Volandri, inizia una nuova carriera
o un lento declino?

Dopo la vittoria di ieri nel challenger di San Marino, il livornese, dato per finito, balza nuovamente agli onori delle cronache. Esaminiamo il suo annus horribilis e i retroscena della sua crisi. Cosa lo aspetta ora? Tornerà agli antichi fasti, o resterà mestamente nelle retrovie del circuito?
Filo è tornato. La vittoria in rimonta su Potito Starace nella finale del grosso challenger di San Marino è stata solo l’ultima vicenda di una buonissima settimana per il livornese, che all’ombra del monte Titano è stato capace di sconfiggere 4 top 100 di fila, fra cui gente di notevole spessore sul rosso come gli spagnoli Montanes e Hernandez. Nella finale di ieri, Volandri ha fatto nuovamente vedere agli appassionati le sue … notevoli qualità tennistiche, tra cui spiccano il magnifico rovescio a una mano, l’eccellente capacità di coprire il campo, la risposta spesso fulminante. Il tutto assistito da una condizione atletica ritrovata, che lo ha portato a dominare il buon Potito, campione uscente, nel terzo set. Insomma, Volandri è parso essere tornato ai suoi livelli, o quasi. Eppure, fino a qualche settimana fa il livornese, da sempre il più discusso fra i nostri tennisti, sembrava un giocatore finito.
Dopo lo psicodramma vissuto con l’eliminazione al primo turno per mano di Lapennti al Foro Italico (dove difendeva la storica semifinale dello scorso anno) dissipando un vantaggio di 5a 1 nel primo set, Filippo tirò fuori delle dichiarazioni shock: “La cartilagine del mio ginocchio sinistro si è ridotta di metà, la mia carriera è a rischio”. Iniziarono a piovere notizie sempre più preoccupanti: consulti medici, dal professor Martens, dagli esperti di Milan Lab (è nota la passione rossonera dell’azzurro), ipotesi di difficili interventi chirurgici per il trapianto di cartilagine, paragoni vagamente iettatori con atleti sfortunati destinati a chiudere anzitempo la propria carriera, da Mark Philippoussis a Marco Van Basten.
Ma nonostante i bollettini medici sempre più somiglianti a necrologi, il livornese, fra la sorpresa generale, non smetteva di giocare. Dopo Roma, Filippo partecipava regolarmente a tutti tornei a cui era iscritto (spesso prendendo parte anche al torneo di doppio) mettendo insieme una tremenda serie di sette sconfitte consecutive al primo turno, fra cui quelle particolarmente umilianti con il russo Kukushkin (140 Atp) al challenger di Torino e con lo svedese Eleskovic (addirittura oltre la 500° posizione mondiale) a Bastad. Nel frattempo, si rincorrevano le voci di gossip, di serate mondane, di comparsate a Porto Cervo in compagnia di belle ragazze (celebrela fuga in Sardegna dopo la sconfitta a Torino), con relativi pettegolezzi, conditi anche da una buona dose di cattiveria. Diventerà un tronista, andrà all’Isola dei Famosi, sa che la sua carriera è ormai finita e sta raccattando gli ultimi spiccioli, non ha un briciolo di dignità, e via iniettando veleno. Insomma, su Volandri era stato già pronunciato, un po’ da tutti, un de profundis sportivo. Poi, inaspettamente, al torneo di Umago, un posto che da sempre fornisce stimoli e condizione al livornese, (e ci credo, direte voi, con tutte le bellezze che ci sono da quelle parti…) i primi segnali di ripresa, con una netta vittoria (finalmente) sull’altro azzurro Cipolla e una discreta partita giocata contro l’emergente Fognini, fino alla resurrezione di ieri. Il gravissimo infortunio al ginocchio sembra un lontano ricordo. Gli appassionati sono sempre più sconcertati. Ma come stanno realmente le cose? Se Filippo era infortunato così seriamente, come ha fatto a guarire senza smettere di giocare? Era davvero così tremendo il problema al ginocchio? O dietro la crisi del livornese ci sono (anche) altre ragioni? A parere di chi scrive, le cose sono andate più o meno nel modo seguente. Volandri dopo la splendida stagione sulla terra del 2007, con la semi di Roma e il quarto turno a Parigi, toccava il suo best ranking al numero 25 della classifica mondiale. Uno dei migliori del tennis azzurro dall’inizio dell’era del computer. A fine stagione, il livornese, ancora fra i primi 40, avviava un ambizioso programma di potenziamento tecnico. Finalmente conscio che per mantenere quei livelli avrebbe dovuto iniziare a fare punti anche sul veloce, Filippo lavorava duramente, per la prima volta nella sua carriera, non solo dal lato fisico (suo tradizionale punto di forza) ma anche dal lato tecnico: cambiava il movimento del suo sempre balbettante servizio e accorciava l’apertura del diritto, con l’obiettivo di ottenere un colpo più piatto, più pesante e più adatto alle superfici veloci.
