Quando i risultati . . ripagano i sacrifici
Errani e Pennetta sugli scudi

 
28 Luglio 2008 Articolo di Ubaldo Scanagatta
Author mug

Due tenniste italiane “emigrate in Spagna per allenarsi meglio” non dimenticheranno facilmente lo scorso weekend. L’esempio illuminante di Andrea Gaudenzi alla scuola di Muster

Flavia Pennetta, 26 anni, brindisina, perché pur perdendo la settima finale su tredici disputate _ ma da Dinara Safina, russa top-ten finalista all’ultimo Roland Garros e l’ultima ad aver battuto la “baby-pensionata” Justine Henin _ ha raggiunto a Los Angeles (600.000 euro di montepremi, torneo di categoria Tier 2) tre obiettivi di non poco conto: a) la prima finale in un torneo di quella categoria (mai aveva raggiunto neppure una semifinale), b) l’avvicinamento al suo best ranking Wta, n.16 del mondo del gennaio 2006: oggi è n.18, c) la leadership italiana scalzando Francesca Schiavone (scesa a n.25 da n.20) che ora le sta dietro 7 posti.
E Sara Errani, romagnola di 21 anni, che bissando a Portoroz (torneo di categoria Tier 4) il successo ottenuto nel torneo di Palermo, ha vinto dieci partite di fila ed è salita anche lei alla sua miglior classifica di sempre, n.43.
In termini tecnici il risultato di Flavia “pesa” di più, ma il livello delle avversarie battute da lei, Wozniak, Paszek, Sugiyama, Bammer, Mattek, equivale a quello delle “vittime” di Sara, Camerin, Santangelo, Wozniacki, Kirilenko, Medina Garrigues. Poichè a Palermo Sara aveva battuto proprio Flavia e all’anagrafe Sara è cinque anni più giovane, i 27 posti che le separano forse non rendono giustizia alla tennista romagnola che quest’anno ha battuto due top-20 (Szavay e Kirilenko) e fu sconfitta 7-5 al terzo dalla Davenport in Australia. Flavia, dal canto suo, ha battuto Venus Williams a Parigi.
E’ significativo, semmai, che i risultati stiano premiando due ragazze che _ un po’ come Gaudenzi quando emigrò alla corte di Muster in Austria _ hanno dimostrato grande spirito di sacrificio, mollando casa, famiglia…orecchiette e tortellini, sospinte dalla voglia di arrivare. Oggi Flavia si allena a Barcellona, Sara a Valencia (dove gioca il top-ten David Ferrer). “Avevo 12 anni quando andai da Bollettieri per sei mesi da sola…ero la più piccola di tutti, piangevo tutti i giorni, non sapevo l’inglese, né dove andare, le altre ragazze avevano 16 anni, ma io non volevo mollare, lì…imparando a soffrire, sono maturata tantissimo” _ ricorda Sara, gran grinta e aggressività, ottima nei “fondamentali”, soprattutto il rovescio bimane, eccellente nei recuperi, tallone d’Achille nella “seconda” di servizio a causa di una statura (164 cm) inferiore perfino a quella della Henin (167 cm). Un anno fa è entrata fra le prime 100, eppure rinunciò a giocare Wimbledon per diplomarsi in ragioneria: giocava a Cuneo e andava avanti e indietro fra scritti e orali. Oggi ha già guadagnato 350.000 dollari (Flavia 2 milioni), e a 21 anni non sono pochi, ma sono già 10 anni che vive da professionista della racchetta. Insomma quei soldini se li è sudati.
A proposito di sacrifici, economici e non. E’ andato fino in Georgia, per vincere due tornei challenger, il fortemermino “figlio d’arte” Matteo Marrai, 21 anni, gran rovescio e oggi n.325 del mondo (ma nella Race dall’inizio dell’anno è fra i primi 230…). Occhio, è un ragazzo da seguire. (www.ubitennis.com)

Collegamenti sponsorizzati


15 Commenti a “Quando i risultati . . ripagano i sacrifici
Errani e Pennetta sugli scudi”

  1. albi scrive:

    Caro Ubaldo, mentre qua sotto si discute del possibile(?) ritorno di un giocatore che probabilmente non ha fatto fruttare il talento che madre natura gli ha messo a disposizione, mi sembra doveroso complimentarsi con due giocatrici che invece hanno fatto del lavoro e della tenacia la loro caratteristica pricipale e con queste hanno raggiunto (Flavia) o raggiungeranno (Sara) ottime posizioni di classifica, almeno con loro ti rendi conto che nulla è andato sprecato.

