato in Italia. Ottimo tennista e poi in tarda età buon golfista (per scommessa: per dimostrare che il golf, come diceva lui, non era uno sport, ma un gioco ed era possibile diventare un buon giocatore incominciando a giocare a 60 anni di età). A Carlo piaceva estremizzare quanto faceva. Anche con il rischio di essere impopolare. Da romanista accanito raccontava di aver fatto un “sogno bellissimo”: l’aereo della Juventus precipitava sul pullman della Lazio ed erano tutti morti, meno il massaggiatore della Lazio che era suo amico. Era solo ironia. Carlo era un grande sportivo. Aveva uno humour unico. Piaceva a tutti. Un grande signore, dotato di immenso charme. Aveva grande classe nell’intrattenere i rapporti personali, nessuno avrebbe dubitato di lui.
Carlo aveva introdotto in Italia gli Harlem Globe Trotter e poi Hollyday on Ice, due spettacoli che hanno avuto uno strepitoso successo. Era stato anche coinvolto nell’organizzazione delle Olimpiadi del 1960 a Roma. Fu lui a mostrare all’Italia i famosi professionisti di tennis della “Troupe Kramer”. Capacità manageriali che lo portarono a partecipare all’organizzazione degli Internazionali. Fu una delle sue più cocenti delusioni da promoter: la Federazione senza dirgli nulla gli “scippò” il torneo. Nessuna spiegazione, nessuna ragione evidente e soprattutto nessun preavviso. Fu un duro colpo. Ricordo che Carlo pensò a lungo alla vicenda, deluso. Ma non rinunciò al tennis. Tutt’altro. Iniziò a pensare all’organizzazione di un grande torneo. Aveva già organizzato una prova WCT e sfruttando gli ottimi rapporti con Lamar Hunt, padrone assoluto del circuito, organizzò a Roma al Palaeur altre due edizioni di grande successo, la Coppa Astor e poi nel 1976 la Coppa Puma. L’intesa con la Federazione rimase pessima ed in particolare con Franco Cameli, segretario generale (potentissimo dopo la sfiducia al presidente Giorgio Neri). Carlo decise così di andare a Milano, l’altra “capitale” italiana.
Milano aveva appena inaugurato una bellissima struttura avveniristica a San Siro, di fianco allo stadio. Un impianto che ospitava anche la Sei Giorni ciclistica, allora avvenimento di grande successo e molto spettacolare. La struttura, naturalmente, non era adatta al tennis. Si dovevano costruire delle tribune aggiuntive sopra l’anello in legno per avvicinare il campo agli spettatori e per dare una immagine più raccolta del “Centrale”. Non era ancora tempo di villaggi VIP oppure di operazioni di “corporate hospitality” ed i tornei si reggevano soprattutto sulla vendita dei biglietti e sugli sponsor del campo.
Carlo pertanto si sistemò a Milano e si costruì un rapporto a doppio filo con alcuni sponsor che lo seguirono in tutto e per tutto così nacque la Ramazzotti Cup per poi diventare Cuore cup grazie all’incontro con un grande personaggio della pubblicità Giulio Malgara e manager di successo con diverse aziende. Aveva anche un buon gruppo di persone che lavorava con lui ed in particolare Sergio Palmieri gli curava i rapporti con i giocatori mentre Gianni Pontiggia si occupava di tutti i problemi organizzativi. Attorno a loro c’erano diversi altri personaggi che Carlo aveva ereditato dai Globe Trotter o da Holliday on Ice e fra loro uno era veramente speciale ed era da tutti conosciuto come Delfino. Delfino abitava a Roma: era famoso per il suo camion “multiuso”. Insieme alla moglie, Delfino, si occupava di tutto quello che serviva ai giocatori, dal lavaggio degli indumenti alla gestione dei frigoriferi in campo, agli asciugamani. Un factotum. Ed il suo camion vuoto, lasciava Milano “imbottito” come un uovo; non c’era posto per uno spillo. Carlo era al corrente di tutto, sapeva che esistevano certi piccoli traffici, ma lasciava fare. Così facendo otteneva di più, tanto da poter dire con fierezza che lui la finale la vedeva da Roma in TV. La sua organizzazione era talmente efficiente che non c’era bisogno della presenza del leader.
Una delle più belle storie di Delfino, comunque, riguardò una esibizione che si giocò a Grado. Quando Carlo ed i suoi arrivarono sul posto constatarono che c’era tutto quello che serviva meno la biglietteria per vendere i biglietti. Durante una riunione dell’organizzazione Delfino chiese cosa servisse ed esclamò: “Dottore, non si preoccupi domani mattina avrà la sua biglietteria!”. La notte Delfino andò sulla spiaggia e smontò una cabina da uno stabilimento balneare, la ridipinse, realizzò una feritoia ed un banco di appoggio e la rimontò all’ingresso del Circolo del tennis. Era quello che serviva. Carlo si congratulò. E intanto un nerboruto bagnino si aggirava nei paraggi dicendo che se avesse preso quel “fiol d’un can” che gli aveva fregato una cabina lo avrebbe ammazzato.
Malgrado queste storie che servono ad inquadrare il periodo, per me Carlo è stato un grande maestro. Elegante nei modi, deciso e determinato, estremamente volitivo e caparbio e se io sono stato un buon manager devo molto a lui e quando nel 1985 manifestò l’intenzione di cedere alla mia Società il torneo mi disse anche di prendermi Gianni Pontiggia. Non fece lo stesso per Palmieri, sapeva che nel frattempo si era creata una certa rivalità per cui non era il caso di chiedermelo.