Iniziava così la stagione, con grandi speranze, ma anche grandissima pressione. Pesavano nella mente di Volandri le due onerosissime cambiali in scadenza a maggio e a giugno, nonché la necessità di dover fare obbligatoriamente punti nei Masters Series primaverili sul cemento. A questo, si aggiungeva lo sforzo tecnico e di concentrazione di doversi abituare ai nuovi gesti, sia nel servizio, sia nel diritto. Last but not least, aumentavano le tentazioni mondane: dopo Roma 2007 Filippo è un personaggio del jet set, le tv lo cercano, le riviste di gossip lo coccolano, le veline se lo contendono. Davvero difficile mantenere la concentrazione. Davvero troppi i fattori di disturbo, per un raagazzo che ha sempre avuto la tendenza a fare, sia nel tennis, sia nella vita, scelte molto prudenti, concrete, all’insegna del “meglio un uovo oggi che una gallina domani”. E così, in primavera, il buon Filo è andato in tilt. Chiamato all’immane compito di confermarsi, di mostrare un gioco diverso, di gestire così tante variabili, è bastato un fastidio al ginocchio di una certa entità perché il livornese perdesse completamente ogni certezza, e con essa la serenità in campo, gli stimoli, la voglia di lottare ferocemente su ogni punto, così necessaria per il suo tipo di tennis, fatto di grandi rincorse e accelerazioni da fondo campo. E ora, cosa è cambiato? La paura di perdere tutto si esorcizza, a volte, proprio quando non si ha più nulla da perdere.
Lunedì scorso Volandri era precipitato al n. 138 della classifica Atp. La mente era sgombra, il cuore sereno. Nessuno più si aspettava alcunché da lui, l’attenzione dei media rivolta soprattutto sui giovani leoni, Bolelli, Seppi e Fognini. Il ginocchio dolorante, dopo tanta fisioterapia, era guarito. La voglia di allenarsi bene era tornata. Il nuovo diritto, abbandonato, per tornare al vecchio gesto da terraiolo. C’erano tutte le condizioni per ripartire. E così è puntualmente avvenuto.
Ora la domanda è: che tipo di carriera attende il livornese? Riuscirà a tornare fra i primi 50 del mondo, dove è stato ininterrottamente per oltre 4 anni? Tornerà il n. 1 d’Italia? O si dovrà accontentare di una carriera minore, intorno alla 70/80° posizione del ranking, all’ombra dei giovani azzurri emergenti?