  2. Roberto Commentucci scrive:

    Significativa la dichiarazione rilasciata da Sara dopo essersi aggiudicata ieri il torneo di Portorose: “Dedico questa vittoria a tutti gli italiani che non hanno mai creduto in me, ritenendomi una pallettara…”. Grandissima.

    A parte gli scherzi il tema a mio avviso è il seguente: sia Flavia che Sara si stanno costruendo un’ottima carriera professionistica. Ma per farlo, hanno dovuto emigrare in Spagna. La Pennetta, in particolare, con Gabriel Urpi a Barcellona ha fatto un vero e proprio salto di qualità, nonostante la grande bravura della sua ex coach Barbara Rossi. Perché accade questo?

    Flavia, ma anche Sara e lo stesso Fabio Fognini, l’altro azzurro emigrato oltre i Pirenei, lo hanno spesso ripetuto nelle loro interviste. In Spagna, sia a Barcellona, sia a Valencia, c’è una mentalità diversa, c’è una maggiore cultura del lavoro, è facilissimo trovare gente forte con cui allenarsi, è pieno di giocatori professionisti di livello, di ex pro che allenano con grande competenza e professionalità, di preparatori atletici. In più, c’è un clima generale di grande collaborazione e amicizia, i giocatori sono uniti, i tecnici si scambiano idee, impressioni, confrontano metodologie, studiano, approfondiscono.

    E’ la “scuola” tennistica spagnola,amici. La capacità di dare sempre e comunque un’impronta ben precisa, tecnica e tattica, ai loro giovani talenti.

    Il paragone con la realtà del nostro paese non potrebbe essere più stridente. Da noi i giocatori professionisti, sparsi e dispersi per tutto lo stivale, hanno difficoltà a trovare compagni di allenamento. I tecnici davvero bravi e preparati sono pochi, e quei pochi si tengono strette le loro metodologie di lavoro come se si trattasse di segreti industriali. Non c’è quasi mai cooperazione, scambio di esperienze. Gelosie, rancori, rivalità tra clan. E ciascuno va per conto suo. I risultati, quelli li conosciamo bene.

    Emigrate, se avete ambizioni, giovani agonisti italiani. La Spagna non è così lontana.

  3. Nikolik scrive:

    Anche Higueras è spagnolo!
    Insomma, le fregature le tirano anche loro, eh!

  4. Angelica scrive:

    E intanto Franscesca Schiavone perde al primo turno contro l’austriaca Paszek 7-6(4) 1-6 6-1.
    Francesca nel primo set era sotto 5 a 1 per poi perdere al tie break.
    Il match è stato sospeso 3 volte per la pioggia. Francesca e Tamira sono rientrate in campo alle 22 per terminare il match.

  5. avima scrive:

    il lavoro e l’abnegazione premiano sempre (o quasi), pertanto un bravo ad entrambe e pure ad andreas seppi che grazie al lavoro sta raccogliendo veramente tanto in questa stagione.
    volevo invece spendere due parole su bolelli, che pure non sta facendo male in questa stagione: sicuramente è dotato di più talento di seppi, ma sembra che stenti a trovare quei risultati che dovrebbero venire proprio ora… voi che ne dite ???

  6. remo scrive:

    Marrai (che in realtà va per i ventidue, essendo nato in novembre del 1986) in Georgia ha vinto due futures consecutivi, che è il terzo in ordine di importanza tra i circuiti (dietro quello principale e quello dei challenger); meno di un mese fa ne aveva vinto uno in Germania e, miglior risultato stagionale, aveva superato le qualificazioni a Barcellona, poi sconfitto da Alberto Martin.

  7. riccardo scrive:

    @nikolik
    Ho avuto il piacere di conoscere higueras e ti dico che vorrei averne in italia 1000 di allenatori così, fermo restando che non credo che il nostro problema sia il valore degli allenatori privati. Comunque non si considera mai il diverso atteggiamento mentale dei nostri giocatori quando si calano in una realtà differente da quella in cui sono cresciuti.
    Di punto in bianco perdono tutti i loro vizi e diventano umili e recettivi come non mai con il nuovo entourage, ma potete giurarci che se l’atleta rimanesse in italia e si circondasse delle stesse nuove persone rimarrebbe lo stesso di sempre per tutta la vita. E’ solo questione di agiatezza.