Andando per ordine il torneo fu organizzato da Carlo Della Vida dal 1978 al 1984 al Palazzo dello Sport di San Siro e nel 1985 al Palalido nell’anno del crollo del Palazzo dello Sport e quindi fu organizzato sempre al Palalido nel 1986 dalla mia Società IMG che lo organizzò poi al Palatrussardi dal 1987 al 1990. Il primo anno al Palatrussardi fu un’avventura in tutti i sensi perché l’arena era gestita dalla famiglia Togni, famosi circensi, ed in particolare da Divier Togni. Divier era persona molto disponibile ed intelligente: faceva il pagliaccio nella attività di famiglia e si avvaleva della collaborazione del suo segretario Mimmo (il nano). Immaginatevi i miei colleghi della potentissima multinazionale dello sport la IMG che si trovavano ad organizzare un torneo importante in una città importante e come controparte avevamo un gruppo di circensi che avevano i loro uffici su delle carovane e che come manovalanza avevano un gruppo di pun-jab appena sbarcati dall’India o da lì vicino. Malgrado tutto ciò facemmo un torneo strepitoso con il villaggio allestito sotto un altro tendone a fianco e la sala stampa in un altro ancora. Quest’ultimo, però, aveva qualche buco e la prima sera durante un temporale cadde qualche goccia d’acqua. Indovinate cosa colpì? Esattamente, il foglio di Rino Tommasi. Vinse Becker in finale su Mecir e per quattro anni Milano ebbe un torneo fantastico! Il Palatrussardi sempre strapieno e Lea Pericoli che lavorava per il torneo si sbizzarriva a portare i più grandi nomi della moda e grandi personaggi. Tutti i “big” della finanza venivano per lo meno una sera e gli sponsor stracontenti se li contendevano con tutti i mezzi.
Nel frattempo si stava costruendo il Forum di Assago e fatalmente iniziò il declino. Io avevo raggiunto il massimo risultato della struttura italiana di IMG sia come volume di affari sia come immagine e numero di dipendenti, avevamo sotto contratto Alberto Tomba e Roberto Baggio ed avevamo a che fare con tutti gli sport importanti ed in fase di sviluppo. Avevamo rapporti con l’Arena di Verona ed il Forum di Assago era un impianto in fase di costruzione che ci interessava molto sia per gestirlo sia per organizzarci manifestazioni. La famiglia Cabassi ed in particolare Massimo Moretti, genero di Peppino Cabassi, patriarca e capo carismatico della famiglia era molto interessato a definire un rapporto con la nostra Società e già collaboravamo in parecchie circostanze. Avevamo organizzato lo “Shoot Out” ad ottobre del 1990 e con un impianto ancora non finito avevamo ottenuto un formidabile successo. Penso in grande anche per il torneo, ma arrivarono due mazzate mortali. La prima consisteva nel nuovo calendario ATP che non comprendeva Milano tra i cosiddetti “Double up” e cioè una settimana dedicata a soli due tornei con esclusiva di zona e a quel proposito era stato preferita Bruxelles a Milano per una bieca questione di politica interna della nostra Società e poi per il cambio del dollaro che proprio quell’anno aveva assunto un valore imprevisto a danno del nostro budget perché prevedeva molti contratti in dollari. Il torneo che per anni aveva prodotto degli utili considerevoli improvvisamente andava in rosso o quasi ed io incominciai ad avere dei problemi interni con la mia Società. Arrivai a pensare di lasciare l’incarico, anche perché Mc Cormack non mi aveva dato quelle protezioni che invece mi aspettavo. Mi battei con tutte le mie forze per ridare a Milano lo status che si meritava e dimostrai che averlo dato a Bruxelles era stata una fesseria solenne e devo dire che Ian Todd il capo di tutti noi in Europa ammise di avere fatto o meglio incoraggiato un errore fortemente voluto da una mia collega belga e senza di me IMG lo gestì per altri tre anni dal 1993 al 1995 sempre al Forum. Ma non si concretizzarono mai le ipotesi di gestione perché Massimo Moretti se ne andò ed i suoi cognati preferirono il piccolo cabotaggio. I miei ormai avevano perso il loro riferimento e si limitarono a delle attività secondarie e senza quella determinazione che ha sempre caratterizzato le cose che io ho fatto. Palmieri da me magnanimamente assunto prima di andarmene garantì al torneo una certa credibilità e si oppose ferocemente alla vendita che invece il malefico belga, sempre lui, perfezionò a favore di Franco Bartoni che agiva per conto di Tiriac, cosa risaputa da tutti. Il prezzo pagato fu irrisorio, ma non essendoci più un anima come ai miei tempi la volontà di disfarsene fu più forte di qualsiasi altra cosa ed il torneo piano piano è emigrato a Dubai come vi racconterò nel mio prossimo pezzo.
FINE PRIMA PUNTATA
PS
Per la cronaca la ragazza di Wilander poi sposata da Edberg si chiama Annette e non Brigitte ed è di Vaxjio, la città di Mats.

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2 Commenti a “Milano, successo nato da una delusione.
Così Della Vida replicò alla Federtennis.
La sua organizzazione era a 5 stelle.”

  1. anto scrive:

    E vaiiiiiii Cino!

  2. luca scrive:

    Che dire della fluttuazione della moneta ? Forse si impara di più ad organizzare un torneo come quello di Milano che da un testo universitario di economia dell’impresa.
    Milano era integrativo agli internazionali di Roma; non sostitutivo

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