28 Luglio 2008 alle 12:24
Avevo visto ad Umago dall’angolo di Fognini, la sconfitta che il toscano aveva subito dal ligure. Un Volandri abulico, incapace di reggere il ritmo forsennato del ligure, completamente in balia dell’avversario. Un servizio mediocre, e solo grazie ad un leggero calo di intensità di Fognini, Volandri aveva potuto perdere con un 6-4 periodico. Ma se la partita fosse finita 6-1 6-2 nessuno avrebbe avuto niente da recriminare. Ad Umago sembrava un giocatore finito, scarico, nervoso, con poche idee. Il nuovo avanzava prepotentemente mentre il giocatore che aveva retto le sorti del tennis italico abdicava miseramente. Ieri invece, vedendo su rai sat la partita di Filippo, ho visto un giocatore in ripresa, concentrato, determinato a non regalare punti, e sopratutto concreto, con un rovescio che girava a mille. Veramente una prova maiuscola del toscano, con uno starace incapace di reagire al ritorno prepotente del suo avversario. Qual’è il vero Volandri, quello di umago oppure quello di san Marino………credo che Filippo, debba ritornare focus al 100% sul tennis, senza farsi distrarre da letterine e comparsate tv. Ha solo 27 anni e se vuole restare nei 100 per altre tre- quattro stagioni deve solo allenarsi e non farsi distrarre da altre cose. Nei top 30 non rientrerà più, però nei top 80-70 ci può ritornare a patto che non lasci nulla di intentato.
28 Luglio 2008 alle 12:30
Credo che la risposta esatta alla domanda finale dell’articolo sia la numero 2. Volandri ha sempre avuto delle discrete basi di partenza (come il rovescio e la preparazione fisica), ma non ha mai realmente compiuto quel salto di qualità tecnico decisivo per competere stabilmente con i primi 30/40. Potrà ancora giocare dei buoni tornei sul rosso, ma saranno eventi sporadici: mentalmente non mi sembra pronto per tornare (e stare) tra i primi 20/30, tecnicamente ha gli stessi limiti che aveva a 20 anni: ora a 27 anni è difficile che la situazione cambi. Poi intendiamoci, lieto di sbagliarmi…
28 Luglio 2008 alle 12:30
Condivido al 100% la disamina. Credo che a questo punto si debba concentrare sulla terra. Dubito che riuscira’ a rientrare tra i top 50, ma non credo la sua carriera sia finita.
28 Luglio 2008 alle 13:02
Ma la risposta sta anche nella natura dell’infortunio di Volandri.
Non è un infortunio come gli altri, stai male, poi guarisci e torni al 100%.
Da questo genere di infortuni non si guarisce mai completamente, si soffre sempre, quando più, quando meno, ma soffri sempre.
Quindi, non è nè illogico né assurdo che lui abbia giocato anche da infortunato. Il suo infortunio è così, ti permette di giocare, ma ti limita fortemente. Dipende anche dalla settimana, c’è la settimana che l’infortunio ti lascia in pace, c’è quella in cui riesci a malapena a camminare.
Non appena il suo ginocchio gli ha lasciato un po’ di pace, si è visto il vero Filo.
Quindi, non possiamo rispondere noi alle domande di Roberto, che chiudono l’articolo.
Deve rispondere il suo ginocchio, chiedete a lui.
28 Luglio 2008 alle 13:14
Penso che Volandri non possa più fare molto. Certo qualche vittoria (sempre e solo sul rosso) potrà addolcire la parte finale della sua attività agonistica ma non raggiungerà mai le posizioni in classifica di questi ultimi anni. Non è mai stato un campione (ha giocato 22 GS ed in 16 occasioni è uscito al primo turno ed in altre 4 al secondo turno) e neppure un giocatore su cui fare affidamento (solo noi italiano sappiano rendere eroe uno con i risultati di Volandri) e soprattutto sorprende come in questi anni di professionismo non abbia mai migliorato realmente il suo gioco sulle superfici veloci (14 vittorie su 72 partite disputate). Mi auguro solo per lui che non faccia la fine di molti altri sull’isola dei famosi.
28 Luglio 2008 alle 13:45
credo che l’analisi sia molto giusta.
in merito al quesito sulla carriera penso che il meglio Volandri lo abbia già dato, pertanto non mi aspetto più grandi picchi da Filippo. Credo che ancora per qualche anno assisteremo ad una onorevole carriera da 40/80 del mondo con marcata predilezione per il rosso.