  8. Nikolik scrive:

    Sì, Riccardo, ma in verità siamo tutti d’accordo su tutto, tuttti discorsi verissimi.
    Ma mi spieghi una cosa, tu, o Ubaldo, o Roberto, o chi vi pare: ma perché se la Pennetta e la Errani non arrivano alla famosa, anzi, famigerata seconda settimana a Wimbledon, giù critiche al tennis italiano a pioggia, mentre, appena vincono un po’, giù a dire che l’Italia non c’entra nulla, perché loro si allenano in Spagna?
    Ma, insomma, questi spagnoli si prendono solo i meriti delle vittorie e mai i demeriti? Quelli sono solo nostri?
    Non appena perdono, tutti a dire: povero tennis italiano. Ma allora? Che discorsi sono? Sono sempre gli stessi a vincere, ma anche a perdere.
    Insomma, si allenano in Spagna anche quando perdono, non solo quando vincono.
    O no?

  9. riccardo scrive:

    @nikolik

    Considerazione giustissima sul nostro atavico provincialismo ed esterofilia cronica. Come ho scritto nel post precedente il nostro problema non sono i tecnici, perchè ne abbiamo alcuni parecchio competenti, ma l’ambiente in cui crescono i nostri giocatori, sempre coccolati, giustificati ed eccessivamente protetti (vedi pistolesi delle settimane scorse).
    Questo fa si che crescano spesso molto male di testa, mentre quando vanno all’estero perdono tutte le certezze assodate tipiche del nostro ambiente e di punto in bianco devono tirare fuori gli attributi.
    C’è chi ci riesce come la pennetta e adesso la errani, o gaudenzi qualche anno fa (sarebbe bello su gaudenzi scrivere come fu trattato da ronnie leitgeb per farlo diventare uomo), e chi no ma l’utilità è quella.

  10. riccardo scrive:

    @nikolik

    Di sicuro è sbagliato dare tutti i meriti agli spagnoli quando i nostri combinano qualcosa, perchè i meriti sono del giocatore, come le colpe quando perde partite da vincere, ma se un merito in spagna ce l’hanno è quello di essere più ambiziosi di noi e convinti di potere dominare, mentre noi ci consideriamo sempre la nazione materasso del tennis.

  11. totò e peppino scrive:

    @nikolik e riccardo
    credo che i meriti (e i demeriti) debbano sempre essere divisi fra il giocatore, l’allenatore e l’ambiente in cui si allenano
    sia la pennetta che la errani sono andate in spagna “…perchè là ci si allena meglio e ci sono allenatori bravi, disposti a fare gli stessi sacrifici del giocatore…” (detto e ridetto da entrambe in decine di interviste) anche quando, per esempio, la errani girava il mondo a 15 anni e nessuno avrebbe scommesso più di tanto su di lei
    noi non siamo una nazione materasso del tennis, siamo una nazione materasso punto e basta
    cioè ci manca totalmente la cultura del lavoro (in qualsiasi ambito), speriamo sempre di trovare (o di essere) giocatori di classe eccelsa che possano vincere senza allenarsi e lavorare duramente… vorremmo sempre vincere la lotteria…
    quando qualche ragazzo/a un pò più intelligente degli altri (come errani e pennetta) lo capisce ed ha voglia di mettersi in gioco, se ne va e trova ambienti in cui potere esprimere il proprio potenziale
    questo vale non solo per lo sport, ma anche per la ricerca, la medicina, la scienza…
    siamo uno dei paesi più belli del mondo, purtroppo lasciato andare allo sbando da una cultura latitante

  12. riccardo scrive:

    @totò e peppino

    Posso capire il tuo scoramento, ma dire che in italia in nessun ambito ci manca la cultura del lavoro è troppo.
    Siamo a livelli di eccellenza in molti campi, non solo sportivi anche se abbiamo mille problemi organizzativi e di unione di intenti.
    Credimi però che se la pennetta, per fare un esempio, si fosse allenata a casa sua con gabriel urpi non avrebbe ottenuto gli stessi risultati.

  13. riccardo scrive:

    @totò e peppino

    Nel posto precedente ho commesso un errore: in nessun ambita è in realtà, in ogni ambito.

  14. sbiri scrive:

    spero che ubaldo, o chi per lui, scriva presto un nuovo post su federer e il suo assoluto bisogno di un lettino
    oltre a giocar male (o peggio, giocare male sistematicamente i punti importanti) ormai delira. ogni intervista dice le stesse cose. se uno non seguisse i risultati ma leggesse solo cosa dice penserebbe che le cose vanno abbastanza bene

  15. 007 scrive:

    In Spagna oggi come oggi si vince troppo e su tutti i campi sportivi. Mi puzza

Scrivi un commento