28 Luglio 2008 alle 14:11
visto che non avete scritto nulla sulla vittoria di nadal al master series di toronto srivo qui che i punti di federer e nadal sono sbagliati infatti se si contano i punti fatti da federer in un anno (dallo scorso torneo di cincinnati) essi non sono 6605 bensì 6225 e quelli di nadal 6105.Quindi la differenza tra i due non sarebbe di 300 punti ma di soli120 punti.Inoltre non si capisce come federer abbia guadagnato in questo torneo 5 punti quando ne avrebbe dovuti perdere un bel pò visto che l’anno scorso avevo fatto finale.Che il computer tifi per federer o è stato qualcuno dell’atp?Ma mene sono accorto solo io?.Secondo me caro scanagatta qui bisognerebbe fare un articolo su questa cosa.Non so gli altri cosa ne pensino.
28 Luglio 2008 alle 14:19
Caro Raf, l’articolo c’è gia, leggi qui:
http://ubitennis.quotidianonet.ilsole24ore.com/2008/07/26/107401-sorpasso.shtml
C’è anche spiegato il motivo tecnico che spiega la discrepanza nei punti da te segnalata, dovuta all’inserimento nel calendario del torneo olimpico.
28 Luglio 2008 alle 14:28
scusate non l’avevo visto
28 Luglio 2008 alle 14:31
Riprendo la frase del mio omonimo : “Solo noi italiani sappiamo rendere un eroe uno con i risultati di Volandri”.
Ma veramente pensate che un risultato come la semifinale a Roma sia da definirsi “storico” ?
O che un quarto turno a Parigi sia un “grande” risultato ?
Io mi vergognerei solo a pensarlo.
Volandri e’ un giocatore di media levatura, cosi’ come ce ne sono decine.
Continuera’ la sua carriera tra finti alti e veri bassi cosi’ come l’ha sempre condotta.
Infortunio o meno.
28 Luglio 2008 alle 15:06
per me la gstione di questa stagione da parte di volandri, soprattutto dopo la manfrina dell’infortunio al ginocchio, è stata allucinante.
quest’anno l’ho visto giocare talmente poco che faccio fatica a giudicarlo, certo è che ieri con starace, vista la partita su rai sat (piuttosto loro due che non vedere per intero l’ennesima vittoria di nadal…), mi è parso piuttosto in forma, la sua palla viaggiava come ai tempi migliori, anche di diritto era molto incisivo.
velo pietoso sui cronisti, il “tecnico” (non ho capito chi fosse) ha detto che rispetto all’anno scorso volandri gioca meglio di rovescio, che quello è il colpo che ha migliorato di più quest’anno?????????????
28 Luglio 2008 alle 15:43
a leggere certi post vien quasi da ridere.. ma voi sapete cosa significa essere 40 al mondo? nel calcio intorno alla quarantesima posizione ci sono giocatori tipo pirlo.. vi pare male? tant’è che a volandri per andare all’isola dei famosi gli hanno offerto 1 milione di euro… e questo lo dice uno che non punterebbe mai a quelle posizioni, ben conscio però che poi se arrivi dalla trentesima alla cinquantesima posizione del ranking mondiale sei uno che nel tennis (che è il suo lavoro) hai sfondato… provate a vedere se in quello che fate per mantenervi siete i quaratesimi al mondo e se non lo siete allora cosa fate, vi ammazzate ? secondo i vostri post sembrerebbe di si, poi nella realtà se uno vince il torneo sociale del circolo che frequenta o guadagna 5.000 euro al mese si sente dio nei confronti degli altri….ma va va
28 Luglio 2008 alle 16:02
Bravo Madmax!
Sono d’accordo con te su tutto!
Oh, ma non è che siamo troppo d’accordo, da un po’ di tempo in qua?
28 Luglio 2008 alle 16:15
quindi secondo madmax non si può fare, a prescindere, nessuna discussione su nessun giocatore al mondo se è nei primi 100 perchè tanto ha sfondato? quindi se federer, con quei mezzi lì, avesse navigato tutta la vita intorno al numeo 40 non si poteva nemmeno prendere di considerazione l’idea di parlarne perchè tanto ha sfondato??
tacendo del fatto che la discussione è la ragione di vita di un forum.
28 Luglio 2008 alle 16:59
Mi sembra ovvio che il quarantesimo al mondo, in qualsiasi ramo, sia lui un ortopedico, un missionario, un poeta non è nell’ambito della media, ma è tra i più qualificati. Oltre tutto Volandri è uno dei pochissimi al mondo che nei confronti diretti con Federer è in parità, un match a testa.
Ciò non toglie che probabilmente Volandri non rientreà tra i top 100. Non è più giovanissimo, ha cioè l’età in cui solitamente inizia la fase calante per un tennista. Ha gestito male il successo e si è adagiato sulla sconfitta.
I risultati del 2007, nonostante Roma e Roland Garros, non erano poi così eccezionali da difendere, considerando che in 15 tornei è stato eliminato al primo turno.
Ha gestito male il rapporto con la carta stampata e molto meglio quello con la televisione, grazie anche alla sua fotogenia. E ora è soprattutto un personaggio da rotocalco gossipparo, un ex che può ambire a vincere challenger, magari di lusso.
28 Luglio 2008 alle 17:53
io credo che filippo si stia avviando ad un finale di carriera dignitoso: non mancheranno buoni risultati sulla terra.
in bocca al lupo, naturalmente!
28 Luglio 2008 alle 19:11
Nella storia del tennis ci sono stati fior di giocatori che hanno costruito la loro credibilità sulla terra rossa (due nomi a caso, Kent Carlsson e Albert Costa, ma la lista potrebbe allungarsi); non vedo perché Volandri, peraltro inferiore ai due citati, non potrebbe fare altrettanto. Se, come ipotizza il sempre ottimo Commentucci, la sua ricerca di adattamento alle superfici veloci non gli ha dato alcun ritorno facendogli perdere le certezze che invece aveva sulla terra, ritengo che un ritorno al passato non possa che fargli bene. Ovvio, nel tennis moderno non puoi prescindere dalle superfici veloci ma se non hai le caratteristiche per adattarti, meglio lavorare sul miglioramento dei propri punti di forza. Con questo è difficile capire quale potrà essere il futuro di Volandri. Non dimentichiamoci mai che Schuettler ha fatto semifinale a Wimbledon dopo anni di buio. Quindi…
28 Luglio 2008 alle 20:02
il punto non è nemmeno questo, il punto è che tanto per cominciare federer con quel potenziale lì è diventato nr 1 al mondo e volandri con il suo che non è lo stesso di federer ha veleggiato intorrno alla trentesima posizione. e quando parlo di potenziale considero anche il servizio che nel tennis attuale è determinante, quindi il suo gli abbassa e non poco la media generale. per ultimo ma non per importanza è necessario considerare dove è cresciuto sia umanamente che tennisticamente e l’italia per entrambi i fattori non è certamente un fattore positivo (soprattutto fino a 10/15 anni fa quando per lui era il momento più importante di crescita..). se volandri fosse nato in francia o in spagna sicuramente avrebbe servito meglio, sarebbe stato un po’ più determinato e costante (oltre che sempre spronato perchè non sarebbe mai stato la prima donna) e sarebbe entrato nei top ten…ora però vista la situazione è giusto che pensi alle sue finanze, un po’ come un’azienda che vende beni di lusso in un momento di crisi. cosa deve fare, continuare a non vendere beni di lusso e fallire o mettere sul mercato merce più a buon mercato e continuare a sopravvivere se non addirittura aumentare il fatturato? non capisco perchè nel tennis 2+2 fa 3 o 5 e mai 4. sarà per questo motivo che i risultati non arrivano?
28 Luglio 2008 alle 20:12
Oddio, mi chiedo se la domanda dell’articolo sia seria o retorica…
Per avere un declino bisogna essere stati in vetta, bisogna aver incantato gli spettatori di mezzo mondo. Volandri invece, eccezion fatta per 5-6 match in carriera, ha fatto di volta in volta incazzare, disperare, impietosire, indignare chi ha avuto il coraggio di tifarlo.
Non è certo dello sconosciuto Volandri che l’Italia orfana di campioni aveva e ha bisogno.
28 Luglio 2008 alle 21:32
Se Volandri fosse nato in Francia, se, se se se e ancora se…ma ci rendiamo conto?
Perchè stiamo a farci interrogativi su Volandri? perchè ha vinto un challenger? Che pena, Volandri è e resta un giocatore mediocre, la peggior specie dell’ italico tennis assieme al suo socio Starace, ci sono tre giovani che meritano molta più attenzione.
28 Luglio 2008 alle 21:33
mio nonno diceva:sempre meglio che lavorare…voglio dire da questo articolo è venuta fuori la figura di un martire…insomma volandri è solo uno che ai minimi risultati positivi si adagia…non è un eroe dei nostri giorni…inutile trovare scuse sia da parte sua con quel ginocchio, sia da parte nostra..
28 Luglio 2008 alle 22:02
il mondo è pieno di mediocri che tutti i giorni si alzano al mattino e vanno a lavorare per 1000 euro al mese, sono i miliardesimi del mondo e sono persone degnissime che non volgiono far pena a nessuno… volandri è un libero professionista che a spanne ne guadagnerà tra tutto ca 70/80.000…..ed è così sconosciuto che per 3 mesi (ma magari anche solo per una settimana) volendo ne prenderebbe 1 milione per andare in televisione… i se ed i ma li fate voi di cui certamente non si occupa nessuno…
29 Luglio 2008 alle 01:54
Un atleta che è stato il migliore d’Italia per quattro anni, in uno sport che è assai più praticato di tanti altri, merita grande rispetto. Sono d’accordo, in questo, con Mad Max. Che poi Volandri non sia un campionissimo purtroppo è anche questo vero.
Aveva limiti insormontabili? Ha dato tutto quel che poteva dare? Ha fatto il massimo del suo potenziale?
Non lo so, forse nessuno può saperlo, nemmeno lui.
A me sarebbe piaciuto che Filippo avesse mostrato un atteggiamento meno provinciale e meno conservatore (quando ha guadagnato punti ATP e classifica mi è parso semrpe più preoccupato di difenderli che non di ingegnarsi a cambiare qualcosa per fare altri progressi…ma magari la mia è soltanto una sensazione sbagliata; non se sia stato un problema di presunzione o, al contrario, di eccessiva umiltà e poca convinzione nei propri mezzi…pare un paradosso, ma sarebbero due modus vivendi assolutamente contrapposti, eppure plausibili entrambi). Avrei voluto che lui si fosse cimentato fin da ragazzino nei tornei che potessero metterlo alla prova ancor più di frequente, con avversari di valore…e invece ho avuto spesso la sensazione che lui preferisse essere il primo dei secondi, piuttosto che rischiare di essere l’ultimo dei primi. Non so se siano stati calcoli economici, magari un po’ sparagnini, o piuttosto frutto di insicurezza…Anche Cancellotti si comportò allo stesso modo, anche Starace è un po’ così. Mentre Fognini, ad esempio, e non dico una cosa nuova, sembra più ambizioso e il suo atteggiamento (a prescindere dal comportamento in campo non sempre ineccepibile) mi piace di più.
29 Luglio 2008 alle 09:14
Ubaldo, hai perfettamente ragione, considera una cosa però che quando tu dici “Avrei voluto che si fosse cimentato fin da ragazzino….” lo sai benissimo che a quell’eta non sono i ragazzi a decidere e scegliere bens’ i genitori, non a caso prima Tommasi poi noi su G&F abbiamo sempre rimarcato la mancanza di genitori di campioni….
29 Luglio 2008 alle 10:59
Concordo con l’intervento di Ubaldo tranne su una cosa, il discorso fognini sul comportamento in campo non sempre ineccepibile. Cosa si intende per non sempre ineccepibile, forse la troppa voglia di vincere, la voglia di un ragazzo di 21 anni di spaccare il mondo e portare in alto i colori dell’Italia in uno sport che negli ultimi 20 anni ci ha regalato più dolori che gioie. Prendiamo Murray, semplicemente insopportabile, eppure essendo top 10, la sua insopportabilità lo fà diventare un icona di questo sport essendo un vincente. Prendiamo Seppi, il ns numero uno italiano, l’ho visto giocare dal vivo diverse volte, eppure non mi trasmette nulla, no emozioni, non mi trasmette nulla…….e poi abbiamo Fognini, probabilmente si arrabbia quando perde un punto combattuto, o quando gioca male, però quando gioca trasmette sempre qualcosa, nel bene o nel male……..a seconda dei punti di vista
29 Luglio 2008 alle 11:51
Come sempre l’argomento Volandri ha il potere di dividere gli appassionati, perennemente spaccati tra giustificazionisti e detrattori. Io credo che questo dipenda anche dal profilo, molto atipico, del giocatore toscano, nel quale convivono alcuni punti di forza davvero di livello mondiale (la risposta, la rapidità dei piedi, l’esposività, il rovescio incrociato) e settori di gioco di inusitata debolezza (in primis il servizio, ma anche, in parte, la scarsa capacità di verticalizzare e di coprire la rete).
Nel riprendere le fila del dibattito, credo che Max abbia detto molte cose giuste.
L’evoluzione della carriera di Volandri, e in parte anche quella di Starace, costituiscono il simbolo di un passaggio storico particolare del nostro tennis. Essi si sono formati, come giocatori, negli anni fra il 1998 e il 2002, nell’interregno fra le macerie fumanti della Fit di Galgani (che aveva fino ad allora detenuto il monopolio della costruzione dei giocatori), e l’inizio di un periodo nuovo, quello della formazione dei team privati. I loro coach, Fanucci e poi Rianna, sono stati i primi a seguire l’esempio di Riccardo Piatti, incammindosi sulla via nuova del professionismo su basi privatistiche. Volandri e Starace, da questo punto di vista, hanno scontato gli errori del noviziato, e dell’inesperienza, nonché le lacune enormi del sistema tennis del nostro paese. Tali lacune enormi hanno fatto si che entrambi approdassero al professionismo con macroscopici difetti tecnici e fisici: il servizio di Volandri, certo, ma anche quello di Starace, che è un atleta di 1,90 incapace di servire piatto. E questo deriva dal fatto che i primi maestri del campano, preoccupati dalla sua lentezza nel fare il primo passo in uscita dal servizio, furono costretti ad impostargli un servizio con molto kick, in modo da tenere lontano l’avversario e dare a Poto il tempo necessario per preparare la botta di diritto e comandare lo scambio. In un paese tennisticamente più evoluto, ci si sarebbe preoccupati di velocizzare per tempo l’azzurro, con un lavoro atletico mirato e di qualità. E adesso avremmo un giocatore adatto a tutte le superfici, più efficace anche in risposta e maggiormente in grado di giocare vicino al campo, in grado di stare stabilmente nei 30. Lo stesso vale per Volandri. Se da ragazzino avesse giocato molto di più sul duro, si sarebbe capito per tempo che il servizio andava tempestivamente rifondato, al più tardi verso i 16 anni. Ma tanto sulla terra, forte com’era negli altri settori del gioco, vinceva lo stesso…
E così, i nostri sono arrivati al professionismo, grazie alle loro qualità, che non sono poche. Ma erano anche coscienti dei loro punti di debolezza, che la terra ben mascherava, e che hanno tolto loro anche molta fiducia in se’ stessi. Pensate quanto doveva soffrire il Volandri di inizio carriera sul veloce nel vedere che lui faceva una fatica di inferno per farsi tutti i punti, e l’avversario di turno invece ne incassava la metà gratis, senza fatica, grazie al servizio… Oppure Starace quando si vedeva bombardato sul suo debole rovescio, fino a soccombere, e sulle superfici rapide non aveva il tempo (che la provvida terra invece gli forniva) per girarsi sul suo notevole diritto e ribaltare l’inerzia dello scambio…
Queste lacune tecniche, e la loro consapevolezza, hanno probabilmente contribuito a innestare nei nostri due azzurri un vero e proprio complesso di inferiorità, che ha impedito loro di avere il coraggio di affrontare le superfici rapide con sufficiente convinzione, e il necessario lavoro tecnico per domarle.
Insomma, ognuno è figlio del proprio tempo.
E nascere giocatori con ambizioni professionistiche nell’Italia tennistica di una decina di anni fa, non era una cosa facile. Ci sarebbero volute due personalità eccezionali, di enorme ambizione, per sormontare tali difficoltà “ambientali” e diventare giocatori più completi.
Detto questo, non voglio certo farne dei martiri, è anche vero ciò che ha detto Fracco: sempre meglio che lavorare. Tuttavia, non vanno nemmeno giudicati così severamente.
Piuttosto, è importante che la loro storia serva da insegnamento per il futuro, a tutti coloro che intendono provarci sul serio, fin da piccolini. Per dirla con il titolo di un DVD di successo di Max Sartori: Ripartiamo dalla tecnica!
29 Luglio 2008 alle 19:49
concordo pienamente con l’analisi di Commentucci, sempre molto esauriente. penso che Volandri, con i limiti tecnici che ha, abbia fatto il massimo considerando che la maggior parte dei tornei che contano si giuocano su superfici veloci, in ogni caso nel 2009 se non ha problemi fisici sicuramente lo rivedremo tra i top 50 visti i risultati di quest’anno
4 Agosto 2008 alle 02:13
beh, intanto oggi ha vinto il secondo challenger da $100.000 di fila. Impresa difficilissima, con 10 vittorie consecutive. Con quest punti rientrera’ nei primi 100…
4 Agosto 2008 alle 12:54
Credo che l’analisi iniziale sia corretta.
Personalmente non credo che possa rientrare nei 40. Credo che ritornerà ma al massimo tra i 50/70 giocatori del mondo basandosi sui tornei che da sempre ha preferito e cioè terra rossa.
Volandri è stato ed è un buon giocatore di livello mondiale. E non possiamo che ringraziarlo. Nonostante i limiti ha dato molto ed ha anche trasmesso un’immagine positiva del tennis. Un po’ piagnone come la maggior parte degli italiani ma positiva.
Personalmente credo abbia sempre dimostrato di arrivare col lavoro, trovo normale che un ragazzo giovane ed “in vista” si sia distratto un po’ e che, forse, si sia un po’ “nascosto” dietri agli acciacchi che ci sono di sicuro.
Ha i limiti di sempre: non ha mai avuto, e non credo possa acquisirla ora, la vera mentalità del vero tennista professionista.
Un esempio per tutti: Volandri ha SEMPRE preferito una programmazione casalinga e sulla terra rossa. Anche quando era giovane ed aveva potenziale e già classifica per andare a giocare la stagione americana sul cemento. Non ci ha mai pensato neanche per un attimo. Non ha mai saputo investire totamente sul suo potenziale.
Giocava il torneo del condominio di San Marino anche a 21/23 anni: e come si può pensare di puntare in alto?
ma siamo ancora qui a parlarne?